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[ ouroblivion | eddie + ?? ]

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    the 'fun' in 'funeral'

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    la botta doveva essere stata più forte del previsto.
    il sangue che gli colava denso negli occhi ne era una dimostrazione, ma non era solo quello — i passi incerti, lo sguardo smarrito, le mani a cercare tentoni un muro contro il quale appoggiarsi. il contenuto dello stomaco, rigettato sul marciapiede pochi minuti prima, era solo un lontano ricordo
    come tutto il resto.
    il giovane uomo che barcollava tra i vicoli di dark street era chiaramente Edward Moonarie, e allo stesso tempo non lo era: se gli avessero chiesto in quel momento chi fosse, non avrebbe saputo rispondere. sul come si sentisse, invece, forse qualche idea ce l'aveva, ma la confusione faceva da padrona sul dolore per il colpo subito, e bruciava certamente più del taglio che gli avevano aperto sul lato della testa; probabilmente con una bottiglia rotta, ma anche quel dettaglio era passato in secondo piano. cosi come il motivo che lo aveva spinto nella parte più infima della città, dove difficilmente avrebbe trovato aiuto — si torna sempre dove si è stati bene, dicono.
    tolse il sangue che gli si era incollato alle ciglia, passandovi sopra il dorso della mancina quasi sovrappensiero, senza risolvere assolutamente nulla; il cuore, che mai prima di quel momento lo aveva tradito, ora gli martellava nel petto frullando le sue ali di uccellino spaventato e chiuso in gabbia «sander?» fu poco più che un bisbiglio. interrogativo, sospeso, colmo di speranza e di terrore; incredibile da sentire, se prodotto dalle labbra di Eddie. persino negli occhi grigio verdi, ora troppo grandi sul viso pallido, non c'era alcuna traccia del mangiamorte.
    ma di un ragazzino dal sorriso benevolo, forse si.
    forse qualcosa c'era.
    non che lui potesse rendersene conto, ovviamente; anzi, nel pronunciare quel nome la fronte del giovane si corrugó: non aveva la più pallida idea di chi fosse Sander. eppure «sander, sei qui?» lo ripeté ancora, avvertendo il sapore metallico del sangue sulle labbra, inoltrandosi in un vicolo. uno di quelli dove Edward Moonarie girava spesso senza fregarsene il cazzo dei brutti incontri che avrebbe potuto fare, perché di solito era lui il più brutto degli incontri. non doveva nemmeno ricorrere alla violenza, perché di solito la gente si pentiva anche solo di averlo conosciuto — un potere che Julius (the 4h) Winston nella sua vita non aveva mai provato.
    lui era quello leale, che si faceva in quattro per le persone, sempre allegro qualunque incubo lo tenesse sveglio di notte, con il terrore di non essere adeguato; li dove Eddie ne faceva una scelta di vita: fuori posto, fuori luogo, una cazzo di sanguisuga che avrebbe tranquillamente lasciato morire il proprio compagno di avventure se avesse trovato qualcosa di più divertente da fare.
    e sottolineiamo divertente, non importante.
    che poi il mangiamorte avesse un concetto di divertimento tutto suo, si sapeva.
    persino prendersi una bottigliata a tradimento da un tizio che fino a poco prima stava sdraiato faccia a terra perché lui ce l'aveva sbattuto, poteva essere una deviazione interessante sulla tabella di marcia; prenderle non era mai stato un problema, per Eddie. significava solo che poteva restituirle, con il doppio della kattiveria e un sorriso stampato in faccia. non teneva mai conto delle conseguenze, il Moonarie, e quel giorno forse era giunto il suo momento di pagare pegno.
    «ehi..» cercava di fare suoi gli imput razionali che il corpo gli inviava, odore di immondizia e fumo nelle narici, il muro grezzo ad intaccare i polpastrelli, perché senza quelli era piuttosto sicuro che il suo cuore avrebbe ceduto; non c'era nient'altro al quale potesse aggrapparsi, no thoughts head empty — anche se non proprio, giusto? qualcosa c'era, barlumi di una vita passata che quella attuale aveva spazzato via seppellendoli sotto una scorza impenetrabile di follia e irrazionalità, ma che ora saltavano fuori in modo casuale approfittando di un black-out inaspettato «sei..» c'era qualcuno, nel vicolo.
    qualcuno che Eddie non poteva vedere con chiarezza, troppo sangue ad imperlargli le ciglia, troppo forte la fitta a pulsare nelle tempie.
    si fece incontro alla figura, passi incerti ma fiduciosi: lo era stato sempre, July the Fourth, fino all'ultimo istante «papà?» chiese, tentando di liberarsi dal velo cremesi che colorava il suo mondo di rosso, occhi socchiusi e schiena a premere contro la parete alle sue spalle. era più facile si trattasse di uno spacciatore, visto dove si trovavano, ma perché spezzare così le speranze di un povero ragazzino innocuo, suvvia.


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    CITAZIONE
    prompt: perdi la memoria per 24 ore. ti ritrovi a vagare senza una meta in un luogo che per qualche motivo ti dà delle sensazioni particolari, come se in una vita passata l'avessi percorso — e che in realtà è un posto molto importante del tuo passato (anche recente). senti i pensieri offuscarsi e l'attacchino di panico che arriva come un treno. glhf
     
