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xavier lucas stevens burn it to the ground nickelback We're going off tonight
To kick out every light
Take anything we want
Drink everything in sightE quindi.
E quindi porca virgola.
Si era davvero ridotto a quello. Agli strascichi. Al dover scommettere contro se stesso per convincersi ad apparire sul grande palco della vita– anche chiamato censimento. Ma la domanda fondamentale, quella domanda che tutti si stavano ponendo era la seguente: perché una persona come Xavier Stevens si trovava alla sagra della salsiccia? No pun intended. Ecco, se lo stava domandando anche lui, sguardi circospetti ai suoi dintorni e sorpresa nel constatare che i………..Nickelback fossero lì. Ma perché. Ma erano ancora vivi? Ma poi chi erano. Insomma, il pirocineta era pieno di domande, ma aveva deciso di lasciare che fossero le sue figlie a prendere in mano la situazione. Aveva pensato che portarle all’Aetas per festeggiare il carnevale sarebbe stata una cosa diversa dal solito, una tradizione che potevano avere come famiglia, solo loro tre. E in effetti, per quanto avesse sbagliato giorno perché non vi era alcun carro o coriandoli sparati in aria, pareva essere capitato a un evento simile. Pieno di pagliacci e co. Non che lui fosse messo tanto meglio, vestito da un certo Kaegan dell’Hellfire club. Non aveva idea di chi fosse, ma aveva deciso per una volta nella sua vita di accettare il consiglio di Stiles, e lasciarsi scegliere un personaggio a caso. Non era colpa sua se non aveva idea di cosa fosse in al momento, vivere per anni in Messico l’aveva tagliato fuori dal mondo. E voi mi direte: ma come, non avete Internet in Messico? Fatti i cazzi tuoi. Xavier sapeva solo di aver esagerato con il realismo, e avere un'armatura addosso si stava rivelando più complicato del previsto sia per il range di movimento che per il peso, ma nell'abbassare lo sguardo sui volti entusiasti di Juno e Atlas decise che forse ne valeva la pena. Anche se lo stavano trascinando verso lo stand di salsicce. «Guardate che ho i soldi contati» - cit ogni padre alla fiera della domenicapinkfr1day hearing that i'm on thin ice
makes me wanna do a flip idkgifs: minasgifs.tumblr.com
i panic! at (a lot of places besides) the discoi see it, i like it, i want it, i got it -
.I give it all my oxygen,
so let the flames begin ©xavier lucas stevens'97 | dad | muggle | pyrokinesis -
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roanoke c'est la vie, that's how it is on this bitch of an earthbeech Roanoke era certa che se avesse prestato maggiore attenzione, avrebbe potuto sentire il suo cuore esplodere nel petto. Non era certa se stesse tremando per la scarica di adrenalina del momento o per la sorpresa del volto davanti a sé, a quel punto le pareva persino nasconderlo al ragazzo davanti a lei, gliela si leggeva in faccia la sua sorpresa. Sarebbe stato così semplice dirgli di non aver capito la situazione, giocarsi la carta di essere bionda per una volta tanto nella sua vita, magari metterla anche sul ridere. Se non fosse che Roan non era quel tipo di persona, no, lei arrivava dritta al punto non importava la situazione, non sopportava di avere qualcuno a mentirle proprio sotto il naso. Per anni si era fatta prendere per il culo, prima con il tradimento di suo padre e successivamente con sua madre, non sopportava che Bjorn facesse lo stesso con lei. Poteva vedere la sua espressione riflessa negli occhi del ragazzo, contrariata e ferita, troppo sbigottita per erigere quel muro che avrebbe impedito al Commstaj di vedere dentro di lei, di vedere quanto si sentisse come un’idiota. Erano amici, no? E allora perché continuare a mentirle? Lo sapeva che avrebbe potuto dirle qualsiasi cosa e non avrebbe fatto una piega, le andava bene persino seppellire un cadavere, perché la Beech era proprio quel tipo di amica. Affidabile, leale, che avrebbe dato qualsiasi cosa per qualcuno a cui teneva. Fin troppo veloce a concedere la sua fiducia, ma altrettanto rapida a toglierla a chi non reputava affidabile. In quel momento il corvonero si trovava sul filo del rasoio, e Roan non poteva assicurare che un passo falso non l’avrebbe fatto precipitare. Quasi come una bambola priva di vita, una marionetta nelle mani del ragazzo, si lasciò trascinare da qualche parte, non particolarmente interessata nei dettagli. Le serviva