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.our hearts are bigger
High Hopes
Panic! At The DiscoIf I Can't Have You
Shawn MendesThis Feeling
The ChainsmokersTHEIA
SINCLAIRsheetpensieveaestheticheadphonesprelevi? // i panic at a lot of places besides the disco. -
.Sometimes life gets like that
die little
yungbludsurvivor
destiny's childbreak the night with color
richard ashcroftzöryabjörnsheetpensieveaestheticheadphones«ha senso?» piazzò la pergamena ad un soffio dal viso di Gay, consapevole del fatto che l'altro non ne avrebbe compreso una sola parola ed avrebbe risposto soltanto «no», che poi era esattamente l'effetto desiderato. «perfetto» commentò dunque, nascondendo la pergamena fra i libri con un leggero sorriso soddisfatto sulle labbra. Fece per imboccare l'ingresso del dormitorio Corvonero, bloccandosi all'improvviso per voltarsi nuovamente verso Gay. «rimane fra noi?» e sollevò indice e medio incrociati, abbozzando un'espressione a metà fra l'implorante ed il malizioso «giurin giurello?» e si augurò fosse sufficiente quello, assieme ad un bacio volante e tutta la fiducia che riponeva sull'amico. Non che lei avesse fatto niente per meritarsela quella lealtà, sparendo a giorni alterni e lasciando dietro di sé il mistero di una vita che non sapeva spiegare perché, in fondo, non era reale. E forse avrebbe dovuto dirlo, almeno ai Gray, chi era davvero e perché aveva bisogno di fare quel che faceva ma, persino dietro quell'apparenza sicura e che lo faceva sentire più a suo agio di quanto non fosse mai stata dentro al corpo di un uomo, restava un piccolo, piccolissimo Bjorn, terrorizzato all'idea di deludere le persone a cui voleva bene e che, di conseguenza, non riusciva proprio a sputarla quella verità che tanto scalciava per venir fuori. Eppure, a Roan sentiva di doverlo. Perché voleva bene a tutti gli altri e, ancora, si fidava di loro, ma non dirlo a Roan era ciò che lo faceva sentire in colpa più di ogni altra cosa. Per questa ragione, oltre che per scusarsi d'essere sparita senza dire una parola e non essersi più fatta vedere per un'intera estate, aveva attraversato la Sala Grande alla ricerca della chioma bionda della norvegese. «hai mica visto -» e riuscì finalmente a scorgerla, avanzando verso di lei con i libri ancora stretti al petto ed il fiato un po' sospeso per l'ansia, la stessa che continuava a farle mordicchiare il labbro inferiore senza tregua. «beech» che non era un insulto. Le poggiò una mano sul braccio per attirarne l'attenzione, facendo poi una leggera pressione per trascinarsela dietro sino al primo tavolo disponibile. «scusa il rapimento, devo parlarti di una cosa» poggiò i libri sul tavolo, prendendo a giocherellare nervosamente con l'angolo di uno di questi alla ricerca di una frase di senso compiuto da sputare fuori per cominciare. «beh, intanto mi spiace per quella volta a casa di zac» accavallò le gambe sotto al tavolo, sollevando finalmente le iridi a incrociare quelle di Roan «non volevo mollarti lì, ma è proprio questo il punto» ed avrebbe davvero tanto voluto ricordare tutto il discorso che s'era preparata in testa prima di buttarsi nella mischia, ma proprio non riusciva a richiamarlo alla mente. «okay, hai presente il discorso della maledizione? ecco, più o meno è quello il problema, solo che -» «senti ma» si zittì all'improvviso, spostando lo sguardo sulla Grifondoro appena infilatasi nel suo campo visivo. Inutile dire che, no, quello non l'aveva previsto, né tanto meno «non è che potrei... assaggiare la tua pannocchia di riserva?». Guardò prima la Sinclair, poi Roan (che intanto stava giudicando non così silenziosamente anche l'abbigliamento della Grifondoro com'era giusto che fosse), poi un punto qualunque in fondo alla Sala Grande alla ricerca d'aiuto - come aveva fatto Theia