on the couch being gorgeous and evil

rea ft. jade @ hamilton mansion

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3    
     
    .
    Avatar

    only illusions are real

    Group
    Special Wizard
    Posts
    1,402
    Spolliciometro
    +1,033

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    32 y.o.HALLUCIKINESIS
    rea
    hamilton
    «hai compagnia» Rea Hamilton tamburellò le unghie laccate di nero sul legno della porta. Spalla poggiata all'uscio, le dita ad indugiare sul mogano seguendone ogni linea. Occhi bruni posati distrattamente sui bracciali d'argento al polso, prima di sollevarsi e scendere le scale, posandosi sul volto di Eliah Dallaire. Gli sorrise, Rea; labbra morbide e curvate verso l'alto. Neanche un rimpianto sul volto della donna, nello spingere delicatamente la testa bionda di Uran verso zio Eli!.
    Lo stesso zio Eli che in un momento non meglio precisato della linea temporale, Rea aveva deciso fosse una minaccia alla sua incolumità, troppo auto distruttivo per essere lasciato a vagare nel mondo senza un occhio vigile a tenerlo costantemente sotto controllo. Non aveva più tempo per essere lei quello sguardo, e non si fidava abbastanza di Nathaniel Henderson perchè potesse essere il loro. Non quando in gioco c'era la sua vita: l'aveva rischiata e messa sulla linea, per Eli; non avrebbe commesso due volte lo stesso errore.
    Sfarfallò i polpastrelli salutando il bambino ed il Dallaire. Richiuse la porta alle sue spalle, poggiandovi la schiena e reclinando il capo sulla spalla, ammiccando da sotto ciglia scure alla sua sorellina - sfidandola a dire qualcosa, se avesse voluto; ma perché avrebbe dovuto, quando sapevano entrambe quella fosse la scelta più razionale e sensata. Le indicò con un vago cenno della testa di seguirla, i tacchi a tenere il tempo dei passi sul parquet del corridoio.
    Una casa deserta. Da un pezzo, oramai. Enorme, e con pezzi di storia incastrata ovunque, ma vuota. Non c’erano neanche più i fantasmi dei loro abitanti passati ad infestarla ricordando costantemente quanto nel tempo avesse perso. Solo Rea, e la sua presenza ad impregnare ogni pezzo di parete e mobilio: preziosa; intoccabile. Si lasciò seguire fino alla cucina, dove no, non aveva messo su l’acqua per il tè, perché dubitava esistesse una conversazione al mondo oramai che non meritasse dell’alcool. Svitò il tappo del vino, un plop a cui la Hamilton risposte schioccando la lingua sul palato.
    Riempì due calici ben oltre il limite moralmente stabilito dalla società.
    Era in famiglia. Poteva permetterselo. E se lo meritavano entrambe, una serata fra donne e senza bambini in circolazione; magari prima o poi avrebbe anche capito come fosse successo che si fosse innamorata di Eugene Jackson. La invitò ad accomodarsi dalla parte opposta alla sua, i gomiti sul tavolo e le gambe incrociate. Un vago cenno delle dita nella sua direzione.
    «dicevamo?»

    Spoiled, self-centered,
    a woman like this shouldn't be trusted
    Devious, heartless,
    this woman is used to getting what she wants
    mothica, emlyn
    good for her
    good for her
     
    .
  2.     +3    
     
    .
    Avatar

    I hope karma slap you in
    the face before I do

    Group
    Special Wizard
    Posts
    369
    Spolliciometro
    +471

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    26 y.o.lumokinesis
    jaden
    beech
    Si portò la mano davanti alla bocca per trattenere una risata, mentre Uran si lanciava nello scantinato manco fosse stato un parco a tema (facendo le scale una a una, non come lia che fugge da lele; preciso). Ringraziava Euge, per la fantasia del figlio di (santo cielo) ormai sei anni che trovava in tutto qualcosa di buono e di divertente, perchè l'ottimismo di certo non l'aveva preso da lei. Incrociò per un solo attimo lo sguardo di Elijah prima che Rea chiudesse la porta, ma ignorò l'occhiata gelida puntando piuttosto gli occhi sul il figlio (che, comunque, già aveva smesso di filarla; classic bambini) agitando la mano. Da quando la guerra era finita - e i laboratori erano stati riaperti - sembrava quasi che Elijah avesse ricordato tutto l'odio che aveva per Jaden e quello che aveva fatto, e la bionda non poteva che sperare che il Dallaire continuasse a tenere il segreto e che la solitudine nelle segrete di villa Hamilton non lo facesse impazzire del tutto, portandolo a rovinare la vita non solo di Jade, ma anche del Jackson. La Beech si meritava che la verità uscisse, poteva capirlo, ma Eugene no - quei giorni meno che mai.
    Jade spostò lo sguardo su Rea, seguendola verso l'ingresso, per niente intenzionata a dirle alcunchè sull'aver chiuso suo figlio in uno sgabuzzino: al massimo, sarebbe dovuta essere Rea a preoccuparsi per come Uran avrebbe obbligato Elijah a giocare ininterrottamente (la fissa del momento erano "gli esploratori" ma chissà, magari avrebbero trovato qualcos'altro insieme).
    Si accomodò al tavolo una volta in cucina, guardando il vino con una certa felicità. Dubitava a Rea interessasse sapere che aveva parlato con Eugene di avere un altro figlio, ma che piuttosto di restare di nuovo incinta (si sarebbe sparata in gola) avevano pensato di adottare, e quindi questa volta poteva bere tutto il cazzo di vino che voleva. Ci teneva al test di Bechdel, e al parlare con la Hamilton di cose che non riguardassero sempre uomini.
    Con un sorriso, brindò in aria e sorseggiò poi il rosso.
    «dicevamo?»
    Dicevano? «che sto considerando di iscrivermi all'università, ora che- beh, il mondo è cambiato» appoggiò il gomito sul tavolo, la guancia sulla mano, osservando la sorella maggiore in un muto "cosa ne pensi?". Lei e Rea erano terribilmente su tantissime cose, ma anche se entrambe avevano la propria vita, anche se dopo il diploma della maggiore questa se n'era andata da casa Beech, per Jade era rimasta sempre parte della famiglia, una figura di riferimento. Ancora di più dopo aver perso Lienne. «mi piace essere un'assistente, ma combattere non è mai stato il mio lavoro dei sogni» il che non era decisamente un segreto: quando ancora andava a hogwarts il suo sogno era stato quello di diventare guaritrice, con l'intenzione di seguire una carriera artistica secondaria dall'altro lato. Negli anni questi erano diventati entrambi hobby, ma col mondo magico che si apriva a quello babbano, e gli special a cui venivano date più possibilità, forse poteva tornare al punto di partenza. «col fatto che ho continuato a lavorare pur prendendo gli assegni dal ministero, potrei riuscire a pagarmela da sola senza dover chiedere a mamma un aiuto - se non con» i bambini, al plurale «uran. Devo solo mettere a posto le idee e... decidermi. Tu che mi dici di te?» portò il vino alle labbra, lasciando che fosse la maggiore a parlare di sè. Poteva collegarsi al discorso lavoro (sebbene credeva che essere mercenaria le piacesse) sia a quello degli special. Possibilmente, avrebbero evitato di parlare di come ci erano arrivati alla vittoria per Abbadon, evitato di menzionare le vite perse, le famiglie distrutte. Di parlare di come Eugene si fosse quasi perso la mezzanotte del compleanno di Uran perchè di era dissociato con pensieri che Jade odiava avesse e di come lei non fosse davvero in grado di aiutarlo se non stringendolo più forte che poteva fino a riportarlo da lei... uh. Ok, magari anche un head up su quello poteva servire, più tardi.
    It's who we are
    Doesn't matter if we've gone too far
    Doesn't matter if it's all okay
    Doesn't matter if it's not our day
    imagine dragons
    Who We Are
    smoke + mirrors
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    only illusions are real

