I gotta read between the lines Cuz I'm living out the script of my life

ooh-okiedokie + pit-tore

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    Un uomo si avvicina a pit-tore facendogli scivolare un bigliettino in tasca. Si china per sussurrare al suo orecchio, ora, con una breve spintarella verso ooh: quando pit-tore guarda il biglietto, nota che si tratta solo di una cifra (con tanti zero) ed una scritta. uccidilo.
    è lì che capisci di essere stato scambiato per un sicario, e che l'altro sia il tuo (ma soprattutto, di qualcun altro) target.


    ooh-okiedokie
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    Sembrava assurdo che per sfuggire al rumore, Jack Daniels (Hyde) si rifugiasse nel locale più chiassoso di Hogsmeade, eppure. Quello era un genere di caos a cui non era obbligato di dare un ordine. Quelli erano suoni bianchi che non c'entravano nulla con la sua vita, nessuna delle sue vite, e che gli scivolavano addosso come pioggia su un ombrello. Era impermeabile alle risate di perfetti sconosciuti, finché tali rimanevano; alla musica assordante, alle luci che rendevano i contorni confusi. Uno fra tanti finiva sempre per essere nessuno, e Hyde, più spesso di quanto gli piacesse ammettere, ne aveva bisogno. Lui, che si era sempre posto al di sopra degli altri (perché sapeva di esserlo), necessitava delle loro mediocri esistenze per asfissiare la propria. Non durava mai a lungo, quello stato di benessere vacuo e insapore, ma quanto bastava per fargli tollerare un'altra giornata del cazzo con altre persone del cazzo? Sì. Il riflettore era sempre puntato su di lui, che fosse come Capo del Consiglio o come Vigilante di un'altra era; gli veniva comodo non essere nessuno dei due per un po'. Dire che ricaricasse le batterie sarebbe stato inesatto, perché avrebbe presupposto un qualsiasi tipo di energia da riempire: voleva solo annullarsi, diventare un tutt'uno con l'ambiente, lasciare che il DJ di turno pensasse per lui riempiendogli le orecchie di un'altra canzone di merda dove ragazzini dalle discutibili scelte di vita scuotevano corpi e chiome sbattendosene il cazzo di quanto la vita fosse effimera. Sembrava fatalista, perché lo era, ma la morte era sempre stato un pensiero costante, per Hyde. Non aveva mai avuto scelta. La propria o quella degli altri, conosciuti o meno che fossero, non aveva più importanza: tendevano a mescolarsi le une nelle altre, perdendo limiti e consistenza. Era un dato di fatto della sua esistenza, e non aveva mai compreso come altri potessero aggrapparsi così pateticamente alla vita. Se Hyde frequentava il Fiendfyre, era solo perché quanto più vicino ci fosse a cessare d'esistere senza realmente togliersi la vita.
    Una drammatica pausa dall'essere.
    (E non fate quella faccia, cosa vi aspettavate da un post di Hyde: ovvio che si parla di morte, è il suo argomento preferito.)
    Evitava accuratamente contatto visivo con chiunque, e funzionava: laddove solitamente pareva occupare più posto di quanto la sua misera stazza dovesse permettere (sappiamo tutti succhiasse l'energia tipo dissennatore; un buco nero di felicità), al Fiendfyre riusciva a passare inosservato ed invisibile. Nonostante il calore infernale (haha) di quel posto, ovviamente indossava il cappotto; ovviamente aveva un paio di guanti neri da serial killer che avrebbe buttato una volta uscito da lì perché solo Dio sapeva chi toccasse cosa in quel loco di perdizione; ovviamente stava seduto in fondo alla sala, spiaggiato su una poltroncina con una bottiglia di rum che non avrebbe visto l'alba del giorno dopo.
    Gli occhi chiusi. Il respiro così debole che i primi tempi la sicurezza aveva controllato fosse ancora vivo («purtroppo.»), prima di abituarsi alla sua presenza; non credeva neanche l'avessero mai riconosciuto. La schiena poggiata al muro. Nulla di Hyde Joyce Crane Winston, o Jack Daniels che fosse, invitava al dialogo.
    Eppure.
    Non aprì neanche le palpebre, alla presenza che percepiva troppo vicina alla sua zona, limitandosi ad un «no.» secco che funzionava sempre.
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    ho cercato il prompt, non avevo fatto caso fosse al Fiendfyre e mi ha fatto più ridere del dovuto per diversi motivi, ma se voi non dite niente non lo farò neanche io. e se non sapete di cosa parlo tanto meglio.
     
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    Vi sorprenderà saperlo, ma Maddox si sentiva: inutile.
    Lo so, siete sconvolti, la vostra vita ribaltata completamente, capovolta; non ve lo aspettavate. Ma ora potete raccogliere la mascella che vi è caduta per lo stupore, dai, contegno.
    Vi dirò di più, per essere proprio oddly specific, si sentiva come quell'orrendo e inquietante pellicano porta oggetti (allego foto perché sì.) che gli avevano rifilato alle poste magiche qualche giorno prima, al posto delle bacchette per la batteria in edizione limitata che aveva acquistato su Amazowl: messo lì, a fare il proprio lavoro, ma troppo disagiato per farlo degnamente.
    Proprio come il pellicano, che non aveva ancora contenuto assolutamente nessun oggetto perché sembrava pronto ad ingoiare qualsiasi cosa venisse versata nel suo becco per farla sparire nell'etere mistico laddove risiedevano calzini spaiati e forcine perdute, anche Mad non si sentiva all'altezza del proprio lavoro. Cosa che tendeva a succedere quando soffrivi di ansia sociale e ti ritrovavi a lavorare in una stupida discoteca, in mezzo ad un mare sudaticcio di persone, ma okay. Si ripeteva tutti i dannati pomeriggi, prima dell'ennesimo giro di tortura, che prima o poi avrebbe cercato qualcosa di doverso, qualcosa che fosse più nelle sue corde, qualcosa che non lo facesse piangere nel bagno prima, durante, e alla fine di ogni turno; ma quel giorno sembrava destinato a non arrivare mai, e Maddox era ancora lì.
    Sempre lì.
    Al Fiendfyre.
    Inutile.
    Come il pellicano porta oggetti.
    Un sospiro, poi un altro un po' più forte ma non abbastanza da sovrastare la musica assordante. «Pensa a cosa direbbe Gianna,» l'aka fissata con la meditazione e tutta quella roba New Age, «“fai un respiro profondo, elenca cinque cose positive, cinque cose che sai fare e cinque in cui vorresti migliorare”.»
    Facciamo anche no.
    Carino, sebbene inutile, il consiglio di Levi.. peccato che Mad, pur provandoci, fosse incagliato ancora al primo punto e non gli venissero in mente altre cose positive che non fossero tamponi Covid.
    O test di gravidanza.
    Perciò insomma.
    «Magari dopo...» e, a malincuore, si fece coraggio ed uscì dal suo nascondiglio: il ripostiglio delle scope e della carta igienica. Infallibile: non lo cercava mai nessuno (fine) lì dentro.
    Si costrinse a mettere un piedi davanti all'altro per avanzare in maniera fluida all'interno del locale — anche se, come c'era da aspettarsi, somigliava più ad un androide con gli ingranaggi incastrati e bisognosi di un po' d'olio, o in alternativa uno zombie in cerca di cervelli.
    Il suo incubo più grande era la folla che si agitava sulla pista, un oceano di corpi in movimento che Maddox avrebbe dovuto per forza attraversare per raggiungere i tavoli e le poltroncine da ripulire dei bicchieri lasciati in giro.
    Non voleva assolutamente; sperava vivamente di essere tramortito da un gomito sul setto nasale, di finire a terra ed essere calpestato dalla folla agitata.
    Un sogno.
    Destinato, in parte, ad avverarsi quando qualcuno gli diede un'inaspettata spallata e lo fece sbalzare all'indietro; Maddox finì chiappe a terra, ad osservare dal basso il suo assalitore che non se n'era nemmeno reso conto. Si trattene dal biabigliare un grazie, solo perché qualche aka aveva ancora un po' di amor proprio, ma in quantità sufficiente da ammonirlo in maniera perentoria di non farlo. Quindi, semplicemente, rimase lì qualche secondo ad osservare il pavimento calpestato da centinaia di persone ogni giorno.
    Il ritratto della sua vita, insomma.
    E fu in quel momento che vide un oggetto luccicare, riflettendo le luci stroboscopiche della discoteca.
    Sembrava un soldo, o una spilla, ma da lontano era difficile dirlo; solo avvicinandosi (a gattoni.) riuscì a capire che fosse, in realtà, un anello. Beh, aveva trovato cose decisamente più strane sul pavimento del Fiendfyre — slip e biancheria intima di ogni forma, colore e misura erano quelli che andavano di più; banconote, monete e scarpe abbandonate sotto i tavoli venivano subito dopo.
    Ma anche orecchini, collane, telefoni... Per non parlare, poi, di sigarette, canne, chiavi, penne, unghie finte.
    Una volta ci aveva trovato anche un vibratore da borsetta.
    Perciò no, l'anello con l'emblema intarsiato che sembrava valere una fortuna non era qualcosa a cui Mad volesse dare troppa attenzione. Lo raccolse, per abitudine, e lo mise al dito con l'intenzione di portarlo alla ragazza che lavorava all'entrata e affidarlo a lei, nel caso in cui qualcuno fosse tornato a reclamarlo. Il suo lavoro finiva lì.
    Cioè, in parte. Magari bastasse così poco! Ma no, aveva ancora una sala da pulire.
    Rialzandosi da terra si beccò la famosa gomitata sul setto nasale che aveva tanto sperato, ma - per sua sfortuna - non svenne; la testimonianza dello scontro si limitò ad un solo rivolo di sangue a scendere dalla narice sinistra, che lo special si affrettò a cancellare via con la manica della felpa, finendo, di fatto, con lo spalmare il sangue su tutta la guancia.
    E poi.
    Poi rimase inchiodato al suo posto, perché nella fretta di raggiungere l'oggetto sconosciuto aveva percorso più pavimento strada del previsto ed era riemerso in una parte della sala diversa da dov'era stato fino ad un attimo fa e —
    «no.»
    Ok, giusto, come dargli torto.
    Anche lui non avrebbe voluto parlare con se stesso.
    Aprì e chiuse la bocca almeno una decina di volte, il Rory, senza trovare nemmeno la voce per scusarsi di esser rimasto lì in piedi a fissarlo. Avrebbe voluto farlo, davvero: scusarsi e prostrarsi e girare i tacchi e correre via. Ma non riuscì a fare nulla se non squittire (letteralmente. A voce alta.) impaurito e triggerato dalla presenza di Jack Daniels (morto più che) seduto sul divanetto.
