-
.
4 luglio 2021.
«aspetta!» allungò il braccio verso Kaz nel tentativo disperato di non fargli attaccare, di nuovo, Sehyung. Non era lui il vero nemico, ed erano lì solo per dar tempo ai ribelli al piano di sopra di scappare. Non c'era bisogno di fare seriamente male al ragazzo-
Si voltò notando un lampo di fuoco in sua direzione. «cazzo-» si buttò a terra cercando di evitare l'incanto lanciato da Black.
Per un attimo, non accadde nulla.
Poi, tutto il resto.
«mmmMMH.......»
dio delle città e delle immensità, quanto era difficile svegliarsi. JD sapeva - sentiva - di doversi alzare e iniziare a fare cose (perchè aveva una vita, perchè aveva un lavoro, ma soprattutto pechè aveva una cane e questo cane aveva bisogno di mangiare), ma la consapevolezza di ciò non lo rendeva più facile. C'era un motivo (più motivi, ok, ma in quel momento uno era importante) se non gli piaceva andare a dormire e dare una chiusura alle giornate: svegliarsi portava responsabilità. Portava doveri. Portava casini che non voleva fronteggiare.
Strinse gli occhi ignorando la palese luce che sentiva arrivare da oltre le palpebre, prolungando ancora un po' il dormiveglia. Scusa Sith, arriverò a darti da mangiare. Cervello in pappa, non si fece troppi problemi per il fatto che la sua cucciolona non fosse ai piedi del suo letto, o non gli stesse già leccando la faccia.
Aveva fatto un sogno così carino! Ricordava Dani e Blaise vestiti da neko maid, ai quali di tanto in tanto si aggiungeva Ethan con lo stesso completo ma a braccia conserte e guance arrossate, da bravo tsundere che era; ogni tanto c'era persino Mudeom fra loro. Da qualche parte nella sua testa c'erano frammenti di incubi, un'esplosione, voci che gli chiedevano di non mollare - a volte in coreano, a volte in inglese (strano, non si era mai accorta di sognare in una, o nell'altra lingua), ma non riusciva a rimettere a posto i pezzi, e preferiva ignorarli. Le immagini delle sue cotte con abiti carini erano decisamente più belle da tenere a mente di vaghi ricordi di parasomnia in angoli remoti della sua mente, flash di sensazioni di soffocamento mentre si svegliava al buio e non era in grado di interagire col mondo reale, o di stanze di ospedale da cui non riusciva a scappare, di suoni di macchine e di liquidi che gocciolano. Erano sensazioni così lontane, in quel momento di risveglio, che non era neanche certo se li avesse davvero sognati quella notte, o mesi prima.
"Sono a pezzi", pensò. Quante ore aveva dormito quella notte? Era riuscito a farsi almeno dalle sei alle nove? non ricordava a che ora fosse andato a letto. Bizzarramente, non ricordava nulla della sera prima; doveva essere stato molto stanco.
Voleva restare ancora lì, a letto, a ignorare il mondo e tutto, ma sapeva di non poterlo fare ancora a lungo, quindi, arrendendosi all'inevitabile, aprì tentennante gli occhi, trovandolo più difficile del previsto.
Aggrottò le sopracciglia senza muoversi.
Bip.
Bip.
Bip.
Si voltò.
Spalancò gli occhi, e cercò di alzarsi di scatto a sedere, senza un vero risultato ma solo con un gran giramento di testa. Riprovò più lentamente, mettendosi seduto a letto.
Non il suo letto.
Cazzocazzocazzo.
Cosa ci faceva in un... ospedale? clinica? Perchè aveva- cristo, perchè aveva una flebo attaccata al braccio?
"Mi hanno rapito", pensò, "sono in un laboratorio ribelle. Cazzo. Mi hanno scoperto. Dov'ero ieri notte?"
Ma la mente era confusa - come quando dormi dodici ore perchè pensi ti farà bene e invece ti fotte il cervello - i ricordi sparsi nella sua testa, le immagini che gli giravano in testa senza senso. Non riusciva neanche a capire se la stanza gli fosse familiare per qualche motivo, o se semplicemente assomigliasse al laboratorio dove aveva lavorato, solo meno.... bianca. Meno inquietante.
