I'm training my mind to be calm in all situations thrown at me

libera, lydia ft. claudia

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    Fuori dall’ufficio di Akelei Beaumont, Lydia Hadaway tamburellava nervosamente le unghie laccate di verde sulla cartellina plastificata. Ogni volta che inspirava, l’istinto di fuggire premeva sulle costole supplicandola di andarsene; quando espirava, si radicava sul posto, convincendosi fosse la cosa giusta.
    Ma era la cosa giusta?
    Non poteva saperlo – non ancora. Era stata così sicura, così certa di quel che voleva, quando aveva detto a Jayson di voler ricordare, che era difficile poter credere che mesi dopo, e tentativi fallimentari alle spalle, l’avessero riportata a quello stato di incertezza e confusione... eppure. In realtà, non c’era stato giorno in cui Lydia non si fosse domandata se quello fosse realmente quel che voleva per sé, ma c’erano giorni in cui riusciva a mascherarlo meglio. Non solo non era più Annie, la Hadaway, ma non ricordava di esserlo mai stata, e non avrebbe dovuto mancarle qualcosa che non aveva mai avuto. Era felice? Era felice, nella piccola bolla che si era creata in quegli anni, uscendo dalla fossa nella quale l’avevano lanciata scavando con unghie e denti. Si era ricostruita da zero, ed era arrivata al punto di essere fiera di quanto fosse riuscita a raggiungere, orgogliosa di essere sopravvissuta alla ragazzina spaventata che, anni prima, si era risvegliata senza sapere nulla di se stessa. Ed era abbastanza? Era abbastanza, e sarebbe sempre stato abbastanza.
    Ma era così sbagliato, volere qualcosa in più?
    Aveva rimandato quel momento per anni, ma non era più la ragazzina spaventata da tutto. Sentiva di essere pronta ad affrontare le conseguenze di quel che era stata, ad assorbire le memorie di un’altra vita ed un’altra sé, ancorata alla Lydia che negli anni aveva imparato ad apprezzare nei suoi alti e (tanti.) bassi.
    Aveva chiesto il consulto di Friday De Thirteenth, obliviante, e le aveva confermato quel che già sapeva: le memorie esistevano, da qualche parte. Era impossibile eliminarle, solo nasconderle, ma lei – o chiunque dei suoi colleghi – non poteva fare nulla in merito: solo il mago che l’aveva lanciato poteva sollevarlo, ridandole i suoi ricordi.
    Lydia non poteva sapere che il mago in questione fosse stato suo fratello, quello morto, e che quindi l’opzione non fosse navigabile; anche Sara l’ha appena ricordato, il che portava entrambe ad un cul fatal de sac. In compenso, sapeva che le probabilità di ritrovarlo fossero minime, ed in generale, la possibilità che fosse morto allo smantellamento del Laboratorio, altissime. Aveva un quaderno pieno di annotazioni su possibili modus operandi che, nella teoria, potevano funzionare, ma nella pratica, erano più pericolosi di quanto le piacesse ammettere, metà dei quali implicavano parti inesplorate del potere degli special: telepatia, cronocinesi, guarigione, perfino l’assorbimento cinetico. Combinando le loro peculiari abilità, forse era possibile trovare un’uscita secondaria che le permettesse di sorvolare l’ostacolo maggiore del non conoscere il proprio salvatore aguzzino.
    Non era ancora pronta a quelle possibilità (nè lo erano i diretti interessati: lavorava nel campo, sapeva che nessuno special fosse ancora pronto a quel livello di controllo, eccetto forse quelli che c’erano nati) il che la riportava al motivo per cui, quel pomeriggio, bussava fra tutti all’ufficio della Capo Cacciatrice.
    Sua sorella. Di un’altra vita, certo, ma quella restava. Lydia non era Arci, non aveva la capacità di suo fratello di insinuarsi negli spifferi altrui e metterci dimora stabile. Non sapeva essere il tipo di persona che si faceva spazio da sè. In poche parole, la Hadaway non aveva alcun tipo di rapporto con la donna con cui aveva condiviso una famiglia, e la Beaumont non sembrava interessata ad intesserne uno.
    Quindi.
    Non si erano mai parlate. Lydia era lì in veste professionale, ed almeno quello, doveva concederglielo. Giusto?
    Akelei aprì la porta, arcuando interrogativa un sopracciglio biondo scuro nella sua direzione. Lydia le offrì un sorriso a labbra strette, le braccia avvolte protettive attorno alla cartellina. «buongiorno» si schiarì la voce, saltando i convenevoli per offrire alla donna il permesso da firmare. Sapeva che ci fossero davvero poche, pochissime, possibilità che nei laboratori già sradicati fosse rimasto qualcosa di utile che non fosse stato spostato in archivio, ma tentare non nuoceva. Avrebbe potuto infilarsi di soppiatto senza dover far firmare nulla ai superiori, ma era Lydia Hadaway, e se c’erano dei procedimenti legali da seguire, l’avrebbe fatto: ecco perché era lì, a chiedere al capo dei cacciatori una firma sul permesso ufficiale per accedere all’area. «ho compilato i documenti per richiedere l’accesso ad uno dei laboratori in disuso di Londra. Mi servirebbe una...» sua? Tua? Deglutì, porgendolo e basta. «firma dal responsabile dei cacciatori. Ho compilato anche la scheda di addestramento e quella delle responsabilità» Concluse, perché quando si parlava di tecnicismi, evitava di inciampare nelle sue stesse parole. Akelei la osservò un paio di secondi senza battere ciglio, e quasi le strappò il foglio dalle mani. «per…?» «indagini interne» & that was it. Dubitava che il Ministero le avrebbe concesso il permesso se avessero immaginato il reale motivo che la spingesse a varcare quelle porte, ma con la dicitura indagini interne, poteva nuotare nelle acque tranquille della burocrazia infra livelli, e andare sul sicuro. Il suo reparto era quello del Controllo, ed il suo diretto superiore Nathaniel. Akelei Beaumont dovette decidere che non le interessava abbastanza, e che non valesse del suo tempo, perché dopo aver dato un’occhiata veloce ai fogli – ed averla studiata di sottecchi, facendola sentire sotto esame – appuntò la firma richiesta a bordo pagina.
    Il sorriso che la Beaumont le rivolse, non aveva nulla di amichevole, prima che la congedasse chiudendole la porta in faccia.
    Mh. Yay?

    Biasimò il primo suono al vento, ed il secondo rumore alle tubature vecchie.
    Al terzo, Lydia Hadaway sporse la testa oltre la stanza nella quale era appena entrata (l’ennesima, deserta e distrutta, che non aveva portato a nulla) aggrottando le sopracciglia nel lungo corridoio in metallo.
    Non era stata una delle sue idee migliori, quella di andare da sola. A suo favore, avendo dovuto chiedere un Permesso TM per accedere al laboratorio dimesso, aveva creduto che non avrebbe incontrato nessuno: andiamo, chi altro mai avrebbe dovuto andare ? Un senza tetto magico? Come la protagonista di ogni film dell’orrore che si rispettasse, Lydia Hadaway fece la domanda più stupida che potesse fare: «c’è...qualcuno?» Magari era solo qualche fantasma indispettito.
    Hahaha.
    Forse preferiva un serial killer.
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    Qualunque cosa si fosse immaginata, lo scenario (apocalittico, per carità, ma nemmeno troppo) che si stagliava davanti ai suoi occhi era... come dire... deludente.
    Caotico, certo, e anche abbastanza tetro (per non parlare dell'infestazione di topi che aveva giurato di sentir correre svelti sopra la propria testa) ma... non esattamente ciò che si era aspettata.
