*nods and smiles while knowing literally nothing* yes i understand now

@wicked park, romolo

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    "È stato rapito!" Una donna vi blocca e vi chiede aiuto: Ivan, la famosa scimmia veggente, è stata rapita. Lauta ricompensa se lo ritroverete, Romolo ed Erin.


    «NON CONOSCI IVAN?» Erin, non volendo attirare più attenzione del necessario, posò lentamente, molto lentamente, la tazza di tè sul tavolino rotondo, lo sguardo a cercare aiuto in - sua sorella - Bucky e -sua cugina - Gwen, impotente di fronte allo sguardo oltraggiato di - sua nipote - Melvin (a lot to unpack here, i know). Le labbra strette delle due ragazze erano un chiaro segno che l’ex Tassorosso avesse commesso un passo falso, un tranello in cui erano cadute anche loro, e come da tradizione dovesse uscirne da sola. «n...o…?» il sibilo dell’empatica fu abbastanza rumoroso da farla sobbalzare, spalle curve sotto il peso del Disappointment TM. Era cosciente del fatto che Vin non fosse realmente delusa dalla sua ignoranza, ma al contempo era sempre difficile dare la risposta sbagliata, e sostituire, per quanto brevemente, sorrisi con bronci. La Chipmunks aveva sempre avuto bisogno dell’approvazione degli altri, di piacere a tutti, e l’idea che non conoscere Ivan potesse farle perdere Punti Biscotto agli occhi della sua pronipote dal futuro, era insostenibile. AVEVA FATICATO TANTO PER QUEI PUNTI, OK? E va bene, forse non erano una cosa reale per tutti, ma lo erano per lei, e tanto bastava. Mentalmente, teneva nota di tutte le volte in cui poteva averne persi – tipo morendo, cose così – e cercava di non commettere gli stessi errori due volte. Ecco perché prima ancora che la Diesel potesse spiegare «LA SCIMMIA VEGGENTE!!!!», la fu Aguilera aveva già deciso che avrebbe rimediato alle sue lacune sull’argomento. Okay, non si era aspettata quella risposta, ma era di mentalità aperta. «la scimmia...veggente» ripetè, riprendendo la tazza per occuparsi le mani, e sorseggiando la bevanda ormai fredda, lanciando uno sguardo interrogativo a Gwen. «la scimmia veggente» ripetè la Markley, annuendo solenne. «è una scimmia vera o un soprannome» bisbigliò, chinandosi appena verso Bucky. Era sempre… sconcertante, guardare la ragazza – sentirla parlare, vederla muoversi, sapere avesse fatto parte di un’altra vita, una in cui era Scottsdale a fare domande a lei. Ancora faticava a credere fosse reale; ancora doveva mordersi la lingua per non domandarle allo sfinimento come fosse stato, chi fossero stati. Sapeva fosse un tasto delicato, ed evitava di insinuarsi troppo in questioni fragili: la sua mera esistenza era un tasto delicato per la sorella, mettere il dito nella piaga le sembrava eccessivo e superfluo. Un dolore che condivideva giornalmente con Amalie, come in tutte le loro vite, ed i cui dubbi ovviava con headcanon e supposizioni. «una scimmia vera, lavora al wicked» replicò piano la telepata, nascondendo la bocca dentro una tazza. Le sorrise, Erin, punta sul vivo da una solidarietà che non meritava, ma per cui avrebbe ribaltato il mondo per guadagnarsela ancora ed ancora. «oggi faccio chiusura, ci passo prima di andare a lavoro.» annunciò con determinazione, drizzando le spalle come se avesse appena annunciato che sarebbe andata alla Casa Bianca a commettere un colpo di stato. L’entusiasmo e l’eccitazione, un po’ erano quelli. Da quando aveva perso la Resistenza, da quando gliel’avevano portata via, la vita di Erin era… diversa. Non propriamente vuota, i buchi dei Ribelli erano stati riempiti da intere famiglie che non sapeva di avere, e neanche priva di uno scopo, sarebbe sempre stata contro il Regime, ma meno… utile? Nella pratica, c’era poco che potesse fare. Sapeva che ogni azione facesse la differenza, e che anche nel proprio piccolo potesse cambiare il mondo, ma non era la stessa cosa che partecipare alle missioni - stare al fianco dei suoi amici. Non poter andare al Quinto Piano del San Mungo, soprattutto dopo i fatti di quell’estate, era forse la cosa peggiore di tutte. «CHIEDIGLI QUALE SARà IL TEMA DEL MET GALA» Si alzò in piedi, un occhiolino a Vin ed un sorriso a tutte le ragazze. «gotcha»