In tutto ciò, era comunque un JD: se non riusciva a pensare, poco male. Avrebbe agito.
Con uno sforzo, cercò di tirarsi fuori dal letto - peccato che il suo corpo non fosse d'accordo, quasi avesse scordato come si faceva.
cadde a terra, in una strana posizione dove metà corpo era a letto, metà sul pavimento.
«ahia.» borbottò rauco.
e lì restò.
Fine. Andatelo a salvare.waterparks
numb
How can I be a black hole
And your favorite constellation?
While sometimes
Be depressed to death
And living on vacation?joonhojd kimgifs cr. song aesthetic SPOILER (clicca per visualizzare)è credibile un risveglio simile dal coma? non lo so! ho letto un po' di testimonianze random in giro e dai, fra magia e tutto secondo me ci sta.
Durante i 4 mesi jd ha avuto momento in cui non era esattamente in coma, ma si era "svegliato" ma non poteva... interagire. Diciamo che sentiva e basta. O altri in cui ha aperto gli occhi/sentito stimoli esterni, ma è subito tornato in coma. Questo perchè così è più uh credibile che ora si svegli, perchè altrimenti pare che dovrebbe stare fermo con gli occhi aperti a sentire/capire ma senza muoversi.
vabbè la medicina è strana, concedetemi un jd che è impappinato e non si muove/ragiona bene, ma è almeno cosciente !!!
la role è in teoria per beltè (che passa di lì? è già nella stanza ma stava sonnecchiando? chi lo sa) ma qualunque ribelle può rispondere ♥ aggiornatelo sulla vita, minipost veloci apprezzati !!!!11
Edited by ‚soft boy - 15/11/2021, 16:35. -
.I know too well
how it feels when you fallwhen & whereqg, post comacosewhatpsychowhathowmediumI give it all my oxygen,
so let the flames begin ©SPOILER (clicca per visualizzare)ha premuto un magico pulsante per avvisare??? qualcuno che jd è sveglio!!. -
.Pensava di saper reggere bene il dolore, di essere uno che piange in silenzio. Raramente si abbatteva per un po' di fitte, per lividi e tagli, nè per i postumi della sbornia.
Oddio, ovviamente piangeva ad altissima voce se c'era qualcuno da infastidire, e amava le coccole, ma era tutta scena. Quando serviva davvero stringeva i denti e sopportava.
Eppure, in quel momento, non sapeva se sarebbe stato in grado di sopportare ancora a lungo.
Il pavimento era duro, ma non il problema principale; man mano che riacquistava coscienza, che i pensieri si facevano lucidi, che la presa sulla realtà diventava più ferrea, arrivava il dolore. Ovunque, lancinante. Che cazzo??
«jd ti sei fatto male»
«sì.» e la voce era stranamente roca, tanto da non sembrare la sua. Cercò di deglutire, forse aveva preso freddo.
Vedere Idem, lo rasserenò, e gli diede anche qualche informazione nuova: era probabilmente al QG, non era stato avvelenato o altro, non doveva scappare, era (presumibilmente) al sicuro, era forse un po' malandato se lo avevano ricoverato (chissà perchè lì e non al san mungo; era svenuto ma non aveva niente di grave, probabilmente).
Scivolò ancora un po' dal letto, e ora era totalmente sul pavimento.
Non un totale miglioramento, ma almeno era più comodo.
«jd……….» eh lo sapeva, che figura di merda ihihih meno male che non aveva una reputazione da difendere.
«yoga»
Mh.
Era normale che non fosse riuscito a trovare le parole? Strinse gli occhi, li riaprì. «faccio... yoga» meglio.
«!!!! JD!!!!!»
Era il nuovo gioco??? cosa si era perso DOVEVA SEMBRARE ENTuSIASTA ANCHE LUI, CAVOLO PECCATO FOSSE A TERRA. CErCO DI ALZARSI USANDO I GOMITI DA PERNO AVEVA VISTO DI PEGGIO DAI DOVEVA GIOCARE CON «idem» eh, non uscì un grido, più un racchiare. doveva bere.