    Aveva incontrato una buona dose di porte scardinate, mobiletti ribaltati, lettini divelti e persino ― spostò la punta della bacchetta, illuminata da un Lumos castato una volta avventuratasi nei corrodi bui, e la puntò contro quelle che sì, rimanevano anche ad una seconda occhiata “macchie non meglio identificate”, ma nulla di quello poteva esser considerato intrigante. Con una smorfia di disgusto, e un «ewwww» appena sussurrato, Clod uscì dall'ennesima stanza vuota, lasciandosi alle spalle le macchie di origine incerta, incamminandosi lungo l'ennesimo corridoio vuoto. Per un (lungo, lunghissimo) momento ebbe il vago sospetto di essersi persa, ma una rapida occhiata a quel che rimaneva delle indicazioni che un tempo avevano permesso a dottori indaffarati di fare la sua stessa fine, le dimostrò che tutto sommato poteva ancora fidarsi del proprio senso dell'orientamento.
    Per essere un posto dismesso da ormai quasi un decennio, non era messo troppo male ma la sua fantasia galoppante le aveva fatto (sperare) credere di imbattersi in... boh, ben altro oltre l'occasionale rampicante selvatico schiacciato contro le pareti ormai ammuffite e luci al neon che minacciavano di caderle in testa da un momento all'altro.
    Si era certamente aspettata di incontrare una grande porta di metallo con una scritta ominous a caratteri cubitali (e in vernice rossa, possibilmente) che la invitava, non molto cortesemente, a tenersi alla larga ― un suggerimento che la giornalista avrebbe ovviamente ignorato in nome di una causa ben più grande di lei: la (curiosità) verità. Aveva immaginato di oltrepassare il nastro giallo-nero (da scena del crimine), guardarsi alle spalle con aria fugace per accertarsi di essere sola, e con un trucchetto degno delle migliori Totally Spies, aprire la massiccia porta blindata che la separava dallo scoop del decennio. No, che dico! Del secolo!
    E invece l'unica porta che aveva opposto resistenza non aveva portato in qualche anfratto segreto, ma in una specie di ripostiglio saccheggiato già da tempo, delle medicine e provviste contenute al suo interno nemmeno più l'ombra.
    Cosa ci facesse lei, un'australiana trapiantata su suolo inglese, giornalista sportiva e decisamente non investigativa, in un laboratorio estremista dismesso da tempo era una storia lunga ― o così l'avrebbe fatta passare Clod, se mai avesse avuto modo di raccontare a qualcuno di quell'esperienza, perché non era certa che fosse qualcosa di cui potersi vantare in giro, né un appropriato argomento di conversazione con i nuovi colleghi; si immaginava già la scena il lunedì successivo, davanti alla macchinetta del caffé della piccola redazione del Boccino d'Argento: “hey ciao, cosa hai fatto di bello nel weekend? Uh, interessante. Interessante. Come dici? Il mio?! Oh, niente di speciale, mi sono infiltrata in uno dei laboratori inglesi per mera curiosità.” Insomma, vedeva circa due o trecento modi in cui quella conversazione poteva finire male, malissimo. Sarebbe rimasta un'indagine privata ― anche se il cosa stesse cercando era sconosciuto pure alla stessa Claudia. Non era andata lì cercando qualcosa, ma sperava comunque di trovarla: succedeva così nei film, no? E chi lo diceva che la sua vita non poteva essere esattamente come quella delle pellicole da blockbuster?!
    Una cosa però la sapeva: era lì anche in cerca di ispirazione.
    Dopo aver visto fallire miseramente i tentativi precedenti (seduta ad un tavolino di un bar carino; su una panchina dell'Avis di notte attraversando il ponticello sul laghetto dell'Aetas; tra le vie affollate e colorate della Londra babbana, perché no) aveva pensato che un posto estremo (ah ah) come quello avrebbe innescato in lei la scintilla dell'ispirazione ― un po' come pandi e questo post, insomma. Perché, a quanto pareva, i (post) romanzi non si scrivevano da soli, chi l'avrebbe mai detto, e il suo era in stand-by da ormai un sacco di tempo. Da anni. Doveva trovare il modo di continuarlo, prima o poi ― e sperava più prima che poi.
    Quel susseguirsi di stanze vuote e poco interessanti, però, non si stava rivelando ispiratore come aveva sperato; lei preferiva di gran lunga scrivere di cuori in tormento, storie d'amore complicate e protagonisti alla perenne ricerca del “vissero felici e contenti”, di certo non scriveva di malattie in grado di decimare la popolazione o dottori sadici che sperimentavano su poveri esseri umani innocenti.
    E allora perché sei nel posto dove avvenivano esattamente quel genere di cose terribili, Claudia?
    Beh, perché no, infondo; almeno adesso sapeva per certo che in quel posto non avrebbe trovato nulla di interessante, e nemmeno un singolo spunto per il suo romanzo incompiuto. Magari le dava lo spunto per qualche fanfiction da pubblicare su wat?pad ― ma si presupponeva che, per farlo, Clod le pubblicasse davvero; e invece anche quelle non vedevano mai la luce del sole, per qualche ragione.
    (La "ragione": era una scrittrice timida, la Moor, definizione che cozzava moltissimo con la giornalista spavalda e sicura della propria posizione e che non aveva paura di dire la sua anche quando l'opinione non era condivisa dalla maggior parte dei suoi colleghi o lettori, ma quella Claudia usciva fuori solo se in ballo c'era il Quidditch.)

    Tutto sommato, aveva una curiosità così grande e difficile da saziare che aveva comunque passato l'ultima ora e mezza a navigare corridoi tutti uguali e spulciare tra scheletri di mobili usurati dal tempo e dalla mancanza di manutenzione; un'ora in mezzo in cui aveva trovato esattamente una (1) cosa interessante (un disegno ormai sbiadito dal tempo, forse di qualche piccolo “ospite” passato in quel terribile posto) e niente più. Con un sospiro, lasciò cadere il contenitore vuoto di quelle che un tempo dovevano esser state fialette o altre cose mediche di cui non conosceva il termine; ricadendo sul piano in acciaio fecero un rumore sordo, che riecheggiò nei locali vuoti. «shhh» fece segno ai mascalzoni per il baccano provocato, ma non era davvero preoccupata di essere sentita: nei famosi novanta minuti in cui aveva gironzolato a vuoto, non aveva incontrato anima viva. Dubitava di incontrarne adesso.
    «c’è...qualcuno?»
    E invece.
    Si guardò intorno, occhi verdi a saettare qua e là aspettandosi di vedere qualcuno apparire dal nulla proprio alle sue spalle, ma si rese conto che la voce proveniva da fuori, probabilmente da una delle altre stanze. Ma pensa. Si affacciò sul corridoio, sorprendendosi solo un momento nel vedere una persona vera, in carne ed ossa, osservarla di rimando.
    Ok, Clod. Play it cool e andrà tutto bene”, pensò tra sé e sé, prima di rivolgere un sorriso alla ragazza. «A parte noi due? Oh my, spero di no Doveva preoccuparsi della presenza dell'altra? Boh, non è che l'altra avesse l'aria da serial killer o da ministeriale pronta a metterla al fresco per l'effrazione, quindi magari le diceva bene.
    Ma poteva sbagliarsi, certo.
    Succedeva (non così) di rado, ma succedeva.
    A mani alte, ben in vista davanti al proprio corpo ma con la bacchetta ancora saldamente stretta in quella destra, uscì del tutto dalla stanza e offrì quello che, a parer suo, doveva essere un gesto a significare che veniva in pace. «Mi dispiace averti spaventata. Credevo di essere sola.» Sistemò gli occhiali da vista (finti, comprati su Shein per 5£ solo per la copertura) e passò una mano sui capelli (un pixie cut di emergenza per tagliare via le punte danneggiate dalle frequenti decolorazioni), ripulendo poi gli abiti da eventuali granelli di polvere accumulata durante la visita (quel posto era tante cose, e pulito non era una di quelle) (ma d'altro canto era abbandonato, non si aspettava di certo servizi di pulizia da 5 stelle) nella vaga speranza di apparire un po' meno quello che era in quel momento: una criminale.
