Posts written by etc.

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    oct. 2023
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    Il mondo avrebbe dovuto essere la sua ispirazione, ed il suo storico come assistente di Erbologia, un punto di partenza per progettare le lezioni da svolgere in Accademia. Purtroppo, non era affatto facile come sembrava, ed ogni lezione conclusa pesava sulla coscienza della Chipmunks come mancante di qualcosa. Uno scopo, forse. Il disegno più grande della collaborazione fra maghi e special, aveva senso fino ad un certo punto, ma non addestrarsi sul campo era alquanto limitante: un allievo insoddisfatto, e che non sentisse di aver raggiunto un obiettivo, era un allievo che non tornava. Dove avrebbe potuto portarli, però? Non si fidava, ancora, a trascinarli a cielo aperto, dove fossero presenti pericoli reali. Simulazioni…? Escludeva le bolle della DUSP, non le trovava gentili nei confronti degli spiriti che ospitavano, e pur non essendola più, era una ribelle, e non avrebbe dato altro motivo al ministero per sviluppare le DA. Forse poteva chiedere a chi si intendeva di magitecnologia di … creare qualcosa ad hoc? Non credeva fosse il periodo storico adatto per attingere alle conoscenze babbane, ma magari se l’avesse suggerito alla Reiher, avrebbe trovato il modo per farlo passare come… appropriazione culturale? Prendersi qualcosa, e renderlo migliore perché erano la razza suprema? Grattò distrattamente il capo con un paio di pergamene recuperate su una panchina, sopracciglia corrugate. Non era abbastanza manipolatrice per il mistico mondo del Ministero, più simile ad una corte medievale fatta di intrighi ed inganni che ad una democrazia del ventunesimo secolo. Se candidarsi non fosse stata una questione di principio, e non avesse avuto la necessità di sentirsi utile, sarebbe stata ben più che felice di passare il resto della sua vita a sorridere ai clienti di Madama, sospirando sognante ad ogni nuovo amore sbocciato al bancone. Quella, era la vocazione di Erin.
    Ma non di Tupp, e quel che era stata sopravviveva sotto pelle come un fantasma ed un’ombra, guidando i suoi movimenti per rendere quel mondo un posto migliore. La loro battaglia, quella per cui avevano sacrificato tutto. E l’avrebbero fatto ancora. Perchè era coraggiosa, Erin. Audace, impavida, senza timore -
    «non preoccuparti, la prossima andrà meglio.»
    Uno squittio terrorizzato scivolò dalle labbra della Chipmunks, che sobbalzò nel voltarsi veloce verso la voce alle proprie spalle. Grandi occhi spalancati, una mano premuta sul petto per impedire al cuore di schizzare fuori dalle costole. Battè le palpebre veloce, e quando si riprese abbastanza da essere certa non le sarebbe venuto un infarto, regalò al nuovo arrivato un sorriso imbarazzato, ma sincero. «oh. Oh! grazie» Rise nervosamente, girandosi veloce per non mostrare come quel alla prossima andrà meglio avesse colpito vicino a casa, sottolineando che quella appena passata fosse invece stata un fallimento. Morse il labbro inferiore, deglutendo rapida la saliva. Come se ce ne fosse stato bisogno, spinse più vicino al muro una delle poltrone, prendendo il tempo necessario a non scoppiare a piangere di fronte ad uno sconosciuto. Nessuno l’avrebbe mai più presa sul serio, se avesse ceduto. «tu sei l’istruttrice?» Nonostante tutto, provò comunque un moto d’orgoglio ad essere riconosciuta come istruttrice. Si sentì adulta e funzionale, come se il fatto che stesse sistemando l’aula non fosse di per sé un segno di quale fosse il suo ruolo lì dentro. Era sempre stata un po’ delulu, Erin Chipmunks. «una delle» non così «tante» Un altro timido sorriso da sopra la spalla, perché voleva fare buona impressione ma non sapeva come. Senza contare che non aveva la minima idea di chi fosse: per quanto ne sapeva Erin, era uno degli haters del Ministero giunto a prendersi gioco di lei, e dei suoi colleghi. Si voltò verso di lui, cercando di capire dalla divisa a quale piano lavorasse. Pavor…? Security…? Lo guardò in silenzio per più tempo di quanto socialmente accettabile, e quando se ne rese conto, arrossì e si schiarì drammaticamente la voce. «sei mai stato ad una delle lezioni? Oggi non c’eri» osservò, pensierosa. Non erano in molti a spingersi al Quinto Livello, se non strettamente necessario. Erin Chipmunks poteva anche sembrare una disadattata, con quelle sue guance rosse ed il liquido sguardo nocciola, ma non era una sprovveduta: se davvero l’altro avesse cercato rogne, le avrebbe trovate. Sperava di no? Sembrava carino. Ed anche… familiare, in qualche modo. Non Tupperware Armstrong Jackson, che guidando quella missione nel 2043, aveva la foto di gruppo dei partecipanti: papa-paparazzi.
    «erin» offrì la mano, studiandolo di sottecchi. «chipmunks» perché Aguilera, il cognome che aveva usato come studente di Hogwarts, s’era perso quand’era morta, lasciandola nuda e cruda alla sua vera identità.
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    sono le sei ma dico per forza due o qui non si va da nessuna parte.
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    ODDIO CIAO ALTRA DANIELL CAMPBELL, UN AU!! sto ridacchiando da sola, ho davvero un sacco di account ed è un caso che sia collegata con questo. DESTINO!

    Accettiamo, diteci quando avrete inserito i nostri banner e faremo lo stesso ♥
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    che babba non avevo visto. vale quanto detto qui, e allora chiudo di là ♥
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    decisamente non ultimo, ma visto che ho la demenza, inizio così.