    Se aveva ancora gli incubi dal loro primo (e ultimo, fino a quel momento) incontro? Ah ah ah ah.
    Sì.
    Ma più che del biondo, aveva paura del moro che viveva nella sua testa e che aveva giurato vendetta contro quel coglione di merda — parole di Hartley, non di Maddox!!! Figuriamoci. Temeva che Hartley lo andasse a cercare e si facesse uccidere: il Daniels ci era già quasi riuscito a San Valentino. Non gli sembrava affatto una buona idea istigarlo a provarci di nuovo.
    Perlomeno la fortuna aveva voluto che lo incontrasse lui, quella sera, e non Hart.
    Anche se, a volerla dire tutta, Maddox si sarebbe reputato molto più fortunato a non doverlo incontrare mai più e basta.
    (Immaginava che il sentimento fosse reciproco.) (E come dare torto al Daniels...)
    E invece.
    Era ancora lì in piedi che lo fissava, come uno stalker. O un cervo abbagliato dai fari di un'automobile che minacciava di stamparlo sull'asfalto umido e lasciarlo lì. Forse la seconda.
    Decisamente la seconda.
    Magari se se ne andava in silenzio, quatto quatto, e con passi leggeri, Jack Daniels non avrebbe provato a sparargli.
    Di nuovo.
    Faceva ridere, ma anche un po' riflettere, che fosse necessario aggiungere quella piccola postilla.
    Di. Nuovo.
    E, perché infondo era Maddox, scoppiò a ridere nervosamente. Inutile tapparsi la bocca con entrambe le mani, ormai era partito: e quella risata isterca, se possibile, era pure peggio delle lacrime incontrollate. Desiderava tantissimo che una voragine si aprisse nel terreno e lo inghiottisse per sempre.
    maddox
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    se dopo dieci mesi nessuno ha risposto doveva per forza andare così.

    CITAZIONE
    3) [PROMPT] stavi aspettando un pacco ma c'è stato un po' di marasma alle poste magiche, e hai ricevuto quello sbagliato.

    8) [ON] un anello con un emblema sconosciuto sopra. Vi rendete conto che toccando una persona mentre avete questo anello addosso, le farete vedere un vostro ricordo (a scelta vostra, ma non propriamente del pg).
     
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    Forse era finito in un universo alternativo in cui le persone non comprendevano il suo linguaggio. Sarebbe stato così strano? Di quei tempi, si aprivano più varchi spazio dimensionali che pacchetti di patatine. “No” gli sembrava una parola semplice, intuibile, facile da comprendere in molte altre lingue che non fossero l’inglese. Se il solo termine non fosse bastato, avrebbe dovuto essere il linguaggio corporeo di Hyde a suggerire che non fosse giornata, e quando anche quello avesse fallito, l’espressione piatta e vacua di chi lì c’era, ma non sembrava affatto farlo. E invece. Sentendosi osservato, non potè fare a meno di socchiudere un occhio. Avrebbe preferito non farlo? Sì, a prescindere, ma a maggior ragione quando lo sguardo freddo e perforante si posò sull’individuo che stava disturbando la sua quiete.
    Non sollevò anche la seconda palpebra. Rimase a fissarlo con un occhio solo, le mani abbandonate in grembo. Chi non l’avesse conosciuto, avrebbe perfino potuto credere fosse il ritratto del rilassamento, e che avesse decisamente bevuto un goccio di troppo; gli altri sapevano che talvolta la morte inferiore si rifletteva sul suo corpo, lasciandolo più cadavere che uomo. La terza categoria esisteva, ma non era popolata quanto le precedenti: racchiudeva chi sapeva chi fosse, e chi, in quella posa apparentemente morbida, riconoscesse la rigidità di un rettile pronto ad affondare le zanne. Immaginava fosse in quella, che rientrasse Maddox Rory.
    «cazzo ridi.» bisbigliato con la stessa veemenza di una Marta comunque ad Ale, ma senza il sorriso ad accompagnarne l’accusa. Perchè non era una vera domanda, quella lì: era già una condanna, l’ennesimo chiodo sulla bara già aperta e riempita qualche mese prima. Non provò neanche a dargli il beneficio del dubbio, e fingere – per entrambi – di non riconoscerlo: Maddox sapeva chi lui fosse; Hyde sapeva chi, all’incirca visto che sembrava essere un tipo molto affollato, fosse l’altro. Nulla entrava in tasca del CW a dargli la possibilità di ingannarsi potesse sopravvivere una seconda volta. Con le luci stroboscopiche della discoteca, era difficile mettere a fuoco i dettagli dell’altro, ma come avrebbe potuto - come avrebbe potuto - non notare la traccia cremisi sopra il labbro superiore, striato goffamente verso la guancia? Dopotutto, quella era la versione in cui l’aveva conosciuto; la sua preferita. Così sorrise, socchiudendo tutti e due gli occhi. Era sempre un sorriso strano, quello di Hyde. Sembrava finto, meccanico, quasi qualcuno tirasse fili agli angoli della bocca per costringerlo a curvarle verso l’alto. Eppure, era lì. Crudele, ma era lì. «stai sanguinando» non specificò di nuovo, né alluse che potesse essere solo l’inizio: quand’eri un Hyde Joyce Crane Winston, non dovevi aggiungere un cazzo d’altro alla parentesi brutale di un sorriso.
    hyde jack
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    ciao amo may we meet again .
     
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    Non c’era nulla di disagevole nell’essere fissato con una sola iride - talmente chiara al punto da sembrare trasparente sotto le luci della discoteca - uno sguardo così deadpan e morto dentro da arrivare a scrutare fino nell’anima
    (O forse quelli erano semplicemente i patemi tipici di uno special con una crisi di nervi dopo l’altra.)
    Assolutamente nulla.
    Nulla.
    Eppure era proprio così che Maddox si sentiva: a disagio. Ma, ancora una volta: poteva forse essere considerata una novità? Non direi, no. Maddox passava tutta la vita a sentirsi in quel modo — figurarsi se non era quello il caso, in mezzo a tutta quella gente e in piedi di fronte a Jack Daniels. Lo stesso biondo che pochi mesi prima l’aveva quasi ammazzato.
    (Con un buon motivo, c’è da dire; anche Maddox, ogni tanto, provava l’irrefrenabile desiderio di strangolare Hartley con le loro stesse mani, ma era troppo cordardo e debole per farlo davvero.)
    «cazzo ridi.» Eh, se lo chiedeva anche lui.
    Perchè davvero, non c’era proprio un cazzo da ridere. Niente. Nulla. Nisba.
    Provò a frenare la risata isterica portando anche la seconda mano a premere sulla prima, che già premeva inutile sulle labbra dischiuse: non servì a molto. In realtà, voleva anche un po’ piangere. Ma non lo fece.
    (E solo perché aveva già pianto abbastanza mezz’ora prima.)
    Quando Jack Daniels sorrise, Maddox si sentì pure peggio.
    «stai sanguinando»
    Ah, ma pensa, era vero; per un attimo, l’aveva rimosso. Con le mani ancora ben salde sulle labbra, mosse appena un dito per tastare la narice sanguinante. Era ancora lì, metallico e denso e caldo e — oh mio dio, meglio non pensarci, o si sarebbe sentito male. Doveva fare qualcos’altro. O anche solo pensare.
    E alla fine scelse di parlare. Cioè, non fu proprio una scelta logica o razionale la sua. Quando mai. Fu un riflesso involontario, come il calcio mollato quando il martelletto impatta contro un ginocchio; come strizzare gli occhi quando si starnutisce; come dire scusa quando qualcuno lo guardava male pur non avendo fatto alcunché di sbagliato. Gli venne istintivo, perché era scemo.
    Fine della storia.
    (La sua, probabilmente.)
    «Stai avendo anche tu un momento di déjà-vu?» perlomeno, PERLOMENO!, si riparmiò il finger guns disagiato che sentiva montare dentro. Voleva davvero, ma davvero davvero, tanto indirizzarlo verso il Capo del Consiglio.
    Non lo fece.
    Piuttosto, parlò ancora. Perché quella sera, ancora più che in tutta la sua vita, non sembrava riuscire a collegare le sinapsi per prendere la decisione più giusta.
    «Non hai la pistola dietro» che voleva essere una domanda, ma uscì come una dannata affermazione perché uno poteva solo sperare, ritrovandosi in casi del genere, di essere così tanto fortunato.
    Seguì un lungo silenzio imbarazzato da parte di Maddox.
    Sipario.
    maddox
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    Con un solo occhio, sonnacchioso e pigro, Hyde seguì le dita di Maddox a macchiarsi di sangue, spostandolo sui polpastrelli e parte della guancia. Le luci del fiendfyre le rendevano chiazze scure ed incolori; inchiostro, forse. Una storia di certo la raccontavano, anche se non una che meritasse prima o seconda pagina. «Stai avendo anche tu un momento di déjà-vu?» Rimase in silenzio qualche secondo, lasciando che la musica riempisse spazi ed orecchie. La poltrona sulla quale si era sciolto, vibrava appena sotto le gambe. Sospirò greve, pesante, spingendosi in avanti per poggiare i gomiti sulle ginocchia, continuando ad osservare l’altro senza battere le palpebre.
    «quasi»
    Seppur contorto, e decisamente attinto da una fonte infetta, c’era comunque l’ombra di un sorriso sulle labbra del Crane Winston – perché non era il Daniels, quello ad osservare un comune cittadino perdere sangue dal naso. Era tutto Hyde, dall’espressione vuota ma rilassata, allo sguardo vecchio in un viso mai del tutto giovane. Di rughe non ne aveva, ma sembrava comunque di vederne. «non sono stato io» osservò, perché sembrava uno con cui fosse necessario sottolineare l’ovvio. Lasciò comunque non detto, ma espresso nella flebilmente accennata curva delle labbra, un per ora che sapeva più di minaccia che di promessa. Non era lì per uccidere nessuno, Hyde.
    C’era anche da dire che potesse cambiare idea molto in fretta.