«non sei un fantasma vero? Haha joking»
uh. «non che... io sappia» ???????? i fantasmi stavano così male? Non si sentiva leggero come un fantasmawaterparks
numb
How can I be a black hole
And your favorite constellation?
While sometimes
Be depressed to death
And living on vacation?joonhojd kimgifs cr. song aesthetic SPOILER (clicca per visualizzare)CARINI COL PULSANTE JULIE mi serve la fidelity scusa il posta caso non devi rispondermi davvero grazie che lo avevi fatto !!!!! ;w;. -
.I know too well
how it feels when you fallwhen & whereqg, post comacosewhatpsychowhathowmediumEra difficile trovare Idem Withpotatoes impreparata - con la schiera di fratellidisagiaticomplessi che si ritrovava, era cresciuta sapendo sempre esattamente cosa dovesse fare -, ma in quel momento, non sapeva affatto come muoversi. Cosa fare delle proprie mani, ancora allungate verso JD nel tentativo di aiutarlo a rialzarsi, o cosa fare dello sguardo azzurro posato confuso, e spaventato, e sollevato, sul ragazzo, indeciso su quale emozione planare per prima.
Decise di non scegliere.
Quando fu nuovamente assicurato nel lettino, tornò a recuperare la tazza di tè – che aveva già iniziato a bere, e per quanto educazione e norme igieniche imponessero che trovasse altro, doveva accontentarsi di quel che passava il convento: era un’emergenza - su cui, for good measure, soffiò ancora un paio di secondi, prima di porgerla al Kim. «sei sveglio» realizzò in tono morbido, dopo i primi secondi di panico, facendo sciogliere quell’affermazione sulla lingua come uno dei cristalli di zucchero lasciati nel tè. Battè le palpebre, allungando le dita per togliere i capelli sudati dalla fronte del ragazzo, ed approfittarne per osservarne il viso sotto la luce – non era un medico, ma lavorando nell’ambiente, almeno le procedure di primo soccorso le conosceva. (Lele, se stai leggendo, fatti i cazzi tuoi: non le so davvero, e non ho voglia di informarmi .) Senza contare che il trauma rientrasse nelle sue competenze, quindi. Gli sorrise, tornando a posare le proprie mani in grembo, allontanandosi quanto bastava per non farlo sentire (sticker di cidi) in trappola. «come ti senti?» Mano a mano che i secondi passavano, il risveglio diventava più reale, e con esso, l’entusiasmo della Withpotatoes. JD SI ERA SVEGLIATO! Sapevano che prima o poi sarebbe accaduto – almeno, così avevano detto i guaritori – ma il quando era sempre stato nebuloso, tanto da far temere a molti che potesse essere più vicino al poi, ed al mai, che al prima. «hai dormito... per un po’» lo rassicurò, e prima che precipitasse in una spirale di terrore, aggiunse «gli altri stanno bene» per quanto bene potessero stare quand’erano un po’ mutilati e ricercati, ma insomma, avrebbe aspettato almeno un quarto d’ora prima di scendere nei dettagli. «qual è l’ultima cosa che ricordi? Non sforzarti troppo. Datti un po’ di tempo»
idem
withpotatoesI give it all my oxygen,
so let the flames begin ©SPOILER (clicca per visualizzare)chissà se posso tenerti compagnia finchè non arriva beltè. e soprattutto se posso collezionare la figurina. -
.Tornare a letto fu più difficile del previsto, e nell'appoggiarsi a Idem si sentì un mostro. Lo fece, ovviamente, perchè l'alternativa era arrendersi al dolore, o provare a farcela da solo e, in entrambi i casi, sarebbe finito steso sul pavimento di nuovo - da solo non riusciva a stare su manco per il cazzo. Di nuovo: adorava chiedere aiuto quando non ne aveva bisogno, per essere fastidioso, ma tutto il resto del tempo? meh.
«grazie... scusa... scusa...» borbottò più volte, nascondendo le smorfie di dolore e impedidendosi di dirle di no, non posare la mano lì- ah, no, manco lì.
