enough with the boo-shit

ft. lupe

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    Avevo una bellissima intro per la role di prova come mercenario ma non ho davvero voglia di finirla a quest'ora quindi pandi ti becchi le mie 300 parole scritte con il kwore.
    «sai cos’ho scoperto?» William portò la cannuccia alle labbra, prendendosi un momento per bere il suo pumpkin spice latte (sì, lui era that bitch) prima di continuare il suo monologo «a quanto pare, se hai più di venticinque anni o usi le emoji quando messaggi sei considerato un boomer» scosse la testa sconsolato, il nostro ventottenne che usava le emoji come fossero il suo pane quotidiano, arrendendosi all’evidenza dei fatti. E sì, questa è una classica conversazione eliandi. «anche se più che boomer sono ultracentenario» ogni tanto se ne dimenticava, ma era riportato alla realtà da notizie che il mondo percepiva come catastrofiche ma che per lui erano diventate date su un libro di testo. Avrebbe voluto dire loro che guardate, sono sopravvissuto comunque! ma poco ci era mancato un re-enactment della stessa vita del protagonista di Interstellar- sì, aveva recuperato decine di film storici da quando era arrivato nel passato. Si sentiva come un turista a spasso nel tempo, con la differenza che era rimasto bloccato nel periodo sbagliato come un Doctor Who qualsiasi, spaesato e traumatizzato dalle informazioni con cui veniva bombardato ogni giorno. Certo, con gli anni le cose erano migliorate, seppur c’erano cicatrici che non sarebbero mai guarite: l’esistenza della pizza all’ananas, Starfucks che pareva aveva colonizzato tutta Londra. Assaggiò nuovamente il suo pumpkin spice latte, schioccando le labbra tra loro un paio di volte per poi osservare la bevanda come se l’avesse offeso personalmente «fa schifo sta roba» roba che aveva pagato 7 galeoni, per inciso. Sapeva di chai latte sporco, anche se era abbastanza sicuro che fossero due cose diverse. Non aveva quel gusto nel futuro, come osavano ingannarlo in quel modo. William non era una Karen che sarebbe tornata dentro al negozio per lamentarsi, ma non negava di essere rimasto amareggiato e deluso. Probabilmente, William avrebbe continuato a girare per il resto della giornata con una nuvolina nera sopra la testa, se solo il Fato non avesse avuto altri piani per lui. Non si sa bene come o quando, ma Gugi e Lupe avevano imboccato una delle traverse che confluivano nella Dark Street. Non fosse stato il Barrow un mercenario abituato a frequentare quelle vie sarebbe stato più allarmato, ma non è questo ciò che ci interessa. Quello che ci interessa è che si imbatterono in uno di quei tendoni cliché che ospitavano i fortune tellers, con tanto di cartellone fuori che invitata solo i più audaci ad entrare per farsi leggere il futuro. C’era da dire che William Barrow non era un idiota, sapeva bene che a) non era una buona idea avventurarsi in luoghi sconosciuti nella Dark Street e b) i tarocchi erano un pacco di cazzate. «entriamo? sono curioso di sapere cosa dice» eppure, alle volte la curiosità vinceva sulla razionalità e ci si trovava a sfoderare gli occhi da cucciolo bastonato alle persone «e no, non mi guardare così lo cosa stai per dire» Lupe era la sua coscienza, dopotutto «...ma non sei curiosa?» spoiler: no.

     
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    «sai cos’ho scoperto?» Guadalupe temeva non le sarebbe interessato, ma non glielo disse. Anche perché non ne avrebbe avuto il modo: quello di William era, a tutti gli effetti, un monologo. «a quanto pare, se hai più di venticinque anni o usi le emoji quando messaggi sei considerato un boomer» buon per lei che non messaggiasse se non strettamente necessario, dunque.
    Un po' meno per lui, invece, stando alla reazione e al fatto che Lupe avesse testimoniato in prima persona all’abuso che l’altro faceva di emoji — manco fosse una pandi qualunque.
    Che poi, Lupe non aveva nemmeno idea di cosa volesse dire essere boomer, ma quello era un altro discorso, per un altro momento.
    [Quella mancanza in materia faceva di lei una boomer sessa, ma non poteva saperlo.]