    «Non hai la pistola dietro»
    Non rise, ma dal tono pareva quasi l’avesse fatto. C’era indubbiamente qualcosa di meno affilato del solito nel biondo, ma non necessariamente in positivo: sul piatto, le cose scivolavano senza fermarsi da nessuna parte. «come se ne avessi bisogno» ed anche se ormai era abbastanza assuefatto all’alcool da non averne veri sintomi, quella sera poteva ritenersi liquido quanto bastava per trattenerlo lì un po’ più a lungo. Divertimento personale, sfogo di sadismo trattenuto sempre male sotto pelle. Lo studiò qualche istante. «lavori qui?» perché non sembrava il tipo da frequentare quel tipo di posti, ma non si poteva mai dire: lui era un assiduo cliente, e chi l’avrebbe mai detto. Piegò il capo sulla spalla, indicando il posto libero al proprio fianco senza invitarlo a prendere posto, ma riconoscendo comunque che potesse farlo. Se avesse voluto.
    hyde jack
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    Maddox non si sentiva affatto a disagio, sotto lo sguardo morto di Jack Daniels, figuriamoci. Per niente proprio. Zero. Come su un qualsiasi balcone italiano ad aprile 2020, anche sul viso dello special si poteva leggere la stessa identica frase ripetuta in tutte le salse: andrà tutto bene, con la postilla, piccola e a prova persino di vista aguzza: non andrà bene proprio un ca— (fiori colorati coprivano la parolaccia, i bambini non dovevano essere disturbati da tanta volgarità.) (Maddox, Maddox era il bambino.)
    Stava alla grande! Benone! YAY!
    Ah.
    Mega sospiro.
    Ma l’espressione saldamente nascosta dietro le mani ancora premute sulla bocca — che aveva smesso di ridere, finalmente, ma funzionavano lo stesso come copertura. O così voleva sperare. Non stava affatto valutando come indietreggiare e sparire dalla vista del Capo del Consiglio, confondendosi tra la folla e facendo perdere ogni traccia di sé, figuriamoci.
    Eppure non ci riusciva, perché lo sguardo dell’altro lo teneva inchiodato sul posto. A disagio, ma pur sempre lì.
    «non sono stato io»
    Stavolta non ebbe l’impulso di toccare nuovamente il sangue (che non aveva smesso di colare dal naso duramente colpito) ma finalmente sciolse la presa delle mani, e — eh, erano decisamente di troppo, non sapeva cosa farsene. Incrociarle al petto? No, sarebbe sembrato scorbutico e scostante. Unite all’altezza del petto? No, non era il professore di francese di pandi, che usava il panzone come cuscino per riposare le mani. Unite, ma tenute basse? No, dai, che disperato. Portate sui capelli, fino a tirarli via ciocca per ciocca? Eh, tempting. Cioè, capite il suo disagio? Era davvero difficile funzionare.
    Alla fine, le lasciò cadere a peso morto lungo i fianchi. «no, stavolta no» non ancora, ma perché specificarlo e sigillare la propria cassa di legno — una in cui aveva già iniziato a mettersi comodo il San Valentino precedente, per giunta. Confuso, ma non sorpreso, dalle parole del Daniels, inclinò la testa e si ritrovò a chiedere: «ci sono altri modi in cui vorresti uccidermi?» prima di rendersi conto che fosse una domanda molto stupida. «sai cosa?» alzò le inutili appendici e le agitò nello spazio che li divideva: finalmente servivano a qualcosa. «non serve che tu risponda. Non farlo. davvero» certo che poteva ucciderlo in altri modi, ce n’erano davvero un sacco! E il Capo del Consiglio gli pareva una persona (pigra) in perenne modalità risparmio energia, ma decisamente non una con poca fantasia.
    E poi, davvero. Davvero.
    L’ultima cosa che si sarebbe aspettato era che l’altro lo invtasse a fare conversazione.
    Era finito in qualche dimensione alternativa mistica, senza rendersene conto? Oddio, la botta lo aveva forse mandato in coma? Stava sognando tutto? No, sarebbe stato un sogno troppo strano.
    Doveva per forza essere reale, perché faceva ridere e la sua vita era notoriamente una barzelletta.
    «lavori qui?» Maddox annuì, prima di trovare la forza, o le parole, per articolare una risposta che avesse senso; il tutto, senza distogliere lo sguardo dall’altro, se non per un breve istante in cui lo portò al posto libero che gli veniva indicato, soppesando le (ipotesi) opzioni.
    Non ricordava granché di quel nefasto quattordici febbraio, il Rory, che si era spento alla vista del proiettile incastrato nella pelle morbida del ventro (o era la gamba? Sinceramente non ricordo e sono troppo pigra per cercare la discussione, sara, amami comunque) ma era abbastanza sicuro che Jack e Hartley non avessero conversato granché, tra un colpo di rivoltella e un tentato (e quasi riuscito) omicidio. Faceva ridere (e un po’ anche riflettere) che quella fosse la prima vera conversazione che aveva con il maggiore. Terribile.
    Si avvicinò cautamente di qualche passo, vicino abbastanza da non dover urlare per sovrastare la musica del locale, ma non abbastanza da finire accidentalmente nello spazio personale del Daniels. «mh... sì.» tirò le labbra in una linea sottile, guardandosi intorno. La pista era gremita di gente, corpi sudaticci che più passavano il tempo e le canzoni, e più si stringevano gli uni agli altri, diventando una sola cosa informe e fuori tempo. Un incubo. E ci finiva in mezzo tutte le sere; poi vi domandate perché fosse così misero. «purtroppo. Non ci verrei di sicuro, se potessi evitare di farlo» stava parlando più con se stesso che con il Daniels, ormai. «o... perlomeno non ci verrei di proposito. volontariamente. Cioè, non io rimbalzò lo sguardo scuro in quello chiaro dell’altro, scuotendo la testa. «va beh, hai capito no?» no.
    Tanto lo sapeva che Jack sapesse — era solo strano, e inusuale, per Maddox accennare alla questione aka di proposito. Raramente ne parlava, persino con coloro che ne erano a conoscenza; Jack lo aveva visto passare dallo spaventato e frignone Maddox, all’antipatico e maleducato Hartley, perciò immaginava si fosse fatto una vaga, se non marginale, idea di cosa accadesse nella sua testa.
    O forse no, ed era davvero tutto nella sua testa. AH! Sarebbe stato molto ironico e buffo.
    «non ti avevo mai notato prima» banalmente, perché lo special cercava di limitare il più possibile il contatto e le interazioni sociali, e tendeva a non osservare, non davvero, per paura di notare dettagli che non gli sarebbero poi piaciuti; ma conoscendolo, e riconoscendolo, non aveva potuto non notare la figura del Daniels, quella sera. Prima di quel giorno? Eh, solo un gran buco nero di ansia sociale e attacchi di panico; difficile richiamare alla memoria ricordi nitidi; certe volte sembrava più strafatto dei clienti del Fiendfyre, lui!
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    Il mondo era pieno di persone stupide. Lo sapeva bene, d’altronde viveva con Chelsey, Jekyll e Adalbert, ma c’era chi davvero i limiti li superava tutti. Non poteva propriamente giudicare chi nel sistema solare non volesse esistere, era il primo a cercare ed attendere la morte dalla nascita, ma c’era modo e modo: non era mai stato per quel tipo di gioco rischioso, il CW. Magari evitava di spostarsi quando il predatore apriva le fauci e gli si lanciava contro, ma certamente non gli domandava «ci sono altri modi in cui vorresti uccidermi?» come aveva appena fatto Maddox. Titillare una curiosità già provata, un intrigo sottile. Tirare i fili e rischiare di rompere quel friabile equilibrio in cui Hyde sceglieva di essere innocuo, portandolo invece a pensare alle infinite possibilità in cui avrebbe potuto togliergli la vita. Piegò la testa, sorreggendola sul palmo aperto, studiandolo di sottecchi sotto le luci al neon del Fiendfyre. Qualcosa di quel pensiero dovette palesarsi nello sguardo chiaro di Hyde, perché l’altro sollevò i palmi aperti.
    Un po’ tardi per la resa.
    «sai cosa? non serve che tu risponda. Non farlo. Davvero»
    Mh. Lo guardò più intensamente un paio di lenti battiti di cuore, prima di concederglielo con un liquido movimento del capo. Non era mai stato uno di molte parole, e non vedeva perché sprecarle con lui – per qualcosa, poi, che avrebbe di gran lunga preferito mettere in pratica. L’angolo sinistro delle labbra di Hyde si sollevò pigro verso l’alto, perché Maddox doveva essere davvero terrorizzato da lui, considerando che non aveva abbassato lo sguardo neanche una volta. Davvero temeva che se l’avesse fatto, come un qualsiasi personaggio di una pellicola dell’orrore, Hyde l’avrebbe attaccato? Se sì, faceva bene. Una scelta saggia della quale non l’aveva creduto in grado. Ottimo lavoro. Tirò l’interno della guancia fra i denti, chiedendosi se il tacito invito avesse creato più paranoie del dovuto. Non era neanche stata sua intenzione, per una volta, ma poteva comunque godersi lo spettacolo come l’avesse fatto di proposito. «mh... sì.» Loquace e prolisso, notava. Arcuò le sopracciglia, annuendo fra sé.
    Per lui poteva anche finire lì. Entrambi erano usciti dalla loro zona di comfort più di quanto fosse necessario. «purtroppo. Non ci verrei di sicuro, se potessi evitare di farlo. o... perlomeno non ci verrei di proposito. volontariamente. Cioè, non io. va beh, hai capito no?» Aveva… capito? In parte, immaginava. Battè le palpebre, cercando di comprendere, e dare un senso, a quanto appena sentito. Era così inetto da non potersi trovare un altro lavoro? E, secondariamente: le sue identità lo obbligavano a fare cose che non voleva spesso? Non ne aveva conosciute abbastanza da farsi un’idea di come potesse essere l’interno della testa dell’altro, nè voleva farlo, ma mormorò comunque un «l’altro tizio?» di cui non sapeva il nome, perché secondo me non si sono mai presentati (.) ma immaginava Maddox avrebbe capito a chi si riferisse. In parte era intrigato all’idea di saper quanto fosse affollata la calotta cranica del ragazzo; in parte voleva solo dare fastidio, perché immaginava che le conoscenze del Rory passassero in automatico a tutte le altre. O no? Non era informato in merito. Magari avrebbe perfino rimediato: indipendentemente dalla situazione, non gli piaceva essere impreparato.
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    «non ti avevo mai notato prima» Aveva spostato distratto lo sguardo sul pavimento, lasciando che la musica e le luci riempissero la testa di qualcosa che non fosse se stesso, ma ruotò nuovamente gli occhi verso l’alto cercando il viso del cameriere. Inarcò scettico un sopracciglio, invitandolo a iniziare e concludere quel pensiero da sé. Niente? «è esattamente il motivo per cui vengo qui» Non un grande segreto né un enorme rivelazione, quella: Jack Daniels andava al Fiendfyre perché non lo notava nessuno. Se Maddox l’avesse notato prima di quel giorno, qualcosa nel suo piano evidentemente non aveva funzionato – come quella sera. O forse i pianeti si erano semplicemente allineati perché quell’incontro avvenisse. «magari era destino davvero, dopotutto» che si trovassero in discoteca o che fossero anime gemelle? Facevano ridere entrambe le opzioni: ogni interpretazione funzionava.