Di nuovo nel letto, trasse un respiro di sollievo, sospirando.
Era ormai sveglio da.. parecchio, la nebbia in testa si stava diramando, e anche se arrivava il dolore, per lo meno gli sembrava di essere in grado di pensare (se riusciva a distrarsi dal male abbastanza a lungo ahah non sapeva fosse possibile provare dolore ovunque). Sorrise quando, riaprendo gli occhi, vide che idem soffiava sulla tazza, per porgergliela.
«tutto...ok?» non sembrava esattamente turbata, ma neanche tranquilla. Agitata, sopreccitata. Era maleducato dirle che se voleva andarsene - perchè aveva altri impegni più interessanti - poteva farlo senza problemi?
JD non ricordava come fosse finito lì, quanto male dovesse essere andata la missione da cui era tornato... ma era tornato, no? Quindi tanto male non doveva essere stato. Stava anche perdendo le immagini dei mille mila sogni fatti (peccato, alcuni avrebbe voluto ricordarli per sempre!! Altri - più simili a incubi - no).
«sei sveglio»
«mh» si tirò leggermente su, trattenendo il respiro per non gemere, e prese il tè, sorseggiando. Si sentì leggermente meglio, ma quando rispose la voce gli uscì comunque rauca e stanca, come se non avesse parlato per mesi. «ho dormito tanto? Mi dispiace, posso liberare il letto se serve-...» si sistemò meglio, per cercare di dimostrare che stava bene, che poteva alzarsi.
Non poteva, ovviamente, ma gli bastava raggiungere casa propria e avrebbe potuto dormire per ore senza sensi di colpa!!
Si prese la carezza, ricambiando il sorriso - sebbene il proprio fosse più dispiaciuto, che disarmante come avrebbe voluto. Non aveva la forza neanche per mentirle. «come ti senti?»
una merda. Tutto incriccato. «io bene, tu?» Lanciò uno sguardo alle varie cose attaccate a lui, ai tubi, alle medicine. Forse non gli avrebbe fatto male un'altra dose. magari poteva chiedere un brufen prima di andare a dormire a casa...
Idem sembrava sempre più contenta, tuttavia.
Molto contenta.
E a JD venne un dubbio: «qualcuno... qualcuno si è fatto male? Più male» non avrebbe detto la parola con la m.
«hai dormito... per un po’.» aprì la bocca per richiederlo «gli altri stanno bene» annuì piano, non totalmente convinto. Idem era ancora felice, ma sembrava... preoccupata da qualcosa. JD non era un ottimo empatico, non riusciva a capire esattamente cosa stesse succedendo.
«qual è l’ultima cosa che ricordi?»
Eh. «non ricordo... com'è finita» o iniziata, lì per lì. Lentamente i ricordi facevano capolino, ma erano sfocati, confusi. C'era Kaz. Kyle. Cora. Sehyung.
«Non sforzarti troppo. Datti un po’ di tempo»
Aggrottò le sopracciglia, ignorando il suggerimento ma cercando al contrario di sforzarsi il più possibile. Cos'era successo quella mattina? Si era alzato per portare a spasso Sith... aveva ricevuto un messaggio urgente sul galeone... aveva scritto un messaggio a Blaise... era andato-... «al museo?» non c'era stato un vero scontro, dovevano solo distrarre i ministeriali mentre i ribelli scappavano... Sehyung combatteva contro di lui, non al suo fianco. Ricordava di aver pregato di non attaccarlo più, perchè non voleva si facesse male. «i diplomandi hanno trovato una safe house... abbiamo fatto guadagnare tempo ai ribelli nascosti...?» scosse la testa, portandosi una mano alla tempia dolorante. «scusa, non ricordo altro... ma ha funzionato? Sono scappati tutti?» forse era stato colpito da una fattura, forse era tornato al QG stremato e si era ubriacato-... si, doveva essere andata così.waterparks
numb
How can I be a black hole
And your favorite constellation?