    Però era una di quelle simpatiche!!! E brave!!! Non era davvero pericolosa ― o comunque non lo era fino a che non le veniva qualche brillante idea da sperimentare che poteva rischiare di farla finire... boh, che ne so, a Londra senza un penny e un tetto sopra la testa solo per scrivere di Quidditch, così per dirne una.
    E poi, oh, erano in due a ballare quel tango, l'altra poteva essere benissimo un'infiltrata come lei. E poi!! Claudia aveva una storia pronta da rifilare alla rossa ― pensata nell'ora e mezza di noia, più per divertimento personale e per creare uno dei suoi soliti scenari ad occhi aperti, che con il vero scopo di utilizzarla, E INVECE!! Poteva persino rivelarsi utile, ma pensa!!!!
    il tempo passa mentre aspetti qualcosa in più
    ma non rimette a posto niente se non lo fai tu.
     
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    Deglutì, lo sguardo a saettare lungo il corridoio scarsamente illuminato del Laboratorio.
    Nulla.
    Sospirò a se stessa, e biasimò quella tensione alle maledette serie che Nathaniel la obbligava a guardare con lui – «perché sono formative. Per te, Lydia. Non hai affatto una cultura pop e ci fai fare brutta figura» - dicendo che non facessero paura, quando invece lo facevano eccome. Non che la Hadaway lo mostrasse mentre le guardava, no: aspettava che la puntata, o il film, finisse, prima di riempirsi di paranoie assurde e scattare ad ogni rumore, per poi costringere anche Jay a dormire con lo spiraglio di luce accesa dal bagno. Stava per tornare all’interno dell’ufficio, quando la testa bionda apparve da qualche porta più in là.
    Forse un gridolino gli uscì di bocca. Uno di quei versi stupidi che mai avrebbe immaginato potessero uscire dalle proprie labbra, e che invece la fecero sobbalzare sul posto afferrando il muro fino ad avere le nocche bianche. Strinse le labbra fra i denti, cercando di placare il battito in corsa del proprio cuore. Madonna santa. Mai più. Era troppo vecchia (ventisei anni.) per quelle avventure. «A parte noi due? Oh my, spero di no.» Lydia corrugò le sopracciglia, la testa reclinata sulla spalla. «melvin?» (doveva succ.) poi vide la bacchetta: nope, non Melvin. Fece scivolare lo sguardo dal catalizzatore magico alle mani alzate in segno di resa, arrampicandosi poi sul volto dai lineamenti morbidi e l’adorabile sorriso sulle labbra. Era bella. Le probabilità che la uccidesse, o la rapisse (di nuovo.) erano inverosimilmente molto più alte, perché… cosa ci faceva lì. Non sembrava un barbone. Era un barbone? «Mi dispiace averti spaventata. Credevo di essere sola.» Si trattenne dal dirle eh, anche io perché immaginava che a quel punto, dopo il breve strillo acuto che era rimbalzato per tutto il Laboratorio, doveva essere piuttosto chiaro. Ancora faticava a sentire le parole della ragazza, assordata da adrenalina e tachicardia. «nessun problema» borbottò, anche se lo era stato per il proprio provato muscolo cardiaco. Lydia tolse altri cinque anni dalla sua linea della vita.
    La dipartita scattava a breve.
    «non mi avevano avvisata ci sarebbe stato qualcun altro» abbozzò un sorriso, perché era Lydia, e non sapeva rapportarsi alle persone. C’era un motivo se lavorava con Nate (lui si occupava delle persone) e come storiografa (i libri non richiedevano interazioni particolari).
    E quindi.
    Come funzionava.
    Dovevano salutarsi, come le persone montanare, e andare ognuno per la propria strada? Dovevano scambiarsi convenevoli? Come… cosa… ugh. Si guardò attorno, valutando seriamente di andarsene e basta, ma alla fine si risolse a funzionare come un essere umano semi adeguato all’esistenza. «sei qui per….?» lasciò completare alla ragazza la frase. Fosse stata lì per qualche dipartimento particolare, l’avrebbe lasciata fare senza disturbarla (un sogno. Una favola) visto che fra livelli c’erano faide su segreti non da poco. Voleva stare sola Lydia, eh. Le piaceva fare le cose per proprio conto, senza nessuno ad alitarle sul collo.
    Ma quel posto era inquietante da morire.
    Accese la posizione sul telefono. Se l’avesse rapita, avrebbero saputo quale posto avesse visitato per ultimo. «stai...cercando qualcosa di particolare? Vuoi una...mano?» ?!?!?!?! chissà.
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    «melvin?»
    La giornalista ebbe l'impulso di rispondere con un “Ciuchino no, Claudia” che l'avrebbe smascherata subito subito, e conoscendosi era abbastanza sicura che un'uscita simile non fosse fuori dalla sua portata; perciò si stupì di se stessa (.) quando si scoprì a lanciare, invece, un'occhiata alle proprie spalle per controllare non fosse spuntata una terza persona in quel corridoio che iniziava ad essere un po' troppo affollato ― un'occhiata, e niente più; dopo essersi accertata non ci fosse nessuno, si strinse nelle spalle e guardò di nuovo la ragazza. «Non Melvin.» Anche se, cappero!, era un nome bellino, avrebbe dovuto pensarci anche lei.
    E invece la sua copertura era Agnes Dumphrey, giornalista investigativa freelance alla ricerca dello scoop che l'avrebbe consacrata Giornalista dell'Anno o, in alternativa, fatto vincere l'equivalente inglese del “Premiolino”; sapeva accontentarsi, la Moor. Agnes era finita nei laboratori dopo una serie di interviste a dottori pentiti (ma esistono?) ed ex pazienti dai ricordi vaghi; un puzzle che era disposta a ricomporre pur di fare luce su una pagina nera della storia inglese, ancora avvolta nel mistero.
    Nella sua testa filava; sperava che nella pratica suonasse altrettanto convincente.
    Di sicuro era meglio della verità: "sono qui per cercare ispirazione per il mio romanzo, e perché mi annoiavo". Cioè, insomma. BUH! Che banalità, che mancanza di fantasia!!!
    Decise anche, sempre saggiamente, di non muoversi dalla sua posizione, solo la testa e le mani alte a sporgere oltre l'uscio della stanza: alle bruttissime avrebbe potuto cercare riparo dietro i mobiletti ribaltati, il tempo necessario per formulare un piano d'azione e di ritirata.
    Sperava, in cuor suo, di non dover ricorrere a tanto.
    Intanto, per dimostrare la sua buona fede, rimase anche con le mani in bella mostra, la bacchetta puntata ovunque fuorché contro la rossa: non era proprio carino puntare il catalizzatore contro qualcuno senza avere la certezza potesse considerarsi un problema; non era il modo migliore nemmeno per fargli capire che non avevi brutte intenzioni. E poi, Clod reputava i suoi riflessi abbastanza reattivi da potersi permettere di tenere la guardia abbassata in circostanze come quella.
    (Spoiler: reputava male.)
    (E avrebbe tanto preferito non doverlo scoprire in quel frangente.)
    Alla ragazza dall'altra parte del corridoio, rivolse un sorriso per niente impacciato e, anzi, fin troppo rilassato per la situazione che stavano vivendo; Clod era così, sapeva fare buon viso a cattivo gioco e non lasciare che le circostanze, per quanto peculiari, la turbassero più del dovuto.