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    Non era certamente l'aka con la personalità più sveglia ed acuta all'interno della Scatola, Maddox, arrivato alla veneranda età di ventidue anni solo grazie all'aiuto delle altre identità — ma persino a lui non fu difficile cogliere l'intensità nello sguardo del Daniels, e capire che forse avrebbe fatto meglio a chiudere il becco, senza dare particolari spunti all'altro ragazzo su come aiutarlo a lasciare quel piano astrale. Era palese che avesse detto una parola di troppo, storia della sua vita. Un po' malediva le altre akas per aver scelto proprio quella sera, fra tutte, per sparire: non aveva ricevuto neppure un commento, non uno, né sprezzante, né di supporto, in chissà quante ore, e non poteva di certo negare che in quel momento gli avrebbe fatto comodo un loro consiglio, anche che fosse, banalmente, quello di sloggiare e andarsene il più lontano possibile. Il Burkina Faso sembrava abbastanza lontano. Il Tagikistan, magari. Persino la Siberia gli pareva una meta affascinante. Ovunque, fuorché lì.
    E invece, abbandonato al suo inesistente istinto di conservazione, fece l'esatto opposto, avvicinandosi al maggiore ma rimanendo comunque ad una distanza tale che, per riuscire ad aggredirlo fisicamente, l'altro avrebbe dovuto compiere lo sforzo fisico di muoversi, e a giudicare dall'aria indolente mostrata fino a quel momento, non doveva essere grande fan dell'idea. Certo, Jack Daniels poteva sempre fare ricorso alla magia e stecchirlo laddove si trovava, ma Maddox non voleva pensarci. Non voleva pensarci affatto.
    Sotto lo sguardo insistente preso a studiarlo centimetro per centimetro, e a scrutarlo come se volesse entrargli nella testa per capire come funzionasse (che, ti dirò: in bocca al lupo, Hyde, non l'ha capito nemmeno Maddox ancora, figurati) il metamorfo non riuscì a rilassare le spalle, rimanendo rigido come un manico di scopa a farsi, semplicemente, studiare.
    Era una sensazione che non gli piaceva, gli creava disagio (come qualsiasi altra cosa nella vita, vero.) e gli faceva solleticare i peli alla base della nuca, gli metteva la pelle d'oca e, più in generale, lo faceva sentire esattamente per ciò che era sempre stato: un fenomeno da baraccone. Un caso clinico da studiare, e da capire. Il divertimento di psicomaghi e scienziati. Uno scherzo della natura. Non si era mai sentito adeguato, il Rory, e persino le akas più spavalde e sicure di sé, cedevano ogni tanto sotto la consapevolezza di essere sbagliati, in più versi che uno.
    Ma non si tirò indietro, lasciando che Jack formulasse (o no, come preferiva lui insomma) le proprie teorie al riguardo, e sorprendendosi da solo quando finì con il fornire più spiegazioni di quante avrebbe mai dato a chiunque altro.
    «l’altro tizio?»
    «sì e no.» rispose, grattandosi la nuca, senza distogliere lo sguardo, «hartley.» era sempre difficile capire da dove iniziare a sbrogliare la questione “akas”, trovare l'inizio della matassa e scioglierla un filo alla volta; quando che ci provava, succedevano sempre due cose: o veniva fuori tutta insieme, in un fiume di parole incomprensibili e confuse, oppure incontrava nodi nel gomitolo impossibili da sciogliere, e si bloccava, inciampando nelle sue stesse parole, incapace di continuare. Avrebbero scoperto insieme, quella sera, quale delle due alternative si sarebbe presentata loro. «il ragazzo che hai conosciuto è hartley.» non sapeva nemmeno spiegargli come fosse Hartley, poteva solo dirgli che fosse Hartley. Davvero, tutta quella questione di come funzionava la Scatola era un mistero per Mad. «ma nemmeno lui è fan di questo lavoro» figuriamoci, Hart odiava le persone e le sopportava molto meno di Maddox; infatti, non aveva lavorato mai neppure una volta al Fiendfyre al suo posto.
    Nessuna delle akas lo aveva fatto, in effetti.
    «non è stato lui a trovarmi— beh, trovarci, immagino, questo lavoro. Ma poi è toccato a me tenerlo» perché, a conti fatti, non poteva (e non sapeva) fare nient'altro. Si strinse nelle spalle, senza fornire ulteriori chiarimenti, e lasciando intendere che non ci fossero solo loro due, Hart e Maddox, nella testa del Rory.
    Non si aspettava che Jack Daniels lo considerasse niente più di inetto, o che avesse grandi considerazioni di lui, perciò non provò nemmeno a nascondersi dietro scuse di vario genere, o frasi atte a colmare quelle lacune nella personalità che avrebbero potuto, altrimenti, aiutarlo ad uscire da una situazione nella quale chiaramente non voleva stare. Era fatto così. «magari un giorno» impazzirò del tutto, un'altra aka prenderà il sopravvento e usciremo da questo buco nero, «mi licenzierò, ma non è questo il giorno. o la notte, insomma.» e non lo sarebbe stata nemmeno quella dopo, probabilmente.
    Sfiancato da quante più parole non avesse detto nelle ultime tre settimane, si afflosciò contro il tavolino alle sue spalle, poggiandoci i fianchi, constatando come non avesse mai notato il Daniels, al locale, prima di quella sera. «è esattamente il motivo per cui vengo qui» «per sparire?» che.. Vi dirò. Aveva senso, in mezzo a quel mare in movimento di persone. Quello che aveva meno senso, senza alcun dubbio, era la constatazione finale del Capo del Consiglio. «non ci credi davvero» Maddox inclinò il capo, studiando il volto del biondo; non una domanda, la sua, quanto più un’affermazione che sentiva fosse vera, perché Jack Daniels non gli sembrava affatto il genere di persona da credere in cose come il destino.
    Ma, ancora una volta, chi era Maddox per dirlo? Tra le sue skills non rientrava di sicuro l’abilità nel saper leggere le persone, perciò non indagò oltre, limitandosi a stringere le spalle e abbassare il capo. «ah, tra parentesi: Hartley ti odia.» una precisazione inutile da fare, chiunque avrebbe potuto dirlo, ma per qualche motivo si ritrovò a parlare prima di riflettere. «ma per mia fortuna stasera ha scelto il silenzio» così da farantire di farli vivere un giorno (di sofferenza.) in più, yay. «ora chiudo la bocca.» un monito rivolto a se stesso, piuttosto che un'informazione da condividere con l'altro, e distolse lo sguardo per la prima volta dall'inizio di quell'incontro, mordendosi l'interno della guancia.
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    Chissà in quale punto della conversazione aveva fallito abbastanza da far credere a Maddox Rory che fosse interessato a conoscere i nomi delle sue numerose identità. Socchiuse le labbra per far notare pesante che potesse tranquillamente tenersi quel genere di informazioni per sé, ma richiuse la bocca con un breve sospiro liquido, scuotendo appena il capo. Quella sera, Hyde non era il soldato sempre sul piede di guerra pronto ad alzare la canna del fucile anche sul petto dei propri commilitoni; non aveva voglia di esserlo, il conflitto un concetto troppo denso per l’alcool nelle vene e la pesantezza delle spalle. Gli sembrava un pretesto stupido per litigare e metterlo a disagio, quello, quando dalla sua aveva altri cento modi senza neanche doversi sforzare. Trovava quella conversazione di per sé assurda ed irreale, abbastanza da concedere un limitato spazio di manovra in cui non mostrare i denti. Capitava anche al CW di sentirsi stanco e basta, svuotato perfino dalla costante necessità di mettersi sulla difensiva, e farlo attaccando. «il ragazzo che hai conosciuto è hartley.» Conosciuto, diceva. Faceva già ridere così. Sollevò appena un angolo delle labbra, le dita a stringersi ed allargarsi sul vetro della bottiglia, distratto ed incurante. «chi sceglie i nomi?» domandò, perché se lui doveva stare lì a tollerare presentazioni di seconda mano, l’altro poteva perlomeno aspettarsi quel genere di domanda. Priva di tatto e sensibilità, forse. Non sapeva quale fosse l’etichetta in merito, ma dopotutto, non l’avrebbe rispettata in ogni caso, quindi andava bene così. La diplomazia era un tratto costretto a forzare come Jack Daniels, perché un Consigliere non poteva permettersi altro, ma Hyde - e quella sera, seduto su quella poltroncina, si trattava indubbiamente di Hyde Joyce Crane Winston – non ne aveva mai fatto uso in vita sua, e non avrebbe cominciato in quel momento. «ma nemmeno lui è fan di questo lavoro» Chi l’avrebbe mai detto, con quella personalità affabile e solare. Una notte di sorprese. «non è stato lui a trovarmi— beh, trovarci, immagino, questo lavoro. Ma poi è toccato a me tenerlo» Di nuovo, non lo capì. Ruotò la testa quanto bastava a spostare gli occhi sul viso di Maddox, osservandolo con palpebre pesanti. Gli sembrava un motivo davvero misero per tenersi un lavoro, quello. Mi è toccato tenermelo, come se non avesse scelta in merito o non volesse averla. Lo trovò, se possibile, ancor più triste, e lasciò che quel giudizio calasse sulle iridi azzurro sporco, affondando in un carne nata tenera e vulnerabile. Non lo preoccupava che fosse l’equivalente di sparare sulla croce rossa; non capiva perché trattenere il proprio disprezzo quando chiaramente l’altro lo meritava, in favore di… cosa avrebbe dovuto farlo? Per proteggere il suo ego? Quale, poi. Era sincero, Hyde. Onesto anche in quello, le convenzioni sociali un altro scarto nella già enorme montagna del cazzo che non se ne sbatteva.
    «per sparire?» Indugiò qualche istante sugli occhi dell’altro, chiedendosi se ne valesse la pena. Chiarire, rispondere. Sottolineare quanto idiota fosse quella domanda, considerando che Hyde fosse proprio lì, in carne ed ossa, facendo tutto il contrario rispetto a sparire. Semantica, però. Non era così distante dalla realtà; un concetto di non esistere che, comunque, non aveva intenzione di affrontare con lui. O con chiunque altro. «possiamo metterla così» grattò con il pollice il collo della bottiglia, spostando gli occhi sulle proprie mani. «non ci credi davvero» Avrebbe voluto dissentire solo per il principio di sentirlo così sicuro in merito, ma «no» concesse in un mormorio, sorridendo con tutte le labbra. O almeno, per quello che Hyde poteva permettersi come sorriso, qualcosa che ci provava e non riusciva mai nel proprio intento. Non lo rendeva meno innocuo o più amichevole, al massimo il contrario. Sembravano sempre una minaccia, i sorrisi tirati del biondo.
