Votes given by but first‚ coffee

  1. .
    "True friendship consists in being able to reveal the truth of the heart to others."
    when & where
    prompose
    what
    for you
    who
    Thor <3
    ccc7ab4a91fe07e4c10987cb81469288
    Sana Park
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  2. .
    ↳ prima utenza: ms worldwide
    ↳ nuova utenza: paso adelante
    ↳ presentazione: so true bestie
    ↳ role attive: STRATEGIA!
    NIAMH: at least i can say that i've tried (25.06)
    SHARYN: split me right down the middle (07.06)
    AMOS: hit me with your best shot (16.06)
    SINCLAIR: 'cause karma is the thunder rattling your ground (03.06)
    AKELEI: revenges are cold; so am i [bonus] (29.05)
    DARDEN: tag: accidental baby acquisition (03.06)
    SERSHA: jesus needed a three day weekend to sort out all his bullshit (06.06)
    KIERAN: i know i talk too much, so give me your two lips && baby, i'll shut up (07.06)
    SHILOH: arcidan (taylor's version) (13.06)
    WILLIAM: fries are cold, so am i (25.06)
    RYUZAKI: menomale che silvio c'è (13.06)
    GAYLORD: champagne problems (25.06)
    VITTORIO: write it on my neck, why don't ya? (25.06)
    PARIS: i owe you a black eye && two — hhhhhh. (17.06)
    CHERRY: the violence of the dog days (04.06)
    RENEE: right where you left me (05.06)
    EMILIAN: i tell myself i'm leaving, this is hell, but i'll stay right here (02.06)
    ↳ ultima scheda creata: emilian cortés gibson (26.05)


    IL GRANDE RITORNO GLORIOSO DEL NARCOS
  3. .
    niamh ayla barrow
    Niamh Barrow non era una sconosciuta al senso di stordimento ed euforica che accompagnavano un paio di bottiglie di vino, ma era abbastanza certa di non aver bevuto nulla del genere. Abbassò lo sguardo sulla tazza di tè, portandolo alle labbra e bevendone un altro sorso per assicurarsi che non vi fosse alcol. Mh, decisamente no. Anche perché era in compagnia di un ex alcolista. La Barrow arricciò il naso dietro alla ceramica, tanti rimpianti ad affiorare nella mente per aver accettato il liquido ambrato- nemmeno le piaceva particolarmente, l’aveva fatto solo per cortesia. E infatti guardate com’era finita. Si beccò pure un bombastic side eye da Stiles, cosa che si meritava, lo ammetteva. Sentiva che stava succedendo qualcosa di strano in quel negozio, uno shift della Forza che in pochi potevano percepire, e a quel punto Niamh avrebbe preferito essere blessedly ignorante «bellissima» «noiiii» ma che stava succedendo. Dov’era Isaac quando serviva, o qualcuno di adulto che gli tappasse la bocca. Più Stiles parlava e più l’ex grifondoro aveva la sensazione che ci stesse provando con Daphne il che era- più che giusto, chiunque con due occhi funzionanti ci avrebbe provato. Niamh si sentiva trascurata, invisibile come un qualsiasi albero alla recita di fine anno, davanti alle interazioni dei due. Ma non poteva intervenire, andava contro il suo codice morale, tutti sapevano che non era permesso provarci con qualcuno per cui il tuo amico aveva una cotta. Niamh Barrow non era un’infame, e non lo sarebbe mai stata, quindi decise di prendere un respiro profondo e di stare al suo posto. Per quanto le costasse. Se Idys non avesse fatto la prima mossa, sarebbe stata a sorseggiare il suo tè come una donna vittoriana qualunque. E va bene, la vicinanza dell’ex compagna la stava mettendo a dura prova, il profumo a solleticare il suo naso un invito a sporgersi per poterne avere ancora. «Sì, ma se non ti piace posso toglierlo» per un attimo si perse il soggetto della frase, e rispose di getto con la prima cosa cursed che le venne in mente «per me puoi toglierti tutto quello che vuoi» blushing, giggling, kicking her feet and twirling her hair, literally. Per fortuna, il pet name che usava con Daphne rimase lì in bilico sulla punta della lingua, per poi essere ingoiato insieme alla saliva. Tracciò con lo sguardo la mano di Idys a posarsi sul suo braccio, all’apparenza innocente, ma pericolosa quanto la canna di una pistola puntata alla testa «anche tu hai un sorriso niente male, sai? te l’hanno mai detto, che una rondine non fa primavera, perché la primavera la fai tu quando sorridi?» Cristo santo, aveva avuto ragione a non fidarsi nemmeno un momento delle intenzioni della ragazza, non con quel maledetto sorriso che pregava di essere catturato dalle labbra della Barrow. «non ho capito, ma sono conquistata lo stesso»
    Ma
    Cosa
    Ma perché ma che cazzo dici
    FRIENDS BEFORE HOES
    Volse uno sguardo a Stiles, cercando di capire- qualcosa, a che punto fosse della sua vita. Che intenzioni avesse. Mio dio, era tutto terribile. Ma non c’era bisogno di preoccuparsi, perché Idys si era avventata sull’ex tassorosso e aveva preso a baciarlo, così dal nulla. Dovette distogliere lo sguardo, un impulso più forte di sé, era come guardare suo fratello che limonava con Akelei, una sensazione di disagio simile. «non mi sento per niente ignorata, ma figuratevi» uno sbuffò lasciò le sue labbra, gli occhi alzati sui ripiani più alti dello scaffale davanti a sé. Se avesse potuto, avrebbe incrociato le braccia al petto, ma come Daphne si aggrappava a lei era impossibile.
    Breathe in and I'm suddenly floating
    I've been living with my mind in the clouds
    Just another sip and I'm talkin'
    Feel like I'm in the atmosphere