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    Gli mancavano i bei momenti in quel di Bodie, California, in cui gli abitanti lo circondavano con torce accese cantando in latino per liberarlo dal demonio. Ah, la nostalgia dei tempi andati che lo prendeva sempre nelle giornate in cui il sole faceva capolino oltre la spessa nube britannica, costringendo moralmente gli abitanti ad uscire per prendere un gelato. Non pensava che gli sarebbero mai mancati quei piccoli bastardi, ma al peggio non c’era fine. Strinse i denti, accennando un sorriso alla bambina che continuava imperterrita a premere la faccia contro il vetro dei gelati.
    Ma che cazzo di problema aveva.
    «p-p-p-prossimo» ringhiò fra i denti, salutando la famiglia con un cordiale ed amichevole cenno con la mano; se divenne o meno un dito medio, non vi è dato saperlo. Vi basti ricordare che fosse stato impiegato del mese per tre mesi di fila.
    (Quindi sì. L’aveva fatto.)
    Era già pronto a sputare nella coppetta del cliente successivo – che non aveva fatto niente per meritarselo? Esatto, ma il karma era una puttana e Barbie peggio. - quando lo vide.
    Ora.
    Barnaby Jagger sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel giorno. Sperava di no? Certo: il guaritore odiava i problemi, e quello lo era. E sapete cos’altro odiava? (Tutto) Le domande. Non le capiva, né comprendeva, perché qualcuno si sentisse in dovere di fargliene. Non l’avevano visto in faccia? Chiaramente non sapeva un cazzo di niente e non aveva soluzioni ai loro problemi. Aveva partecipato alla prima guerra mondiale; vendeva gelati. Avrebbe dovuto essere una risposta da sé. E non iniziamo con - «possiamo parlare?» Ecco. Proprio quello. Il Jagger diede un’occhiata alla fila dietro Mac, mostrandogliela con un cenno della mano ed uno strano verso di gola a metà fra un eh e un duh? che fece impallidire maggiormente il fu Bodiotto di Sacramento, ma non ebbe… non poteva dirgli di no. Semplicemente, non poteva. Perchè a suo modo, l’aveva visto crescere; perché, a suo modo, sapeva cosa significasse essere dalla sua parte; perché, in qualche assurdo gioco del destino, era pur sempre stato suo fratello. In un’altra vita, gli aveva sorriso e domandato se gli insegnasse a suonare la chitarra; con un altro Barbie, l’aveva portato con sé ovunque come un cazzo di santino di ale jr nel portafoglio.
    Perchè un altro Mac, l’aveva seguito fino al secolo precedente.
    Per un battito di ciglia, desiderò essere qualcun altro. Qualcuno di più comprensivo, di più empatico, di più tutto quello che non era e non poteva essere. Barnaby Jagger non era fatto per quel tipo di responsabilità. Non era fatto per la richiesta che leggeva negli occhi grigi del Corvonero, per lo statico nervosismo con cui continuava a tirare le maniche della giacchetta. Allungando una mano di lui, avrebbe trovato solo un cinque, e solo se fosse stato fortunato.
    Avrebbe dovuto saperlo. A Bodie c’erano stati insieme, e prima ancora di sapere chi fossero l’uno per l’altro, Barbie aveva sempre fatto del proprio meglio per distruggere le speranze del ragazzino sotto il tallone della scarpa: se ne andranno senza di noi; sarai morto per quando nasceranno; magari neanche si ricorderanno di te. «ok» Mac si guardò nervosamente attorno, ma Barbie non accennò a spostarsi in un posto più intimo, rimanendo saldamente dietro la cassa a bloccare la fila. Perchè avrebbe dovuto? Sarebbe stato breve, e indolore.
    Breve, e indolore.
    «volevo...parlare di…? Cioè… se...»
    «n-n-no» chiarì subito, così, a scanso di equivoci. Sarebbe stato dannoso per entrambi farlo proseguire in un discorso che, ovviamente, nessuno dei due voleva affrontare - altrimenti perché aspettare? Gwen gliel’aveva detto subito, quando aveva rivelato loro del 2043. Settembre. Si era fatto due domande, e dato due risposte, nel non vedere nessuno dei due approcciarlo nei mesi successivi. Probabilmente non sarebbe cambiato nulla, e l’espressione di Barbie sarebbe stata la stessa indossata quel giorno – annoiata; grezza – ma forse avrebbe cambiato tutto, che fossero andati a cercarlo il giorno successivo. Magari per insultarlo; per chiedere perchè non avesse detto niente; per vedere le foto dalle quali si erano cancellati.
    Niente.
    E arrivava, mesi dopo, per avere...cosa? Cosa voleva da lui? Rassicurazioni? Fare una chiacchierata fra amici? Aveva perfino smesso di andare a trovare Mads, come se la Wesley c’entrasse qualcosa. «n-n-non c’è b-b-bisogno d-d-di p-p-parlarne» fece spallucce, come se la questione non lo toccasse minimamente. Avrebbe voluto fosse così; avrebbe voluto non provare quel fastidio al petto, gemello di quello che aveva sentito quando Zac gli aveva aperto la porta del suo ufficio la prima volta non dando segno di riconoscerlo. Perchè era stupido, no? Insensato. Odiava le cose stupide e insensate, quelle troppo astratte e morbide perché potesse stringerle fra le dita e gettarle via volontariamente. «n-n-non ha importanza» lo ripetè ad entrambi, guardando annoiato un punto oltre le spalle dell’Hale. Anche se, ed era un grosso se, fosse venuto lì per… qualcosa, Barbie non avrebbe saputo come darglielo. Non era Sander; non poteva essere il cardine di cui chiaramente il ragazzo, da sempre, aveva avuto bisogno. Soprattutto, non voleva esserlo, perché era troppo faticoso e lui non ne aveva sbatti, ok? Non aveva firmato nessun foglio che lo costringesse a fare da badante a non più adolescenti con crisi d’identità. Se voleva conforto, Barbie era la persona sbagliata.
    Meglio un taglio netto e chirurgico.
    «n-n-n-non c-c-cambia un c-c-cazzo» Abbassò lo sguardo giusto in tempo per vedere l’esatto, preciso momento, in cui qualcosa si ruppe. Non avrebbe saputo dire cosa, e non era (non è?) compito suo deciderlo. E se in parte, in parte, si sentì in colpa e bugiardo, cazzi suoi: l’avrebbe aggiunto alla numerosa lista di difetti con cui conviveva da ventotto anni, e ci avrebbe dormito un’altra notte. «f-f-fai p-p-prima a d-d-dimenticarlo» nessuno poteva fargli causa, se il tono si fosse lievemente addolcito. Se un po’ si maledisse per essere stato Barnaby Jagger TM senza un minimo di filtro, nel notare come le spalle dell’altro si fossero fatte curve e pesanti, le ciglia a battere frenetiche. «p-p-pensa al tuo f-f-futuro. S-sei all’ultimo a-a-an-anno n-no?» quando Mac annuì, battè le mani fra loro, facendolo sussultare. Umettò le labbra, notando come le persone dietro l’Hale iniziassero a spazientirsi.
    Sentendo la propria risoluzione, indebolirsi.
    Era meglio per entrambi. Davvero. Magari non quel giorno, ma un giorno l’avrebbe capito.
    Avrebbe potuto dirgli cento e mille cose, in quel momento.
    «q-q-quindi il g-g-gelato l-lo v-v-vuoi?» Ma non lo fece, perché era pur sempre Barnaby Jagger. Lo guardò
    (avere un mental breakdown con la porta. Cercare di aprirla spingendo, invece di tirando com’era scritto sul cartello. Non lo aiutò solo perché pensava avrebbe peggiorato le cose, e fu molto maturo e responsabile da parte sua, grazie tante)
    andare via con il gelato stretto fra le mani come il peggior insetto immaginabile, e non fece niente.
    Sospirò.
    Gwen gli avrebbe fatto un culo epocale.