    La erano.
    «ah, tra parentesi: Hartley ti odia.»
    Una particolare scelta di parole che obbligò Hyde ad arcuare le sopracciglia. Alzò prima la testa, distogliendo lo sguardo dalle proprie unghie solo in un secondo momento per posarlo sul ragazzo, permettendogli di vedere quanto poco lo toccasse. Era ovvio quanto il fatto che non credesse nel destino. Erano molte poche le persone che non odiavano Hyde; poteva mettersi in fila, ed attaccarsi al cazzo. «e tu no?» dopotutto, era a lui che aveva sparato: Hartley era stato solo la conseguenza. Una rottura di coglioni di conseguenza, ma immaginava che l’unico modo in cui la situazione avrebbe potuto non diventarlo, sarebbe stata con una morte sul colpo. «ma per mia fortuna stasera ha scelto il silenzio» Pensa te, che caso la vita. Attirò l’attenzione del CW abbastanza da fargli drizzare la schiena, sospirare ancora, e sporgersi verso il Rory. «la fortuna è come il destino» incrociò le dita attorno al vetro, capo piegato su una spalla. «dici che non è abbastanza sveglio da aver imparato dai suoi errori?» Il fatto che l’avesse chiesto, già suggeriva cosa pensasse Hyde in merito.
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    A dire la verità, Maddox non si era aspettato di ricevere molte domande durante il suo discorso perlopiù incoerente e incomprensibile; anzi, a dirla proprio tutta, questa maledetta verità, non aveva neppure creduto possibile, per uno come lui, intrattenere una conversazione con Jack Daniels senza scoppiare a piangere o fuggire via a gambe levate.
    Eppure era lì.
    Eppure l’altro stava facendo domande.
    Uh, com’era strano il mondo certe volte.
    Rimaneva il fatto che Maddox non aveva preventivato la possibilità che al biondo venissero in mente domande, o che volesse sentire (e sapere) di più di quanto il Rory non stesse già condividendo; dall’aria stanca e annoiata, non si sarebbe detto.
    E anche se Maddox era Maddox, e non il più perspicace degli individui, persino lui poteva capire molto dallo sguardo inconsistente del Daniels.
    Poco ma sicuro, inoltre, non si era preparato per una domanda così — banale, in effetti, ma insolita e inaspettata: «chi sceglie i nomi?»
    Quattro semplici parole che lasciarono lo special confuso, più confuso di prima, e sgomento. Non era pronto alla curiosità – se così poteva essere definita la nota impercettibile nella voce del consigliere –, figuriamoci, dunque, se fosse pronto con delle risposte.
    Aprì e chiuse le labbra un paio di volte, smarrito; non c’era altra parola per descrivere lo sguardo vuoto rivolto alla pista da ballo, le sopracciglia aggrottate, la bocca semi dischiusa in una mezza risposta che non aveva mai avuto e sulla quale Maddox non si era mai soffermato.
    Non sapeva se valesse la stessa cosa anche per le altre akas, ma lui di sicuro non aveva mai indagato su tutta “la questione” — preferiva lasciare il divertimento agli altri; e nessuno di loro, c’era da dirlo, aveva mai condiviso eventuali scoperte con il resto della classe.
    O con Maddox, per quanto valesse.
    O forse era solo bravissimo lui a chiudere fuori qualsiasi tipo di informazione troppo difficile da elaborare; era più facile convincersi di non sapere che dover affrontare la verità, qualsiasi essa fosse.
    Al Daniels, al suo fianco, rivolse solo quello sguardo spaesato e una scrollata di spalle. «Non… non lo so.» Era un po’ troppo pretenzioso aspettarsi delle risposte da lui, ma Jack Daniels non lo conosceva ancora così bene; non che ci fosse molto da conoscere, e ben presto l’altro si sarebbe fatto un’idea abbastanza completa di che razza di persona fosse Maddox Rory, insomma, era esattamente ciò che sembrava: incompetente, disagiato, introverso, problematico, solitario. Ma aveva anche dei difetti!
    «Sono... lì, immagino.» L’increspatura sulla fronte aumentò impercettibilmente sotto lo sforzo insolito di Mad di dare un senso a qualcosa che, citando un saggio, un senso non ce l’ha; aveva dato per buone e assodate un sacco di cose, nel corso di quegli anni — domandarsi chi avesse scelto i nomi era stato così in basso sulla sua lista di priorità che era la prima volta in cui si soffermava a pensarci. Per quel che valeva, nel suo caso aveva semplicemente aperto gli occhi e saputo che il suo nome fosse Maddox. Fine...?
    Avrebbe compreso se Jack Daniels l’avessee trovata una risposta senza senso; non lo aveva neppure per Maddox, ma era così.
    Quando, finalmente, distolse l’attenzione dalla massa informe di corpi danzanti, per riprotarla sul ministeriale al suo fianco, Mad lo trovò che lo stava già guardando, con quello sguardo pesante e giudicante, che esprimeva tutto quello che chiunque aveva (e avrebbe) mai pensato su Rory: che fosse senza palle, e uno smidollato, che non avesse la forza, o peggio, la dignità, per prendere di petto la sua vita e svoltarla.
    E lui era così abituato a quei giudizi che non potè non reagire se non nella solita maniera, abbassando la testa e annuendo, dandogli ragione. Cos’altro poteva dire? Infondo era proprio così, no? Viveva la sua vita un quarto di terrore alla volta, si recava tutte le sere a svolgere un lavoro che non sopportava e al posto del quale si sarebbe fatto volentieri sparare (di nuovo!!) dal consigliere seduto al suo fianco, condivideva l’esistenza con un gruppo non meglio quantificato di non-persone che erano tutte più funzionali di lui — eppure, per qualche assurda, inspiegabile, e fottutamente ironica ragione, toccava a lui la responsabilità di tutto.
    Tutto quello sarebbe bastato a far perdere la (poca) sanità (rimasta) a chiunque; figuriamoci ad un Maddox Rory.
    Era la persona meno interessante del pianeta terra; era un miracolo che il Daniels fosse abbastanza annoiato da voler continuare quella improbabile conversazione, o che lui stesso avesse deciso di assecondarlo — attendeva solo il momento in cui l’altro si sarebbe alzato dal divanetto, sparendo tra la folla senza un’altra parola. O quello in cui avrebbe ricordato a Maddox che era lì per lavorare e che facesse meglio a tornare al suo compito e lasciarlo in pace; entrambe le opzioni, a dirla tutta, sarebbero state più che in linea con il personaggio.
    E invece, erano lì.
    E Maddox, nonostante tutto, si lasciò persino sfuggire una piccola smorfia alle risposte volutamente vaghe di Jack; non era una smorfia di tristezza o delusione, ma uno di rassegnazione: perché avrebbe dovuto immaginarlo che domandare fosse lecito e rispondere cortesia, ma non necessariamente le concessioni fornite dovevano avere l'aspetto di vere e proprie risposte, no? Nel loro essere vaghe e inconcludenti avrebbero potuto benissimo essere domande a loro volta.
    Annuì, pur non avendo compreso, soffermandosi brevemente su un ricordo lontano ma allo stesso tempo chiaro abbastanza da essere rimasto impresso nella sua mente logora e provata: un Jack Daniels che, rivoltella in mano puntata alle gambe di Maddox, lo informava che non credeva nel destino.
    Il giorno era San Valentino, ma avrebbe potuto essere in qualsiasi altro momento della vita: quantomeno, il ministeriale era una persona coerente.
    Maddox decise – saggiamente – di lasciarlo al suo mutismo (non così) selettivo. Onestamente? Slay, non aveva idea nemmeno del perché lui stesse parlando così tanto quando, in altre situazioni, avrebbe fatto prima a sparire in una faglia apertasi improvvisamente nel terreno che a formulare un pensiero coerente. Arrischiò un’altra occhiata ad Hyde, e il sorriso rivolto nella sua direzione lo fece rabbrividire, costringendolo ad abbassare lo sguardo e farlo disperdere nuovamente sulla folla danzante; non capiva come fosse possibile che qualcuno risultasse tanto terrificante con una semplice ed innocente smorfia tanto quanto impugnando un’arma. Quel pensiero lo portò, suo malgrado, a parlare di Hartley e a confessare qualcosa per cui, se il moro fosse stato lì, quella sera, a commentare nella testa di Maddox ogni singolo istante e ogni scambio con Jack Daniels, gli sarebbe sicuramente costato un sacco di insulti e grugniti di disapprovazione.
    Ma Hartley non c’era.
    Non c’era nessuno.
    C’era solo Maddox, che si sentiva solo e disorientato come mai prima nella vita.
    «e tu no?»
    Una domanda interessante, quella del maggiore: lui lo odiava?
    Come risposta, Maddox gli rivolse un'espressione colpevole e un'alzata di spalle insignificante: in realtà, sotto certi aspetti lo capiva — si sarebbe sparato anche lui, fosse stato in possesso dell'arma del consigliere.
    «Avrei voluto,» gli confessò, giocando con l’anello che aveva trovato sul pavimento del locale non troppo tempo prima, «ma sul momento ero troppo spaventato per provare qualsiasi altra cosa.» Ricordava vagamente di aver pianto (non una novità) e di aver implorato in silenzio che finisse alla svelta, prima di lasciarsi trasportare dall’oblio più oscuro; dopodichè, anche dopo tutto quel tempo, non avrebbe saputo dire quanto fosse rimasto lontano dalla Scatola, ma stando all’umore nerissimo di Hart, immaginava di averlo costretto al comando della nave per troppo a lungo. Giorni, forse settimane; cos’era il tempo ah ah.
    A quel punto, Maddox aveva già rimosso tutta la (dis)avventura di febbraio ed era andato avanti: rimozione dei ricordi traumatici! Funzionava!
    Non alzò lo sguardo su Jack Daniels, quando continuò a parlare, ma lo tenne fisso sull'incisione sconosciuta di quell’anello dalle fattezze di un certo valore: si domandò, solo in maniera periferica, chi mai poteva averlo perso, e se fossero già tornati a reclamarlo. «E dopo… è difficile dire se siano i sentimenti di Hartley, o i miei.» Erano piuttosto bravi a scindere le emozioni gli uni dagli altri, o comunque alcuni erano più bravi di Maddox, senza dubbio, ma alle volte succedeva che si mescolassero come i colori sulla tavolozza di un pittore e diventassero qualcos’altro; il Rory non aveva abbastanza lucidità in sé per decidere volontariamente di elaborare.
    O affrontarli.