    twenty-fiverebelcaptain platinum
  4. .
    I don't care, I'll let you know when I'm done
    Lick my bones, bleed my brains, Makes no difference, its always the same
    when & where
    fiendfyre
    21.03.22
    what
    head
    of council
    who
    pronouns: none. don't call me ever.
    Il mondo era pieno di persone stupide. Lo sapeva bene, d’altronde viveva con Chelsey, Jekyll e Adalbert, ma c’era chi davvero i limiti li superava tutti. Non poteva propriamente giudicare chi nel sistema solare non volesse esistere, era il primo a cercare ed attendere la morte dalla nascita, ma c’era modo e modo: non era mai stato per quel tipo di gioco rischioso, il CW. Magari evitava di spostarsi quando il predatore apriva le fauci e gli si lanciava contro, ma certamente non gli domandava «ci sono altri modi in cui vorresti uccidermi?» come aveva appena fatto Maddox. Titillare una curiosità già provata, un intrigo sottile. Tirare i fili e rischiare di rompere quel friabile equilibrio in cui Hyde sceglieva di essere innocuo, portandolo invece a pensare alle infinite possibilità in cui avrebbe potuto togliergli la vita. Piegò la testa, sorreggendola sul palmo aperto, studiandolo di sottecchi sotto le luci al neon del Fiendfyre. Qualcosa di quel pensiero dovette palesarsi nello sguardo chiaro di Hyde, perché l’altro sollevò i palmi aperti.
    Un po’ tardi per la resa.
    «sai cosa? non serve che tu risponda. Non farlo. Davvero»
    Mh. Lo guardò più intensamente un paio di lenti battiti di cuore, prima di concederglielo con un liquido movimento del capo. Non era mai stato uno di molte parole, e non vedeva perché sprecarle con lui – per qualcosa, poi, che avrebbe di gran lunga preferito mettere in pratica. L’angolo sinistro delle labbra di Hyde si sollevò pigro verso l’alto, perché Maddox doveva essere davvero terrorizzato da lui, considerando che non aveva abbassato lo sguardo neanche una volta. Davvero temeva che se l’avesse fatto, come un qualsiasi personaggio di una pellicola dell’orrore, Hyde l’avrebbe attaccato? Se sì, faceva bene. Una scelta saggia della quale non l’aveva creduto in grado. Ottimo lavoro. Tirò l’interno della guancia fra i denti, chiedendosi se il tacito invito avesse creato più paranoie del dovuto. Non era neanche stata sua intenzione, per una volta, ma poteva comunque godersi lo spettacolo come l’avesse fatto di proposito. «mh... sì.» Loquace e prolisso, notava. Arcuò le sopracciglia, annuendo fra sé.
    Per lui poteva anche finire lì. Entrambi erano usciti dalla loro zona di comfort più di quanto fosse necessario. «purtroppo. Non ci verrei di sicuro, se potessi evitare di farlo. o... perlomeno non ci verrei di proposito. volontariamente. Cioè, non io. va beh, hai capito no?» Aveva… capito? In parte, immaginava. Battè le palpebre, cercando di comprendere, e dare un senso, a quanto appena sentito. Era così inetto da non potersi trovare un altro lavoro? E, secondariamente: le sue identità lo obbligavano a fare cose che non voleva spesso? Non ne aveva conosciute abbastanza da farsi un’idea di come potesse essere l’interno della testa dell’altro, nè voleva farlo, ma mormorò comunque un «l’altro tizio?» di cui non sapeva il nome, perché secondo me non si sono mai presentati (.) ma immaginava Maddox avrebbe capito a chi si riferisse. In parte era intrigato all’idea di saper quanto fosse affollata la calotta cranica del ragazzo; in parte voleva solo dare fastidio, perché immaginava che le conoscenze del Rory passassero in automatico a tutte le altre. O no? Non era informato in merito. Magari avrebbe perfino rimediato: indipendentemente dalla situazione, non gli piaceva essere impreparato.
    (Tutto la mamma)
    «non ti avevo mai notato prima» Aveva spostato distratto lo sguardo sul pavimento, lasciando che la musica e le luci riempissero la testa di qualcosa che non fosse se stesso, ma ruotò nuovamente gli occhi verso l’alto cercando il viso del cameriere. Inarcò scettico un sopracciglio, invitandolo a iniziare e concludere quel pensiero da sé. Niente? «è esattamente il motivo per cui vengo qui» Non un grande segreto né un enorme rivelazione, quella: Jack Daniels andava al Fiendfyre perché non lo notava nessuno. Se Maddox l’avesse notato prima di quel giorno, qualcosa nel suo piano evidentemente non aveva funzionato – come quella sera. O forse i pianeti si erano semplicemente allineati perché quell’incontro avvenisse. «magari era destino davvero, dopotutto» che si trovassero in discoteca o che fossero anime gemelle? Facevano ridere entrambe le opzioni: ogni interpretazione funzionava.
    hyde jack
    daniels cw
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  5. .
    friday
    de thirteenth
    30 y.o.
    journalist
    obliwhat
    champagne diet
    I think I'm bored
    Everyone I know is trapped in boxes,
    always fighting the same wars
    All of my friends Transparent in their
    search for perfect purchases and trends
    Non era una donna violenta, ma capitava che provasse l’istinto irrefrenabile di tiare una testata nei denti a qualcuno, soprattutto quando quel qualcuno la osservava come avesse domandato che forma di palloncino avrebbe chiesto se un pagliaccio avesse fatto irruzione nella stanza in quel momento. Ricambiò l’occhiata dell’altro con un lento battito di ciglia, perché non sprizzava proprio euforia da tutti i pori neanche lei all’idea di essere lì, ma fare l’indispettito al riguardo non li avrebbe fatti uscire prima, né dato spiegazioni in merito al perchè si fossero svegliati dentro quella stanza.
    Quando vi chiederete ma perché nel mondo magico va tutto a puttane, ricordatevi chi siede fra gli strateghi.
    Dopo essere emerso dagli stracci come un bagnino di Baywatch puzzando come l’after party di un teen party, poi, non era neanche nella posizione di giudicarla.
    «Hai visto in giro le mie scarpe?» Gli rivolse un’occhiata intensa ed allusiva. Decise di essere matura, e non dirgli di guardare nel proprio c-«no.» Che poi, gli chiedeva delle scarpe, e non della bacchetta? Scelse di avere abbastanza riguardo per lo sconosciuto da credere si fosse già accorto di non possederla, e lui, dal canto suo, non credesse lei l’avesse rubata – più onorevole per entrambi. «lavoro al ministero» Più ci pensava, più era ovvio. Lo studiò un altro paio di secondi, decidendo che anche se ne avesse tutta l’aria – e l’attitudine – non fosse un magistrato: dai, avrebbero lavorato allo stesso piano, l’avrebbe saputo! Conosceva i suoi colleghi! Tipo… quel… cosino con gli occhiali. Tondi. Stan? Aveva il cognome di un animale… Stan Fox, sì! (Scott Chipmunks. Almost there) Insomma. «piani alti, uh» suggerì, squadrandolo dalla testa ai piedi.
    Non le piacevano i piani alti. Pensavano di avere un ruolo più importante rispetto al loro solo perché avevano voce in capitolo nella storia, ma sapete chi la portava avanti quella storia? GLI OPERAI. «Reese,» Come cento altri – sembrano tanti perché sono chicchi. «Withpotatoes» AH! UN WITHPOTATOES! Conosceva i Withpotatoes! Di nome, perlomeno. Sapeva avessero la tendenza a sparire e riapparire, erano una specie di leggenda come il triangolo delle Bermuda. Il sorriso di Fray si fece più sincero ed aperto, gli occhi a illuminarsi di affabile curiosità Ricambiò la stretta, scuotendo vigorosamente la mano di Reese. «bella la presentazione. Faceva molto bond. James, bond» ritrasse le dita, portandole alla fronte in un saluto militare. «friday de thirteenth» un nome che non aveva bisogno di molte presentazioni, fosse per la sua famiglia o per il suo lavoro. Avrebbe preferito essere riconosciuta per i suoi articoli? Sì. Accadeva spesso? Non abbastanza. «obliviante» lo disse con orgoglio, sfidandolo a dire qualcosa per cui sarebbe stata giustificata ad aiutarlo nella ricerca delle scarpe, solo per lanciargliele addosso.
    «Quel camice l’hai rubato?» Come, prego? Portò una mano al cuore, lo sguardo a scivolare dal camice incriminato, al volto imperturbabile di “Reese, Withpotatoes”. «il furto è stata la tua prima opzione?» Davvero? A chi – cosa – DUH?! «cioè. Con tutti i centinaia di migliaia di motivi per cui dovrei avere il camice di dory... Il furto? Ti sembro una criminale La era, un pochino, ma non in quel frangente! Alzò un’oltraggiata mano verso l’altro, curvando le labbra verso il basso e strizzando le palpebre. «no, reese, withpotatoes, non l’ho rubato. Ce l’avevo già addosso» chissà se si era infiltrata come tal Dory per salvare il culo di un ubriacone, e poi l’avevano fregata imprigionandola con lui e togliendone ogni memoria. Sarebbe stato DAVVERO MALEDUCATO E davvero da lei in effetti. Maledizione!
    «Hai già provato a vedere se si apre?»
    Lo guardò.
    Ancora. E ancora. E ancora. Senza battere ciglio, con gli enormi ed alieni occhi verdi ad asciugarsi sul quesito genuino, e piatto dell’altro. «La porta. L’assolutamente ovvia porta della nostra cella. Come ho fatto a non pensarci prima. Ci hai salvati. Che occhio. Che intuito. Che...» ingrato, la credeva davvero così stupida? a scanso di equivoci, poggiò – di nuovo. - la mano sulla maniglia, e la abbassò.
    Non successe niente. Sospirò drammatica, scuotendo il capo greve.
    «sconvolta. Stupita. scioccata» il tutto nel tono più monocorde che possedesse, e senza mai distogliere lo sguardo da piedino pulito.

