Posts written by geist

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    CITAZIONE (MANIAC.mp3 @ 4/3/2024, 01:20) 
    punch nazis
    @eatcryptids
    @mminimal risposta parecchio on fire ::side eyes:: cosa sai che non sappiamo?
    hh.mm - gg/mm/aaaa - powered by twizard


    lizard king (real)
    @mminimal
    @eatcryptids si chiama avere una personalità look it up babes 💀 io non so un cazzo. ma i complottisti mi hanno rotto la minchia, che se ne tornino su facebook con gli altri boomer
    23.34- 03/03/2024- powered by twizard
  2. .
    lizard king (real)
    @mminimal
    @JustStatingFacts ma senti te ci credi nel farti i cazzi tuoi??? anzi di sparare cazzate perché non te ne torni a lavorare te e le tue emoji di merda
    23.07- 03/03/2024- powered by twizard


    Edited by ambitchous - 4/3/2024, 00:42
  3. .

    2008

    russian

    slytherin
    finiscimi
    sesto sangiovanni
    Forse, forse se Sinéad Mikhailova non avesse passato così tanto tempo negli ospedali, quella lezione sarebbe potuta risultare piacevole. O almeno, una doverosa boccata d’aria dall’aria ormai stantia di Hogwarts. E invece no: sto cazzo e sto cazzone. Nell’addentrarsi nei corridoi dell’ospedale fece attenzione a tenere lo sguardo rivolto verso il pavimento in linoleum, la sua mente a tenere un ritornello di una canzone piuttosto che registrare la presenza del mondo che la circondava. Fu istintivo lo scivolare della mano sull’ancia, una carezza accidentale dei polpastrelli prima di ritrarsi come bruciati, colti inflagranti nell’azione. Fosse stato qualcun altro, Sinéad avrebbe trovato qualche cazzata pur di sottrarsi a quella lezione, ma non era quel genere di persona. Voleva dimostrare qualcosa a se stessa, un grande dito medio alle sue stupide esitazioni che non avevano modo di esistere. Almeno, da un punto di vista razionale. Fino a quel momento non era tanto male, distrarsi con le puttanate che uscivano dalla bocca dei suoi compagni aiutava, così come ricordarsi che non era lì per lei. Nope, solo un bel giorno per salvare vite, o qualsiasi cosa dicesse Derek Shepherd. RIP pace all’anima sua ecc. Affondò il volto nel collo della propria felpa, facendo suo il profumo familiare del detergente e le note di lavanda che riusciva ancora a percepire, un piccolo pezzo di casa in mezzo alla stanza vorticante. Si concesse di chiudere gli occhi per un battito, forzando le spalle a rilassarsi e i pugni fuori dalle tasche, e inspirò un altro po’. Lasciò che Mis prendesse la cartellina per primo, e che il silenzio si allungasse tra di loro. Non era mai stata tanto loquace, figurarsi in quel momento. Era grata le fosse capitato il fratello di Theo, almeno avevano una buona possibilità di non far fuori nessuno. Accidentalmente, si intende. Si trovò la lista degli ingredienti in mano, e le bastò una breve occhiata per trarre le sue conclusioni. Guardò Mis, del tutto impassibile, ma con un sottotono che era sicura avrebbe compreso. Ma io che cazzo ne so. «sei tu la strega» il che, onesto, ma era anche vero che la scuola per sempre stata un pensiero secondario per la Mikhailova, troppo concentrata su qualcosa che per lei aveva molto più valore. Cosa se ne faceva di passare ore sui libri, quando poteva spenderle sul ghiaccio. Duh. Si strinse tra le spalle, la serpeverde, casuale nell’offrire «sei tu che ti intendi di piante» quante cose si scoprivano quando ci si ritrovava ad una competizione di lapidi, assurdo. Dopo la canonica mezz’ora di silenzio religioso, con tanto di pausa caffè annessa, finalmente raggiunsero una quadra. «non so che pozione sia» in due non facevano mezzo neurone, ma andava bene così: i neuroni erano sopravvalutati. Bastava vedere Theo come viveva bene senza. Ascoltò la spiegazione del ragazzo, e all’improvviso si accese una lampadina nel cervello di Mini. La pozione le sembrava vagamente familiare, e finalmente riuscì a tirare fuori dai meandri del suo inconscio. Ma pensa te, ogni tanto funzionava come un essere umano. «manca un ingrediente» prese la lista in mano per passare in rassegna la lista degli ingredienti, e infatti ve n’era uno che era impresso nella sua memoria ma che non sembrava figurare nella lista. «la cellulosa microcristallina, questa polverina che fa da additivo alimentare e aiuta a stabilizzare e addensare le pozioni» polverina bianca, sottolineava chissà se valeva come sostituto per la cocaina. Non per lei si intende, ma per quei pezzenti dei suoi compagni. Si mise immediatamente al lavoro, disperata di avere qualcosa con cui occupare le mani. «mi serve un calderone di peltro, ce l’hanno?» a quanto pare, gli ingredienti tendevano a reagire bene a quel tipo di materiale, whatever that means. Iniziò a radunare gli ingredienti sul bancone e a dare indicazioni a Mis perché potesse aiutarla almeno a prepararli «ok, poi 500ml di acqua demineralizzata da portare a ebollizione. e fino a qua sembra semplice» versò la quantità richiesta nel calderone ed ebbe cura di regolare la fiamma a metà, così da non bruciare la pozione in seguito «ora grattugia dello zenzero, io intanto penso a polverizzare la passiflora» fate finire questa tortura mi sto perdendo sanremo e non mi funziona iù un occhio. Mini inserì gli ingredienti nell’ordine corretto, e poi abbassò la fiamma come da direzioni. Lanciò un incantesimo per misurare la temperatura, così da poterla tenere sotto controllo in ogni momento. Appena raggiunti i 75 gradi, lasciò che Mis mescolasse la pozione in senso orario per dieci volte, mentre lei pensava a pestare la menta nel mortaio. «dicono che aiuti a preservare l’aroma, ma non se sono così sicura» anche perché, che cazzo ne sapeva lei. Aggiunse la menta poco a poco, dovendo aiutarsi con un dito (pulito) per far scorrere la pasta nel calderone, per poi dosare con cura l’essenza di cardiaca. Che non FUCKIN SCENDEVA.
    Le ricordava qualcosa.
    QUINDICI GOCCE.
    Ma tutto ok, prima o poi le gocce scesero.
    Ormai aveva lasciato Mis con il timone (mestolo) in mano e lo indirizzò nel girare altre 20 volte ma in senso antiorario.
    Pausa di dieci minuti.
    «check colore giusto? ok si bene.» era già pienissima.
    Aggiunse anche la polvere di cellulosa microcristallina, tre grammi giusti dato che la pozione non sembrava presentare particolari problemi. Dopo averla girata per bene, fece un passo indietro e la lasciò a raffreddare. Timeskip alla trasfigurazione. Tutto bello, tutto fantastico. Si azzardò a offrire un pugnetto a Mis, perché si erano fatti un culo tanto ed era giusto celebrare «sei brava in quello che fai» ricevere un apprezzamento dal Jacksson era più unico che raro, quindi si morse la lingua e lo accettò, anche se non ne era così convinta «duh, qualcuno deve pur avere i neuroni» si si riferiva a theo haha scherzone vecchio come morandi. fine.
    Io non so come si
    controllano le emozioni
    Perciò delle volte
    ho fatto un po' il coglione
    Non abituarti,
    sono soltanto un bugiardo
    Con gli errori commessi
    ci farò una collezione
    insalata
    russa


