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    [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/m/?t=60783193]Kieran Sargent[/URL]

    - Helius Foundation (insegnante)
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    yagmur rickenbach
    I can be rude, be in a mood,
    I can be rotten, I can be cruel,
    might act a fool, but never forgotten
    Creeping in the dark waiting for you


    2004 ✧ slytherin ✧ beater
    Ah, you're a monster
    I can see the truth
    No, you don't have to lie to me
    Don't fill your head with things
    and think you're free
    I can smell the fear
    I think you made clear
    «Hai sentito?»
    Probabilmente sì; sicuramente non gliene fregava un cazzo. Yagmur non alzò gli occhi dal libro di Storia della Magia; voltò la pagina non appena ebbe finito di leggerla, qualche istante dopo che gli era stata posta quella domanda priva di senso o contesto, sperando che l'altra persona cogliesse quel velato suggerimento ad andarsene e a lasciarlo studiare in pace. Aveva detto due sole parole, ed il serpeverde era già a tanto così dal chiamare la bibliotecaria per denunciare il disturbo e farlo andare diretto nella sala delle torture.
    Non è che non fosse interessato a cosa succedesse all'interno di Hogwarts, tutt'altro, ma se doveva decidere tra l'ascoltare i pettegolezzi scolastici o completare con anticipo la pergamena che il Quinn lunedì seguente, non c'erano dubbi che avrebbe scelto la seconda opzione. Le voci di corridoio, i racconti di terzi niente affatto imparziali e, soprattutto, le malelingue a circolare riguardo a tutto ciò che avveniva nel castello, lo intrigavano: laddove tali informazioni non potevano essere strumenti nelle mani di qualcuno in grado di manipolarle ed usarle nella più consona delle maniere, erano comunque ottimi metodi per conoscere la fauna locale - in particolar modo, più che i protagonisti delle varie storie, i cantastorie in erba che si facevano portavoce di cazzi non propri. Fare una bella figura a lezione, però, gli importava ancora di più.
    L'unico motivo per il quale non si era ancora permesso di disturbare la Spears, era che Caroline Blaskull non fosse solita dire stupidaggini: era tristemente nota a tutti i suoi compagni, di casata e non, per essere quella persona che ha orecchie ovunque ed un parere poco condivisibile su tutto e tutti. A Rick piaceva perché quel che riportava - a prescindere dai suoi mille ghirigori su ogni singola parola - corrispondeva sempre al vero. Affidabile, se la si conosceva abbastanza da sapere di non potersi fidare affatto di lei.
    Sollevò appena un sopracciglio, la testa ancora inclinata sul tomo davanti a sé. Non voleva essere un cenno verso la mora, un via libera da parte sua, ma sapeva bene che non l’avrebbe mai inteso come un sono impegnato, lasciami stare, dimmelo dopo.
    «La tua ragazza ha fatto una scenata» che enfasi assurda su quell’ultima parola, era sempre come guardare la puntata di una telenovela sudamericana. «in mezzo al corridoio, ne parlano tutti.»
    Sospirò, sfogliando un’altra pagina. «Avrà avuto le sue buone ragioni.» si poteva dire, dunque, che avesse effettivamente sentito quella voce vagare per il castello, rimbalzando da parete a parete fino a giungere alle sue orecchie. Non quel giorno nello specifico, ma tanti altri prima - e sicuramente, ne avrebbe ascoltate altre nei tempi a venire. Non era stupito, non era lo scoop del secolo; lo trovò particolarmente deludente, da parte della Blaskull.
    «Non dovresti, non so, fare qualcosa?» a quel punto alzò lo sguardo, sorridendo melenso alla compagna di casata. Cosa voleva facesse, una scenata? Che andasse a picchiare chiunque avesse aizzato la furia della Grifondoro? Che la cercasse per confortarla? Doveva aver davvero frainteso che tipo di relazione Rick avesse con la Saus – o in generale, che tipi fossero loro. E dire che erano sempre stati trasparenti. «Lo stavo facendo, in caso non te ne fossi accorta.» chiuse il libro di Bathilda Bath con delicatezza – perché checché se ne dicesse, il diciassettenne era una persona educata e non andava a disturbare chi, come lui, prendeva quel posto in maniera seria – e si alzò. «Ma a quanto pare non si può studiare in pace nemmeno in biblioteca.» sussurrò appena, allontanandosi dalla propria postazione con un vago cenno della mano.
    E se avesse o meno, approcciandosi all’uscita, fatto presente alla bibliotecaria che c’era una certa Serpeverde del sesto anno che andava a spettegolare, non rispettando le regole della zona comune ed infastidendo altri studenti, non era già più un suo problema.

    Come non lo era Heidi, o la sua furia omicida sfogata in maniera poco produttiva – glielo aveva detto molte volte, il Rickenbach, che c’era una lista piena zeppa di nomi da colpire con la mazza: avrebbe dato più soddisfazione ad entrambi. «Un uccellino» molto fastidioso, e che con ogni probabilità grazie a lui era stato appena ingabbiato. Si appoggiò con la spalla all’arco di pietra, allentando la cravatta verde-argento sulla camicia. «mi ha detto che hai fatto un po’ di casino.»
    Per inciso, non aveva dato retta a Caroline. Non aveva bisogno di fare qualcosa in merito alla sfuriata della battitrice, che fosse cercare di sollevarla pateticamente di morale o andare a vendicare il suo orgoglio ferito. Non era così che funzionava Yagmur, ed era certo al cento percento che una cosa del genere non sarebbe stata gradita alla ragazza. Se l’aveva raggiunta in uno dei pochi luoghi in cui sapeva di poterla trovare, era per capirci sempre qualcosa in più sulla persona con cui condivideva spesse volte il letto. Sapeva fosse pazza, non era una novità, ma ogni giorno poteva esserci una nuova scoperta.
    «Avevi una seduta, oggi?»
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
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    gifs30 y.o. | wantedchronokineticHELIANTA MOONARIE
    currently playing
    one more hour
    tame impala
    the minutes are racin'
    whatever i've done
    i did it for love
    Il suono del campanella sulla porta accompagnò l'uscita del cliente dalla Lanterna Dorata. Helianta lo seguì con lo sguardo finchè non scomparve dietro uno degli angoli bui di Quo Vadis Town. Era abbastanza sicura che per quella giornata gli affari erano finiti, nessuno sarebbe stato così incosciente da andare in libreria alle quattro del mattino in piena settimana lavorativa, ma conosceva sufficientemente bene la propria clientela da non dare nulla per scontato. Dopotutto era anche per loro che la Lanterna faceva quegli orari apparentemente così assurdi -orari che Heli non avrebbe mai imposto a nessuno dei suoi dipendenti e di cui si faceva carico non senza piacere. Proprio quel giorno aveva dovuto insistere per il turno di chiusura della libreria, nonostante i reclami di Fin e gli evidenti segni lasciati sul volto dalle notti insonni.
    «tutta quella caffeina ti ucciderà» l'aveva rimproverata. Lo switch dal tè al più efficace caffè era il primo segnale che i suoi amici avrebbero dovuto cogliere che qualcosa non andava, non che fosse necessario notare un dettaglio così piccolo dopo gli eventi che avevano costellato i suoi ultimi sei anni di vita. «sono sopravvissuta a cose ben peggiori, credimi» lo aveva tranquillizzato «e poi stanotte deve passare un cliente importante, ho bisogno di parlarci personalmente», sperava di non ricevere altre domande al riguardo. Solo quell'informazione gli sarebbe potuta costare molto.
    Chiuse a chiave la porta della libreria e girò il cartello su "closed". La persona che stava aspettando non avrebbe usato un ingresso così banale ed esposto.
    Heli controllò l'orologio sul bancone torturandosi le mani dall'ansia «ho ancora un po' di tempo». Ironico da parte di una cronocineta preoccuparsi del tempo, eppure non c'era cosa che temesse di più. Invincibile, inarrestabile, capace di distruggere qualunque cosa. C'era un motivo se gli orologi erano uno degli oggetti babbani più diffusi nel mondo magico: maghi, streghe, special, babbani, nessuno si sottraeva al ticchettio incessante che scandiva le loro vite. Quasi nessuno.
    Heli era forse la prova vivente di questa eccezione e sapeva bene di non essere l'unica, aveva incontrato altri come lei, aveva visto di persona come il tempo poteva piegarsi al volere, al potere, di chi ne avesse bisogno. E ciò la spaventava anche più del tempo stesso. Era soprattutto per quello che aveva praticamente smesso di usare le proprie abilità. Ogni volta che sentiva quel formicolio lungo le dite e la pelle d'oca affiorare sotto i vestiti iniziava a sudare freddo. Il respiro si faceva pesante, affannato, la testa le girava, la vista le si offuscava e ogni movimento sembrava a rallentatore.
    Distinguere un attacco di panico da un uso accidentale del suo "potere", come lo chiamavano quelli del Ministero, era ormai impossibile.
    Si guardò attorno ancora scossa dall'ansia che l'attesa portava con sè. Avrebbe potuto fermare quell'istante per sempre, vivendo la propria vita in una notte estiva perenne, le luci della Lanterna Dorata soffuse e scaffali di libri a proeteggerla dal mondo esterno, ma non avrebbe mai osato. Non si sentiva al sicuro con le sue capacità anzi, usare la cronocinesi era per lei come puntarsi una pistola alla tempia e giocare alla roulette russa.
    Helianta Moonarie era sopravvissuta fino ai suoi trent'anni, ma non senza cicatrici -cicatrici che il tempo aveva indurito e inspessito, cicatrici che il tempo aveva causato.
    Quel posto le sarebbe mancato molto più del suo appartamento a New Hovel. Se c'era un divanoletto nell'ufficio era anche per quello. Certo, tornava utile un posto comodo dove appoggiarsi tra un turno notturno e l'altro, ma era anche la scusa migliore per evadere da un luogo che non l'aveva mai fatta sentire a casa, nonostante tutti i suoi sforzi.
    Le mani scorrevano sui dorsi dei libri lungo gli scaffali, gli occhi chiusi e i piedi a percorrere quei corridoi che conosceva come le proprie tasche.
    Non poteva saperlo, ma immaginava Heli ciò che sarebbe successo senza di lei. Avrebbe potuto affacciarsi sul futuro e vederlo di persona, forse anche impedirlo, ma, ancora una volta, non avrebbe mai osato così tanto.
    Ebbe la certezza di non aver fermato il tempo solo quando sentì il rumore di quei passi così familiari.
    «sei pronta?»
    No che non era pronta, ma aveva già preso una decisione e sapeva di non poter tornare indietro. La domanda non ricevette una risposta.
    Helianta si avvicinò al bancone e ne tirò fuori uno zaino da viaggio con lo stretto indispensabile. Come richiesto, solo oggetti babbani: nulla che potesse lasciare dietro una traccia magica che il Ministero potesse seguire. Nemmeno i libri su cui aveva passato notti insonni, le pagine piegate e piene di post-it, matite, bigliettini e segnalibri che sbucavano disordinati dai tomi, nemmeno i suoi appunti, i suoi quaderni scarabocchiati con una grafia che diventava sempre più disordinata man mano che la stanchezza aveva la meglio su di lei. Aveva cercato di nascondere tutto, distruggere quello che poteva, ma sapeva che non sarebbe bastato.
    Non si fidava della Resistenza, non era mai stata così incosciente da andare apertamente contro il regime politico che tanto temeva, e la persona a cui aveva finito per rivolgersi era per certi versi peggio della Resistenza, ma era anche l'unico modo per poter andare avanti con le proprie ricerche. Nonostante i limiti che essere una babbana comportava, Helianta sentiva di essere sulla strada giusta, ma i suoi amati libri potevano aiutarla solo fino ad un certo punto. Aveva bisogno di risorse. E così avevano stretto un accordo.
    Poteva dirsi quante volte voleva che non si stava schierando, che il fine giustificava i mezzi, che non aveva sposato la loro causa e che non credeva nei loro metodi, ma sapeva bene che a nulla sarebbero servite quelle parole una volta che la sua assenza prolungata fosse arrivate alle orecchie del Ministero.
    «ci tengo a precisare che non sono dalla vostra parte» il viso indurito da un'espressione seria che le fece corrugare la fronte «non sto da nessuna parte. Siamo collaboratrici, non alleate» parole vuote, le azioni avrebbero rivelato tutt'altro.
    «collaboratrici? speravo in qualcosa di più... intimo- un sopracciglio alzato e un sorriso tagliente -dopo tutto quello che è successo».
    Helianta arrossì nella penombra della libreria, forse per l'espressione beffarda di Jeanine Lafayette, forse per le sue r così parigine.