    HTML
    <i class="fas fa-angle-right" aria-hidden="true"></i> [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=62874910]Is there anybody out there that's payin' attention?[/URL]ft. erin [ottobre '23 - v liv. ministero]
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    primo aggiornamento, forse non ultimo

    ISTRUTTORE AL MINISTERO!!!
    CODICE
    [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=59196431]Erin Chipmunks[/URL]
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    Erin Chipmunks non poteva permettersi di pensare troppo.
    L’aveva avuto, un tempo. Era stata una ragazzina orfana rimbalzata da un Quartier Generale all’altro, parte dell’arredamento quanto la lavagna bianca ed il tavolo sempre presente nella sala del Consiglio. Si era chiesta per anni come fosse il mondo all’infuori di quelle mura; aveva desiderato per tutta una vita di poterne far parte, così da fare la differenza. Lasciarci qualcosa di sé che non fosse la propria impronta sul divano. Coprire le spalle dei propri compagni, anziché rimanere in un angolo della sala addestramenti ad ascoltare il resto della Resistenza che parlava di missioni a cui non aveva potuto partecipare. Pensava, all’epoca. Come avrebbe potuto rendersi utile, essere un paio d’occhi in più sul campo; come sarebbe stata la voce della coscienza di quei ribelli troppo testardi per pensare alle conseguenze.
    Quello era stato tutto il suo mondo.
    Prima di Scott e Amalie.
    Di scoprire di arrivare dal futuro.
    Di Hogwarts. Mehan e i Loser.
    Di morire; perdere la Resistenza che l’aveva accudita e cresciuta.
    Quel che ne era conseguito: l’annuncio di Abbadon, la testa affondata nella spalla di Stiles, i pugni stretti lungo i fianchi; le dita intrecciate a quelle di Meh, e gli occhi serrati per non guardare, e spalancati perché era il minimo che potesse offrire a quelle persone; tutti quei morti; Hunter, Halley ed Arci spogliati della loro magia; lo sguardo di riconoscimento scambiato con le Ombre che avevano sentito il proprio cuore fermarsi, e tornare al contrario.
    E: “Questo non è un addio, ci rivedremo. Te lo prometto”; le braccia strette attorno alle spalle di Bucky, e la fronte a premere su quella di Scott mentre entrambi tenevano la mano del Vigilante che li avrebbe riportati al punto di partenza.
    Una domanda che non aveva avuto bisogno di fare, ed aveva soffocato fra i denti strizzando l’interno della guancia: abbiamo fallito così tanto?
    Erin Therese Chipmunks non poteva permettersi di pensare troppo.
    Aveva bisogno di quello. Esattamente quello che in quel momento si stagliava di fronte a sé.
    Un obiettivo. Uno scopo. Un modo per riscrivere la storia che non implicasse mettere a rischio tutti i propri compagni. Il fatto che non fosse più un membro della Resistenza, non significava che non potesse fare qualcosa per migliorare il loro mondo.
    «pronti?»
    Alla luce dei nuovi sviluppi, si era dimessa dal ruolo di assistente al castello – a malincuore, e non prima di aver lasciato un piccolo cactus in dono a Lupe: non aveva caratteristiche magiche, e non era rinomato per nulla di speciale, ma le piante grasse le piacevano e voleva lasciare qualcosa di sé alla collega – ed aveva piantato saldamente i piedi di fronte all’entrata dell’unico posto in cui non credeva avrebbe mai messo piede.
    Contro ogni pronostico e buon senso, Erin lavorava al Ministero. Non appena aveva sentito dei cambiamenti al Quinto Livello, aveva saputo quale fosse il nuovo compito in cui buttare tutto il proprio (tanto) cuore e (necessaria) testa. Non era nuova all’insegnamento, malgrado negli anni si fosse limitata ad assistere i professori, e conosceva Nathaniel Henderson: era stata entusiasta di essere una fra i pionieri di quell’Accademia, nonostante significasse essere stipendiata dallo stesso Governo che per anni aveva cercato di ribaltare. Coesione fra maghi e special? Si era addestrata per anni con Nathan e Jess. Sapeva di poterlo fare.
    Nella teoria. La pratica, era più complessa, considerando il recente squilibrio di potere fra le tipologie di magia. Difficile trovare qualcuno che credesse nell’uguaglianza, e buona parte delle persone che si affacciavano all’accademia per seguire le lezioni facoltative offerte dal Ministero, lo facevano solo in virtù di apprendere i punti deboli dell’altra fazione, e non per un sincero interesse a cooperare. I maghi erano forti di una decade di sovranità, e gli special ebbri del nuovo status offerto dalla vittoria di Abbadon. I primi mesi erano stati i più tosti su quel versante. Con il tempo, il numero di iscritti alle lezioni si era notevolmente abbassato, e con esso la quantità di infortunati - ed un po’ di più - trasportati d’urgenza al San Mungo. Il lato negativo, era quanto si fosse abbassato l’afflusso alle classi; la Chipmunks chiedeva spesso ai suoi amici di partecipare per dare il buon esempio, sperando che la voce si spargesse ed altri ne seguissero le orme.
    Trovava fosse importante. Fondamentale. Fosse dipeso da lei, l’avrebbe reso obbligatorio, tipo leva militare, affinché tutti apprendessero che potessero migliorarsi a vicenda - l’unico motivo per il quale non l’aveva, né mai, l’avrebbe proposto, era che con quelle lezioni intendessero costruire armi, e quello non era il mondo che la Chips voleva.
    Ma. Ma. Quel piccolo passo all’uguaglianza, all’aprire gli occhi, avrebbe potuto evolversi in altro. Ancora ci credeva, Erin.