    GRUPPO 1 – 3° PIANO NEUROLOGIA
    (sinead, erbologia + pozioni + mis, erbologia + trasfigurazione)


    CITAZIONE
    POZIONE GENERICA

    Paziente: Aidon Rimemba

    Sintomi ed evidenze: problemi di concentrazione, difficoltà relative al sonno, marcate e talvolta esagerate reazioni agli stimoli esterni

    Diagnosi: effetti collaterali per oblivion andato male

    ndF: vi manca proprio un ingrediente se volete finire la pozione

    lista ingredienti (2/2):
    4. cardiaca (proprietà sedativa cardiaca e generale)
    5. cellulosa microcristallina - ingrediente mancante (additivo alimentare, effetti stabilizzanti e addensanti + evita alla pozione di rapprendersi)
    6. demineralizzata distillata (base pozione)

    nome: pozione rexotav
    descrizione: si tratta di una pozione utilizzata per trattare sindrome ansiosa, tensione e insonnia. è raccomandato non assumere alcolici durante la durata del trattamento e non usarla in concomitanza di pozioni antidepressive. è importante notare che può essere somministrata solo a pazienti maggiori di 17 anni.
    lista ingredienti:
    1. zenzero (proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, migliora le funzioni cognitive)
    2. passiflora (proprietà sedative, e può aiutare a indurre il sonno)
    3. menta (proprietà calmante, contrasta affaticamento e mal di testa)
    4. cardiaca (proprietà sedativa cardiaca e generale)
    5. cellulosa microcristallina - ingrediente mancante (additivo alimentare, effetti stabilizzanti e addensanti + evita alla pozione di rapprendersi)
    6. acqua demineralizzata (base pozione)
    procedimento:
    1. preparare un calderone di peltro e aggiungere 500ml di acqua demineralizzata
    2. fare bollire la base a fiamma media fino a ebollizione
    3. grattugiare 10g di zenzero fresco, per poi inserirlo nel composto
    4. aggiungere 2g di passiflora essiccata
    5. abbassare la fiamma e lasciare che la temperatura dell’acqua raggiunga i 75 gradi
    6. mescolare in senso orario per dieci volte
    7. pestare 7g di menta in un mortaio, avendo cura di preservare l’aroma della pianta. aggiungere la pasta poco per volta e con l’ausilio di un cucchiaino
    8. usare essenza di cardiaca conservata in soluzione idroalcolica, versare 15 gocce nel calderone
    9. mescolare in senso antiorario per 20 volte e lasciare riposare la pozione per 10 minuti o fino a che non assume un colore ocra
    10. infine aggiungere la polvere di cellulosa microcristallina, indicativamente 3g ma regolare in base alla densità della pozione (aumentare se risulta poco densa)
    11. lasciare raffreddare, poi versare la pozione in una fiala di vetro
    effetti: provoca uno stato di rilassamento nel paziente dopo cinque minuti dall’assunzione. se la dose viene aumentata progressivamente, è possibile indurre anche il sonno.
    effetti indesiderati: se assunta per un tempo prolungato, potrebbe portare a dipendenza. inoltre, potrebbe avere effetti lassativi e provocare emicrania.
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    Infami bastardi, ecco cos’erano gli inglesi. Si sentiva sedotta e abbandonata, gaslightata da degli organizzatori senza volto e alcuna vergogna, e ora era costretta a cibarsi di un misero lecca-lecca come un pezzente qualunque. Le labbra si contorse in una smorfia al primo assaggio della caramella, il sapore aspro a risvegliare pupille gustative che nemmeno sapeva di avere; erano i suoi preferiti, i lecca-lecca al gusto di morte e perdizione. Si raccontava che fossero nati ai tempi dell’Unione Sovietica per sopperire alla mancanza di materie prime quali lo zucchero, ma Sinéad non aveva mai avuto la curiosità necessaria per indagare: aveva cose più importanti da fare, tipo spaccarsi le ossa sul ghiaccio. Letteralmente. «magari è… dopo la gara» e quello, signore e signori, non poteva accettarlo. Non solo doveva rivivere le emozioni intense della cripta, ma doveva farlo a stomaco vuoto. E poi, chissà quanto ci avrebbero messo a leccare tutte le lapidi. Era tutta una questione di abilità affinata negli anni, di predisposizione naturale, non tutti potevano raggiungere l’eccellenza della Monrique. Grazie all’Altissimo, per carità, ma in quel caso giocava a suo sfavore. «sempre che non sia solo per i vincitori o per chi partecipa in generale» gli angoli delle labbra si piegarono all’ingiù, il naso arricciato alla sola idea di quell’affronto. Era da cafoni, da mostri il cui unico intento era predare sui più deboli– in poche parole: geniale. «in effetti, potrebbe essere così» ne sarebbe stata quasi affascinata, se non ne fosse caduta vittima. Non le sfuggì il modo in cui lo sguardo del Jacksson seguivano i suoi movimenti, nella fattispecie il lecca-lecca che aveva tirato fuori. Nemmeno si scompose, quando udì il basso ringhio che emise, ormai fin troppo abituata a quelli del fratello. Erano davvero una famiglia di animali. E sapete cosa? La Mikhailova non era una persona generosa, fin troppo abituata a tenere quello che si guadagnava stretto al petto, ma in quel momento lei e Mis stavano condividendo un momento di miseria insieme. Poteva fare un’eccezione. Chissà, magari gli avrebbe dato una caramella corretta con qualche pozione per shit and giggles, dipendeva cosa pensava dalla tasca. «nel frattempo, premio