    Pensava che la cosa più strana e assurda del giorno fosse già successa.
    Invece era arrivato un cliente, trafelato e dall’aria preoccupata, che gli aveva domandato (a lui. Ma dov’era quell’infame del Tryhard quando c’era tutto quel movimento in negozio?) se sapesse cosa fosse successo nei pressi dello Spacobot, come se la questione potesse interessare il Jagger. «n-n-no.» «ma c’era il tuo collega!! quello!!!» indicò una foto di Eddie.
    Gli interessava ancora meno. «s-s-sono s-s-sconvolto.» «DOVRESTI!!! Gli hanno dato una bella botta in testa!!! Quando me ne sono andato, girava senza senso per i vicoli cercando un certo Sandro?» No, aspetta… Gli avevano dato una bella botta in testa SENZA DI LUI? Attendeva quel momento da anni, Barbie. Non si stupì del fatto che nessuno avesse prestato soccorso, e fossero invece andati nel luogo di (non.) lavoro a spargere pettegolezzi – era così che funzionava il mondo – e nessuno battè ciglio quando dichiarò il locale chiuso, e domandò un passaggio per Dark Street.
    Che amore. Tutto per aiutare il suo amichetto!
    […] «papà?» Era bellissimo. Si meritava esattamente quel genere di sollazzo, il Jagger, dopo una giornata così di merda – anche perché dubitava che la Markley gliel’avrebbe data, non le piaceva quando faceva piangere i “suoi” bambini. Duh. «t-t-t-ti p-p-piacerebbe» lo studiò di sottecchi, domandandosi quanto la situazione fosse tragica. Abbastanza da rimanere nei paraggi? Sì. Ma da fare qualcosa in merito? Eh. Magari dopo. «s-s-sai quante d-d-dita s-s-sono?» e se le sfarfallò cambiandole rapidamente davanti alla faccia di Eddie, era solo fuckin karma. «o c-c-chi s-s-sei? T-ti aiuto: fa r-r-rima c-con b-b-bronzo» sorrise, una spalla poggiata al vialetto.



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    un sogno. aspettavo questo momento da tutta la vita. #baddie for life
     
