Is there anybody out there that's payin' attention?

@ v livello | erin ft. elias

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline

    when
    oct. 2023
    where
    v level
    who
    abby's vrs

    dirty
    Erin Chipmunks non poteva permettersi di pensare troppo.
    L’aveva avuto, un tempo. Era stata una ragazzina orfana rimbalzata da un Quartier Generale all’altro, parte dell’arredamento quanto la lavagna bianca ed il tavolo sempre presente nella sala del Consiglio. Si era chiesta per anni come fosse il mondo all’infuori di quelle mura; aveva desiderato per tutta una vita di poterne far parte, così da fare la differenza. Lasciarci qualcosa di sé che non fosse la propria impronta sul divano. Coprire le spalle dei propri compagni, anziché rimanere in un angolo della sala addestramenti ad ascoltare il resto della Resistenza che parlava di missioni a cui non aveva potuto partecipare. Pensava, all’epoca. Come avrebbe potuto rendersi utile, essere un paio d’occhi in più sul campo; come sarebbe stata la voce della coscienza di quei ribelli troppo testardi per pensare alle conseguenze.
    Quello era stato tutto il suo mondo.
    Prima di Scott e Amalie.
    Di scoprire di arrivare dal futuro.
    Di Hogwarts. Mehan e i Loser.
    Di morire; perdere la Resistenza che l’aveva accudita e cresciuta.
    Quel che ne era conseguito: l’annuncio di Abbadon, la testa affondata nella spalla di Stiles, i pugni stretti lungo i fianchi; le dita intrecciate a quelle di Meh, e gli occhi serrati per non guardare, e spalancati perché era il minimo che potesse offrire a quelle persone; tutti quei morti; Hunter, Halley ed Arci spogliati della loro magia; lo sguardo di riconoscimento scambiato con le Ombre che avevano sentito il proprio cuore fermarsi, e tornare al contrario.
    E: “Questo non è un addio, ci rivedremo. Te lo prometto”; le braccia strette attorno alle spalle di Bucky, e la fronte a premere su quella di Scott mentre entrambi tenevano la mano del Vigilante che li avrebbe riportati al punto di partenza.
    Una domanda che non aveva avuto bisogno di fare, ed aveva soffocato fra i denti strizzando l’interno della guancia: abbiamo fallito così tanto?
    Erin Therese Chipmunks non poteva permettersi di pensare troppo.
    Aveva bisogno di quello. Esattamente quello che in quel momento si stagliava di fronte a sé.
    Un obiettivo. Uno scopo. Un modo per riscrivere la storia che non implicasse mettere a rischio tutti i propri compagni. Il fatto che non fosse più un membro della Resistenza, non significava che non potesse fare qualcosa per migliorare il loro mondo.
    «pronti?»
    Alla luce dei nuovi sviluppi, si era dimessa dal ruolo di assistente al castello – a malincuore, e non prima di aver lasciato un piccolo cactus in dono a Lupe: non aveva caratteristiche magiche, e non era rinomato per nulla di speciale, ma le piante grasse le piacevano e voleva lasciare qualcosa di sé alla collega – ed aveva piantato saldamente i piedi di fronte all’entrata dell’unico posto in cui non credeva avrebbe mai messo piede.
    Contro ogni pronostico e buon senso, Erin lavorava al Ministero. Non appena aveva sentito dei cambiamenti al Quinto Livello, aveva saputo quale fosse il nuovo compito in cui buttare tutto il proprio (tanto) cuore e (necessaria) testa. Non era nuova all’insegnamento, malgrado negli anni si fosse limitata ad assistere i professori, e conosceva Nathaniel Henderson: era stata entusiasta di essere una fra i pionieri di quell’Accademia, nonostante significasse essere stipendiata dallo stesso Governo che per anni aveva cercato di ribaltare. Coesione fra maghi e special? Si era addestrata per anni con Nathan e Jess. Sapeva di poterlo fare.