    Group
    Special Wizard
    Posts
    1,402
    Spolliciometro
    +1,033

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    32 y.o.HALLUCIKINESIS
    rea
    hamilton
    Fece roteare il contenuto del bicchiere, un sopracciglio a scattare verso l’alto e lo sguardo a posarsi sul volto di Jade. Rea Hamilton era per la cultura, ma non era mai stata un’ammiratrice dello studio di per sé. Mai aveva contemplato l’idea di tornare, volontariamente, dietro i banchi di scuola, neanche per approfondire un argomento che le interessasse – trovava che le accademie perdessero troppo tempo dietro contorni ed antipasti, riempiendo lo studente prima che potesse servirsi con la pietanza per cui aveva sborsato tutti quei soldi. Era più da università della strada, anche se non bazzicava gli stessi sotto borghi del Jackson et simili (derogatory). Abbozzò un sorriso che diceva ”contenta tu”, e inumidì le labbra con il vino. «mi piace essere un'assistente, ma combattere non è mai stato il mio lavoro dei sogni» «un passatempo» concesse, un guizzo divertito negli occhi bruni, perché combattere (leggasi: picchiare le persone) era sempre stato più un hobby che non un mestiere, per la Beech. Poteva anche essere brava nel farlo, ma non voleva dire nulla: Jade era brava a fare un sacco di cose, fra cui certo non si annoverava il suo buon gusto per gli uomini, ma non significava che dovesse farle. «col fatto che ho continuato a lavorare pur prendendo gli assegni dal ministero, potrei riuscire a pagarmela da sola senza dover chiedere a mamma un aiuto - se non con uran. Devo solo mettere a posto le idee e... decidermi. Tu che mi dici di te?» Una domanda complessa per la quale decise di prendere altro tempo, ingollando un sorso più importante della bevanda alcolica. Disegnò con la punta dell’indice il contorno del bicchiere, prima di posarlo sul tavolo di fronte a sé. «posso aiutarti io, lo sai vero?» Suonava come un rimprovero perché lo era, ed il tono vibrava di parzialmente offeso perché era anche quello: aveva davvero valutato di chiedere a sua madre prima che a lei? Non le avrebbe neanche offerto denaro gratuitamente, conscia che Jade non lo avrebbe accettato – neanche se le avesse ricordato che il suo pagamento più grande fosse il fatto che si sorbisse quotidianamente Eugene Jackson, e lo malmenasse quando necessario: qualcuno doveva farlo, ed era onorata fosse la sua sorellina. - ma chiedendo in cambio favori. La sua moneta di scambio preferita. Trattare con Rea Hamilton era sempre un po’ come vendere la propria anima al diavolo, ma il detto diceva meglio il diavolo che si conosce, no? Poteva essere perlomeno certa che in cambio non le avrebbe chiesto né la sua anima, né – che Dio ce ne scampasse – il suo primogenito, perché aveva già abbastanza bambini per casa senza appiopparsi quelli di Jade. Insomma, le sembrava un affare. «non per uran. Ma posso trovare qualcuno che lo faccia. Finché non diventa pg vero, elijah non ha un lavoro – dopo possiamo pensare a qualcuno di più permanente» una pausa, sguardo sollevato al soffitto. «non io. Amos magari conosce qualcuno» sperava non i due toyboy con cui condivideva l’appartamento, perché c’erano limiti ai daddy issues che la Hamilton era in grado di tollerare, e già Amos li superava tutti – ma beh, almeno lui era suo fratello.
    Una pausa. Palpebre serrate, ed un respiro profondo. Una domanda che sapeva di dover fare, ma di cui non voleva davvero sapere la risposta. Si convinse con un altro sorso di vino, abbondante. «è vero che avete altri figli in programma?» perché Elijah gli aveva detto che Eugene Jackson progettasse di rimanere incinta, e Rea aveva deciso di non voler sapere che conversazioni avessero i suoi amici. Uomini, derogatory, bla bla bla.
    Lei che diceva? Mh. La guerra aveva… certamente ampliato i suoi orizzonti. Reso più lucroso essere mercenari, perché il contrabbando – che aveva resistito durante tutta la guerra – andava ancora per la maggiore, ma l’idea che potesse finalmente riprendersi il posto che le spettava, non le dispiaceva. Avrebbe arrotondato lo stipendio, ampliato la sua rete di conoscenze, ed arricchito i suoi contributi pensionistici. «pensavo di tornare al Ministero» un tono distratto accompagnato da un’occhiata attenta, un po’ troppo attenta, verso la bionda. La studiò di sottecchi, ponderando come – e se – proseguire, bagnando la gola con altro vino.
    Biasimava quella nuova tendenza all’alcolismo a Elijah Dallaire; era per ripicca che Rea beveva, sapendo lui non potesse farlo.
    «tornare fra i pavor, magari» un altro barlume divertito a solleticare gli angoli delle labbra. «istruttori, perché no. Non mi piace l’idea di avere un superiore» soprattutto se quel superiore era Nathaniel Henderson. «ma sono… tentata» dall’idea di poter bullizzare tutti i maghi presenti, e prendersi la sua vendetta? Esatto.
    Spoiled, self-centered,
    a woman like this shouldn't be trusted
    Devious, heartless,
    this woman is used to getting what she wants
    mothica, emlyn
    good for her
    good for her
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    I hope karma slap you in
    the face before I do