    2:05
    4:02
    i think i'm bored, dbmk
  6. .
    The voices in my right brain are kinda funny
    They tell me, "Take a deep breath, it's always sunny"
    But where I leave the lights on It's so obvious that my life's pretty plain
    when & where
    barcellona, 24.10.06
    what
    hufflepuff
    who
    balt, ben, ramon
    Col fiato corto e una morsa al petto - che tanto sarebbe potuta sembrare un infarto in corso al giovane tassorosso, ma confidava fosse ancora troppo piccolo perché il proprio cuore iniziasse a fargli quegli scherzetti: doveva davvero cominciare a prendere sul serio le lezioni di corpo a corpo -, Baltasar si lasciò cadere sulla prima cosa che potesse vagamente somigliare ad una sedia nel retro dell'Aconitea. Probabilmente il barile di qualcosa che avrebbe dovuto conoscere, lavorando lì, ma non gli interessava abbastanza sapere dove le sue chiappe miliardarie avessero deciso di poggiarsi per approfondire la questione. Era solo felice e tranquillo nel vedere Wren in piedi, sorridente come suo solito, constatando che probabilmente suo padre aveva agito di buon senso ed aveva evitato di cadere nel ridicolo o nel violento.
    «Nessun rituale di magia nera a cui prendere parte, oggi?» sollevò il capo verso il maggiore, un «eddai!» di protesta mentre tentava di ridare alla propria chioma l'elegante disordine con cui era partito dal castello. «No, oggi niente...» la risposta gli uscì automatica e leggera, quasi gli avesse chiesto che tempo facesse fuori dal locale. «Credo. Aspetta che controllo.» curioso, aprì sul telefono l'applicazione nella quale la gente normale segnava cose tipo i turni di lavoro o gli orari delle lezioni; l'agenda del Monrique, invece di essere colma di simili banalità (dagli Hastings ci andava sempre, e a caso, non era nemmeno sicuro di avere dei giorni in cui non doveva; in classe uguale, e tanto c'era sempre qualche materia - quindi perché segnarle?), aveva appuntati tutti gli hobby dei suoi migliori amici. Le messe nere, i tentativi di necromanzia, le sessioni di Animal Crossing: New Horizons, le gite guidate al cimitero... Robe così. «Sì okay, oggi libero!» picchiettò sullo schermo un paio di volte, mostrando gli appuntamenti presi al geocineta. «Mi avevi fatto venire il dubbio che l'evocazione di Astaroth fosse stasera, invece è domani notte!» per un pelo: Ben lo avrebbe usato come sacrificio di sangue al posto di Ictus se solo se ne fosse dimenticato. A volte aveva più paura della Meisner che non della possibilità che venisse effettivamente invocato un principe infernale, e ne aveva veramente molta, ma quello non lo avrebbe ammesso ad alta voce; non a Wren, sicuramente, al quale invece rivolse un sorriso tutto denti ed entusiasmo.
    «Tuo padre era venuto a prendere il tè. Tipo simpatico, eh.» Balt sollevò un sopracciglio, squadrando da cima a fondo il ragazzo. Non sapeva dire se non volesse dire cazzate, facendo del sarcasmo un ottimo scudo, o se piuttosto ormai lo conoscesse abbastanza da sapere che stesse mentendo. «Non si dicono le bugie, tua madre ti picchierebbe se fosse qui ora.» era vero? Non poteva esserne certo, ma a quel punto aveva passato quanto tempo fosse sufficiente con Valerie da sapere che fosse una possibilità tangibile. Incurvò le spalle, facendosi un po' più piccolo davanti al suo sguardo, il capo chino e gli occhi a percorrere le fughe delle mattonelle a terra. «Figurati se veniva a prendersi un tè,» sottolineare il fatto che non fosse affatto simpatico non gli sembrava necessario: usando un eufemismo, era un dito in culo con la sabbia. Le uniche persone che ci tenevano a sottolineare la sua amabilità, erano quelle che avevano bisogno dei suoi investimenti. «non vuole nemmeno che io stia qui.» e se fosse stato solo in veste di lavoratore, sarebbe stato un discorso. Deglutì, senza riuscire a guardarlo in faccia, e non aggiunse altro: avrebbe potuto chiedergli se avesse fatto come con lui, se lo avesse minacciato, intimato di cacciarlo o che ne sapeva lui, ma non voleva. Sarebbe stato Wren a farlo, se avesse ritenuto necessario accondiscendere ai paroloni di Adam; lo spagnolo certamente non avrebbe fatto il primo passo verso l'uscita. Troppo egoista, e non lo aveva mai negato.
    «Non è che ha litigato con Vals anni fa?» solo dopo qualche secondo - minuto, forse - sollevò la testa, proprio quando la commessa del giorno accedeva al retro del locale, cercando nelle iridi castane dell'Hastings una qualche complicità. Voleva capire che problemi avesse suo padre (tanti) con quel posto.
    «C'è una ragazza che chiede di te, Balt.» aggrottò le sopracciglia, confuso: chi poteva mai cercarlo, lì - oltre a chiunque, in fondo era simpatico e famoso e adorabile e capiva se tutti volessero stare con l- «Bionda, tacchi a spillo, decisamente... Non di queste parti, ecco.» ah. Meh. <b>«È Liz.» doveva proprio smontargli i suoi sogni di gloria. Sventolò una mano verso la donna con nonchalance. «Dille pure di venire qua dietro.» così. Come se fosse a casa sua.
    Senza pudore.
    E se Wren e la commessa si erano scambiati qualche occhiata al limite tra il confuso e il “ma sì, non lo fa con cattiveria è solo ricco e viziato e scemo, lasciala venire”, Balt non li vide.
    «Oddio...» ci mise un po', ma ce la fece a capire di non essere a casa sua. «Scusa! Potevo? Dai è mia sorella, la conosci? È una tipa.» e non aggiunse altro, perché descrivere Lisette alla gente non era facile. Avrebbe lasciato spazio all'interpretazione - e alla sua entrata in scena, che senza dubbio sarebbe stata molto esplicativa.