    Nella teoria. La pratica, era più complessa, considerando il recente squilibrio di potere fra le tipologie di magia. Difficile trovare qualcuno che credesse nell’uguaglianza, e buona parte delle persone che si affacciavano all’accademia per seguire le lezioni facoltative offerte dal Ministero, lo facevano solo in virtù di apprendere i punti deboli dell’altra fazione, e non per un sincero interesse a cooperare. I maghi erano forti di una decade di sovranità, e gli special ebbri del nuovo status offerto dalla vittoria di Abbadon. I primi mesi erano stati i più tosti su quel versante. Con il tempo, il numero di iscritti alle lezioni si era notevolmente abbassato, e con esso la quantità di infortunati - ed un po’ di più - trasportati d’urgenza al San Mungo. Il lato negativo, era quanto si fosse abbassato l’afflusso alle classi; la Chipmunks chiedeva spesso ai suoi amici di partecipare per dare il buon esempio, sperando che la voce si spargesse ed altri ne seguissero le orme.
    Trovava fosse importante. Fondamentale. Fosse dipeso da lei, l’avrebbe reso obbligatorio, tipo leva militare, affinché tutti apprendessero che potessero migliorarsi a vicenda - l’unico motivo per il quale non l’aveva, né mai, l’avrebbe proposto, era che con quelle lezioni intendessero costruire armi, e quello non era il mondo che la Chips voleva.
    Ma. Ma. Quel piccolo passo all’uguaglianza, all’aprire gli occhi, avrebbe potuto evolversi in altro. Ancora ci credeva, Erin.
    Abbastanza da spostare lo sguardo verde bosco da William Barrow II (non lo conosceva bene, ma conosceva Melvin, e le aveva chiesto se lei ed i suoi /compagni di viaggio/ potessero partecipare a qualche lezione: nel loro tempo, erano coesi ed avvezzi a lavorare insieme, e la ex Tassorosso credeva potessero dare un eccellente punto di vista sulla loro situazione) ad una Troy Bolton dalle labbra curvate verso il basso, e le sopracciglia sollevate.
    «certo»
    Erin rispose con una smorfia, ammonendola con un’occhiata affilata. Non era terrificante quanto altri colleghi, ma nei mesi passati ad addestrare gli adulti, aveva imparato a farsi rispettare; la sua parola non sarebbe mai stata legge, ma dopo aver dimostrato di avere le competenze per insegnare (aka: li aveva pestati. Tutti.) gli studenti avevano smesso di metterla in discussione di continuo solo perché sembrava una sedicenne. Era pur sempre una delle favorite di Abbadon, no? Il pensiero bastò a farla smettere di sorridere.
    L’esercizio di quel giorno era semplice.
    Più o meno. La fregatura era che richiedesse una sorta di fiducia che nessuno era disposto ad offrire. Nessuno eccetto Will, a quanto pareva; quando Erin aveva domandato volontari, aveva resistito all’espressione afflitta della mora nel non notare nessuna mano alzata solo una manciata di secondi, prima di sospirare ed offrirsi. Per quel giorno non sarebbero usciti in Missione, ma avrebbero usufruito di una delle stanze offerte dal Ministero. All’interno dell’ampio locale, esposto al resto della sala tramite un sistema a vetri specchio non diverso rispetto a quelli degli Antepavor, non c’era alcun tipo di illuminazione, ed era proibito il Lumos.
    «dovrai fare affidamento sulle indicazioni della tua compagna. Bolton, non distrarti» fece loro cenno di entrare. Lo scopo di quell’esercizio era spronare chiaroveggenti e mimetici (in quel caso, Troy Bolton) ad usare il proprio potere in maniera mirata ad un campo di battaglia, e convincere i maghi (aka, William) che fossero un assetto importante nelle loro strategie. Il futuro non era sicuro, certo, nulla era scritto nella pietra, ma la loro visione poteva dare chiavi di lettura fondamentali a sopravvivere un altro giorno, ed il compito dei bacchetta-dotati era quello di adattare la loro magia alle esigenze viste dagli special.
    Non era diverso dal gioco della fiducia in cui bisognava chiudere gli occhi, e credere che il compagno avrebbe impedito la caduta.
    «dovete raggiungere l’uscita dall’altra parte della stanza. Avete tre minuti» Lanciò un’occhiata alle proprie spalle, invitando il resto della classe ad avvicinarsi per guardare. Se assottigliò le palpebre con uno schietto, e non verbale, codardi GUARDATE ED IMPARATE, non era affare di nessuno. C’erano degli avversari, nascosti nella stanza; trappole, e zone da evitare. Will non avrebbe potuto vederli, ma Troy avrebbe dovuto sentirli.
    Forse.
    Manifesting? «VIA!»