    Il Wicked Park era un posto speciale, per Erin. Ricordava quand’era scappata dal Quartier Generale, ed insieme a Scott e Murphy era andata alla sua prima festa - l’ansia per gli abiti, per come sarebbe apparsa a chi non l’aveva mai vista, di come sarebbe stato incontrare così tante persone tutte insieme. Aveva passato quasi tutta la sua vita al QG, non certo famoso per i propri assembramenti – non in senso divertente, perlomeno – ed immergersi subito in una festa era stato… tanto, troppo, e bellissimo e mozzafiato. Inoltre, al Wicked, aveva incontrato Amalie quando entrambe ancora non sapevano di essere già state qualcosa l’una per l’altra, eppure l’avevano capito subito che il loro fosse uno di quei legami destinati a durare. Mehan le aveva detto di avere una cotta per lei - proprio lì, di fronte a quella casa degli specchi. Sorrise fra sé, la Chipmunks, scattando una foto all’attrazione per mandarla al Tryhard. Dopo un anno (nda: oh mio dio….) non avrebbe dovuto sentirsi sempre così febbricitante, cuore in gola e stomaco in subbuglio, quando scriveva un messaggio a Meh, ma... ma le sembrava sempre una prima volta, guance in fiamme e sorriso stupido sulle labbra ogni volta che le rispondeva. Cosa che fece nel giro di tre secondi, come sempre, con un selfie dal labbro tremulo e tanti cuoricini perché avrebbe voluto essere lì anche lui e AH GLI MANCAVA, COM’ERA POSSIBILE, SI ERANO VISTI IL GIORNO PRIMA E SI SAREBBERO RIVISTI QUELLA SERA, COSA DICEVA, ANCHE A LEI MANCAVA, DOVEVA DIRGLIELO O ERA TROPPO STRANGE FORTE, AMALIE DOVE SEI – «uh» afferrò al volo il cellulare, che nell’impatto con La Persona TM le era scivolato di mano, e con le gote se possibile ancor più in fiamme, aprì la bocca per chiedere umilmente perdono. Venne battuta sul tempo dall’individuo, che scoprì essere una donna dai stravaganti abiti medievali, che le strinse una mano sulla spalla. «TU» «io…?» «E TU» seguì la direzione del dito della donna, fino ad incrociare lo sguardo di un ragazzo. Dire che quello di Erin fosse interrogativo, ed un po’ terrorizzato, sarebbe stato un eufemismo. «lui…?» indicò sé stessa e l’altro, sopracciglia corrugate mentre con delicatezza cercava di sottrarsi dalla presa della signora. «AVETE VISTO IVAN?» «la scimmia veggente…?» «e chi altri sennò!!!!!» Prima di quel giorno non aveva mai sentito parlare di una scimmia veggente, e ora tutti insieme….? Si sentiva un po’ attaccata dal Destino. «è STATO RAPITO!» «gasp» La donna parlò anche di una ricompensa a chiunque lo ritrovasse, ma l’unica cosa a cui la Chipmunks riusciva a pensare, era che non potesse chiedergli il tema del met Gala. She had one (1) job.
    Dannazione.
    E L’AVEVANO RAPITO!!!!! ???? UNA SCIMMIA VEGGENTE??? «LO RITROVEREMO SIGNORA, NON SI PREOCCUPI» fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto! Quando la donna si allontanò, Erin infilò il telefono in tasca, e piroettò sul posto volgendo la propria attenzione al suo nuovo socio in affari. «se tu fossi un rapitore di scimmie, dove andresti domandò all’altro: era già entrata in modalità Detective Conan, fatele causa.
    erin t. chipmunks
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    «Hai sentito la notizia?»
    Romolo, che aveva smesso di considerare qualsiasi cosa "una notizia" dopo l'annuncio su Sky Sport di Mourinho alla Roma: «'a Giacomì» spinse gli occhiali da sole verso la fronte, riservando al più piccolo dei cugini un'occhiata intensissima, «nun rompe er cazzo e va' a raccoje i pommodori, eddaje» l'ultima cosa di cui Lollo aveva bisogno in quel momento era un altro pippone infinito da parte di Dwight riguardo chissà quale stupidissimo film o quelle cagate del genere. Non fraintendete: voleva benissimo al cuginetto e in qualità di maggiore tra i Linguini, era compito del romano (e romanista) quello di assicurarsi che il ragazzino special(e, in tutti i sensi) venisse sin da subito preparato ad affrontare le difficoltà della vita, a suon di scherzoni e figure di merda organizzate con l'aiuto degli altri. L'ultima cosa che voleva, Romolo, era per Giacomino di diventare un palo nel culo come quel milanese da quattro soldi di Gigio: doveva insegnargli a stare al mondo. Era per lui un compito importantissimo e che prendeva molto sul serio! Iniziando dalle regole base: nun me cagà er cazzo quanno sto a fa er Sudoku.
    Agitò la Settimana Enigmistica di fronte alla faccia dello special, come per sottolineare la crucialità di quel momento - ma anche per scacciarlo via come una mosca. «Sparisci, e torna solo se me devi dì che avemo finalmente comprato un centro avanti come se deve!!» le priorità del Linguini erano molto chiare.
    Osservò Giacomino ciabattare verso la casa (oh no, stava già iniziando a diventare come Gigio, doveva davvero dargli una bella raddrizzata subito subito) e poi tornò a farsi i cazzi suoi - ma non davvero: dalla sua posizione sotto la vecchia quercia riusciva a vedere perfettamente ogni cosa, ogni cugino messo ai lavori forzati, ogni tirata di guanciotte riservata dalle vecchie di paese in visita a casa Linguini, ogni scappellotto che nonno Lino mollava senza preavviso a chiunque si azzardava a distrarsi dal proprio compito.
    Ghignò divertito, quasi felice di poter utilizzare la scusa della luna piena per esser scusato almeno per 24h da tutto quello; era bello osservare da lontano e ridere alle spalle dei cugini, una volta tanto, anziché beccarsi pure lui ognuno di quei destini infami.
    Ah, l'estate a Canosa! Tutti insieme a vedere gli Europei e i filmini di Giacomino che porta al guinzaglio ragazzine inglesi (questi ultimi rigorosamente trasmessi sui maxi schermi della piazzetta, tra una replica dell'Italia e l'altra), le lezioni di zia Orietta (che spaziavano dal "ti insegno questo o quell'altro piatto tipico" al "ecco come si utilizza un tirapugni, prendete nota"), i racconti di nonno Lino e un numero non meglio precisato di disastri combinati tutti insieme appassionatamente - a Romolo quasi dispiaceva dover ripartire, in meno di dieci giorni. Quasi. Incastrò la matita dietro l'orecchio, e scattò come Spinazzola sulla fascia (prima de rompese pure l'anima), per raggiungere un Dwight non ancora troppo lontano. «Giacomì aspetta.» Lo circondò con un braccio - e con un po' troppa forza - per non farlo scappare: bello de casa, er pupetto (da non confondere con Er Pupone, mi rakk), era l'unico di cui Lollo si fidasse per avere qualche notizia in più su sta famosa Hogwarts di cui tutti parlavano. Era meglio o peggio di Bei Bastoni? Com'erano i prof? E le assistenti (domanda lecita, visto che non poteva puntare alle studentesse, avrebbe rischiato la galera.)? Insomma, tutte cose che erano già state dette e ridette ma che Lollo non aveva mai ascoltato; ora che però il loro rientro a scuola era imminente, non poteva più tergiversare: doveva arrivare preparato al primo settembre, in modo da poter rendere chiaro sin da subito, a tutto il corpo studentesco, chi fossero i Linguini (a parte: zingari, ludopatici, minchioni e con un kink per il BDSM) (minchia Remo, tocca rialzà sti standard che qui hanno già dipinto un'immagine del cazzo .)

    E quindi niente, un'arruffata di capelli e un «mamma mia che guanciotte me viè popo voja de datte 'n morso, Giacomì» (kinda metaforicamente, kinda no) erano bastati al (futuro) grifondoro per ricevere più informazioni del previsto: riguardo la scuola, riguardo i prof e le lezioni, riguardo la società magica inglese più in generale. «Ma tutte 'ste cose quanno l'hai sapute, sei stato lì pe' tipo 'n'ora» più o meno, Lollo aveva le idee confuse (almeno quanto pandi): da che erano stati cacciati da Bei Bastoni fino a quel momento, per lui c'erano stati solo apertivi, partite a padel, partite a calcetto, partite degli europei, trasmissioni notturne per rimanere aggiornato con Tokyo 2020 - insomna, 'ste cose da Italiano TM nell'anno del nostro signore duemilaventuno. Non capiva come quelle non fossero anche le priorità (e gli interessi principali) del cugino, ma era mezzo francese e Romolo aveva smesso di farsi domande già da un pezzo.
    «Quindi vuoi sapere la notizia?» Beh, un po' se l'era cercata. «Vabbè, spara.»

    Dunque quello era il Wicked Park, uh? «Ammazza.» Romolo was not impressed. «Me pare de 'sta a LunEur nel 2000.» Per chi non fosse pratico di Roma: quindi 'na merda.
    Prese il telefono per inviare una nota audio sul gruppo telegram tra cugini. «Aò, se nun me sentite più veniteme a cercà. Me riconoscete subito tanto: so quello» che indossa la maglia della nazionale, perché sì, voleva sfotterli tutti quegli inglesi bastardi, ancora (e sempre), «più bello de tutti.» E, se le cose fossero andate secondo i suoi piani, pure il più ricco.
    Girovagò brevemente nel lunapark, osservando i maghi e le streghe che si godevano quegli ultimi giorni di vacanza prima di tornare al solito tram tram settembrino; aveva già puntato l'attrazione delle attrazioni, ma non voleva esser troppo avventato. O sospetto. Per riuscire nel suo piano doveva attendere il momento adatto, quello che non l'avrebbe fatto finire nei guai (...) e che gli avrebbe anche concesso una finestra abbastanza ampia per darsela a gambe con la refurtiva.
    Ora: Romolo non era un ladro, ma aveva imparato negli anni come trovare modi fantasiosi per fare soldi (dovevi per forza saperti arrangiare, in quel di TBM, e lui era diventato un vero Pro) e una cazzo di scimmia veggente?!?;? ALTRO CHE GALLINA DALLE UOVA D'ORO!!! Non vedeva l'ora di tornare dai cugini e mostrargli l'ultimo colpaccio!!!
    Ah sì, il suo piano riguardava proprio la Scimmia Ivan: da quando Giacomino gli aveva dato la notizia («Al Wicked Park c'è una scimmia veggente!» that's it, quella era la notizia.) Lollo non aveva fatto che pensare a come metterci le mani su e rivenderla.
    Che c'è?! A ciascuno il suo hobby! C'è chi fa riti satanici su suolo scolastico, chi si accende e si spegne come una lampadina, chi ruba mutande di altra gente, chi lecca ascelle e ginocchia, e chi ruba animali da circo: fategliene una colpa.
    L'aveva osservato per un po', in disparte, mentre distribuiva profezie alle volte strampalate ma anche piuttosto divertenti; sì, la voleva proprio quella dannata scimmia. Oh, e se poi nessuno l'avesse voluta ricomprare, al massimo l'avrebbe regalata a zia Orietta per il compleanno! La donna avrebbe sicuramente apprezzato.
    «Viè qua, bella de casa, che nun te faccio niente.» cit. qualsiasi genitore prima fi prendere a cucchiarellate i figli. «Viè da Lolletto tuo.»