qualche momento da sola per elaborare quanto successo e decidere quante botte meritasse quel figlio di Freya. «lo hai capito, no?» si degnò finalmente di dirigere lo sguardo sull’amico, e ci volle tutta la sua forza di volontà per tenere a freno la sua lingua: non tutti sapevano quanto in fondo fosse una bestia, certo ciò non le impedì comunque di mettere su la sua migliore espressione scazzata «anche un idiota l’avrebbe capito» che doamnde sono Commstaj, ma allora vedi che vuoi davvero essere preso a schiaffi. Avanzò verso di lui, perché quella voglia di menarlo proprio non le lasciava la mente, e in quel momento la Beech credeva fermamente che fosse meglio tenersi pronti. «non c'è nessuna zorya. Cioè, sono io zorya» lo sapeva, Roanoke lo sapeva, ma non voleva dire che fece meno male. Incassò il colpo, stringendo i pugni fino a sentire le unghie pungere la carne, si rifiutava di incrociare il suo sguardo, perché già sapeva cosa vi avrebbe letto: delusione, rabbia, rassegnazione. Non lo vedeva chiaramente, ma poteva percepire il sorriso sul volto del Commstaj, uno che avrebbe volentieri cancellato dalla faccia del compagno. Cazzo ridi, l’unico pensiero maturo che le venne in mente in quel momento. «non so perché non te l'ho detto. volevo farlo, davvero» «comodo dirmelo adesso, no? Lo sai quanto odi le persone che mentono, con mio padre e tutto il resto eppure tu-» le si spezzarono le parole in gola, troppo gonfia da quel risentimento che provava per poterle lasciare uscire liberamente. «non ti avrei giudicato, lo sai che non mi interessa» non le fregava niente se Bjorn si sentiva più a suo agio nel corpo di una donna, sia fosse un passatempo o la sua vera identità, o se volesse provare qualcosa di nuovo. «non so perché non te l'ho detto. volevo farlo, davvero. Ma poi ho visto come mi guardavi - come guardavi zorya, e» scuse, tutti scuse campate all’aria all’ultimo momento. Si odiava perché, in fondo, quelle scuse stavano facendo breccia in quel muro che aveva eretto tra sé e il corvonero- poteva capirlo, su un certo livello, ed era proprio quello a minare le sue convinzioni. Conosceva Bjorn, sapeva che non le aveva mentito con cattive intenzioni, e quello bastava a farla vacillare. Alla fine anche lei era debole, non importava quanto volesse credere il contrario. Fu solo quando riuscì a riconoscerlo, seppur in minima parte, che trovò la forza di incrociare lo sguardo dell’altro. Fu presa alla sprovvista da quegli occhi, animati da qualcosa che non aveva mai visto in lui, ma che certamente riconosceva in se stessa: era la stessa espressione che aveva solo dieci mintui prima, quando aveva approcciato Zorya. «siamo onesti: mi avresti baciato lo stesso, se avessi saputo che ero io?» si sentì stupida per la reazione che il suo corpo ebbe al fiato caldo del ragazzo a solleticarle la pelle, come se potesse davvero placare la sua ira. Spoiler: di certo la stava distraendo. «non lo so, björn» era confusa al momento, non solo dalla situazione, ma anche da quel poco di vicinanza. Sapeva che non avrebbe dovuto, eppure non poteva fare a meno di soffermarsi su quella domanda, immaginare la scena della sua mente senza volerlo. Nello stesso modo in cui si stava ripetendo nella testa lasciò che il suo corpo si muovesse da solo, spostando il capo per incrociare lo sguardo chiaro dell’altro «ma forse dovrei provarci?» soffiò sorniona sulle sue labbra, la mano a stringersi sul nodo della cravatta per attirarlo a sé. Non importava quanto fosse furiosa, non riusciva a mettere a tacere quella nuova curiosità che si era fatta strada in lei, e al momento non ne aveva nessuna intenzione. Non poteva concedersi anche lei qualche libertà, proprio come l’amico? Reclamò quelle stesse labbra che aveva baciato poco tempo prima, stupendosi per un attimo di quanto quel tocco fosse così diverso da quello di Zorya, come fossero due persone interamente differenti. Eppure in quel momento, nonostante tutto, voleva Björn. Voleva sentirlo più vicino, nel premere impaziente la lingua contro di lui, quasi a chiedere il permesso per approfondire quel bacio. Non aveva idea fino a che punto si sarebbe spinta, anche se per il momento sapeva che non aveva alcuna intenzione di fermarsi.ravenclaw g(r)ay say my name ateez aestheticspotifyprelevi? // i panic at a lot of places besides the disco -