    Avrebbe potuto andare meglio, sì. Ma anche peggio, e lo sapeva per esperienza.
    Conclusa la lezione, salutò tutti i partecipanti, riservando sorrisi più morbidi - e di ringraziamento - a coloro che si erano prestati per le esercitazioni. Rimaneva sempre oltre il suo orario, fosse per mettere a posto o per aspettare che i colleghi finissero così da fare almeno un pezzo di strada insieme, e quel giorno non fece eccezione. Di diverso dall'ordinario, era che non fosse sola.
    erin
    chipmunks
    Do you love your neighbor?
    Is it in your nature?
    Do you love a sunset?
    Aren't you fed up yet?
    gif: davinaclaires.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it



    sara che ricicla role di prova per avere una role in tutte le sezioni? sì, -7, stay tuned.

    ANYWAY!
    Ho lasciato finale vago e aperto, così che possiate postare sia con colleghi (possiamo confrontarci per le difficoltà, o trovare idee per le prossime lezioni!!) che con studenti (possiamo chiacchierare sulle metodologie, o esporre i suoi dubbi in merito alla lezione appena fatta, o boh chiacchierare del più e del meno, litigare, non lo so) o con colleghi e studenti (magari di altri piani, venuti a vedere come funzionasse partecipando a una lezione random, boh.) INSOMMA! la role è ambientata dopo la lezione (che ricordo essere facoltativa ed a iscrizione, on gdr, e prevede sia la presenza di maghi che di special) e ... fine, thats it. se volete farmi compagnia sono qui CIAO
    p.s. se avete domande, sono Sara sr!!!!
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    set © young padawan