    E ci mise un po' di più, a interrogarsi sul perché anche lei fosse lì a cercarlo. «Ma tu che ci fai qua.» non una domanda, perché così avrebbe esplicato meglio la confusione.
    baltasar
    monrique
    I give it all my oxygen,
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  7. .
    friday
    de thirteenth
    30 y.o.
    journalist
    obliwhat
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    I think I'm bored
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    E pur si muove. Ritrasse la mano con cui aveva scosso il fagotto, indietreggiando quanto bastava a poter osservare il lento disfarsi dell’ammasso di stoffa da una distanza di sicurezza che le permettesse, se non di fuggire, almeno di afferrare qualcosa con cui colpirlo.
    Un volto fece capolino oltre il Tutto, capelli arruffati e l’occhiata di una creatura notturna che non avesse visto alcuna luce del sole negli ultimi ventotto anni (e perché proprio Sara). Fray corrugò le sopracciglia, chinandosi leggermente in avanti per osservarlo: era indubbiamente familiare (Piz) (Penn), ma la De Thirteenth non era mai stata particolarmente fisionomista. Sapeva di qualcosa di brutto e poco piacevole, e non era riferito all’olezzo di alcool che sentiva dalla sua posizione. Ministero, dedusse l’agente, perché perlomeno le sue :eye: :eye: :eye: intuizioni, solitamente erano corrette e sensate. «s'no 'ivo» quello era quanto dicesse. Fray inarcò un sopracciglio, allungando la mano per dargli una pacchetta laddove immaginava esserci la spalla. «allora comportati come tale» perché non sembrava, né vivo né particolarmente sveglio. «dove sono» Che egocentrico, neanche un dove siamo. Duh! Dov’era lo spirito di squadra? Lo studiò un paio di secondi, schioccando poi la lingua sul palato e sedendosi a terra al suo fianco. «ti posso dire dove non siamo: a casa mia» e sua, probabilmente, ma chi poteva saperlo? I poveri avevano modi affascinanti per tirare avanti. «un resort a parigi. Un’isola caraibica» Arricciò il naso, spostando gli occhi verdi su quelle che, a tutti gli effetti, sembravano le pareti di una cella. «immagino non sia un motel» a meno che non l’avessero arredato particolarmente bene per Halloween, in quel caso chapeu. «se ti va di unirti alla classe, magari lo scopriamo insieme?» gli indicò il rimanente del bozzolo, ed il resto dell’ambiente da esplorare con un ironico sorriso a fior di labbra.
    Aveva davvero una brutta sensazione, e Fray si fidava del proprio stomaco.
    «ci conosciamo? shento di sì, ma non riesco a...» assottigliò labbra e palpebre, unendo pollice ed indice ed osservando intensamente Fu Bozzolo – e non ancora meravigliosa farfalla, ma il post sbronza faceva quell’effetto.
    2:05
    4:02
    i think i'm bored, dbmk
  8. .
    PRELEVI?
    (portfolio attualmente inattivo:
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    per qualsiasi problema, contattami!
    * sconsigliato se non si ha una conoscenza base di html.
    prima di fare cambiamenti drastici, avvisami.