    ◊◊◊

    Quando il collegamento si richiuse senza ricevere alcuna risposta per la quinta volta di seguito, Helianta perse definitivamente la paziena «è inutile, non ho intenzione di aspettare ancora» afferrò il piccolo cilindro argentato sul tavolo davanti a lei prima che Merlin potesse fermarla e si alzò bruscamente, subito seguita da lui, come se avesse voluto fermarla. «Tu es sûre de vouloir prendre ce risque?» l'occhiata fulminante che il mago ricevette lo ammutolì «ho ricevuto un ordine e non ho intenzione di disobbedire» non le era mai stato particolarmente simpatico, potete dunque immaginare la reazione della cronocineta alla notizia che sarebbe stato proprio quel ragazzino a doverle coprire le spalle durante l'assenza della sua collaboratrice. «assicurati che nessuno si avvicini, incanta la porta e se succede qualcosa ti faccio venire le rughe sul fondoschiena con un solo tocco, chiaro?» non era sicura di poterlo fare, ma le sarebbe piaciuto affinare le sue abilità, quindi conveniva che Merlin non facesse brutti scherzi.
    Si chiuse a chiave nella squallida camera da letto che componeva il piccolo appartamento, nel frattempo sentiva il mago bisbigliare in latino incantesimi che conosceva ormai a memoria e che avevano accompagnato ogni suo spostamento da quando aveva lasciato Quo Vadis Town più di sei mesi prima.
    Si posizionò al centro della stanza e osservò il cilindro. L'aveva vista farlo decine di volte, sapeva come muoversi: un giro, due giri, premi l'estremità, due giri. Helianta allentò la presa attorno al piccolo artefatto che si mantenne fluttuante nell'aria, mentre un tenue bagliore bianco iniziava ad irradiarsi dal dono che le aveva fatto Jeanine.
    Le scintille iniziarono a disegnare delle sagome vagamente umane davanti alla cronocineta «Quartier generale mi ricevete? Quartier Generale?» la voce tremante, le gambe ugualmente instabili. «Quartier Gnerale mi sentite? Sono Heliante Moonarie, ripeto Helianta» poteva vedere le sagome muoversi ma ancora non distingueva alcun suono, nè riusciva a capire chi la stesse effettivamente ascoltando, ma ormai il danno era fatto. Aveva detto chi era e se i destinatari non fossero stati i ribelli, ad Azkaban ci sarebbe stata già una cella con il suo nome sopra «c'è qualcuno?».
    Un volto noto apparve davanti a suoi occhi, impallidito dal colore della magia che aveva permesso quel collegamento, più barbuto, più provato, ma Heli lo avrebbe riconosciuto anche in una stanza buia. Alla fine era così che si erano conosciuti.
    «chi muore si rivede, giusto?» un sorriso beffardo ma sollevato mentre Al e quelli che presumeva essere gli altri ribelli iniziavano a stagliarsi più chiaramente nel suo ologramma. Poteva percepire la sorpresa dei presenti, sentiva i loro sguardi puntati su di sè. Sembrava che avessero visto un fantasma e, effettivamente, i precedenti e le attuali circostanze in cui Helianta Moonarie aveva interrotto il proprio silenzio radio giustificavano a pieno quelle occhiate. Non che questo rendesse più facile sopportarle.
    «non ho molto tempo» l'ironia della sorte non smetteva mai di stupirla «ho delle informazioni per voi» sfilò dalla propria giacca un plico di carta contenente ciò che lei e Jeanine avevano raccolto nei loro appostamenti e iniziò a mostrarle una ad una, davanti a sè. Avrebbe voluto avere un fax babbano, sarebbe stato più efficace, ma sperava che i pochi secondi concessi per ogni immagine bastassero ad aiutarli, a dare loro delle informazioni preziose. Sperava che potessero essere loro a mettere insieme i pezzi che aveva raccolto con Jeanine. «grazie alla collaborazione con Beauxbatons abbiamo scoperto che... non è da solo» non serviva fare nomi, non voleva fare nomi «durante le nostre indiagini lo abbiamo visto sempre accompagnato da una scorta, si muovono insieme, non sappiamo esattamente perchè, ma alcuni di loro sono volti... noti». Ci aveva provato, aveva scavato in tutti i propri ricordi cercando di recuperare nomi, indirizzi, date, ma erano poche le informazioni che era riuscita a fornire durante le indagini. Ricordava di aver intravisto i tratti di Stiles ma col passare dei giorni quello nella foto sembrava sempre meno il ragazzo che aveva conosciuto Heli, divenendo sempre più anonimo, quasi sbiadendo ad ogni sguardo che si posava sulla sua immagini. Una folta chioma riccia circondava il volto spento di una ragazza. Una figura dai tratti duri, seria ma impassibile. Ancora un altro, capelli chiarissimi, ancora lo stesso vuoto inespresssivo che infestava gli incubi della Moonarie.
    Ci aveva provato a ricordare, qualcuno di loro era sicuramente passato di lì, dalla Lanterna Dorata, magari qualcuno di loro aveva anche sofferto alla tragica notizia del blitz. Avrebbe potuto salvare qualcuno, velocizzare le indagini, se solo un nome fosse affiorato con certezza dalla marea di volti che le sembravano così familiari e così sconosciuti al tempo stesso. Riflessi sbiaditi, come se da un momento all'altro potessero scomparire dalle foto.
    Decise comunque di non dire nulla in quel momento, non voleva dare false speranze e sicuramente tra i ribelli c'era chi sarebbe stato più capace di lei nell'identificazione degli altri individui. «non è tutto» aggiunse dopo un respiro profondo. Il silenzio la circondava. Un silenzio assordante.
    Quello che stava per dire non faceva parte della missione, non sapeva se era la cosa giusta da fare e non era sicura di quello che ne sarebbe conseguito, ma non poteva far finta di niente. «Lafayette mi ha ordinato di mettervi al corrente delle nostre indagini nel caso in cui avessimo perso le sue tracce e adesso...» sentì la voce cedere impercettibilmente «adesso è arrivato il momento, è scomparsa» sapeva bene che la richiesta della preside francese singificava molto per entrambe. Helianta era ormai uscita allo scoperto, era ufficialmente colpevole di tradimento, bastava che una sola persona si lasciasse sfuggire il suo nome per sciogliere ogni dubbio sulle sue azioni; Jeanine era dovuta rimanere nell'ombra, far credere a tutti di essere scomparsa per potersi dedicare al cento percento alle ricerche e ora era lei stessa a chiederle di bruciare una copertura rimasta perlopiù intatta, dopo averla protetta e averle garantito asilo in cambio della loro collaborazione, ma non ci sarebbe voluto molto prima che qualcuno si mettesse sulle tracce della cronocineta. «sperava che poteste aiutarci... speravo che poteste aiutarla. Nessuno ha sue notizie da quando ha avviato l'ultima indagine in Armenia tre giorni fa, non è da lei rimanere così a lungo nell'ombra senza fare rapporto al team e ogni nostro tentativo di stabilire dei contatti è stato-» un tonfo sordo la interruppe.
    Helianta si voltò di scatto verso la porta chiusa a chiave che la separava dalla stanza in cui si trovava Merlin. I vetri delle finestre iniziarono a tremare, ma nessun temporale era in vista «non può essere...».
    Immediatamente accartociò le foto tra le sue mani, le dita formicolanti: degli scatti non doveva rimanere nulla, non potevano lasciare alcuna traccia. Delle foto perfettamente integre fino a pochi istanti prima rimanevano ora frammenti sbiaditi e sottili, incomprensibili ed erosi dal tempo.
    Un altro tonfo, stavolta però contro la porta stessa. Non avrebbe retto ancora per molto. Non c'era più tempo. «dovete stare attenti, è più pericoloso di quanto pensiate. Ciò che è successo in quei posti è solo l'inizio: ha un piano» cercò di fornire quante più informazioni nel minor tempo possibile, mentre col pensiero andava già a ciò che avrebbe dovuto... potuto fare negli istanti successivi.