While sometimes
Be depressed to death
And living on vacation?joonhojd kimgifs cr. song aesthetic SPOILER (clicca per visualizzare)l'ho scritto già sotto il primo spoiler ma nota per l'arianna del futuro e chiunque leggerà: si ovvio non ci si sveglia così dal coma ma a nessuna importa, non volevo una role con jd che sbava e non parla YOquello resta in cravings. -
.I know too well
how it feels when you fallwhen & whereqg, post comacosewhatpsychowhathowmediumEra come assistere ad un incidente e non poter fare nulla per fermarlo. Abbandonò la Idem amica e collega di JD, ricadendo negli abiti mai in disuso della Withpotatoes psicomaga, perché in quel momento aveva bisogno di essere quella persona. Per se stessa, forse, più che per il ragazzo. Attese paziente che le dicesse cosa ricordasse, senza mostrare nulla di quanto quelle memorie – così vicine per lui, quasi storia vecchia per lei – influissero sul suo stato d’animo.
Oh, baby. Sapeva anche cosa sarebbe arrivata dopo la notizia: la negazione, la rabbia verso se stesso per aver perso tempo ed aver messo in pericolo le persone a lui care, l’impotenza, il peso sullo stomaco ed il petto che gli avrebbe impedito di respirare come avrebbe dovuto e potuto. A livello clinico, Idem Withpotatoes era consapevole delle conseguenze, e di come affrontarle.
Era sempre diverso, quando dall’altra parte non c’era uno sconosciuto. Fingere che non la toccasse, che non sentisse il cuore spezzarsi per tutto quel che ancora non sapeva. Non era morto nessuno, e quella avrebbe dovuto essere una conquista, ma come erano arrivati al punto in cui il trionfo erano vite risparmiate, e non tutto il resto? Avevano perso un luogo sicuro. Avevano soldati ancora feriti, che avrebbero dovuto convivere con le loro mancanze. C’erano i traumi; c’erano le libertà strappate da sotto i piedi di North e JD. Il loro mondo – presente, futuro; passato – non sarebbe mai più stato lo stesso.
Si sistemò più comodamente sulla brandina dell’infermeria improvvisata, cauta nel muoversi per non infierire ulteriormente sulla già precaria salute del Kim. Aprì il palmo, offrendoglielo perché potesse darle una mano da tenere nelle proprie, e non fu solo un gesto di vicinanza ed empatia: aveva bisogno smettesse di cercare di alzarsi, perlomeno finché non fosse arrivato un guaritore in suo soccorso. Dopo tutti quei mesi passati in un lettino, i muscoli non erano più abituati a funzionare come avrebbero dovuto, e Idem non era abbastanza competente per poterlo aiutare a livello fisico. Già su quello psichico, iniziava ad avere dei dubbi. «oltre alla vostra presenza, c’è stato un… diversivo. L’edificio in cui vi trovavate, è esploso. Abbiamo perso la safe house, ma almeno non hanno tracce che possano ricondurli a noi. Siete riusciti a scappare tutti» un sorriso delicato, quello della medium.
«alcuni sono rimasti gravemente feriti. Permanentemente.» perché doveva essere onesta: non era un bambino, era un soldato, ed aveva messo in gioco tutto per essere all’Anoobi quel giorno. Meritava, perfino nelle sue condizioni, di sapere che non fosse stato tutto rosa e fiori. «ma non abbiamo avuto nessuna perdita» non abbassò lo sguardo: lo tenne fisso in quello confuso, e spaventato, del coreano, cercando di tranquillizzarlo con quelle poche parole - nessuna perdita - e con una stretta più vigorosa sulla mano. «l’incidente all’anoobi risale a luglio» scandì, lentamente, sapendo avesse bisogno di tempo per processare. «è normale che tu ne abbia ricordi confusi e sfocati. hai battuto la testa» e perso la maschera. «forte. sei rimasto in coma quattro mesi, JD» dolce, morbida, comprensiva. Gli sorrise, perché a conti fatti, il suo risveglio restava una cosa bella. «l’importante è svegliarsi, ok? Non abbiamo mai dubitato che sarebbe arrivato questo momento. Avevi bisogno di… tempo per riprenderti, tutto qui» non gli promise che avrebbe potuto riavere la sua vita così come l’aveva lasciata. Non faceva mai promesse che sapeva di non poter mantenere.