    Group
    Special Wizard
    Posts
    369
    Spolliciometro
    +471

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    26 y.o.lumokinesis
    jaden
    beech
    Sorrise alla considerazione che per Jade combattere fosse più «un passatempo» che un lavoro, annuendo leggermente in accordo con lei nonostante picchiare marmocchi non fosse così appagante. C'era gente davvero pippa, a Hogwarts (e almeno due di questi sono i miei pg quindi posso dirlo).
    «posso aiutarti io, lo sai vero?»
    Aveva ancora la guancia appoggiata alla mano, e non si spostò, osservando Rea in sorella maggiore mode: on.
    «Lo so» confermò divertita, e ci vide qualcosa di Beech sull'espressione dell'altra, che fosse di Jodie o di Lienne, ma tenne il commento per sè.
    «non per uran. Ma posso trovare qualcuno che lo faccia. Finché non diventa pg vero, elijah non ha un lavoro – dopo possiamo pensare a qualcuno di più permanente. non io. Amos magari conosce qualcuno»
    agitò la mano in aria «avevo già considerato Elijah, ma in realtà Uran a settembre potrà iniziare ad andare a scuola» come crescono i bambini.
    un attimo prima sono pallette e quello dopo dei noodles con degli arti. - cit
    «con i cambiamenti che ci sono stati, non sarà troppo difficile trovare un posto per lui, anche nel mondo magico» nascose l'entusiasmo nel dirlo, perchè la guerra era stata terribile, perchè molti avevano perso familiari, amici, la propria casa, le proprie certezze, e la maggior parte della resistenza si era schierata nei contro che avevano perso... ma Jade riconosceva gli aspetti positivi. Un futuro più roseo per suo figlio (e non doverlo educare a casa all'usare i propri poteri) era fra questi.
    «per la retta, invece, vorrei fare da sola» tamburellò le dita sul tavolo. «posso farlo, e voglio farlo. Mi sentirei più libera a mollare se mi rendessi conto che è la strada sbagliata, o se non porterà a niente» sorrise. «ma ho ancora qualche mese per decidere, e il mio compleanno cade prima del pagamento della prima tassa, se non sai cosa regalarmi»
    Prese il bicchiere, lo portò alle labbra- «è vero che avete altri figli in programma?» -e per poco non sputacchiò ovunque il vino.
    Era sfuggito a lei? Quando? No, sicuramente era stato il Jackson a dirlo a tutti prima ancora che fosse sicuro, piccolo infame. Ok che non erano una coppia convenzionale, che non erano tipi da baby shower e cazzi e mazzi, e non si erano esplicitamente detti di parlarne in giro insieme... ma damn. Si appuntò di parlargli, per ricordargli che magari decisioni così grosse avrebbe voluto dirle lei all'Hamilton.
    Guardò Rea dubbiosa. Approvava? Disapprovava? Ci teneva al suo giudizio, più di quanto le piacesse ammettere. Forse non avevano vissuto insieme tutta la loro vita, ma Jade era cresciuta con lei, non aveva mai smesso di considerarla un punto di riferimento, di considerarla famiglia. Ricordava ancora quando, a cinque anni, quella bambina magra e dallo sguardo serio era stata accolta in casa, e una piccola Jade si era infervorata perchè la nuova arrivata le avrebbe rubato la camera. I genitori l'avevano sgridata, ma non erano stati loro a farle cambiare idea. Era stata la luce del comodino accesa di notte nella camera di Rea, ancora sveglia in una casa nuova, e la consapevolezza improvvisa di quanto potesse essere difficile per lei. «non puoi avere anche questo, però possiamo sfogliarlo insieme» le aveva mormorato salendo sul suo letto senza chiedere il permesso, mostrandole il libro di costellazioni che aveva con sè e indicando il soffitto, dove la mamma aveva fatto dipingere un cielo stellato, riproduzione fedele di quello vero in base al periodo dell'anno. Aveva deciso in quel momento che si sarebbe presa cura di lei, e anche se più volte aveva tradito quella promessa che si era fatta, l'amore per Rea era rimasto. Nonostante tutto.
    «Sì» ammise dopo qualche istante in cui si era persa a pensare a quanto i bambini fossero strani e belli. «Euge ci scherza su da anni, Uran è diventato grande e- non lo so. È una sensazione strana. Mi sono resa conto che anche a me piacerebbe avere un altro bambino per casa, questa volta facendo le cose... per bene» si morse la lingua, cercando le parole giuste. Era felice di suo figlio, non rimpiangeva nulla, ma era difficile non ricordare come era arrivato, i primi tempi, la difficoltà della gravidanza, come era arrivata vicino ad abortire non sentendosi pronta. «Ma la gravidanza non mi manca, quindi stiamo considerando l'adozione» pensò a Callie, a come al loro primo incontro avesse accennato a nonna Rude-... ma scacciò in fretta il pensiero. Non era il destino degli eubeech avere due figli biologicamente loro, e l'adozione era altrettanto, se non più, valida.
    Tornò a bere il suo vinello.
    «pensavo di tornare al Ministero»
    meh.
    Si verso un altro bicchiere, offrendo all'Hamilton di riempire anche il suo.
    «tornare fra i pavor, magari» divertente. «istruttori, perché no. Non mi piace l’idea di avere un superiore; ma sono… tentata»
    «avere a che fare con adulti è peggio di addestrare adolescenti» arricciò il naso. parlava per esperienza, visto che era addestratrice per la resistenza. «ma di certo non ti annoieresti come istruttrice, e faresti qualcosa di utile. Ho sempre trovato i pavor uno spreco di risorse» si strinse nelle spalle, portando il bicchiere alle labbra. «prendono un sacco di fondi pubblici quando al mondo ci sono problemi più grossi» si sporse sul tavolo «Ho sentito che alcune... creature usate durante la guerra sono ancora a piede libero, che il ministero ne ha perso il controllo e sta mandando squadre di cacciatori ad abbatterle con scarso successo» indietreggiò di nuovo. «ma potrebbe essere solo una voce»
    Non stava neanche mentendo: ribelle o no, il fatto che i pavor avessero tutto quel potere al ministero era davvero incredibile per lei. Davvero la priorità del governo era abbattere chi aveva un'idea diversa e non, boh, rendere il mondo un posto migliore, usando i soldi negli ospedali o nella ricerca? No?? Ok.
    It's who we are
    Doesn't matter if we've gone too far
    Doesn't matter if it's all okay
    Doesn't matter if it's not our day
    imagine dragons
    Who We Are
    smoke + mirrors
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    only illusions are real