    Sentì le guance avvampare, gli occhi pizzicarle. Si era trovata in situazioni simili fin troppe volte, ma era sempre come la prima volta. La morsa allo stomaco, il sudore freddo, le labbra tremanti. Era circonadata dai ribelli, ma sapeva bene che non avrebbero potuto fare nulla se non testimoniare impotenti qualunque cosa stesse per accadere. Ma come aveva fatto a trovarli? Avevano preso tutte le precauzioni possibili e immaginabili.
    Rivolse un ultimo sguardo ai fantasmi che la guardavano confusi, diafani e lontani «questa non è più una linea sicura, siamo stati compro-» una punta non così lieve di disperazione in quelle parole che si spensero prima di poter essere terminate.
    Buio.
    Le luci della stanza fulminate, il collegamento chiuso, il trasmettitore in frantumi sulla moquette crema.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.
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    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    19 yo10.10.22 🌕
    check vibe-bigh
    «È la prima volta che succede?»
    nel lanciare fuori l'ultimo frammento di vetro, il dolore alle costole si fece risentire; una fitta sorda che forse non aveva nulla a che fare con le ossa.
    quando tornò a voltarsi verso Hans, la smorfia sul volto del vibe era scomparsa «di non godermi appieno ogni piccola, fantastica sfaccettatura della trasformazione? no» aveva già dato una volta, check, e proprio per quello si era sempre impegnato affinché non ricapitasse. evidentemente aveva fallito da qualche parte «quando sono stato morso, a tredici anni, mia madre ha fatto in modo che arrivassi alla prima luna piena senza la pozione antilupo-» che non fosse un problema per il custode buttare sul tavolo tutte quelle informazioni non richieste si capiva dal modo in cui le sue spalle si sollevarono leggermente.
    erano quel genere di verità che a tenerle nascoste non ci si guadagnava un cazzo.
    tornò ad avvicinarsi al letto, poi vi si sedette, una mano sempre premuta sul fianco ad accompagnare il movimento del corpo; senza al contempo lasciare mai la figura del belby. ne teneva d'occhio i passi, gli spostamenti, rilassato ma sempre sull'attenti: la tentazione di scattare non era scomparsa del tutto — non lo faceva mai. check se la portava dietro continuamente, un friendly reminder a se stesso di quanto potesse essere pericoloso senza il dovuto controllo «-come punizione, diciamo. da allora sono sempre stato attento» si passò la mano libera sugli occhi, nascondendo uno sbuffo che poco sapeva di risata dietro al palmo «fino ad adesso, immagino» doveva per forza aver saltato una dose di antilupo, anche se non lo ricordava. anche spremendo le meningi, arrivando a far fumare il cervello, non era in grado di ricostruire con esattezza ogni momento della settimana passata.
    come se qualcuno avesse dato un bel colpo di spugna.
    si decise finalmente ad aprire il cassetto che Hans gli aveva indicato poco prima, più per curiosità che per reale necessità; c'era un motivo se non aveva mai fatto uso di droghe o antidolorifici, qualunque cosa fosse in grado di annebbiargli il cervello. non se lo poteva permettere «comunque sono schedato. nel caso te lo stessi chiedendo» aggiunse, senza guardare il pirocineta, indice e medio a rovistare tra una boccetta e l'altra. aveva già stabilito che Hans non avesse l'aria della spia infame, ma a conti fatti non lo conosceva cosi bene. soffermò le dita ancora u istante sulla bustina con dentro pasticche di origine ignota, prima di richiudere il cassetto senza prendere nulla — l'acqua bastava e avanzava.
    quando riportò le iridi verde acqua sullo special, si chiese solo vagamente se Hans avesse notato l'assenza di una vera conclusione nel suo discorso; poco importava. se gli avesse fatto domande sul perchè quella volta si fosse dimenticato di prendere la pozione, non avrebbe comunque risposto. i limiti di check nel raccontare a qualcuno di se stesso cominciavano dove la voce nella sua testa iniziava a sussurrare, facendogli battere il cuore un po piu forte, l'aria stessa risucchiata dai polmoni; non voleva spiegarlo ad alta voce, forse proprio perché non poteva. era una storia senza senso che andava troppo in profondità, aveva crepacci bui nei quali nemmeno check aveva il coraggio di addentrarsi. gli rendeva difficile guardarsi allo specchio, leggere nei propri occhi una verità che non sapeva riconoscere.
    figurarsi mettere giù a parole.
    «Ti ricordi dov’eri?» quasi sovrappensiero check spostò le iridi sulle proprie mani, ombre scure a dipingere le nocche spaccate in superficie; doveva aver preso a pugni qualcosa, e a quel punto poteva solo sperare si trattasse di una roccia, o di un cazzo di albero «nella foresta. non ci andavo da-» si interruppe all'improvviso, il diciannovenne, visibilmente confuso. Gli occhi, in un istante divenuti troppo grandi, cercarono hans senza davvero vederlo. avrebbe dovuto dire 'da quando ero piccolo'. aveva la risposta sulla lingua, semplice e pulita.
    sarebbe stata la verità. eppure era stato lì lì per dire tutta un'altra cosa — da quando siamo morti «senti lasciamo perdere. non ha importanza» non ce l'aveva? «quando mi sono svegliato non c'era nessuno vicino a me. solo il sangue che avevo addosso, quella coperta e nient'altro» il cambiamento repentino di poco prima gli era già scivolato via dalla pelle, lasciando al suo posto una fastidiosa sensazione che check tentò di ignorare rivolgendo il capo verso la finestra rotta; iniziava ad entrare qualche raggio di sole, ma faceva ancora un freddo del cazzo. per chiunque altro tranne che lui, probabilmente.
    Annuì impercettibilmente alla risposta del Belby, che più vaga di così non sarebbe potuta essere: chapeau.
    poi non riuscì a trattenere una risata — sempre tirata allo stremo, ma questa volta sinceramente divertita «cosa direbbe mood..» fino a quel momento check vibe aveva mantenuto, più o meno inconsciamente, una posizione di difesa: seduto sul bordo del letto, i piedi ben appoggiati a terra, la schiena leggermente piegata in avanti pronta ad uno scatto repentino. ma al pensiero di quella merdina di suo fratello, e forse perche ridere in quel modo gli provocava un dolore assurdo al costato, decise di cedere, lasciandosi ricadere all'indietro sul letto, il braccio destro a coprire gli occhi. Se hans avesse deciso di attaccarlo in quel momento, non avrebbe avuto scampo; se hans avesse deciso di attaccarlo in quel momento, gliel'avrebbe lasciato fare «mi direbbe che sono un coglione perchè non ho eliminato tutte le mie tracce da una possibile “scena del delitto”» mimò in aria le virgolette con la mano libera, mentre la risata man mano scemava «e che il peggio l'ho fatto creando un testimone» non dovette indicare il pirocineta per fargli capire che parlava di lui.
    e, a dirla tutta, ci credeva anche check.
    quindi la domanda rimaneva: perchè era andato dal belby?
    «Check.»
    si alzò sui gomiti, spostando appena il braccio dagli occhi per poterlo vedere. stava succedendo qualcosa, improvvisamente, solo che non capiva cosa (juventini e milanisti be like: ) «hans?» prima di rendersi conto del silenzio, il diciannovenne ebbe modo di pensare che quella era la prima volta che lo chiama per nome. non che avessero avuto chissà quali occasioni, ma per check era comunque strano: non era uno che dava volentieri confidenza. parlava un sacco, rivelava cazzi suoi senza darsene troppa pena, ma quando si trattava delle piccole cose tendeva a chiudersi dietro ad una barricata, mantenere le distanze. lì, in quella stanza avvolta dalla penombra, che distanze stava mantenendo? nessuna.
    nemmeno quel continuo guardarsi a vicenda senza dire una parola, dentro ad un silenzio anche troppo pieno, avrebbe dovuto turbarlo — aveva sopportato di peggio. e di meglio? «devo andare prima che si accorgano che non ci sono» come se a hogwarts controllassero davvero la sua presenza per i corridoi. meh: una scusa valeva l'altra.