… Magari che il mondo sapeva la sua identità, gliel’avrebbe dettoal prossimo postpiù tardi. Come si soleva dire, a lot to unpack.idem
withpotatoesI give it all my oxygen,
so let the flames begin ©. -
.Il museo era esploso.
Avevano perso quella base.
Qualcuno era rimasto permanentemente ferito.
Deglutì, immaginandosi immediatamente i suoi amici senza arti, costretti a vivere su sedie a rotelle, o ciechi, o sordi, o con danni ben più gravi alla testa. Si chiese, solo dopo aver pensato a Sehyung, a Halley, Coraline, Kyle, Murphy, il giovanissimo Kaz- se anche lui stesso non riuscisse a muoversi a causa di ferite tanto gravi (ricordava vagamente un incanto oscuro lanciato in sua direzione). Era certo di sentirsi ancora le gambe? Sentiva dolore, ma poteva essere dato da sensazioni fantasma, dal suo cervello che gli diceva di doverlo fare.
«ma non abbiamo avuto nessuna perdita» annuì. Sì, Idem glielo aveva già detto che gli altri stavano bene, ma era felice di sentirselo ripetere. Se doveva dirgli che qualcuno era morto, voleva saperlo il prima possibile, uno strappo netto. Si rese conto che si era messo ad accarezzare nervosamente il tatuaggio sul polso, dove erano segnate con piccole barre gli amici caduti per la resistenza, e spostò la mano, portando la tazza tiepida alle labbra prima di posarla nuovamente sul grembo (c'era abbastanza poco tè da non preoccuparlo che se lo sarebbe rovesciato addosso).
«me lo diresti se fosse successo qualcosa di grave, vero?» A lui. A chi amava. Sorrise, inclinando leggermente la testa «non sono un bambino»
L'aveva vista farsi seria, entrare in modalità Psicomaga, ed era difficile non chiedersi se gli stesse per comunicare ad esempio che durante la suddetta esplosione qualche maschera era caduta, qualche gamba persa, o cose simili. Il fatto che fosse un po' stupido e ottimista, non significava che non meritasse di sapere le brutte notizie - se non altro per mettersi al lavoro il prima possibile per risolverle.
«l’incidente all’anoobi risale a luglio» certo, questo lo ricordava ovviamente. I MAGO di sehyung. La sua mente iniziava a essere sempre più svegliata dal dolore, e si chiese se questa formulazione stava a significare che erano ormai ad agosto. Aveva dormito giorni?
«è normale che tu ne abbia ricordi confusi e sfocati. hai battuto la testa» il che spiegava di sicuro molte cose. «forte. sei rimasto in coma quattro mesi, JD»
Certo. Sì. Aveva senso.
...aspetta
«cosa» Sorrise, ma l'allegria non raggiunse gli occhi.
«l’importante è svegliarsi, ok? Non abbiamo mai dubitato che sarebbe arrivato questo momento. Avevi bisogno di… tempo per riprenderti, tutto qui»
«cosa-...» Si guardò in giro, cercando il proprio cellulare, un calendario, qualcosa che gli confermasse la data. «non-» ridacchiò «quattro mesi?» scosse la testa. Era-
cosa?
Quattro mesi in coma?
Cazzo era- non era una cosa buona ahahah, era un sacco di tempo per stare in un letto a dormire. Ovviamente Idem sembrava così felice quando l'aveva visto.
«Davvero?»
E si mise a ridere di nuovo.
Tanti pensieri, nessun pensiero. La sua testa era come un paio di cuffie arrotolate. Più paia di cuffie arrotolate. C'era un inizio, c'erano pensieri logici, ma tutti insieme non riusciva a districarli, a capire su cosa concentrarsi. Il suo corpo non aiutava lanciando fitte random in giro reclamando la sua attenzione.
Voleva dire tutto, non voleva dire niente, voleva credere che fosse uno scherzo, voleva stare allo scherzo. Voleva crederci per non restarci peggio più tardi se fosse stata la realtà.