    «vengo in pace» una frase fatta, ma nel suo caso verissima: Lydia credile, è buona. Sembra folle, e forse un po' lo è, ma è una persona normale. «nessun problema» stando alla sua reazione, e al salto che le aveva visto compiere, l'australiana avrebbe detto invece mucho problema ma chi era lei per complicare un momento che avrebbe potuto risolversi da solo, e facilmente? Fece dunque una smorfia che stava per “buono, se lo dici tu, per me va bene” e si strinse nelle spalle. «non mi avevano avvisata ci sarebbe stato qualcun altro» Beh, sarebbe stato assurdo e molto divertente il contrario, dal momento che nessuno doveva sapere che fosse lì. Con un gesto lento, per farle capire che non voleva fare nulla di illegale folle, abbassò la mano libera e spinse gli occhiali di plastica più su, sistemandoli sul ponte nasale (minchia se erano scomodi. E ci vedeva pure male, con quelle dannate lenti finte e che si sporcavano con una facilità estrema.); poi la fece cadere, come per spazzare via quell'argomento. «ma figurati. Probabilmente non se lo ricordavano. Sai come vanno queste cose.» ma quali cose. «scartoffie, burocrazia, bla bla bla.» Agnes non aveva messo in conto di dover giustificare la sua presenza lì con il lasciapassare di qualcun altro, perché non si era aspettata di incontrare nessuno, ma ora che la ragazza citava un “loro” molto vago e cospiratorio, era meglio fingere di stare al gioco e assecondarla: se rimaneva abbastanza approssimativa sui dettagli, nessuno avrebbe sospettato nulla, era un piano già collaudato.
    «sei qui per….?» «curiosità» stavolta l'istinto ebbe la meglio, poi la Moor smorzò quella risposta un po' così con una risata che voleva essere complice e leggera. «non lo siamo un po' tutti, infondo?» #no, dai Claudia smettila.
    «stai...cercando qualcosa di particolare? Vuoi una...mano?» Aw ma che carina?? DAI. Si portò una mano al petto, sempre quella libera, e batté le ciglia un paio di volte dietro le lenti plastificate: forse non ci aveva tolto la pellicola protettiva, ora che ci pensava bene, ecco perché non vedeva una ceppa. Mh. «non vorrei mai disturbarti!!» era straniera, mica scema maleducata!! «quello che cerco forse non si trova qui» eh, maledetta ispirazione, dove straminchia sei?! «ma valeva fare un tentativo!! tu invece, cosa cerchi!?»
    Claudia usa: uno reverse card.
    «posso essere io ad aiutarti?» dai dì di no, così facciamo le persone montanare e andiamo ognuna per la propria strada.
    (O magari no.)
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    Sarebbe stato fantastico, quasi celestiale, se quell’incontro fosse stato l’apice degli Episodi Eccentrici (capitalized so you know it’s true -cit) nella vita di Lydia Hadaway. Avrebbe riconosciuto quello scambio di battute per quel che era - un inganno - e trovato la bionda così fuori dagli schemi da non degnarla di una seconda occhiata. La buona, vecchia, Annie, l’avrebbe fatto. Lydia? Lydia era cresciuta a pane e Nathaniel Henderson, quindi le sembrava del tutto nella norma, e giustificata ad essere in un Laboratorio in disuso nel quale nessuno metteva piede da anni. Anzi, si sentiva più colpevole lei, pur conscia di aver ricevuto i permessi dall’Altissimo (Akelei o Dio, eravamo lì) e che avesse tutto il diritto di lasciare le impronte nella polvere di quei corridoi.
    «vengo in pace»
    Si limitò a sorridere a labbra strette, evidentemente a disagio nella (vita) situazione, consapevole che se avesse aperto bocca, avrebbe detto qualcosa di altamente culturale ed intenso tipo okay. Non era neanche certa se la reazione migliore fosse accennare una risata o arcuare entrambe le sopracciglia, quindi nel dubbio decise di non fare nessuna delle due cose limitandosi ad osservarla in silenzio. «ma figurati. Probabilmente non se lo ricordavano. Sai come vanno queste cose. scartoffie, burocrazia, bla bla bla.» Se il Sistema fosse stato più efficiente, quello sarebbe stato il momento della verità in cui la menzogna si smontava da sola, ma dato che quanto detto dalla bionda fosse tutto vero, non fece che confermare il suo alibi. Si strinse nelle spalle. «nessuno guarda davvero i permessi. Servono solo a dissuadere dal chiederli» sara @ ogni richiesta che potrebbe fare a lavoro ma non fa perché i moduli da compilare le fanno paura. Il sorriso si ammorbidì, in parte complice ed in parte sollevato. «curiosità. non lo siamo un po' tutti, infondo?» In un...laboratorio...dismesso… in cui… torturavano… persone…? Curvò gli angoli della bocca verso il basso, la testa leggermente reclinata sulla spalla. «nessuno concede permessi per curiosità. per quello ci sono i musei» poteva non ricordare di essere passata fra quelle mura, ma lì le avevano portato via tutto – memoria, bambini, una vita intera. Il pensiero che qualcuno ci andasse per curiosità, era raccapricciante, e la Hadaway non indossava la maschera politica che tanto piaceva ai suoi colleghi; solitamente, non ne aveva bisogno. «basta che non sei qui per uccidermi o rapirmi. Il resto non è di mia competenza» citando la frase preferita dei suoi compagni ministeriali.
    Ok. Era definitivamente un’intrusa abusiva.
    Lydia sospirò, perché non era quello proprio un classico della sua vita? Così tipico da far sciogliere ogni preoccupazione dai muscoli tesi delle spalle, perché non era lei quella che attirava pericoli pubblici – era Jay. Lo ribadiamo ai posteri. - lei era quella dei casi umani. Intascò perfino la bacchetta, mostrandosi disarmata ed inoffensiva. «lydia hadaway» si presentò senza offrire la mano, un sorriso stanco ma sincero. «o annie baudelaire. Scuole di pensiero» non capitava spesso che si presentasse con entrambi i nomi, ma d’altronde, non capitava spesso che si presentasse punto - e chi poteva saperlo, magari si erano conosciute, o aveva sentito parlare di lei. Il mondo era piccolo e strano. «non so cosa sto cercando...magari non è neanche qui» schernì, un sopracciglio ramato a scattare divertito verso l’alto, mantenendo l’espressione impassibile.
    Però, davvero. «fogli ritenuti di poca importanza? Nomi incisi nel metallo? Rubriche? Non ne ho idea. Immagino abbiano già preso tutto quando...» indicò l’ambiente attorno a loro, i passaggi dei Pavor ancora cristallini in ogni curva e linea del corridoio. «volevo solo assicurarmene di persona» si rabbuiò, il labbro inferiore schiacciato in parte sotto i canini. «dovevo venire con un medium. O un chiaroveggente. O un cronocineta» letteralmente chiunque eccetto se stessa. «non credo qualcuno al ministero l’abbia mai fatto» perché avrebbero dovuto collaborare con qualcuno d’inferiore, dopotutto? Nessuno faceva il lavoro bene quanto loro. Sure thing luv. «ne hai qualcuno in chiamata rapida?» lei sì, ma preferiva non coinvolgerli – e oh, magari la ragazza aveva conoscenze migliori.
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    So far, so good: la ragazza nel corridoio continuava a non sembrare pericolosa, Claudia stava pian piano acquisendo sicurezza nella propria nuova (falsa) identità e la montagna di balle che le usciva dalla bocca diventava sempre più credibile.
    (Spoiler: non è vero, ma era bello credere che fosse così.)
    Allargò il sorriso sulle labbra, forte di quella ritrovata confidenza, convinta al mille per cento che la rossa le stesse credendo: e come avrebbe potuto non farlo, infondo, era così convincente!
    E infatti:«nessuno guarda davvero i permessi. Servono solo a dissuadere dal chiederli» Vedete? C'aveva preso. Aveva detto la prima cosa che le era venuta in mente, facendo proprio il primo cliché utile che le suggeriva il cervello se pensava alle istituzioni pubbliche e governative, et voila. Rilassò le spalle, assaporando quel piccolo momento di trionfo.
    Anche se — avrebbe dovuto saperlo: aveva cantato vittoria troppo in fretta. Oppure, molto più probabile, aveva parlato un po' troppo.
    «nessuno concede permessi per curiosità. per quello ci sono i musei» Buh-uh, stupido humor inglese, possibile che non capissero quando uno scherzava?!?! Okay, Claudia era abbastanza cosciente, adesso, di aver detto la cosa sbagliata (come al solito), però non era del tutto colpa sua! Bisognava riderci un po' su, sulla vitae cose.