    Annuì, poco interessata, osservando con la coda dell’occhio il ragazzo al suo fianco. «E dove avresti fatto questa illuminante scoperta?» Non che le interessasse davvero saperlo, era più una domanda con scopo scientifico: voleva capire fino a che livelli si spingesse la stupidaggine umana. William era il perfetto soggetto da studiare, in quel caso. Lui e Jekyll erano i suoi (topi da laboratorio) preferiti!
    «anche se più che boomer sono ultracentenario» Inarcò un sopracciglio, decidendo di soprassedere e andare avanti anche perché non so quanto sappiamo a riguardo. «fa schifo sta roba» motivo per cui Lupe, più giovane e allo stesso tempo più vecchia matura del Barrow, aveva saggiamente scelto un tè nero e non quelle schifezze zuccherine piene di grassi. «Chi è causa del suo mal...» pianga se stesso, cosa che lei era intenzionata a fare quel pomeriggio, per essersi lasciata convincere a fare un giro insieme al ragazzo, per le vie di Dark Street: con tutte le cose che aveva da fare, non poteva certo perdere tempo così.
    Ma William aveva insistito affinché si vedessero perché, secondo lui, “era passato troppo tempo dall’ultima volta” e la professoressa aveva seriamente tenuto le si presentasse a casa (o fuori dal castello.) senza preavviso; onde evitare la tragedia, aveva accettato di incontrarlo ad Hogsmeade.
    Quando vide il tendone e notò la figura di Will iniziare a vibrare di curiosità, la messicana sospirò e massaggiò le tempie: non aveva dubbi su cosa sarebbe successo di lì a poco: il Barrow si sarebbe voltato a guardarla con gli occhi da cucciolo, proponendo di entrare, e Lupe avrebbe dovuto infrangere i suoi sogni con un secco «no.»
    No, non era curiosa e no, non voleva entrare.
    Vedete? Non era lei il problema, erano gli altri che finivano sempre col metterla in posizionj scomode e dove avrebbe dovuto dar dimostrazione di tutta la sua poca flessibilità — che scritto così è davvero bruttissimo ed è per questo che lo lascerò. Scusa Lupe.
    «William, lo sai vero che non credo nei tarocchi?» A fatica credeva nella divinazione che era, a suo modo, una scienza, figurarsi se credeva nelle carte! «E non dovresti nemmeno tu.» Lo ammonì: era troppo buono e ingenuo per potersi permettere un lusso del genere, avrebbe finito col soffrire o fare qualche cavolata in nome del 'destino' che era stato letto per lui da un ciarlatano qualunque..
    Ma a quanto pareva non importava quello che Lupe dicesse o pensasse, perché Will la prese per un braccio e la trascinò all’interno del tendone. L'avrebbe fatto mangiare dalle sue piante carnivore. Era una promessa che si faceva spesso, quella — ma poi non la manteneva mai.
    «Se ti danno una botta in testa per tramortirti e rubarti gli organi, io me ne vado.» In Messico succedeva, e la Dark Street non era poi tanto lontana da quella realtà. «Ti ho avvisato.» Perché avrebbero dovuto prendere lui e non (anche) lei? Beh, perché Lupe era più intelligente e sarebbe fuggita via al primo segnale di pericolo, semplice.
    Che poi, cosa c’era di così curioso nel farsi leggere le carte? Cosa si aspettava di trovare, mh? Gli amanti? Perché da quel che il ragazzo le aveva accennato, quello era un terreno pericoloso da affrontare, in quel periodo. Quindi: per favore.
    Non era così che la Ramos aveva intenzione di passare quel poco tempo libero che si concedeva, una volta ogni due o tre mesi.
    Eppure.