a capire che avesse la pannocchia? Perché stava chiedendo di assaggiarla? Quanto aveva intuito la Beech della situazione? Certo non era così che voleva rivelarle di essere Bjorn ma, se a mali estremi estremi rimedi, doveva innanzitutto risolvere la questione con la Sinclair. «eh, no» severo ma giusto? «senza offesa, voglio dire, le bionde mi piacciono anche» ammicc ammicc «ma, come stavo dicendo, ho una maledizione gravissima e non posso, u know, assaggiare pannocchie??» probabilmente la cosa le stava sfuggendo un tantino di mano, ma ormai che c'era «e può essere risolta in un solo modo: paccand -» ed era già pronta alla tattica estrema, mandando Theia a baciare qualcuno lontana da lì, ma la Beech doveva aver preso fin troppo sul serio la questione perché «-oH» la stava baciANDO? Roanoke Beech? Quella Roanoke Beech? Non era solo sull'orlo di un infarto Zorya Gyldenkrantz, il suo cervello stava letteralmente per andare in corto circuito, tanto da avere l'impressione di star scivolando via, lenta, lasciando posto ad una versione di sé meno sicura di quella che era sempre stata, con i tratti meno definiti ed i capelli meno lucenti. Ad un Bjorn, in definitiva. «merda» E cosa poteva fare un Bjorn spaventato, se non smaterializzarsi via per fuggire dai problemi? Ovviamente, smaterializzarsi via - ma portando Roan con sé stavolta.zörya gyldenkrantz
björn cömmstajravenclaw | 2002's
metamorphmagusdrama club
v yearprelevi? // i panic at a lot of places besides the discoSPOILER (clicca per visualizzare)PROMPT DRAMA (quello vero ihih). -
.sheetpensieveaestheticheadphones
DARK hair BROWN eyes 170 cm "Mirrors they never lie
don't see myself inside
why can't I get it right?"Davvero, Narah voleva un bene immenso a Nathalien Henderson: quando, anni prima, aveva fatto ritorno a Hogwarts non come streghetta alle prime armi ma come una Special insicura, spaventata e incapace di controllare quei poteri che inizialmente detestava, l’unico che era stato in grado di darle sostegno e trasmetterle fiducia era stato proprio il professore. Non l’aveva giudicata per la sua nuova natura, come all’epoca Nah temeva sarebbe successo; invece, le aveva insegnato ad apprezzarsi, controllare la telepatia che l’aveva terrorizzata ed era stata fuori controllo.
Quindi, dati i presupposti, ripetiamo che Narah adorava il prof Henderson, un po’ come se fosse stato un esuberante zio o un parente alla lontana cui era impossibile non affezionarsi subito. Però, quando Narah si era iscritta al Drama Club nella speranza di imparare ad essere più disinvolta attraverso la recitazione – e aveva scoperto che le attività del Drama le piacevano, soprattutto quando c’era da ballare! –, non aveva considerato che il professore avrebbe affidato ai suoi cari studenti dei compiti che l’avrebbero messa in imbarazzo. Come infatti era successo. O meglio, il suo incarico di per sé la divertiva molto ed era interessante, ma… già solo il fatto di parlare con un estraneo la buttava nell’ansia più totale. Tuttavia, aveva deciso che ce l’avrebbe fatta e nei prossimi giorni avrebbe trovato il modo di fare quel che doveva fare! Di indole era un’inguaribile ottimista e ultimamente aveva imparato a non cedere allo sconforto.
Inoltre, negli ultimi tempi aveva affrontato in prima persona i cambiamenti che la situazione degli Special aveva subito a scuola: ne era la prova la spilla a forma di aquila, appuntata sulla divisa decorata di viola e bianco che aveva indosso, mentre varcava con passo un po’ timido e incerto la soglia della Sala Grande. Non si era ancora abituata alla libertà che aveva ottenuto nelle mura di Hogwarts e le faceva strano potersi muovere con la consapevolezza di essere di nuovo una studentessa, come se stesse infrangendo le regole in quanto non in possesso di un’autorizzazione.