    vrs. scura



    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    deatheater(not your) cutie
    marie rachel
    crawford
    No live organism can continue for long to exist sanely under conditions of absolute reality; even larks and katydids are supposed, by some, to dream. Hill House, not sane, stood by itself against its hills, holding darkness within; it had stood so for eighty years and might stand for eighty more. Within, walls continued upright, bricks met neatly, floors were firm, and doors were sensibly shut; silence lay steadily against the wood and stone of Hill House, and whatever walked there, walked alone.
    Dr. John Montague was a doctor of philosophy; he had taken his degree in anthropology, feeling obscurely that in this field he might come closest to his true vocation, the analysis of supernatural manifestations. He was scrupulous about the use of his title because, his investigations being so utterly unscientific, he hoped to borrow an air of respectability, even scholarly authority, from his education. It had cost him a good deal, in money and pride, since he was not a begging man, to rent Hill House for three months, but he expected absolutely to be compensated for his pains by the sensation following upon the publication of his definitive work on the causes and effects of psychic disturbances in a house commonly known as "haunted." He had been looking for an honestly haunted house all his life. When he heard of Hill House he had been at first doubtful, then hopeful, then indefatigable; he was not the man to let go of Hill House once he had found it.
    Can't keep hanging on
    To what is dead and gone
    If you built yourself a myth
    You'd know just what to give
    Materialize, Or let the ashes fly
    beach house
    myth
    bloom


    HTML
    <table cellpadding="10" cellspacing="0" style="width:500px;font-family:calibri, sans-serif;text-align:justify;font-size:11px;line-height:13px;color:#888" width="100%" bgcolor="#0b0b0b">

    <tr>
    <td colspan="2" align="center" style="border-bottom:1px solid #222;"><table width="100%">

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    <td width="15%" style="font-size:10px">[URL=https://lia.blogfree.net/]<i title="code cr." class="fas fa-cat" style="background:#COLOREACCENTO;border-radius:100%;padding:6px;color:#f4f4f4"></i>[/URL]</td>
    <td style="line-height:10px;font-size:8px;font-style:italic;text-transform:lowercase;letter-spacing:1px">We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry</td>
    </tr>

    </table></td>
    <td colspan="3" rowspan="3" style="background:url(LINKIMG) no-repeat center; background-size:cover;width: auto;height:120px"></td>
    </tr>

    <tr style="font-size:7px;letter-spacing:1px;text-transform:uppercase">
    <td align="center" style="border-right:1px solid #222" width="25%">
    INFO
    </td>
    <td align="center" width="25%">
    INFO
    </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" align="center" colspan="2" bgcolor="#COLOREACCENTO" style="font-family:arial black;font-size:15px;line-height:20px;color:rgba(0,0,0,.5);text-transform:uppercase;">
    NOMEPG
    COGNOMEPG
    </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" rowspan="5" width="40%"><div style="width: auto;height:163px;overflow:auto;padding-right:3px"> SCRIVI QUI
    LAROLE




    </div></td>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #222;">[URL=CREDITIGIF]<div title="gif cr." style="background:#COLOREACCENTO;border-radius:100%;width:12px;height:12px"></div>[/URL]</td>
    <td width="55%" colspan="2" rowspan="3" align="center" style="border-left:1px solid #222;font-size:8px;font-style:italic;letter-spacing:1px;line-height:11px;text-transform:lowercase">
    QUOTEQUOTEQUOTE
    QUOTEQUOTEQUOTE
    MAX_8RIGHE
    </td>
    </tr>

    <tr>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #222;"><div style="background:#222;width:1px;height:20px"></div></td>
    </tr>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #222;">[URL=https://LINK2]<div title="LINK2_TITLE" style="background:#COLOREACCENTO;border-radius:100%;width:12px;height:12px"></div>[/URL]</td>
    </tr>