    Tuttavia, quel poco di buon senso che ancora aveva (e il bisogno di riportare gli odds dalla sua parte) la spinse a correre ai ripari (come al solito). «Dai, scherzavo! Ah ah.»
    I ripari: :eye: :mouth: :eye:
    Claudia *finger guns*
    Che c'è, stava andando alla grande no? Si era ripresa, quel piccolo misunderstanding era già alle loro spalle.
    «basta che non sei qui per uccidermi o rapirmi. Il resto non è di mia competenza» ...wat. Oh my. Ma in che senso. «Minacciano di ucciderti o rapirti molto spesso?» La curva delle labbra piegata verso l'alto, un guizzo divertito e curioso ad illuminare lo sguardo verde bosco dietro le lenti di plastica: che vita conduceva, la rossa??? No, perché Claudia era super affascinata ed incuriosita e voleva sapere tutto! Ogni dettaglio era buono comr spunto per il suo romanzo perennemente incompleto. «Puoi raccontarmi di qualche episodio particolare?» Puoi togliere la giornalista dalla redazione, ma non puoi togliere la curiosità morbosa dalla giornalista kinda thing ― in che senso non era così il detto? Vabbè, licenza poetica.
    «lydia hadaway» oh. Okay. Beh, aveva senso che andassero così le cose: ormai erano in confidenza (cos.) e Cloud era una persona naturalmente affabile e ispirava spesso fiducia, era normale che l'altra cedesse per prima e si presentasse. TUTTO NELLA NORMA, TUTTO SOTTO CONTROLLO. «o annie baudelaire. Scuole di pensiero» «...in che senso.» Ma che voleva dire. Le riservò un'occhiata confusa, prima di imitare comunque il suo gesto e mettere via la bacchetta: erano !! persone !! civili !! «Agnes Dumphrey» E da brava persona civile, si presentò anche l'australiana. «Solo Agnes.» lei non aveva altre “scuole di pensiero” ― o meglio, in un certo senso , ma visto e considerato che si trovava in un posto in cui non avrebbe dovuto trovarsi, forse era meglio non palesarle! Vedete, sapeva essere molto coscienziosa quando voleva.
    «non so cosa sto cercando...magari non è neanche qui» «Mood!!!» Impossibile frenarsi, classica reazione (oblivion) Gen Z quando si era totalmente d'accordo.
    Si strinse nelle spalle, poi, mani basse e palmi rivolti verso l'alto, come a voler giustificare quell'uscita spontanea. «Che c'è... è vero.» Anche lei cercava qualcosa che non era lì — né sapeva che forma avesse.
    Ah.
    Ma aspetta.
    «Ohhh ho capito.»
    La stava prendendo in giro. OK. Okay. ONESTO.
    «Mi hai fregata!» il sorriso da Stregatto, ormai, andava da guancia a guancia. Era proprio una furbetta, quella Lydia!! Clod sentiva che sarebbero andate d'accordissimo.
    «fogli ritenuti di poca importanza? Nomi incisi nel metallo? Rubriche? Non ne ho idea. Immagino abbiano già preso tutto quando...» «mh, stai cercando di rintracciare qualcuno?» Uscita dalla stanza, mosse qualche passo verso Lydia (le piaceva più di Annie, che le riportava alla memoria vecchie identità, #inforandom una delle prime versioni di Cloud si chiamava Anita 'Annie' Bane), un pollice agganciato al passante dei jeans e l'altra mano a tracciare con le dita il profilo impolverato della parete che le divideva. «Un parente? Un amico?» era, in effetti, molto curiosa adesso di sapere cosa stesse cercando la Hadaway: e se la rossa non lo sapeva, Clod avrebbe volentieri offerto il suo aiuto per scoprirlo! Dopotutto, le piacevano i misteri! Era una grande fan di BuzzFeed Unresolved.
    Si distrasse a guardarsi intorno, notando che in effetti v'erano tracce del passaggio (di una mandria imbufalita.) di ministeriali senza il minimo riguardo per ciò che andava distrutto durante le loro retate di smantellamento ― e lei stessa aveva trovato ben poco durante la sua passeggiatina nei corridoi abbandonati. Un disegno dimenticato, cartelline vuote e fogli rovinati dall'acqua e dal tempo il cui contenuto era ormai illegibile. Le dispiaceva un po' per Lydia, ma sembrava molto come cercare un ago in un pagliaio.
    A quel «non credo qualcuno al ministero l’abbia mai fatto» portò lo sguardo su Lydia e lo fece rimanere lì per qualche istante, prima di commentare con un «duh, e collaborare con gli special?» La vena sarcastica era difficile da non cogliere.
    Le veniva solo da ridere al pensiero del Ministero della Magia inglese che decideva, volontariamente!!!, di andare ad ispezionare quel posto con il supporto degli special. Di collaborare.
    O, se è per questo, l'idea di special disposti a tornare lì dentro per cercare... non so, risposte? Claudia avrebbe trovato più credibile: vendetta.
    Ma d'altronde, lei non aveva mai sperimentato nulla del genere sulla propria pelle, quindi non poteva immedesimarsi. La sua rimaneva un'opinione personale.
    Ne aveva molte, la Moor.
    Si strinse nelle spalle. «Non la trovo una cattiva idea.»
    «ne hai qualcuno in chiamata rapida?» Mh, ne aveva? Chi lo sa. No, davvero: era già stata assunta dalla Mystery? Boh, per amor di post diremo di no.
    «Nope, mi dispiace.» Scansò con la punta della scarpa un non meglio identificato pezzo di stoffa abbandonato a terra, alzando lo sguardo su Lydia. «Ma è anche vero che non conosco molte persone, qui. Mi sono trasferita dall'Australia!» Da più di un anno, oramai, ma dettagli. Le rivolse un sorrisone a quell'ultimo dettaglio, fiera delle sue origini ben più di quanto non fosse fiera della sua famiglia di provenienza.
    «Però sono» molto brava nelle escape room, «paziente, posso aiutarti a setacciare corridoi e stanze!» Magari l'ispirazione l'avrebbe comunque colta all'improvviso, non aveva ancora perso le speranze!
    WIN WIN PER ENTRAMBE!
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    «Minacciano di ucciderti o rapirti molto spesso?»
    Lydia sorrise. Un sorriso mite, appena accennato, occhi verso il basso. Più si ripeteva quella domanda fra sé, più il sorriso si allargava, e nel giro di un paio di traumatici secondi in cui cercò di non pensarci e finì per pensare solo a quello, rise. Non era manco più una risata isterica, la sua. Arrendevole agli eventi della vita, fatalista, ma soprattutto sinceramente divertita, perlopiù. «a me no, effettivamente. Forse mi sento anche un po’ offesa in merito» sull’ultima parte, quasi sicuramente scherzava. «non sono davvero preoccupata all’idea di essere rapita. Diciamo che ho ...una specie di talismano» no, non avrebbe elaborato che il manufatto fosse la mera esistenza del Matthews; se doveva sparire uno dei due, secondo la legge di Murphy, sarebbe stato di nuovo Jay.
    Lydia Hadaway era in una botte di ferro.
    «Puoi raccontarmi di qualche episodio particolare?» Troppa scelta. Ampia scelta. Si concluse a scuotere il capo, un’espressione intenerita e triste ad ammorbidire la piega della bocca. «non è così divertente» e lì chiuse la questione, perché la Hadaway era una persona riservata, ed anche piuttosto noiosa. Inoltre, l’idea di affrontare un’intera conversazione con qualcuno o esibirsi in un monologo, le causava un certo :sparks: malessere :sparks: Un tempo era più divertente di così.
    ...Credeva. Le probabilità che fosse peggio, erano molto basse.