    E c'era andata, l'infame di una scimmia? Ma ovvio che no. Così Romolo aveva dovuto approfittare di un momento di confusione (forse una distrazione generata proprio dal romano, o forse no, vi lasceremo col dubbio) per poter sgraffignare l'animale, ficcandoselo sotto la maglia di Donnarumma - una scelta tristissima e dolorosissima per il romanista, ma almeno poteva utilizzarla per far ricadere i sospetti su altri (tipo Gigio.) e sperare di passarla liscia. - allontanandosi poi con nonchalance.
    La prima regola quando combini qualcosa di grosso è (incolpare tuo fratello) (e se tuo fratello non è nei paraggi, uno dei tuoi cugini) far finta di nulla. Rimase dunque muto, il Linguini, quando venne fermato all'improvviso da una donna vestita come la zingara Cloris. Muto
    e immobile, le braccia dietro la schiena per evitare che la scimmia scivolasse via. Cercò persino di imitare l'espressione di Lux quando si parlava di tabelline e multipli di otto: confusa e disorientata. Muto, sì, ma solo per una manciata di secondi prima di dare il via alla Fuga delle Fughe. «Scusa, ai dont spic inglisc» manco l'italiano, se è per questo, ma stava imparando!! (quale delle due lingue, non è dato saperlo) «ai ev tu correre.» Poi fece l'errore di incontrare lo sguardo della ragazza, anch'ella braccata dalla zingara, e si sentì come in quel video di LOL dove Ale si sacrifica per Sara: in that moment he knew he fucked up.
    Ma in che senso quella lì stava dando corda alla tizia?! MA IN CHE SENSO "LO RITROVEREMO SIGNORA, NON SI PREOCCUPI". AO' A SCEMA MA CHE ?? VOI ?? Scosse la testa con veemenza, un «ma che cazzo stai a di ma chi te conosce» pronto a lasciare le sue labbra, ma si trattenne: poteva ancora fare finta di nulla e sparire insieme ad Ivan. Ce la poteva farcela, cit.
    «Vaaaa beh io vado. È stato un vero piacere, eh, add-» «se tu fossi un rapitore di scimmie, dove andresti?» n k sns. L'espressione Lux non aveva abbandonato i suoi lineamenti, e Lollo l'accentuò ancora di più. «Lontano da qui.» Duh, ma che domande. «Sempre in via der tutto ipotetica, eh. Tipo "l'amico de 'n amico c'ha 'n amico", pe capisse.» Si erano capiti? Secondo me, no.
    romolo linguini
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    Erin era una brava ragazza, aveva un grande cuore, e considerava implicito che se qualcuno chiedesse aiuto per qualcosa, bisognasse fare del proprio meglio per dare una mano. Era così che si migliorava il mondo, no? Nelle piccole cose, gesti che non costavano nulla. Non faceva più parte della Resistenza, ma Erin era una Ribelle perché credeva di poter cambiare le cose; che poi fosse una missione di salvataggio o la ricerca di una scimmia smarrita, non faceva differenza.
    L’espressione sul volto del ragazzo che era stato fermato con lei, invece, non sembrava dar segno fosse della stessa opinione. Decise comunque di dargli il beneficio del dubbio, labbra strette fra loro e sguardo inquisitorio a studiarlo da sotto fitte ciglia scure. Come poteva girarsi dall’altra parte, dire di dover andare, quando qualcuno gli domandava soccorso? LA MANCANZA DI RISPETTO! L’INSOLENZA! «il tuo accento è familiare» Volle credere, perché d’intenzione si trattava, che la sua non fosse una fuga strategica; che fosse timido, o magari confuso da un posto che non conosceva. Magari pensava volessero incastrarlo in una truffa, colpirlo alla nuca in un vicolo buio, e rubargli tutti i soldi. La diffidenza era una scusa che poteva accettare, piuttosto che LA CODARDIA ED IL MENEFREGHISMO. Gli offrì un sorriso conciliante, ammorbidendo il tono di voce. «italia…?» Gli ricordava Dante, realizzò. Inoltre, non era passato in sordina l’arrivo del gruppo di italiani dalla scuola francese sul concludersi dell’anno precedente. Le sembrava troppo grande per essere uno studente (.) ma, d’altronde, i Freaks erano ancora al settimo anno: tutto poteva essere. «hai ragione, il ladro si sarebbe allontanato dal luogo del crimine.» picchiò il pugno contro il palmo aperto, ergendosi in tutta la sua (misera) altezza mentre studiava il parco divertimenti attorno a loro. Poteva essere andato ovunque, ed una volta fuori dal perimetro del Wicked avrebbe potuto smaterializzarsi in qualsiasi parte del mondo, ma quante probabilità c’erano che nessuno avesse visto qualcuno muoversi di soppiatto con una scimmia sottobraccio? Accadevano cose ben strane da quelle parti, ma doveva aver attirato l’attenzione di qualcuno. «potremmo chiedere alle attrazioni vicine, o – o a quei ragazzi seduti sulla panchina laggiù» li indicò, guance ad avvampare debolmente. Avere una missione riusciva a tenere a bada la timidezza abbastanza da parlare con il ragazzo, ma fermare sconosciuti per chiedergli se avessero visto qualcuno con una scimmia correre verso l’uscita del parco…? Estremo. Non era un imbarazzo limitante, poteva farlo BENISSIMO!, ma … si vergognava comunque un po’, ecco.
    Poi li sentì.
    Dei… suoni. Squittii? No, era… diverso, ed era… attutito? Si immobilizzò, spalle dritte e curiosi occhi verdi a osservare il circondario. Con una mano alzata di fronte alla bocca dell’altro, ruotò lentamente lo sguardo su di lui. «l’hai sentito anche tu?» sussurrò, appena percettibile.
    erin t. chipmunks
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    i mini post sono la mia nuova religione.
     