    «Ti odia molto intensamente.» Alcuni giorni, poi, più di altri; impossibile dire cosa triggerasse l’altro Rory, Mad sapeva solo che fosse lui a dover sopportare il muso lungo i repentini cambiamenti di umore di Hart.
    «la fortuna è come il destino»
    Non avrebbe dovuto farlo, perché non c'era niente di divertente o incoraggiante nelle parole di Jack, ma Maddox sorrise. «Già, immagino.»
    Non ci credeva, era stato più che chiaro; Maddox un po' sì. La fortuna raramente gli sorrideva, e quelle poche volte in cui succedeva voleva credere che fosse destino; che se lo meritasse di essere lasciato in pace almeno per lo spazio di qualche ora.
    Smorzò il sorriso inopportuno, stringendo le labbra in una riga dritta e alzando lo sguardo dalle proprie mani, portandolo solo brevemente sul biondo. «dici che non è abbastanza sveglio da aver imparato dai suoi errori?»
    A quel punto un'altra risata, questa volta più amara e di scherno, sfuggì dalle labbra dello special. «Ma chi, Hartley Derogatory; assolutamente. Imparare dai suoi errori? Ma quando mai! Era la persona meno propensa ad ammettere i propri sbagli che Maddox avesse mai avuto la sfortuna di conoscere, «non hai idea di quante volte abbia pensato di venire a cercarti, e chiedere un rematch» ed erano state davvero tante volte; perlomeno, quelle che Maddox ricordava — non sapeva cosa fosse successo quelle in cui, invece, lui si era spento e aveva lasciato il moro al comando.
    Ma se erano vivi poteva solo dedurre che non fosse mai andato davvero a sfidare il consigliere. Per fortuna.
    Distolse lo sguardo, ancora una volta rivolto alla folla senza davvero guardarla, pensieroso. «In effetti non so perché non l'abbia fatto. Dubito sia stato l’istinto di autoconservazione a farlo desistere,» lo sapevano entrambi che Hartley non ne aveva, «e ancora meno il buonsenso.» Il maggiore dei Rory non aveva nemmeno quello.
    Forse stava solo aspettando l’occasione giusta, chi poteva dirlo; di certo non Maddox. Condividevano lo stesso spazio mentale, lui e Hart, ma non lo avrebbe capito nemmeno in altre dieci vite; a malapena capiva se stesso.
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    «Non… non lo so.» E quella, signori, signore e signorx, era la sua anima gemella. Un vibrante fascio di nervi raggomitolato in se stesso, la cui paura - verso Hyde o il genere umano, non avrebbe saputo dirlo – marchiava l’aria che respiravano tanto quanto i fumi dell’alcool e le eccessive colonie delle persone in pista. Il CW la sentiva sulle labbra, compagnia al retrogusto del whiskey con cui si era anestetizzato a tutto. Passò la lingua sulla bocca, rotolandola poi sotto al palato, su cui schioccò. Alzò gli occhi al soffitto. «non lo sai» rimbeccò, sospirando al nulla. Non sapeva neanche lui cosa provare in merito; se dovesse, provare qualcosa in merito. C’era la più labile delle isterie a sollevare un angolo del sorriso del Crane Winston, perché non lo sapeva, e «Sono... lì, immagino.» con una capacità espressiva che avrebbe fatto invidia ai poeti di ogni secolo vissuto ed a venire. Scosse il capo con un cambiamento che repentino lo era solo per metà, perché seguiva il filo logico dei suoi pensieri. «perchè qualcuno ha decretato che insieme funzionassimo poteva non sembrare, ma era un’altra domanda sincera, e diretta a lui personalmente. Sperava che la risposta non fosse non lo so e eravamo lì, anche se avrebbe avuto una sorta di perversa ironia. Con Godric Osborne quel dubbio non l’aveva avuto, perché erano uguali. Smontavano la realtà cercando di dar loro ordine, e l’unica prigione nella quale si erano trovati rinchiusi era quella creata da loro stessi. Era stato inaspettato, ed Hyde un po’ ci aveva creduto, che era forse uno dei suoi più grandi rimpianti, secondo solo a non aver ucciso Gryffith Dallaire nella culla. Ma Maddox Rory? Non erano neanche complementari: cosa, il signore dell’oblinder, pensava potessero darsi a vicenda? Oltre ad una pallottola; uno scambio che aveva funzionato alla grande.
    A tal proposito, «Avrei voluto, ma sul momento ero troppo spaventato per provare qualsiasi altra cosa.» Così arrendevole, svuotato. Il tipo di persona che Hyde Joyce Crane Winston non credeva meritasse di vivere, troppo inetta e senza spina dorsale per affrontare quel mondo. Ma non lo era, vero? Non del tutto. Era solo una parte di qualcos’altro, ed immaginava che chiunque nella sua posizione fosse costretto a dividere il resto con gli altri. Non capiva perché fosse lui al comando, e non chiunque gli avesse trovato quel lavoro. Lo trovava… quanto meno interessante. Voleva aprirlo ed etichettarlo in cassetti tutti uguali, e non perché volesse aggiustarlo, o perché credesse fosse uno scherzo della natura – Hyde era semplicemente fatto così. Vedeva qualcosa che non capiva, e si vedeva costretto a maneggiarlo finché non lo faceva. Fu un pensiero così razionale e freddo, che si ritrovò a posare le iridi chiare verso l’uscita. Sarebbe stata la scelta migliore, se non per il CW sicuramente per il cameriere del locale. Se avesse permesso a quell’idea di sedimentarsi e diventare reale, le dinamiche sarebbero cambiate abbastanza da impedirgli di rendere effettive le proprie minacce, qualcosa che preferiva evitare. Gli piaceva la sua coerenza senza correzioni morali. «E dopo… è difficile dire se siano i sentimenti di Hartley, o i miei.» Si chiese se rimanessero incollati alle pareti di quell’assurdo cervello come colla a caldo. Se bruciassero e lasciassero le dita appiccicose. Se davvero non pensasse di condividere quell’odio: gli aveva sparato e senza un cazzo di motivo. «Ti odia molto intensamente.» Così inaspettato che il Capo del Consiglio sbuffò una risata. Non completa, non come lo sarebbe stata se fosse qualcun altro - chiunque altro - ma comunque un grugnito incredulo e divertito. Molto intensamente? Di nuovo, non era il primo e non sarebbe stato l’ultimo, ma era quasi lusingato. Doveva avere una vita molto noiosa per sprecare il proprio odio con lui, a cui il mondo scivolava addosso. D’altronde, la risata di Maddox gli confermò che non ci fossero neuroni funzionanti nella sua identità, e si ritrovò a sorridere distrattamente. Quello più di tutto il resto avrebbe dovuto essere un’enorme, gigantesca, bandiera rossa, ma Maddox non sembrava più sveglio di Hartley a istinto di sopravvivenza. «Ma chi, Hartley? non hai idea di quante volte abbia pensato di venire a cercarti, e chiedere un rematch» Il biondo premette le nocche sulle labbra, soffiando la bozza di una risata grezza sulle nocche. «un rematch» enfatizzò, sicuro di aver sentito male. Avrebbe implicato che ci fosse stato un primo match, ma Hyde ricordava il loro incontro in maniera un po’ differente: aveva già perso in partenza. Non poteva, nè mai, sarebbe stato equo.
    Ma, vi dirò, «sarei curioso di vederlo» battè le palpebre verso Maddox, impenitente di fronte all’implicito di quell’affermazione: che sarebbe stata una ultima volta, ed avrebbe decretato anche la fine di quel Rory. «quando vuole» invitò, portando il collo della bottiglia alle labbra e lasciando che il liquore inumidisse la gola secca. Venire a cercarti e chiedere un rematch, come i cowboy.
    Ma che problemi aveva.
    «In effetti non so perché non l'abbia fatto. Dubito sia stato l’istinto di autoconservazione a farlo desistere, e ancora meno il buonsenso.» Forse non il suo, ma forse non era tutto sotto il suo controllo. Forse la maggioranza del condominio vinceva, come per il 110. «io non lo odio» mormorò, reclinando il capo sulla spalla. Con un cenno del capo, incluse nel lo anche Maddox Rory: non aveva ancora sparato, no? «non più degli altri» sollevò appena un sorriso, spento quando alzò gli occhi sul ragazzo. Gli piaceva essere equo nelle proprie emozioni, distribuire il proprio malcontento verso tutti: non era personale.
    (Sara rileggendo l’oblinder) Battè le palpebre, pensandoci.
    «forse un po’ di più.» ma tu te lo ricordavi che avessero limonato dopo che Hyde ha sparato a Maddox, con un tristissimo tentativo di Hartley di prenderlo a pugni nel mezzo? Io no, e sono di nuovo felice. Giggling, we’re so stupid, mi manchi pandina.
    «glielo chiederò quando mi verrà a cercare. Perché ci abbia messo così tanto» avrebbe potuto aggiungere ti farò sapere, ma bisognava essere realisti in merito. Offrì il fantasma di un sorriso, però. E perfino il ramo d’ulivo che Maddox attendeva da un sacco di post. «lo sai che puoi andare, se vuoi» poggiò la bottiglia al petto, abbandonandosi contro lo schienale della poltroncina e sollevando i palmi liberi. «non ti sparerò alle spalle» Non giurin giurello, ma qualcosa comunque.
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    «perchè qualcuno ha decretato che insieme funzionassimo?»
    Confuso dalla scelta di parole, lo special ci mise un po' a capire che il biondo intendesse Jack Daniels e Maddox Rory, e che non stesse più parlando dell'insieme confuso di voci incorporee che vivevamo nella testa del metamorfo. «huh»
    Non aveva una risposta da dare al maggiore (strano!) perciò preferì rimanere in silenzio, stringendosi nelle spalle; lui non aveva ancora capito nulla (punto) di tutto quello, cosa pretendeva che gli dicesse? “Non lo so” sembrava un po' ripetitivo persino per i suoi gusti…
    «Però… Ha funzionato, no?» Perlomeno, per quanto concerneva quell'assurdo esperimento sociale messo in piedi dalla psycho shipper di turno: erano usciti vivi da lì, e sulle loro gambe (uno più dell'altro, certo), anche se Maddox sapeva del proseguimento della serata solo per vie traverse, non avendo assistito a nulla in prima persona.
    ...a ben pensarci, forse avevano funzionato proprio perché lui non c'era stato.