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roanoke c'est la vie, that's how it is on this bitch of an earthbeech Sentiva la scadenza del compito a gravarle sulle spalle, e sapeva che ormai non le rimaneva più tanto tempo per procrastinare. Sollevò lo sguardo sul resto della Sala Grande, osservando pigra gli studenti che stavano chiacchierando ignari davanti a lei – quello perché non avevano idea di cosa stesse progettando la bionda, o non avrebbero avuto quell’espressione tanto carefree sul volto. Sprofondò il viso nelle mani, soffocando il suo disagio interiore nelle maniche della maglia, non credeva di potercela fare. Era troppo imbarazzante, e se poi l’avessero picchiata? Avrebbe volentieri scelto un secondino come vittima, se non avessero fatto così paura – sì, dodicenni che facevano paura perché erano alti due metri e settanta. Prese un profondo respiro, decisa a togliersi quel compito dalla mente per potersi poi dedicare alla sua capra preferita, volgendo il capo in una direzione a caso del tavolo «ehi, tu» oh merda, era il doppio di lei quel ragazzo «non....non mi piace come ti vesti, dovresti davvero cambiare stile» il tono greve della voce era proprio quello di Enzo Miccio, le mancava giusto la pelata e qualche anno in più. Prima che il corvonero potesse risponderle e farla a pezzi, si alzò rapidamente dal tavolo per dirigersi verso l’uscita, quando sentì qualcuno afferrarle il braccio: cazzo «beech» lasciò scappare un sospiro sollevato dalle labbra quando si accorse che era Zorya quella che l’aveva fermata, e non il corvo di prima. Nemmeno le importava perché si fosse fatta viva dopo un’estate di silenzio totale, era felice di potersi nascondere dietro di lei in caso di pestaggio. «beh, intanto mi spiace per quella volta a casa di zac» la bionda strinse le labbra in una linea sottile, le sopracciglia a corrugarsi nel ripensare a quel pomeriggio; Roanoke non aveva dimenticato il modo in cui la ragazza era sparita, ricordava bene l’imbarazzo che aveva provato subito dopo e la voglia di morire che aveva accompagnato i giorni successivi. Ciò che era ancora peggio, era che Zorya non si era più fatta viva. Era una ragazza sensibile, la Beech, certe cose lasciavano il segno. «non volevo mollarti lì, ma è proprio questo il punto» «avresti anche potuto farti viva» poggiò il gomito sul tavolo, racimolando il coraggio che le serviva per alzare gli occhi sul volto della ragazza. Cristo, ogni volta si dimenticava che effetto le faceva. Era una persona debole, era chiaro che la gente gnocca la facesse andare un po’ in palla. Proprio per questo si perse l’intero discorso sulla pannocchia, chiaramente al di là delle sue capacità mentali al momento, riuscendo ad intercettare solo qualche spezzone «ma, come stavo dicendo, ho una maledizione gravissima e non posso, u know, assaggiare pannocchie??» ma cosa stava dicendo, ma quali pannocchie poi? Doveva essere andata quasi quanto lei, che in quel momento si stava più concentrando sul suo volto che sull’ambiente circostante «e può essere risolta in un solo modo: paccand -» ancora con quella storia? Roanoke stava incominciando genuinamente a preoccuparsi, o così avrebbe giustificato le sue azioni, così che decise di prendere la faccenda in mano - letteralmente. Fu istintivo quel suo slancio verso la Gyldenkrantz, la sua mente si era svuotata da qualsiasi pensiero coerente, preferendo concentrarsi sulle labbra della corvonero che premevano sulle sue, e della sua pelle stretta sotto i polpastrelli. C’era però qualcosa che le tornava, perché mai Zorya avrebbe dovuto avere della leggera barba? E da quando la Sala Grande era così silenziosa? Era sicura che ci fosse una spiegazione logica, ma quando aprì gli occhi nulla le venne alla mente. Non c’era nulla di logico in quello che c’era davanti a lei «che fine ha fatto zorya?» incrociò le braccia davanti a sé, un inutile tentativo di mettere spazio tra i due ragazzi, quando erano così vicini che quei pochi centimetri non avrebbero comunque avuto alcun effetto. «e da dove sei spuntato?» aveva una teoria, ma voleva sentirselo dire dalle labbra del Commstaj.ravenclaw g(r)ay say my name ateez aestheticspotifyprelevi? // i panic at a lot of places besides the discoSPOILER (clicca per visualizzare)prompt drama club -
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CECI MA È COSÌ BELLO??? poi sto malissimo sono proprio loro guarda che reaction, così fitting -
