-
.Fuori dall’ufficio di Akelei Beaumont, Lydia Hadaway tamburellava nervosamente le unghie laccate di verde sulla cartellina plastificata. Ogni volta che inspirava, l’istinto di fuggire premeva sulle costole supplicandola di andarsene; quando espirava, si radicava sul posto, convincendosi fosse la cosa giusta.
Ma era la cosa giusta?
Non poteva saperlo – non ancora. Era stata così sicura, così certa di quel che voleva, quando aveva detto a Jayson di voler ricordare, che era difficile poter credere che mesi dopo, e tentativi fallimentari alle spalle, l’avessero riportata a quello stato di incertezza e confusione... eppure. In realtà, non c’era stato giorno in cui Lydia non si fosse domandata se quello fosse realmente quel che voleva per sé, ma c’erano giorni in cui riusciva a mascherarlo meglio. Non solo non era più Annie, la Hadaway, ma non ricordava di esserlo mai stata, e non avrebbe dovuto mancarle qualcosa che non aveva mai avuto. Era felice? Era felice, nella piccola bolla che si era creata in quegli anni, uscendo dalla fossa nella quale l’avevano lanciata scavando con unghie e denti. Si era ricostruita da zero, ed era arrivata al punto di essere fiera di quanto fosse riuscita a raggiungere, orgogliosa di essere sopravvissuta alla ragazzina spaventata che, anni prima, si era risvegliata senza sapere nulla di se stessa. Ed era abbastanza? Era abbastanza, e sarebbe sempre stato abbastanza.
Ma era così sbagliato, volere qualcosa in più?
Aveva rimandato quel momento per anni, ma non era più la ragazzina spaventata da tutto. Sentiva di essere pronta ad affrontare le conseguenze di quel che era stata, ad assorbire le memorie di un’altra vita ed un’altra sé, ancorata alla Lydia che negli anni aveva imparato ad apprezzare nei suoi alti e (tanti.) bassi.
Aveva chiesto il consulto di Friday De Thirteenth, obliviante, e le aveva confermato quel che già sapeva: le memorie esistevano, da qualche parte. Era impossibile eliminarle, solo nasconderle, ma lei – o chiunque dei suoi colleghi – non poteva fare nulla in merito: solo il mago che l’aveva lanciato poteva sollevarlo, ridandole i suoi ricordi.
Lydia non poteva sapere che il mago in questione fosse stato suo fratello, quello morto, e che quindi l’opzione non fosse navigabile; anche Sara l’ha appena ricordato, il che portava entrambe ad un culfatalde sac. In compenso, sapeva che le probabilità di ritrovarlo fossero minime, ed in generale, la possibilità che fosse morto allo smantellamento del Laboratorio, altissime. Aveva un quaderno pieno di annotazioni su possibili modus operandi che, nella teoria, potevano funzionare, ma nella pratica, erano più pericolosi di quanto le piacesse ammettere, metà dei quali implicavano parti inesplorate del potere degli special: telepatia, cronocinesi, guarigione, perfino l’assorbimento cinetico. Combinando le loro peculiari abilità, forse era possibile trovare un’uscita secondaria che le permettesse di sorvolare l’ostacolo maggiore del non conoscere il propriosalvatoreaguzzino.
Non era ancora pronta a quelle possibilità (nè lo erano i diretti interessati: lavorava nel campo, sapeva che nessuno special fosse ancora pronto a quel livello di controllo, eccetto forse quelli che c’erano nati) il che la riportava al motivo per cui, quel pomeriggio, bussava fra tutti all’ufficio della Capo Cacciatrice.
Sua sorella. Di un’altra vita, certo, ma quella restava. Lydia non era Arci, non aveva la capacità di suo fratello di insinuarsi negli spifferi altrui e metterci dimora stabile. Non sapeva essere il tipo di persona che si faceva spazio da sè. In poche parole, la Hadaway non aveva alcun tipo di rapporto con la donna con cui aveva condiviso una famiglia, e la Beaumont non sembrava interessata ad intesserne uno.