    Group
    Special Wizard
    Posts
    1,402
    Spolliciometro
    +1,033

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    32 y.o.HALLUCIKINESIS
    rea
    hamilton
    Era difficile per Rea Hamilton evitare i suoi usuali giochetti mentali. Le venivano naturali come respirare, forse perfino un po’ di più: creare pattern, misurarne la texture fra le dita, e tirare appena, guidando la conversazione o cercando di capire dove l’interlocutore volesse andare a parare. La spontaneità non era certo una delle doti (punto) migliori dell’illusionista, i cui occhi scuri mostravano genuinità solo nello studiare l’espressione di Jaden Beech cercando il sottinteso di una conversazione che non ne possedeva. Perchè quella, era Rea – sospettosa di natura, incline a girare attorno a tutto quel che incontrasse sancendo dall’inizio la divisione preda e predatore anche quando non ce n’era alcun bisogno. Era sempre stata quel tipo di persona; difficile perdere l’abitudine del selvatico perfino con chi l’aveva, suo malgrado, addomesticata da un pezzo. «avevo già considerato Elijah, ma in realtà Uran a settembre potrà iniziare ad andare a scuola» Brividi. Letteralmente brividi a correrle lungo la schiena, e labbra imbronciate nascoste sul calice di vino. Era appena nato: lo ricordava deforme, tutto rosa e piangente, con quelle rughe insulse che avevano sempre le creature appena venute al mondo. ”Puoi prenderlo in braccio, se vuoi”, le aveva detto una divertita Beech; ”passo”, era stata l’emblematica risposta della ancora cacciatrice, che non teneva affatto a stringere quel verme imberbe contro il petto – con il rischio di farlo cadere; di stringerlo troppo, o non farlo abbastanza; di sporcarlo con mani che pulite non lo erano da che aveva appreso di possedere la magia. Ma quello andava non detto, mai necessario specificarlo. Fra lei e Dio, come avrebbe detto un saggio. «con i cambiamenti che ci sono stati, non sarà troppo difficile trovare un posto per lui, anche nel mondo magico» Le sembrava molto ottimista in merito. La Hamilton credeva in quel cambiamento, certo, perché sapeva che il terrore suscitasse più rispetto ed ordine di quanto qualunque altra emozione avrebbe potuto creare – e la follia generava sempre paura – ma non credeva non sarebbe stato troppo difficile. I maghi avevano seguito la guerra di Abbadon per abitudine, per primeggiare, perché la conquista veniva sopra tutto al resto, ma non si erano resi conto di quello che avrebbe significato. E l’avrebbero dimostrato, sottostando alle regole nel peggior modo possibile senza però esporsi troppo.
    L’avevano sempre fatto.
    Annuì piano, senza celare il proprio scetticismo. «posso farlo, e voglio farlo. Mi sentirei più libera a mollare se mi rendessi conto che è la strada sbagliata, o se non porterà a niente» Un discorso che poteva comprendere, anche se ormai Rea era a quel punto della sua vita in cui possedeva abbastanza denaro da vivere di rendita, e lo accumulava per abitudine. Non ne avrebbe sentito la mancanza. La moneta di scambio del mondo, perlomeno il suo, non era mai stato qualche galeone, ma scelte. Si strinse nelle spalle senza aggiungere altro, neanche che non le sembrasse lo stato mentale corretto con cui iniziare quell’avventura: se il pensiero di poterla abbandonare la aiutava ancora prima di iniziare, chi era lei per rovinarle l’entusiasmo? Di nuovo, scelte. Jade e Rea non avevano mai avuto nulla in comune, e dubitava avrebbero cominciato in quel momento. E oh, come la adorava comunque. In quella maniera feroce e possessiva con cui sbranava moralmente Amos ogni giorno – quella difficile da sostenere, e la più reale che avesse. Era, tristemente, affezionata anche ad altri individui, personaggi purtroppo non fittizi che considerava parte della sua famiglia, ma non con Nate, Elijah, Eugene, o Gemes – figurarsi Al. - provava quel senso di appartenenza. Era diverso. Amos e Jade erano gente a cui Rea era capitata, e se l’erano tenuta lo stesso. Gli altri se l’erano cercata, quindi affari loro. «ma ho ancora qualche mese per decidere, e il mio compleanno cade prima del pagamento della prima tassa, se non sai cosa regalarmi» Liquidò il discorso con un vago cenno della mano, corrugando le sopracciglia. Non era in vena di essere nuovamente ricordata del lento ed inesorabile scorrere del tempo, e che la sua mini sorellina – madre. - fosse in procinto di compiere ventisette anni. Era un inetta palla ciuffata di biondo quando l’aveva conosciuta.