di consolazione» si strinse nelle spalle, casuale nel lanciargli una caramella così che la prendesse al volo «me ne avanzava una» non era certo scema, ad andare in giro senza caramelle. Aveva una dipendenza? Sì, probabile, ma meglio una dipendenza da caramelle che da eroina. Anche se Elisa in questo momento non la rifiuterebbe, pensateci amici. «passi troppo tempo con mio fratello» affermazione derogatory, senza dubbio, ma che non poteva negare visto il tempo poco sano passato con il Kayne. Se non lei, chi si sarebbe sorbita le sue lamentele su— nemmeno voleva pensarci, aveva già i brividi. Scosse la chioma bionda, riservando un sorriso beffardo al Jacksson «pensa, se non mi sacrificassi io dovresti farlo te» dio mi ha dato il dono della parola ecc perché più le cinque si avvicinano e meno capisco il significato delle lettere, ma useremo la scusa che di base Sinéad è russa. «quindi il mio è tutto un servizio alla comunità» riprese a divorare il suo lecca-lecca, ascoltando a suo malgrado le terribili ipotesi che Mis stava avanzando. «tu sì?» certe volte le sembrava di non essere mai uscita da quella cripta, un incubo in loop che si ripeteva con diversi personaggi. E in effetti, era molto fitting che fossero circondati da lapidi. «non passo così tanto tempo con theo» il tono di voce si fece più alto, quasi strozzato, nella sua indignazione. Gli rivolse uno sguardo poco impressed dal suo metro e cinquanta, ma persino gli gnomi da giardino incutevano timore nelle giuste situazioni (al buio. gli angeli piangenti dei poveri) «e preferirei non prendermi qualche malattia. ci sono modi migliori per morire, tipo in ipotermia dentro a un ghiacciaio sull’everest» SENTITE aveva le sue hyperfixations e di certo non perché il professor Jackson gli ricordava uno degli attori di uno dei film di quel genere.
    «volevo il cibo gratis. ti va un picnic?»
    Ora, non era sicura di quanto appetito riuscisse a manifestare dopo aver immaginato Eugene Jackson in decomposizione, ma poteva sempre provarci.
    Si guardò intorno con movimenti cauti e misurati, per poi annuire cospiratoria al ragazzo «così imparano a fare i pezzenti» non era il suo primo rodeo, per motivi poco allegri che non staremo qui a spiegare (dicono di me -cit), quindi aveva una vaga idea di quale sarebbe stato il loro piano di azione. Ma prima: «sai già dove andare?» sospettava che i sensi canini del Jacksson funzionassero un po’ come quelli bestiali di suo fratello, che sapeva fiutare un cheeseburger da fin troppi metri di distanza per essere normale. Inserire una dettagliata e fantastica descrizione di dove stiamo andando, io non lo farò perché ho spento il cervello ma voi potete se vi aggrada. «ODDIO! cous cous ricco mi ci ficco» esclamò appena si ritrovò davanti a quello che era un buffet degno di…ok, una scadente mensa universitaria, ma non era abituata a tanto meglio ad Hogwarts. «lo sapevi che se ci aggiungi della salsa di soia, il cous cous è più buono? me l’ha detto un tipo strano su lol» o così diceva la leggenda. Avanzò tra i tavoli di cibo, chinandosi ogni tot di passi per studiare il cibo conservato sotto incantesimi. Ecco, quelli le sarebbero stati utili nella vita, non qualsiasi cosa le insegnassero a Storia della Magia. «hai qualcosa dove mettere la roba o facciamo a cazzo duro?» e con cazzo duro intendeva cercare di levitare (ma è italuano?) il maggior numero di piatti possibili fuori da lì. «mi sento molto come in una campagna di dnd»
    così
    senza contesto
    ma in effetti era una cosa molto da hellfire club.
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    count as socializing
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  5. .
    sinéad 'mini' mikhailovaV yearkeeper
    Sinéad era una persona modesta, una grande sportiva ma soprattutto rispettosa del prossimo. Quindi, quando riuscì a parare il secondo tiro di pluffa, non alzò entrambi i diti medi in direzione del portiere avversario con tanto di «SUUUCAAA BECCATI QUESTA PEZZENTE» come già detto, era una persona di grande classe ed eleganza. Si limitò a stringere l’elastico che teneva insieme la coda, una coda che era più ciocche di capelli sparate ovunque che altro, e a fingere assoluta nonchalance quando Break si avvicinò. «stai facendo un gran lavoro, davvero» ok, ok. Era un conto tessere le proprie lodi, e un altro quando qualcuno riconosceva il tuo valore hhh. Bestemmia, silenzio. «ah– aiuto. sì, grazie» giggling, tucking her hair behind the ear, ecc. «anche i tuoi passaggi non sono niente male» e sì per l’aes il fato fingerà che siano stati precisi, levissimi e fantastici. MA OK BADO ALLE CIANCE era già troppo per Mini. Facciamo che da questa interazione fosse passato tot tempo perché se no le cose avrebbero poco senso. Forse i complimenti su Break avevano funzionato, perché diresse il suo prossimo passaggio verso di lei, dato che nella loro zona di campo non c’era nessuno di disponibile. Si piegò sulla sua scopa per scattare in avanti, appena qualche metro oltre la porta, e tese un braccio per cercare di prendere la pluffa e fuckin’ finally forse spedirla in porta. Ma quello sarebbe spettato a qualcun altro, e non c’era nessuna garanzia. Punto.
    kiss the ring
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    (eliandi's version)