    Abbastanza da spostare lo sguardo verde bosco da William Barrow II (non lo conosceva bene, ma conosceva Melvin, e le aveva chiesto se lei ed i suoi /compagni di viaggio/ potessero partecipare a qualche lezione: nel loro tempo, erano coesi ed avvezzi a lavorare insieme, e la ex Tassorosso credeva potessero dare un eccellente punto di vista sulla loro situazione) ad una Troy Bolton dalle labbra curvate verso il basso, e le sopracciglia sollevate.
    «certo»
    Erin rispose con una smorfia, ammonendola con un’occhiata affilata. Non era terrificante quanto altri colleghi, ma nei mesi passati ad addestrare gli adulti, aveva imparato a farsi rispettare; la sua parola non sarebbe mai stata legge, ma dopo aver dimostrato di avere le competenze per insegnare (aka: li aveva pestati. Tutti.) gli studenti avevano smesso di metterla in discussione di continuo solo perché sembrava una sedicenne. Era pur sempre una delle favorite di Abbadon, no? Il pensiero bastò a farla smettere di sorridere.
    L’esercizio di quel giorno era semplice.
    Più o meno. La fregatura era che richiedesse una sorta di fiducia che nessuno era disposto ad offrire. Nessuno eccetto Will, a quanto pareva; quando Erin aveva domandato volontari, aveva resistito all’espressione afflitta della mora nel non notare nessuna mano alzata solo una manciata di secondi, prima di sospirare ed offrirsi. Per quel giorno non sarebbero usciti in Missione, ma avrebbero usufruito di una delle stanze offerte dal Ministero. All’interno dell’ampio locale, esposto al resto della sala tramite un sistema a vetri specchio non diverso rispetto a quelli degli Antepavor, non c’era alcun tipo di illuminazione, ed era proibito il Lumos.
    «dovrai fare affidamento sulle indicazioni della tua compagna. Bolton, non distrarti» fece loro cenno di entrare. Lo scopo di quell’esercizio era spronare chiaroveggenti e mimetici (in quel caso, Troy Bolton) ad usare il proprio potere in maniera mirata ad un campo di battaglia, e convincere i maghi (aka, William) che fossero un assetto importante nelle loro strategie. Il futuro non era sicuro, certo, nulla era scritto nella pietra, ma la loro visione poteva dare chiavi di lettura fondamentali a sopravvivere un altro giorno, ed il compito dei bacchetta-dotati era quello di adattare la loro magia alle esigenze viste dagli special.
    Non era diverso dal gioco della fiducia in cui bisognava chiudere gli occhi, e credere che il compagno avrebbe impedito la caduta.
    «dovete raggiungere l’uscita dall’altra parte della stanza. Avete tre minuti» Lanciò un’occhiata alle proprie spalle, invitando il resto della classe ad avvicinarsi per guardare. Se assottigliò le palpebre con uno schietto, e non verbale, codardi GUARDATE ED IMPARATE, non era affare di nessuno. C’erano degli avversari, nascosti nella stanza; trappole, e zone da evitare. Will non avrebbe potuto vederli, ma Troy avrebbe dovuto sentirli.
    Forse.
    Manifesting? «VIA!»

    Avrebbe potuto andare meglio, sì. Ma anche peggio, e lo sapeva per esperienza.
    Conclusa la lezione, salutò tutti i partecipanti, riservando sorrisi più morbidi - e di ringraziamento - a coloro che si erano prestati per le esercitazioni. Rimaneva sempre oltre il suo orario, fosse per mettere a posto o per aspettare che i colleghi finissero così da fare almeno un pezzo di strada insieme, e quel giorno non fece eccezione. Di diverso dall'ordinario, era che non fosse sola.
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    sara che ricicla role di prova per avere una role in tutte le sezioni? sì, -7, stay tuned.

    ANYWAY!
    Ho lasciato finale vago e aperto, così che possiate postare sia con colleghi (possiamo confrontarci per le difficoltà, o trovare idee per le prossime lezioni!!) che con studenti (possiamo chiacchierare sulle metodologie, o esporre i suoi dubbi in merito alla lezione appena fatta, o boh chiacchierare del più e del meno, litigare, non lo so) o con colleghi e studenti (magari di altri piani, venuti a vedere come funzionasse partecipando a una lezione random, boh.) INSOMMA! la role è ambientata dopo la lezione (che ricordo essere facoltativa ed a iscrizione, on gdr, e prevede sia la presenza di maghi che di special) e ... fine, thats it. se volete farmi compagnia sono qui CIAO
    p.s. se avete domande, sono Sara sr!!!!
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    oh mio dio i did it i really did

    ↳ prima utenza: #epicwin
    ↳ nuova utenza: joeking! unless
    ↳ presentazione: grazie lia per questa perla che ripropongo a ogni nuova utenza
    ↳ role attive:
    → MAEVE: al [01.04]
    → WILL: niamh [06.05]
    → STILES: isaac [11.04]
    → LYDIA: fitz, nice & ictus [01.04]
    → JERICHO: darden [29.03]
    → REA: jade [20.05]
    → RUN: euge [10.04]
    → IDEM: bonus joe [01.05]
    → BELLS liz & bash [01.04]
    → ERIN: bucky [20.05]
    → FRAY: libera [02.04]
    → CJ: nelia [28.03]
    → HYDE: maddox [07.05]
    → BARBIE: giacomino [09.04]
    → YALE: dave [25.03]
    → MCKENZIE: mort [28.03]
    → JANE: james [27.03]
    → JAMIE: gugi [24.04]
    → FAKE: ryu [09.04]
    → VIN: perses [01.05]
    → POOR: sin [28.03]
    → KAZ: jojo [09.04]
    → TROY: julian [01.05]
    → BEN: ben10 [30.03]
    → MOOD: hold [29.03]
    → KAI: chouko [08.04]
    ↳ ultima scheda creata: Kaito Kageyama [05.02.23]
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    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    22 y.o.(tessa hamilton)
    erin t.