Quindi.
Non si erano mai parlate. Lydia era lì in veste professionale, ed almeno quello, doveva concederglielo. Giusto?
Akelei aprì la porta, arcuando interrogativa un sopracciglio biondo scuro nella sua direzione. Lydia le offrì un sorriso a labbra strette, le braccia avvolte protettive attorno alla cartellina. «buongiorno» si schiarì la voce, saltando i convenevoli per offrire alla donna il permesso da firmare. Sapeva che ci fossero davvero poche, pochissime, possibilità che nei laboratori già sradicati fosse rimasto qualcosa di utile che non fosse stato spostato in archivio, ma tentare non nuoceva. Avrebbe potuto infilarsi di soppiatto senza dover far firmare nulla ai superiori, ma era Lydia Hadaway, e se c’erano dei procedimenti legali da seguire, l’avrebbe fatto: ecco perché era lì, a chiedere al capo dei cacciatori una firma sul permesso ufficiale per accedere all’area. «ho compilato i documenti per richiedere l’accesso ad uno dei laboratori in disuso di Londra. Mi servirebbe una...» sua? Tua? Deglutì, porgendolo e basta. «firma dal responsabile dei cacciatori. Ho compilato anche la scheda di addestramento e quella delle responsabilità» Concluse, perché quando si parlava di tecnicismi, evitava di inciampare nelle sue stesse parole. Akelei la osservò un paio di secondi senza battere ciglio, e quasi le strappò il foglio dalle mani. «per…?» «indagini interne» & that was it. Dubitava che il Ministero le avrebbe concesso il permesso se avessero immaginato il reale motivo che la spingesse a varcare quelle porte, ma con la dicitura indagini interne, poteva nuotare nelle acque tranquille della burocrazia infra livelli, e andare sul sicuro. Il suo reparto era quello del Controllo, ed il suo diretto superiore Nathaniel. Akelei Beaumont dovette decidere che non le interessava abbastanza, e che non valesse del suo tempo, perché dopo aver dato un’occhiata veloce ai fogli – ed averla studiata di sottecchi, facendola sentire sotto esame – appuntò la firma richiesta a bordo pagina.
Il sorriso che la Beaumont le rivolse, non aveva nulla di amichevole, prima che la congedasse chiudendole la porta in faccia.
Mh. Yay?
Biasimò il primo suono al vento, ed il secondo rumore alle tubature vecchie.
Al terzo, Lydia Hadaway sporse la testa oltre la stanza nella quale era appena entrata (l’ennesima, deserta e distrutta, che non aveva portato a nulla) aggrottando le sopracciglia nel lungo corridoio in metallo.
Non era stata una delle sue idee migliori, quella di andare da sola. A suo favore, avendo dovuto chiedere un Permesso TM per accedere al laboratorio dimesso, aveva creduto che non avrebbe incontrato nessuno: andiamo, chi altro mai avrebbe dovuto andare lì? Un senza tetto magico? Come la protagonista di ogni film dell’orrore che si rispettasse, Lydia Hadaway fece la domanda più stupida che potesse fare: «c’è...qualcuno?» Magari era solo qualche fantasma indispettito.
Hahaha.
Forse preferiva un serial killer."i keep saying it is what it is but like... what is it"
- lydia hadaway, 26now playing: to the grave
I was feeling empty,
a feeling with uncertainty
I couldn't be left inside a room with me
Now I believe running
only gets you where you see. -
.I give it all my oxygen,
so let the flames begin ©g. Claudia moorclod, cloud | 21 | aussie | journalist | (failed) novelist . -
.Deglutì, lo sguardo a saettare lungo il corridoio scarsamente illuminato del Laboratorio.
Nulla.
