forgive us father, for we love to sin

ft. cherry

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    «Mh, no.» Per usare le parole di una saggia: «non sento niente.» La musica lenta e sensuale riempiva l’aria, e dettava il ritmo della performance che stava avendo luogo sul palco, la ballerina ad ancheggiare a tempo e fin troppe paia di occhi incollati alle sue forme morbide, tra cui quelli castani di Lawrence che, per pura curiosità scientifica, aveva concesso alla sua bff di portare avanti quell’esperimento: assistere ad uno degli spettacoli di punta del Lilum, con una delle sue migliori ballerine, per provare definitivamente che il corpo femminile non gli facesse alcun effetto.
    Non aveva bisogno di test simili, il Matheson, che aveva cementato le proprie certezze sin da giovanissimo, ma le voleva bene, la sopportava da fin troppo tempo per non concederle almeno quel divertimento, se era ciò che voleva e che la faceva stare bene.
    Tornò a posarsi contro lo schienale, braccia lasciate cadere pigramente sulle gambe, l’interesse ora riservato al resto del locale piuttosto che alla ballerina che si guadagnava lo stipendio anche quella sera. «C’è un sacco di gente, eh» e quasi tutti rapiti dallo spettacolo, Cherry Benshaw inclusa. Avvicinò una mano al mento dell’amica, e la invitò a chiudere la bocca con una leggera spintina. «Asciugati la bavetta, Chers.» Ipocrita, da parte sua, fare un commento del genere ma eh, era pur sempre Lawrence Matheson: l’ipocrisia era uno dei suoi tantissimi difetti. «Vado ad ordinare da bere?» Nessuna risposta. «OK, vado.» E se si fosse perso sulla via del bancone, cadendo tra le braccia del dilf della settimana, ehhhh: succedeva. Il rischio di essere amico di Law, e di uscire a far serata con lui.
    E vi dirò, vi dirò.
    Il rischio c’era stato.
    «Non girarti subito,» annunciò una volta tornato, certo che Cherry si sarebbe autoinflitta il torcicollo, pur di girarsi subito, «ma quello lì giù l’hai visto?!» Lui sì, e pure bene: aveva fatto il giro lungo, al ritorno, drink in mano e goccioline di succo appiccicoso a colare sulle dita, pur di passare vicino al tipo. E perché proprio Sinclair. «Ti dirò.» Le diceva, tutto fossette e sguardo da cucciolo di labrador. «Quello— mi ha fatto sentire un sacco di cose.» Solitamente si fingeva più casto di così, ma in un locale a luci rosse, con l'unica compagnia della sua migliore amica, Lawrence poteva permettersi di essere se stesso. «Mi è venuta un’idea,» allungò, finalmente, il bicchiere pieno fino all’orlo alla bionda e le spiegò che «è uno dei loro nuovi drink, non sa di nulla in particolare, ma a quanto pare è– » mimò le virgolette a mezz’aria con la mano libera, «“piacere liquido”. Non so cosa significhi ma sembrava interessante.» a Law piaceva provare cose nuove, e anche a Cherry: erano amici per un motivo. «Alla nostra?» Propose un brindisi, e dopo il primo sorso tornò a parlare. «Dicevo Diceva. «Dovremmo fare un altro giro,» no, non di shots — beh, sì, anche, in effetti, ma nello specifico intendeva altro: un gioco che andava avanti da anni, dai tempi di Hogwarts, da quando Law e Cherry erano due marmocchi con gli ormoni a palla e troppo tempo libero fra le mani.
    (Un po’ come ora, solo che avevano meno acne sul viso ma gli ormoni, se possibile, ancora più alle stelle.)
    «Puoi scegliere tu chi,» si sentiva magnanimo, quella sera — che non si dicesse che non fosse una persona di buon cuore, poi, eh! «I miei gusti li conosci» le patate non gli piacevano — forse quel gioco avrebbe funzionato meglio se Law fosse stato disposto ad assaggiare un po' tutto, ma non era così, «preferisco i mori,» con un po’ di brizzolatura, poi, anche meglio, «per il resto hai carta bianca.»