«forte!» fu invece quello che uscì. «introverts be like» fece un finger guns con la mano libera. «ottima scusa per saltare i pranzi di famiglia»
quali pranzi di famiglia, lui non aveva una famiglia.
Era isterico.
In mezzo ai mille pensieri stupidi, qualcosa di coerente lo colpì come un tram: «il mio cellulare-» Aveva chiesto a Finn di studiare per lui dei documenti e di portarglieli il prima possibile. Stava ghostando Brienne su twitter. Doveva vedersi con Melvin il giorno dopo- «saranno tutti offfesi...»
un altro ricordo sbloccato: prima della missione aveva scritto messaggi criptici a persone non della resistenza. Aveva scritto a Blaise e Ethan nonostante le loro recenti litigate, ringraziandoli della loro amicizia. Scusandosi per come si comportava costantemente.
Probabilmente pensavano che fosse stato un messaggio di addio, che fosse tornato in Corea senza salutare o che si fosse suicidato. Mudeom era l'unico della resistenza che sapeva quanto fosse legato a loro, e dubitava fortemente li avesse avvisati che andava tutto bene, conoscendolo.
«devo avvisare- dio, anche Jericho. L'unboxing di lunedì» Si mise a ridere, coprendosi gli occhi. «questa volta mi ucciderà di sicuro» (spoiler: sì)
Aveva elaborato i quattro mesi? No.
C'era questa parte di lui che si rendeva conto di quanto fosse grave essere scomparso tutto quel tempo, e un'altra che sperava che semplicemente i suoi amici avessero inventato una scusa per lui per giustificarlo. E una terza che non comprendeva e basta, e per la quale sembrava solo la storia successa a qualcun altro, un ruolo che doveva giocare per vedere come sarebbe finita.
Wait to hear che la tua identità da ribelle è compromessa...waterparks
numb
How can I be a black hole
And your favorite constellation?
While sometimes
Be depressed to death
And living on vacation?joonhojd kimgifs cr. song aesthetic . -
.I know too well
how it feels when you fallwhen & whereqg, post comacosewhatpsychowhathowmedium«me lo diresti se fosse successo qualcosa di grave, vero? non sono un bambino» a quella frase, Idem si fermò interdetta. Lo osservò da sotto fitte ciglia scure con un’espressione di monito bonaria, perché chiunque avesse bisogno di sottolineare di non essere un bambino, implicava qualcuno a priori che l’avesse accusato d’esserlo troppe volte. O l’avesse usata come giustificazione per non dare spiegazioni. Una mentalità pressochè sconosciuta a qualunque Withpotatoes: neanche quando erano stati bambini, Seti e Lena li avevano trattati in modo diverso. Più morbido e guidato, forse, ma senza cambiare i concetti. «non è una questione di età» scandì, in tono dolce ma fermo, cercando con un cipiglio confuso gli occhi di JD. In quanto membri della Resistenza, avevano ritmi diversi rispetto al resto dei cittadini, vero. Non potevano permettersi percorsi lunghi e tortuosi di terapia, non gli era concesso perderci testa o sonno per più di qualche minuto, se non volevano che la situazione peggiorasse. La loro sanità mentale risiedeva quasi unicamente sul motivo per cui lo stessero facendo. Il fatto che non potessero migliorare l’elaborazione delle informazioni, non significava che dovessero peggiorarlo; se calibrava le informazioni, era perché avessero modo e tempo di farlo, e Idem sapeva che JD ne fosse a conoscenza. Così come doveva essere consapevole che più forzava il sorriso sulle labbra e accelerava i tempi per venire a sapere tutto e subito, meno avrebbe avuto.
Era procedura standard.
«ottima scusa per saltare i pranzi di famiglia»
Non avrebbe forzato un meccanismo di difesa differente neanche se non fosse stato un suo amico, ed un paziente qualsiasi incontrato al San Mungo. Se in quel momento aveva bisogno di quello, quello avrebbe ottenuto: avevano tempo per il resto, quando – e non se – ne avesse avuto necessità. «carboidrati in meno» perché dargli corda con battute riguardanti come avesse potuto liberarsi facilmente delle domande sul fidanzatino, in quel frangente, non le sembrava particolarmente opportuno. Abbozzò un sorriso gentile, celando la tristezza nostalgica di quella smorfia. Quella di Idem non era pietà, ma non voleva l’altro la interpretasse come tale.