Sospirò a se stessa, e biasimò quella tensione alle maledette serie che Nathaniel la obbligava a guardare con lui – «perché sono formative. Per te, Lydia. Non hai affatto una cultura pop e ci fai fare brutta figura» - dicendo che non facessero paura, quando invece lo facevano eccome. Non che la Hadaway lo mostrasse mentre le guardava, no: aspettava che la puntata, o il film, finisse, prima di riempirsi di paranoie assurde e scattare ad ogni rumore, per poi costringere anche Jay a dormire con lo spiraglio di luce accesa dal bagno. Stava per tornare all’interno dell’ufficio, quando la testa bionda apparve da qualche porta più in là.
Forse un gridolino gli uscì di bocca. Uno di quei versi stupidi che mai avrebbe immaginato potessero uscire dalle proprie labbra, e che invece la fecero sobbalzare sul posto afferrando il muro fino ad avere le nocche bianche. Strinse le labbra fra i denti, cercando di placare il battito in corsa del proprio cuore. Madonna santa. Mai più. Era troppo vecchia (ventisei anni.) per quelle avventure. «A parte noi due? Oh my, spero di no.» Lydia corrugò le sopracciglia, la testa reclinata sulla spalla. «melvin?» (doveva succ.) poi vide la bacchetta: nope, non Melvin. Fece scivolare lo sguardo dal catalizzatore magico alle mani alzate in segno di resa, arrampicandosi poi sul volto dai lineamenti morbidi e l’adorabile sorriso sulle labbra. Era bella. Le probabilità che la uccidesse, o la rapisse (di nuovo.) erano inverosimilmente molto più alte, perché… cosa ci faceva lì. Non sembrava un barbone. Era un barbone? «Mi dispiace averti spaventata. Credevo di essere sola.» Si trattenne dal dirle eh, anche io perché immaginava che a quel punto, dopo il breve strillo acuto che era rimbalzato per tutto il Laboratorio, doveva essere piuttosto chiaro. Ancora faticava a sentire le parole della ragazza, assordata da adrenalina e tachicardia. «nessun problema» borbottò, anche se lo era stato per il proprio provato muscolo cardiaco. Lydia tolse altri cinque anni dalla sua linea della vita.
La dipartita scattava a breve.
«non mi avevano avvisata ci sarebbe stato qualcun altro» abbozzò un sorriso, perché era Lydia, e non sapeva rapportarsi alle persone. C’era un motivo se lavorava con Nate (lui si occupava delle persone) e come storiografa (i libri non richiedevano interazioni particolari).
E quindi.
Come funzionava.
Dovevano salutarsi, come le persone montanare, e andare ognuno per la propria strada? Dovevano scambiarsi convenevoli? Come… cosa… ugh. Si guardò attorno, valutando seriamente di andarsene e basta, ma alla fine si risolse a funzionare come un essere umano semi adeguato all’esistenza. «sei qui per….?» lasciò completare alla ragazza la frase. Fosse stata lì per qualche dipartimento particolare, l’avrebbe lasciata fare senza disturbarla (un sogno. Una favola) visto che fra livelli c’erano faide su segreti non da poco. Voleva stare sola Lydia, eh. Le piaceva fare le cose per proprio conto, senza nessuno ad alitarle sul collo.
Ma quel posto era inquietante da morire.