.Dance the night way Grab somebody, drink a little more
ravenclaw
freyanesimoneutral
lui non dicesixteen
io non chiedoroanoke
beechsheetpensieveaestheticheadphonesC’erano molte cose che Roanoke non sopportava, tra queste c’era certamente il fatto che sua madre avesse superato la separazione da suo padre così in fretta. E va bene, non così in fretta, dopotutto era passato quasi un anno, ma ciò non giustificava sperperare galeoni su galeoni per i suoi stupidi appuntamenti. Fossero stati con persone normali, forse avrebbe anche potuto accettarlo, ma non quando si trattava del circolo di pilates della palestra vicino a casa. Parlavano di cose strane come nuovi e terrificanti metodi di depilazione, e come dimenticarsi la volta quando avevano commentato i nuovi pads che facevano crescere il culo – l’unica ragione per cui sopportava ancora quella merda era l’istruttore, che incrociava ogni volta che andava prendere Josie. Inutile dire che era stata rapida ad aggiungerlo alla lista sua lista di paccate conquistate, riuscendo a recuperare i punti che le mancavano per raggiungere Bjorn; la loro scommessa sul chi riusciva a farsi più gente stava per terminare, e quella situazione di parità non le piaceva per niente, specie in un momento così delicato. Decise che avrebbe fatto la sua mossa quel giorno, magari mentre cercava la sua prossima vittima per l’attività del drama club. «dai giorgio, sta calmo» strinse la presa sul guinzaglio del cane, sperando che bastasse per impedirgli di divorare il chihuahua che stava passando di fianco a lei e Zorya. Lo sapeva che quell’estate avrebbe dovuto andare in palesta con la madre per mettere su qualche muscolo, peccato che nemmeno la presenza del maestro gnocco fosse riuscita ad avere la meglio sul suo amato Netflix. Dall’altro lato, si era comunque trovata un passatempo che le permetteva di uscire di casa: si era offerta di fare da dogsitter a Zac, così che non avrebbe più dovuto chiedere soldi alla madre, i quali Josie sperperava comunque su nuovi vestiti da palestra attillati. Nemmeno la presenza di Zorya era riuscita a scoraggiarla, certo, faceva così tanta paura e sin dal primo momento in cui l’aveva vista aveva creduto che prima o poi l’avrebbe fatta a pezzi, ma alla fine non era male come sembrava. «che fai dopo?» era una domanda innocente, la sua, e sperava che la russa (era russa, poi? Non aveva mai capito) non fraintendesse le sue intenzioni – no, non la stava invitando a quel negozio di tarocchi che voleva visitare da mesi- dopotutto Roanoke stava solo cercando di evitare un silenzio molto imbarazzante. Si consolò pensando che mancavano solo pochi metri alla casa di Sylvester (come facevano a sapere dove abitasse? Instagram), e poi sarebbe evaporata nel nulla come al solito. Non si fece molte domande quando la porta si aprì sotto la pressione della sua mano, ma chi non si chiudeva in casa appena passata la soglia? Non aveva paura che i testimoni di Geova entrassero a parlargli del Signore? «ZACKYYY SIAMO ARRIVATE» mica era un’idiota, quell’urlo era per evitare di trovarsi Zachary e Sylvester avvinghiati l’uno all’altro o per almeno dare loro qualche minuto per calm down. Era evidente che la Beech si facesse troppi pipponi, perché quando entrò nel salotto non trovò niente fuori dal normale - peccato. «oh meo deo, ma come ti vesti?» niente, lo sguardo di Roan non poté fare a meno di andarsi a fissare su Syl e i vestiti che aveva accanto a sé, uno più osceno e kineswe dell’altro. Era scioccata, paralizzata dal terrore che provava a immaginarli su una persona reale «zac, ti prego dagli i miei soldi così può comprarsi qualcos’altro» intanto continuava a sventolarsi con la mano, reggendosi su Zorya per la paura di svenire da quell’esperienza estrema. «e comunque, zorya, se vuoi paccare qualcuno ci sono io» arrivò persino ad ammiccarle, riferendosi alla richiesta che aveva fatto ai due ragazzi davanti a loro. Chiedere non costava niente, no? Suca Bjorn, questa l’avrebbe vinta lei.prelevi? // i panic at a lot of places besides the discoSPOILER (clicca per visualizzare)PROMPT per il drama club -