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    «t-t-t-ti p-p-piacerebbe»
    quando la figura uscì dalla penombra del vicolo, e il trenta(tre? quattro? ho perso il conto)enne poté vederlo meglio nonostante la patina di sangue a velare lo sguardo, avvenne una cosa inaspettata: del panico a riempire gli occhi chiari minacciando di traboccare, improvvisamente non ci fu più traccia. al suo posto, sul volto imbrattato di Edward Moonarie apparve un cipiglio severo, addirittura mani chiuse a pugno e premute sui fianchi come una vera mamma™ — gli mancava la classica ciabatta da usare come arma contundente, ma l'effetto finale era lo stesso «sander.» con tanto di punto finale.
    lo aveva ripetuto mille volte, quel nome, like a mantra.
    e ogni volta il tono severo del quattordicenne era andato scemando in un sorriso, quello tutto fossette tipico di chi ad essere severo proprio non è in grado; non avrebbe mai dovuto fare il baby sitter, julius winston, perché gli sgagni se lo rigiravano inevitabilmente come una frittatina di soli albumi «sander!» ripeté, questa volta senza punto, questa volta con un distendersi di labbra che era del tutto prevedibile e inevitabile — la differenza stava nel fatto che quando sorrideva eddie, con quei canini esposti ed una luce febbrile ad illuminare le pupille, i vibes di tenerezza e affetto rimanevano lontani anni luce.
    un problema che comunque non toccava Barbie da vicino, perché la momentanea lucidità negli occhi del Moonarie svanì rapida come si era palesata: un attimo prima sorrideva, quello dopo gli tremava il labbro inferiore, schiena addossata al muro, iridi grigio verdi a schizzare irrequiete dal guaritore all'ingresso del vicolo «cosa succede?» una domanda non strettamente rivolta al suo nuovo interlocutore, ma ad un pubblico più ampio di bidoni dell'immondizia, calcinacci e serrande abbassate che non potevano dargli alcuna risposta. ah, se i muri avessero potuto parlare! avrebbero sicuramente riconosciuto quell'eddie che sfilava portafogli e raggirava i turisti con esperta leggerezza, lo stesso fin troppo spesso a minacciare piccoli criminali chiudendoli spalle al muro come topi in trappola.
    ma di quel giovane uomo addossato alla parete ruvida, tremolante e spaesato quanto un gattino bagnato, nemmeno loro sapevano niente.
    «s-s-sai quante d-d-dita s-s-sono?» quattro, tre, quattro, due «no» sconsolato, affranto — il moonarie si sarebbe limitato a scattare in avanti per mordere le dita del minore, ma per il momento la mano di Barbie era salva. con la propria Eddie tentò ancora una volta di levarsi il sangue dagli occhi, ma inutilmente: era diventato viscoso come colla, un fatto non del tutto negativo; almeno non zampillava più «o c-c-chi s-s-sei? T-ti aiuto: fa r-r-rima c-con b-b-bronzo» era davvero un peccato che le battute del jagger andassero sprecate in quel modo! meritavano in risposta un sorriso con troppi denti appuntiti, qualcuno che con fierezza sollevasse il mento e urlasse 'stronzo!' ai quattro venti; il mangiamorte ferito invece si limitò a sbattere più volte le ciglia, in evidente stato confusionale «non.. mi ricordo. o-oronzo?» si toccò la testa, con una smorfia di dolore quando le dita trovarono la ferita sulla tempia «fa male.. e ho-» si interruppe, all'improvviso, gli occhi nuovamente sgranati a fissare il buon Barbie «mr stark i don't feel so good» (cit.) e in effetti bene Edward non stava per niente, ma la botta in testa questa volta centrava poco. si era abituato a quella sensazione, il moonarie, come un risucchio all'interno dello stomaco, ma l'eddie cui era stata spaccata una bottiglia sulla crapa con conseguente trauma cranico e amnesia momentanea che ne poteva sapere — e comunque fu solo questione di un attimo.
    [meanwhile, king: ah shit, here we go again]
    come per magia (ahah), a navigare in una maglietta dalle spalle troppo larghe c'era un ragazzino emaciato e ricoperto di sangue; stessi occhi chiari, capelli biondi scuro incollati al cranio; sembrava stare su per miracolo, Sandwich, pronto a cadere alla prima folata di vento. solo che non era affatto così, giusto? «ho paura» stoico, tiró su con il naso e trattenne le lacrime li dove Barbie poteva comunque vederle, impedendo loro di traboccare oltre le ciglia «aiutami?» suonava effettivamente come una domanda, tanto per sottolineare quanto fosse perplesso, lui in primis. poi fece quello che avrebbe fatto Eddie, una mossa istintiva capace di trascendere persino la memoria stessa: un po incerto sulle gambe, il ragazzino si lanciò addosso al guaritore, stringendogli forte forte le braccia attorno alla vita, il faccino terrorizzato (che immagine surreale) premuto contro il suo petto.
    almeno non aveva ancora tentato di strozzarlo, sono passi avanti.


