in my defense, i was left unsupervised

ft. sorta

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    amos hamilton
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    Era bastato un mese per mandare il mondo a puttane, e di conseguenza rovesciare sottosopra l’intera esistenza dell’Hamilton. Com’era che era passato da un cittadino di terza classe a uno di prima nel giro di poche settimane, quando per anni il governo stesso aveva cercato di relegare quelli come lui ai margini della società? Un ottimo quesito, uno a cui gli mancavano le basi filosofiche per rispondere. Amos non si lamentava, se non per il fatto che gli aiuti economici destinati agli special erano destinati ad estinguersi e di conseguenza quei soldi in più sempre comodi quando si aveva una figlia a carico- e sì, Amos avrebbe dovuto saperlo dopo aver passato anni a prendersi cura di Cash, ma a quei tempi non viveva di certo da solo. Era stato facile, fin troppo comodo, fare appoggio su sua sorella. La stessa sorella che lo aveva praticamente forzato a trasferirsi momentaneamente da lei in quel mese, era bastata una scusa qualunque a farlo cedere, anche solo per non sentirsi così solo ogni dannato giorno. Certo, c’era Bolly, ma aveva un anno. E fino a prova contraria, i bambini di quell’età non erano un grande partner di conversazione. A proposito di Bolly- Alexa: posso portare un bambino a bere? Bella domanda, ma se Amos si fosse affidato a un AI per vivere sarebbe stato rovinato molto tempo prima. E poi, gli aveva detto di no quindi la sua risposta gli era scivolata addosso e aveva deciso di ignorare l'assistente virtuale. Avrebbe potuto lasciare Bollywood a Lawrence o a Moka, ma dopo il mese in cui erano spariti non voleva disturbarli più del necessario. Amos fingeva che andasse tutto bene, perché ammettere il contrario portava con sé una valanga di conseguenze che non era pronto ad affrontare. Ma chi glielo aveva fatto fare, di essere un adulto? Non lo voleva più, Dio o chiunque ci fosse lassù se lo poteva riprendere. Quindi si trovava al Testa di Porco con Bolly in braccio, la carrozzina abbandonata vicino al suo sgabello al bancone. La verità era che l’Hamilton aveva notato lo strano, francamente allarmante, cambiamento nel proprietario del pub e- non lo sapeva nemmeno lui cosa fare. Era probabilmente stupido il fatto che si trovasse lì. Ma dopo anni che aveva condiviso lo stesso tetto con il Crane, pensava di essere più che legittimato a preoccuparsi per lui. Il lumocineta era sempre più smarrito dallo stato del mondo, e da qualsiasi cosa fosse successa in quel mese a coloro che aveva perso di vista. Aveva le sue teorie, certo, ma non significava che volesse elaborarle: sarebbe stato fin troppo reale per i suoi gusti. Certo, era meglio soffermarsi sulle sue teorie complottistiche che sulle memorie dell’ultima volta che era stato in un pub- gli avevano sparato, pessima esperienza 0/10 would recommend. A meno che non ci fosse un uomo estremamente attraente a ricucirti dopo, allora forse ne valeva la pena. «Grazie» sorrise grato alla ragazza che poggiò una birra davanti a lui, accompagnata da del succo alla pera per Bollywood. Poteva berlo? Elisa non lo sa, e nemmeno le interessa. Stupidi bambini. Batté il bicchiere contro quello più piccolo di Bolly «alla nostra» e infilò la mano nella tasca per tirare fuori il portafoglio e pagare, anche se- «l’hai preso te?» si rivolse alla bambina, occhi sgranati e battito che incominciava a diventare sempre più pronunciato. Stava scherzando, ma fino ad un certo punto, sua figlia era una bambina molto intelligente. Del portafoglio non vi era traccia, nemmeno quando l’Hamilton frugò disperato nell’altra tasca. Prese Bolly di peso e la depositò nel passeggino, così che si potesse alzare e guardarsi intorno; era certo di averlo quando era entrato nel locale, non poteva essere tanto lontano. Strano, perché non si era accorto di niente. Forse dopo quello, e il proiettile che si era beccato, quello era un segno divino di stare lontano dai pub. Lasciò le iridi correre per la stanza nella speranza di intravedere il suo portafoglio, soffermandosi su una figura che aveva in mano un oggetto molto familiare «ATTENZIONE! PICK-A-POCKET» dai vins dimmi che almeno te così la cit. Si avvicinò alla ragazza, trascinandosi il passeggino dietro, la mano a calarsi sulla sua spalla con l'intenzione di attirare la sua attenzione «scusa, cosa ci fai con il mio portafoglio?» e se il tono di voce era accusatorio, lo sguardo più diffidente del normale e le sopracciglia corrucciate beh- era più che normale, l'avevano derubato!
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    CITAZIONE
    sorta nota a terra un portafoglio, lo raccoglie e apre per vedere a chi appartenga; cerca Amos nei dintorni per restituirglielo ma nel frattempo è Amos a notare sorta e si avvicina accusandolo di averlo borseggiato.
     