     
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    «William, lo sai vero che non credo nei tarocchi?» e? William non vedeva il problema, nemmeno lui ci credeva ma lo faceva per pura curiosità. Forse era quello il problema, che fin troppe volte l’aveva condotto dritto nei guai. Ma se lo poteva permettere, quindi era difficile che si soffermasse troppo a ponderare le proprie scelte di vita. «E non dovresti nemmeno tu» ah no? Chiedo. Il Barrow annuì lentamente alle parole saggie dell’amica mentre gli entravano da un’orecchio e uscivano dall’altro. Non c’era modo di fermarlo una volta che si era convinto di una cosa, e la Ramos avrebbe dovuto saperlo meglio di tutto- il fatto che fossero entrambi due muli non aiutava la loro amicizia, ma avevano imparato a conviverci. Con varie minacce di essere dato in pasto a delle piante carnivore, ma non era nulla di nuovo. Le minacce, non essere il pasto delle piante. «Se ti danno una botta in testa per tramortirti e rubarti gli organi, io me ne vado.» perché, pensava che gli organi di William valessero così tanto? Ogni tanto gli servivano gli occhiali, e i geni Barrow gli avevano trasmesso una (poco) sana passione per i vizi della vita, quindi dubitava che potesse donare molto al mercato di organi. «rude, ma lo accetto» qualcuno doveva pur dare la notizia della sua scomparsa, no? I professionisti della Dark Street erano imprevedibili, ma alcuni di loro ancora ci tenevano a mantenere le tradizioni- leggasi: il cliché non falliva mai di attirare i clienti idioti che avevano le palle di avventurarsi per il quartiere. La…..sciamana? -William non aveva idea di come si chiamasse- aveva messo banco in mezzo alla strada, con tanto di tenda che dava vibes di un circo. Il Barrow si fece coraggio e ne scostò un lembo, avventurandosi all’interno. Anche se era tecnicamente pomeriggio, all’interno del tendone regnava la penombra. Alcune candele posizionate in punti strategici rendevano l’ambiente meno lugubre, o almeno William credeva che quello fosse l’intento- non aveva funzionato, ma dettagli. Davanti a lui si presentò subito una scena bizzarra: una ragazza che non poteva avere più di una ventina di anni, il capo chino su un cellulare babbano e un foulard avvolto attorno al capo. Gli abiti che indossava parevano un costume, un accozzaglia di colori che urtavano la vista e un mantello che aveva l’aria di provenire da un cosplay fantasy. La ragazza alzò lo sguardo al sentire il rumore dei passi dei nuovi arrivati «giovane……vieni più vicino» William si voltò verso Lupe, un sopracciglio inarcato come a dire ma quanti anni ha questa. Ma faceva sempre piacere essere definiti giovani, quindi il Barrow le diede corda. In ogni caso, sapeva di potersi difendere. La mano della ragazza scattò in avanti, le sue dita si strinsero attorno al mento mentre gli occhi vacui si concentravano in un punto oltre la sua spalla.«tu……..sì, ne sono certa, tu sei il portatore della falce di nilufar» il Barrow era interdetto, se avesse potuto avrebbe cercato l’aiuto del pubblico. Strinse il polso della ragazza per tirarlo via, ma prima che poté fare contatto la sciamana scosse la testa violentemente e il suo corpo jerked back. «chi è nilufar?» «cosa?» «cosa?»
    Lupe: sto cazzo.
    William aveva molte domande ma Elisa vuole tanto dormire.
    «ah, ogni tanto il terzo occhio si triggera. ma non ci interessa! prego, sedetevi» William era ancora parecchio turbato, ma si accomodò a uno dei due sgabelli che erano posizionati davanti al banchetto della ragazza. «il mio nome è vilmer, tra i miei servizi c’è la lettura del palmo, dei tarocchi ma anche l’interpretazione della carta astrale. tecnicamente potrei facilitare anche il passaggio al piano astrale, ma vi avverto che è un servizio costoso» annuì serio, il mercenario, anche se aveva compreso la metà delle parole che uscivano dalla sua bocca. Niamh avrebbe capito, ne era certo. «sono venuto qua per i tarocchi, pura curiosità. anche se lei non si fida molto» indicò con un cenno del capo la figura della Ramos, che chissà se nel frattempo era fuggita. Anche se Vilmer -chiaramente un nome falso- non gli sembrava il tipo da mercato di organi. «a quanto pare è un qualcosa che potrebbero fare tutti. persino io» hahah just joking…….unless? «dici? forse potresti provare su di lei» a William pareva tanto che più di essere intrigata, Vilmer non aveva voglia di fare il proprio lavoro. Un mood, davvero. Il Barrow si voltò propriamente verso di Lupe, un’aria di sfida sul suo volto «che ne dici?» tanto peggio di così.