.Era inutile quanto tempo Roan passasse davanti alla sua serie tv preferita, nemmeno quello era in grado di scacciare la crescente depressione che accompagnava il terminare dell’estate. Si sentiva male solo al pensiero di dover ritornare tra i banchi di scuola e gli adolescenti che odiava, specie perché erano ritornati tutti gli stronzi che erano scomparsi un anno e mezzo prima – ma diceva lei, non potevano starsene a spasso nel tempo? Anche perché non aveva voglia di venire accoltellata da uno qualsiasi dei freaks, e va bene che non ci teneva così tanto alla sua vita, ma faceva comunque male e lei era una persona delicata. Non era la prima volta che nella testa della Beech passava l’idea di cambiare scuola, era solo la presenza di Will e Roan a esitare, oltre al fatto che sarebbe stata una merda ovunque. Solo un paio d’anni, continuava a ripetersi nel fissare lo schermo completamente ignara di cosa stesse accadendo in 13rw. Sì, perché Roan era una di quelle persone che doveva vedere una serie anche se sapeva che avrebbe dato schifo, e Tredici era il perfetto passatempo per farla incazzare su qualcos'altro che non fosse la scuola. «ma come si fa a dire che clay è gnocco» scosse la testa, il naso a un palmo dall’immagine a scrutare la figura del Jensen, come a cercare di scoprire qualche arcano mistero. Nope, non capiva i gusti dei suoi amici, non le faceva alcun effetto quel faccino malnutrito e pallido. Un suono la fece sobbalzare, facendole quasi cadere il computer dalle ginocchia, e fu maledicendo qualsiasi persona ci fosse dietro a quella notifica che alzò il telefono. La sua espressione si rilassò a leggere che Willow l’aveva invitata fuori, fosse stato qualsiasi altro l’avrebbe ucciso a forza di gif, supponeva che non fosse una cattiva idea staccare il cervello dalla depressione scolastica per qualche ora.
Se si stava pentendo lentamente di aver accettato l’invito della migliore amica? Kinda, dipendeva da quante buste avrebbe dovuto ancora portare in mano. Non aveva potuto fare a meno di offrirsi di aiutare la Beckham quando aveva visto che il numero di acquisti stava incrementando a vista d’occhio, e un po’ di palestra gratis non l’avrebbe uccisa, giusto? Ringraziò Sua Altezza satanica quando finalmente poté abbandonarsi allo schienale di una della sedie del Red Velvet, gli occhi a brillare immaginando tutti i dolci con cui si sarebbe sfamata «te che prendi? Io in vacanza ho mangiato davvero troppo, penso che andrò su qualcosa di leggero» «la prossima devi mettermi in valigia, non ne posso più di mia madre» scosse la testa all’amica, ancora triste che non si fosse potuta intrufolare nella loro vacanza di famiglia, dopotutto non era colpa sua se Will andava a visitare posti fikissimi. Al suo contrario lei aveva dovuto fare da babysitter a suo nipote, non la più magica delle esperienze. «comunque penso un french toast? Quello con la crema pasticcera perché voglio farmi del male» dopo tutta quella palestra che aveva fatto era il minimo per ricompensarsi, e poi era raro che uscisse di casa a mangiare cibo vero quindi doveva approfittarne. «mmhh l’unica notizia interessante è che ho scoperto questo posto a soho che fa i croissant giganti? E poi ci mette dentro la crema al pistacchio e altra roba, dobbiamo troppo andarci» Willow la vedeva la bava che scendeva dalle labbra di Roan? Perché la ragazza poteva decisamente sentirla, insieme alla soffice pasta del croissant e alla dolcezza della crema. «solo che è aperta solo di sera quindi, eh, devo convincere mia madre a lasciarmi uscire» la bionda mise su il solito broncio che accompagnava ogni cosa madre-related, quella vecchia che non le concedeva mai di fare niente. Ormai aveva diciassette anni, era abbastanza grande per uscire e bere! No, cioè, non bere. Non ditelo alla Madre tm. «comunque devi dirmi qualcosa? Hai quella faccia» strinse gli occhi nel cercare un qualsiasi indizio nel viso della migliore amica, le braccia incrociate sul tavolo come a un tipico interrogatorio. «o meo deo, non dirmi che gay è gay» sì, una delle preoccupazioni solito del duo roan-will.roan
oke
beechneutral as fuck17 y.o. + ravenclawaspiring cat ladyI'm kicking and screaming, 'cause it won't be easy to break all the patterns If I'm not evolving, I'm just another rumor -
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ravenclaw
freyanesimoneutral
lui non dicefifteen
io non chiedoroanoke