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    «sander.»
    Barbie si fermò.
    Lì, in mezzo al vicolo buio e maleodorante nel quale non era stato affatto difficile trovare il Moonarie in stato confusionale, fra pattumiera e roditori affamati - a casa, in pratica - perchè, fra le tante cose che avrebbe potuto dirgli, mai avrebbe immaginato... quello. Corrugò le sopracciglia, un brivido nel rendersi conto di star guardando un estraneo dal volto familiare (non la prima volta che gli capitava; non l'ultima): c'era qualcosa di lucido, ed estremamente non Eddie, nell'uomo che lo studiava a pochi metri da lui.
    In quel «sander!» con cui lo richiamò all'attenzione, sorridendo come se tutto quello avesse avuto perfettamente senso.
    Non lo aveva.
    Come... come faceva a sapere fosse lui (-semi cit). Eddie e Barbie non avevano mai parlato del 2043, di quel Sander Bitchinskarden che suonava alieno e sbagliato pronunciato da Eddie a quel Barbie, l'ombra offuscata di quel che era stato. Il Jagger neanche sapeva che l'altro sapesse, per l'amor di Dio, e ora quello se ne andava a sbandierare un nome che non gli apparteneva più come fosse la cosa più ovvia e giusta del mondo? Cristo santo, ma che cazzo di botta in testa gli avevano dato, per mandarlo così in errore - ed orrore, se l'aveste chiesto al guaritore ancora immobile, l'espressione inflessibile che ben poco si addiceva a chi era solito indossare noia e pallido divertimento.
    Sander. Di nuovo. Proprio quel giorno, poi. Non se lo meritava.
    «cosa succede?»
    You're confused? i'm fuckin confused, bro.
    L'istinto di sfotterlo era troppo forte perchè il Guaritore potesse resistere, malgrado l'altro fosse malconcio e pietoso. Vorrei dire che fosse il suo copy mechanism perchè terrorizzato da quanto stesse succedendo, ma sarebbe stata una cazzata: Barnaby Jagger era semplicemente una merda. C'era poco da girarci attorno. Era un bastardo secolare che trovava intrattenimento nella miseria altrui, come dimostrava con le maratone di reality tossici che si faceva in segreto con la Kentucky (aka: Sersha) ed il fatto che di fronte ad un uomo sanguinante, un uomo che conosceva, si prendesse gioco di lui piuttosto che prestare soccorso.
    Quello, era Barbie. Non un gran logico, nè portato a pensare prima di agire; non era empatico. Dopo anni sepolto sotto i sensi di colpa, da quando aveva scoperto che sua moglie e suo figlio si fossero salvati, e non fossero mai morti, Barbie Jagger ne era uscito più menefreghista di prima, impermeabile alla morale che colorava le vite altrui.
    Vaffanculo era il suo nuovo cazzo di mantra. Sono troppo vecchio per questa merda (bengali: triggered).
    Poi se la gente ci si metteva d'impegno a strizzargli i coglioni, cos'altro vi aspettavate?
    «non.. mi ricordo. o-oronzo?» Il sorriso di Barbie si appiattì, gli occhi ridotti ad una fessura. Non esisteva forma e modo, e mondo, in cui Edward Moonarie potesse non cogliere quell'allusione - era semplicemente contro natura. Perfino Julius, con uno stizzito linguaggio!, avrebbe colto quel sottile tentativo di umorismo tossico del Jagger.
    «fa male.. e ho-»
    Aveva sviluppato un Istinto TM, per quei momenti. Un sesto senso che avrebbe fatto l'invidia di Gwen, il cui terzo occhio socchiuso non riusciva a prevedere neanche il meteo del giorno affacciandosi alla finestra. Qualcosa di primordiale, creato dai primi uomini per salvarsi la pelle dai pericoli di notti senza luna e stelle.
    «n-n-no» alzò un dito, piantandolo contro il naso del Moonarie. Già era difficile sopportare, e sopravvivere a, Eddie, ma - quello? Quello davvero *clap* non *clap* se *clap* lo *clap* fuckin meritava. «n-no, eddie - m-m-merda» Sospirò. I sospiri andavano sempre per la maggiore, in famiglia.
    Abbassò lo sguardo su vestiti larghi e pelle stretta. Non sapeva perchè ogni tanto, a cazzo, Eddie tornasse bambino - non gli era mai importato abbastanza da domandarselo, tanto era un problema in entrambe le età - ma se non fosse stato così un piccolo infame di merda, gli sarebbe dispiaciuto che tra tutte le età a cui potesse tornare, gli fosse toccata proprio quella: la pre adolescenza, con quegli arti tutti lunghi e deformi che lo facevano apparire uno scoordinato ragnetto albino. Non si era accorto di aver chiuso gli occhi, forse sperando che le palpebre abbassate lo collegassero direttamente a Dio e lo salvassero da quello strazio, ma quando li riaprì, si ritrovò a guardare Sandwich.
    In - in lacrime.
    Cristo santo. Ma che cazzo era successo.
    «ho paura»
    Anche Barbie, ma non glielo disse. Non avrebbe saputo dire di cosa, in ogni caso.
    «aiutami?»
    E quello sgagnetto insensato, sporco di sangue e lerciume, gli strinse le mani alla vita e lo abbracciò.
    Così, a caso. Come se Barnaby Jagger fosse davvero in grado di aiutare qualcuno. Gli venne da ridere, ed un po' istericamente, alla fiducia immeritata riposta nei suoi confronti. «m-m-m-minchia eddie. s-s-se volevi un oscar c-c-c'erano m-m-modi m-meno r-r-rompicoglioni» ma aveva anche sinceramente paura, quindi la voce suonò meno decisa e meno pregna di derisione di quanto avesse voluto. Poggiò una mano sulla sua testa, come uno dei ganci nelle macchinette per recuperare peluche alle fiere, e lo spostò allontanandolo da sè. Gli girò il viso, cercando la ferita ancora aperta ed eventuali altre emorragie interne che stessero causando... qualunque cosa stessero causando. Non voleva farsi troppe domande. Tendeva a non apprezzare le risposte. Quello che sapeva, però, era che non fosse più divertente, perchè sembrava l'inizio di un cazzo di film dell'orrore: Barbie era duro a morire, ma non eterno. «s-s-se m-m-mi stai p-p-prendendo p-per il c-c-culo, l-l-lascio il bde» sibilò fra i denti. Il motivo per cui sopportava quella testa di minchia, era che fosse troppo pigro per cercare un'altra occupazione, ma quello era un po' troppo sopra le righe perfino per Eddie, ed anche il Jagger aveva i suoi limiti.
    Barnaby Jagger non era cattivo, solo un gran cazzone. Se qualcuno aveva bisogno di una mano, pur facendolo pesare ad ogni momento, l'avrebbe fatto, e non voleva... non voleva che Eddie morisse.
    Non avrebbe lasciato quella soddisfazione a qualcuno senza nome e senza faccia.
    E in parte - minima - gli sarebbe mancato. Probabilmente. Era pure un modo di merda di morire, quello lì.
    Quindi.
    Fece assorbire il sangue, curò la ferita, si assicurò che non rimanessero lesioni permanenti - sul danno alla nascita, non poteva fare niente - e lo osservò con occhio critico e clinico. «t-t-ti c-chiami edward m-m-moonarie. r-r-rompi il c-c-cazzo p-p-per v-v-vivere. n-n-non so quanto anni t-t-tu abbia. n-nè d-d-dove v-v-vivi.» quindi, quello era quanto sapesse di lui e potesse condividere: nome, e mansione lavorativa. «n-n-non s-s-sono -» deglutì, spostando lo sguardo oltre le spalle del bambino. «sander.» in quel momento, gli veniva difficile credere di esserlo mai stato. «s-s-sono b-b-barbie. un» amico? Probabilmente.
    Lo guardò comunque serio, perchè neanche in quelle condizioni era abbastanza intenerito da ammetterlo: per quanto ne sapeva, era tutta una farsa. Ce l'aveva, quell'indole da primadonna. Cercò di ricordare se il giorno prima avesse ignorato i suoi messaggi, causando una crisi d'ego che l'avesse portato a quello.
    La risposta era: sì. Barbie ignorava i messaggi di tutti, fatta eccezione per le dirty talk con Gwen. Non doveva pensarci molto.
    «c-c-colleghi» indicò la divisa che ancora aveva addosso, stampandosi un falso sorriso da bancone sulle labbra. «t-t-tadaaan?»