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    Se foste cresciuti nel quartiere alla periferia di Roma, dove avevano vissuto tutta la loro vita anche Romolo e Remo, avreste compreso la diffidenza e il desiderio - no, la necessità - del maggiore dei Linguini di rimanere il più lontano possibile dai problemi altrui.
    Quando si trattava di uno dei cugini, era il primo a mettersi in mezzo e peggiorare le cose; ma degli sconosciuti si fidava poco, aveva preso abbastanza pugni sul naso (e coltellate.) che non gli spettavano - solo per essere capitato nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo - da bastargli per una vita intera. Certo, non si tirava mai indietro da una bella rissa se ne valeva la pena e mettere a segno qualche colpo ben assestato lo rinvigoriva sempre, ma farsi trascinare in problemi non suoi... grazie, ma no grazie. Era già bravo a crearsene (tantissimi) da solo, con solo una parola o un gesto fuori posto, non aveva bisogno di essere coinvolto in quelli degli altri. Così come le battaglie perse, a Lollo piaceva scegliere con cura in quale casino ficcarsi - e chi graziare con la sua personalissima dose di scompiglio e caos.
    Eppure, a volte capitava e basta.
    Gli capitava per noia, gli capitava perché era un maestro a fare le scelte a cazzo sbagliate – ma era molto bravo a trovare sempre il modo per tirarsene fuori. Il suo metodo preferito era: analizzare la situazione, capire se ne valesse la pena e, quando decideva che la risposta a quella domanda era no (quasi sempre), tirava dritto e si lasciava i problemi alle spalle.
    Casinaro sì, al 10000%: cretino (pure.) no.
    In quel caso, al Wicked Park, il problema lo aveva già analizzato a dovere: ed era giunto alla conclusione che, essendo già coinvolto come creatore, non vedeva per quale motivo dovesse diventare pure il risolutore: le due cose andavano in netto conflitto! E Romolo voleva davvero (davvero, davvero) tenersi la scimmia – perciò era deciso a farsi da parte e lasciare il ruolo dell'eroe a qualche altro passante, e grazie tante.
    Fingere (mica tanto) di non capire cosa stesse succedendo e tentare di darsela a gambe prima di essere scoperto era il suo fottutissimo piano per rimanere fuori dai problemi altrui. Suoi, per certi versi okay, d'accordo, ma principalmente erano problemi di quella zingara che non era stata abbastanza attenta alla scimmia e se l'era fatta fregare da sotto il naso. Che scema! Decidere di fermare Romolo e la brunetta non faceva che sottolineare quanto già l'italiano pensava: quei cazzo di inglesi non sapevano badare a loro stessi né fare le cose per conto proprio. Una cosa era coinvolgere i cugini e trascinarli nei casini senza dargli effettivamente una scelta – ma loro erano parenti, sangue del suo sangue, e dei fottutissimi coglioni che si meritavano quasi sempre tutto quello in cui Lollo li immischiava; tutt'altra cosa era fermare degli sconosciuti e chiedere loro di risolverti i problemi. Ma io dico.... un minimo di autonomia . 'sti inglesi.
    «...eeeeh??» Ma... ancora era lì? Ce l'aveva con lui? MA PROPRIO CON LUI-LUI? Lollo abbassò lo sguardo sulla ragazza – che a quanto pareva non ne voleva sapere di mollare. «'nnn ho mica capito.» Fingere di non capire: lo stai facendo così bene che sembra quasi vero. Non che Romolo avesse proprio chiaro chiarissimo ciò che stava succedendo, aveva capito che si parlasse di una scimmia sparita solo ed esclusivamente perché suddetta scimmia gli stava graffiando la pelle della schiena con le sue stupidissime zampette e il peso di quel corpo che si dimenava iniziava a pesare sulle braccia dell'italiano – in quel momento, lo stava tenendo in piedi (#wat) solo il padel. Grazie mille, padel. Il cenno di assenso che riservò alla brunetta fu automatico, ma dopotutto serviva a sottolineare il suo stratagemma: italiano, quindi non avrebbe capito nulla (punto, perché era pur sempre un Lollo.) di quello che gli veniva detto e alla fine lei si sarebbe stufata e se ne sarebbe andata. Un piano perfetto. «Italianissimo, cì. Così italiano che mo faccio come Zanio e sfreccio via.» Te piacerebbe, Romolè - lo sentiva, quell'infame burino di suo fratello, già pronto alla gufata come una Roberta qualsiasi.
    E infatti.
    «Potremmo what now Ma...... no, sul serio. Che problemi aveva quel pasticcino inglese? Romolo voleva solo andarsene e lei insisteva: aridajete. Era giunto il momento di agire di forza astuzia... se solo Romolo Linguini ne avesse avuta davvero, eh. «Okay. Famo così. Io chiedo a quelli laggiù -» cenno del capo in direzione del gruppetto più distante del parco, perché le braccia erano ancora impegnate a sorreggere Ivan la fuckin scimmia veggente. «Tu va' a chiede a quell'artri, va be'?» Un po' in inglese, un po' in torbellamonachese, si sarebbero capiti in qualche modo, lei gli sembrava una tipella sveglia.
    E con quella premessa era pronto ad allontanarsi e fuggire una volta per tutte, ma la dannata scimmia era laziale nell'anima e non si trovava d'accordo con lui. «Ma li mortacci de tu' nonno quer gorilla purcioso» doveroso. Poi un sorriso innocente alla ragazza e un «no.» categorico che forse avrebbe fregato Gigio e quasi certamente avrebbe convinto Giacomino... ma non poteva sapere se sarebbe servito con l'inglesina.
    E allora a quel punto doveva davvero agire d'astuzia: «OH GUARDA LA!» La dove? Non lo so, un punto imprecisato del cielo. «UN ASINO CHE VOLA!»
    Aò, tutto poteva esse in Inghilterra.
    romolo linguini
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    Non era mai stata una ragazza dedita ai fatti, più portata a lasciarsi condizionare dalla fantasia e dall’ideale, ma in quelle peculiari circostanze che richiedevano il cinismo necessario a trovare IL MOSTRO che aveva RAPITO UNA SCIMMIETTA, si era vista costretta a mettere in pratica i pragmatici insegnamenti di Keanu, ed a studiare la situazione con la testa piuttosto che con il cuore. Primo fatto: il ragazzo, cui nome era ancora ignoto alla Chipmunks, era davvero italiano, e già solo per quello si sentì un detective senza macchia né paura. Secondo fatto: seppur con tutta la buona fede del mondo, continuava a sembrarle poco interessato alla causa in comune a cui erano stati affidati assieme dal destino.