beechsheetpensieveaestheticheadphonesRoanoke aveva visto ogni serie e film che riguardasse gli zombie, dai più trash a quelli più horror, e man mano che arrivava al fondo di quel pozzo di conoscenza la sua cultura cresceva. Non una cultura sana, ma una di quelle che avrebbero fatto paura allo stan più accanito di twd, ed era proprio per questo che la Beech non aveva osato menzionarlo ad anima viva. Solo Bjorn e Willow conoscevano parte della sua ossessione, e solo perché erano creature strane quanto lei. «bjorn, will, ditemi che li vedete anche voi» perché Roan non poteva credere ai morti che si erano materializzati sul palco, in salute e più vivi di quanto Willow li avesse visti l’ultima volta. «siamo in world war z? dov’è il mio brad pitt?» eh scusate, le priorità erano chiare: 74 centimetri di bonaggine. La bionda osò staccare per un secondo gli occhi dal palco, guardandosi intorno per cercare la prima vittima sacrificale «in effetti lui ci assomiglia» non si preoccupò di essere discreta quando puntò il dito verso un uomo biondo, l’essenza stessa della bonaggine scesa in terra. La Beech sapeva che, razionalmente, non aveva speranze con un uomo il doppio della sua età, ma sognare non costava niente – magari era un gigolò, così come lo era l’uomo vicino a Yale Hilton. Sì, perché Roanoke aveva sviluppato l’assurda teoria che Shiloh Abbot e Yale Hilton in realtà non fossero una coppia, ma che stessero fingendo solo per permettere a Yale di vivere la sua fantasia O M O S E S S U A L E. Le piaceva farsi fan fiction, fatele causa, e poi aveva sempre avuto un’ottimo istinto per l’amore. «ce l’abbiamo un bunker dove nasconderci fino alla fine del film?» se stava lentamente arretrando dietro Bjorn? Sì certo, voleva bene all’amico ma non voleva essere la prima ad essere divorata: prima Brad Pitt doveva salvarla! Vide che accanto a loro anche Behan si stava preparando a difendersi contro i morti viventi come poteva, e per un breve momento fu felice di non essere l’unicascemaa starsi armando. Lanciò una rapida occhiata verso Jaden per controllare se stesse facendo lo stesso, trovandosi delusa nel constatare che no, sua sorella non sarebbe sopravvissuta. Che palle, doveva essere lei ad avvisare tutti? «roan guarda che quelli non sono zombie» ruotò gli occhi sul migliore amico alla menzione di quell’eresia, pronta a spiegargli che anche se non lo sembravano, avevano probabilmente contratto il virus e avrebbe fatto meglio a non fidarsi quando- «ma cosa fanno» quando la gente prese a correre incontro agli zombie e ad abbracciarli.
Incredibile.
Ecco perché la razza umana non meritava di vivere.
«secondo me sono alieni con la polisucco» uau certo che Lauren era così woke, come aveva fatto a non pensarci prima? Era l’unica spiegazione possibile per quello che stava accadendo, come diceva sempre suo zio: se non sono zombie, sono probabilmente alieni. Ma che, poteva mica avvinarsi a fare amicizia? Le sarebbe piaciuto, se Bjorn non l’avesse afferrata senza preavviso, scuotendola tutta come una fuckin’ pinata «O EMME GI» «O EMME GI» gli fece eco la bionda nel girarsi verso la direzione indicata dal ragazzo, non ci poteva credere?? GLI ALIENI AVEVANO RAPITO ANCHE LORO? Perché tutti tranne lei??? E poi niente, Bjorn le svenne davanti. «la droga gratis» lauren ma che fai «lauren ma che fai» era quasi offesa, lei voleva continuare a comunicare con gli spiriti di Mygg e Twat, e invece ora il suo partner in crime l’aveva lasciata sola. «wanna join the club?» guardò con sospetto la boccetta che l’amica le stava porgendo, limitandosi poi a stringersi nelle spalle e a bere: cosa poteva andare male? Tanto i morti viventi li aveva già visti.prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco -
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madelaine petsch prenotato da cocaine/doll HTML[color=#727272]<i class="fa fa-long-arrow-right" style="font-size:12px;"></i> madelaine petsch prenotato da cocaine/doll[/color] -
.Xavier era deciso sul mantenere lo sguardo fisso sulle mani giunte sul bancone, non interessato al resto del teatrino che lo circondava. Non faceva parte del resto della folla che lo circondava, disperato per una strusciata da parte di un ballerino o un’occhiata distratta da parte di una cameriera – non era mai stato il suo ambiente e non avrebbe cominciato ad esserlo in quel momento. Se si stava pentendo delle scelte di vita prese negli ultimi quindi minuti? Certo che sì, ma non era una novità. Almeno non l’aveva ancora avvicinato nessuno, cosa non così scontata dati i luoghi che frequentavano gli altri fremelli.