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    "perfino Julius, con uno stizzito linguaggio!, avrebbe colto quel sottile tentativo di umorismo tossico del Jagger"
    awww, come papà! ciao mitchell, ovunque tu sia, infamone ♡
    ma torniamo a noi, anzi, a loro: un ragazzino sanguinante e confuso e un ragazzo non sanguinante ma altrettanto confuso. se fossero state due persone diverse, Eddie e Barbie, di fronte a quella scena qualcuno avrebbe potuto persino intenerirsi — gli occhi del minore, troppo grandi nella penombra del vicolo, vedevano solo il jagger, la paura lo faceva pendere dalle sue labbra. e quando gli si aggrappó addosso, nascondendo per un attimo il volto nel petto di barbie, quel gesto fu così istintivo, intimo, che per un passante casuale non sarebbe stato difficile credere in un fratello maggiore intento a consolare il minore.
    era tutto il contesto ad essere terribilmente sbagliato.
    quella stradina puzzolente all'interno del più malfamato dei quartieri, i vestiti sgualciti e troppo grandi del ragazzino, il sangue a colargli dalla fronte, lo sguardo colmo di terrore del più grande ora che le braccina gli si erano strette intorno alla vita. quasi si aspettasse di venire accoltellato, o derubato — tutto, tranne che una richiesta di aiuto.
    eppure fu proprio quello che Barbie ottenne, perché mentre nascondeva il visetto bagnato di lacrime contro la divisa da gelataio, il quattordicenne non era Edward Moonarie, e tantomeno Sandwich Anidiot. non aveva idea di chi fosse, sebbene la botta in testa avesse riportato a galla briciole di un'esistenza ormai cancellata da tempo con un colpo di spugna forse un po' troppo frettoloso; poco accurato.
    «m-m-m-minchia eddie. s-s-se volevi un oscar c-c-c'erano m-m-modi m-meno r-r-rompicoglioni» il ragazzino sbatté rapidamente le palpebre, quasi seguendo il ritmo del tartagliamento: se gliel'avessero chiesto, avrebbe risposto che capiva tutte quelle parole prese singolarmente, ma gli sfuggiva il quadro completo. innanzitutto «chi è eddie?» tirò su con il naso moccioloso, dopo averlo strofinato sul petto di Barbie e aver così ripulito alla bell'e meglio una candela lacrimosa (per rimanere in tema horror, tratto da quotidiane storie vere. chissà se vale come vibe della settimana), grandi occhi verde acqua a cercare quelli del maggiore. ma senza lasciare la presa «tu sei oscar?» altra domanda fondamentale. fosse stato meno sconvolto e dolorante e confuso forse non sarebbe riuscito a trattenere l'impulso di aggrottare la fronte davanti a quell'uso così improprio dell'aggettivo rompicoglioni — o sorridere in modo affilato, privo di ironia, con una certa fierezza.
    gli estremi di uno spettro emotivo che non ammetteva vie di mezzo.
    tranne che in quel preciso momento. perché si trovava in un limbo, quel quattordicenne: non oppose resistenza sotto il tocco deciso di Barbie, ruotando il capo quando l'altro fece pressione con le dita, una smorfia di dolore a piegare le labbra. stava comunque facendo uno sforzo per darsi un contegno, il che spiegava perché avesse momentaneamente chiuso i rubinetti; qualcosa, nel recesso della memoria - una voce fastidiosa e acuta, colma di stizza - suggeriva un comportamento più da uomo. il dodicenne che fu Edward Moonarie aveva riso di fronte al sibilo di sua madre, ma quel ragazzino sanguinante in un vicolo non aveva niente da ridere. «s-s-se m-m-mi stai p-p-prendendo p-per il c-c-culo, l-l-lascio il bde» alla sola idea, gli occhi chiari del quattordicenne si sgranarono: Barnaby Jagger era diventato, nel giro di pochi millesimi di secondo, la sua unica certezza — non avrebbe MAI! potuto prenderlo in giro «no! te lo giuro! fa male davvero..» oh, quelle lacrime che minacciavano di traboccare, ancora; anche se forse, forse, in quelle iridi annacquate e innocenti qualcosa si era acceso.
    uno scintillio familiare, ma velato.
    per l'ennesima volta tirò su con il naso, le labbra strette una contro l'altra e il mento sollevato come farebbe qualunque bambinetto che tenta con poco successo di darsi un certo tono, anche se il guizzo frenetico sotto la pelle tesa della mascella mentre Barbie faceva qualunque cosa stesse facendo la diceva lunga sulla quantità di paura che provava. non tanto perché si sentisse piccolo e indifeso, dentro quegli abiti troppo larghi, o perché fosse ferito: era il non avere assolutamente alcuna idea di cosa stesse succedendo, a terrorizzarlo. eppure, quando il dolore si fece meno intenso e quel ritmico pulsare dentro la testa, che lo aveva accompagnato nell'ultima ora e mezza, cessó improvvisamente di martellargli tempie e timpani, baby eddie-sandwitch-julius riuscì comunque a strapparsi un sorriso estasiato — l'invidiabile resilienza dei /bambini/ «vabbe ma come hai fatto! mi sento già molto meglio!» e per dimostrarlo saltelló sul posto un paio di volte, tenendosi i jeans con una mano, del tutto ignaro del modo in cui Barbie li stava guardando.
    ma all'elenco delle info si fece più attento.
    guardingo.
    orecchie ben tese e sopracciglia inarcate.
    una smorfia a quel 'rompi il cazzo per vivere' che sembrava quasi nascondere un sorrisetto sottostante: involontario, anche questo. semplicemente un Eddie che tentava di riemergere in superficie «che c'entra sander adesso. lo so bene che non sei sander. sei barbie» le parole gli uscirono dalla bocca con un tono quasi spazientito — minchia questi adulti che peso; se ne stupì lui stesso per primo, spostando confusamente lo sguardo dal ragazzo al terreno e viceversa «é un po strano» il tono greve sottolineava l'assurdità della situazione, ma il quattordicenne scacciò via quella pesantezza con un'alzata di spalle «bah, secondo me siamo amici. mi hai aiutato, no? siamo amici per forza» di nuovo quel sorriso sghembo, quello con troppi denti; di nuovo, senza preavviso e senza chiedere permesso, strinse le braccia attorno alla vita di Barbie e lo guardò dal basso, con concentrata adorazione «ce l'ho anche io una divisa così????» eh, l'emozione di servire gelati in pantaloncini inguinali! sbatté un paio di volte le ciglia ancora di lacrime e sangue rappreso, scostando la testa con fare improvvisamente serio «mi hanno dato una bottigliata in testa» perplessità palpabile rapidamente sostituita con una ben meno opportuna allegria «BARBIE! QUEL CAZZONE MI HA DATO UNA BOTTIGLIATA IN TESTA!» non ci sarebbe stato niente da ridere, eppure il ragazzino rise lo stesso. piegato in due, mani premute sulle ginocchia «lo ammazzo»
    guardò il Jagger.
    smise di ridere.
    corrugó forte forte la fronte.
    «cosa?»
    cosa

    i've done nothing wrong. except for all the atrocities. besides that I'm innocent.
     