«il mio cellulare-»
«ehi...»
«saranno tutti offesi...»
«ehi...»
«devo avvisare- dio, anche Jericho. L'unboxing di lunedì. questa volta mi ucciderà di sicuro» Schioccò le dita della mano libera di fronte al viso del coreano, strappandolo dalla linea distratta ed incoerente di quei pensieri. Non solo non avevano finito (…) ma non era su quello che avrebbe dovuto concentrarsi in quel momento. Soprattutto non la possibilità che fossero offesi con lui, quand’era stato così vicino a morire. «priorità, JD. Piccoli passi» Arcuò entrambe le sopracciglia, tenendo salda la mano fra le proprie.
Forse perfino un po’ di più. Annuì piano, invitandolo a fare lo stesso per assicurarsi fosse ancora lì con lei, e quando fu certa di avere la sua attenzione, ricominciò a parlare.
«la cosa più importante è che al momento tu sia sveglio.
Il primo passo, è la tua forma fisica: come ti senti?» gli rivolse un’occhiata dal sapore di rimprovero. «sinceramente» una menzogna non avrebbe fatto bene né a lui, né al Guaritore che si sarebbe occupato della sua ripresa. Avrebbe solo allungato i tempi per tutti. «è normale sentirsi deboli, e ancora stanchi. non è stato un lungo sonnellino. Anzi, dopo la visita, ti converrebbe dormire un po’» sapeva non l’avrebbe fatto, ma doveva comunque provarci.
«il secondo passo, è ricordarti che sei vivo. E non esiste nulla che non si possa sistemare. Ok? nulla» Poteva non sembrargli, e poteva crederlo impossibile, ma non era così: finché avesse avuto un cuore funzionante ed una testa sulle spalle, potevano trovare una soluzione a tutto. Magari difficile; magari a lungo termine.
«il terzo, che non sei da solo.» Non parlava solo di Ken, o banalmente di se stessa: aveva l’intera resistenza alle spalle, che piacesse o meno. Ricordava la sera stessa dell’incidente all’Anoobi, quando i feriti erano stati portati al QG ed al San Mungo. Quando i capi si erano guardati in faccia, e la notizia di North e JD aveva già viaggiato l’intera contea. Il «se li uccidessimo, non avremmo problemi» mormorato da William, gli occhi blu sulla foto segnaletica di North.
Idem si rendeva conto, perchè non era stupida, fosse vero.
E Idem sapeva, non l’avrebbero fatto. Non quando avevano altre possibilità. Loro non facevano scelte facili: erano la Resistenza, qualunque fosse il prezzo da pagare. I problemi, li affrontavano insieme. Potevano anche sbranarsi l’un l’altro, tollerarsi nei giorni pari e non farlo affatto in quelli dispari, ma erano comunque una squadra. Si coprivano le spalle a vicenda, anche con il rischio di prendersi il colpo a posto d’altri. Lo facevi, perché volevi qualcun altro lo facesse per te.
«durante l’incidente...la tua identità è stata compromessa. Così come quella di north. I vostri nomi sono di pubblico dominio; le vostre facce, sui muri della comunità magica» Strinse la presa per sentirlo presente, e per tenerlo ancorato a sé, perché non aveva finito. «magari è vero che per ora ti odiano, JD, ma sono tutti vivi. Le indagini si sono già concluse. Né tu né North siete più una priorità.
Non è facile. Cambierà tutto. E mi dispiace, JD. Sono rischi che abbiamo scelto di correre ogni giorno, e che continuiamo a scegliere per quello successivo. Non sei peggiore di noi. Non hai messo nessuno in pericolo solo perché ti sei concesso di vivere: che loro lo sappiano o meno, che ti odino o meno, è anche per loro, che l’hai fatto.
E non è una colpa.»idem
withpotatoesI give it all my oxygen,
so let the flames begin ©.