Accese la posizione sul telefono. Se l’avesse rapita, avrebbero saputo quale posto avesse visitato per ultimo. «stai...cercando qualcosa di particolare? Vuoi una...mano?» ?!?!?!?! chissà."i keep saying it is what it is but like... what is it"
- lydia hadaway, 26now playing: to the grave
I was feeling empty,
a feeling with uncertainty
I couldn't be left inside a room with me
Now I believe running
only gets you where you see. -
.I give it all my oxygen,
so let the flames begin ©g. Claudia moorclod, cloud | 21 | aussie | journalist | (failed) novelist . -
.Sarebbe stato fantastico, quasi celestiale, se quell’incontro fosse stato l’apice degli Episodi Eccentrici (capitalized so you know it’s true -cit) nella vita di Lydia Hadaway. Avrebbe riconosciuto quello scambio di battute per quel che era - un inganno - e trovato la bionda così fuori dagli schemi da non degnarla di una seconda occhiata. La buona, vecchia, Annie, l’avrebbe fatto. Lydia? Lydia era cresciuta a pane e Nathaniel Henderson, quindi le sembrava del tutto nella norma, e giustificata ad essere in un Laboratorio in disuso nel quale nessuno metteva piede da anni. Anzi, si sentiva più colpevole lei, pur conscia di aver ricevuto i permessi dall’Altissimo (Akelei o Dio, eravamo lì) e che avesse tutto il diritto di lasciare le impronte nella polvere di quei corridoi.
«vengo in pace»
Si limitò a sorridere a labbra strette, evidentemente a disagio nella (vita) situazione, consapevole che se avesse aperto bocca, avrebbe detto qualcosa di altamente culturale ed intenso tipo okay. Non era neanche certa se la reazione migliore fosse accennare una risata o arcuare entrambe le sopracciglia, quindi nel dubbio decise di non fare nessuna delle due cose limitandosi ad osservarla in silenzio. «ma figurati. Probabilmente non se lo ricordavano. Sai come vanno queste cose. scartoffie, burocrazia, bla bla bla.» Se il Sistema fosse stato più efficiente, quello sarebbe stato il momento della verità in cui la menzogna si smontava da sola, ma dato che quanto detto dalla bionda fosse tutto vero, non fece che confermare il suo alibi. Si strinse nelle spalle. «nessuno guarda davvero i permessi. Servono solo a dissuadere dal chiederli» sara @ ogni richiesta che potrebbe fare a lavoro ma non fa perché i moduli da compilare le fanno paura. Il sorriso si ammorbidì, in parte complice ed in parte sollevato. «curiosità. non lo siamo un po' tutti, infondo?» In un...laboratorio...dismesso… in cui… torturavano… persone…? Curvò gli angoli della bocca verso il basso, la testa leggermente reclinata sulla spalla. «nessuno concede permessi per curiosità. per quello ci sono i musei» poteva non ricordare di essere passata fra quelle mura, ma lì le avevano portato via tutto – memoria, bambini, una vita intera. Il pensiero che qualcuno ci andasse per curiosità, era raccapricciante, e la Hadaway non indossava la maschera politica che tanto piaceva ai suoi colleghi; solitamente, non ne aveva bisogno. «basta che non sei qui per uccidermi o rapirmi. Il resto non è di mia competenza» citando la frase preferita dei suoi compagni ministeriali.
Ok. Era definitivamente un’intrusa abusiva.
Lydia sospirò, perché non era quello proprio un classico della sua vita? Così tipico da far sciogliere ogni preoccupazione dai muscoli tesi delle spalle, perché non era lei quella che attirava pericoli pubblici – era Jay. Lo ribadiamo ai posteri. - lei era quella dei casi umani. Intascò perfino la bacchetta, mostrandosi disarmata ed inoffensiva. «lydia hadaway» si presentò senza offrire la mano, un sorriso stanco ma sincero. «o annie baudelaire. Scuole di pensiero» non capitava spesso che si presentasse con entrambi i nomi, ma d’altronde, non capitava spesso che si presentasse punto - e chi poteva saperlo, magari si erano conosciute, o aveva sentito parlare di lei. Il mondo era piccolo e strano. «non so cosa sto cercando...magari non è neanche qui» schernì, un sopracciglio ramato a scattare divertito verso l’alto, mantenendo l’espressione impassibile.