    Sheltered, you better keep
    the wolf back from the door
    He wanders ever
    closer every night
    And how he waits
    begging for blood
    I promised you everything
    would be fine
    mumford & sons
    the wolf
    wilder mind
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    Sweet home Alabama
    Where the skies are so blue
    Sweet home Alabama (oh yeah)
    Lord I'm comin' home to you
    Here I come, Alabama


    «Forza bambini, salutate Ash e il suo cavallino e torniamo in classe»
    «Tornerai a trovarci?» «La prossima volta verrete voi a casa mia» «E ci farai conoscere Ciarmender, Ivi, e tutti quanti??» «certamente!! Anche loro non vedono l'ora» Una bambina, Tracy, battè le mani felice, mentre il suo fratellino tirò la camicia di Ash che, voltandosi verso di lui, vide che gli faceva segno di abbassarsi. Il ragazzo fece come gli era stato richiesto e le labbra un po' appiccicose del piccolo si incollarono al suo orecchio, mormorando un soffice: «Ti voglio bene» che Ash ricambiò con un sorriso e arruffandogli i capelli. Non era male con i bambini, ma rispetto ad altre cose in cui eccelleva (tipo, il suo corpo) non era qualcosa che dava per scontato o di cui si vantava. Aveva passato infiniti pomeriggi a intrattenere i suoi fratelli minori alla fattoria o in casa, sperando di farli divertire anche quando non avevano i soldi per comprargli i giochi più fighi come i loro amici, rendendo accattivanti anche i piccoli lavori in fattoria che ai Ketchum serviva facessero anche loro, ma era stato scontato per lui allora, e lo era adesso. I bambini gli piacevano almeno quanto gli animali, forse perchè come loro non aveva un cervello completamente sviluppato.
    Annuì verso l'insegnante in segno di saluto prima che questi si voltasse per riportare tutti all'interno dell'edificio, e rimase da solo con Pikachu nel giardino della scuola. Non era certo di sapere chi avesse pensato di invitare un rappresentante del God's spot all'Helius fondation, ma era felice di esserci andato lui e a parte l'occhiataccia che si era beccato dall'insegnante quando aveva mostrato con orgoglio il nuovo tatuaggio "Mind is important but big biceps are importanter" (raccontando che si era svegliato un giorno con quel "mind" tatuato a caso e aveva avuto la brillante idea di aggiustarlo così), anche lo staff scolastico e i bambini erano parsi felici. Avevano già accennato a portarli tutti alla fattoria in gita! Sarebbe stato divertente, visto che di solito la mattina alla fattoria giravano più che altro signore di mezza età (tutte di Cam le Karen della situazione).
    «è andata bene, non trovi?» mormorò, accarezzando il muso del cavallo «sembravano Val e GJ da piccoli con i loro amici»
    Il solito alone di stristezza gli strinse il cuore a ripensare a Bodie.
    Era felice nel Regno Unito, davvero. Gli era piaciuto andare a scuola (non studiare forse, ma tutte le altre esperienze), adorava la fattoria gestita con i suoi amici, e aveva trovato un sacco di persone carine... ma sentiva comunque la mancanza della california. Sapeva trattarsi di nostalgia, che ci fossero state là - tante - cose sbagliate (i segreti, l'ansia dei debiti, la scuola mai finita e la sua magia a rimetterne) ma c'erano anche tanti ricordi belli. La domenica mattina quando tutti si vestivano bene per andare a messa. Il presepe vivente a Natale. Il giorno del ringraziamento riuniti, persino con Claudius. Sua madre che gli baciava la fronte prima di andare a dormire e gli chiedeva di non diventare come suo padre ma essere un buon marito e un buon genitore. La fiaccolata di tutta la comunità la notte di Pasqua. Tutte quelle persone-... sua madre-... quei bambini-... alcuni dei suoi amici-... erano-...
    Si rese conto di aver iniziato a lacrimare solo quando Pikachu sbuffò, e si passò rapido le maniche della camicia sugli occhi. Ogni tanto ripensare a Bodie (e a... tutto il resto. Suo padre, sua madre, gli animali abbandonati, tutte le persone abbandonate) gli faceva quell'effetto ma un'ave maria e passava la paura!.
    «sto bene» diede due pacche leggere al cavallo. «davvero! E poi, almeno Claudius non è... lui sta bene» come James, era pur sempre tornato dalla morte. «magari il prossimo Natale torna a casa, eh?... sarebbe ora di tornarci anche noi»
    Non montò ancora sul destriero, optando piuttosto per farsela a piedi per il primo pezzo-... e l'avrebbe fatto tranquillamente in quella bella (ma un po' fredda) giornata di inizio anno, se Pikachu non si fosse impennato di fronte a una persona, rischiando di farla fuori. Ma perchè mai sie era agitata tanto??
    Ash cercò di tranquillizzare il cavallo come poteva, chiedendo poi rapido: «tutto ok bro??» allo sfortunato.


    asher
    ketchum


    bdsm - lycan - daddy's boy

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon


    post a casissimo ma do it for 10 PE.
    se non risponderete mai acab la useremo per una nois

    CITAZIONE
    7) [PROMPT] non ricordi quando sia successo, ma hai un tatuaggio nuovo, apparso sembra magicamente: è un nome.

    10) [PROMPT] L'Helius Foundation (scuola materna e primaria) ti ha contattato per andare a parlare con i suoi studenti.