    Prende la pluffa (2/3)
  6. .
    sinéad 'mini' mikhailovaV yearkeeper
    Sinéad aveva parato il tiro. Non con una grande eleganza o tecnica, ma l’aveva fatto. E ora si poneva un grande problema: ugh, ma quindi le toccava prendersi Donby come caso umano? Le sembrava brutto dire di no, avete visto che faccia che aveva? Come minimo era affetto da una malattia rara che influenzava il cervello. Al contrario di quello che (Theo) si pensava, Mini non era un mostro. Era una persona caritatevole, una boccata d’aria fresca nella tossica competitività dello sport, chi è che non avrebbe voluto averla come amica? «e va bene possiamo essere amici. ma solo perché l’ho deciso io!!» andava specificato, ovvio. Poi successero cose a cui non prestò attenzione, perché l’aria rarefatta dell’alta quota le stava togliendo ossigeno dal cervello. Ma cavolo, anche lei voleva l’amichetto che le facesse compagnia tra una parata e l’altra. Come funzionava, doveva affittarlo? Nel frattempo, però, trovò il tempo per fare la linguaccia a Theo e altri gesti impropri «PENSA ALLA PARATA E NON ALLA PATATA!» non arrossì, perché per quello ci aveva già pensato il gelo scozzese, ma comunque– STILL ma si può gridare della patata ai quattro venti??? «PENSA A FARTI I CAZZI TUOI CHE STAI PERDENDO» mica si era dimenticata della loro scommessa, e non avrebbe lasciato che lo facesse il grifondoro. Ovviamente stava vincendo, non aveva mai avuto mezzo dubbio. A proposito di parata: «allora io vado eh»
    Batté le palpebre una volta, poi ancora.
    «Non devi avvisarmi» deadpan.
    Ma ok, Mini si preparò comunque al tiro della grifondoro, sperando di non ripetere l’episodio della scorsa volta. Era pronta e karika a molla, VIECCE.
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  7. .
    sinéad 'mini' mikhailovaV yearkeeper
    Un po’ come Mariah Carey e Romolo Linguini, anche Sinéad si scongelava quando era il momento di entrare in azione. Aveva passato la partita appollaiata sulla scopa a gelarsi i coglioni, e a ridacchiare quando i bolidi killer avevano tentato di fare una strage di grifondoro. Se poi i suoi occhi avevano vagato anche da altre parti, erano affari suoi- poteva guardare mica era un crimine. Ah, quello sì che era cinema. Il quidditch aveva ben poco a che fare con il pattinaggio, chiaramente uno sport inferiore e per barbari, ma era meglio di non fare niente in attesa di riprendere gli allenamenti veri. E poi, almeno sulla scopa la sua anca non le dava noia.
    «EHI CIAO CI CONOSCIAMO? SONO DONBY!»
    Ma chi era…quel coso deforme. Era venuto in missione ad Hogwarts? Aveva un po’ la faccia da scarto di (galera) chiesa, e un po’ da rodente. Mini decise che stava cercando di distrarla, perché il monologo in cui si lanciò non aveva senso. Beh che il suo migliore amico era Theo Kayne, e la metà delle cose che uscivano dalla sua bocca erano anche peggio. «HO INIZIATO A SETTEMBRE. SONO TIBIAVORIO!!! DIVENTIAMO AMICI?» le dispiaceva dirlo, o anche solo pensarci remotamente, ma quel Donby assomigliava un po’ a Mongo. Sia di nome che di fatto. La Mikhailova fu quasi intenerita, ma again forse era tutta una tattica per distrarla. Batté il pugno chiuso contro il guantone per prepararsi a parare, O-O-OCCHI DI GATTO aguzzati per vedere attraverso la leggera foschia «va bene» disse semplicemente, perché lasciava le parole ai sentimenti «ma solo se canni il tiro» mica scema.
    Inominciò ad intonare sottovoce una antica canzone russa folkloristica che le avrebbe dato la forza per sconfiggere i suoi nemici. Ovviamente le tre ragazze bellissime erano i suoi anelli.
    «Tre ragazze bellissime
    Tre sorelle furbissime
    Son tre ladre abilissime
    Molto sveglie agilissime
    Con astuzia e perizia
    Ed unendo sempre un poco di furbizia
    Riescon sempre a fuggire
    E nel nulla sparire
    E' questo il nome del trio compatto
    Son tre sorelle che han fatto un patto»

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  8. .