    E mandò giù il “piacere liquido” che sapeva solo di... «menta?» Leccò le labbra, assaggiando quel che del drink vi era rimasto attaccato. «No, aspetta.» Aveva un sapore familiare, ma non riusciva a individuare quale. Sapeva un po‘ di di muschio e un po’ di «....uh.» Interessante. Istintivamente, cercò Cherry con espressione piacevolmente confusa. «Ah però sapeva di un sacco di cose che non poteva dire, che non si possono scrivere spiegare, ma che era certo Cherry avrebbe compreso e condiviso. «Direi che facciamo un altro giro anche di questo, eh.»
    lawrence
    matheson

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    I get dirty thoughts about you,
    they get worse when I'm without you.
    Does that mean that I'm going to hell?
    Or are you thinking them as well?
    23 | 2000 | leeds (uk)
    deatheater | halfblood
    unhinged era state of mind


    SPOILER (click to view)
    Law should come with his own trigger warnings tbh.
     
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    Sentite. Cherry doveva pur avere dei passatempi al di fuori del lavoro, anche se questo lavoro sembrava trascinarsi oltre i confini del Ministero e dentro le pareti di casa. Se poi questi passatempi includevano il passare le sue serate a flirtare con i ballerini del Lilum non erano che affari suoi. E poi, vedere come Lawrence era costantemente sull’orlo di essere sbattuto fuori dalle porte del locale da Cassandra era uno dei suoi guilty pleasure. «non sento niente» e certo, aveva un contesto quella frase, ma a Cherry di certo non interessava se non oltre un: title of your sextape. Ma era una donna di classe, e se lo tenne per lei «parla per te, lance» commentò distrattamente senza volgere lo sguardo sull’amico, la sua attenzione era stata ormai rapita dalle movenze delle ballerine. In maniera rispettosa, non le osservava certo come se fossero pezzi di carne come certi uomini [derogatory] stavano facendo. Tranne Lawrence, troppo occupato a ingegnarsi su come portare a letto uno qualsiasi dei clienti del locale. «Asciugati la bavetta, Chers» mcscuse me? Cherry sapeva bene che non vi fosse alcuna bava traditrice a macchiare il volto, ma chiuse comunque la bocca quando il ragazzo le diede una spinta sotto al mento. Fu un riflesso naturale, più che un gesto conscio, dato che preferiva non distogliere l’attenzione dallo spettacolo. Infatti, a malapena si accorse dell’assenza del Matheson al suo fianco. Considerò brevemente il fatto che avrebbe dovuto trascinare anche Moka fuori da casa sua, ma non succedeva mai nulla di buono quando l’elettrocineta e Law si trovavano nella stessa stanza. Al contrario di quello che si credeva, a Cherry piaceva il drama, ma non quando rischiava di compromettere la sua serata. «Non girarti subito, ma quello lì giù l’hai visto?!» sollevò un sopracciglio biondo, come a domandargli se fosse serio. Forse, se il Matheson non avesse menzionato il voltarsi, non si sarebbe nemmeno sprecata a volgere la sua attenzione altrove. Ma ora per principio doveva farlo. «Ti dirò. Quello— mi ha fatto sentire un sacco di cose» ma sì, una classica chiacchierata madre-figlio. La Benshaw non si scompose nemmeno, fin troppo abituata a quel genere di conversazioni. Anzi, fu naturale il leggero incurvarsi del labbro all’insù, la stessa espressione complice che era riflessa nei lineamenti di Lance. «Ma perché, gli si alza ancora?» difficile dire se avesse sessant’anni o più, con Lawrence non vi era alcun limite. Cherry era convinta che stesse cercando di trovarsi il pappone. Anche se, da parte sua, non poteva millantare chissà quale superiorità morale- si era pur sempre fatta uno dei suoi patrigni. Se la Signora Madre di Lawrence aveva buon gusto, non era certo colpa della Benshaw. Quando Law le porse un drink, si limitò ad osservarlo per una manciata di secondi prima di concludere che non fosse acido muriatico. L’ex serpeverde ormai conosceva le sue preferenze, e si fidava di lui. Dio, era una delle poche persone che si erano guadagnate quel privilegio, anche se Cherry era pienamente consapevole di non poterselo permettere. Non quando appartenevano a due fazioni distinte e opposte. «”Piacere liquido”, dici? Il colore è certamente una promessa» il famoso ingrediente segreto, perché la mente di Cherry lavorava in maniera cursed come la tastiera di