     
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    Pur notando William annuire, Lupe non riuscì a trattenere un sospiro leggero: era chiaro, cristallino, che qualsiasi cosa avesse detto in quel frangente non sarebbe stata registrata dall’altro. Perciò rimase in silenzio, conservando la ramanzina e i “te lo avevo detto” per un altro momento.
    Seguì il Barrow oltre il tendone del circo - perché si trattava chiaramente di quello - attenta a dove metteva i piedi, riuscendo a vedere ben poco nell’oscurità che regnava all’interno: le candele messe lì per fare atmosfera e infinocchiare i creduloni non aiutavano assolutamente a distinguere i contorni dell’arredamento, né a vedere se ci fossero ostacoli sul cammino. Guadalupe maledì in spagnolo il suo amico, con una serie di insulti sibillati tra denti stretti. «È una perdita di tempo,» incalzò, richiamando l’attenzione di Will con una leggera spallata. La ragazza davanti a loro non sembrava essere molto più grande di Ginevra, e di certo non aveva l’aria della cartomante esperta.
    Guadalupe roteò gli occhi verso una nuova dimensione astrale.
    «Hai davvero soldi da buttare in ciarlatane del genere, William?» sussurrato al suo orecchio, ma nemmeno troppo perché voleva fosse chiaro che lei non ci credeva minimamente e non avrebbe finto il contrario per non ferire l’ego di quella venditrice ambulante da strapazzo. «no es que una niña.» Un po’ per rispondere alla domanda silenziosa di Will (avevano passato abbastanza tempo insieme da riuscire a decifrare persino gli sguardi — non che fosse così difficile capire il Barrow, dopotutto) e un po’ per sottolineare il fatto che non poteva davvero volere così tanto una lettura di carte da una ragazzina uscita ieri da scuola. Sorvolò sul “giovane” perché era così assurdo che nemmeno Lupe sapeva da che parte iniziare per commentarlo.
    La domanda di Will su chi fosse Nilufar palesava anche quella non espressa della professoressa, che al più si limitò a inarcare un sopracciglio in maniera eloquente: era qualcuno di cui non aveva mai sentito parlare, avrebbe dovuto? Qualcosa le diceva di no, ma non si poteva mai dire.
    Lupe non si accomodò, rimanendo in piedi dietro lo sgabello di William: qualcuno doveva pur fare l’adulto (sciettico.) responsabile e rimanere vigile. E perché proprio lei. E poi contava che, mettendo pressione all’amico in quel modo, in piedi alle sue spalle, con tutta l’ansia che quella posizione poteva comportare, avrebbero finito con l’andarsene in tempi brevissimi.
    A quel «tecnicamente potrei facilitare anche il passaggio al piano astrale, ma vi avverto che è un servizio costoso» la messicana diede un piccolo ed impercettibile colpo sulla nuca dell’altro, il primo silenzioso te lo avevo detto di una lunga serie: parlava chiaramente di volerli fare fuori, “passaggio al piano astrale” era solo una metafora. Gliene diede un altro quando rivolse le attenzioni su di lei, ma quella volta voleva dire “al piano astrale ti ci faccio finire io”.
    Sentendo gli occhi della ragazzina su di sé, Lupe drizzò la schiena. «Sono una donna di scienza.» Come se quello dicesse tutto; in effetti, lo faceva. Tornò a non dire nient’altro per un po', godendosi lo scambio tra fattucchiera e credulone.
    «O forse no Un invito implicito a smetterla, il suo, diretto al ragazzo: cosa c’era di così bello nel leggere le carte? Lo trova forse ancora più noioso e irrilevante del farsele leggere. Perché William doveva essere così maledettamente.... William?! «Sei venuto qui per farti leggere le tue, o sbaglio?» Ma la Signorina Vilmer non voleva sentire ragioni, e stava già pescando da sotto il tavolo un mazzo di tarocchi da allungare a Will.