Incominciò a grattare via una macchia sospetta (sangue) dal medio, chiedendosi per quanto ancora si sarebbe dovuto nascondere tra la folla. Non gli piaceva doversi nascondere, ma era anche abbastanza sveglio da sapere quando tenere un profilo basso in attesa di colpire. Al sentire una presenza accanto a lui, il suo corpo si irrigidì immediatamente, l’unghia a scavare nella pelle «mio dio, una burrobirra? non sei mica alla testa di porco» mantenne testardo lo sguardo sulla mano, decidendo di ignoralo finché non si sarebbe stancato. Prima di tutto ma chi sei?, e secondo ma cosa vuoi da me? Incredibile come lo Stevens sembrasse attirare solo casi umani, doveva essere un talento «portagli un margarita, offro io» ora che ci pensava, forse poteva accettare quel solo drink: era povero e aveva da sfamare che neonate, certo che avrebbe approfittato della situazione. «per inciso» iniziò il pirocineta, voltando il capo verso lo sconosciuto «non ti aspettare che ti ripaghi per il drink» non dovette specificarlo ad alta voce, che si riferiva a un pompino nei bagni o qualsiasi altra cosa facessero lì. Strinse il vetro tra le dita e mandò già una cospicua quantità di liquido, abbastanza da cercare di dimenticare di avere quello conosciuto davanti. Si prese il suo tempo per finire il margarita, determinato a mantenere lo sguardo davanti a sé e ignorare il tipo al suo fianco. Aveva sperato che facendo finta che non esistesse, avrebbe demorso dal molestarlo, ma con un rapido sguardo alla sua destra risultava ancora lì. Ma perché a lui. «senti miguel, o come cazzo ti chiami, che ne dici di toglierti dal cazzo?» così, un suggerimento che veniva direttamente dal cuore «a meno che tu non abbia una proposta più interessante» tipo offrirgli un altro drink, ma lungi da lui offrirgli qualsivoglia spunto.We gon' burn the whole house down
Watch me stand in the line -
.xavier stevensWE GON' BURN THE WHOLE HOUSE DOWN
WATCH ME STAND IN THE LINEPiù passava del tempo chiuso lì dentro, e più iniziava ad odiare quel tipo. Gli sapeva di Seneca Crane, uno di quelli di The Hungover Games, o qualche film del genere che Stiles l’aveva obbligato a vedere. «ti mostro un fatto divertente» il pirocineta giunse le mani, domandandosi se era il momento per sfoderare la sua peggiore risata finta. Forse Mr Pavor voleva essere un comico, e Xavier era la sua nuova vittima. La sua attenzione fu attirata da un foglio, i nomi dei tre fratelli su di esso fin troppo familiari. Oh, kavolo cosa si era lasciato sfuggire. «buffo. La scomparsa di brandon lowell dall’istituto psichiatrico è stata denunciata anni fa. È ancora nel registro degli scomparsi» corrugò le sopracciglia, lo sguardo confuso dello Stevens a cercare risposte in quello dell’uomo – cosa stava dicendo? Era davvero scioccante, una notizia tremenda. «come scomparso?» sporse appena il busto in avanti, quasi ad accertarsi di aver sentito bene. Dopo quella performance voleva un riconoscimento, si stava superando. «perché si trovava in un manicomio?» not the same thing, but whatever. Quella domanda era genuina, e una che si era posto più di una volta, senza trovare risposta: non esisteva che ne parlasse con Brandon, come se poi gli importasse. Era solo un po’ ciatella, cose che capitavano a frequentare Niamh. «ti offro la gentile possibilità di dirmi, con il dovuto rispetto, come tu sia rimasto in contatto con quest’uomo, e dove questo si trovi» gli piaceva quell’opportunità di avere sempre una scelta, c’era da dire che Mr Pavor era così magnanimo. Si aggiustò sulla sedia, raddrizzando la schiena e posando le mani sulle ginocchia. Volle sorvolare sulle minacce rivolte alla sua famiglia, non volendo dare ulteriore motivo all’uomo di premere determinati pulsanti «oppure possiamo chiamare nathaniel henderson e jericho lowell in questo momento, così ne parliamo insieme» non ci teneva a farsi tagliare le palle da Jericho, ne aveva