    Sinéad aveva visto molte cose nei suoi brevi ma intensi quindici anni di vita. Aveva vissuto esperienze che una normale adolescente non si sarebbe mai sognata, e ne era uscita vincitrice. Viva. Senza essere menomata mentalmente. Ancora ricordava quando il San Valentino prima era stata sequestrata e abbandonata in una cripta con persone. Punto. Con persone, punto. Il custode della scuola e tre suoi concasati, capite? Il pensiero che fossero delle figure che apparivano nella sua vita quotidiana e conosciute era terribile, avrebbe preferito degli sconosciuti al loro posto. Era più facile manovrare la situazione quando poteva iniziare da una tela ancora vergine, ma soprattutto anche il non essere percepita eccessivamente. Almeno, magra consolazione, poteva dire di aver trovato un’anima affine in mezzo a quel puttanaio. Ed era stato anche il primo di cui aveva incrociato lo sguardo quando, qualche giorno prima, aveva trovato un poster affisso in Sala Grande. Una locandina dal testo fin troppo familiare, evocativo di un fever dream che sperava essere successo solo nella sua testa. Un gioco a premi su chi riusciva a leccare più lapidi, qualcosa di assurdo che era sicura avrebbe attirato solo persone profondamente disagiate. E chi non aveva nessun modo migliore di spendere il suo tempo. Non erano servite parole tra lei e il prefetto serpeverde, la loro connessione mentale andava oltre un primitivo modo di comunicare come quello, e avevano espresso tutto ciò che c’era da dire sull’argomento. Non capiva perché qualcuno avrebbe dovuto farne un gioco, o dove fosse il divertimento a prendersi il colera. Era quasi curiosa di presentarsi solo per godersi lo spettacolo- dopotutto la Monrique aveva dato ben più che spettacolo. Magari avrebbe portato Theo, tanto le bestie tendevano a leccare di tutto senza porsi particolari domande. Si domandava se anche i suoi (s)fortunati compagni di prigionia avessero avuto modo di vedere la locandina, e se avrebbe trovato qualcuno di loro all’evento. Sperava di vederli leccare le lapidi, un sogno e un’emozione. La sua decisione si consolidò quando sentì voce dell’esistenza di un buffet -sperava non si stessero riferendo alle tombe- e come ogni giovane povero che si rispettasse fu immediatamente convinta. Sì, aveva del cibo a “casa” ma lei voleva andare al buffet che due palle sempre lo stesso cibo.
    Lo faccio?
    Lo fece.