    Ebbe il terribile e cruento reminder che una delle creature che si millantava suo migliore amico, avesse frequenti rapporti sessuali con la inetta palla ciuffata di biondo, e decise fosse il momento di riempirsi nuovamente il bicchiere fino all’orlo. Ormai il vino non le faceva alcun effetto, tanto valeva abbondare. Si sporse per afferrare la bottiglia, inclinandone il collo sul calice ed offrendolo alla ragazza con un cenno. «Euge ci scherza su da anni, Uran è diventato grande e- non lo so. È una sensazione strana. Mi sono resa conto che anche a me piacerebbe avere un altro bambino per casa, questa volta facendo le cose... per bene» Non attese risposta, scegliendo fosse il momento adatto per svuotarla. Era stata lei a sollevare l’argomento, e non voleva già più saperne niente. Jaden Beech voleva un altro figlio. Non era stato abbastanza traumatico averne uno? Perchè mai due. Cosa se ne faceva. Voleva un… bambino per casa, e volontariamente? Qualcosa che non comprendeva, e che affogò in un altro sorso, incitandola a non farsi problemi e continuare con i discorsi su come non vedesse l’ora di avere un altro verme color salmone a cui cambiare il pannolino (caio Dave, ciao Niamh, non penso nascerete mai. Con affetto, mamma). «Ma la gravidanza non mi manca, quindi stiamo considerando l'adozione» Ecco.
    Ecco.
    L’idea di plagiarsi un essere umano a sua immagine e somiglianza, non le dispiaceva per niente. Per quello il suo commento – asettico, e ruvido – fu un assente «ci sono tanti orfani di guerra» privo di qualsivoglia genere di emozione. Le importava? Non quanto avrebbe dovuto: se i genitori non erano stati abbastanza forti da sopravvivere alla guerra, non sarebbero stati in grado di crescere figli che lo potessero fare. Pragmatica, sleale e crudele, ma perlomeno sincera. «avere a che fare con adulti è peggio di addestrare adolescenti» Battè le palpebre, osservandola da sopra il calice trasparente. Rea raramente aveva problemi con le persone, perché tendeva a risolverli prima che diventassero tali.
    Nel peggior modo possibile. Quello permanente, fosse terrorizzandoli o uccidendoli poco importava. Piegare gli altri, non era mai stato difficile; quasi noioso. «ma di certo non ti annoieresti come istruttrice, e faresti qualcosa di utile. Ho sempre trovato i pavor uno spreco di risorse. prendono un sacco di fondi pubblici quando al mondo ci sono problemi più grossi» Roteò lenta il liquido scarlatto, l’espressione vacua di ogni pensiero. Il Ministero avrebbe voluto che l’opinione pubblica non la pensasse così, e si impegnavano da anni perché la Resistenza fosse il nemico comune contro cui allearsi sotto una stessa bandiera. Difficile trovare un civile che fosse d’accordo con la Beech, considerando che su di loro pesavano condanne anche per reati che non avevano commesso – era una mercenaria, ed aveva ancora legami al Ministero: c’era poco che la Hamilton non sapesse – anche comprensibile. Decise di non indagare oltre; si meritava, di non indagare oltre. «un’intera classe di persone che fanno quello che dico io? allettante» soprattutto, non diverso da come aveva agito gli anni passati, ma quello forse la sorella non lo sapeva. Avrebbe creato dei legami utili anche fuori dalle classi, sempre utile. Puntellò la lingua contro il palato, spostando gli occhi scuri al soffitto. «Ho sentito che alcune... creature usate durante la guerra sono ancora a piede libero, che il ministero ne ha perso il controllo e sta mandando squadre di cacciatori ad abbatterle con scarso successo. ma potrebbe essere solo una voce» Oh, Jade. Tornò a guardarla, l’angolo sinistro delle labbra a curvarsi in un sorriso. Perso il controllo? La voce della Hamilton si fece dolce, melodica. «non hanno mai avuto il controllo. Abbadon, lo aveva. E ora, semplicemente, non sanno come comportarsi in merito – in via ufficiale» concesse, reclinando il capo. «si chiedono se possono uccidere gli animaletti del loro nuovo dio. I cacciatori tendono a … contenere i danni, senza avere spazio di manovra» A meno che Akelei non fosse impazzita ed avesse deciso di testa propria; non si sapeva mai, stava per sposare William Barrow, tutto poteva essere. La sua salute mentale era già uno scandalo. «ma contattano i mercenari per occuparsene» almeno, a lei l’avevano chiamata, ma non era fatta per uccidere quel tipo di mostri: a lei piacevano quelli senzienti che sapevano d’esserlo, non quelli che lo erano per natura. «sei interessata? Posso trovare qualche aggancio» Ad ognuno i propri passatempi.
    Spoiled, self-centered,
    a woman like this shouldn't be trusted
    Devious, heartless,
    this woman is used to getting what she wants
    mothica, emlyn
    good for her
    good for her
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    If you stand for nothing
    what will you fall for?