    Group
    Special Born
    Posts
    31
    Spolliciometro
    +32

    Status
    Offline

    when
    oct. 23
    where
    ministry of magic
    who
    clairvoyant

    iridium
    Elias si era sempre tenuto il più possibile lontano dal V livello del ministero, e continuava a farlo anche ora che quelli come lui (ancora, e sempre, con una nota vagamente dispregiativa a macchiarne il suono) non avevano più nulla da temere se non le ripercussioni dettate dal terrore e dal malcontento a nome di qualche mago o babbano che non ci stava: erano loro a detenere il potere, ora, non dicevano tutti così? Sembrava quasi un sogno; e per uno che dei sogni ne aveva fatto mestiere e vita, era un'aspirazione vana; Elias sapeva davvero di che sostanza fossero fatti i sogni, tanto per dirla in maniera poetica, e l’avere a capo della società un gruppo di special era ben lontano dalla sua concezione “di sogno”. Era meglio dell’alternativa, certo, e per carità!, ma non abbastanza funzionale per essere un sogno che si realizzava, un’utopia che prendeva vita. C’erano ancora così tante cose che non andavano nel loro mondo, così tanta fame nel mondo duh, che pensare solo alle mani che si passavano lo scettro del potere sembrava un po’ troppo superficiale persino per lui.
    Comunque — era molto felice di non dover subire più il bullismo dei maghi, o in alternativa di avere il culo parato quando qualcuno di troppo audace si spingeva un po’ troppo in là e provava a fare l’eroe di cui nessuno – ma letteralmente: nessuno! – aveva bisogno. I bulli, ad Elias Raikkonen, non erano mai piaciuti: era un tipo pacifico, infondo, che professava e donava amore e non chiedeva nulla di diverso in cambio. Che poi avesse passato più di metà della sua vita a dare la caccia ai ribelli, ritenuti responsabili di gran parte delle sue personali sciagure, era un altro discorso; non era bullismo vero e proprio, se si trattava di vendetta personale! Questo concetto tirato fuori direttamente dal suo libricino personale era uno dei pilastri fondamentali della sua esistenza, una delle poche cose che persino Mikkel comprendeva e condivideva. C’erano vari tipi di violenza, e di giustizia, al mondo, ed Elias sapeva perfettamente a quale fare riferimento e quali, invece, condannare pubblicamente.
    Per anni aveva nascosto la sua vera natura a chiunque, sapendo, più che temendo, che non sarebbe stata accettata dalla società in cui viveva, perché il diverso aveva sempre fatto paura, persino in una società magica — ma ora non doveva più nascondersi dietro un dito, non doveva più mentire (ah-a! che ironia, per una spia) per salvarsi la pelle.
    Adesso era libero di essere se stesso, libero di poter dire di essere uno special e persino libero di chiedere che venissero bacchettate le mani di coloro che provavano ad alzare un dito contro di lui. Non era un mondo meraviglioso quello in cui finalmente vivano? Non un sogno, ma la realtà.
    Peccato che non tutti sembrassero ancora capirlo.
    Accettarlo.
    Si rendeva conto che cambiare le abitudini delle persone da un giorno all’altro non fosse facile, ma erano passati mesi, perbacco, quanto altro tempo volevano per assestarsi e abituarsi al nuovo regime?! Duh. I cambiamenti, infondo, erano belli: elettrizzanti, piacevoli, una novità. Solo alle persone tristi non piacevano.
    Still, lo special continuava a tenersi alla larga dal V livello perché essere trattato come un fenomeno da baraccone non gli piace.
    E le lezioni gli piacevano anche meno.
    Ma aveva sempre avuto una curiosità fin troppo grande, più grande di quanto potesse permettersi di avere; una curiosità che spesso soddisfaceva a proprio discapito. Una curiosità che, proprio come il ragazzino immaturo che molto spesso dimostrava di essere, governava le sue scelte e le sue azioni. Infondo non sarebbe stato se stesso – se sarebbe andato da nessuna parte – se non avesse avuto proprio quella curiosità a muoverlo, sin da giovanissimo.
    Ecco perché, nonostante tutto, quel pomeriggio si era comunque recato al livello che a lungo aveva cercato di evitare, persino quando il suo piano era costretto a collaborare con quello della gestione Special aveva sempre inventato scuse per tirarsene fuori. Non quel giorno. Quel pomeriggio era lì, fuori dall’aula che andava via via svuotandosi, braccia conserte e spalla poggiata contro una delle colonne che sorreggevano le arcate nel corridoio.
    Quel giorno, Elias Raikkonen si era svegliato e aveva scelto il caso.
    Praticamente, un qualsiasi martedì nella sua vita.
    Salutò gli special e i maghi (pochi, sempre troppo pochi; gli venne naturale domandarsi quanto ancora sarebbe durato quel progetto sperimentale del nuovo governo, e la risposta che gli venne in ente fu: poco.) che uscivano dalla classe, pur senza conoscerli, perché era un uomo educato; poi, con una nonchalance che in pochi potevano dire di avere, affrontò la corrente al verso contrario e si infilò nella stanza, prendendo nota delle mura spoglie, dello stato di pietà in cui verteva, dell’aria poco soddisfatta dell’unica anima che ancora la occupava.
    L’insegnante, forse? Non poteva saperlo, lo special: non aveva mai preso parte a nessuna lezione, pur avendo ricevuto svariati inviti a farlo. Non era molto bravo a fare ciò che gli altri si aspettavano che facesse, preferiva sorprendere tutti!
    Alla ragazza, comunque, rivolse un sorriso tutto denti storti e fossette, nonostante non potesse vederlo, dandogli le spalle. «non preoccuparti, la prossima» sarà anche peggio «andrà meglio.» lo aveva previsto? Forse sì, o forse voleva solo fare conversazione: fategli causa! Era un ragazzo socievole — quando voleva.
    «tu sei l’istruttrice?» una domanda superflua, magari la conosceva anche, ma in quel momento non avrebbe saputo dirlo. E pensare che si riteneva persino un fisionomista, per lavoro e per passione, duh!
    elias
    raikkonen
    everything is a sign,
    if you're crazy enough
    gif: emsky.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it