    «I tarocchi sono personali, non posso lasciarti usare i miei.» Che sapeva molto di fregatura, erano forse truccati? Lupe arcuò ancora di più il sopracciglio alla spiegazione totalmente non richiesta e, per questo, ancor più sospetta. «Ma tengo un mazzo di riserva per le occorrezze, diciamo così.» Mh mh, credibile, assolutamente.
    Lupe incrociò le braccia al petto, notando l’insistenza di Vilmer che cercava di far prendere i tarocchi al Barrow. Magari erano stregati? Magari erano una passaporta verso l’inferno? Magari l’avrebbero trasfigurato in qualcosa da poter rivendere al mercato nero?
    Lupe sorrise impercettibilmente.
    «Dai William, accetta il mazzo che la signorina ti sta offrendo.» Così, per scienza ovviamente. Non aveva ancora cambiato idea sull’inutilità delle carte.

     
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    Non c’era bisogno che William si voltasse ad osservare l’espressione della Ramos, perché sapeva già cosa vi avrebbe trovato. Non a caso il Barrow non si era mai proclamato come il più furbo tra i due. Perché usare il proprio intelletto quando c’era qualcuno disposto a fare il lavoro sporco per lui? Te l’avevo detto. Ok, e se non avesse ascoltato? William non era the biggest fan di accettare le critiche altrui, una volta che aveva imboccato la sua strada era determinato ad arrivare fino alla fine. A qualsiasi costo. Quindi, pensate che l’atteggiamento di Lupe lo scoraggiasse? Anzi, al contrario, era ancora più motivato a fare la sua cazzata del giorno. Ora, William non rientrava nella categoria delle persone che si facevano infinocchiare con quel genere di cazzate, ma era pur sempre una nuova esperienza. Non avevano quel genere di cose nel futuro, per lui era una novità! Una cinesata! Chi non amava le cinesate? William era pur sempre un discendente dei Barrow, c’erano due cose a cui non resisteva: i biondi e le cinesate. Lo sguardo di William si soffermò per un momento sulle candele, domandandosi se fosse opera della Eliandi- aveva sentito che potevano essere usate per dei giochi alcolici, ma non ci aveva mai provato. «Hai davvero soldi da buttare in ciarlatane del genere, William?» ok, rude, Guadalupe. William Barrow II era nato e cresciuto circondato dal benessere, senza mai doversi preoccupare di quando sarebbe stato il suo prossimo pasto o di avere un tetto sulla testa. Viveva della rendita dei suoi antenati, un’antica linea purosangue che usava i soldi per pulirsi il culo, che trattava il lavorare come qualcosa tanto per passare le giornate. O almeno, era quello che gli era stato detto quando aveva rischiato di ereditare un locale fondato da Niamh Barrow + socio, che la sua lontana parente l’aveva aperto come capriccio e ora avrebbe voluto che ricadesse sulle sue spalle. Ovviamente si era rifiutato: c’erano così tanti Barrow al mondo, che se ne occupassero loro. E poi Londra era una città di merda, non ci teneva a trasferirsi. Non si era mai posto il problema dei soldi fino a che non aveva messo piede del passato, e aveva realizzato che la safety net che aveva sempre dato per scontato non gli apparteneva più, che quei soldi appartenevano ad altri Barrow. Certo, Niamh si era offerta generosamente di condividere dato che “dobbiamo essere un po’ tutti più comunisti in questa economia” ma William si sentiva sporco ad accettare soldi altrui, quasi come se gli stessero facendo la carità. Il che, a dire la verità, era esattamente ciò che stava accadendo. Quindi ì, la questione soldi era particolarmente delicata per William, e l’amica lo sapeva bene. «touché, ramos, in effetti non ho un galeone» a suo nome. Ma William era una persona resourceful, e aveva deciso che si sarebbe trovato un lavoro. Non poteva continuare a fare il kept boyfriend- anche se aveva sempre sognato uno sugar daddy, fategli causa. William era particolarmente turbato da quella situazione, ma era convinto che facesse parte dell’esperienza, del fascino di farsi leggere le carte da una cartomante. Dopotutto, se non si settava il vibe si perdeva metà dell’esperienza. Dietro di lui, sentiva Guadalupe che stava iniziando a fremere, con tanto di colpetti alla sua povera nuca. Non poteva nemmeno più comunicare con gli occhi, quindi ormai era destinato a subirsi il