    Group
    Rebel
    Posts
    9,260
    Spolliciometro
    +5,570

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    26 y.o.lumokinesis
    jaden
    beech
    «ci sono tanti orfani di guerra»
    Annuì, osservando il calice che le veniva nuovamente - e giustamente - riempito (voleva ubriacarsi almeno tanto quanto la casta nord a un radunord). Una parte di lei si sentiva in colpa a essere felice della caduta dello Statuto di segretezza, quando si ricordava cos'era costato al mondo - la morte di milioni di persone, la libertà di altrettante.
    D'altra parte, Jade aveva sempre fatto tutto mettendo da parte la propria empatia, considerando l'obiettivo finale a lungo periodo più importante della salvezza del singolo. Era contro Abbadon, sicuramente, ma non poteva non considerare che qualcosa di buono era successo alla fine. I babbani che sapevano della magia? I laboratori legali? Il ministero rendeva marcio tutto quello che toccava, ma ci si poteva lavorare.
    (...)
    «un’intera classe di persone che fanno quello che dico io? allettante»
    Secondo la sua esperienza come assistente insegnante, quello che dico io non era proprio la definizione corretta di classe, ma la lasciò sognare. «Saresti abbastanza in gamba da fare carriera, e diventare capo ministeriale. Nathaniel se ne farebbe una ragione»
    Accennò un sorriso, accettando il fatto che il discorso politico fosse caduto. Non poteva dire di apprezzare il fatto che Rea non volesse discutere su questioni tanto delicate fingendo di non capire, o che la sorella preferisse seguire cos'era meglio per lei piuttosto che chiedersi cosa fosse anche giusto, ma ormai Jade era abituata. Si concedeva la libertà di provarci, di rendere chiare le proprie posizioni, ma non insisteva perchè l'altra le appoggiasse.
    «non hanno mai avuto il controllo. Abbadon, lo aveva. E ora, semplicemente, non sanno come comportarsi in merito – in via ufficiale»

    Che era, di base, uno dei mille problemi della situazione politica: l'inettitudine del ministero non solo sul piano morale, ma anche sul piano organizzativo. Quante delle persone al governo erano lì solo per scaldare una poltrona o perché comodi, che non perché capaci?
    «I cacciatori tendono a … contenere i danni, senza avere spazio di manovra»
    «posso immaginare» commentò asciutta, perchè sapeva che i cacciatori, o almeno gran parte di loro, ci provassero. ACAB e tutto quello, ma non li odiava quanto odiava, boh, gli strateghi o il consiglio.
    «ma contattano i mercenari per occuparsene. sei interessata? Posso trovare qualche aggancio»
    Lo sguardo, divertito e alienato fissatosi sul bicchiere, si alzò su Rea. questo era... interessante. Non che Jade non avesse mai considerato l'idea di diventare mercenaria, ma anni prima si era arresa all'idea di anche solo provarci, ritenendosi troppo politicizzata per fare la cazzona in giro per conto di qualche mangiamorte borghese.
    Ripensandoci ora, non sembrava un lavoro così terribile. Pericoloso ma non quanto il sicario, in regola eppure gestito in proprio... e poteva comunque non accettare tutti gli incarichi.
    «in effetti, forse» tamburellò con le dita sul tavolo. «mi è sempre sembrato un lavoro... interessante. Non adatto se vuoi fare carriera, ma utile per arrotondare» e per tenersi impegnata, crearsi una rete di contatti. Doveva solo capire se era gestibile con un altro lavoro e eventualmente università, o se avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa.
    It's who we are
    Doesn't matter if we've gone too far
    Doesn't matter if it's all okay
    Doesn't matter if it's not our day
    imagine dragons
    Who We Are
    smoke + mirrors
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    only illusions are real

    Group
    Special Wizard
    Posts
    1,402
    Spolliciometro
    +1,033

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    32 y.o.HALLUCIKINESIS
    rea
    hamilton
    Erano proprio modellate in modo diverso, Rea e Jade. Non avrebbe dovuto stupire che fossero diverse, era palese nel modo stesso in cui interagivano con il mondo circostante, ma era comunque sempre strano rendersi conto che pur condividendo un passato insieme, i risultati fossero così distaccati fra loro. Davvero credeva che fare il mercenario non implicasse una carriera? Il sopracciglio della Hamilton scattò verso l’alto, pregno di giudizio ed arroganza nei confronti della minore. Sorseggiò lenta altro vino senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi chiari della bionda, permettendole di elaborare da sé quanto appena detto, e riconoscere l’errore. Non era solita concedere margine di dubbio ai suoi interlocutori, o riconoscere che avessero le competenze adatte per correggersi, ma per Jaden Beech avrebbe sempre fatto un eccezione. Stava ancora attendendo la consapevolezza che avesse scelto di unire la sua vita a quella della minor forma conosciuta di uomo appena evoluto – non si smetteva mai di sperare. - ma continuava comunque a concederle possibilità di redenzione su altri campi.
    «ma davvero...» strinse le labbra fra loro, battendo languida le ciglia nel posare il calice sul tavolo. Le sfuggì l’ombra di un mezzo sorriso accondiscendente, la lingua a seguire l’arcata dei denti. «e come pensi che sopravvivano i mercenari,» Lasciò affiorare la smorfia apparentemente divertita, indurita appena dal disappunto. Non aveva realmente messo mano nel crescere Jade, era stata una comparsa e certo non un modello di riferimento, ma sperava davvero avesse visioni più ampie. «rispondendo ad annunci su craiglist?» Voce melliflua, che Jade avrebbe facilmente potuto riconoscere come monito. «lasciando il proprio bigliettino da visita in discoteca?» Le scoccò un’occhiata severa, le dita a seguire il cerchio di condensa che il calice aveva lasciato sul legno ed un liquido sospiro a rotolare dalle labbra dischiuse. «jaden.» punto. Non riteneva il giudizio della Beech offensivo nei propri confronti – Rea sapeva di essere eccezionale in qualunque campo, e che il suo successo non dipendesse dal campo in cui sceglieva di applicarsi – ma comunque troppo superficiale per essere adatto al mondo in cui vivevano. «servono reti di informazioni, contatti. Stabilire fiducia. Una fama che va mantenuta discreta» Tamburellò le unghie sulla superficie di fronte a sé, concludendo con un tic cristallino del mignolo. «al contrario: è uno dei pochi mestieri dove hai bisogno di fare carriera. E dove puoi contare unicamente sulle tue capacità» Curvò la bocca in una smorfia, studiandola da sotto ciglia scure. Tendeva a dimenticare che Jade arrivasse da una famiglia purosangue, ed una ben inserita all’interno del mondo magico. Il fatto che lei volesse una vita diversa, non cambiava il fatto che avesse più possibilità rispetto a molti altri – perfino avendo perso i poteri; addirittura, con un figlio special a carico. «sai chi arrotonda con lavoretti da mercenario?» Si sporse in avanti, poggiando il mento sul pugno serrato. Attese una manciata di secondi, conscia che la Beech fosse perfettamente in grado di rispondere a quella domanda senza la sua specifica, ma in un mormorio la fece comunque. «i disperati» Ovverosia, coloro che alla propria vita tenevano così poco da accettare di fare lavori che altri non avrebbero fatto, e con possibilità inferiori di guadagno.
    Ma ad ognuno il suo.
    «non scherzavo. Posso trovarti un ingaggio» Alzò gli occhi al soffitto, spostandoli poi verso la porta che conduceva al suo inferno personale (la cantina di Elijah, da cui proveniva la risata cristallina di Uran come in qualsiasi film dell’orrore che si rispettasse). «anche subito, se non hai da fare» sorrise, più calda e sinceramente divertita di prima. C’era forse un miglior modo di fare bonding time con la propria sorellina, che andando a caccia di mostri? «ma non prima di essermi assicurata il tuo livello di addestramento» e detto ciò, si alzò in piedi, sciogliendo i muscoli del collo con un liquido sospiro. Le indicò con un cenno la porta che affacciava sulla stanza della casa adibita proprio a quello – allenamento, magico o meno che fosse – e che avrebbe impedito danni collaterali alla sua umile dimora. «ti va?»
    Spoiled, self-centered,
    a woman like this shouldn't be trusted
    Devious, heartless,
    this woman is used to getting what she wants
    mothica, emlyn
    good for her
    good for her
     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    I hope karma slap you in
    the face before I do