Portandosi una ciocca di capelli ricci dietro l’orecchio, trattenendo con tutta se stessa il nervosismo nel trovarsi in mezzo a tutti quegli studenti, prese a camminare silenziosamente nello spazio tra il tavolo dei Tassorosso e quello accanto. Non aveva il coraggio di incrociare lo sguardo di nessuno, però era curiosa e le piaceva osservare quel che accadeva attorno a lei, dunque lo fece anche stavolta, seppur nella maniera discreta che la contraddistingueva. Nel farlo, assistette a tutta la scena in cui due ragazze si smaterializzarono nel nulla, lasciando da sola una ragazza bionda con cui forse – le era sembrato – stavano parlando. Fece un’espressione stranita, aggrottando la fronte. Be’… che cosa rude!! E maleducata!!! Neanche lei avrebbe piantato così in asso una persona con cui stava avendo una conversazione! Le dispiaceva davvero tanto per la ragazza.
Si fermò, indecisa se sedersi davvero o farle compagnia – non era da lei, ma essere gentile lo era eccome e, non lo sapeva, voleva fare un gesto carino! Rimase in quell’imbarazzante limbo, senza sapere cosa fare, fino a quando la ragazza non si girò in sua direzione e Narah la riconobbe come la sorella di Perses Sinclair, il migliore amico di Gid. Sì, era proprio lei! Da quel che sapeva – che era molto poco – era una ragazza simpatica.
Avanti, Nah, ce la puoi fare. Prese un bel respiro, un po’ agitata, ma mettendo da parte le sue ultime remore si sedette accanto alla Grifondoro. Si sforzò per guardarla in viso e non rifuggire il suo sguardo, abbozzando un sorriso lieve ma amichevole. In fondo le piaceva conoscere nuova gente, se questa non le faceva venire voglia di non aver mai aperto bocca. «Ciao.» Abbassò gli occhi sulla panca dove prima c’erano state le altre due ragazze, pensierosa. Magari poteva prendere due piccioni con una fava? Non ne era sicura, però credeva che anche la bionda Sinclair frequentasse il Drama Club; le sarebbe bastato spiegarle tutto più tardi… sperando che lei non l’avrebbe odiata. Picchiettò ritmicamente le dita sulla coscia in una manifestazione di disagio, smettendo subito quando si accorse che non le sarebbe stato utile a convincere Theia delle sue parole.
Sollevò sulla ragazza due occhioni pieni di rammarico che, dato ciò che stava per dire, poteva facilmente essere scambiato come rammarico per… l’ipotetica morte della ragazza. «S-sai...» Sospirò greve, si morse il labbro, come se fosse stata indecisa se rivelarle una grande verità che l’avrebbe sconvolta o meno, dopodiché prese il coraggio che le serviva. «In verità, anche se tu credi io sia reale…» Scosse la testa. «Tu sei l’unica a vedermi. Sei… sei… morta. Da anni,» esalò, e sembrava pure perché era davvero dispiaciuta e non per la tachicardia causata della vergogna. Be’, essere timidi ogni tanto era un vantaggio. «E ora sei un fantasma che rivive continuamente la scuola come se fossi ancora viva, proprio come me!(??)» Alzò un braccio, mostrandole come questo divenne improvvisamente invisibile. Immaginava che così sarebbe stata più convincente. Quantomeno, lo ipotizzava(???)17 Y.O. | TELEPATHIVORBONE | ALTAIRSOCIALLY AWKWARDprelevi? // i panic at a lot of places besides the disco. -