    Non c’era nessun buffet.
    Nemmeno l’ombra.
    Si guardò intorno in cerca di questo fantomatico cibo, mani posate sui fianchi nella perfetta imitazione del rinomato meme. Si sentiva esattamente come Elisa quando aveva pagato 10 euro per aperitivo + drink per poi dirle che il cibo non c’era. Esigeva un risarcimento morale per quella truffa, sia per il tempo perso che per il trauma che stava rivivendo con ogni lingua poggiata alla superficie di una lapide. «ma sono commestibili?» ovviamente tra tutte le persone che poteva incontrare a quel particolare evento, doveva essere il fratello di Theo. Vedete, la Mikhailova tendeva a starsene sulle sue, non iniziava le conversazioni e preferiva osservare il quadro generale della situazione. Era quindi comprensibile che non avesse scambiato più di una manciata di parole in quei pochi mesi da quando era arrivata ad Hogwarts. Avevano in comune un Theo e una passione per gli animali, e tanto bastava. Si strinse tra le spalle, i denti a chiudersi sulla pellicina del pollice prima di rispondere «voglio credere di sì» per chi partecipava alla gara, e perché non si potevano permettere una seconda ondata di COVID «anche se in giro si dice che dovresti leccare una lapide vera. possibilmente in una cripta» solo i real ones sapevano, ma di certo non lei. «ma non doveva esserci un buffet?» casual, nel modo di porsi, come se non fosse a un passo dall’addentare una lapide per provare la teoria del Jacksson. Tirò fuori un lecca lecca dalla tasca della giacca, l’unghia a infilarsi sotto alla plastica e a iniziare a grattare via l’involucro «sei qui per partecipare?» non lo disse, ma lo pensò nel kuore: auguri.
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    Edited by ambitchous - 6/10/2023, 02:38
  9. .
    sinéad MIKHAILOVA
    Sinéad era una buona samaritana, la protagonista della parabola che tanto piaceva raccontare ai catechisti di tutto il mondo nella speranza che qualcuno facesse propri quegli insegnamenti di solidarietà. Menomale che esistevano persone come lei al mondo, studiate come poche cose nell’arte di Gesù. L’altruismo non era nella sua indole, era stato raschiato via con ogni scheggia di ghiaccio che si aggrappava testardamente alle sue lame. Concedersi una debolezza del genere era fatale, tendere la mano al tuo avversario al posto di calpestarlo non era quello che le era stato insegnato. Ma Theo non era un avversario, e Sinéad aveva dovuto abbandonare le lame per una stupida scopa. «Non sei Mis» premette i pugni contro i fianchi, osservandolo impassibile dall’alto del suo metro e cinquanta. Lasciò il silenzio a distendersi per qualche attimo ancora, musica per le orecchie della russa dopo ore passare in mezzo al baccano, per poi sottolineare l’ovvio «certo che no.» Capitava spesso di essere scambiata con Mis, dopotutto avevano entrambi tendenze animali e asociali, anche se sinceramente sospettava che a quel punto servissero degli occhiali al grifondoro. Permanentemente, non solo quando si ricordava di averli. «RUSSA!» fece un suono affermativo, il piede a battere impaziente contro l’asfalto «ma allora funziona il criceto che hai in testa» detto con affetto, ovvio, per quanto la Mikhailova potesse provarne in quel momento per il migliore amico. Non aveva freddo, non quando gli inverni russi erano molto più rigidi, ma non significava che le faceva piacere rifugiarsi in un vicolo buio. Anche se, ora che ci pensava, aveva vissuto scenari ben più squallidi: la cripta, per esempio. «Venti galeoni? Non ce li ho venti galeoni, Russa. Lo sai.» gli fece il verso, perché Sinéad era una persona molto matura, ricambiando il dito medio del gridondoro. Ma guarda te, pure gli amici pezzenti le toccavano. «Valli a chiedere al tuo-» anzi, meglio di no. Backtrack, cambio di direzione tattico per evitare un meltdown ubriaco da parte di Theo «valli a rubare, visto che sei tanto bravo» non nascose il cipiglio ad increspare i lineamenti, lo sguardo di rimprovero che rivolse alla figura rannicchiata: non era un segreto che non approvasse. Sinéad aveva sempre guadagnato quello che aveva con duro lavoro e disciplina, l’idea di prendere la strada più corta non faceva parte del suo corredo genetico. Osservò il patetico tentativo del Kayne di sottrarle i vestiti da mano, quando riuscì solamente a finire con il muso sull’asfalto «ma come ti sei ridotto.» pezzente, ma era sottinteso. Ignorò l’invito del grifondoro a posare i vestiti al suo fianco, lanciandoglieli invece in faccia con la scusa di testare i suoi rifletti da portiere e cazzate simili. «Siamo tutti nati nudi, Russa. Cosa c’è di strano» decisamente tante cose, ma preferì passare oltre «da quando sei così poetico?» ma che gente frequentava, bah. «e poi non vuol dire che voglia vederti nudo, ma che schifo. ew, cancelled» un brivido di puro disgusto percorse il suo corpo, le spalle ad alzarsi e irrigidirsi e le labbra tirate indietro in una smorfia. Già aveva fatto lo sfortunato errore di permetterle di baciarla, non avevano bisogno di superare altre linee. Fu costretta ad osservarlo mentre cercava -keyword: cercava- di accendersi una sigaretta, e per un momento si sentì allo zoo; un po’ come il primato che si sbucciava una banana con i piedi. «Mi aiuti?» sigh, certo che l’avrebbe aiutato ormai aveva firmato una condanna a vita era suo dovere morale. «E siediti, altrimenti mi fai venire il torcicollo» ma guarda te sto- «vuoi anche una fetta di culo?» così, visto che c’era. Si sedette comunque, ma non prima di accertarsi che i cartoni fossero in uno stato decente, privi di urina umana e quelle cose super simpatiche. Non voleva farsi venire il colera per colpa di Theo. «stai attento che ora te la accendo» allungò il braccio verso il Kayne e fece scattare la rotella dell’accendino, la fiamma a prendere vita sopra alle sue dita. Si sentiva sempre più una babysitter, ma preferiva che Theo si affidasse a lei o Mis in quelle condizioni piuttosto che al primo passante per strada. Ritirò l’accendino, facendolo scivolare nella propria tasca come se fosse appartenuto a lei in primo luogo, per poi sporgersi a scrutare lo stato dell’amico «ma perché ti fai questo» non capiva il divertimento di ridursi in uno stato pietoso, ma forse era lei il problema. Non preferiva, boh, stare al caldo nel dormitorio a morire dentro come tutti gli adolescenti normali? «Ah, comunque non sono nudo. Ho un cappotto addosso, mica sono scemo» al che, gli lanciò uno sguardo che diceva già tutto senza bisogno che apresse bocca: ah no? «Solo che non puoi vederlo. Nessuno può» forse era ancora più fatto e ubriaco di quanto gli avesse dato conto. «e dove avresti trovato questo magico cappotto? sono curiosa. e sì che ti sto giudicando, qualcuno deve keep it real è il mio sacrosanto dovere» e poi lo faceva con affetto, quindi non valeva davvero. Lo osservò per qualche attimo, notando come la palpebra stesse calando pericolosamente, un chiaro segno che ormai era più nel mondo dei sogni che con lei «non ti azzardare, non addormentarti. pesi troppo per me» un cazzo di bufalo di due metri, ma che cosa mangiava a colazione per diventare così. «non vedo davvero il fascino di fumare quella roba. sa di morte e basta» rifiutò con il suo solito tatto l’offerta di Theo, allontanando la mano dalla sua faccia. Ma per piacere, chi fumava marlboro rosse a quattordici anni mica erano nella periferia di una città russa.
    So write your name as you come in
    In case we want to kick you out
    We're gonna make 'em build a wall
    We're gonna live like animals