    <tr>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #222;"><div style="background:#222;width:1px;height:20px"></div></td>
    <td width="33%" align="right" rowspan="2" style="font-size:7px;letter-spacing:1px;text-transform:uppercase;border-top:1px solid #222;border-left:1px solid #222;line-height:11px">
    NOMEARTISTA
    <b>NOMECANZONE</b>
    NOMEALBUM
    </td>
    <td rowspan="2" align="center" bgcolor="#COLOREACCENTO" style="width:40px;padding:10px;font-size:30px;color:rgba(0,0,0,.4)"><i class="fas fa-compact-disc fa-spin"></i></td>
    </tr>

    <tr>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #222;">[URL=https://LINK3]<div title="LINK3_TITLE" style="background:#COLOREACCENTO;border-radius:100%;width:12px;height:12px"></div>[/URL]</td>
    </tr>

    </table>




    vrs. chiara



    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    ravenclawdirtbag
    edelgard "eggsy"
    saintwich
    No live organism can continue for long to exist sanely under conditions of absolute reality; even larks and katydids are supposed, by some, to dream. Hill House, not sane, stood by itself against its hills, holding darkness within; it had stood so for eighty years and might stand for eighty more. Within, walls continued upright, bricks met neatly, floors were firm, and doors were sensibly shut; silence lay steadily against the wood and stone of Hill House, and whatever walked there, walked alone.
    Dr. John Montague was a doctor of philosophy; he had taken his degree in anthropology, feeling obscurely that in this field he might come closest to his true vocation, the analysis of supernatural manifestations. He was scrupulous about the use of his title because, his investigations being so utterly unscientific, he hoped to borrow an air of respectability, even scholarly authority, from his education. It had cost him a good deal, in money and pride, since he was not a begging man, to rent Hill House for three months, but he expected absolutely to be compensated for his pains by the sensation following upon the publication of his definitive work on the causes and effects of psychic disturbances in a house commonly known as "haunted." He had been looking for an honestly haunted house all his life. When he heard of Hill House he had been at first doubtful, then hopeful, then indefatigable; he was not the man to let go of Hill House once he had found it.
    If I were you, I'd put that away
    See, you're just wasted
    and thinking about the past again
    Darling, you'll be okay
    pierce the veil
    hold on til may
    collide with the sky


    HTML
    <table cellpadding="10" cellspacing="0" style="width:500px;font-family:calibri, sans-serif;text-align:justify;font-size:11px;line-height:13px;color:#888" width="100%" bgcolor="#F4F4F4">

    <tr>
    <td colspan="2" align="center" style="border-bottom:1px solid #ddd;"><table width="100%">

    <tr>
    <td width="15%" style="font-size:10px">[URL=https://lia.blogfree.net/]<i title="code cr." class="fas fa-cat" style="background:#COLOREACCENTO;border-radius:100%;padding:6px;color:#f4f4f4"></i>[/URL]</td>
    <td style="line-height:10px;font-size:8px;font-style:italic;text-transform:lowercase;letter-spacing:1px">We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry</td>
    </tr>

    </table></td>
    <td colspan="3" rowspan="3" style="background:url(LINKIMG) no-repeat center; background-size:cover;width: auto;height:120px"></td>
    </tr>

    <tr style="font-size:7px;letter-spacing:1px;text-transform:uppercase">
    <td align="center" style="border-right:1px solid #ddd" width="25%">
    INFO
    </td>
    <td align="center" width="25%">
    INFO
    </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" align="center" colspan="2" bgcolor="#COLOREACCENTO" style="font-family:arial black;font-size:15px;line-height:20px;color:rgba(0,0,0,.5);text-transform:uppercase;">
    NOMEPG
    COGNOMEPG
    </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" rowspan="5" width="40%"><div style="width: auto;height:163px;overflow:auto;padding-right:3px"> SCRIVI QUI
    LAROLE




    </div></td>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #ddd;">[URL=CREDITIGIF]<div title="gif cr." style="background:#COLOREACCENTO;border-radius:100%;width:12px;height:12px"></div>[/URL]</td>
    <td width="55%" colspan="2" rowspan="3" align="center" style="border-left:1px solid #ddd;font-size:8px;font-style:italic;letter-spacing:1px;line-height:11px;text-transform:lowercase">
    QUOTEQUOTEQUOTE
    QUOTEQUOTEQUOTE
    MAX_8RIGHE
    </td>
    </tr>

    <tr>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #ddd;"><div style="background:#ddd;width:1px;height:20px"></div></td>
    </tr>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #ddd;">[URL=https://LINK2]<div title="LINK2_TITLE" style="background:#COLOREACCENTO;border-radius:100%;width:12px;height:12px"></div>[/URL]</td>
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    <tr>
    <td align="center" style="border-left:1px solid #ddd;"><div style="background:#ddd;width:1px;height:20px"></div></td>
    <td width="33%" align="right" rowspan="2" style="font-size:7px;letter-spacing:1px;text-transform:uppercase;border-top:1px solid #ddd;border-left:1px solid #ddd;line-height:11px">
    NOMEARTISTA
    <b>NOMECANZONE</b>
    NOMEALBUM
    </td>
    <td rowspan="2" align="center" bgcolor="#COLOREACCENTO" style="width:40px;padding:10px;font-size:30px;color:rgba(0,0,0,.4)"><i class="fas fa-compact-disc fa-spin"></i></td>
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    KEYWORDS
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    nomepg & cognomepg
    info → campi sopra al nome
    coloreaccento
    quote
    nomecanzone
    nomeartista
    nomealbum
    linkimg → corrisponde alle gif
    creditigif (!) non rimuovere!
    link2 / link3 → link2_title & link3_title (titoli in hover: passa il mouse su uno dei cerchi per una demo!) possono essere sostituiti o eliminati


    Edited by #epicWin - 15/10/2022, 22:41
  9. .
    CIAO SORELLINA DI DARA, BELLINA CHE SEI! ♥ scusa, è una vita che non rispondo ai wanna perchè mi vergognavo moltissimo di non avere uno schemino aggiornato. Ho deciso che lo schemino sia secondario, e preferisco essere brutta ma esserci #wat quindi!!