    Terzo, e più importante, fatto: «mi stai mentendo.» Una considerazione a cui era giunta con un po’ di ritardo rispetto a quanto chiunque altro avrebbe impiegato, e per quello biasimava il proprio ottimismo, ma a cui alla fine era arrivata, e già quello simboleggiava un traguardo. Era offesa. Era oltraggiata. Ma, più di tutto, era triste. Puntò grandi, e liquidi, occhi nocciola sul ragazzo, una mano premuta sul petto a strizzare il tessuto della maglia, e labbro inferiore tremulo. Come poteva dirle bugie? A lei? Non aveva fatto niente per meritarselo, e quell’ingiustizia la infuse nel quesito offerto al moro come ultimo salvagente nel mezzo di una tempesta. «perchè?» Assottigliò le palpebre, le dita a scivolare dal cuore alla tasca interna della giacca dove teneva la bacchetta, seppur senza ancora impugnarla. Perchè ovviamente, la tempesta in arrivo era lei: sembrava (era.) innocua, morbida, ingenua, ma c’erano Questioni TM sulle quali era pronta a combattere fino al suo ultimo respiro, e per i quali diventava l’arma che i suoi addestratori avevano sempre sperato diventasse. Ci era riuscita, alla fine; semplicemente, non spesso quanto avrebbe dovuto.
    E non quando contava, visto che era morta.
    Iniziò a girargli attorno lentamente, occhi ridotti ad una fessura e sopracciglia corrugate. «perchè non volevi aiutare?» uno. Due: «perchè hai cercato di distrarmi?» MA L’AVEVA PRESA PER SCEMA? Lo sapevano tutti che gli asini volanti si trovavano solo al Carrow’s, mica ci potevano andare al Wicked. Turisti………. Si fermò d’improvviso, bacchetta sguainata e puntata contro l’italiano.
    Aveva capito tutto.
    (nda: Vin aveva preso tutto da nonna)
    «se sei ivan trasfigurato e vuoi scappare posso aiutarti» bisbigliò, avvicinandosi rapida, studiandolo di sottecchi. In effetti non era una trasfigurazione particolarmente ben riuscita: sembrava ancora una scimmia. «sono erin» Gli porse la mano libera, coinvolgendolo in un’occhiata cospiratoria.
    Era Erin.
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    «Oddio no, te prego Se ce le avesse avute libere, avrebbe congiunto le mani in segno di preghiera perché lo sanno tutti che un italiano di tutto rispetto sottolinea sempre le proprie parole con gesti eloquenti -- ma non poteva, onde evitare di far ruzzolare la scimmia a terra. Perciò si limitò a rincarare la dose con un semplice «no, te prego, nun piagne» poiché gli occhi lucidi della ragazza non promettevano nulla di buono. Romolo non era pronto ad affrontare cose del genere, tipo ragazzette inglesi sull'orlo delle lacrime per chissà che motivo -- era davvero confuso, le ultime parti della discussione non ce le aveva proprio chiare chiarissime: arrivato a quel punto stava andando a braccio. Fatto sta che le persone che dimostravano emozioni lo mettevano sempre un po' a disagio, al punto da fargli pensare quasi che valesse la pena confessare tutto e regalarle la scimmia solo per non vederla piangere.
    Ma solo quasi.
    «"perché" che?????» La osservò con gli stessi occhi scuri e resi leggermente più grandi dalla confusione -- poi arrivò l'illuminazione, sempre un pelo in ritardo, un po' come le partite di dazn. «a bionna, nun te sto a dì na bucia a quel punto non gli interessava più come uscissero le sue parole: la conversazione aveva già abbondantemente superato il numero di parole inglesi che Lollo conosceva (dieci, forse, a voler essere larghi di maniche) perciò quel che diceva era tanto sgrammaticato quanto italiano: si affidava quasi totalmente alla bravura della ragazza di fronte a lui di saper tradurre dal romolese all'inglese. «perché te dovrei mentì...» o perché no, in effetti. Le regalò un sorriso ampissimo -- almeno quello prescindeva traduzioni e idiomi.
    Ma qualcosa non doveva esserle piaciuto moltissimo, perché prese a girargli intorno -- e Romolo a girare con lei. Aò, non poteva mica rischiare vedesse l'enorme gonfiore dietro la maglietta numero ventuno della nazionale!!! Quella dannata scimmia se la doveva portare a Canosa, ormai era una questione di principio.
    «l'ho fatto per la zingarella, giuro!?» se avesse potuto, di nuovo, si sarebbe portato una mano al petto facendo un segno della croce per dimostrare la sua (dis)onestà. «è giusto che a una certa età ognuno impari a prendese le proprie responsabilità!» mamma e nonna glielo ripetevano sempre -- ma lui non ci cadeva facilmente a questi giochetti di psicologia (cosa?cosa.) e rimaneva il bambinone di sempre. «quanno diventa autonoma se so' sempre l'altri a risorve i problemi al posto suo, no???» a quel punto, stava parlando solo per guadagnare tempo sufficiente per formulare un piano (di fuga) d'azione: la moretta con la bacchetta sguainata non lo mettevano proprio a suo agio; quelli erano i kink di Ciruzzo, probabilmente, non i suoi. Ancora una volta, considerò l'ipotesi di mollare la presa sulla scimmia per alzare le mani in segno di resa -- o di pace. Se avesse alzato le mani, probabilmente lei avrebbe abbassato la bacchetta: magari era una ribelle pazza e col dito del grilletto sensibile e non c'avrebbe pensato due volte prima di affatturarlo lì, in mezzo al LunEur dei maghi. Ironia del destino: era sopravvissuto a ventidue anni di TBM solo per essere attaccato dalla prima inglese che incontrava in un fottuto parco per ragazzini. Altro che i filmini di Giacomino, quello era materiale che avrebbe fatto ride l'intero clan linguini pe generazioni. «Parlamone.» E lui non poteva permetterlo. «Magari metti via la bacchetta e io te dico tutto. Nun me costringe a sfoderà la mia, sa.» era amico di spadino #wat