    2008slytherinrussian
  10. .
    nome pg: sinéad mikhailova
    scheda:
    CODICE
    https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=62841566

    ruolo: portiere titolare
    altro: perché ovviamente deve conquistare anche il mondo del quidditch e portare le serpi alla vittoria della coppa che si MERITANO DA ANNI
  11. .
    Sinéad Mikhailova non nutriva un particolare interesse nel Quidditch. Lo reputava uno sport discreto, un po’ stupido come tutti gli sport che includevano una palla o un oggetto di forma vagamente rotonda, ma comunque migliore di molti altri. Purtroppo per lei, era l’unica forma di intrattenimento che Hogwarts offriva. Le era stato proibito di infilare i propri pattini per i prossimi mesi, ed evitare qualsiasi attività che potesse peggiorare il trauma che aveva ricevuto la sua gamba. E la sua testa, ma preferiva non pensare alla cicatrice sulla nuca o al sangue che aveva macchiato il ghiaccio. Ma Sinéad non era mai stata brava a stare con le mani in mano per troppo tempo, o a seguire degli ordini. Non era menomata come il resto dei suoi coetanei, sapeva perfettamente quello che poteva permettersi e da cosa sarebbe stato meglio astenersi. Se non poteva avere il pattinaggio, avrebbe distrutto qualcuno sul campo da Quidditch- un sano modo di scaricare l’aggressività. Alzare le mani sui propri compagni poteva essere condannato nella vita di tutti i giorni, ma su una scopa? Tutto era permesso. O quasi tutto. Peccato che fosse arrivata troppo tardi per sputare addosso a Mort Rainey. Avrebbe potuto chiedere una dritta -così la chiamava, perché non avrebbe mai ammesso di aver bisogno di un vero e proprio tutorial- a Theo o a Paris, ma non le sembravano le persone più sveglie. Non doveva nemmeno elaborare. «Allora» volse la sua attenzione verso Raz, che in qualche modo era riuscita a convincerla che fosse la persona giusta per insegnarle quello sport «faccio un'eccezione solo perché sei tu, di solito non mi piace avere competizione». La Mikhailova si vide costretta ad alzare gli occhi al cielo, ma in maniera affettuosa. Purtroppo attirava solo deficienti a sé. E persone prive di un’anima, un bacio al cielo per Mood. «Al momento non sono una competizione nemmeno per un bambino, ma vai avanti» non era vero, ma era solita far abbassare la guardia ai suoi avversari per fare leva sui punti deboli. Il fatto che si trattasse di un’amica non cambiava il campo di gioco. Osservò i bolidi e poi la mazza, domandandosi se la Cherney avesse qualche tipo di permesso speciale per essere lì. Probabilmente no, e l’essere sorprese lì avrebbe portato conseguenze che non le sarebbero piaciute. Ma Sinéad Mikhailova non era sopravvissuta quindici anni nel mondo senza imparare a nuotare tra gli squali, e sapeva quali carte usare per tirarsi fuori dalla Sala Torture. «Questa è la mazza» le labbra fremettero per qualche attimo, e Sinéad dovette combattere per non irrompere in un ghigno malizioso «that’s what he said» he chi, poi. Ma non importava, era il principio, lo showbiz. Afferrò comunque la mazza, soppesandola tra le mani per valutarne il peso- cristo, ma come facevano a tenerla sollevata per così tanto tempo. La Mikhailova lavorava di gambe, non si era mai preoccupata più di tanto di allenare la muscolatura superiore. «Ma quanto pesa?» si lasciò sfuggire, sperando quasi che Raz le dispensasse un prezioso consiglio per renderla più leggera. Tipo cambiare legno. Si poteva? «Ora, io prendo i bolidi e te li lancio, tu li devi colpire e devi cercare di tirarmeli addosso, non importa se mi fai male» era quello il momento in cui le diceva che non aveva alcun problema al riguardo? Certo, magari non in faccia, tutto il sangue sarebbe stato un peso da pulire. Forse avrebbe dovuto chiedere a Theo, era abituato a prendere le palle in faccia. «Più facile a dirsi che a farsi» borbottò tra sé e sé mentre osservava Raz salire sulla scopa. Sollevò brevemente lo sguardo al cielo, non si appellò a nessuna divinità perché non ne aveva bisogno, ma sperava che la Cherney lo facesse anche per lei. «UNO!» ma si contava? Lei lo fece al primo impattare del bolide contro la mazza, le braccia a bruciare per quello sforzo improvviso e le gambe a mantenerla salda al suolo senza indietreggiare. Chissà se l'avrebbe presa, lasciamo l'ardua scelta al Fato o alla palla. Sinéad sperava un po' di sì.
    sinéad
    mikhailova