    Un "oh" , stavolta silenzioso, dischiuse le sue labbra mentre realizzava, non senza una punta di isterismo – e fastidio? – che ancora una volta Hartley Rory era stato più utile di lui e li aveva fatti sopravvivere per un giorno di più, nonostante professasse sempre l'esatto contrario. Forse Maddox doveva imparare a dare più credito al moro; forse ci teneva davvero a se stesso, e alle akas; forse, dopo anni, stava finalmente superando l'incidente e poteva tornare ad comportarsi da essere umano semi funzionale, lasciandosi dietro il cuore spezzato dal tradimento e dai sensi di colpa. Forse.
    Battè un paio di volte le palpebre, confuso e preso alla sprovvista dalla risata a metà del consigliere, contagiato suo malgrado dell'assurdità della cosa: se non altro, perché era tutto così fottutamente ironico che non si poteva fare nulla se non ridere (o piangere; ma la sessione di skincare nel magazzino del Fiendfyre, poco prima, aveva esaurito le scorte giornaliere di lacrime del Rory che si stavano, a quanto pareva, ancora ricaricando quindi risata sia). Non capiva cosa ci fosse di divertente in un Hartley suicida che voleva sabotare l'intera Scatola solo per una stupida questione di principio nei confronti del Daniels, ma tant'è: erano un sacco le cose che Maddox non capiva, non si faceva più domande.
    «sarei curioso di vederlo. quando vuole» Con calma, ma senza troppo timore a palesarsi nello sguardo scuro, lo alzò su Jack Daniels e lo fissò per qualche istante, senza bisogno di cercare di capire se fosse serio o meno: lo era. «Non penso riferirò il messaggio.» contrariamente a quello che sosteneva o dava a vedere, Maddox ci teneva alla propria pelle e non voleva aggiungere benzina su quel fuoco implacabile (e imprevedibile) che era Hartley. «Lo prenderebbe come un affronto, o peggio, un invito, e—» lasciò la fine della frase vaga, come il cenno della mano che la accompagnò, di libera interpretazione per il biondo.
    Ma una parte di Maddox quasi sospirò – sollevata o rassegnata o risentita, era impossibile dirlo – all'idea che, nonostante tutto, Jack preferisse, in qualche modo, la compagnia di Hartley alla sua. Hartley, e non Levi o J o Sam o qualsiasi altra aka.
    Hartley.
    Non Maddox.
    Comprensibile, eh; raramente le persone tornavano volontariamente da lui, dopo la prima volta, e ancora più di rado ritenevano di avere null'altro da dirgli già dopo un primo e fugace scambio di parole, perciò c’era piuttosto abituato; perché lo colpisse proprio in quel momento, non avrebbe saputo dirlo. Sapeva solo che lo portava (ancora e sempre) a riflettere sul perché ci fosse lui a capo di tutto, e se fosse possibile chiedere un cambio di pilota a qualcuno, da qualche parte. Se c'era un ufficio reclami per identità smarrite, tipo, grazie e aiuto.
    Mah.
    (Magari bastava un bravo psicomago, eh, la butto lì amore di mamma.)
    «io non lo odio»
    Sospirò, desiderando non per la prima volta che lo stesso valesse anche per l'altro.
    Erano molte le cose che Mad non sapeva o non capiva, e questo era stato già chiarito in più occasioni, ma quella, suo malgrado, l'aveva percepita: per Jack Daniels odiare qualcuno richiedeva troppo sforzo e lavoro, forse, ma non per l’altro Rory; quello era il genere di lavoro a cui Hartley dedicava la totalità delle proprie, pigre, giornate, come se fosse uno a tempo pieno, odiando tutti anche per il più futile dei motivi come il fatto che… boh, che respirassero.
    «non più degli altri» «mh?» «forse un po’ di più.» «ah» non la più rincuorante delle affermazioni, ma eh vabbeh, se lo immaginava.
    Un'ombra scura passò sul viso imberbe dello special, lo sguardo a incastrarsi in quello chiaro e quasi trasparente del Daniels. «glielo chiederò quando mi verrà a cercare. Perché ci abbia messo così tanto» «spero non lo faccia mai» non sapeva più come sottolineare quel concetto con altre parole, le aveva finite tutte; poteva solo lasciare appena accennato il fatto che fosse felice di averlo beccato lui, quella sera, quando la Scatola era silenziosa e nessun Hart in vista all'orizzonte, e che sperava di potergli tenere nascosto quell'incontro, e quell'invito tentatore del maggiore, il più a lungo possibile.
    «Meglio se—» «lo sai che puoi andare, se vuoi» il continuo della frase gli morì in gola.
    Certo, ovviamente, che stupido; avevano parlato per una manciata di minuti, forse senza raggiungere neppure lo scoccare dell'ora, ma non significava assolutamente nulla. Jack Daniels era annoiato, e lui abbastanza atipico da risultare, per certi versi, interessante ad una mente analitica e affilata come quella del consigliere; erano entrambi ancora lì solo ed esclusivamente per quel motivo, per intrattenere il Daniels.
    Maddox lo sapeva.
    Eppure riuscì comunque a sorprendersi all'invito (non così velato) di levare le tende, ritirandosi inconsciamente nel proprio spazio (mentale e fisico) il più lontano possibile dal maggiore, pur rimanendo seduto sul divanetto.
    Meglio se non coinvolgiamo Hartley, ora o in futuro ciò che avrebbe voluto dire.
    «Meglio se vado, sì.» Ciò che disse, braccia lungo i fianchi ed espressione distrattamente controllata sul viso pallido.
    «non ti sparerò alle spalle»
    Sapeva di aver rubato a quella conversazione, e al consigliere, più tempo di quanto non fosse lecito; di quanto non fosse permesso.Il perché l'avessero fatto, entrambi, sarebbe rimasto un mistero — quantomeno per il Rory. Gli rivolse comunque il più timido e meno sentito dei sorrisi, per nulla rincuorato dalla sua promessa e poi si alzò, i palmi sudati delle mani a sfregare contro i jeans insozzati, guardandosi intorno come riemergendo per la prima volta nella realtà, con la musica che rimbombava ovunque nello spazio intorno a loro, e l'odore di corpi sudati e profumi più o meno costosi che si mischiavano gli uni con gli altri. Abbassò lo sguardo sul Daniels solo per un attimo, inclinando il capo verso la spalla e prendendo nota della figura abbandonata contro lo schienale del divano, la birra appoggiata al petto, le mani alzate in segno di resa, o momentanea tregua. «Grazie... Immagino.» Per la promessa di non sparare a vista, e anche per averlo ascoltato quando non era così scontato che lo facesse. O dovuto, insomma.
    Si guardò intorno, incerto sul da farsi: doveva andare via e basta, fine dei giochi, o doveva salutarlo stringendogli la mano e congedandosi? Ugh, non sarebbe stato più facile sparire e basta, no eh?
    E poi la palla (saraeli) ha detto: “cade?” “sicuramente. ma si dai”
    E quindi: un attimo prima Maddox faceva vagare lo sguardo nella sara alla ricerca di un appiglio, o un manifesto, che gli spiegasse come salutare un altro essere umano e allontanarsi senza sembrare troppo sospetto, e quello dopo qualcuno, passando, nella foga di fare festa gli diede una spinta e lo rimandò contro i divanetti, senza dargli il tempo di capire cosa stesse succedendo.
    O come cadere senza finire addosso al consigliere.
    «scusa, è stato–» un incidente? sì, esatto, come quello di sfiorare la spalla del biondo, nella caduta, prima di poter rotolare via sulla parte di divano rimasta libera; troppo tardi, comunque, perché a giudicare dai flash che passarono davanti agli occhi del metamorfo era appena successo qualcosa.
    Cosa? Eh bella domanda, non ne aveva mezza idea; ma qualcosa senza ombra di dubbio. Aveva visto il sorriso di Hartley – quello vero, sincero, quello del prima – e poi aveva visto dei ricordi che non spettava a lui rivivere, e delle mani scure, ciao magandi rosso sangue e un vetro spaccato e la moto schiantata contro il guardrail e altro sangue e la piega del sorriso che era diventata una smorfia ferina e ferale. Scosse piano la testa, Maddox, confuso e disorientato dalla forza di quei ricordi (perché era certo che lo fossero, seppure appartenessero ad altre akas), dalla loro subitaneità. Allacciando lo sguardo allarmato con quello del biondo, si affrettò a ritirarsi il più possibile nel proprio spazio, e a mettere le mani avanti. «non– non sono stato io, scusa, mi hanno spinto.» Non aveva ancora capito esattamente cosa fosse successo (per quanto riguardava i ricordi; la spinta, in sé, era invece piuttosto chiara) ma scusarsi gli pareva una buona idea per evitare di ricevere, dopotutto, quel proiettile fatale alla schiena. O in mezzo agli occhi.
    Che ne poteva sapere che Hyde avesse visto le sue stesse identiche cose, eh maledetto anello?
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    Meglio se.
    Meglio se tante cose, potendo avere voce in capitolo, iniziando dal fossi rimasto a casa riferito al 14 Febbraio che l’aveva visto protagonista degli assurdi giochi di un’adolescente sociopatica. Avessi finto di non riconoscerti, sarebbe stato il secondo meglio se della serata, pigri occhi turchesi sollevati interrogativi sull’espressione del Rory, voce tagliata dalla proposta di Hyde di andarsene. Arcuò appena un sopracciglio, ma non domandò oltre come avrebbe concluso quella frase.
    Aveva importanza?
    Tutti gli spettacoli avevano una fine. In un punto imprecisato della trama, la conclusione giungeva sempre, insieme all’inchino degli attori ed al sipario a chiudere la scena. Quello era un momento buono come un altro per tirare i tendoni e spegnere le luci, ciascuno con la propria incompatibile vita – ed a mai più rivedersi, come si soleva dire mantenendo di rado la promessa; Hyde Crane Winston, in tutta onestà, sentiva invece di poterlo fare.
    «Meglio se vado, sì.» L’unico meglio se concesso, a cui non si sprecò neanche ad annuire. Rimase a guardarlo un istante più del necessario, giusto il tempo di vederlo arricciare le labbra nel più plastico e cordiale dei sorrisi, prima di spostare la propria attenzione ad un punto imprecisato della sala. Fece dondolare distratto il liquido, ormai scarseggiante, all’interno della bottiglia di vetro. Fino a che non fosse riuscito a vederne il fondo e leggerci il proprio futuro - alcolizzato - come un veggente sui resti di caffè, sarebbe rimasto inchiodato a quel divanetto.
    E poi avrebbe trovato un altro posto in cui andare. In una discoteca babbana avrebbe dovuto nascondere bacchetta, arma e trucchetti, ma perlomeno avrebbe azzerato le possibilità che qualcuno di conosciuto gli rompesse i coglioni: la gente che conosceva Jack Daniels, non frequentava quel tipo di locali – e chi conosceva Hyde… chi conosceva Hyde? Problema risolto.