    SPOILER (click to view)
    non giudicare, venti minuti fa ero morta sul divano, poi ho aperto una bottiglia di vino e ho pensato bene che mettermi al pc fosse un'idea furba. scusa.
     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline

    when
    oct. 2023
    where
    v level
    who
    abby's vrs

    dirty
    Il mondo avrebbe dovuto essere la sua ispirazione, ed il suo storico come assistente di Erbologia, un punto di partenza per progettare le lezioni da svolgere in Accademia. Purtroppo, non era affatto facile come sembrava, ed ogni lezione conclusa pesava sulla coscienza della Chipmunks come mancante di qualcosa. Uno scopo, forse. Il disegno più grande della collaborazione fra maghi e special, aveva senso fino ad un certo punto, ma non addestrarsi sul campo era alquanto limitante: un allievo insoddisfatto, e che non sentisse di aver raggiunto un obiettivo, era un allievo che non tornava. Dove avrebbe potuto portarli, però? Non si fidava, ancora, a trascinarli a cielo aperto, dove fossero presenti pericoli reali. Simulazioni…? Escludeva le bolle della DUSP, non le trovava gentili nei confronti degli spiriti che ospitavano, e pur non essendola più, era una ribelle, e non avrebbe dato altro motivo al ministero per sviluppare le DA. Forse poteva chiedere a chi si intendeva di magitecnologia di … creare qualcosa ad hoc? Non credeva fosse il periodo storico adatto per attingere alle conoscenze babbane, ma magari se l’avesse suggerito alla Reiher, avrebbe trovato il modo per farlo passare come… appropriazione culturale? Prendersi qualcosa, e renderlo migliore perché erano la razza suprema? Grattò distrattamente il capo con un paio di pergamene recuperate su una panchina, sopracciglia corrugate. Non era abbastanza manipolatrice per il mistico mondo del Ministero, più simile ad una corte medievale fatta di intrighi ed inganni che ad una democrazia del ventunesimo secolo. Se candidarsi non fosse stata una questione di principio, e non avesse avuto la necessità di sentirsi utile, sarebbe stata ben più che felice di passare il resto della sua vita a sorridere ai clienti di Madama, sospirando sognante ad ogni nuovo amore sbocciato al bancone. Quella, era la vocazione di Erin.
    Ma non di Tupp, e quel che era stata sopravviveva sotto pelle come un fantasma ed un’ombra, guidando i suoi movimenti per rendere quel mondo un posto migliore. La loro battaglia, quella per cui avevano sacrificato tutto. E l’avrebbero fatto ancora. Perchè era coraggiosa, Erin. Audace, impavida, senza timore -
    «non preoccuparti, la prossima andrà meglio.»
    Uno squittio terrorizzato scivolò dalle labbra della Chipmunks, che sobbalzò nel voltarsi veloce verso la voce alle proprie spalle. Grandi occhi spalancati, una mano premuta sul petto per impedire al cuore di schizzare fuori dalle costole. Battè le palpebre veloce, e quando si riprese abbastanza da essere certa non le sarebbe venuto un infarto, regalò al nuovo arrivato un sorriso imbarazzato, ma sincero. «oh. Oh! grazie» Rise nervosamente, girandosi veloce per non mostrare come quel alla prossima andrà meglio avesse colpito vicino a casa, sottolineando che quella appena passata fosse invece stata un fallimento. Morse il labbro inferiore, deglutendo rapida la saliva. Come se ce ne fosse stato bisogno, spinse più vicino al muro una delle poltrone, prendendo il tempo necessario a non scoppiare a piangere di fronte ad uno sconosciuto. Nessuno l’avrebbe mai più presa sul serio, se avesse ceduto. «tu sei l’istruttrice?» Nonostante tutto, provò comunque un moto d’orgoglio ad essere riconosciuta come istruttrice. Si sentì adulta e funzionale, come se il fatto che stesse sistemando l’aula non fosse di per sé un segno di quale fosse il suo ruolo lì dentro. Era sempre stata un po’ delulu, Erin Chipmunks. «una delle» non così «tante» Un altro timido sorriso da sopra la spalla, perché voleva fare buona impressione ma non sapeva come. Senza contare che non aveva la minima idea di chi fosse: per quanto ne sapeva Erin, era uno degli haters del Ministero giunto a prendersi gioco di lei, e dei suoi colleghi. Si voltò verso di lui, cercando di capire dalla divisa a quale piano lavorasse. Pavor…? Security…? Lo guardò in silenzio per più tempo di quanto socialmente accettabile, e quando se ne rese conto, arrossì e si schiarì drammaticamente la voce. «sei mai stato ad una delle lezioni? Oggi non c’eri» osservò, pensierosa. Non erano in molti a spingersi al Quinto Livello, se non strettamente necessario. Erin Chipmunks poteva anche sembrare una disadattata, con quelle sue guance rosse ed il liquido sguardo nocciola, ma non era una sprovveduta: se davvero l’altro avesse cercato rogne, le avrebbe trovate. Sperava di no? Sembrava carino. Ed anche… familiare, in qualche modo. Non Tupperware Armstrong Jackson, che guidando quella missione nel 2043, aveva la foto di gruppo dei partecipanti: papa-paparazzi.
    «erin» offrì la mano, studiandolo di sottecchi. «chipmunks» perché Aguilera, il cognome che aveva usato come studente di Hogwarts, s’era perso quand’era morta, lasciandola nuda e cruda alla sua vera identità.
    erin
    chipmunks
    Do you love your neighbor?
    Is it in your nature?
    Do you love a sunset?
    Aren't you fed up yet?
    gif: davinaclaires.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
     