Freme. Si bagnò appena le labbra per assaggiare il cocktail, ma quel poco che aveva assaggiato non era abbastanza per formare un’opinione ragionevole. Una grande filosofia della vita sulla quale non aveva intenzione di addentrarsi al momento. Non era mai stato il tipo poetico, anyway. «Dicevo. Dovremmo fare un altro giro» e Cherry sapeva bene che Law non si stesse riferendo a un altro giro di shottini, ormai il loro era un gioco vecchio e ben consolidato. Purtroppo, Lance la conosceva quasi quanto conosceva se stessa e viceversa. Un privilegio che aveva concesso a pochi, e ancora meno poteva vantare di essere vivi. O con tutti gli arti intatti, insomma. «vai avanti, sono intrigata» gli fece con un gesto della mano di continuare, l’altra poggiata sotto al mento ora che non aveva più alcuna bavetta (.) per Lawrence da pulire. Oddio, era la sua badante. O un figlio devoto che voleva bene alla sua genitrice. «preferisco i mori, per il resto hai carta bianca» non Elisa che sta morendo di sonno e ha letto /morti/. Nemmeno si è posta più di tante domande, dato il soggetto. E Pandi ha confermato che gli piacciono effettivamente i morti, quindi tutto in regola. Cherry, al contrario, aveva sentito perfettamente e la sua attenzione aveva già incominciato a vagare per il locale. Il Lilum vantava una clientela variopinta e il ventaglio di opzioni era imbarazzante, per fortuna di Lawrence gli over 60 erano in abbondanza. O over 80, ultimamente stava branch out. Tra lui e Moka avrebbero presto conquistato tutte le case riposo della nazione. Forse doveva impedire loro di incontrare suo padre, o chissà cosa avrebbero combinato. Ignorò le immagini cursed che stavano iniziando a riempire la mente in favore di indicare con il capo un uomo seduto poco lontano da loro. A occhio e croce doveva essere nei suoi late thirties, capelli brizzolati e ricci e dei bicipiti che sembravano strain da sotto la camicia di jeans «non sarà decrepito come piace a te, ma non è niente male» solo in quel momento si rese conto di suonare come una madre che stava cercando di trovare un partito al figlio, e in un certo senso era la verità. Senza la parte della madre. E se lo sarebbe fatto anche lei il tipo, che era lo scopo di quel loro gioco. «cosa vogliamo scommettere questa volta?» prese un altro sorso del drink per concedersi un momento di riflessione, la punta della lingua a catturare il liquido rimasto sulle labbra «…interessante. non me l’aspettavo ma niente male» cherry 🤝 law gusti discutibili «dicevo, sono disposta a mettere in palio un giro sulla mia bambina. solo per te» che poi, chissà se Law sa guidare- eh vabbè, al massimo si schianta. Bambina as in macchina, non le bambine di altri.
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    Ho una domanda che mi affligge da un po': chissà se quella sul palco è Cassie, e se gli shade stanno conducendo esperimenti sociali (e sbavacchiando, Cherry ti vedo) a discapito della zia-cognata di entrambi. Ugh. In effetti non voglio davero saperlo, è già tutto molto cursed così.
    Livelli di disagio: Seth Cohen che scopre di Julie Cooper e Caleb.
    UGHHH.
    Magari non ci pensiamo.
    Non pensiamo nemmeno al resto.
    Erano solo due migliori amici con gli ormoni a duemila, un po’ troppo annoiati, e con il bisogno costante di forzare i limiti della decenza e del buonsenso; perché erano anche quello, Charlyse e Lawrence — oltre che madre e figlio.
    Come direbbe il saggio: aiuto.
    Non che Law sapesse ancora nulla, comunque, riguardo quella storia; erano tempi più facili, quelli, prima della guerra e prima di tutto il resto. Tempi in cui il loro unico problema era sedersi l’uno accanto all’altra, bicchiere in mano, e bocche pronte a criticare chiunque capitasse sotto i loro sguardi attenti e giudicanti.
    Tipo: «Ma perché, gli si alza ancora?»
    E Law, che non era altro se non un ragazzo altruista, buono e filantropo: «posso offrirmi volontario per scoprirlo.»
    Parole accompagnate da un sorriso angelico, tutte fossette e aria che non prometteva nulla di buono; ,agari l’avrebbe anche fatto, chi poteva dirlo, dipendeva da come sarebbe andata a finire la serata — per ora voleva godersi la compagnia di Cherry e vincere la partita al loro gioco più vecchio e longevo, l’unico che, anche dopo tutti quegli anni, non li aveva ancora stufati.