Però, davvero. «fogli ritenuti di poca importanza? Nomi incisi nel metallo? Rubriche? Non ne ho idea. Immagino abbiano già preso tutto quando...» indicò l’ambiente attorno a loro, i passaggi dei Pavor ancora cristallini in ogni curva e linea del corridoio. «volevo solo assicurarmene di persona» si rabbuiò, il labbro inferiore schiacciato in parte sotto i canini. «dovevo venire con un medium. O un chiaroveggente. O un cronocineta» letteralmente chiunque eccetto se stessa. «non credo qualcuno al ministero l’abbia mai fatto» perché avrebbero dovuto collaborare con qualcuno d’inferiore, dopotutto? Nessuno faceva il lavoro bene quanto loro. Sure thing luv. «ne hai qualcuno in chiamata rapida?» lei sì, ma preferiva non coinvolgerli – e oh, magari la ragazza aveva conoscenze migliori."i keep saying it is what it is but like... what is it"
- lydia hadaway, 26now playing: to the grave
I was feeling empty,
a feeling with uncertainty
I couldn't be left inside a room with me
Now I believe running
only gets you where you see. -
.I give it all my oxygen,
so let the flames begin ©g. Claudia moorclod, cloud | 21 | aussie | journalist | (failed) novelist . -
.«Minacciano di ucciderti o rapirti molto spesso?»
Lydia sorrise. Un sorriso mite, appena accennato, occhi verso il basso. Più si ripeteva quella domanda fra sé, più il sorriso si allargava, e nel giro di un paio di traumatici secondi in cui cercò di non pensarci e finì per pensare solo a quello, rise. Non era manco più una risata isterica, la sua. Arrendevole agli eventi della vita, fatalista, ma soprattutto sinceramente divertita, perlopiù. «a me no, effettivamente. Forse mi sento anche un po’ offesa in merito» sull’ultima parte, quasi sicuramente scherzava. «non sono davvero preoccupata all’idea di essere rapita. Diciamo che ho ...una specie di talismano» no, non avrebbe elaborato che il manufatto fosse la mera esistenza del Matthews; se doveva sparire uno dei due, secondo la legge di Murphy, sarebbe stato di nuovo Jay.
Lydia Hadaway era in una botte di ferro.
«Puoi raccontarmi di qualche episodio particolare?» Troppa scelta. Ampia scelta. Si concluse a scuotere il capo, un’espressione intenerita e triste ad ammorbidire la piega della bocca. «non è così divertente» e lì chiuse la questione, perché la Hadaway era una persona riservata, ed anche piuttosto noiosa. Inoltre, l’idea di affrontare un’intera conversazione con qualcuno o esibirsi in un monologo, le causava un certo :sparks: malessere :sparks: Un tempo era più divertente di così.
...Credeva. Le probabilità che fosse peggio, erano molto basse.
Al lecito in che senso di Agnes, rispose con un mezzo sorriso. «non importa» e se non aveva riconosciuto il nome, non importava davvero. Meglio così, a dirla tutta. Poteva essere chi voleva.
Poi accadde qualcosa. Non avrebbe saputo dire cosa, ma da qualche parte la quasi inesistente conversazione fra le due, era andata nel verso sbagliato, perché dal nulla la Dumphrey capì, e Lydia (tutti sconvolti a trattenere il fiato:) no. Perfino meno del solito. «mi hai fregata!» Ah… sì. L’aveva… fatto. Corrugò le sopracciglia, osservandola con educato smarrimento.
Oddio.
Era pazza, vero? Cioè, non uno dei suoi soliti casi umani… proprio fuori di testa. Sentiva le voci? Vedeva i colori? Cosa stava accadendo, aiuto. «haha… esatto….!» ????? distolse lo sguardo da Agnes, puntando tutto il proprio dubbio sulla propria ed altrui sanità mentale, sul pavimento.
Pavimento: not impressed.