    «nun te stavo a distrae» ah no? «me pareva davvero un asino che volava !! » #no «e 'nvece era 'n palloncino» un altro sorriso, nella speranza di convincerla almeno in parte di quelle balle. Ancora: Lollo non era un bugiardo, e le poche bugie che diceva solitamente erano (per salvarsi il culo) a fin di bene, come dire alla nonna che era stato il gatto a rompere il vaso di porcellana, saltando sul mobile, per evitare che scoprisse fosse colpa di una pallonata del romanista -- balle del genere, insomma. Cose di poco conto che non facevano davvero male al prossimo. E non avrebbe minimamente mentito alla ragazza se lei non avesse cercato in tutti i modi di trascinarlo in quella missione di salvataggio; anzi, probabilmente non si sarebbe nemmeno fermato a parlare con lei, quindi !! la colpa non era di Lollo !! come ragionamento filava alla grande.
    «scusa ma.....te paro na scimmia?????» erin (e i linguini, tutti): . «me stai praticamente a dì che so Taddei. Nun ce vojo crede.» era veramente (ferito.) (oltraggiato.) sconvolto. La osservò con gli occhi ancora più sgranati, riflettendo su quanto sentito. Poteva scegliere di giocarsela in maniera furba e prendere altro tempo, magari sposando quella stupida idea della scimmia trasfigurata..... Ma Romolo Linguini non era furbo, perciò dopo un breve ma intenso momento di silenzio, riuscì solo a dire: «io so' Gigio. E so' cleptomane.» poi, come se fossero rimaste in attesa proprio di quel preciso momento per fare la loro mossa, le braccia cedettero e Ivan scivolò giù, lungo le gambe del romano, rotolando a terra, confuso e stravolto -- e molto contrariato.
    Lollo guardò prima la ragazza, poi la scimmia; poi di nuovo la ragazza. E alla fine si fece scappare un innocentissimo: «ops -- I did it again» musica, maestro.
    romolo linguini
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    Era sempre stata ingenua, ottimista, fiduciosa nei confronti di un mondo che non lo meritava, ma Erin Therese Chipmunks non era una sprovveduta. Poteva non sembrarlo, con quei grandi occhi nocciola da cerbiatto e la taglia pocket size, ma in un'altra vita era pur sempre stata in grado di organizzare un maledetto viaggio nel tempo per cercare di salvare il salvabile in un mondo ad un passo dal collasso. Qualcosa, della fu Tupperware Armstrong-Beaumilton, doveva pur essere rimasto. Ed infatti, al «Magari metti via la bacchetta e io te dico tutto. Nun me costringe a sfoderà la mia, sa.» non potè fare a meno di drizzare maggiormente le spalle, impugnare con maggior sicurezza il catalizzatore magico, ed assottigliare lo sguardo in direzione di un individuo di cui si fidava sempre meno. Voleva ancora credere fosse Ivan trasfigurato ed in fuga? Certo, perchè la ex Tassorosso era esattamente quel genere di persona, ma non significava che potesse fare lo sborone. «viecce.» sibilato con il tono di sfida che solitamente riservava alle battle street dance a cui partecipava con Nathan (Wellington, non Shine. Forse.... Prendilo in considerazione.), sopracciglia arcuate e denti mostrati fra labbra socchiuse. «nun te stavo a distrae. me pareva davvero un asino che volava !! e 'nvece era 'n palloncino» Ma davvero quello era l'individuo per il quale Erisha Byrne aveva una infatuazione stratosferica. Non che Erin lo sapesse, anche perchè l'incontro galeotto si sarebbe tenuto solo il mese successivo (forse. cos'era il tempo) ma lo shentiva nell'aria, con quel terzo occhio socchiuso che la pronipote aveva ereditato e spalancato. «non sono stupida.» ribadì, offesa, premendo un pugno sul fianco. Non si meritava il beneficio del dubbio, era troppo sus, e quella chiaramente una menzogna. Poteva non essere il Detective Conan che credeva di essere, ma non significava che fosse ciula. Almeno, non così tanto - un pochino sì, dai, ma con tenerezza e affetto.
    E gliela offrì, la soluzione. Così, su un piatto d'argento, con una morbidezza che sapeva già di sconfitta perchè le probabilità che fosse vero si facevano di secondo in secondo minori, eppure volle ancora convincersi che fosse una possibilità. L'alternativa - che l'altro potesse non solo non essere interessato, ma il colpevole - era così lontana dalla sua natura, che dovette sforzarsi per il mero prenderla in considerazione. «scusa ma.....te paro na scimmia?????» Rimase interdetta, lunghe ciglia brune a battere innocentemente in direzione dell'altro. Lo osservò, ed in effetti - sì, le sembrava proprio un po' una scimmia. Cioè, se avesse immaginato una scimmia trasfigurata, l'avrebbe fatto...beh. Così. Anche se, chiamandosi Ivan, forse avrebbe aggiunto un accento russo piuttosto che italiano, ma in effetti era un ragionamento piuttosto razzista. TUTTI AL MONDO AVEVANO IL DIRITTO DI CHIAMARSI IVAN!! ED ESSERE DI DOVE VOLESSERO!!! «me stai praticamente a dì che so Taddei. Nun ce vojo crede.» Taddei? Corrugò le sopracciglia, lingua a umettare le labbra. «no, ivan...?» L'aveva persa. «io so' Gigio. E so' cleptomane.» Ah, quindi non era manco Taddei. E che c'entrava, allora. Poi perchè specificare...fosse...cleptomane....uh? Guardò qualcosa scivolare da sotto la maglia dell'italiano, e ruzzolare a terra.
    Qualcosa che ricambiò la sua occhiata con vispi occhietti neri, ed un espressione confusa quanto quella della Chipmunks.
    Pausa.
    «ivan....» la scimmietta la guardò, testina piegata contro la spalla.
    «ops -- I did it again»
    Inspirò, le narici ad aprirsi e chiudersi. Vibrava come un diapason, Erin, indecisa fra l'abbracciare la scimmietta e picchiare il ragazzo ancora di fronte a lei, ed alla fine non fece nessuna delle due cose. «SEI STATO TU» TOP TEN ANIME BETRAYAL! L'offesa della Chipmunks non aveva voce, ma era dipinta sul volto paonazzo e gli occhi innaturalmente spalancati. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, indecisa su cosa...? Come...? PERCHè AVEVA RUBATO UNA SCIMMIA, COME SI PERMETTAV, DALLA PROPRIA CASETTA, E CHE VOLEVA FARSENE, COME SI PERMETTEVA, MA DA DOVE ARRIVAVA. «HAI RUBATO IVAN!» Si chinò, aprendo un braccio perchè la scimmietta potesse correrle incontro - cosa che fece, migliorando la sua giornata del 1000% - e mantenne la bacchetta saldamente puntata contro Gigio il cleptomane. Si gonfiò, si gonfiò e si gonfiò, e.... «CHIEDI SUBITO SCUSA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!» Le priorità.