    chipmunks
    «ah io non giudico, a me piacciono i gatti. mi piace anche mehan, sai?» Ed anche se razionalmente sapeva di non avere bisogno del permesso di nessuno, quella suonava tanto come una benedizione, ed Erin sorrise sollevata nel proprio bicchiere. Forse mormorò anche qualcosa, muovendo veloce le labbra ed ancor più rapida i pensieri, arrossendo se possibile un po’ di più. Non incrociò lo sguardo di Bucky; era troppo codarda per tutto quel fardello di storia, e quella nota sempre un po’ dissonante nel tono dell’altra. Sembrava quasi parlasse due volte, e che la voce giungesse da sotto la superficie dell’acqua. Rimbombava distante come un eco. «mi fa solo...beh, strano. per tutta una serie di motivi. in primis perché il mehan tryhard che ricordo io avrà avuto almeno sedici anni più di te» Si fece qualche rapido calcolo mentale, Erin Chipmunks, cercando di capire quando Tupp fosse giunta all’età del consenso. E mantenne una totale straight face, perché era trasparente in tutto ma non quando contava: era solita leggere fanfic smut davanti a tutti ed impassibile, la ex Tassorosso. Non rideva, non sorrideva, non arrossiva – al massimo sollevava lo sguardo verso un nuovo sistema cercando il coraggio supremo, a far cosa non era dato saperlo a nessuno – allenata sin dalla tenera età (tredici anni) a nascondere le proprie reazioni ai vari degrees di piccante. Quindi non passò nulla dall’espressione della Chipmunks a quanto detto dalla sorella, ma stava già pensando all’AU con l’age gap e tutti i trope connessi: era un suo insegnante? Il suo capo? L’amico del padre o della madre? «mhmh» commentò, impegnando la bocca sulla cannuccia, aspirando rumorosamente dal ghiaccio residuo nel bicchiere di carta. «e poi—» E poi? La osservò interrogativa, leggendo nel silenzio e nel gesto della mano che non fosse il caso di esplorare oltre. Immaginava dove volesse andare a parare, ed effettivamente, non era una conversazione a cui erano pronte. Tornò a bere il nulla, cercando di riempire il silenzio con la sua poca eleganza, cercando di pescare un solo pensiero con cui aizzare la conversazione. Andiamo Erin, andiamo, ci sarà pur qualcosa che non riguardi il vostro passato-futuro…! «erin—» La guardò spostarsi, senza capire. Seguì il suo sguardo sulla nuca di Jay, e scivolò istintivamente anche lei sul bordo del divanetto. «hai mai desiderato fare qualcosa di incredibilmente stupido, solo perché ti va?» L’aveva fatto? Immaginava di sì, ed era anche abbastanza certa che le risposte a quella domanda risiedessero tutte nelle coppie che non sapevano di essersi trovate assolutamente non per caso bloccate da qualche parte insieme, ma nel contesto la trovava una richiesta abbastanza ominous. «quando ti dico di correre» Ed era già pronta, Erin. Perchè non esisteva universo, sistema, linea temporale, per la quale Erin potesse non seguire ciecamente sua sorella. Un difetto di famiglia, a vedere come Harper avesse seguito altri nel loro viaggio: davvero non sapevano come dire no, o quando dire basta.
    La guardò afferrare il bicchiere.
    Continuò a non capire.
    Osservò il bicchiere volare verso Jayson Matthews.
    Capì.
    Occhi spalancati, labbra dischiuse, istintivo cercare un riparo dove nascondersi, mentre Bucky la afferrava per un braccio ed iniziava a correre. Corse anche lei, lontano dal brontolio deadpan del loro genitore1 e dagli sguardi confusi degli altri clienti del locale. Si lasciò stringere, e strinse il braccio della ragazza a sua volta, continuando a correre anche quando non ce n’era più bisogno.
    E poi guardò Bucky, radiosa. Un paio di secondi di silenzio, di petto ed alzarsi ed abbassarsi veloce, prima di perdere quel poco fiato in una risata squillante ed acuta. Dovette piegarsi su se stessa, braccia a stringere milza e stomaco, guancia premuta sulla spalla. «MA C’ERA ANCHE IL GHIACCIO?» domande importanti, per role destinate ad essere portate oltre più avanti - ci rivediamo a fine quest, sis.
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    «come un sasso» Il viso di Erin si illuminò, felice di ricambiare il sorriso e sollevata all’idea di essere riuscita, trionfante!, a spezzare il silenzio. E attese. Attese, comprendendo con un istante di ritardo che la risposta di Bucky si fosse conclusa lì - cosa avrebbe dovuto risponderle, d’altronde? - e fece del proprio meglio per nascondere la delusione. A se stessa, non alla ragazza seduta al suo fianco. Non sapeva come gestire quel misto di timidezza ed insicurezza, quel timore costante di dire, o fare, la cosa sbagliata. Si approcciava a Bucky con la stessa cautela che usava con i gatti selvatici: interesse, ammirazione, e sincero bisogno di essere amata ed apprezzata. La differenza con i mici di strada, era che non potesse accettare un rifiuto. Non poteva contemplarlo, perché sapeva di volere quel rapporto, e le cose che voleva Erin Therese Chipmunks non erano poi così tante. Doveva aggrapparcisi, stringerle fra le mani, appiattirle contro il petto per non farle volare via sulle ali di ma è meglio per loro, non lo vedi?. Aveva lasciato andare Keanu, e Nathan. Perfino Scott, quando gli aveva assicurato che avesse tutto sotto controllo. La Barnes dovette leggere comunque l’espressione sconfitta di Erin, perché le venne incontro con un «quando non c'è Gwen a tenermi sveglia fino alle 3 parlando di Barbie è tutto più facile» che sapeva esistere per lo stesso principio per il quale la Chipmunks continuava a farle domande, il medesimo per il quale continuassero quegli appostamenti.