    We can be free if we want it
    Or we can stay in this lane all alone
    Just say the word and I'm on it
    The past is receding so we can move on
    russian / legacy
    athlete / halfblood
    slytherin / fifteen
  12. .
    ↳ prima utenza: ms worldwide
    ↳ nuova utenza: geist
    ↳ presentazione: so true bestie
    ↳ role attive: STRATEGIA!
    NIAMH: now the past has already passed, my soul is not that mad (01.08)
    XAVIER: i gave it all my oxygen, so let the flames begin (01.08)
    SHARYN: you're an empire, darkest of empires (25.07)
    AMOS: in my defense, i was left unsupervised (05.07)
    SINCLAIR: lost in purgatory (01.08)
    AKELEI: boy, you should know what you're fallin' for (28.07)
    DARDEN: memories are cold, and so am i (27.07)
    SERSHA: aruba, jamaica, ooh, i wanna take ya (26.07)
    KIERAN: i know i talk too much, so give me your two lips && baby, i'll shut up (21.07)
    SHILOH: trovati un lavoro e poi fai la cacciatrice (19.07)
    WILLIAM: enough with the boo-shit (02.08)
    RYUZAKI: reflections, visions, echoes (01.08)
    GAYLORD: you make me so mad, i ask myself why i'm still here, or where could i go [bonus] (01.07)
    VITTORIO: might be bleeding but don't you mind, i'll be fine (22.07)
    PARIS: i owe you a black eye && two — hhhhhh. (01.07)
    CHERRY: forgive us father, for we love to sin (25.07)
    RENEE: reflections, visions, echoes (02.08)
    EMILIAN: i tell myself i'm leaving, this is hell, but i'll stay right here (02.08)
    ↳ ultima scheda creata: xavier lucas stevens (25.06)
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    sinéad MIKHAILOVA
    Era un bene che la tecnologia fosse stata abbandonata fuori fuori dai cancelli di Hogwarts, perché se Sinéad avesse avuto un accesso ad internet, si sarebbe strappata tutte le pellicine dall’ansia. In quelle ore stavano avvenendo gli europei di pattinaggio artistico, e il fatto che lei non fosse tra gli atleti partecipanti suscitava un senso di malessere e fomo che solo una pandi poteva capire. Il fatto che loro fosse a Tallin a competere e lei era rinchiusa ad Hogwarts bruciava, corrodeva le interiora goccia dopo goccia, fino a che l’invidia e ira non sarebbero traboccate- e a quel punto, sarebbe stato meglio trovarsi out of her way. No, non era Tonya Harding ma per le giuste cause poteva diveltarlo. Se non fosse stato per il suo femore frantumato, ci sarebbe stata lei sul primo gradino del podio, non qualche upstart preso dalle alpi italiane. Sinéad non aveva idea di come funzionare come un’adolescente normale, passare dall’allenarsi 40 ore in un palaghiaccio ad essere costretta in un’aula sudicia e pregna dall’olezzo di sudore era l’inferno in terra. Almeno, almeno, poteva sempre lavorare sulle sue rotazioni off-ice, fanculo a quello che diceva il dottore. Conosceva meglio il suo corpo di qualsiasi dottore, e se a causa dello sforzo sarebbe stata costretta a zoppicare per qualche giorno, so be it. Non poteva fare ferma mentre il mondo andava avanti, per cosa poi- un diploma? Meh, c’erano cose più importanti, come la gloria. La fama. Gli agognati cinque cerchi che sapeva avrebbe conquistato. Una questione di tempo, ne era certa, perché con il cazzo che avrebbe lasciato delle ossa rotte e un trauma cranico fermarla. Menomale che c’era quel cazzone di Theo a movimentarle la vita ♥ maledetto il giorno in cui si era fatta risucchiare nell’uragano di chaos che era il grifondoro. Ora, ricordate il fantastico bit dove ringraziava di non essere invischiata nel tormento emotivo che portava internet? Ecco, aveva mentito. Aveva ceduto, almeno per poter vedere i risultati degli europei e mandare le sue congratulazioni passivo-aggressive a quei pezzenti. Si trovava ad Hogsmeade quando ricevette un messaggio molto confuso e ominous, tipo ho perso i vestiti. A Dark Street.
    Il che voleva solo dire una cosa: si era fatto derubare, e poi svestire.
    Sinéad glielo aveva detto, che i suoi concasati erano una pessima compagnia. Theo l’aveva ascoltata? Certo che no, perché credeva di essere tanto furbo. Ma andava bene così, erano tutte esperienze di vita: si cadeva una volta, per poi imparare ad evitare che accadesse di nuovo. Almeno, nel suo caso funzionava così, dubitava fosse lo stesso per il Kayne.
    Scommetteva che i suoi amici lo avevano abbandonato al primo segno di pericolo.
    Mica scemi, loro.
    Le….toccava raggiungerlo, vero? Peccato, davvero, poteva essere un’ottima lezione di vita e invece Sinéad aveva deciso di avere pietà per quella volta. Solo perché era pieno inverno. Certo, non era paragonabile al freddo della Russia, ma la Scozia poteva essere altrettanto bastarda. Si infilò nel primo pub che trovò (perché, a quell’ora, che cazzo di negozi erano aperti.) facendo attenzione a scompigliare i capelli, sgualcire un po’ i vestiti e in generale a darsi un’aria trasandata. Un po’ come una povera ragazza straniera che si era persa, una dei tanti studenti eramus che bazzicavano per il castello. Alla fine, riuscì ad estorcere un cambio di vestiti a qualcuno -anche qui, i dettagli non importavano- che evidentemente aveva un po’ una vena pedofila, perché era bastato mostrarsi vulnerabile e ricorrere alla tecnica della scollatura per farli cedere. Ah, uomini, non la deludevano mai.
    «mi devi venti galeoni» così salutò il grifondoro, apparendo dal nulla come uno dei tanti spiriti che infestavano la strada: dalle ombre. «per questi» sventolò un ammasso di vestiti accartocciati davanti al Kayne, lo sguardo a rimanere fisso nel suo senza vagare altrove. Ew, ma che cazzo. Ci stava facendo credere di aver pagato quei vestiti? Certo, quei venti galeoni sarebbero stato il suo compenso emotivo. «sei nudo……..per un particolare motivo? non giudico» forse. Decisamente sì.
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    2008slytherinrussian
  14. .
    minchia sto dormendo in piedi
14 replies since 19/12/2022
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