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    sara, ma non sei a lavoro?

    ciao baci
    evviva lo sportello di novi facciamolo più spesso
     
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    C'erano cose che non si riuscivano a spiegare (per tutto il resto c'è Mastercard) e quella situazione era sicuramentissimamente una di quelle cose. E va beh che se a doverla spiegare, poi, era Romolo Linguini.................
    Quindi facciamo così: fingiamo che il romano (e romanista) non stia già pensando a come fare fugone dall'ira della brunetta e tanti cari saluti.
    In realtà, era proprio quello a cui pensava.
    Ma poi: «SEI STATO TU! HAI RUBATO IVAN!»
    Alzò le mani e cercò di portarle davanti alla bocca della ragazza, un po' come avrebbe fatto con una Crez pronta ad insultare i vecchi del bar accusandoli di aver barato a briscola (il bue che dice cornuto all'asino); solo alla fine ci ripensò e iniziò a gesticolare come un (italiano.) forsennato. Mica per niente, eh, ma: «no ma te prego, fai pure, urla 'n'artro pochetto che quelli su'e montagne russe nun t'hanno mica sentito.» Ma che modi erano?!?! Sputtanarlo così, davanti a tutti????? Aò, anvedi te questa.
    Dai, com'era esagerata. Ma che avrà mai fatto di male!!!!!! Oh, stava cercando di liberare una scimmia costretta ai lavori forzati (mh mh, certo) LO FACEVA PER IVAN!!!!! Romolo era membro del WWF in quanto mezzo animale pure lui (cosa?cosa) -- certe cose poteva permettersi di farle. (In che senso si tratatava di "furto" ed era perseguibile penalmente, aòòòò ma co chi pensate de sta a parlà, Lollo Linguini ne aveva commessi di crimini, mica era uno sprovveduto, sapeva benissimo cosa era legale e cosa no.)
    E comunque.
    La ragazza gli aveva appena rubato la scimmia. STAVA COMMETTENDO UN CRIMINE ANCHE LEI. Ma che maleducata, mamma mia. E quell'infamona laziale di una scimmia pulciosa ?? le era ?? corsa incontro ?? senza battere ciglio ??? «ingrata.» severo ma giusto. «sei proprio della lazio, sicura che nun te chiami lotito»
    Poi lei: «CHIEDI SUBITO SCUSA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!»
    E allora lui: «AOOOOOOOOOOOO'»
    Mani in bella mostra e agitate, ripetutamente, con l'intento di far calmare la strega: la bacchetta sguainata non lo spaventava molto, era più l'instabilità mentale di lei a creargli preoccupazioni. «te devi calmaaaa sennò te scoppia er coreeeeee»
    Vedete, si preoccupava anche!!! Cioè. CIOÈ.
    «Senti.» Niente. Ci riprovò. «SENTI OOHHH» Madonna santissima. Ma chi glielo aveva fatto fa. «Era 'no scherzo, daje. Se fa pe' ride!!!!!!!!» sì certo. «Non lo stavo davvero a rubà..... più... mhh.... io.... lo stavo a prende in prestito.» Mentire, mentire sempre: specialmente quando a fin di bene (in quel caso: il suo bene). «Mi nonna.... poveretta sta male.» scusa nonna. «e.... le piacciono un sacco gli animali. le scimmie sono le sue preferite. ed è grandissima fan delle tizie vestite da zingare che leggono le carte... c'hai presente no? dai, classici programmi de merda che trovi sui canali di provincia a notte fonda.. niente eh?» ma st(i maghi) inglesi non ce l'avavano la televisione, scusa?????? vabbeh. «insomma, quelli. e quanno ho visto quer-» coso, indicando Ivan, «bellissimo esemplare di scimmia veggente non ho potuto fare a meno di pensare alla mia cara nonna.» minchia le botte che ci avrebbe preso se solo Nonna Rosetta l'avesse sentito in quel momento. «lo...facevo per lei.....» a qualcosa i video girati con giacomino dovevano pur servire: sperava di esser diventato un bravo attore, col tempo.
    Alzò lo sguardo lucido verso Erin (era bravo a piangere a comando: gli bastava pensà alla roma di Garcia perché era un sentimentale del cazzo, cazzo e le lacrime venivano da sole) sperando di convincerla così, con gli stessi occhioni da cucciolo che lei aveva voluto rifilare al linguini.
    romolo linguini
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    «no ma te prego, fai pure, urla 'n'artro pochetto che quelli su'e montagne russe nun t'hanno mica sentito.»
    «ok» Inspirò. «HAI RUBATO IVAN!!!!!!!» E lo osservò anche con aria di sfida, pronta a prendere note così alte che Mika le avrebbe chiesto un tutorial ed un autografo, ed il CPAV (centro protezione animali veggenti) sarebbe arrivato dalla sua sede in Groenlandia per arrestarlo e punirlo come quel crimine meritava. Come si permetteva a guardarla come se fosse stata lei a commettere un reato? Lei quella pazza? Mannaggina la miseria L’AVREBBE DISTRUTTO. Se non fosse stata per la scimmia in braccio, avrebbe intascato la bacchetta e sarebbe scesa direttamente alle mani. Non era una ragazza violenta, ma era bene ricordare che fosse cresciuta all’interno del quartier generale della resistenza, e che non avesse avuto una bacchetta fino ai suoi sedici anni: le avevano insegnato a difendersi nell’unico modo possibile.
    E ad attaccare. FORTE.
    «te devi calmaaaa sennò te scoppia er coreeeeee»
    «non mi dire – NON MI DIRE DI CALMARMI, RAZZA DI...» di? «DI….» di?? «CANAGLIA» UuUuUuUuUuHHH. Strinse maggiormente Ivan al petto, e la scimmia iniziò a (cercare di prenderla a pugni perché la stava soffocando) accarezzarle i capelli, presumibilmente per placarla. Che dolce cuore, che anima pura, che meraviglia della natura, «ti adoro e morirei per te» le bisbigliò, allentando la presa e soffiando un bacio a distanza di sicurezza da malattie infettive. «Era 'no scherzo, daje. Se fa pe' ride!!!!!!!!» Ma faceva sul serio? Cioè, tipo, sul serio serio? Era davvero: indignata. Non lo nascose, lasciando che la bocca spalancata e le sopracciglia corrucciate mostrassero tutto lo sprezzo che provava per quel MARE DI MENZOGNE. «in caso non l’avessi notato, nessuno sta ridendo. che senso dell’umorismo» di merda, ma Erin non l’avrebbe mai detto. «BARBARO!» E se lo diceva lei, che trovava tutto divertente e rideva per ogni cosa, dovresti iniziare a farti due domande, Lollo. «Non lo stavo davvero a rubà..... più... mhh.... io.... lo stavo a prende in prestito. Mi nonna.... poveretta sta male.» Ah, ma quello cambiava tutto. Mano a mano che Gigio er cleptomane (che nome buffo… se voleva fare qualcosa per ridere, bastava che si presentasse) andava avanti con la triste, straziante storia della nonna, il cuore di Erin si sciolse, e con esso anche lo sguardo accusatorio puntato sul moro. Era davvero un racconto toccante, e la Chipmunks sapeva che le cose fatte per amore andavano perdonate. Poteva chiudere un occhio, per quella volta – e come poteva, di fronte a tanta sincerità? Quegli occhi gonfi di lacrime non mentivano.
    «scusami, non lo sapevo» forse tirò un po’ su con il naso per la commozione, la lingua ad umettare le labbra. «allora va bene,» va bene cosa?
    Eh. Dovevi aspettartelo, Lollo: «andiamo da tua nonna. Io, te, ed ivan» Sorrise entusiasta. Un’avventura, yay!
    erin t. chipmunks
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    Porca mado(ska.) inviperita, ma quella era proprio tutta scema. TUTTA. SCEMA.
    «AOOOOOOOOO' MA CHE TE URLIIIIIIIIIIIIIIIIIIII» rispose a sua volta, urlando; arrivati a quel punto stavano facendo a gara a chi alzava di più la voce e le persone intorno a loro non fingevano nemmeno più di rallentare le loro passeggiate per osservare qualcosa di diverso dalle tre figure che avevano messo in scena quel teatrino (poco.) divertente, ormai la vera attrazione del parco.
    Lollo era abituato a (sceneggiate simili) comportarsi in quel modi ― era intessuto nel suo DNA, era parte del suo essere, del suo fascino. Una situazione del genere poteva solo che invitarlo a nozze, ci sguazzava felice e beato come le pantegane nel Tevere. Se la moretta voleva urlare e attirare l'attenzione di altri passanti, allora Romolo avrebbe urlato insieme a lei. VIECCE, ERIN, VIECCE.
    «NUN HO RUBATO NESSUNO AO' MA LA SMETTI??? MA TE PARE ER MODO DE INFAMA' LA GENTE AOOOOOOOO'» era importante urlare di rimando per affermare il proprio dominio, la propria (innocente.) posizione. Non avrebbe lasciato che una Seconda Classificata qualsiasi infangasse la sua reputazione ― altrimenti poi lui a scuola che ci andava a fare?! Studiare???? Assurdo, impossibile. Se Erin spoilerava già tutto prima di settembre che divertimento c'era.
    La osservò aspettandosi di vederla cambiare quarantasei colori diversi, dal bordeaux al paonazzo, passando per rosso pomodoro, e dovette trattenersi, alla fine, dal lasciarsi sfuggire una risatina a quel «CANAGLIA».
    Che ve lo devo dì? Si trattenne a stento. La ragazza sembrava una versione bruna di Titti incazzato. Sarebbe stata quasi caruccia se non l'avesse ormai presa per una pazza.
    «ti adoro e morirei per te» vedete che c'aveva ragione, quella era proprio tutta fuori de melone. E infatti: «...questa è tutta scema» ma in pugliese, che io non so ― ma Lollo sì dai, non cresci per venti e rotte estati a Canosa senza assimilare per osmosi qualche modo di dire colorito tipico di nonno Lino.
    «Beh.....secondo me nun ridi te perché sei triste, ecco perché» che ne poteva sapere lui che Erin non era altro che un raggio di sole bellissimo e preziosissimo. «Ma poi. MA POI!!!» agitó le mani come un forsennato, prima unendole davanti al naso in preghiera, poi scuotendole come se stesse cercando di scacciare qualche mosca. «parli proprio tu, inglese!!!! Col vostro umorismo demmmerda» Romolo Linguini non si risparmiava (poi dici perché a TBM lo gonfiavano di botte un giorni sì e l'altro pure) «che ne sai te de quello che fa ride e quello che nooooo» non faceva una piega.