    Ti linko il pensieve dove (finalmente) trovi tutti i miei pg.
    I più sensato da proporre sono quelli di Hogwarts, quindi te li smollo qui a bretio:

    (insegnanti)
    MAEVE - incantesimi, mom friend, ti sgrida e ti costringe a studiare perchè sì. #makehogwartsgreatagain
    WILL - strategia. niente lui è un cazzone, al massimo ti ritira la droga per fumarsela #wat

    (assistenti e staff)
    ERIN - assistente di erbologia. è una patata, ma anche inutile alla causa
    RUN - security, quindi si assicura che voi teppistelli non facciate (troppi) casini. Magari le piaci e ha chiuso un occhio qualche volta #wat
    STILES - psicomago. Se vuoi parlare con qualcuno #wat

    (studenti)
    KAZ - IV anno, ivorbone (manipola la luce!!) se il sogno di sunnie è diventare una idol, sicuramente lui è un grande fan, con bonus cottarella platonica perchè sì
    BEN - V anno, una delle besty di tuo fratello, quindi sicuro ti odia (ma che dire...lei odia un po' tutti) perchè è gelosa che le rubi dara #wat e perchè è corvonero come te e vuole che ti impegni. oh siamo mica qui per fare i pezzenti, per quello ci sono i serpeverde (ciao del ciao dara). sentiti pure libera di prenderti una cotta per lei quando vuoi :smirk: anche perchè anche se ti odia GLI OCCHI CE L'HA sarebbe rude da parte sua non flirtare un po' .
    MOOD . V anno, serpeverde, lui finge di andare d'accordo con tutti. è falso ed una merdina. non consigliato. ma se ti servono amicizie superficiali, è il lavoro che fa per lui!!&&

    e insomma... secondo me gli altri sono inutili (come me ♥) ma TI LASCIO UN BACINO!!!
  10. .