    Ci stava provando. Anche per Bucky era territorio nuovo. Se peggiore o migliore, non avrebbe saputo dirlo. Aveva importanza? «nulla di lusinghiero, immagino» ma era un tono divertito, ed ammirato e affettuoso, quello di Erin. Conosceva Gwen come ribelle prima ancora che come cugina, ed era sempre stata una (pessima.) fonte di ispirazione per lei. Il fatto che avesse una relazione con Barbie, non la stupiva neanche un po’: match made in hell oh barweed come mi mancate. Aprì la bocca, ma la richiuse e la nascose dietro un palmo. Kieran l’aveva ovviamente già informata su tutti gli altarini della loro epoca (compreso il loro, mormorato imbarazzato sopra una tazza di cioccolata calda: come se Erin potesse stupirsi di averla amata ed adorata anche allora, seppur in maniera diversa) ma un conto era sentirli da Kier, indottrinata da altri, ed un conto era averne una testimone proprio lì, a pochi centimetri di distanza. La ex Tassorosso, fu Aguilera, voleva sapere tutto.
    Le fanfiction non si scrivevano da sole.
    Ma non disse nulla, mordicchiando nervosamente la guancia ed abbassando colpevole lo sguardo sulle proprie mani. Era come chiedere ad un veterano di raccontare un episodio al fronte? Le avrebbe fatto piacere parlarne con qualcuno…? Un territorio ancora minato, e districarsi sul terreno agibile non era facile quanto sembrava, perfino per chi aveva recentemente (grazie meh ♥) imparato il parkour. Canon.
    Di tutti i segreti che avrebbe potuto decifrare sul volto della sorella, Erin ci leggeva tutte le cose sbagliate. Non era Tessa. Non le avrebbe dato un calcio sotto al tavolo, mugolando di tagliarla con le stronzate, Scotts, non sono mica Noah. Non le vedeva proprio, quelle bugie bianche, troppo accecata da tutto il resto per rendersi conto che ci fosse qualcosa che non andasse in Bucky. D’altronde, così l’aveva conosciuta Erin: quella era l’unica versione della Barnes che conoscesse.
    Avrebbe voluto non fosse così. Ce l’avrebbero fatta, a non essere così.
    «pensi che..» a giudicare dal tono artificiosamente distratto, la Chipmunks dedusse che no, probabilmente non lo pensava. «nasceremo mai? io e.. harper» Oh. Oooh, era quel genere di domanda. La colse abbastanza impreparata da farle battere rapidamente le ciglia, come se mettere a fuoco Bucky le permettesse di concretizzare il quesito – renderlo reale. Tupp e Cash, Tessa e Noah, erano già nati, quindi era un problema che personalmente non si era mai posta. Ma tutti gli altri? Sapeva che come Bucky, e come Harper, ci fossero diversi … ritardi nelle nascite. Sapeva, con quel raziocinio un po’ distaccato tutto Tessa e poco Erin, che fosse scontato e normale. Che avessero cambiato la storia, e loro ne fossero l’effetto collaterale. Che ci fosse la probabilità non nascessero mai.
    Non l’avrebbe detto a Bucky. Non le avrebbe neanche permesso di pensarlo, o di leggere il dubbio nella propria mente. Si fece seria, le sopracciglia aggrottate e le labbra tirate in una linea severa. «non sembrano pronti» Allungò una mano, offrendo il palmo in segno di pace. Se avesse voluto stringerlo, sarebbe stato lì; se non avesse voluto farlo, sarebbe andata bene uguale. «nessuno lo sembra mai. Non significa non lo siano» ma sapeva anche lei avessero bisogno di tempo. Difficile pensare di creare una famiglia, quando genitore due aveva la tendenza a sparire (.). «prima o poi. Tanto non vanno da nessuna parte» poco coerente con quanto pensato poco prima, ma sorrise comunque e lo fece sincera, perché ci credeva e voleva lo facesse anche Bucky. «e neanche noi…?» Un tono neanche troppo sottilmente interrogativo, gli occhi verdi a cercare quelli della telepate. Aveva solo bisogno di una conferma, Erin. Cento volte, ma sempre la stessa.
    «a mehan piacciono così tanto i gattini?» HHHHHHHHHHHHH Arrossì così tanto, che temette i capelli avessero preso la stessa sfumatura di quelli di Harper. «MOLTISSIMO, A CHI NON PIACCIONO I GATTINI» NON GUARDAREEE BUCKY NON GUARDAREEEE
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    "una al giorno!!!!" mentì, la sara ottimista di un mese fa. MA BACK ON TRACK! con diverse friendzone da miscommunication di mezzo, ekkili ♥ beibis. conta il fine non il come. BESOS

    CODICE
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    </tr>

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    <td rowspan="5" width="20%">[URL=https://jinyoungot7.tumblr.com/post/177277857106]<div style="background-image:url(https://64.media.tumblr.com/f0fa3c9f85f209e616c22cca9d0e1614/tumblr_pdvdt6j3Bk1vw93r9o9_r1_540.gifv);width:110px;height:80px;-webkit-filter: grayscale(1);background-size:cover;border:5px solid #fff;"></div>[/URL]</td>
    <td width="60%" style="font-weight:bold;">bromies</td>
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    <td style="font-size:8px;letter-spacing:0.5px;"><b>player</b>: sara sr + eli jr</td>
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    </tr>
  12. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    22 y.o.(tessa hamilton)
    erin t.
    chipmunks
    Non c’era niente che non andasse.