    Poi va beh.
    La storia della nonna malata.
    «scusami, non lo sapevo allora va bene,» era stato così bravo che ora lei si scusava con lui MAMMA MIA PROSSIMO PASSO: (telegatto) DAVID DI DONATELLO PER LUI!!1!1!1 Vedi Giacomino, che a qualcosa servi!!! Non vincerai Gran Premi, ma almeno insegni qualcosa di utile ai tuoi cugini (come conquistare personaggi di Sara) (cosa?cosa.)
    Era così soddisfatto di sé, il Linguini, che inizialmente non registrò davvero le parole di Erin. «andiamo da tua nonna. Io, te, ed ivan» andava tutto bene, davvero, alla grande.
    L'aveva convinta, ora lei gli avrebbe restituito la scimmia e ― «eh???» aspetta, cosa? «CHE HAI DETTO?» forse aveva capito male, infondo l'inglese non è che lo capisse benissimo.
    E invece no: aveva capito perfettamente.
    «no, no nono. che dici.» si affrettò a fare un passo indietro, agitando ancora una volta le mani perché era (drammatico) italiano.
    «no.... nun se po'. fori discussione.» scuoteva la testa così velocemente che il rischio di rimanere incriccato col collo era molto alto. altissimo. «nun....nun potemo. nun se po'. perché.....» eh, perché. forza dai, inventa un'altra balla credibile. «peeeeeerché......... è contagiosa.» si strinse nelle spalle, fingendosi mooooooolto dispiaciuto «nun posso rischiare di portarti lì..... e se poi...» muori, di nuovo «ti ammali anche tu??????» portò una mano al cuore, le righe di preoccupazione sulla fronte a marcarsi solo un pelo di più. doveva vendersi bene. benissimo.
    «Lo faccio per te....non potrei....vivere sapendo di averti messo in pericolo.......ma ci pensi??????» no non pensarci, dai, sta recitando. LUCA ARGENTERO CHI?????????? Allungò una mano (e di rimando vide la scimmia traditrice infame e laziale ritrarsi e stringersi di più alla sconosciuta) e finse un sorriso triste. «Dammi la scimmia e andrò io a portare i tuoi saluti alla nonna»
    Luci.
    E sipario.
    A settembre (lo scorso, ma anche il prossimo dai) si iscrive al drama club.
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    Lo sguardo verde bosco di Erin Therese Chipmunks, era serio ed imperscrutabile. Aveva concesso a Gigio (.) il beneficio del dubbio, l’aveva accusato ma gli aveva anche chiesto scusa, aveva ascoltato la sua storia a cuore e mente aperta, pronta a cancellare gli impegni della propria giornata per seguirlo nell’avventura che avrebbe portato un sorriso ad una vecchietta anziana e malata.
    «lo stai facendo di nuovo.» serrò la mano a pugno soffiando le parole fra i denti, sentendosi incredibilmente stupida, e giovane ed ingenua, per essere caduta DUE VOLTE nello stesso inganno. E pensare che aveva creduto Keanu Larrington iper protettivo, quando per quasi dieci anni l’aveva tenuta segregata all’interno del Quartier Generale: vedendo com’era andata da quando ne era uscita, non poteva biasimarlo. «non ti senti neanche un po’ in colpa?» Se non per lei, e non per Ivan, perlomeno per la nonna - che non credeva essere stata malata sino a quel momento, ma chissà, magari il ragazzo gliel’aveva tirata. «cioè, tu la notte dormi tranquillo dopo tutte le » cazzate. «bugie che dici, ed i tuoi comportamenti scorretti?» (Lollo: come un bebè.) Incredibile. Si era impegnata tutta la vita per lottare contro quel genere di FALSITà ED OMERTà credendo che l’origine fosse esclusivamente nella società xenofoba in cui vivevano, convinta che le battaglie andassero vinte in campo con sangue e perdite e divise ministeriali, e poi si ritrovava a combattere per la giustizia con un turista imberbe che per noia rapiva una scimmietta veggente dal posto di lavoro? «sai cosa.» Drizzò le spalle ed appiattì il tono di voce, apparendo - per una rara volta - la stessa giovane donna che anni prima e dopo aveva preso le redini di una missione che avrebbe salvato il mondo.
    «se te ne vai adesso, non chiamo le guardie.» avvisò, osservandolo impassibile, labbra a cuore leggermente curvate verso il basso. Sollevò un sopracciglio, e la mano a palmo aperto. «cinque...» tolse il pollice, «quattro...» immaginava che il continuo della storia lo sapesse.
    Ma dato che era italiano e le istituzioni scolastiche non erano rinomate per la propria fama, lo aiutò abbassando anulare e mignolo. «tre….»
    erin t. chipmunks
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    grazie lollo per essere stato la mia role per un sacco di utenze, ma secondo me è il momento che ci separiamo . MI MANCHI GIà
     
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    «lo stai facendo di nuovo.»
    Doveva essere un po' più precisa: c'erano un sacco di cose che Lollo faceva “di nuovo” pure quando gli ripetevano fosse meglio non farle. Oh, ma chi vogliamo prendere in giro, lo faceva soprattutto in quei casi.
    «non ti senti neanche un po’ in colpa?» mhhh per citare una saggia, «devo rifletterci.


    ok fatto: no, nemmeno un po'.»

    «cioè, tu la notte dormi tranquillo dopo tutte le bugie che dici, ed i tuoi comportamenti scorretti?» ma quali bugie e quali comportamenti scorretti? Ma non lo capiva che era così che andava il mondo? Dove viveva, nel regno delle favole?!?! La osservò per un attimo, sopracciglio inarcato e lingua a schioccare contro il palato. Certo che dormiva tranquillo; figurarsi se perdeva il sonno per cose.... del genere. Avrebbe rischiato di passare una vita insonne, altrimenti, duh.
    «Come un bambino.» No, davvero: aveva anche il sonno così pesante che nemmeno i cugini riuscivano a svegliarlo con i loro rumori molesti. Insomma, quando passavi gran parte dell'anno circondato dai tuoi parenti, dovevi fare di necessità virtù e sviluppare un sonno estremamente pesante. Per forza.
    Ma che ne voleva sapere lei, che aveva tutta l'aria di essere una che viveva nell'agio più totale, circondata da animaletti parlanti e musica soft e dolce ad ogni ora del giorno ― non aveva la minima idea, il Linguini, di quanto male l'avesse inquadrata.
    E probabilmente l'avrebbe capito solo troppo tardi, in futuro.
    «sai cosa.» Drizzò le spalle anche lui, con aria di sfida. «cosa»
    «se te ne vai adesso, non chiamo le guardie.» al che Lollo, always the mature one, fece una smorfia ben poco carina, e con un filo di voce inneggiò un «carica carica carica» benché sapesse bene che peggio di perdere il derby (le priorità erano sempre chiare) c'era solo scontrarsi coi cellerini, o guardie che dir si voglia.
    Guardie infami. «No, le guardie no.» Poi avrebbe inevitabilmente finito con il litigarci, farsi sbattere al gabbio o, peggio, fuori dal paese e i Linguini avrebbero dovuto cambiare scuola di nuovo, ancora prima di iniziare il primo semestre ad Hogwarts.
    Quella moretta era proprio 'na bastarda.
    «cinque... quattro... tre….»
    Vabbeh, che palle!!
    «dueuno CIAO BELLA.» Che senso aveva rimanere lì con quella lì che gli spaccava ogni gioia?!? Sarebbe tornato a prendersi Ivan in un altro momento.
    Era una promessa.
    Indietreggiò senza dare le spalle alla ragazza, ancora armata: poteva essere un deficiente (e lo era.) ma non era uno sprovveduto. «Mi raccomando, fattela 'na risata ogni tanto che nun sai quanno te risveji sotto 'n cipresso» carino come al solito, le mostrò pure il dito medio.
    Sperava di non doverla vedere mai più.

    E invece...........
    Sarebbe stato un anno interessante, a dir poco.
    romolo linguini
    22 | gryffindor | italian
    «(nun) so stato io»
    e te lo vojo di' ma nun lo fa sape'; nun lo di' a nessuno, tiettelo pe' te


    FINE CIAO ERINUCCIA SCUSALO È UNA BESTIOLA
     
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11 replies since 30/8/2021, 20:16   438 views
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