    Al lecito in che senso di Agnes, rispose con un mezzo sorriso. «non importa» e se non aveva riconosciuto il nome, non importava davvero. Meglio così, a dirla tutta. Poteva essere chi voleva.
    Poi accadde qualcosa. Non avrebbe saputo dire cosa, ma da qualche parte la quasi inesistente conversazione fra le due, era andata nel verso sbagliato, perché dal nulla la Dumphrey capì, e Lydia (tutti sconvolti a trattenere il fiato:) no. Perfino meno del solito. «mi hai fregata!» Ah… sì. L’aveva… fatto. Corrugò le sopracciglia, osservandola con educato smarrimento.
    Oddio.
    Era pazza, vero? Cioè, non uno dei suoi soliti casi umani… proprio fuori di testa. Sentiva le voci? Vedeva i colori? Cosa stava accadendo, aiuto. «haha… esatto….!» ????? distolse lo sguardo da Agnes, puntando tutto il proprio dubbio sulla propria ed altrui sanità mentale, sul pavimento.
    Pavimento: not impressed.
    «mh, stai cercando di rintracciare qualcuno?» QUELLA LA SAPEVA! L’entusiasmo di sapere una (1) cosa, le fece rivolgere un sorriso brillante alla sua interlocutrice. «sì! Sto cercando me stessa» che filosofa. Che dottrina esistenziale. Che profondità, in quel dei Laboratori. «penso di essere stata qui, una volta» ormai quel vuoto faceva abbastanza parte della sua vita, da essere naturale e scontato. Non avrebbe elaborato, perché per lei non c’era nulla da aggiungere, ed era perfettamente normale rivelare il proprio Oskuro Passato ad una sconosciuta incontrata – che caso! - lì. Alla peggio, si sarebbero entrambe prese per pazze, il che avrebbe creato un peculiare stato di equilibrio posizionando tutte e due nello spettro della normalità. non aveva senso. «duh, e collaborare con gli special?» eh. Eh, lo sapeva. Umettò le labbra, gli occhi verdi a scivolare sulle pareti del corridoio. Forse avrebbe dovuto iniziare a ...tamburellare...sulle pareti… alla ricerca di...conche segrete? Mannaggia, quello era proprio un lavoro da james bond Nathaniel.
    Anche un pensiero, da Nathaniel. Un solo neurone in due, e lo sprecavano così.
    « è meglio così» mormorò in un soffio, conscia che quelle parole avessero il retrogusto amaro del tradimento. Non erano parole da Regime; non era quello che il sistema si aspettava da lei.
    Restava comunque vero. Per quanto triste fosse vedere quanto ancora i maghi fossero poco inclusivi nei confronti degli special, era sempre meglio del periodo in cui li aveva visti combattere come cani in delle gabbie poco più grandi di loro; meglio ignorati, che usati ed uccisi. «grazie» del tutto sincero, ed anche un po’ confuso. Capitava così di rado (mai) che qualcuno si offrisse di aiutare, che...non sapeva che farsene, di quella disponibilità.
    Così rimase a guardarla. Per niente inquietante. «australia… allora sei una pro con i ragni» se Agnes l’avesse seguita, avrebbe iniziato a camminare per il corridoio, cercando un’altra stanza da setacciare. «cosa ti ha portato da queste parti? Invece dei canguri e i coccodrilli, abbiamo topi e blatte: non so quanto ne sia valsa la pena» e non so cosa abbia scritto perché ho molto sonno ma so che nel tuo cuore troverai la forza di perdonare Lydia.
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    «non sono davvero preoccupata all’idea di essere rapita. Diciamo che ho ...una specie di talismano» Claudia era: intrigata, a dire poco. In che senso un talismano? Si trattava di un artefatto magico? Antico? Di magia oscura? Le labbra della giornalista si dischiusero, suo malgrado, fino a formare una piccola “o” di stupore: quella ragazza diventava sempre più affascinante ai suoi occhi, e non faceva nulla per placare la curiosità che tanto la animava nel profondo — anzi, se possibile, ad ogni frase pronunciata la alimentava sempre un po’ di più! Cloud moriva dalla voglia di chiederle di spiegarsi, voleva indagare ancora con tutta la mancanza di tatto che la contraddistingueva, ma quel «non è così divertente» arrivato subito dopo fece intendere che la questione fosse chiusa lì, quanto meno per una delle due parti.
    Bummer.
    Ci sarebbe sicuramente tornata più avanti, in un modo o nell’altro: ora aveva bisogno di sapere come continuava quella storia. E come aveva avuto origine. E tutte le vicende nel mezzo! Non poteva sganciare una bomba di quella portata e pensare di non causare almeno un po’ di danni collaterali.
    Però Lydia le sembrava una persona estremamente riservata, soprattutto se messa in confronto con la stessa Cloud, che non aveva mai problemi a essere aperta e onesta — anche quando mentiva sul proprio nome, duh: tutto il resto, a partire dalla sua eccitazione fino alla voglia di aiutare, erano genuini. Ma sapeva anche concedere piccole vittorie e fare un passo indietro quando doveva: non aveva senso continuare ad insistere su determinati argomenti se l’interlocutore del momento non era disposto a concedere nulla, si rischiava solo di bruciare domande e tempo.
    Meglio far virare la conversazione altrove e poi, SBADABEM, tornarci quando Lydia meno se lo aspettava, nella speranza di prenderla sullo sfinimento in contropiede.
    Da lì, quindi, la domanda sul “stai cercando qualcosa” e tutto il resto. Ciò che non aveva messo in conto di sentirsi dire? Beh: «sì! Sto cercando me stessa» era certamente una delle opzioni. Annuiì con aria solenne, la bionda, un «oohhh, profondo.» appena sussurrato, e un braccio piegato per sorreggere il mento e mostrarsi attenta alla piega che stava prendendo quella conversazione. «penso di essere stata qui, una volta» Ah. Okay. OH. MY. Spalancò, suo malgrado, gli occhi, le iridi bosco fisse sul volto dell'altra ragazza, e la Domanda delle Domande a premere sulla lingua, perché doveva chiederlo. Doveva.
    Poteva essere un dottore pentito che non ricordava più delle atrocità commesse lì dentro; ma poteva esser stata una paziente. uhhhhhh. The plot thickens.
    «Sei -» « è meglio così» Ci aveva rimuginato su un po’ troppo, combattuta tra il desiderio di sapere e il terrore di finire malissimo per l’inopportuno quesito, e aveva perso l’attimo. Mannaggina. Arricciò le labbra, soppensando le parole di Lydia: persino Claudia sapeva quando era il momento di tenere la bocca chiusa, anche se succedeva di rado.
    Non era stata lì quando le condizioni degli special, in Inghilterra, erano state a dir poco disumane ma lo sapeva comunque, aveva letto i giornali, e in Australia le cose erano andate meglio, ma non benissimo; dopotutto, il mondo era un posto spaventosamente piccolo quando si trattava di essere crudeli.
    Cloud aveva la propria opinione rispetto agli special e non li riteneva una razza inferiore o indegni, nonostante sulla carta non avessero alcun diritto per reclamare i loro poteri, non come i maghi, la cui magia scorreva nelle loro vene per una questione biologica. SÌ, insomma: li vedeva per quel che erano (esperimenti) ma non li biasimava — quanto più, li compativa per il modo in cui venivano privati della loro precedente vita senza che ne facessero espressamente richiesta. Non li considerava un problema tanto più grande dei ribelli, infondo: aveva timore solo di quelli che non erano in grado di controllare il propro potere, ma per quello c’erano le forze speciali del loro ineffabile governo, no? (Mh. Mh.)
    Si strinse nelle spalle, dunque, offrendo uno sguardo imperscrutabile come unica forma di solidarietà che potesse rivolgere a Lydia. E quella proposta di aiutarla a cercare nel laboratorio dismesso qualsiasi cosa riuscisse a farle recuperare almeno stralci di memoria della sua permanenza lì dentro.