    .
  4.     +2    
     
    .
    Avatar

    set © young padawan

    Group
    Special Born
    Posts
    31
    Spolliciometro
    +32

    Status
    Offline

    when
    oct. 23
    where
    ministry of magic
    who
    clairvoyant

    iridium
    Col senno di poi, non avrebbe dovuto ridacchiare allo squittio terrorizzato della ragazza, ma proprio non riuscì a trattenere l’espressione palese nelle palpebre strizzate e la piega delle labbra a salire verso l’alto, sinceramente divertito dalla reazione onesta e naturale di lei.
    Alzò entrambe le mani davanti sé, pronto a scusarsi. «mi dispiace, non volevo spaventarti» ma aveva preso l'abitudine di risultare estremamente silenzioso quando voleva, un lato in netta contrapposizione con la sua rumorosità visiva, quando si trattava di stile o atteggiamento; era qualcosa che aveva imparato prima ancora di diventare una spia, al punto da non ricordare un tempo in cui non fosse stato già bravissimo a scivolare silenziosamente nelle situazioni, e in mezzo alla gente, dando l’impressione di esserci sempre stato. Le mani, ora, le mosse leggermente per mostrare di non avere armi con sé, di essere arrivato lì in pace. E accompagnò quel gesto con la rassicurazione di una prossima lezione migliore — perché non ci voleva necessariamente uno bravo come lui a leggere le situazioni per capire, dall’espressione di lei e dalla poca defluenza che aveva incontrato avvicinandosi all’aula, che non fosse andata sold out; quanto ai contenuti, immaginava che non avrebbe mai saputo se fossero all’altezza o meno, perché non intendeva prendere parte alle lezioni. Né quel giorno, né nel più immediato futuro.
    «sei mai stato ad una delle lezioni? Oggi non c’eri»
    Si lasciò studiare dalla ragazza senza sentirsi a disagio – era abituato ad avere gli occhi su di sé, e mai quella sensazione gli sarebbe dispiaciuta –, né facendole pesare ancora di più il palese disagio che vide prendere forma nelle sembianze di una appena accentuata increspatura sulla fronte, e nel modo in cui lei fu lesta a distogliere lo sguardo una volta resasi conto della cosa. Non avevano ancora sbloccato il livello di amicizia tale per cui Elias potesse commentare con assoluta nonchalance un continua pure, non preoccuparti, perciò fu abbastanza magnanimo da tenerlo per sé, e nasconderlo appena nella piega delle labbra, sempre più divertita da tutto quello scambio.
    Era una persona che sapeva divertirsi con molto poco, il danese; non aveva grandi pretese. «purtroppo il lavoro mi tiene molto occupato» si scusò, stando bene attento a lasciar scivolare almeno un po’ di (finto) senso di colpa nello sguardo ora abbassato sul pavimento sotto i loro piedi — un pentimento che non provava, ma che avrebbe volentieri offerto alla ragazza, se poteva servire per farla sentire un po’ meglio sul proprio lavoro come istruttrice, facendole credere di essere davvero dispiaciuto del non poter frequentare .«i nostri orari non combaciano» affermò, pur non sapendo minimamente in quali orari si tenessero le lezioni; ma d’altronde, nemmeno lei sapeva quelli lavorativi di Elias, perciò era difficile capire se stesse mentendo o meno. E nulla nell’espressione del biondo poteva aiutava.
    La osservò poi a lungo, prima mentre lei gli dava le spalle per nascondere quasi certamente emozioni che dovevano rimanere precluse al chiaroveggente, poi un po’ meglio quando tornò a guardarlo con quei grandi occhioni fin troppo sinceri per sperare di poter mai nascondere qualcosa a qualcuno, solo guardandoli.