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    Fanculo. Uh-uh, fanculo. Non aveva firmato per quello, non voleva essere lì, e odiava tutto di quella situazione. Era nato nel 1894, aveva vissuto in un istituto finché non era fuggito ed aveva iniziato a vivere di mance e compagnia di topi, era andato in guerra, era tornato solo come un cane e con più PTSD di quando fosse disposto ad ammettere in un buco di culo della California dove ogni abitante cercava di ucciderlo almeno una volta al giorno, ma quello? Era la cosa più fottutamente inquietante che gli fosse capitata, e dovette reprimere un altro brivido lungo la colonna vertebrale.
    Davvero un film dell’orrore. Il cambio di personalità? La coscienza che si accendeva e spegneva beffarda nello sguardo del bambino? No. N-o. Mancava solo un carillon mal funzionante a dare una colonna sonora al loro trailer, ed il gioco era fatto.
    Prima lo riconosceva. Poi gli chiedeva se avesse anche lui quella divisa.
    Barbie aveva passato gli ultimi dieci minuti di quella conversazione a senso unico a fissare un punto oltre le spalle del bambino - eddie? Julius? L’anti cristo? - cercando un modo per uscire da quella situazione all’istante. Se avesse potuto teletrasportarsi, l’avrebbe fatto, anche a costo (oh no...anyway) di abbandonare il ragazzino al suo destino. Purtroppo, il suo inutile potere gli permetteva solo di essere più resistente, e regalare indesiderate nuove albe a chi già aveva un piede nella fossa. Neanche quell’eredità diretta da Gesù poteva fare qualcosa per la follia nel volto imberbe e mucoso del bambino ancora stretto alla sua vita.
    Lo sapeva un po’ troppo bene.
    «mi hanno dato una bottigliata in testa
    BARBIE! QUEL CAZZONE MI HA DATO UNA BOTTIGLIATA IN TESTA!»