    Perché volesse farlo, era un dubbio enorme per la Moor ma non indagò: a ciascuno il suo, duh.
    «australia… allora sei una pro con i ragni» Si incamminò con lei lungo il corridoio, allungando di tanto in tanto il collo per affacciarsi nelle stanze alla ricerca di qualcosa di interessane. «che schifo, ew» strizzò gli occhi e cercò di non immaginarsi quelle bestione pelose che ogni tanto aveva visto passeggiare sui muri di casa sua — e proprio perché cercava con tutta se stessa di non pensarci, finì col pensare solo a quello. «Terribili, non mi mancano per niente.»
    «cosa ti ha portato da queste parti? Invece dei canguri e i coccodrilli, abbiamo topi e blatte: non so quanto ne sia valsa la pena» Accennò un sorriso, senza guardare in direzione di Lydia. «blatte e topi sono di sicuro meglio dei ragni. E i coccodrilli mi fanno paura. I canguri invece sono aggressivi.» ma solo se gli rompevi le scatole e cercavi a tutti i costi di infilarti nel loro marsupio, e quello Clod lo aveva imparato a sue spese. «Magari le blatte no, ecco.» Concesse almeno quello, «ma i topolini sono carini, daiiii» Stuart Little lo era!!!! «Ma mi sono trasferita per lavoro, sono una giornalista sp-» si fermò bruscamente, e con le parole interruppe anche i passi. Stava per bruciare la sua stessa copertura, che scemaaaa. «investigativa Brava, Cloud, complimentissimi. «Attualmente, però, sono alla ricerca di ispirazione per il mio prossimo romanzo.» nonché primo, ma perché indugiare su simili dettagli........ «Tu invece cosa fai nella vita, Lydia?» oltre a cercare te stessa in laboratori abbandonati, CHE ERA UNO STARTER PROMPT INTERESSANTISSIMO per favore torniamoci su, magari diventi la protagonista del libro (mai scritto) di Claudia!!!
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    (Sara) Lydia aveva visto abbastanza video di coccodrilli vagare senza una preoccupazione nei giardini degli ignari inquilini dell’Australia, da non dover aggiungere altro all’orrore mostrato da Agnes: come narrava il saggio, era tutto vero.
    … Senza contare che non fosse brava con le chiacchiere, fossero esse superficiali o meno, quindi non avrebbe aggiunto nulla in nessun caso. Per quanto la riguardava, e per quanto l’avrebbe detestato, avrebbero potuto rimanere in silenzio di lì all’eternità necessaria ad esplorare i laboratori. Il fatto che la bionda sembrasse voler parlare per entrambe, purtroppo, non la faceva sentire meglio. Inadeguata, piuttosto, era la parola corretta, ma ci aveva fatto l’abitudine, ed ormai quella parte di sé occupava solo un quarto delle sue preoccupazioni generali nei confronti dell’esistere. «ma i topolini sono carini, daiiii» sorrise a labbra strette. «a qualcuno devono pur piacere» replicò pacata, perché tacere all’entusiasmo della Humphrey nei confronti dei roditori le sembrava maleducato, ma non poteva condividere. Avevano la….coda. Lunga. Nuda….. ew. Immaginava che al mondo ogni forma di vita avesse qualcuno che la apprezzasse.
    Molto filosofico. Se lo annotò mentalmente per la correzione bozze delle ff di Nate.
    «Ma mi sono trasferita per lavoro, sono una giornalista sp-» Agnes si fermò.
    Lydia, non da meno, si fermò di scatto, abbassando lo sguardo sul pavimento per cercare topi, perché su quello si era buggata. Nel constatare che di vivo ci fossero solamente loro due, alzò interrogativi occhi verde bosco sulla compagna. «investigativa.» Uh? Era la pausa drammatica? Annuì lentamente, invitandola a proseguire, chiedendosi solo marginalmente il perché dell’espressione quasi sorpresa. Al contrario di molti altri pg di sara, Lydia si faceva davvero i fatti suoi, senza farsi troppe domande come sara al cnos. Aveva scoperto si vivesse meglio. «Attualmente, però, sono alla ricerca di ispirazione per il mio prossimo romanzo.» [TRIGGER] HER TIME TO RISE AND SHINE! Su quell’argomento, perlomeno, era informata! Aveva delle opinioni! Delle reference! Delle idee! Il sorriso le illuminò lo sguardo, forse per la prima volta da quando era iniziata quella conversazione. Neanche le interessava che c’entrasse come pizza e fichi con il fatto che fosse nei Laboratori, e che l’accesso avrebbe dovuto essere riservato. Non un suo problema. «che tipo di romanzo?» Era troppo presto per proporsi come beta reader? O per fare le bacheche? Era una pro ormai, eh. «Tu invece cosa fai nella vita, Lydia?» Pena, principalmente, ma avrebbe evitato di dirglielo in favore di quella che avrebbe potuto essere, ottimisticamente, la nascita di una delle rarissime amicizie di Lydia Hadaway, le quali al momento attuale contavano solo Shot, Murphy e Sin.
    Che amarezza. «storiografa» nel suo tempo libero, ma soprattutto «e assistente di nathaniel henderson» detto con leggermente più entusiasmo, gli angoli del sorriso ad ammorbidirsi. Era stato, ed era ancora, una delle esperienze più strange forti della sua vita, ma non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo. Le aveva permesso di crescere come persona; le aveva dato uno scopo, le aveva dato Nate. Un collega, un amico, una famiglia. «amministratore special» chiarì, senza mostrare il dubbio che invece assaliva Sara perché non ha idea di quale sia la Vera Nomina di Nate. «insegna controllo poteri a Hogwarts» si indicò, proseguendo nel corridoio ma senza guardare realmente ciò che la circondava. Le era bastato mettere piede nei Laboratori, per perdere la vana speranza con la quale vi aveva fatto accesso.
    Non ricordava quel posto. Non le sembrava di esserci mai stata. Neanche un minimo, appena accennato, segno di deja vu. «non è stata una buona idea venire qui» ammise in un filo di voce, arrendendosi all’ennesima, inutile, svolta. Umettò le labbra, socchiudendo le palpebre prima di stamparsi un sorriso sulle labbra. «forse dovrei cambiare strategia?» tono interrogativo more like supplica a farsi dare una mano da una perfetta sconosciuta a fare qualcosa di più utile e funzionale.
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    Ci sono certe domande che non vanno poste, come ad esempio chiedere a pandi come procede con il rilascio della RU57, o informarsi sullo stato dell’arte di un’opera di qualsivoglia genere, quanti esami mancano alla laurea o cosa si fa per ferragosto.
    Oppure curiosare amabilmente indagando con quattro semplici paroline che avrebbero fatto accapponire la pelle di qualsiasi scrittore: «che tipo di romanzo?»
    Vero, avrebbe potuto andare peggio di così; Lydia avrebbe potuto chiederle a che punto del romanzo fosse — e lì ci sarebbe stato da (urlare) piangere. Invece Clod si limitò a storcere il naso in una smorfia di immane dolore e basta.
    Play it cool, Claudia.
    Che tipo di romanzo, chiedeva lei.
    Eh, bella domanda.
    «Mah....» con una mano smosse vagamente l’aria di fronte al proprio viso, prendendosi un po’ di tempo anche se sarebbe servito a poco perchè la verità era solo una: il romanzo incompiuto di Claudia Moor non aveva ancora una trama. Figurarsi, dunque, se avesse un genere!!! Era tanto che avesse almeno un personaggio protagonista — anche se, pure lì, le cose potevano cambiare in corso d’opera. «Un.... libro.... per young adults Si strinse nelle spalle, senza guardare Lydia.
    La verità? Lo sguardo pieno di interesse che la rossa le aveva lanciato quando Clod aveva nominato il romanzo aveva suscitato in lei un misto di delusione e mortificazione perché non aveva nulla da dire a riguardo, per una (1) volta che tirava fuori un argomento di interesse reciproco!!!!! Mannaggia.