    Il sorriso che Elias aveva appiccicato sulle labbra – non così falso come avrebbe saputo fare, ma neppure troppo sincero – rimase lì, comodo su labbra abituate a ricambiare sorrisi per lavoro, e per piacere personale. Infondo, non doveva nemmeno fingere troppo; trovava il modo in cui Erin combatteva l’imbarazzo con uno sguardo determinato e fiero quasi intrigante. Il genere di persona che sapeva affascinare Elias, pur senza cercare di farlo.
    E poi, gli sembrava di averla già vista; quello stesso viso incorniciato da un taglio di capelli diverso, e quelle stesse labbra piegate in opposte e al contempo ugualmente forti espressioni — ma non avrebbe saputo indicare con precisione il dove o il quando, e quello bastò a fornire una risposta al danese. La sua mente, contrariamente a quanto credevano (e sostenevano) i più, funzionava in maniera fin troppo lineare per appartenere a qualcuno che, dei sogni e dei reami incorporei e privi di concretezza, ne aveva fatto un mestiere e l’intera esistenza.
    E quella stessa mente, acuta e analitica quando serviva, gli suggeriva che doveva per forza trattarsi di qualcuno appartenuto alla vecchia vita del Raikkonen, qualcuno i cui ricordi erano stati lasciati indietro per dare spazio a nuovi sogni, e nuove avventure. Nuovi scopi. Nuove realtà.
    Lo sapeva, Elias, perché quell'incontro aveva lo stesso sapore di misticismo e intimità di ogni altro incontro fuori dallo spazio e dal tempo; e perché, come ciascuno di quegli incontri, anche quello con Erin sembrava destinato a non lasciare impronte nella nuova esistenza del Raikkonen. Di tutta quella faccenda, di tutto il viaggio dal passato-futuro, gli interessavano ben pochi eventi e persone, e la Chipmunks, con i suoi modi imbarazzati ma gentili, non rientrava tra quelli.
    Non era la sua famiglia.
    Quel tanto bastava a far scivolare via le sensazioni sconosciute lungo la facciata tranquilla e serafica del pavor, e farlo andare avanti con la sua attuale vita senza mischiarla a quella passata; era molto a compartimentalizzare le cose – l'unica eccezione alla sua personale regola era stato Jekyll, ed Elias non si era pentito di averlo lasciato entrare nella sua vita e dato lui il permesso di rendere i confini tra un'esistenza e l'altra meno netti.
    Non ancora, comunque; c’era sempre tempo per rettificare le cose.
    Ad Erin, con ancora la mano offerta e un sorriso cordiale sulle labbra, Elias offrì l'unica verità che in quel momento voleva concedere, e l'unica che, a conti fatti, importasse qualcosa. «elias.» pacato, calmo, neutrale. Le strinse la mano e lasciò vagare lo sguardo per la stanza qualche istante, prima di riportarlo su di lei. «avevi mai pensato che saresti finita qui, un giorno? a fare da istruttrice ad un gruppo misto di maghi e babbani, per aiutarli a coesistere?» chiese, come se le avesse appena banalmente chiesto cosa ne pensava del meteo, o dell’ultima partita dei Falmouth Falcons — due cose che, comunque, non avrebbero minimamente interessato il Raikkonen. Non quanto gli interessava sapere cosa avesse smosso una giovane Erin Chipmunks ad offrirsi proprio per quel lavoro, con tutti quelli disponibili nella società.
    elias
    raikkonen
    everything is a sign,
    if you're crazy enough
    gif: emsky.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
     
    .
3 replies since 17/9/2023, 19:26   145 views
  Share  
.
Top