    Era perfettamente normale per Erin Therese Chipmunks sedere con la schiena dritta sugli scomodi divanetti del Wizburger, strizzata di fronte ad una sorella perduta e ritrovata che proveniva da un’altra linea temporale, a spiare il suo giovane padre ventiseienne in fila alla cassa a pochi metri di distanza.
    Non c’era niente che non andasse.
    Togliendo gli incubi. Togliendo lividi sulla pelle che non ricordava di aver causato. Togliendo la mancanza costante della Resistenza, perfino dopo due anni lontana dall’operatività. Togliendo che Jeremy Milkobitch fosse sparito senza lasciare traccia da cinque mesi. Togliendo che sua sorella dal futuro rinata nel 1903 a malapena uscisse dalla sua stanza perché suo cugino dal futuro e fratello nel presente fosse scomparso da due mesi. Togliendo gli occhi tristi di Mehan quando si soffermavano più a lungo sulla cronologia delle chat, le dita a digitare messaggi che non avrebbero ricevuto risposta. Togliendo che Scott fosse partito per l’America.
    Togliendo che non sapesse cosa farsene di Erin Chipmunks, sotto lo sguardo attento e calibrato di Bucky. Perfino dopo due anni, ancora non era riuscita ad abituarsi alla sorella, ed al fatto che dietro ogni sorriso tirato nascondesse tutta una vita di cui Erin aveva fatto parte. Di cui non le era rimasto nulla.
    Tessa Hamilton aveva sempre saputo cosa fare. Aveva sempre saputo chi essere, dove e quando esserlo. Non aveva mai dubitato del proprio posto nel mondo, prendendo le redini e dando al caos un ordine tutto personale – fosse organizzare un’operazione suicida con l’obiettivo di salvare il mondo insieme a ragazzini dai bisogni egocentrici e la lacrima facile, o preparare pancake alla cannella per la colazione delle sorelle minori. Erin? Erin afferrava quel che poteva, quando poteva, e cercava di metterne insieme i pezzi per non far crollare tutto. Non c’era ordine, non c’era costanza. C’era fretta, quella sì – quella sempre – di prendere quante più briciole possibili, ma nel rimetterle a costruire un intero non aveva la forza di assicurarsi avessero senso. O che fosse la cosa migliore.
    Così, improvvisava.
    Videochiamava Scott Chipmunks più volte al giorno di quanto fosse umanamente concesso.
    Trovava scuse – su scuse, su scuse - per presentarsi a casa di Harper, portando dolcetti che sapeva la rossa non avrebbe mangiato.
    E poi c’era quello. Quella missione; quella tradizione. Quell’appuntamento fisso che Bucky ed Erin avevano da un po’ di seguire la vita ordinaria di Lydia Hadaway e Jayson Matthews da una distanza di sicurezza che impedisse a tutti loro di farsi troppo male. Una volta sola, testarda e capricciosa nel voler rubare un poco dei loro giorni per sé, era diventata oggi hai da fare? e domani ho sentito che sono a Diagon Alley! e nel weekend lavorano entrambi al B&B Nydiaville, finché quella non era semplicemente diventata la loro vita.
    Un obiettivo comune. Tempo passato insieme senza dover ammettere fosse tempo passato insieme, perché sembrava di barare ad un gioco le cui regole erano state scritte ben dopo e prima della loro nascita. Ed Erin… Erin non sapeva. Non sapeva come essere all’altezza di qualcuno che neanche ricordava; non sapeva come non contaminare i ricordi che Bucky aveva di quella Tessa, mostrandole il disastro che era diventata tornando indietro.
    Non sapeva se ancora la volesse nella propria vita, quindi aveva creato una strategia per la quale, almeno un po’, potesse ritagliarsi del posto.
    C’erano le domande. Quelle che sentiva affollarsi dietro lo sguardo, nascosto ora su un menù ed ora sulla nuca di Jay alla cassa. Quelle che cercava di sopprimere pensando a morbidi gattini, o a Meh, o a Meh con morbidi gattini, perché temeva che Bucky potesse leggerle e risponderle. Non sapeva se le volesse, quelle risposte – se ne avesse il diritto.
    Probabilmente no.
    Allora perché hai quell’anello, Erin?
    Lo sentiva pesare colpevole nelle tasche del parka, dove l’aveva sommerso sperando di non perderlo mai e non ricordare esistesse. Una tentazione a cui voleva resistere, perché le sembrava che… che non se lo meritassero. Nessuna delle due, seppur per motivi diversi. Egoista, le bisbigliava la sua coscienza, facendole correre un brivido lungo la schiena. Colpa tua, continuava.
    Erin si schiarì la voce, scuotendo impercettibilmente il capo.
    Erano ad un appostamento.
    Sembravano sospette? Sì: non avevano preso niente, limitandosi a seguire il telecineta all’interno del fast food, e sedendosi al primo tavolo a disposizione che fosse abbastanza vicino al bancone. Se avessero ordinato anche loro qualcosa, non solo le avrebbe viste, ma avrebbero perso tempo utile a seguirlo dopo, considerando che sembrava intenzionato a prendere da asporto.
    Lo struggle era reale.
    E doveva dire qualcosa. Cosa? Non lo sapeva, ma QUALCOSA! Erano lì in silenzio da un po’, e sentiva il nervosismo iniziare ad arrampicarsi sulle braccia e le dita, incapaci ormai di stare ferme. Quindi: «hai dormito bene stanotte?????» CON TANTI PUNTI INTERROGATIVI PERCHè ERA SINCERAMENTE PREOCCUPATA, OK, forse non aveva il diritto di esserlo, ma!!&& Forza dell’abitudine.
    Do you love your neighbor?
    Is it in your nature?
    Do you love a sunset?