    Di solito era meglio di così.
    «In realtà devo ancora definire bene alcuni dettagli sì, certo, come no, «e devo risolvere alcuni punti della trama che rimangono un po’ incerti e privi di senso....sto aspettando l’ispirazione giusta che faccia finire tutti i tasselli del puzzle al proprio posto.» Dai, come divagazione andava abbastanza bene. Meglio parlare di altro, adesso!!! Tipo.
    «storiografa» UH OKAY? FIGO???
    «e assistente di nathaniel henderson» Mh.... Okay... Immagino figo ugualmente....? Nathaniel Henderson...... Il punto interrogativo che sentiva dentro probabilmente si era materializzato sul viso di Clod, perché Lydia si affrettò ad aggiungere «amministratore special, insegna controllo poteri a Hogwarts» aaaah ok. Lo conosceva? Chissà. Forse di nome. (Pandi) Clod non ricordava se avessero amicizie in comune o meno. «Uhhh, interessante! E quale dei due preferisci? Sono lavori abbastanza diversi tra loro!» Che c’è, le piaceva fare domande!!! Era nella sua natura di (ficcanaso) giornalista, dopotutto.
    Camminarono fianco a fianco un altro po’, e Lydia durò molto di più del previsto: Claudia non la conosceva (affatto) così bene, ma non le sembrava molto felice di essere lì. O contenta della scelta fatta. Si era aspettata rinunciasse a quell'esplorazione almeno due corridoi prima.
    E invece no.
    Aveva resistito per altre tre porte.
    «non è stata una buona idea venire qui»
    L’australiana, per tutta risposta, arricciò le labbra, toccando con dita leggere quello che rimaneva di una placca da muro ormai arrugginita dal tempo, e sulla quale non si leggevano più le parole. «Magari è solo il panorama sbagliato»
    Si strinse nelle spalle, riservando a Lydia delle possibili alternative anche se non me aveva di sufficientemente brillanti. «hai provato l'ipnoterapia?» Che c'è, funzionava!!
    Spostò le iridi bosco su Lydia, per cercare segni di scetticismo sul suo viso, ma aggiunse comunque «conosco persone che si sono rivolte a degli Psicomaghi per recuperare memorie perdute o semplicemente sopite... con loro ha funzionato.» Magari ci aveva già provato, ma tanto valeva buttarla lì. Strinse il labbro inferiore tra indice e pollice, come spesso faceva quando era pensierosa. «È una pratica che va molto di moda anche tra i babbani, sai.» O così aveva sentito dire. «Oppure puoi provare con la stimolazione magnetica trans-cranica.» Era un’altra alternativa.
    Abbandonò la stanza che aveva studiato in quegli ultimi minuti e si avvicinò di nuovo alla rossa, passi lenti e silenziosi che suo malgrado rieccheggiarono nel corridoio deserto.
    Già che ormai erano lì........ «Immagino tu abbia già cercato negli uffici.... O negli archivi» dai, dovevano per forza averne! Probabilmente (anzi, quasi certamente) li avrebbero trovati vuoti o razziati, ma valeva la pena fare un tentativo.
    «Non...ricordi proprio nulla? Zero? Né uno stralcio di nome, una sensazione... niente?» Cercò di non studiarla con troppa curiosità, ma quel caso di amnesia la affascinava troppo!!! Forse era opera di un Oblivion? Della magia di uno special? Perché nei laboratori avevano deciso di rimuoverle i ricordi?!?!?!
    CHISSÀ.
    Claudia era: invested.
    Ma non abbastanza d’aiuto.
    Scusa Lydia, bacini Lydia.
    il tempo passa mentre aspetti qualcosa in più
    ma non rimette a posto niente se non lo fai tu.
     
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    lost in the echo

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    «Un.... libro.... per young adults. In realtà devo ancora definire bene alcuni dettagli, e devo risolvere alcuni punti della trama che rimangono un po’ incerti e privi di senso....sto aspettando l’ispirazione giusta che faccia finire tutti i tasselli del puzzle al proprio posto.»
    Che… non era una risposta. Lydia la osservò un’altra manciata di secondi in attesa di una spiegazione che non arrivò, ed essendo nella parte introversa dello spettro MBTI, strinse le labbra fra loro ed annuì. Era delusa dalla risposta? Sì, ma non abbastanza da premere sull’argomento: rispettava le scelte altrui a non pressare, lei. Se avesse voluto risponderle, d’altronde, l’avrebbe fatto la prima volta, senza bisogno che Lydia insistesse. «sembra interessante» non potè trattenere però il remark sarcastico, perché in fondo – molto in fondo – era pur sempre Annie Baudelaire. Accennò un sorriso divertito, lasciando intendere che avesse capito fosse una replica campata per aria, e andasse bene lo stesso. Se preferiva parlare di lavoro, così fosse. «Uhhh, interessante! E quale dei due preferisci? Sono lavori abbastanza diversi tra loro!» Non dovette pensare alla risposta, forse perfino più naturale del semplice atto della respirazione. Non aveva molte certezze (l’eufemismo del secolo.) ma quella lo era. «l’assistente» se sperava di avere risposte più dettagliate, aveva sbagliato pg di Sara, perché lei non era in grado di argomentare. Cosa avrebbe dovuto dire poi, a una perfetta sconosciuta? Che amasse il suo lavoro perché adorava Nathaniel? Che le piacesse sentirsi utile, e provare a fare la differenza? Che gli special meritassero più considerazione di quella che veniva loro data, perché erano comunque persone -e perlopiù terrorizzate, per dirne una- ? Probabilmente sì. Quello era esattamente ciò che avrebbe dovuto dirle.
    Ma lo fece? No, esatto. Bravi!
    «Magari è solo il panorama sbagliato» Per dipingere un quadro sicuramente sì. Per cercare di ricordare qualcosa di quando ne era stata paziente? Inarcò le sopracciglia verso la scrittrice, guardandola con palese scetticismo. «hai provato l'ipnoterapia? conosco persone che si sono rivolte a degli Psicomaghi per recuperare memorie perdute o semplicemente sopite... con loro ha funzionato.» Passò la lingua sull’arcata superiore dei denti, maledicendosi per aver parlato troppo. Faceva ridere, considerando che aveva detto in tutto dodici parole, ma anche riflettere. «dicono sia pericoloso forzare memorie perse. È altamente sconsigliato» chissà che amici aveva (spoiler: nessuno, in effetti. Ciao Zip!). «speravo uscissero…...da sole……..» si rendeva conto, ammettendolo ad alta voce, di quanto stupida ed ottimista fosse stata. «una volta ho provato con una cronocineta» bisbigliò, più a se stessa che ad Agnes, per ricordarsi che ci avesse provato a spiare nelle proprie memorie; non era andata benissimo. «ma è stato un errore mio. Non avrei mai dovuto chiederglielo» ad Ashley poi, che era pure già mezza andata di suo (bacini Ash). «non importa, davvero. È stato...superficiale da parte mia pensare che venire qui avrebbe risolto qualcosa» aveva vissuto senza Annie per anni(e. Haha), era evidentemente destino che continuasse ad ignorare la Questione. Non una gran perdita, a quanto narrava la leggenda. E visto che Lydia era come Sara: «almeno posso dire di aver tentato» e fine, la questione era chiusa lì, era il momento in cui chiudeva nel cassetto la questione Annie Baudelaire, e viveva di racconti degli altri.
    … quindi avrebbe dovuto parlare con Akelei? Il solo pensiero le metteva i brividi, per diversi motivi.
    «penso che me ne andrò. tu rimani?»
    "i keep saying it is what it is but like... what is it"
    - lydia hadaway, 26
    now playing: to the grave
    I was feeling empty,
    a feeling with uncertainty
    I couldn't be left inside a room with me
    Now I believe running
    only gets you where you see

    SANDI FOR THE WIN NE CHIUDONO UN'ALTRA?????????????????
     
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