suo codice morse. «Sono una donna di scienza.» il Barrow era grato che quello scambio di battute fosse finito lì, non era pronto a un degenerarsi della situazione. «O forse no.» ora però ce l’aveva con lui. Non era una novità, ci era abituato- non lo apprezzavano, era quella la verità. Forse avrebbe dovuto darle retta per una volta, perché la Signorina Vilmer stava iniziando a destabilizzare persino lui. In che senso non poteva lasciargli usare i suoi tarocchi? Doveva solo toccarli, mica glieli avrebbe portati via. Al vedere un secondo mazzo sul tavolo arcuò le sopracciglia, gli occhi cerulei a spostarsi dalle carte al suo angelo custode alle sue spalle. FORSE, e dico forse, non era una grande idea. «Dai William, accetta il mazzo che la signorina ti sta offrendo.» William Barrow II aveva già tasted l’amaro sapore del tradimento -ogni riferimento a persone o luoghi realmente esistenti è puramente casuale- ma anche da parte di Lupe? GASP! «guardi, miss vilmer, non è che non mi fidi di lei....» ma in effetti era proprio così. Avrebbe preferito non finire in una puntata di Elisa TrueCrime. «ma se mi succede qualcosa non riceverà alcun pagamento» alla fine ci aveva ripensato e aveva ceduto? Sì, perché si sentiva vagamente in trappola. Si fidava abbastanza della Ramos da sapere che avrebbe risolto la situazione, era uno dei prof più cazzuti di Hogwarts dopotutto. William allungò la mano, le dita a sfiorare la superficie della carta «hai visto lup-AAA???» le carte erano, indeed, stregate.
    Una fuckin' passaporta.
    Lupe vieni a salvarmi.

     
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    Se la cartomante le fosse stata più simpatica, con ogni probabilità Lupe al «ma se mi succede qualcosa non riceverà alcun pagamento» di William, avrebbe fatto segno alla donna di non preoccuparsi: se fosse successo qualcosa al Barrow, ci avrebbe pensato lei in prima persona a pagarla profumatamente.
    Cosa?
    Sì, avete letto benissimo.
    Doveva ammetterlo: perdere il Barrow sarebbe stato triste, con il Daniels che ormai faceva security altrove (.) e passava sempre meno tempo ad Hogwarts, Lupe si era ritrovata a dover fare affidamento quasi esclusivamente sulla presenza dell’altro biondo, e una sua improvvisa sparizione avrebbe significato una grande perdita per gli esperimenti settimanali della Ramos — ma sarebbe sopravvissuta.
    Abbassò lo sguardo scuro su William, osservandolo mentre allungava la mano verso il mazzo di tarocchi e — ma pensa: le carte erano davvero stregate, e la ciarlatana facilitava davvero il passaggio ad un diverso piano atrale. Chi l’avrebbe mai detto.
    «hai visto lup-AAA???»
    «Sì, purtroppo ho visto.» Il tono di voce era fin troppo calmo, quasi da brividi nella sua freddezza; Lupe se ne stava in piedi dietro al Barrow, ancora e sempre, le braccia incrociate al petto e l’aria di chi era pronta a maledire l’intero albero genealogico di qualcuno. E perché proprio quello di William Barrow. «Ho visto benissimo.» Oh, se aveva visto: lei era lì mentre William posava i polpastrelli sulla prima carta stregata; era lì, con le mani sulle spalle del maggiore, pronta a criticare silenziosamente qualsiasi lettura avesse ricevuto.
    Era lì quando era stato spedito chissà dove proprio dagli stessi tarocchi stregati.
    Sciolse le braccia e le lasciò ricadere lungo i fianchi, guardandosi intorno. «Dove siamo finiti?» No, sul serio: dov’erano? Ad occhio e croce le sembrava di essere ancora ad Hogsmeade, sebbene non fossero più certamente nel tendone della cartomante. Beh, almeno quello era positivo.... «Per inciso: è colpa tua», e delle sue stupide idee. «Dovevo lasciarti entrare da solo— il mercato nero degli organi non era poi male, come ipotesi.» Potremmo stare qui a parlare di quanto “non lo avrebbe mai fatto perché vuole bene a Will” ma la verità è che Lupe lo avrebbe fatto; e rifatto. Se aveva scelto di accompagnare il Barrow all’interno della tenda, e accettare così tutte le dannate conseguenze, era solo perché ogni tanto decideva di dare retta alla voce nella sua mente che si raccomandava, con un tono di voce spaventosamente simile a quello delle sue zie, di provare a fare qualcosa di diverso per una volta — magari il risultato l’avrebbe sorpresa.