    per il tatuaggio mi è uscito mind è l'ho tenuto a modo mio .
    il secondo nome estratto era fake quindi anche se non è scritto è canon abbia scritto da qualche parte madein (california).
  6. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    RebelIdiot
    Lucas Luke
    Morales
    Non si riteneva una persona particolarmente impressionabile - faceva il guaritore, Godric, sarebbe stato molto imbarazzante il contrario - ne una persona particolarmente paurosa. Certo, aveva le sue belle fobie nel cassetto, ma nulla di tutto ciò che lo spaventava era possibile da trovare su un tetto di Londra, sicuramente. Il suo cervello, perciò, faticò un pochino a trovare la casa dell’improvviso salto che fece il suo corpo. Con gli occhi ancora chiusi - non aveva squittito dalla paura, tante grazie - si ritrovò a sorridere alla voce di Willa.
    -Il nero ti dona, Wills, ma non così tanto…
    Senza perdere il sorriso la osservò accomodarsi accanto a lui, pensando che l’universo doveva stare davvero a sentire visto e considerato che non c’era miglior cambio serata di Whilhelmina Matthews.
    -E chi dice che mi stavo nascondendo? Solo perché sono su un tetto? Potrebbe essere solo…chessò, poetico!
    Alzò le spalle, senza smettere di guardarla, per non perdersi neanche una delle sue micro-espressioni. Certo, era molto difficile non sentirsi sopraffatti dall’uragano che era quella ragazza, ma ormai Luke la conosceva da talmente tanto che era abituato. Sapeva anche che di li a pochissimo sarebbe iniziato qualche suo monologo esistenziale o semplicemente descrittivo dei suoi ultimi tre mesi di vita, e perciò si limitò a risponderle con un piccolo “si” con la testa, e tanto bastava. Ridacchiò tra se, mentre Willa raccontava di Hogwarts e di come fosse decisamente diverso da come l’aveva immaginata. Frugò nelle tasche, nel mentre, e tirò fuori il pacchetto di sigarette un po’ consumato dal continuo movimento tasca-mani - doveva decisamente smettere, si - e se ne portò un alla bocca, per poi offrirne una alla ragazza accanto a se. Non ricordavo mai se le persone che aveva accanto fumassero o meno, ma sempre meglio essere gentile, no?
    -Mah…io - interrotto dal fiume di parole di Willa, si mise a ridere di pancia. Non era neanche infastidito - sarebbe stata un vera perdita di tempo, con lei, e ormai non ci faceva più caso - ma il modo in cui gli aveva raccontato della giornata delle carriere lo aveva fatto quasi strozzare coni lo fumo.
    -Merlino, Willa, come farai a mantenere su di te l’attenzione di minuscoli nanerottoli che hanno meno capacità di concentrazione di quanta ne abbia tu? - si asciugò una lacrima dalla guancia, sorridendo ancora come uno scemo, per poi annuire velocemente e portare una mano a scompigliarsi i capelli già irrimediabilmente scomposti.
    -Ho una fame spaziale e nah, niente di cui lamentarmi. È solo una giornata un po’ da Luke pessimista, e mia madre mi ha scritto stamattina - aspirò per qualche secondo - ma è la sua solita lettera trimestrale in cui cerca di farmi tornare a parlare con mio padre, che “sono sicura con le tue scuse tornerà a vederti come un figlio” - mimò le virgolette in aria, con fare un po’ assente, per poi girarsi verso la ragazza - nulla di nuovo, insomma. Immagino tu sia contentissima riguardo Hogwarts, eh? Ci manchi, in ospedale.
    My life's a juxtaposition
    What I got and
    What I'm missin'
    What I want in
    What I'm wishin', right?
    You Me At Six
    Take on the world
    Night people
  7. .
    Erano molte le cose che Ciruzzo non capiva, ma una tra queste spiccava su tutte: Ginevra Linguini.
    Ok, forse non è proprio una cosa, quanto una persona, ma il Grifondoro di certo non badava a queste sottigliezze. La osservava muoversi nel Bar dello Sport – il suo regno – come una Gestapo qualunque, sbraitando ordini a destra e a manca, rigidamente orgogliosa e fiera, e minacciando di morte chiunque non fosse in grado di asciugare decentemente i bicchieri, peccando nell’arte di farli brillare senza quella presenza decisamente fastidiosa del pulviscolo invisibile che solo i suoi occhi da ninja dei cristalli riuscivano a vedere.
    Ovviamente non era così con tutti, c’erano delle eccezioni e, manco a dirlo, riguardavano Lapo e Giacomino. Non ci dilungheremo in questa sede su chi dei due sia il preferito di tutti i cugini Gin e chi si becca tutta la melma. Gli altri, invece, navigavano a vista, lavorando con tentacoli puntati alle natiche, pronti a schiaffeggiarli alla prima burrobirra spillata male. Anche qui… un po’ kinky, ma era sicuro che qualcuno decisamente apprezzasse il metodo punitivo della Linguini.
    Eppure, Ciruzzo non si capacitava di come la fiorentina potesse essere così diversa da lui. Erano nati nello stesso anno, quello che doveva essere uno dei migliori della loro generazione… capite perché le cose non gli tornavano? Lui era… beh, lui era fantastico, stupefacente, affascinante, carismatico, bellissimo, magnifico, spettacolare, eclettico, eccentrico e meravigliosamente italiano. Ginevra aveva decisamente bisogno di una mano e chi meglio di lui poteva dargliela? Gin probabilmente gliel’avrebbe spezzata, ma quel giorno si sentiva un buon samaritano, sapeva che il mondo aveva bisogno di lui e non si sarebbe certo tirato indietro.
    Distese le lunghe gambe, accompagnando il movimento stiracchiando anche le braccia, scoprendo volutamente l’addome per quel pubblico invisibile che avrebbe beneficiato di tutto il suo splendore. Portò lo straccio sulla spalla, come un vero barman, e si recò dietro il bancone, attendendo con pazienza che la cugina finisse di urlare insulti incomprensibili ai più al garzone che aveva osato far cadere il pacco con le conserve di nonna. Onesto? Si era sentito male anche lui, sia per la salsa che non avrebbe mai esaltato un piatto di pastasciutta, sia per l’anima di quel povero ragazzo che stava per incontrare il creatore dopo aver vissuto l’inferno d’ombra in terra.
    Ciononostante, continuò a osservare in silenzio la scena, fingendosi invisibile quel tanto che bastava per non essere incluso in quel particolare monologo.
    Una volta rientrato il pericolo, si chinò dietro il bancone, aprendo il frigo e prendendo due Peroni ghiacciate.
    “Sei troppo nervosa, non ti fa bene al cuore.” Iniziò aprendo un pacchetto di taralli e mettendoli in una ciotola da affiancare a quelle di olive rigorosamente celline e patatine. “Dovresti rilassarti un po’ di più, differenziare i tuoi interessi.” Stappò le due birre e ne porse una alla cugina, inclinando la testa di lato per studiarla meglio.
    “Toglimi una curiosità…” continuò dopo qualche istante di silenzio e un lungo sorso dal sapore annacquato di casa. “… ma tu, almeno ogni tanto, scopi? Perché non si direbbe.”
    E lui, certe cose, le capiva al volo.
    Read between the lines
    What's fucked up, and everything's alright
    Check my vital signs
    To know I'm still alive, and I walk
    Gryffindor, VI
    19 y.o., Italian
    *********
    Ciruzzo Linguini
    0:50
    4:22
    Boulevard of broken dreams, Green Day
  8. .
    niamh ayla barrow
    Niamh era sollevata di aver trovato qualcuno a cui affidare il Captain Platinum durante le sue numerose assenze, era sempre una gioia trovare dipendenti e co-proprietari che non avessero una vita. Al ! suo ! contrario ! Da quando la Barrow aveva nuovamente messo piede sul suolo inglese si era resa conto anni di arretrati da recuperare in quanto ad amici, questioni della resistenza e nipoti che erano spuntati dal nulla. No, quella era una bugia, era una sorella modello e c’era stata alla nascita dei suoi primi !!1 nipotini !!1 Un sogno dato che non avrebbe avuto figli, vai bro fai prosperare la famiglia Barrow. «sapete dove trovare un cadavere? chiedo per un bambino» e non stava nemmeno scherzando, pensa te. La sua domanda era totally casual, eppure Isaac si prese così male da rischiare di soffocarsi con una patatina. La Barrow prese a dargli vigorose paccate sulla schiena per aiutarlo, forse un po’ troppo, ma sembrarono fare il loro lavoro. Menomale che c’era Jayson, la sua roccia in quei momenti difficili ed emotivi «perché non chiedi a lui?» lo sguardo ambrato del ragazzo si spostò su un cliente seduto al bancone, che l’ex grifondoro non aveva notato quando era entrata nella stanza pochi momenti prima. Niamh non era certa che avere quella conversazione con un cliente e sconosciuto fosse prudente, ma almeno era l’unico presente nel pub. Niamh comprese meglio la situazione quando si avvicinò al bancone, dove finalmente poté vedere il volto dello sconosciuto: era identico a quello di Jay. A una più attenta osservazione, la pelle dell’uomo era qualche sfumatura più scura di quella del Matthews, come se fosse abituato a passare ore sotto al sole, e parte del suo volto era occupata da una cicatrice che iniziava dallo zigomo destro fino a incrociare la soffice carne delle labbra coperte da una folta barba. Aveva i capelli rasati a zero, decolorati ma con una leggera tonalità gialla. Chissà se conosceva l’esistenza dello shampoo viola. «e tu saresti?» aveva l’aria di qualcuno che aveva scritto warning! stare alla larga in faccia, ma Niamh non era mai stata brava a dare retta ai propri istinti «xavier. o l’uomo che ti serve per trovare un cadavere, basta chiedere» non estese una mano, o il suo cognome, ma la Barrow non fece una piega. Xavier non aveva l’aria di qualcuno che faceva il becchino, o che aveva un lavoro all’obitorio, quindi forse era meglio non chiedere. «sapete cosa? sono in ritardo. ma grazie, xavier, ti farò sapere per il corpo portò due dita alla fronte (sì, lei conosceva il saluto draconico) e si congedò da quella situazione, anche se a dire la verità non stava mentendo: aveva davvero un appuntamento.

    A proposito di anni in arretrato di gossip e di catching up con gli amici. Quel pomeriggio aveva chiesto a Stiles di accompagnarla per delle compere natalizie più o meno last minute, così da prendere due piccioni con un Sin. E poi, odiava andare a fare la spesa da sola, aveva un nonsoché di deprimente, specialmente se abbinata all’atmosfera natalizia che aveva pervaso la Londra magica e non. E poi, era una donna con una missione. Qualche settimana prima aveva sorpreso Kieran a guardare una live di Instagram al posto di allenarsi nel corpo a corpo, così da brava ficcanaso le aveva sfilato il telefono di mano per vedere cosa ci fosse di così interessante. Una volta che aveva posato gli occhi sullo schermo, non aveva potuto evitare di continuare a guardare, cercando di riconciliare il volto davanti a lei con quello di una ragazza che era scomparsa nel nulla. Pensava fosse morta, una delle tante gocce che componevano il numero assurdo di persone che perdevano la vita in un anno- non sarebbe stato strano, vivevano in tempi dove nascondere un corpo non era così difficile. L’idea che se ne fosse semplicemente andata in bianco le era passata per la testa, ed era ciò che aveva sperato per tutti quegli anni, ma non riusciva a comprendere il perché.
    Pensava fossero amiche, di meritare almeno uno straccio di saluto. Evidentemente, si era sbagliata.
    Pensava di essersene fatta una ragione, eppure quando meno se lo aspettava il passato era tornato a galla. Per fortuna la Sargent era una gen z nata, e aveva stalkerato la pagina del negozio fino a trovare un indirizzo.
    Ed ecco che Niamh Barrow aveva deciso di farsi un giro in quella zona, così, tanto per passare il tempo. Non aveva assolutamente idea di irrompere nel negozio e domandare spiegazioni, perché lei era una persona estremamente calma e razionale! Come no. Forse era per quello che aveva chiesto a Stiles di accompagnarla, per cercare in qualche modo di frenare la sua impulsività. A proposito dello Stilinski «sai che penso di aver beccato tuo fratello al captain? penso. però era uguale a te» ora, Elisa non sa quando Niamh sappia del fremellogate quindi qui ci stiamo muovendo per assumptions «xavier, no?» non menzionò come aveva proposto di procurarle un cadavere, perché non era sicura che Stiles sapesse degli strani traffici del fratello. Niamh non era in posizione di giudicare, anche lei aveva avuto a che fare con un cadavere in particolare qualche anno prima. Non Idys.
    Stacchetto tattico perché sono le tre.
    Niamh non sapeva bene cosa aspettarsi, ma scacciò quei pensieri e spinse la porta del negozio per entrare. La prima cosa che le venne alla mente al guardarsi intorno fu: caotico, colorato, bewitching. «Benvenuto all’Hekate Emporium, quest'oggi offriamo anche lettura della mano ad un prezzo scontato» e poi- un flash di rosso. Un tonfo. Rumore di penne che cadevano. Niamh si addentrò nel negozio per lasciare entrare Stiles, si guardò intorno e non trovò alcuna presenza umana. Possibile che…? Oh mio dio, Daphne si era nascosta dietro al bancone. Niamh dovette soffocare una risata dietro al palmo della mano, ma forse erano i nervi a renderla un poco isterica. «c’è qualcuno?» non si aspettava che alle sue parole sarebbe spuntata una ragazza da sotto il bancone, ma d’altronde non aveva idea di cosa aspettarsi da quella reunion. Sempre che si trattasse di Daphne, Niamh era venuta a verificarlo di persona. Anche se ammetteva che era difficile quando la ragazza davanti a lei indossava un paio di occhiali in pieno giorno e aveva uno scialle in testa. Niamh Barrow era tante cose, ma non era ancora cieca. O del tutto scema. Aveva percepito che c’era qualcosa che non andava dal momento in cui era entrata e Daphne si era catapultata sotto al bancone per nascondersi da loro. «Come posso aiutarvi? Cercavate qualcosa in particolare?» no, Niamh non aveva un’idea precisa di cosa stesse cercando. Si guardò intorno per cercare velocemente qualcosa a cui aggrapparsi, trovando…ok, non era il suo stile ma ci poteva lavorare «ah, ma allora c’è qualcuno» la curva delle labbra suggeriva un sorriso affabile, ma il suo tono nascondeva una corrente canzonatoria [affectionate]. Si avvicinò al bancone così da avere una scusa per poter osservare meglio la ragazza «volevo chiedere le priorità magiche di quel cappotto» indicò uno dei tanti abiti che erano appesi, era orribile e per di più di pelliccia, ma era la prima cosa su cui aveva posato di occhi «e quel mazzo di tarocchi» tanto che c’era poteva comprare qualcosa per davvero. Non aveva detto a Stiles il vero motivo per cui erano lì, aveva paura che i suoi sospetti fossero infondati, che non avrebbe trovato niente. Non voleva passare per qualcuno che ancora si attaccava al passato senza sapere quando lasciare andare e quindi aveva taciuto. Contava di aggiornarlo prima o poi.
    Breathe in and I'm suddenly floating
    I've been living with my mind in the clouds
    Just another sip and I'm talkin'
    Feel like I'm in the atmosphere