«mh, stai cercando di rintracciare qualcuno?» QUELLA LA SAPEVA! L’entusiasmo di sapere una (1) cosa, le fece rivolgere un sorriso brillante alla sua interlocutrice. «sì! Sto cercando me stessa» che filosofa. Che dottrina esistenziale. Che profondità, in quel dei Laboratori. «penso di essere stata qui, una volta» ormai quel vuoto faceva abbastanza parte della sua vita, da essere naturale e scontato. Non avrebbe elaborato, perché per lei non c’era nulla da aggiungere, ed era perfettamente normale rivelare il proprio Oskuro Passato ad una sconosciuta incontrata – che caso! - lì. Alla peggio, si sarebbero entrambe prese per pazze, il che avrebbe creato un peculiare stato di equilibrio posizionando tutte e due nello spettro della normalità.nonaveva senso. «duh, e collaborare con gli special?» eh. Eh, lo sapeva. Umettò le labbra, gli occhi verdi a scivolare sulle pareti del corridoio. Forse avrebbe dovuto iniziare a ...tamburellare...sulle pareti… alla ricerca di...conche segrete? Mannaggia, quello era proprio un lavoro dajames bondNathaniel.
Anche un pensiero, da Nathaniel. Un solo neurone in due, e lo sprecavano così.
« è meglio così» mormorò in un soffio, conscia che quelle parole avessero il retrogusto amaro del tradimento. Non erano parole da Regime; non era quello che il sistema si aspettava da lei.
Restava comunque vero. Per quanto triste fosse vedere quanto ancora i maghi fossero poco inclusivi nei confronti degli special, era sempre meglio del periodo in cui li aveva visti combattere come cani in delle gabbie poco più grandi di loro; meglio ignorati, che usati ed uccisi. «grazie» del tutto sincero, ed anche un po’ confuso. Capitava così di rado (mai) che qualcuno si offrisse di aiutare, che...non sapeva che farsene, di quella disponibilità.
Così rimase a guardarla. Per niente inquietante. «australia… allora sei una pro con i ragni» se Agnes l’avesse seguita, avrebbe iniziato a camminare per il corridoio, cercando un’altra stanza da setacciare. «cosa ti ha portato da queste parti? Invece dei canguri e i coccodrilli, abbiamo topi e blatte: non so quanto ne sia valsa la pena» e non so cosa abbia scritto perché ho molto sonno ma so che nel tuo cuore troverai la forza di perdonare Lydia."i keep saying it is what it is but like... what is it"
- lydia hadaway, 26now playing: to the grave
I was feeling empty,
a feeling with uncertainty
I couldn't be left inside a room with me
Now I believe running
only gets you where you see. -
.I give it all my oxygen,
so let the flames begin ©g. Claudia moorclod, cloud | 21 | aussie | journalist | (failed) novelist . -
.(Sara) Lydia aveva visto abbastanza video di coccodrilli vagare senza una preoccupazione nei giardini degli ignari inquilini dell’Australia, da non dover aggiungere altro all’orrore mostrato da Agnes: come narrava il saggio, era tutto vero.
… Senza contare che non fosse brava con le chiacchiere, fossero esse superficiali o meno, quindi non avrebbe aggiunto nulla in nessun caso. Per quanto la riguardava, e per quanto l’avrebbe detestato, avrebbero potuto rimanere in silenzio di lì all’eternità necessaria ad esplorare i laboratori. Il fatto che la bionda sembrasse voler parlare per entrambe, purtroppo, non la faceva sentire meglio. Inadeguata, piuttosto, era la parola corretta, ma ci aveva fatto l’abitudine, ed ormai quella parte di sé occupava solo un quarto delle sue preoccupazioni generali nei confronti dell’esistere. «ma i topolini sono carini, daiiii» sorrise a labbra strette. «a qualcuno devono pur piacere» replicò pacata, perché tacere all’entusiasmo della Humphrey nei confronti dei roditori le sembrava maleducato, ma non poteva condividere. Avevano la….coda. Lunga. Nuda….. ew. Immaginava che al mondo ogni forma di vita avesse qualcuno che la apprezzasse.