ancora bisogno. E Nathaniel? Per favore, non sarebbe durato due minuti. «la scelta è tua» non aveva dubbi, che la scelta fosse sua. «non so molto su brandon, non siamo molto vicini come amici stretti» iniziò, valutando quali informazioni divulgare, aveva pur venuto Brandon per spostare i sospetti su di lui, ma rimaneva pur sempre suo /amico/ «l’ho conosciuto tramite il mio amico Hugo, a quanto pare erano amanti? non ho voluto indagare oltre» cosa, Mr Pavor non era interessato alla storia della sua vita? Aveva chiesto, e ora doveva sorbirsela «capitava che qualche volta quando uscivano insieme ci fossi anche io, e quando Hugo è sparito abbiamo continuato a vederci. Mi fa da babysitter quando mio fratello è impegnato, se la cava con i bambini» kinda, dai «cosa vuole sapere di preciso? non so quanto possa essere utile ma provi» concluse, un cordiale sorriso dipinto sulle labbra.hit man - single dad1997's - rlly grumpymuggle - pyrokinesisthree is better than twomade in china — I'm here at the beginning of the end
Edited by cocaine/doll - 4/8/2018, 00:03 -
.xavier stevensWE GON' BURN THE WHOLE HOUSE DOWN
WATCH ME STAND IN THE LINE«E’ richiesta formalmente la sua presenza al Ministero in data odierna, alle sei e quarantacinque del pomeriggio, a causa di questioni da approfondire. ossequi, superpavor meth eora.» Non gli era mai piaciuto il Ministero, e negli ultimi tempi ancora di meno. Aveva sempre evitato di metterci piede a meno che non fosse necessario, e quella volta non aveva nessuna scelta. Avrebbe potuto sempre fuggire in Messico, ma non era sicuro di essere il tipo da spiagge e cartelli. Si guardò intorno, gli occhi a posarsi sulla moltitudine di gente che si riversava nell’atrio come un fiume in piena, e decise che quel posto gli piaceva ancora di meno. Persone? Ne aveva già le palle piene. Cacciò le cuffie ancora più a fondo nelle orecchie, pentendosi di aver messo come soundtrack di quell’avventura la playlist trash di Stiles; Hot in here non gli sembrava adatta per quel momento, anche se doveva ammettere di star soffocando dal caldo. Avevano idea di cosa fosse l’aria condizionata, quei cazzoni? Scrollò le spalle, dirigendosi in uno dei tanti ascensori che si trovavano davanti a lui, non sorprendendosi neanche più quando si trovò circondato da altra gente. E fu in quel momento che decise di trasferirsi nel desero del Sahara, almeno lì la vodafone avrebbe preso. Rimase in quell’ascensore per il tempo che sarebbe servito a salire sul London Eye (tanto), finché non arrivà finalmente al livello desiderato: il terzo, dove l’avrebbero interrogato. Lo Stevens era così entusiasta di spendere il proprio tempo libero lì che non poteva contenere l’euforia, dalla linea severa delle labbra allo sguardo incredibilmente irritato. Si sentiva come Jay quando Nathaniel aveva mentito sull’andare a Disneyland, ritrovandosi in classe a far lezione. Xavier lanciò uno sguardo all’orologio appeso alla parete, sollevato dal fatto che avesse ancora cinque minuti prima dell’appuntamento.
Era il suo primo appuntamento galante, ma che emozione.
Se non avesse chiesto alla receptionist nell’atrio, non avrebbe saputo cosa fare. Menomale che l’aveva fatto uau. Si tolse le cuffiette dall’orecchio, arrotolandole e infilandole nella tasca insieme al telefono e bussò alla porta. 18: 45, in perfetto orario. Aspettò di essere invitato ad entrare, prima di farsi largo nella stanza «buon pomeriggio» posò lo sguardo sull’uomo che sedeva poco distante da lui, il solito tono di voce privo di emozioni umane, mentre avanzava di qualche passo «come posso aiutarla?» qualsiasi cosa, per tirarsi fuori da quella situazione infame. Non che avesse da preoccuparsi, non aveva niente a che fare con i Ribelli.hit man - single dad1997's - rlly grumpymuggle - pyrokinesisthree is better than twomade in china — I'm here at the beginning of the end
Edited by cocaine/doll - 30/7/2018, 18:50