    «Grazie... Immagino.» Come spesso accadeva, era troppo presto per ringraziarlo. C’erano frasi che raramente avrebbero dovuto vedere la luce, come ricordare che il meteo avesse dato pioggia durante un assolato pic-nic o dire che fosse andato tutto liscio, ed i ringraziamenti per non essere morto rientravano fra quelli. C’era sempre tempo per rimediare; non l’aveva ancora imparato? Di nuovo, non diede cenno di averlo sentito, né di averlo visto alzarsi. Rimase immobile e ignaro di tutto, perlomeno superficialmente, perché era il modo più semplice per congedare qualcuno. Tirare su muri e paraocchi; spostarsi al capitolo successivo, lasciando che quella fosse una parentesi aperta e chiusa della sua assurda vita al contrario.
    L’universo sembrava pensarla diversamente. Hyde non era certo famoso per i propri riflessi, e riuscì appena a stringersi la bottiglia al petto quando l’aggraziato Maddox Rory cadde, foreshadowing per come corpo morto cade?, con leggiadria sul divanetto. Con leggiadria si intendeva che il biondo non fece nulla, ma proprio nulla, per rallentarne la caduta, se non allontanarsi per lasciargli maggior spazio dove precipitare. Era , al Fiendfyre, e d’improvviso non era più lì - non completamente.
    Sangue. Metallo. Vetro. Hartley?
    E mentre Maddox blaterava, blaterava sempre, qualcosa che suonava tanto come l’ennesima richiesta di perdono vacua e senza senso, il Capo del Consiglio faceva scivolare la mano sotto la giacca, le dita a stringersi attorno alla bacchetta. Ebbe bisogno di un solo movimento per sporgersi, le immagini ancora impresse nella retina, e conficcare il legno sotto il mento del cameriere. Azione, reazione. Scosse il capo, palpebre assottigliate ed aria calda soffiata dalle narici, sporto sul divanetto quanto bastava ad oltrepassare i propri spazi personali per rendere chiaro che il tempo delle chiacchiere si fosse concluso, e con quello la sua pazienza. Era stato … tollerante, più di quanto chiunque gli avrebbe dato credito di essere. Aveva anche quasi assicurato che non gli avrebbe sparato alle spalle, e quello che faceva…? Non sapeva molto del suo potere, avrebbe davvero dovuto passare più tempo con qualche legionario – difficile trovarne di furbi, o con cui valesse la pena parlare: in un’altra vita, l’avrebbe permesso a Levi Milkobitch, ma il Mckenzie di quella linea temporale non ne valeva la pena – ma di certo non era stato un fenomeno naturale.
    Era stato invasivo, e privato. Qualcosa che al CW non piaceva. Improvvisamente lucido, e preciso, nell’occhiata bieca che rivolse al ragazzo. Quieto, quello sempre, ma non meno letale.
    Mai, meno letale.
    Un sibilo, così basso che potè sentirlo solo perché incredibilmente vicino – non abbastanza da potergli tirare una testata, ma quasi. «cos’hai fatto?» Lo sguardo a guizzare dall’uno all’altro degli occhi scuri del moro, i respiri misurati. «cosa ho visto?»

    [- cigei è quel momento dell'anno in cui uccidiamo qualcuno?
    - Urca, sì! ]
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    La forza dell'impatto di quegli improvvisi ricordi lo aveva colto alla sprovvista, e aveva lasciato il Rory senza fiato. Annaspava alla ricerca d’aria, lo special, una mano portata alla gola per allargare inutilmente lo scollo tondo della maglia, per poi portarle entrambe a mezz’aria, con i palmi rivolti verso il Capo del Consiglio. Non sono stato io. Una giustificazione vana, troppo sottile e trasparente per fermare la reazione del maggiore.
    In un attimo, Maddox si ritrovò con la bacchetta del mago puntata alla gola, il fiato ancora corto per quanto appena vissuto e tagliato del tutto dal gesto repentino del Daniels; Maddox non l’aveva visto muoversi, troppo impegnato a ficcare di forza quelle memorie laddove erano state per anni, in un cassetto chiuso a forza, ma anche fosse stato pronto e attento, non avrebbe mai avuto i riflessi abbastanza pronti per evitare l’aggressione. Non lui, almeno .
    «non–»
    «cos’hai fatto?»
    «nulla!» ora la voce di Maddox era più stridula, ma pur sempre un sussurro che a fatica riusciva a lasciare le sue labbra; tutto ciò che vedeva era il viso del maggiore ad occupare il suo campo visivo, la durezza del suo sguardo, e la promessa che quella serata non sarebbe finita bene per Maddox. «non sono stato io, mi hanno spinto, scusa, io non–»
    In aggiunta al trigger di aver rivissuto per qualche istante degli spiacevoli ricordi, ci si mettevano anche le minacce del mago: non un momento strepitoso per essere Maddox Rory. Deglutì a fatica, la sua voce ad acavallarsi debolmente su quella dell’altro. «scusa, scu–»
    «cosa ho visto?»
    Come una doccia gelata, quelle parole mozzarono di nuovo l’aria nella gola di Maddox.
    Cosa ho visto?
    Pietrificato dalle immagini ancora impresse nelle sue retine, e nella sua mente, l’unica cosa che Maddox poté fare fu fissare Jack Daniels negli occhi, confuso e spaesato. Cosa ho visto?
    Oh. Oh; Maddox sapeva molto bene ciò che aveva visto — ma com’era possibile che l’avesse visto anche Jack Daniels? Non lo era. A meno che non ci fosse un telepate, da quelle parti; uno anche piuttosto sadico, a parere dello special.
    Scosse piano la testa, solo un paio di volte, e senza fare movimenti bruschi. «non lo so» stava diventando ridicolo, ma a qualcuno toccava essere l’aka bionda della Scatola, e quel qualcuno era proprio Maddox. Involontariamente, gli passò di nuovo davanti l’immagine della moto di Hartley accartocciata contro l’albero dove aveva frenato la sua corsa, dopo aver distrutto il guardrail: avevano, tutti loro, volontariamente rimosso quel giorno. Erano stati molto bravi, fino a quel momento, a tenerlo chiuso sotto chiave. Eppure era l’elefante nella Scatola, e lo sapevano tutti.
    Non erano propriamente suoi ricordi, ma dopotutto, c'era davvero differenza? Maddox si ostinava a credere che ognuno di loro fosse libero di avere la propria vita e i propri ricordi e le proprie relazioni — ma alla fine della fiera erano tutti una cosa sola.
    «quello che hai visto,» la sua voce ormai era poco più di un alito di vento inconsistente, un po’ come si sentiva lui sotto la minaccia della bacchetta pronta del ministeriale, «è stato un incidente.» Il fatto che lo rivedesse, ma anche quello che era successo. «non–» non poteva parlarne; l’aveva promesso ad Hartley. Lo aveva promesso a se stesso.
    Maddox sentiva il cuore tentare di battere al centro del petto, troppo sconvolto per farlo ad un ritmo regolare; a quel punto, non sapeva se l’avrebbe ucciso prima la paura o l’arma del mago.
    Stavolta, il tocco fu volontario; senza pensarci, messo alle strette e disperato, portò le dita a stringersi attorno il polso di Hyde, un riflesso involontario per tentare di fermare il maggiore. Il per favore a morire sulle labbra quando una nuova ondata di ricordi investì Maddox — e con ogni probabilità anche Jack Daniels.
    Le immagini, quella volta, erano più nitide; una pellicola messa a fuoco ma comunque abbastanza distante da riuscire a delineare un confine frastagliato fra ciò che era vero e ciò che non lo era. Vide (videro?) perfettamente la figura del biondo impugnare una rivoltella e premere il grilletto; l’accenno di sorpresa quando, a giudicare dal modo in cui l’odore acre di paura aveva cessato di esistere, Hartley aveva preso il suo posto; delle mani pallide a stringere l’elsa di un pugnale, la calma e l’impassibilità che poco si addicevano alla scena, e quasi una sensazione di soddisfazione nel sentire la carne morbida cedere sotto la lama; altre mani, sovrapposte alle prime, che quella stessa carne l’avevano accarezzata e stretta e percorsa e pizzicata più e più volte; una polaroid rovinata tenuta tra le pieghe del portafoglio di pelle; Jason e Derulo nella fossa; la voce di Hartley nella sua testa (nella loro testa) che gli intimava di smetterla, di stare zitto e di non dire una parola; la promessa che nessuno avrebbe più parlato di quel giorno. Il senso di colpa nascosto come polvere sotto il tappeto, ma sempre lì pronto a fare inciampare i meno attenti.
    Quando riuscì a districare la presa dal polso fino e delicato del mago, Maddox era senza fiato.
    E pronto a rigettare anche la propria anima, scosso da quel vortice di immagini che erano riaffiorate tutte insieme, pericolose come emozioni tenute imbottigliate troppo a lungo e che improvvisamente esplodono, portando con sé solo devastazione. Immaginava di aver cambiato colorito, ma non avrebbe saputo dire se fosse più cianotico o pallido; sapeva solo che sentiva risalirgli su anche la vita, e premette il dorso della mano contro le labbra. Vomitare addosso al Consigliere era fuori discussione, ma un pianterello? Perché no.
    Strizzò le palpebre, cercando di cacciare via le immagini che si erano prese la libertà di affiorare in maniera disordinata, in un ordine tutto loro e senza coerenza, ma riuscì solo ad imprimerle ancora di più nella memoria; con la mano già al viso, asciugò le lacrime che erano scivolate sulle guance, e solo quando era (abbastanza, mai certo) di non rovinare gli abiti del mago con la sua cena, gli ripeté ancora una volta che non era stato lui. «io non posso fare… queste cose.» di quello era abbastanza sicuro: la metamorfosi era un potere fisico, non mentale, non era mai stato provato che quelli come lui potessero condividere ricordi in una maniera più o meno simile a quella appena vissuta da Maddox e Hyde. L’idea che potesse essere l’anello indossato in maniera del tutto casuale, non lo aveva nemmeno sfiorato. «non volevo…» figuriamoci se avrebbe mai condiviso volontariamente quei ricordi con Jack Daniels — o con chiunque altro, per quel che valeva. «lasciami andare e sparirò,» per sempre, magari, «lo prometto.»
    Maddox non poneva alcuna minaccia per l’incolumità del mago, e non aveva alcun interesse a rimanere lì e dimostrare il contrario. Potevano ancora fingere che non fosse successo nulla e continuare ciascuno con la propria vita — Maddox era intenzionato a farlo, subito dopo aver trovato qualcuno in grado di obliviarlo a dovere, certo. Meglio eliminare direttamente il problema alla radice, no?
    maddox
    h. rory
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
     
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