Molto filosofico. Se lo annotò mentalmente per la correzione bozze delle ff di Nate.
«Ma mi sono trasferita per lavoro, sono una giornalista sp-» Agnes si fermò.
Lydia, non da meno, si fermò di scatto, abbassando lo sguardo sul pavimento per cercare topi, perché su quello si era buggata. Nel constatare che di vivo ci fossero solamente loro due, alzò interrogativi occhi verde bosco sulla compagna. «investigativa.» Uh? Era la pausa drammatica? Annuì lentamente, invitandola a proseguire, chiedendosi solo marginalmente il perché dell’espressione quasi sorpresa. Al contrario di moltialtri pg di sara, Lydia si faceva davvero i fatti suoi, senza farsi troppe domandecome sara al cnos. Aveva scoperto si vivesse meglio. «Attualmente, però, sono alla ricerca di ispirazione per il mio prossimo romanzo.» [TRIGGER] HER TIME TO RISE AND SHINE! Su quell’argomento, perlomeno, era informata! Aveva delle opinioni! Delle reference! Delle idee! Il sorriso le illuminò lo sguardo, forse per la prima volta da quando era iniziata quella conversazione. Neanche le interessava che c’entrasse come pizza e fichi con il fatto che fosse nei Laboratori, e che l’accesso avrebbe dovuto essere riservato. Non un suo problema. «che tipo di romanzo?» Era troppo presto per proporsi come beta reader? O per fare le bacheche? Era una pro ormai, eh. «Tu invece cosa fai nella vita, Lydia?» Pena, principalmente, ma avrebbe evitato di dirglielo in favore di quella che avrebbe potuto essere, ottimisticamente, la nascita di una delle rarissime amicizie di Lydia Hadaway, le quali al momento attuale contavano solo Shot, Murphy e Sin.
Che amarezza. «storiografa» nel suo tempo libero, ma soprattutto «e assistente di nathaniel henderson» detto con leggermente più entusiasmo, gli angoli del sorriso ad ammorbidirsi. Era stato, ed era ancora, una delle esperienze più strange forti della sua vita, ma non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo. Le aveva permesso di crescere come persona; le aveva dato uno scopo, le aveva dato Nate. Un collega, un amico, una famiglia. «amministratore special» chiarì, senza mostrare il dubbio che invece assaliva Sara perché non ha idea di quale sia la Vera Nomina di Nate. «insegna controllo poteri a Hogwarts» si indicò, proseguendo nel corridoio ma senza guardare realmente ciò che la circondava. Le era bastato mettere piede nei Laboratori, per perdere la vana speranza con la quale vi aveva fatto accesso.
Non ricordava quel posto. Non le sembrava di esserci mai stata. Neanche un minimo, appena accennato, segno di deja vu. «non è stata una buona idea venire qui» ammise in un filo di voce, arrendendosi all’ennesima, inutile, svolta. Umettò le labbra, socchiudendo le palpebre prima di stamparsi un sorriso sulle labbra. «forse dovrei cambiare strategia?» tono interrogativo more like supplica a farsi dare una mano da una perfetta sconosciuta a fare qualcosa di più utile e funzionale."i keep saying it is what it is but like... what is it"
- lydia hadaway, 26now playing: to the grave
I was feeling empty,
a feeling with uncertainty
I couldn't be left inside a room with me
Now I believe running
only gets you where you see. -
.I give it all my oxygen,
so let the flames begin ©g. Claudia moorclod, cloud | 21 | aussie | journalist | (failed) novelist . -
.«Un.... libro.... per young adults. In realtà devo ancora definire bene alcuni dettagli, e devo risolvere alcuni punti della trama che rimangono un po’ incerti e privi di senso....sto aspettando l’ispirazione giusta che faccia finire tutti i tasselli del puzzle al proprio posto.»