    Aren't you fed up yet?
    Do you have enough love in your heart
    To go and get your hands dirty?
    grandson
    dirty
    death of an optimism
  13. .
    Lo sguardo verde bosco di Erin Therese Chipmunks, era serio ed imperscrutabile. Aveva concesso a Gigio (.) il beneficio del dubbio, l’aveva accusato ma gli aveva anche chiesto scusa, aveva ascoltato la sua storia a cuore e mente aperta, pronta a cancellare gli impegni della propria giornata per seguirlo nell’avventura che avrebbe portato un sorriso ad una vecchietta anziana e malata.
    «lo stai facendo di nuovo.» serrò la mano a pugno soffiando le parole fra i denti, sentendosi incredibilmente stupida, e giovane ed ingenua, per essere caduta DUE VOLTE nello stesso inganno. E pensare che aveva creduto Keanu Larrington iper protettivo, quando per quasi dieci anni l’aveva tenuta segregata all’interno del Quartier Generale: vedendo com’era andata da quando ne era uscita, non poteva biasimarlo. «non ti senti neanche un po’ in colpa?» Se non per lei, e non per Ivan, perlomeno per la nonna - che non credeva essere stata malata sino a quel momento, ma chissà, magari il ragazzo gliel’aveva tirata. «cioè, tu la notte dormi tranquillo dopo tutte le » cazzate. «bugie che dici, ed i tuoi comportamenti scorretti?» (Lollo: come un bebè.) Incredibile. Si era impegnata tutta la vita per lottare contro quel genere di FALSITà ED OMERTà credendo che l’origine fosse esclusivamente nella società xenofoba in cui vivevano, convinta che le battaglie andassero vinte in campo con sangue e perdite e divise ministeriali, e poi si ritrovava a combattere per la giustizia con un turista imberbe che per noia rapiva una scimmietta veggente dal posto di lavoro? «sai cosa.» Drizzò le spalle ed appiattì il tono di voce, apparendo - per una rara volta - la stessa giovane donna che anni prima e dopo aveva preso le redini di una missione che avrebbe salvato il mondo.
    «se te ne vai adesso, non chiamo le guardie.» avvisò, osservandolo impassibile, labbra a cuore leggermente curvate verso il basso. Sollevò un sopracciglio, e la mano a palmo aperto. «cinque...» tolse il pollice, «quattro...» immaginava che il continuo della storia lo sapesse.
    Ma dato che era italiano e le istituzioni scolastiche non erano rinomate per la propria fama, lo aiutò abbassando anulare e mignolo. «tre….»
    erin t. chipmunks
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    «it's cool to be kind»
    i'm the opposite of the grinch. i'm the binch. my heart is two sizes too big


    grazie lollo per essere stato la mia role per un sacco di utenze, ma secondo me è il momento che ci separiamo . MI MANCHI GIà
  14. .
    «no ma te prego, fai pure, urla 'n'artro pochetto che quelli su'e montagne russe nun t'hanno mica sentito.»
    «ok» Inspirò. «HAI RUBATO IVAN!!!!!!!» E lo osservò anche con aria di sfida, pronta a prendere note così alte che Mika le avrebbe chiesto un tutorial ed un autografo, ed il CPAV (centro protezione animali veggenti) sarebbe arrivato dalla sua sede in Groenlandia per arrestarlo e punirlo come quel crimine meritava. Come si permetteva a guardarla come se fosse stata lei a commettere un reato? Lei quella pazza? Mannaggina la miseria L’AVREBBE DISTRUTTO. Se non fosse stata per la scimmia in braccio, avrebbe intascato la bacchetta e sarebbe scesa direttamente alle mani. Non era una ragazza violenta, ma era bene ricordare che fosse cresciuta all’interno del quartier generale della resistenza, e che non avesse avuto una bacchetta fino ai suoi sedici anni: le avevano insegnato a difendersi nell’unico modo possibile.
    E ad attaccare. FORTE.
    «te devi calmaaaa sennò te scoppia er coreeeeee»
    «non mi dire – NON MI DIRE DI CALMARMI, RAZZA DI...» di? «DI….» di?? «CANAGLIA» UuUuUuUuUuHHH. Strinse maggiormente Ivan al petto, e la scimmia iniziò a (cercare di prenderla a pugni perché la stava soffocando) accarezzarle i capelli, presumibilmente per placarla. Che dolce cuore, che anima pura, che meraviglia della natura, «ti adoro e morirei per te» le bisbigliò, allentando la presa e soffiando un bacio a distanza di sicurezza da malattie infettive. «Era 'no scherzo, daje. Se fa pe' ride!!!!!!!!» Ma faceva sul serio? Cioè, tipo, sul serio serio? Era davvero: indignata. Non lo nascose, lasciando che la bocca spalancata e le sopracciglia corrucciate mostrassero tutto lo sprezzo che provava per quel MARE DI MENZOGNE. «in caso non l’avessi notato, nessuno sta ridendo. che senso dell’umorismo» di merda, ma Erin non l’avrebbe mai detto. «BARBARO!» E se lo diceva lei, che trovava tutto divertente e rideva per ogni cosa, dovresti iniziare a farti due domande, Lollo. «Non lo stavo davvero a rubà..... più... mhh.... io.... lo stavo a prende in prestito. Mi nonna.... poveretta sta male.» Ah, ma quello cambiava tutto. Mano a mano che Gigio er cleptomane (che nome buffo… se voleva fare qualcosa per ridere, bastava che si presentasse) andava avanti con la triste, straziante storia della nonna, il cuore di Erin si sciolse, e con esso anche lo sguardo accusatorio puntato sul moro. Era davvero un racconto toccante, e la Chipmunks sapeva che le cose fatte per amore andavano perdonate. Poteva chiudere un occhio, per quella volta – e come poteva, di fronte a tanta sincerità? Quegli occhi gonfi di lacrime non mentivano.