    twenty-fiverebelcaptain platinum


    [ON] un cappotto di pelliccia finta. una volta indossato, diventa invisibile (lasciando voi e gli altri vestiti visibili)

    [ON] un mazzo di tarocchi incantato.
  9. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    twenty1replication
    poor e.
    withpotatoes
    «Di- dici a me?» Poor mise davvero a fuoco la ragazza, un lento sorriso a curvare gli angoli delle labbra. Non gli capitava spesso di essere fortunato, ma aveva i suoi momenti. Fu con sincero sollievo ed interesse che si volse completamente verso la mora, perchè non si era appena proposto come finto fidanzato ad una ragazza brutta e … niente, brutta bastava per finire in fondo alla lista di interessi del Withpotatoes. Era un piccolo bastardo superficiale? Sì. Jackpot. Non dovette nemmeno fingere l’interesse negli occhi bruni, o forzare il linguaggio corporeo nei confronti della sua interlocutrice. «Uhm....» Non arrossì sotto lo sguardo attento dell’altra, rimanendo sicuro di sé e con l’affabile sorriso stampato sulla bocca. Voleva fare check della mercanzia? Che facesse pure, non era pudico e non aveva nulla di cui vergognarsi. «Okay.» Non l’entusiasmo che avrebbe gradito, ma se lo sarebbe fatto bastare pur di non dover sopportare una cena con i propri parenti.
    Il cliente aveva sempre ragione.
    «vivi a new hovel?» Si conoscevano? Di nuovo? Ma cos’era quella, una maledizione? Corrugò appena le sopracciglia, lasciando indugiare lo sguardo sui tratti fini ed eleganti del volto di lei, il taglio sottile degli occhi. Avrebbe dovuto guardare altro per assicurarsi di non averla mai vista, ma al contrario di molti altri womini, aveva un senso dell’onore e della decenza. Una condanna di tutti i Withpotatoes – lezioni che Reese doveva aver dimenticato, ma quella era una storia per un altro momento ed un altro pg di Sara. «se dalla sentenza deciderai se accettare o meno la mia proposta, mi avvalgo della facoltà di non rispondere» tirò le labbra carnose in un sorriso sornione. Non era neanche un modo per prendere tempo, ma esattamente quello che aveva annunciato – una rarità! «Io lavoro lì.» Lavorava… lì? Poor annuì interessato (non lo era), guardandola come se dalle sue risposte avesse potuto dedurre l’essenza stessa dell’universo. Aveva qualcosa da aggiungere? Era il momento di ascoltare, o di dimostrare che stesse prestando attenzione? «non ci si annoia mai da quelle parti. Hai sentito di quello che ha cercato di rubare il televisore ai vicini, e l’ha nascosto sotto un cappotto invisibile?» Lui sì: si chiamava Swag, e Swag era sicuro, bro, ne sono certo che avrebbe reso invisibile anche l’oggetto celato nella stoffa, se ci avesse creduto abbastanza. Non era stato così. «e bisognerebbe ingrandire i numeri civici» non elaborò, perché nessuno meritava di sapere che avesse sentito sua cognata lamentarsi di non aver ricevuto il vestito sexy che aveva ordinato per Gemes, ed invero si era ritrovata con due bacchette per la batteria – bacchette che Poor sapeva, perché da ciatella sapeva sempre tutto, che fossero di Maddox; ovviamente non aveva detto un cazzo a nessuno, perché non era un suo problema. «e rinforzare le serrature.» perché Poor aveva trovato sul pavimento una chiave, ed aveva scoperto che non solo apriva la porta del suo appartamento, ma anche quella della sorella.
    E di tutti i suoi vicini di casa, come aveva scoperto un Posh ubriaco rientrato in nottata nell’appartamento sbagliato. «interessante» commentò ancora, facendo guizzare un sorriso divertito.
    Un modo come un altro per descrivere quanto fossero fottuti.
    «Ahem... Posso offrirti qualcosa?» Ma quindi aveva davvero accettato…? Voleva testarlo? Era davvero un gentiluomo, eh! Portò una mano al petto, arcuando entrambe le sopracciglia. Sarebbe stato molto misogino e poco evoluto da parte sua declinare una così gentile offerta, quindi prese volentieri posto al fianco dell’altra. La tossicità mascolina? Mai conosciuta. Studiò un paio di secondi gli speciali di quella sera – un lusso rispetto al blando rum sottomarca a cui era abituato – e puntò il dito contro una bevanda dal sapore un po’ cringe, ma dall’effetto… opportuno. Gioia liquida? Ok Picasso, facciamolo. «l’hogsmeade dream non sembra male. Mi fai compagnia?» Le stava offrendo da bere…. Con i suoi stessi soldi? Sì, esatto. Poor Withpotatoes al suo meglio, con sorriso smagliante sfoggiato senza timore di nulla. «Eri serio? Possiamo parlarne, se vuoi. Ah, per inciso: non posso pagarti.»
    Quello lo offese.
    (In che senso non poteva pagarlo.)
    Sembrava un escort? Bello, fantastico, ci avrebbe provato più spesso allora. A lei rivolse però un espressione seria e solenne, la lingua a schioccare sul palato. «non lo faccio per soldi» era il momento di abbassare il tono e renderlo sincero; di rinforzare il calore delle irid brune, e renderle bollenti. Doveva essere il ritratto, l’apogeo, della sincerità.
    Che ovviamente, mai sarebbe stato. Ma un po’ ci si avvicinava pure.
    «mi sei sembrata in difficoltà, e averti sentita sopra tutto il vociare del locale? destino» battè una pacca sul proprio petto. «non sono un missionario» e fu così maturo da non ammiccare, lui; io no. «ma se posso fare una buona azione, non mi tiro indietro» e poi si annoiava, e davvero non voleva andare a quella cena.
    Quindi. Affari.
    «poor withpotatoes» allungò una mano verso la fanciulla. Se gliel’avesse permesso, l’avrebbe tenuta quanto bastava per farle il baciamano – senza toccarla, perché non era ciro un barbaro. «ci sono argomenti tabù? Cosa devo sapere, e cosa devo fingere di non sapere chiunque avesse una famiglia numerosa, come immaginava la ragazza, avrebbe Capito TM la differenza. «quello che ho da offrire è: un giovane ed ambizioso imprenditore» Era anche stato invitato alla Helius! Da un molto divertito Charles - fuck you, Charles - quindi immaginava non seriamente, ma aveva comunque fatto una grande presentazione sulle pietre. CHI ERA IL VERO VINCITORE, EH? Ci aveva anche guadagnato una fan (dai ok, Tupp lo conosceva già ed era come barare, ma comunque.) ed un anello di plastica arancione, che la bambina aveva dipinto e estratto dal disegno. A quanto pareva, avevano inventato dei colori magiki che permettevano di fare le stesse cose della realtà artistica.
    Gente superata. Andiamo avanti.
    Tastò le tasche, tirandone fuori un cartoncino che offrì a Java. «e un buono per una consumazione gratuita al SUB durante la serata delle esibizioni» Si strinse nelle spalle, sorridendo da sopra il bicchiere dell’ordinazione giunta poco prima. «non so a te, ma a me sembra un affare.» Ammiccò.
    I'm all talk with a thorn in my side
    I got a real big heart that I'm willing to hide
    You ask me what I want from life, I said to
    Make a lotta money and feel dead inside
    younger hunger
    dead inside (stripped)
    YIKES


    i don't think you're ready for this jelly

    CITAZIONE
    3) [PROMPT] stavi aspettando un pacco ma c'è stato un po' di marasma alle poste magiche, e hai ricevuto quello sbagliato. Tutti quelli che hanno questo prompt mi scrivano per mp (nda ad ari) l'oggetto che dovevano ricevere, e io gli dirò cos'hanno ricevuto

    CITAZIONE
    4) [ON] un cappotto di pelliccia finta. una volta indossato, diventa invisibile (lasciando voi e gli altri vestiti visibili)

    CITAZIONE
    10) [PROMPT] L'Helius Foundation (scuola materna e primaria) ti ha contattato per andare a parlare con i suoi studenti.