    Aprì e chiuse la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Spostò gli occhi scuri sul Moonarie, battendo lento le ciglia, lasciando che lo scambio di personalità facesse il suo corso rimbalzando da un’identità all’altra. Forse se avesse finto abbastanza a lungo di essere morto, qualcuno l’avrebbe graziato.
    Eddie iniziò a ridere.
    Barbie fece un passo indietro. Non si sapeva mai.
    «lo ammazzo»
    Portò una mano alla bocca, osservandolo con il timore e l’orrore che meritava. La risata rimbalzò su ogni pietra di quel vicolo, e Barbie – che no, fanculo, davvero, ma manco per il cazzo – prese il telefono, scorrendo la rubrica per cercare qualcuno da chiamare che fosse più preparato di lui per affrontare tutto quello. O paziente. Volenteroso. Insomma, tutto quello che lui non era.
    Non aveva così tanti numeri. Gwen sarebbe stata più che felice di aiutare in quelle circostanze, un po’ troppo forse. Dopo aver cercato di esorcizzarlo, l’avrebbe accompagnato a … Aspetta. Aspetta. Oddio. Stava davvero basando le sue scelte su cosa avrebbe fatto Gwendolyn Markley al suo posto? Aveva toccato il fondo, e stava scavando per andarci sotto? Però… non era così male come idea. Insomma, le alternative non erano molte. La scelta più matura sarebbe stata accompagnarlo al San Mungo, ma Eddie non era il genere di persona che andava di propria volontà al San Mungo; probabilmente era ricercato per qualcosa. Portarselo a casa? Meh. Mads sicuramente avrebbe saputo che farsene di quel bambino sociopatico, ma non voleva che, se avesse ricordato quel pomeriggio, credesse fossero qualcosa più di quel che fossero. Troppa confidenza.
    Quindi.
    «s-s-sai che c-c-c’è? an-andata» Si chinò per avere gli occhi alla stessa altezza del ragazzino. Prese il bordo della maglietta che Eddie indossava con la punta della dita, e la piegò verso l’alto per (soffocarlo.) pulirgli poco delicatamente la faccia dall’ammasso di muco e sangue. «andiamo a am-am-m-m-mazzare un f-f-figlio d-di p-p-puttana» magari avrebbe avuto le risposte. Magari non gli aveva dato solo una bottigliata in testa, l’aveva maledetto; posseduto; chi poteva saperlo. «m-m-magari la v-v-vendetta aiuta» era così ottimista all’idea di picchiare qualcuno – e prenderle. Sempre. Perché Barbie era quel tipo di persona. - che gli offrì addirittura la mano, così che potesse stringerla nella propria. «d-d-dov’eri? F-f-fai strada» Friendship goals ♥
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    «s-s-sai che c-c-c’è? an-andata»
    confuso sotto molti aspetti, Julius/Sandwich sollevò il faccino innocente e imbrattato di sangue, iridi chiare a cercare quelle più scure di Barbie. lo guardava proprio con ammirazione, gli luccicava negli occhi e traspariva palese anche dai lineamenti così giovani, acerbi.
    era sempre stato un po' bruttino, ma l'espressione affascinata esaltava le lentiggini e lo rendeva quasi bello, nel modo dolce e delicato che solo la preadolescenza sapeva donare. non fosse stato per il sangue e le lacrime a rigargli il volto; non fosse stato per i denti che facevano capolino dalle labbra quando sorrideva: affilati, da squalo.
    non era un sorriso tenero, quello.
    era la lampada al neon che attirava le zanzare prima di friggerle.
    incrociò lo sguardo con Barbie, quando il ragazzo si piegò per essere alla sua altezza; per un istante, uno solo, nella mente combattuta del quattordicenne prese forma e spazio un'immagine piuttosto concreta: se stesso, in quel preciso momento, che tirava all'altro una testata. gli venne di nuovo da ridere, e lo fece soffocando il rumore nella maglietta che il Jagger stava usando per ripulirgli la faccia.
    quando la stoffa ricadde verso il basso, imbrattata di sangue e moccio, quel pensiero era sfuggito dalla sua testa e il sorrisetto svanito «andiamo a am-am-m-m-mazzare un f-f-figlio d-di p-p-puttana» avrebbe dovuto rimanere shock basito, Julius; scandalizzarsi doppiamente per la parolaccia e per l'intenzione. quello che fece invece fu annuire allegramente, le dita a stringersi attorno alla mano più grande del maggiore.
    era stato davvero li, Julius Winston: per pochi, intensi minuti, la botta in testa gli aveva permesso di essere se stesso — una versione non perfetta, ma sicuramente migliore. ma non poteva nulla contro il male che cercava di riemergere; che aveva già trovato la strada per la superficie, e non intendeva farsi ricacciare indietro. «d-d-dov’eri? F-f-fai strada» annuì di nuovo, più sandwich che altro, tirando il braccio del guaritore per trascinarselo appresso, verso l'ingresso del vicolo.
    dove si fermò di botto, rischiando di far inciampare anche il maggiore, gli occhi chiari a cercare per l'ennesima volta lo sguardo di Barbie: l'espressione perplessa, il labbro inferiore spinto in fuori, una sorta di consapevolezza fin troppo adulta a ridisegnare il volto «barbie? quindi siamo amici vero?» come se sapesse, che gli stava finendo l'autonomia.
    E DAGLIELA UNA GIOIA SANTO CIELO.
    per me è canon gli dica di si, ho deciso, tanto non se lo ricorderà.
    alla risposta POSITIVA del Jagger, Julius sorrise: bello, questa volta, sincero; gli occhi chiari a raggiungere il terreno e il sangue ad affluire fino alle guance creando due pomelli rosa sugli zigomi «ok» gli strinse la mano un po più forte, poi riprese a tirarlo — così forte, ad un certo punto, da far pensare che quella non fosse proprio la forza tipica di un ragazzino. usciti dal vicolo, li attendeva un'altra stradaccia dal nome strano, non proprio il luogo ideale per un quattordicenne con il moccio al naso «guarda, guarda quasi un sibilo quello che sandwich fischiò nelle orecchie di Barbie, appoggiandosi al muro e spingendo il maggiore a fare altrettanto.
    con un dito accusatore indicò tre persone losche, le teste tutte vicine e sguardi furtivi alle spalle per tenere d'occhio high street: nessuno di loro era il tizio che gli aveva dato una bottigliata in testa, e questo eddie lo sapeva bene, ma era tardi perché Julius potesse fare la cosa giusta. prese il portafogli che teneva nella tasca dei pantaloni troppo larghi; lo aveva rubato al bottigliatore folle, e la foto sui suoi documenti parlava chiaro. sospirò, sandwich. poi decise che era arrivato il momento di strafottersene «è quello! » aveva scelto una persona a caso? si.
    e dovendo scegliere una persona a caso, perché non un armadio di spacciatore con i suoi amici spacciatori? sulle labbra gli affiorò un ghigno, le dita intrecciate a quelle di Barbie con la presa solida di una morsa d'acciaio «EHI, PESACULI» in fondo, era un bambino — feral, selvaggio, figlio di qualche demone richiamato dall'oltretomba, ma sempre un bambino: ed era ciò che videro quelli, alzando lo sguardo già incazzato.
    lui, e un adulto badger da picchiare per compensare l'offesa subita.
    Barbie: hhh
    spaccini: «cerchi rogne?»
    ma che domanda era. «S̻ ah, l'entusiasmo dei giovani.
    si liberò all'istante della mano di Barbie, che se non era scemo stava già correndo dalla parte opposta, lanciandosi in avanti come la scimmietta idrofoba che era — troppo piccolo, e rapido come una faina, perché quelli capissero cosa stava succedendo prima che fosse troppo tardi.
    una frazione di secondi dopo, aveva già caricato il piede e colpito uno dei tizi con un calcio nelle palle, preciso e letale; al secondo, e qui vado contro il volere della palla perché è troppo on character per privarmene, riservò un morso alla mano destra, lasciandogli il segno dei denti sulla pelle. ti ha morso... un fucking bambino. magari si beccava la salmonella, ma diciamo la verità (a gran voce) : la bocca di Eddie era stata in posti ben peggiori.
    ciao dick!
    «tu, levati dal cazzo» mancava solo il terzo, ma sandwich gli passò sgusciando tra le gambe, trovandosi alle sue spalle. posizione ideale per notare che tutti e tre si erano più o meno raddrizzati, fiato pesante e pugni tesi, pronto a ridurlo ad una polpetta. «ok,si corre» e corse. Barbie lo lasciamo li? NO BARBIE CORRI CON ME, SE NO TI PUNTANO!!!!!!! via insieme nel sole, se il Jagger non se l'è filata prima (giustamente) lasciando al suo destino.

    i've done nothing wrong. except for all the atrocities. besides that I'm innocent.


    ciao freme scusa se ti ho appesa oer 4 mesi aiuto. ho /chiuso/ così se vuoi possiamo lasciare o fare salto temporale? ti porta la colazione ICE CREAM ARE COLD, SO AM I, o niente dimmi te ❤


    Edited by send nudes . - 3/4/2023, 15:18
     
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6 replies since 2/6/2022, 08:58   263 views
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