    Group
    Special Wizard
    Posts
    369
    Spolliciometro
    +471

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    26 y.o.lumokinesis
    jaden
    beech
    Mantenne lo sguardo di Rea, resistendo all'impulso primordiale di abbassarlo per prima, e soffocando la vocetta nella testa, figlia di millenni di evoluzione, che le suggeriva come sopravvivere alla giornata. Solitamente Jade non sentiva quella voce, soprattutto non in una gara di occhiate, ma con la Hamilton era difficile ignorarla: Rea aveva un certo potere su di lei, e non perchè fosse... beh,
    (ne aveva incontrate di persone pericolose, nella sua vita), ma perchè nonostante le idee politiche diverse, le vite diverse, era pur sempre la sua famiglia, e la idolatrava. Poteva non approvarla, e non seguire i suoi suggerimenti, ma voleva che fosse fiera di lei. Un concetto difficile da spiegare a chi non aveva una sorella maggiore - uno che la gente non avrebbe comunque chiesto a Jade di esprimere, dopo la morte di Lienne, per paura di buttare sale su ferite aperte.
    «ma davvero...» si strinse leggera nelle spalle, pur sentendosi punta sul vivo. I'm going to get a bad grade in sisterhood, something that is both normal to not want and possible to achieve. «e come pensi che sopravvivano i mercenari, rispondendo ad annunci su craiglist? lasciando il proprio bigliettino da visita in discoteca?» Voleva dirle che non era quello che intendeva, ma- beh. Forse lo era, in realtà. Non che andasse fiera del proprio giudizio.
    «servono reti di informazioni, contatti. Stabilire fiducia. Una fama che va mantenuta discreta. al contrario: è uno dei pochi mestieri dove hai bisogno di fare carriera. E dove puoi contare unicamente sulle tue capacità» E Rea pensava che Jade fosse in grado di farlo? Julie, i'm not getting emotional or anything.............. «sai chi arrotonda con lavoretti da mercenario? i disperati»
    onesto.
    «Da qualche parte dovrei pur iniziare, tuttavia» e come poteva non annoverarsi fra i disperati, almeno per i suoi primi incarichi? Era senza esperienza, con un background che poco c'entrava, e non in grado di conquistare le persona con la sua parlata come faceva Rea.
    «non scherzavo. Posso trovarti un ingaggio» di nuovo, il suo orgoglio la portò a dire di no immediatamente, ma si morse la guancia per non rispondere. «anche subito, se non hai da fare. ma non prima di essermi assicurata il tuo livello di addestramento. Ti va?»
    La guardò alzarsi, gli ingranaggi a frullare nella testa. Mandò già l'ultimo sorso di vino nel bicchiere, mettendosi in piedi anche lei.
    «Non dico mai di no ad un'occasione di migliorare»
    Le fece cenno di farle strada per educazione, pur sapendo dove fosse la palestra. Non era andata lì per combattere o addestrarsi, ma perchè non approfittarne? Come aveva detto la Hamilton poco prima, a Jade piaceva picchiare (*farsi picchiare): un passatempo come un altro. Solo combattendo con gente più forte di lei, poteva imparare e diventare più forte.
    «Cosa vorresti in cambio del tuo aiuto?» Cosa poteva offrirle? Le pareva strano che, pur volendole bene, avrebbe messo il proprio nome a rischio per la sua sorellina solo perchè poteva; doveva esserci qualcosa in gioco anche per lei. «Mentre mi fai il culo ma fingo stoicamente di poter resistere tutto il giorno, potresti dirmi i casi più belli e i casi più assurdi che ti sono capitati. Mi aiuterebbe a decidermi» e continuando a camminare, si chiusa la porta della cucina alle spalle.
    It's who we are
    Doesn't matter if we've gone too far
    Doesn't matter if it's all okay
    Doesn't matter if it's not our day
    imagine dragons
    Who We Are
    smoke + mirrors
     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    only illusions are real