    CITAZIONE
    11) [ON] un buono per un locale di quo vadis! Puoi scegliere tu quale (magari chiedendo al proprietario dello stesso)

    CITAZIONE
    15) [ON] Hogsmeade Dream: bevanda un tempo venduta da Madama Piediburro, prima del cambio gestione (ma ancora trovabili di tanto in tanto in occasioni speciali). Un cocktail alcolico dal sapore dolce e prelibato, che vi manderà subito in estasi; l'effetto secondario di questa bevanda, è che per qualche ora non potrete fare a meno di sorridere.

    CITAZIONE
    16) [ON] colori per dipingere incantati: questi pigmenti magici permettono di tirare fuori dalla tela, come un oggetto in 3D, qualsasi cosa dipingerete (bella o brutta che sia); non può creare oggetti magici, nè cose vive

    CITAZIONE
    19) [ON] una chiave che apre qualsiasi porta chiusa (purchè non sia chiusa con un incantesimo di magia superiore; funziona come un alohomora)

    I DID IT!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
  10. .
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    Lucas Luke
    Morales
    Probabilmente Luke sarebbe morto di ipotermia di lì a poco. Certo, non era proprio una cosa intelligente sedere con le gambe penzoloni su un tetto - a Londra, sopratutto - nel mese sicuramente più freddo dell'anno, eppure il ragazzo se ne stava appollaiato li sopra come se nulla fosse a fumare una sigaretta che non avrebbe dovuto accendere in primo luogo. Aveva ancora addosso il completo che aveva messo quella mattina per andare a lavorare, ora macchiato da qualche schizzo di sangue che avrebbe provveduto a rimuovere qualche ora con qualche incantesimo di pulizia, e si stava cominciando a pentire di non aver chiesto a nessuno di accompagnarlo su quel tetto. Aveva finito allenamento al quartier generale un'oretta prima, procurandosi un bel naso sanguinante, una voglia tremenda di fumare una sigaretta e urlare al mondo che che schifo tutto quanto. Gli veniva anche da ridere, a tratti, perchè non sapeva proprio che pensare di tutta quella situazione che stava vivendo - sfidava chiunque a comprenderci qualcosa, in realtà - e sapeva che di lì a poco a meno che qualcuno non lo avesse fermato, si sarebbe messo a pensare alla sua famiglia e al sorriso triste di sua madre quando le aveva detto che se ne sarebbe andato da casa. Odiava pensarci. Odiava profondamente dover esistere in un mondo in cui i suoi genitori erano lontani da lui, in cui il padre non riusciva a stimarlo per quello che era, continuando invece a rimpiangere quello che sarebbe potuto essere. Eppure, non sarebbe dovuto essere così difficile, no? Merlino, era un Guaritore al San Mungo, mica un disoccupato spendaccione che metteva a rischio il patrimonio di famiglia...Non riusciva proprio a capirlo. Sbuffò in aria qualche anellino di fumo, osservandoli mentre salivano sempre più in alto e quasi sperando di poter fare lo stesso. Con un sospiro piuttosto sonoro scosse la testa, decidendo che era il momento di smetterla di deprimersi e magari quello di fare qualcosa di rilassante, o produttivo...magari una bella birra fredda? Fece scorrere lo sguardo sulle luci della città, per poi dare una schicchera alla sigaretta e farla cadere dall'altro lato del cornicione. Si, era una serata decisamente da ribaltare.
    My life's a juxtaposition
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    What I want in
    What I'm wishin', right?
    You Me At Six
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    Night people







    Scusate l'obbrobrio qua sopra, avevo bisogno di sfogarmi un pochino! Chiunque volesse rispondere è ben accetto naturalmente, anche se mi rendo conto che non ci sono moltissimi appigli...again, sorry! Vado a ricominciare a studiare perchè la vita fa schifo, ciau
  11. .
    CITAZIONE (honestly‚ mood @ 30/8/2022, 20:54) 
    oh mio dio.... il mio ultimo wip.... non ci credo che sono arrivata a questo.......... troppe emozioni mi commuovo. CHISSà SE SARà LA MIA ULTIMA VOLTA IN QUESTA DISCUSSIONE, ONE HELL OF A RIDE

    lied-lie



    ↳ prima utenza: #epicwin
    ↳ nuova utenza: potassio
    ↳ presentazione: grazie lia per questa perla che ripropongo a ogni nuova utenza
    ↳ role attive:
    → MAEVE: turo[07.01] you are
    → WILL: wren [06.12] my fire
    → STILES: nicky[07.01] the one
    → LYDIA: claudia [16.01] desire
    → JERICHO: nice[27.12] believe
    → REA: amos [16.01] when i say...
    → RUN: libera[27.12] i
    → IDEM: jd [17.12] want it
    → BELLS elwyn[05.01] that way
    → ERIN: bucky[17.12] TELL ME WHY!!!!
    → FRAY: reese [08.12] Ain't nothin' but a heartache
    → CJ: nelia[27.12] TELL ME WHY!!!
    → HYDE: godric [26.12] Ain't nothin' but a mistake
    → BARBIE: eddie [11.12] tell me why....
    → YALE: piz[03.12] I never wanna
    → MCKENZIE: hans [06.12] hear you say...
    → JANE: lupe [04.12] I
    → JAMIE: syria[26.12] WANT
    → FAKE: ryu [07.01] IT
    → VIN: kier[16.01] THAT
    → POOR: java[15.12] WAY
    → KAZ: dylan [10.12] TELL
    → TROY: bros russi[10.12] ME
    → BEN: gali [05.01] WHYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY
    → MOOD: paris [15.01] [AAAAAAAAAAAAAI INTENSIFIED WITH CORO IN BACKGROUND]
    ↳ ultima scheda creata: mood bigh [14.09.22]
  12. .
    brrrr fibra
    HTML
    <span class="pv-n">Nijiro Murakami prenotato da epicwin</span>
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    19 y.o - empath - lilum's dancer - third eye
    melvin diesel
    «senti ma...te che sei esperta» si volse lentamente, molto lentamente, verso Kieran Sargent, l’inizio di un sorriso a curvare le labbra della bionda. Quando mai qualcuno si era rivolto a lei chiedendole consiglio in merito a qualcosa di cui fosse esperta? Mai, malgrado lo fosse in diverse e disparate discipline, il che era molto più triste e degradante di quanto l’espressione della Diesel lasciasse intendere. Lei! Le si illuminò lo sguardo, che distolse dagli zombie per posarlo con aspettativa sulla mimetica. «se ti piacesse una ragazza, cosa faresti per fare il primo passo?» Ah.
    Oh.
    Era quel genere di domanda. Non tarocchi, non armi, non documenti falsi o deep web, non astrologia. E non seduzione, perché in quello sarebbe stata brava. La domanda di Kieran, invece, la colse totalmente impreparata, perché … perché? Il sorriso assunse una sfumatura morbida, lo sguardo perse la propria lucentezza.
    Il primo passo, anticipava ce ne fossero di secondi e terzi. Che le piacesse una ragazza, che Kieran volesse rimanere, avvicinarsi anziché andarsene. Quelli erano concetti amabili, ma totalmente alieni per l’empatica, che tutto aveva fatto nella sua vita tranne rimanere abbastanza per prendersi - e tenersi - una cotta. Diceva di volere il grande amore, ma non era mai stata abbastanza a lungo da permettere a qualcosa, qualsiasi cosa, di nascere. Era stata addestrata a non esporsi mai troppo, a nascondere chi fosse. C’era un motivo se la maggior parte dei suoi amici erano dei Jamie e dei Grey, e non delle Kieran.
    Loro non le chiedevano niente. Non cercavano di capirla, o di aggiustarla. Non facevano domande, e non si aspettavano risposte. L’amicizia non era così diversa dalle relazioni romantiche: le basi, erano le stesse. Se non avevi colonne portanti, non potevi costruire castelli con nessuno. Umettò le labbra, perché voleva davvero - davvero - da morire, essere il genere di persona da cui una Kieran Sargent avesse potuto andare a chiedere consiglio. Perchè no? Se lo meritava, per una volta, di essere vista e non solo percepita. Non voleva deludere Kieran, e dirle che al massimo avrebbe potuto suggerirle come sbattere la sua cotta al muro e farsi dimenticare l’alba successiva. «il primo passo, uh» riportò l’attenzione su Kier, arricciando il naso divertita. Nel mentre, già che c’era, prese un bicchiere e lo lanciò a Cathy (3pa.) che lo evitò grugnendo (6pd. Bitch). Corrugò le sopracciglia, interrompendo il flusso di coscienza per un necessario «dovremmo davvero attaccare in combo» sara @ elisa perché sti cazzo di zombie sono resistenti.
    Comunque.
    Finse, per pochi secondi, di avere la possibilità di prendersi una cotta. Una reale, di cui non sarebbe stata terrorizzata al punto da andarsene. Cosa avrebbe fatto? «cerca ogni scusa possibile per passare del tempo con lei. Che lavoro fa?» alzò un indice, gaspando ad alta voce. «ah, e presta attenzione a quello che ti dice!! così se cita qualcosa che non conosci, puoi informarti e citarlo la volta successiva!!» Tamburellò l’indice sul labbro inferiore, prestando assolutamente zero attenzione all’ambiente circostante: se Cathy e Rory volevano ucciderla, quello era il momento adatto (Rory: 8pa. Ah ochei). «sii sempre onesta» suggerì, perché le sembrava importante. Detto da una che non lo era mai – e quando lo era, non abbastanza - era decisamente qualcosa. «anche quando ti senti a disagio e preferiresti non esserlo» e ora andiamo alle cose very importanti: «chi è? Hai una foto??» DAI SPILLACI IL TEA. Zombie in avvicinamento: «dai cathy aspetta stiamo parlando di cose serie!!!!!!!!!!!!!!» (Cathy, 2 pa poco convinti).