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roanoke c'est la vie, that's how it is on this bitch of an earthbeech Sentiva la scadenza del compito a gravarle sulle spalle, e sapeva che ormai non le rimaneva più tanto tempo per procrastinare. Sollevò lo sguardo sul resto della Sala Grande, osservando pigra gli studenti che stavano chiacchierando ignari davanti a lei – quello perché non avevano idea di cosa stesse progettando la bionda, o non avrebbero avuto quell’espressione tanto carefree sul volto. Sprofondò il viso nelle mani, soffocando il suo disagio interiore nelle maniche della maglia, non credeva di potercela fare. Era troppo imbarazzante, e se poi l’avessero picchiata? Avrebbe volentieri scelto un secondino come vittima, se non avessero fatto così paura – sì, dodicenni che facevano paura perché erano alti due metri e settanta. Prese un profondo respiro, decisa a togliersi quel compito dalla mente per potersi poi dedicare alla sua capra preferita, volgendo il capo in una direzione a caso del tavolo «ehi, tu» oh merda, era il doppio di lei quel ragazzo «non....non mi piace come ti vesti, dovresti davvero cambiare stile» il tono greve della voce era proprio quello di Enzo Miccio, le mancava giusto la pelata e qualche anno in più. Prima che il corvonero potesse risponderle e farla a pezzi, si alzò rapidamente dal tavolo per dirigersi verso l’uscita, quando sentì qualcuno afferrarle il braccio: cazzo «beech» lasciò scappare un sospiro sollevato dalle labbra quando si accorse che era Zorya quella che l’aveva fermata, e non il corvo di prima. Nemmeno le importava perché si fosse fatta viva dopo un’estate di silenzio totale, era felice di potersi nascondere dietro di lei in caso di pestaggio. «beh, intanto mi spiace per quella volta a casa di zac» la bionda strinse le labbra in una linea sottile, le sopracciglia a corrugarsi nel ripensare a quel pomeriggio; Roanoke non aveva dimenticato il modo in cui la ragazza era sparita, ricordava bene l’imbarazzo che aveva provato subito dopo e la voglia di morire che aveva accompagnato i giorni successivi. Ciò che era ancora peggio, era che Zorya non si era più fatta viva. Era una ragazza sensibile, la Beech, certe cose lasciavano il segno. «non volevo mollarti lì, ma è proprio questo il punto» «avresti anche potuto farti viva» poggiò il gomito sul tavolo, racimolando il coraggio che le serviva per alzare gli occhi sul volto della ragazza. Cristo, ogni volta si dimenticava che effetto le faceva. Era una persona debole, era chiaro che la gente gnocca la facesse andare un po’ in palla. Proprio per questo si perse l’intero discorso sulla pannocchia, chiaramente al di là delle sue capacità mentali al momento, riuscendo ad intercettare solo qualche spezzone «ma, come stavo dicendo, ho una maledizione gravissima e non posso, u know, assaggiare pannocchie??» ma cosa stava dicendo, ma quali pannocchie poi? Doveva essere andata quasi quanto lei, che in quel momento si stava più concentrando sul suo volto che sull’ambiente circostante «e può essere risolta in un solo modo: paccand -» ancora con quella storia? Roanoke stava incominciando genuinamente a preoccuparsi, o così avrebbe giustificato le sue azioni, così che decise di prendere la faccenda in mano - letteralmente. Fu istintivo quel suo slancio verso la Gyldenkrantz, la sua mente si era svuotata da qualsiasi pensiero coerente, preferendo concentrarsi sulle labbra della corvonero che premevano sulle sue, e della sua pelle stretta sotto i polpastrelli. C’era però qualcosa che le tornava, perché mai Zorya avrebbe dovuto avere della leggera barba? E da quando la Sala Grande era così silenziosa? Era sicura che ci fosse una spiegazione logica, ma quando aprì gli occhi nulla le venne alla mente. Non c’era nulla di logico in quello che c’era davanti a lei «che fine ha fatto zorya?» incrociò le braccia davanti a sé, un inutile tentativo di mettere spazio tra i due ragazzi, quando erano così vicini che quei pochi centimetri non avrebbero comunque avuto alcun effetto. «e da dove sei spuntato?» aveva una teoria, ma voleva sentirselo dire dalle labbra del Commstaj.ravenclaw g(r)ay say my name ateez aestheticspotifyprelevi? // i panic at a lot of places besides the discoSPOILER (clicca per visualizzare)prompt drama club.