    Group
    Special Wizard
    Posts
    1,402
    Spolliciometro
    +1,033

    Status
    Offline
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    32 y.o.HALLUCIKINESIS
    rea
    hamilton
    «Cosa vorresti in cambio del tuo aiuto?»
    Un’altra persona, forse, avrebbe potuto ritenersi offesa da quella domanda. Come, non era forse stata Rea stessa, poco prima, ad offrire il proprio denaro in cambio di nulla nel nome del legame fraterno? Sì, vero; no, non era offesa. I soldi erano una merce di scambio illusoria, perché ne aveva e non sapeva che farsene, continuando ad accumulare per il puro piacere di farlo. Il suo tempo, invece, era prezioso, così come la rete di contatti che si era creata negli anni, e che Jade le domandasse cosa volesse in cambio, era solo un segno di quanto la conoscesse bene. Sorrise, la Hamilton. Il tipo di sorriso che sembrava appartenere ad una Rea diversa, quella che in pochi conoscevano ed ancor meno potevano prendere sul serio, senza sentire sulla lingua il sapore rancido del sangue. L’unica vera merce che per l’illusionista valesse la pena mettere sul campo, era «un favore» mormorato in tono basso e dolce, languide ciglia brune a sfiorare le guance. Era indefinito, e non aveva scadenza. Avrebbe potuto usarlo in qualunque momento, per qualsiasi causa, e Jade sapeva che gli scambi con la Hamilton non fossero mai equi, e che ogni favore a lei dovuto fosse un passo verso l’inferno. Ci sarebbero andate insieme in ogni caso, tanto valeva saltare uno scalino o due in favore dell’amore. Un termine che trovava venisse usato con troppa leggerezza, dalle persone. Quasi non si rendessero conto fosse solo un altro tipo di manipolazione, e della peggior specie, perché spingeva a voler essere usati, pur di dipingere un sorriso o avere una risata. Tipico del tirare fuori la parte peggiore delle persone, piuttosto che la migliore – quello dipendeva solo a chi si affidava il proprio cuore. Al mondo, c’erano più Rea che Elijah, per offrire un esempio casuale e nient’affatto personale. Accettare quel baratto, richiedeva disperazione o fiducia. Era un eccellente metro di paragone per valutare la mentalità del proprio interlocutore, fare due calcoli e trarne le somme – in linea generale, perlomeno. La bionda avrebbe solamente dovuto fidarsi che non le avrebbe chiesto qualcosa di troppo estremo come sacrificare il proprio primogenito, e Rea non l’avrebbe fatto. Eugene Jackson, invece, trovava ancora potesse essere terreno di compromesso: Gemes Hamilton, legato a doppio filo alla vita di Euge, le piaceva; non le piaceva così tanto, però.
    Le fece strada verso la stanza dei giochi, aprendole la porta ed invitandola a proseguire prima di lei. «Mentre mi fai il culo ma fingo stoicamente di poter resistere tutto il giorno, potresti dirmi i casi più belli e i casi più assurdi che ti sono capitati. Mi aiuterebbe a decidermi» Piegò il capo sulla spalla, osservandola mentre procedeva. Quando fu all’interno della sala, chiuse la porta con un tonfo secco e risoluto. Si prese un paio di secondi per inspirare profondamente, lasciando che i brandelli di magia di quelle pareti le si appiccicassero alla pelle come rami d’alberi estinti. Avevano tutti un sapore familiare, ed uno storico preciso: sapevano di rabbia, e violenza, e tutto ciò che di negativo alimentava l’animo umano.
    Rea si sentiva a casa. Regina di tutto ciò che tormentava l’uomo dall’inizio dei tempi.
    Passò la lingua sulle labbra, assaggiando quel che la casa aveva visto e vissuto. Fantasmi, perché di quel che erano stati lì dentro, non era rimasto nulla. L’individuo aveva la terribile, noiosa abitudine di essere in continua evoluzione, cambiare e dimenticare quel ch’era stato. Quel che meno comprendeva della psiche, era come potessero lasciar andare la rabbia, espirarla come se mai fosse stata propria, anziché arrotolarsela al petto e renderla spinata. «li trovo tutti assurdi. Tendono a giustificarsi, sai. Quando ti chiedono di recuperare un artefatto. Spaventare qualcuno. cacciare» Fece scivolare il dito sul muro, osservandone distratta gli angoli. «come se le loro storie potessero interessarmi. Non lo fanno» chiarì, con l’ombra di un sorriso, caso mai Jade pensasse avesse deciso di dedicarsi alle favolette dei buon pensanti. «lo fanno i loro segreti, però. E più cercano di tenerli al sicuro, più emergono in tante, tante cose.» Un tono riflessivo e logico, quello della Hamilton, levigato da qualsiasi emozione. Professionale. Era già lavoro. «mi pagano per mantenerli» c’era poco del prezzo dell’oggetto concreto, nella parcella dell’Hamilton anche perché non erano i soldi ad interessare i suoi clienti, altrimenti non ne avrebbero spesi per lei. Volevano… vendetta, qualche volta; sentirsi migliori, o al sicuro. Volevano emozioni legate a quel libro, o quel cimelio di famiglia. Volevano vincere, e sapendo di non poterlo fare, compravano qualcuno che lo facesse per loro. «come pensi che molti ministeriali abbiano mantenuto il loro posto negli anni?» Liquidò la faccenda con uno sguardo allusivo alla bionda, sopracciglia arcuate. Percorso il perimetro della stanza, si ritrovò ancora al fianco della Beech, ma dalla parte opposta. La osservò un paio di secondi, misurandola. «cercano di fare lo stesso con te. Usare i tuoi segreti. Le tue paure» spinse tentativamente il proprio potere verso la ragazza, cercando fessure in cui infiltrarlo per farle percepire la sensazione di dolore. Sordo, secco – innaturale, così che si rendesse conto fosse esterno e non temesse un infarto – al petto. A stringere, e stringere.
    «i clienti di lusso, lo fanno per la propria reputazione; il basso rango, perché vuole pagare la metà di quanto vali» Ne cercò lo sguardo, attento a non toccarla. Quando le pose la domanda successiva, lo fece impregnandola di potere, lasciando che scivolasse morbido dalla gola come acqua e miele. «di cos’hai più paura?» Addestramento, certo – ma qual era il punto di avere una sorella maggiore, se non ti terrorizzava almeno un po’.
    Spoiled, self-centered,
    a woman like this shouldn't be trusted
    Devious, heartless,
    this woman is used to getting what she wants
    mothica, emlyn
    good for her
    good for her
     
    .
8 replies since 20/5/2023, 19:48   249 views
  Share  
.
Top