    how much can i get away with
    & still go to heaven?
    i

    daddy



    non ci capisco nulla di questo duello. fa ridere ma anche riflettere

    facciamo che:
    CATHY: 12 PS || RORY: 10 PS

    ATTACCO RORY (vin): 8pa
    ATTACCO CATHY (kier): 2pa

    non ho scritto gli attacchi difese di questo giro perchè tanto la stronza ha parato. bitch
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    «Un.... libro.... per young adults. In realtà devo ancora definire bene alcuni dettagli, e devo risolvere alcuni punti della trama che rimangono un po’ incerti e privi di senso....sto aspettando l’ispirazione giusta che faccia finire tutti i tasselli del puzzle al proprio posto.»
    Che… non era una risposta. Lydia la osservò un’altra manciata di secondi in attesa di una spiegazione che non arrivò, ed essendo nella parte introversa dello spettro MBTI, strinse le labbra fra loro ed annuì. Era delusa dalla risposta? Sì, ma non abbastanza da premere sull’argomento: rispettava le scelte altrui a non pressare, lei. Se avesse voluto risponderle, d’altronde, l’avrebbe fatto la prima volta, senza bisogno che Lydia insistesse. «sembra interessante» non potè trattenere però il remark sarcastico, perché in fondo – molto in fondo – era pur sempre Annie Baudelaire. Accennò un sorriso divertito, lasciando intendere che avesse capito fosse una replica campata per aria, e andasse bene lo stesso. Se preferiva parlare di lavoro, così fosse. «Uhhh, interessante! E quale dei due preferisci? Sono lavori abbastanza diversi tra loro!» Non dovette pensare alla risposta, forse perfino più naturale del semplice atto della respirazione. Non aveva molte certezze (l’eufemismo del secolo.) ma quella lo era. «l’assistente» se sperava di avere risposte più dettagliate, aveva sbagliato pg di Sara, perché lei non era in grado di argomentare. Cosa avrebbe dovuto dire poi, a una perfetta sconosciuta? Che amasse il suo lavoro perché adorava Nathaniel? Che le piacesse sentirsi utile, e provare a fare la differenza? Che gli special meritassero più considerazione di quella che veniva loro data, perché erano comunque persone -e perlopiù terrorizzate, per dirne una- ? Probabilmente sì. Quello era esattamente ciò che avrebbe dovuto dirle.
    Ma lo fece? No, esatto. Bravi!
    «Magari è solo il panorama sbagliato» Per dipingere un quadro sicuramente sì. Per cercare di ricordare qualcosa di quando ne era stata paziente? Inarcò le sopracciglia verso la scrittrice, guardandola con palese scetticismo. «hai provato l'ipnoterapia? conosco persone che si sono rivolte a degli Psicomaghi per recuperare memorie perdute o semplicemente sopite... con loro ha funzionato.» Passò la lingua sull’arcata superiore dei denti, maledicendosi per aver parlato troppo. Faceva ridere, considerando che aveva detto in tutto dodici parole, ma anche riflettere. «dicono sia pericoloso forzare memorie perse. È altamente sconsigliato» chissà che amici aveva (spoiler: nessuno, in effetti. Ciao Zip!). «speravo uscissero…...da sole……..» si rendeva conto, ammettendolo ad alta voce, di quanto stupida ed ottimista fosse stata. «una volta ho provato con una cronocineta» bisbigliò, più a se stessa che ad Agnes, per ricordarsi che ci avesse provato a spiare nelle proprie memorie; non era andata benissimo. «ma è stato un errore mio. Non avrei mai dovuto chiederglielo» ad Ashley poi, che era pure già mezza andata di suo (bacini Ash). «non importa, davvero. È stato...superficiale da parte mia pensare che venire qui avrebbe risolto qualcosa» aveva vissuto senza Annie per anni(e. Haha), era evidentemente destino che continuasse ad ignorare la Questione. Non una gran perdita, a quanto narrava la leggenda. E visto che Lydia era come Sara: «almeno posso dire di aver tentato» e fine, la questione era chiusa lì, era il momento in cui chiudeva nel cassetto la questione Annie Baudelaire, e viveva di racconti degli altri.
    … quindi avrebbe dovuto parlare con Akelei? Il solo pensiero le metteva i brividi, per diversi motivi.
    «penso che me ne andrò. tu rimani?»
    "i keep saying it is what it is but like... what is it"
    - lydia hadaway, 26
    now playing: to the grave
    I was feeling empty,
    a feeling with uncertainty
    I couldn't be left inside a room with me
    Now I believe running
    only gets you where you see

    SANDI FOR THE WIN NE CHIUDONO UN'ALTRA?????????????????
  15. .

    the gloomy tapes, vol. 2
    rebels
    call me karizma
    code by eliandi
    dakota wayne
    24
    healer
    rebel
    Assolutamente non c'era nulla di cui essere imbarazzato quando un ragazzo carino, disponibile, attratto dagli uomini, che ti ha appena matchato su un'app di incontri, ti tocca il braccio sorridendo !!! tutto nella norma!! disagio chi!!!
    «Certo che mi ricordo!» ovvio. certo. Perchè non avrebbe dovuto? «scusa.» di cosa? Boh, di essere un caso umano.
    Ricambiò il sorriso, cercando di calmare il proprio respiro perchè il sangue continuasse a scorrergli normalmente; da bravo guaritore, sapeva perfettamente che il motivo per cui non stava funzionando come un normale essere umano, era che il sangue gli fosse andato alla testa rendendo difficile pensare lucidamente (???). O forse soffriva solo d'ansia.
    come dicevamo: «-deve esserci stato un errore...» «unless.........»
    «ah ah ah» oddio unless . UNLESS COSA? CHE INTENDEVA.
    «vuoi sederti?» sarebbe stato strano rifiutare? Infondo erano solo due pals being dudes. niente di ambiguo.
    ...no davvero ora sembra che Dakota ci stesse effettivamente pensando ma era solo (flattered, ok, ma soprattutto) a disagio. Le uniche volte in cui flirtava era quando era chiaramente per scherzo, quando erano completi sconosciuti che tanto non avrebbe mai più rivisto e poteva scherzare, o al massimo con persone che Jason non conosceva.
    Wren era troppo reale, e per questo imbarazzante.
    Si sedette, mani incrociate in grembo e cellulare sul tavolo.
    «non devi scusarti di nulla... Posso offrirti qualcosa da bere?» «NO!» chiamiamola pure fragile masculinity «ho i soldi. Ho un lavoro!» ????
    «nessun errore, Dak... è stato una sorpresa trovare il tuo profilo — e no, non perché penso tu non sia il genere di persona da app di incontri... Ma anche, in effetti.»
    ignoriamo il "nessun errore" perchè damn. Ok. «non lo sono infatti» storse il naso e non ebbe tempo di aggiungere altro.
    «Piuttosto, credevo fossi felicemente fidanzato?»
    «LO SONO!» lo disse un po' troppo velocemente, e si schiarì la voce per ripetere, con più calma: «sì sì, lo sono»
    «O forse è un nuovo gioco di coppia... C’è anche Jaz?»
    E mannaggia al wall maria, ovviamente pensò alla cosa. Lui, Jason, e Wren? Insieme? Non era certo di avere una risposta logica alla proposta. Dove avrebbe-... entrambi erano-... oppure... loro-... e chi avrebbe-...? lui sarebbe stato da entrambi-...
    Se non fosse stato già rosso, sarebbe arrossito adesso.
    dakota.exe stopped working.
    Di nuovo tossì per cercare di riprendere il controllo, portando le mani sul tavolo e giocando con la cover del cellulare nervosamente.
    «No! No davvero, scusami, è stato- un grosso malinteso. Un'amica mi ha iscritto all'app, un po' per scherzo, voleva facessi... esperienza? Ahaha- NON QUEL TIPO DI ESPERIENZA NIENTE THREESOME non ne ho mai parlato con Jaz, non credo che- oddio forse? NO CIOE no. Scusa. Nel dubbio !!!!!!! Coppia felice. Stiamo bene. Sono sull'app solo per» agitò le mani in aria «errore? ahahah» pausa. «...potresti non dirlo a Jason? Lo amo ma non so se.... lo troverebbe divertente come me» e avevano già ottimi motivi per litigare (ad esempio per convivere aha ahah) non servivano pretesti. Iniziò a frugare in borsa, ansioso di cambiare discorso e di farsi perdonare «non volevo farti perdere tempo, giuro, scusa. Guarda se vuoi- vuoi un regalo in cambio della tua disponibilità? Ho una- uh- un traduttore di draconico! È carino, lo attacchi all'orecchio e capisci i draghi- oppure una chiave che apre le porte? Boh, magari sei un ladro NON TI DO DEL LADRO però sai per il tuo- nostro- il secondo lavoro- forse è utile perchè non sei un mago? Non che ci sia niente di male a non essere un mago! Sto dicendo cazzate sto zitto.»
    life is short
    stay awake for it



    regali del calendario dell'avvento
    CITAZIONE
    19) [ON] una chiave che apre qualsiasi porta chiusa (purchè non sia chiusa con un incantesimo di magia superiore; funziona come un alohomora)

    20) [ON] un traduttore di draconico. con questo addosso, potrete comprendere e farvi comprendere dai vostri amici draghi!

    chissà se wren li accetta entrambi e resto senza .
97 replies since 2/7/2020
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