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    «ATTENZIONE! PICK-A-POCKET» Questa è la storia di Sorta e la sua cleptomania. Vi chiederete come era arrivata a quel punto, ebbene... dobbiamo fare qualche passo indietro *aggiungere qui effetto speciale del rewind* Quella mattina Sorta si era svegliata con una sorta di prurito alle mani che ben riconosceva e già sapeva dove l'avrebbe portata. Aveva scelto di andare alla Testa di Porco perchè aveva bisogno di uscire, prendere qualcosa che le liberasse la mente e perchè nei pub spesso si trovava la gente che aveva soldi da buttare in alcool. Non erano tanto i soldi quanto la voglia di rubare qualcosa, qualunque cosa. Aveva evitato negozi e supermercati per quello. Il problema di essere cleptomani infatti era che si ritrovava in mano con le cose più assurde di cui non se ne sarebbe mai fatta nulla ma che solo prendendoli riusciva a saziare temporaneamente quel continua e irresistibile impulso di rubare oggetti dagli altri. Senza nemmeno volerlo era diventata una collezionista delle cose più randomiche. Quando rubava soldi non era la cleptomania a farlo per sé ma era conscia di quello che stava facendo ed era lei a volerlo e in caso fermarsi dal farlo. La cleptomania era invece qualcosa più simile all'impulso di voler mettere la mano su una fiamma e non riuscire a fermarla e lasciarla addirittura qualche secondo a bruciare sulla fiamma. Dovete capire che però quel portafoglio lasciato lì a terra, incustodito, aveva attirato la sua attenzione e la mano era subito scattata a recuperarlo con nonchalance. Lo aveva aperto per vedere cosa contenesse, di sicuro non la sua giornata fortunata perchè di soldi, lì dentro, non aveva trovato praticamente nulla. Però aveva guadagnato un portafoglio da uomo !! Un altro oggetto da aggiungere alla sua inutile collezione. O così credeva. Ed ecco signori e signore, come era finita in quella situazione. «scusa, cosa ci fai con il mio portafoglio?» portò la mano al petto, uno sguardo cioccato dall'essere stata accusata così, davanti a tutti, di un crimine che non aveva commesso, ancora, per lo meno. Tirò fuori la carta d'identità allungando il braccio davanti a sé, posizionandolo accanto al volto del ragazzo per confrontare la foto con la persona davanti. Non si sarebbe fatta aggirare tanto facilmente da una persona che poteva averla vista raccogliere da terra il portafoglio, pensando di fregarla a sua volta. Per sua sfortuna, la foto e il volto del ragazzo, combaciavano. «ah quindi sei tu il deficiente che ha perso per strada il portafoglio» e lo scrutò con un'occhiata giudicante «e che incolpa me di averlo rubato» i boomers. Solo loro potevano inventare cazzate del genere. Lei? Lei che rubava qualcosa? Pfft. Ovviamente lo stava facendo e lo avrebbe fatto se quel poveretto non fosse messo peggio di lei. Gli faceva quasi pena. Quasi quasi gli avrebbe proposto di andare a rubare qualcuno assieme. Partners in crime !! La bambina.. il bambino... Sorta era confusa come facevano le persone a riconoscere i bambini a quell'età? Tutti uguali oh. Comunque, poteva essere la loro mascotte. Oppure un po' come Peter B. Parker con la figlia: perennemente nella tracollina a spasso ovunque e combinando anche lei guai. «l'ho aperto solo per vedere la carta d'identità per venire a cercarti e restituirtelo» menzogna, ma visto lo scarseggiare dei soldi, quella non era una vera e propria bugia. Se non fosse stato nei paraggi il portafoglio se lo sarebbe tenuto lasciando da qualche parte i documenti che non le interessavano e avrebbero solo potuto metterla nei guai. Ma here we are, lui era lì, con il passeggino con un bebè dentro. «sono solo una brava ragazza, puoi controllare. per il trattamento che ho ricevuto, avrei dovuto derubarti davvero» lo guardò con un faccino innocente, restituendogli il portafoglio. «come minimo dovresti offrirmi qualcosa» anche farsi offrire qualcosa dagli sconosciuti era a suo modo, derubare. La nobile arte della manipolazione.
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