    «”Piacere liquido”, dici? Il colore è certamente una promessa»
    Duh, da quando non si fidava del suo giudizio?!
    «Anche il sapore, fidati» lui aveva già bagnato le labbra, assaporando qualche goccia del drink, e poteva affermare senza dubbio che ne valeva la pena. Magari avrebbero fatto davvero un doppio giro anche di quello.
    Ma prima le cose importanti: Law sorrise soddisfatto quando vide Cherry iniziare a scandagliare la clientela del Lilum alla ricerca della vittima perfetta. Lui aveva già adocchiato uno o due possibili candidati, ma il minimo che potesse fare, riducendo già ampiamente il pool di aspiranti rimorchi con le sue preferenze, era quello di lasciare a Chers la scelta.
    (Ma solo perchè era il turno della Benshaw, non era così altruista, non allarmatevi.)
    «non sarà decrepito come piace a te, ma non è niente male» solo
    «Quante volte devo ripetertelo,» sospirò, rivolgendo gli occhi al soffitto del locale, «sono maturi, non decrepiti.» Ma cosa ne voleva sapere lei, infondo, che ancora perdeva tempo dietro quelli della loro età, ugh. «Dovresti prendere spunto, anziché criticare, anziché perdere tempo a fare la babysitter...» Era solo un consiglio spassionato, il suo, eh! Ad ognuno i propri kink: chi quello dell’uomo adulto e affascinante, e chi con quello del poppante con ancora i denti da latte.
    Le rivolse un’espressione che convogliava tutte le parole rimaste taciute (poche, perché Lawrence non aveva filtri con Cherry, e nessuna apparenza da bravo ragazzo da mantenere) e poi le sorrise, la più falsa delle pieghe a muovere gli angoli delle labbra verso l’alto: «non preoccuparti, nessuno è perfetto» “tranne il sottoscritto, ovviamente”, ma non serviva che lo esplicitasse.
    Spizzò comunque la vittima designata, curioso di scoprire su che genere di uomo si fossero posati gli occhi chiari della pavor e rimase piacevolmente soddisfatto dalla scelta. «Okay, okay Non male, in effetti, maledetta Chers: avevano quasi gli stessi gusti, una cosa terrificante se ci si rifletteva a mente lucida, ma che faceva sicuramente comodo in situazioni del genere.
    Riccioli brizzolati, un bel viso e due braccia dalle quale Law si sarebbe fatto stringere volentieri, «non male.» e alzò una mano, in attesa che Cherry gli battesse il cinque.
    Per Merlino, quanto amava quel gioco; non che gli servissero delle farse simili per hook up con qualcuno, ma era più divertente farlo quando c’era qualcosa in palio. E, a quel proposito: «cosa vogliamo scommettere questa volta?» Oh, Cherryna. «Non ti basta già l'umiliazione a cui dovrai andare incontro quando vincerò e sarai costretta ad ammettere – nuovamente! – che sono migliore di te?» Sfarfallò le lunghe ciglia castane, incrociando le dita sotto al mento, e guardandola con la più innocente delle espressioni. «Sei adorabile.» E, pur sapendo che avrebbe potuto perderla, alzò la mano per darle un buffetto sulla guancia.
    «dicevo, sono disposta a mettere in palio un giro sulla mia bambina. solo per te» addirittura? Allora faceva seriamente. Brava Cherry: a Lawrence non piacevano le persone smidollate.
    «Ok, e io, mmh» cosa poteva offrire alla Benshaw, che non fosse, preferibilmente, il numero del suo ennesimo patrigno? (Ugh.) «Io ti lascio le chiavi della casa in Cornovaglia per un intero weekend.» Potevano avere tutto, i Benshaw, ma non avevano una residenza estiva in uno dei più pittoreschi villaggi magici dell’estrema contea. «E puoi portarci chi vuoi Ugh, gli faceva male anche solo pronunciare quelle parole, e pensare che corresse il rischio che Moka Telly infettasse non solo la casa, ma l’intera contea, con la sua presenza.
    Poi, con un secondo di ritardo, aggiunse: «ma scusa, avevi dei dubbi Riguardo al drink, come osava assumere quel tono sorpreso, come se lui avesse mai scelto l’alcolico sbagliato in tutti quegli anni di amiciza. «Alle volte ti comporti come se non mi conoscessi affatto, tsk.» Ingrata.
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