    Oh, in quella situazione lo aveva fatto di certo: in negativo.
    Borbottò qualche parola in uno spagnolo così stretto che dubitava Will l’avrebbe compresa, ma alla fine tornò a prestare attenzione al ragazzo. «Se adesso esce fuori qualcuno per derubarci o ucciderci, ti offro come vittima sacrificale.» Lo minacciò, chinandosi leggermente per afferrare il catalizzatore infilato nello stivale di pelle marrone. Bacchetta che poi puntò contro William, con fare ammonitore. «Barrow avvisato, mezzo salvato.» E, così dicendo, castò un Lumos per illuminare la via, nella speranza di ritrovare in fretta quella per il castello.
    Senza ulteriori intoppi, per inciso. Chiedeva troppo?
    Avrebbero potuto smaterializzarsi, certo, ma poi la role finisce e non so eli cosa voglia fare, quindi passeggiatina sia.

     
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    Percepiva la furia omicida di Lupe fin da lì. E il suo fin da lì era già troppo vicino. William Barrow II aveva ereditato il gene dell’alcolismo ma anche dell’incoscienza, della testardaggine e della stupidità. Se non doveva fare qualcosa, puntualmente era in prima linea. Persino in quel caso, nonostante gli odds fossero stacked contro di lui, aveva voluto compiere quel salto nel vuoto. E se l’era presa in culo, ma non come piaceva a lui. Si guardò intorno per cercare di determinare dove fossero finiti, lo sguardo a danzare attorno a loro per aggrapparsi a un qualsiasi punto conosciuto. «Dove siamo finiti?» e non era quella la domanda da un milione di dollari? Il Barrow ammetteva di essere stato in posti peggiori, dunque era relativamente calmo. Per quanto potesse esserlo dopo essere stato alla mercé di una cartomante e aver vicino una Ramos tutt’altro che entusiasta. «Direi che siamo ancora ad Hogsmeade. Per fortuna. Poteva andare molto peggio» per esempio l’essere spediti su un’isola deserta con delle scimmie carnivore. O chiusi in una stanza insieme a un’adolescente sociopatica. O una qualsiasi lezione di Hogwarts, ad essere sinceri. «Per inciso: è colpa tua. Dovevo lasciarti entrare da solo— il mercato nero degli organi non era poi male, come ipotesi.» Chissà che problemi aveva William con gli amici, per scegliere i più sour e bulli tra tutti. Non aveva alcun dubbio che, in un’altra circostanza, Lupe sarebbe stata ben felice di lasciarlo alle mani dei trafficanti di organi, anche solo per imparare una lezione. «I miei organi non valgono più così tanto, tra il fumo e l’invecchiare non faresti molti galeoni» così, mise la mani avanti nel caso in cui lo stesse considerando davvero. Era sempre disponibile a prestare una mano per gli esperimenti della professoressa, ma non quando ne andava di una cornea. O un polmone. «Se adesso esce fuori qualcuno per derubarci o ucciderci, ti offro come vittima sacrificale» poggiò i pugni sui fianchi, fingendosi quasi offeso dall’affermazione della donna «non lo so, ramos, non penso che hogsmeade pulluli di criminali» a meno che non si parlasse di quei teppisti che Hogwarts partoriva. Come i suoi nipoti. Abbassò lo sguardo verso la bacchetta puntata, deglutendo per un attimo, e si domandò se l’avrebbe trasfigurato in qualcosa per poi infilarselo nel taschino. Cosa che per fortuna non accadde. «troverò il modo di farmi perdonare, promesso» tentò di placare la Ramos, uno dei suoi sorrisi da schiaffi in full force sul viso: era il metodo paraculo dei Barrow.




    Chiusa! Penso.
     
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