Che… non era una risposta. Lydia la osservò un’altra manciata di secondi in attesa di una spiegazione che non arrivò, ed essendo nella parte introversa dello spettro MBTI, strinse le labbra fra loro ed annuì. Era delusa dalla risposta? Sì, ma non abbastanza da premere sull’argomento: rispettava le scelte altrui a non pressare, lei. Se avesse voluto risponderle, d’altronde, l’avrebbe fatto la prima volta, senza bisogno che Lydia insistesse. «sembra interessante» non potè trattenere però il remark sarcastico, perché in fondo – molto in fondo – era pur sempre Annie Baudelaire. Accennò un sorriso divertito, lasciando intendere che avesse capito fosse una replica campata per aria, e andasse bene lo stesso. Se preferiva parlare di lavoro, così fosse. «Uhhh, interessante! E quale dei due preferisci? Sono lavori abbastanza diversi tra loro!» Non dovette pensare alla risposta, forse perfino più naturale del semplice atto della respirazione. Non aveva molte certezze (l’eufemismo del secolo.) ma quella lo era. «l’assistente» se sperava di avere risposte più dettagliate, aveva sbagliato pg di Sara, perché lei non era in grado di argomentare. Cosa avrebbe dovuto dire poi, a una perfetta sconosciuta? Che amasse il suo lavoro perché adorava Nathaniel? Che le piacesse sentirsi utile, e provare a fare la differenza? Che gli special meritassero più considerazione di quella che veniva loro data, perché erano comunque persone -e perlopiù terrorizzate, per dirne una- ? Probabilmente sì. Quello era esattamente ciò che avrebbe dovuto dirle.
Ma lo fece? No, esatto. Bravi!
«Magari è solo il panorama sbagliato» Per dipingere un quadro sicuramente sì. Per cercare di ricordare qualcosa di quando ne era stata paziente? Inarcò le sopracciglia verso la scrittrice, guardandola con palese scetticismo. «hai provato l'ipnoterapia? conosco persone che si sono rivolte a degli Psicomaghi per recuperare memorie perdute o semplicemente sopite... con loro ha funzionato.» Passò la lingua sull’arcata superiore dei denti, maledicendosi per aver parlato troppo. Faceva ridere, considerando che aveva detto in tutto dodici parole, ma anche riflettere. «dicono sia pericoloso forzare memorie perse. È altamente sconsigliato» chissà che amici aveva (spoiler: nessuno, in effetti. Ciao Zip!). «speravo uscissero…...da sole……..» si rendeva conto, ammettendolo ad alta voce, di quanto stupida ed ottimista fosse stata. «una volta ho provato con una cronocineta» bisbigliò, più a se stessa che ad Agnes, per ricordarsi che ci avesse provato a spiare nelle proprie memorie; non era andata benissimo. «ma è stato un errore mio. Non avrei mai dovuto chiederglielo» ad Ashley poi, che era pure già mezza andata di suo (bacini Ash). «non importa, davvero. È stato...superficiale da parte mia pensare che venire qui avrebbe risolto qualcosa» aveva vissuto senza Annie per anni(e. Haha), era evidentemente destino che continuasse ad ignorare la Questione. Non una gran perdita, a quanto narrava la leggenda. E visto che Lydia era come Sara: «almeno posso dire di aver tentato» e fine, la questione era chiusa lì, era il momento in cui chiudeva nel cassetto la questione Annie Baudelaire, e viveva di racconti degli altri.
… quindi avrebbe dovuto parlare con Akelei? Il solo pensiero le metteva i brividi, per diversi motivi.
«penso che me ne andrò. tu rimani?»"i keep saying it is what it is but like... what is it"
- lydia hadaway, 26now playing: to the grave
I was feeling empty,
a feeling with uncertainty
I couldn't be left inside a room with me
Now I believe running
only gets you where you seeSPOILER (clicca per visualizzare)SANDI FOR THE WIN NE CHIUDONO UN'ALTRA?????????????????.