    «scusami, non lo sapevo» forse tirò un po’ su con il naso per la commozione, la lingua ad umettare le labbra. «allora va bene,» va bene cosa?
    Eh. Dovevi aspettartelo, Lollo: «andiamo da tua nonna. Io, te, ed ivan» Sorrise entusiasta. Un’avventura, yay!
    erin t. chipmunks
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  15. .
    Era sempre stata ingenua, ottimista, fiduciosa nei confronti di un mondo che non lo meritava, ma Erin Therese Chipmunks non era una sprovveduta. Poteva non sembrarlo, con quei grandi occhi nocciola da cerbiatto e la taglia pocket size, ma in un'altra vita era pur sempre stata in grado di organizzare un maledetto viaggio nel tempo per cercare di salvare il salvabile in un mondo ad un passo dal collasso. Qualcosa, della fu Tupperware Armstrong-Beaumilton, doveva pur essere rimasto. Ed infatti, al «Magari metti via la bacchetta e io te dico tutto. Nun me costringe a sfoderà la mia, sa.» non potè fare a meno di drizzare maggiormente le spalle, impugnare con maggior sicurezza il catalizzatore magico, ed assottigliare lo sguardo in direzione di un individuo di cui si fidava sempre meno. Voleva ancora credere fosse Ivan trasfigurato ed in fuga? Certo, perchè la ex Tassorosso era esattamente quel genere di persona, ma non significava che potesse fare lo sborone. «viecce.» sibilato con il tono di sfida che solitamente riservava alle battle street dance a cui partecipava con Nathan (Wellington, non Shine. Forse.... Prendilo in considerazione.), sopracciglia arcuate e denti mostrati fra labbra socchiuse. «nun te stavo a distrae. me pareva davvero un asino che volava !! e 'nvece era 'n palloncino» Ma davvero quello era l'individuo per il quale Erisha Byrne aveva una infatuazione stratosferica. Non che Erin lo sapesse, anche perchè l'incontro galeotto si sarebbe tenuto solo il mese successivo (forse. cos'era il tempo) ma lo shentiva nell'aria, con quel terzo occhio socchiuso che la pronipote aveva ereditato e spalancato. «non sono stupida.» ribadì, offesa, premendo un pugno sul fianco. Non si meritava il beneficio del dubbio, era troppo sus, e quella chiaramente una menzogna. Poteva non essere il Detective Conan che credeva di essere, ma non significava che fosse ciula. Almeno, non così tanto - un pochino sì, dai, ma con tenerezza e affetto.
    E gliela offrì, la soluzione. Così, su un piatto d'argento, con una morbidezza che sapeva già di sconfitta perchè le probabilità che fosse vero si facevano di secondo in secondo minori, eppure volle ancora convincersi che fosse una possibilità. L'alternativa - che l'altro potesse non solo non essere interessato, ma il colpevole - era così lontana dalla sua natura, che dovette sforzarsi per il mero prenderla in considerazione. «scusa ma.....te paro na scimmia?????» Rimase interdetta, lunghe ciglia brune a battere innocentemente in direzione dell'altro. Lo osservò, ed in effetti - sì, le sembrava proprio un po' una scimmia. Cioè, se avesse immaginato una scimmia trasfigurata, l'avrebbe fatto...beh. Così. Anche se, chiamandosi Ivan, forse avrebbe aggiunto un accento russo piuttosto che italiano, ma in effetti era un ragionamento piuttosto razzista. TUTTI AL MONDO AVEVANO IL DIRITTO DI CHIAMARSI IVAN!! ED ESSERE DI DOVE VOLESSERO!!! «me stai praticamente a dì che so Taddei. Nun ce vojo crede.» Taddei? Corrugò le sopracciglia, lingua a umettare le labbra. «no, ivan...?» L'aveva persa. «io so' Gigio. E so' cleptomane.» Ah, quindi non era manco Taddei. E che c'entrava, allora. Poi perchè specificare...fosse...cleptomane....uh? Guardò qualcosa scivolare da sotto la maglia dell'italiano, e ruzzolare a terra.
    Qualcosa che ricambiò la sua occhiata con vispi occhietti neri, ed un espressione confusa quanto quella della Chipmunks.
    Pausa.
    «ivan....» la scimmietta la guardò, testina piegata contro la spalla.
    «ops -- I did it again»
    Inspirò, le narici ad aprirsi e chiudersi. Vibrava come un diapason, Erin, indecisa fra l'abbracciare la scimmietta e picchiare il ragazzo ancora di fronte a lei, ed alla fine non fece nessuna delle due cose. «SEI STATO TU» TOP TEN ANIME BETRAYAL! L'offesa della Chipmunks non aveva voce, ma era dipinta sul volto paonazzo e gli occhi innaturalmente spalancati. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, indecisa su cosa...? Come...? PERCHè AVEVA RUBATO UNA SCIMMIA, COME SI PERMETTAV, DALLA PROPRIA CASETTA, E CHE VOLEVA FARSENE, COME SI PERMETTEVA, MA DA DOVE ARRIVAVA. «HAI RUBATO IVAN!» Si chinò, aprendo un braccio perchè la scimmietta potesse correrle incontro - cosa che fece, migliorando la sua giornata del 1000% - e mantenne la bacchetta saldamente puntata contro Gigio il cleptomane. Si gonfiò, si gonfiò e si gonfiò, e.... «CHIEDI SUBITO SCUSA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!» Le priorità.


    erin t. chipmunks
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    sara, ma non sei a lavoro?

    ciao baci
    evviva lo sportello di novi facciamolo più spesso
246 replies since 13/7/2016
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