    Badlands
    control
    halsey
    code by eliandi
    bengali tipton
    16 y/o
    special
    ben10
    «meh» si era fermata a un passo dall'ingresso del sottopassaggio, mappa in mano e sguardo confuso. Aveva quindi sollevato il foglio controluce, rigirandoselo fra le mani con scarsa convinzione prima di arrendersi e passarlo a Bennett. Confidava nel fatto che lo spirito Corvonero della Meisner facesse di lei la più intelligente della compagnia, ergo, l'unica in grado di guidarle tra le strade dell'Inferius senza rischiare una morte precoce. In effetti, dal primo istante in cui avevano messo piede nell'Inferius, Bengali aveva avuto la netta sensazione che ogni cosa stese urlando "voi non dovreste essere qui". Il cielo grigio londinese certo non aiutava a rendere meno inquietanti gli edifici fatiscenti, le strade deserte e gli strani rumori a intervallare di tanto in tanto il surreale silenzio che permeava il quartiere. Quel posto metteva i brividi, e Bengali aveva seriamente iniziato a dubitare delle proprie capacità di seguire una mappa in maniera decente ma, da buona ex-serpeverde, si era rifiutata di ammettere la propria incapacità senza neppure provarci. Adesso un po' si pentiva di non aver avvisato prima Ben del fatto che forse, forse, avesse sbagliato direzione, ma ormai era tardi per recriminare.
    Avanzò di un passo, sporgendosi per dare un'occhiata al vicolo buio senza però azzardarsi a imboccarlo del tutto. Persino a lei pareva un tantino troppo audace spingersi nei meandri dell'Inferius senza essere certe di star seguendo la pista corretta. Avrebbe di gran lunga preferito usare un incantesimo navigatore o, alle brutte, Google Maps, ma il manifesto della convention chiedeva espressamente di utilizzare una comune mappa non-magica per "immergersi meglio nell'esperienza".
    Beh certo, finire ammazzate sembrava un ottimo modo per prepararsi a una convention sui serial killer partendo con lo spirito giusto, ma Bengali avrebbe preferito arrivare sana e salva al luogo designato.
    «ti devo dire» commentò, guardandosi attorno con l'indice a tamburellare sul mento «sai che in effetti avrebbe senso se la convention fosse proprio qui?» più ci pensava, e più la cosa le pareva acquisire un significato logico. All'inizio si era chiesta: perché mai qualcuno dovrebbe voler organizzare un evento nel posto più macabro di tutta Diagon Alley? Probabilmente la prima ragione era legata alla mancanza di fondi governativi ma, in effetti – perché no? Se s'ignoravano i borseggiatori e i venditori di organi abusivi, l'Inferius era proprio il posto più adatto per quel genere di convention.
    «dai, yolo» s'infilo dentro al sottopassaggio, abbastanza certa che Ben l'avrebbe seguita. D'altronde, tutte e due avevano sempre avuto un certo magnetismo per i guai e, non per niente, Ben era letteralmente metà del suo nome. Riusciva a pensare a ben poche altre persone che l'avrebbero seguita in quella follia piuttosto che preferire un pomeriggio normale, ed era felice di poter passare del tempo con lei. L'estate era sempre stata tragica per Bengali, e non conosceva distrazioni migliori dalle pareti spoglie della sua stanza a New Hovel.
    Non avanzarono che di qualche metro prima di trovarsi dinanzi a uno spesso telo nero. Su di esso, una scritta bianca recitava "make Inferius great again". «io lavorerei un attimo di più sull'accoglienza, ma l'idea è carina??» commentò, prima di scostare il telo e scoprire le scale che conducevano all'esterno del sottopassaggio. Strizzando le palpebre per riabituarsi alla luce, raggiunse finalmente la cima della scalinata, trovandosi dinanzi a un edificio molto più grande - e molto più affollato - del previsto. A giudicare dalla stranezza della gente in fila per l'ingresso, erano decisamente nel posto giusto. Anche i quadri e le fotografie appesi all'esterno raffiguranti famose scene del crimine le parvero un indizio abbastanza affidabile. Ma, cosa più importante: «sSPILLE!!!».
    Aveva affettato Bennett per un polso e l'aveva trascinata verso il cestino posto affianco all'entrata, colmo di pin tematiche a disposizione gratuita. Ne sollevò una con la faccia di Ted Bundy e un cartello con su scritto "eat me out like a cannibal" e la pizzò davanti alla faccia di Bennett con più entusiasmo del dovuto «sto malissimo» e ne afferrò un'altra, stavolta con Jeffrey Dahmer e un martello sotto al mento. Sapeva di non poter passare lì le successive due ore (o forse sì?), ma alla fine «dai top, ho trovato la mia» si appuntò alla camicia una pin raffigurante un cestino per le vivande e uno strano blob dall'aria inquietante, e la mostrò a Ben con orgoglio, certa che anche lei avrebbe colto la cit. Non era certa del perché una spilla di Basket Case si trovasse lì, ma aveva appena deciso che sarebbe diventato l'accessorio della sua vita, perciò andava più che bene così.
    God damn right,
    you should be scared of me
    Who is in control?
  11. .
    justin
    Case
    25 | cryokinesis
    problematic fave
    netflix prime & chill
    psychedelic vibes
    Wipe that tear away now from your eye
    Slowly walkin' down the hall
    Faster than a cannonball
    Where were you while we
    were getting high?
    «Sono felice che ci stiamo aggiornando l'uno sull'altra, fratellone.» simpatica, Hold. Sollevò le sopracciglia, distogliendo lo sguardo da un Termite in overdose dopo essere stato scosso come una maracas in una bustina di cocaina (scena alla quale aveva puntato il dito contro lo schermo, dando una gomitata alla ragazza. «questo è decisamente nella mia to do list) per portarlo brevemente sul profilo della sorella. Sorrise, ed accompagnò con uno sbuffo dalle narici la piega a dipingersi tiepida sulle labbra. «Sì, anche io.» e lo era davvero, felice: Dio solo sapeva quanto l'avesse cercata, quanto non si fosse mai dato per vinto nonostante le circostanze avessero sempre tentato di farlo desistere; adesso che l'aveva lì, reale e tangibile («ma la smetti di pizzicarmi?» «stavo controllando.»), non poteva pensare di essere altrimenti. «Anche se...» ma era anche un Justin, e un Justin non si sarebbe sentito a posto con la coscienza se non avesse continuato a rivangare le scelte di vita discutibili della ragazza al proprio fianco - pur sapendo ch'ella non avesse alcun codice morale di sorta, e le sue fossero tutte parole al vento. «insomma, ne avremmo avuto di tempo eh... tre anni fa, per dire...» sollevò entrambe le mani, gli angoli delle labbra falsamente incurvate all'ingiù. Ok, sì, l'aveva fatto sottoporre a innumerevoli torture e sperimentazioni, ma non sarebbe mai riuscito a tenerle il broncio: voleva solo vedere se riusciva a sortire qualche effetto. La speranza era l'ultima a morire, dopotutto.
    Ed effettivamente, si stavano aggiornando: nemmeno la bussola morale del Case aveva mai puntato al nord, aveva commesso errori e preso strade sbagliate che ancora percorreva con eccessiva leggerezza ed incuria; non era nessuno per giudicare gli altri, men che meno la Beer - solo lei sapeva cosa l'avesse portata a fare tutto ciò che aveva fatto in quei dodici anni. Ma non sarebbe stato un buon fratellone, se non avesse cercato di individuare i limiti della minore e di capire fin dove potesse arrivare. «Meglio tardi che mai, giusto?» concluse amabile, portando una nuova canna alle labbra nel vano tentativo di accomodarsi meglio sul divano. Non era facile, per chi i divani o i letti li aveva sempre usati soltanto per fornicare con chi aveva sotto mano in un dato momento della giornata, e mai per vedere la TV o rilassarsi: a dire il vero, probabilmente l'ultima volta che si era messo davvero a guardare una serie televisiva aveva undici anni, ancora non andava ad Hogwarts e lo schermo mostrava Simon Camden che veniva mandato in un centro di recupero dai genitori per aver bevuto una birra. Justin non riusciva a stare fermo per due secondi di fila, figurarsi un'ora: una pazzia che stava facendo per Hold, e solo perché la marijuana aiutava a rallentarlo - non quanto avrebbe fatto una dose, ma aveva dei princìpi, come il non drogarsi pesantemente sotto gli occhi della propria famiglia - abbastanza da rendere tutto quello sopportabile.
    E soprattutto, soprattutto!, rallentava la voce dell'adescatrice: quello non era cambiato dopo tutto quel tempo; non sputava mai.
    «Sai cosa dovremmo fare.» accusò il calcio con qualche secondo di ritardo, osservando prima il piede e poi la sua proprietaria con offesa ed indignazione. «... ouch.» «Rompere le palle ai bambini.» corrugò la fronte, piegando la testa sulla spalla. Perché... perché. «No dai, Jade è mia amica, non posso andare a rompere le palle a Uran. E poi non conosciamo abbastanza il vicinato, ti pare? Mica possiamo farci cacciare subito da New Hovel.» non che per lui significasse molto: aveva dormito per anni in baracche disabitate, edifici mai completati e anche sotto i ponti quando necessario. Ogni tanto ancora lo faceva, da quando era uscito dal Laboratorio. Ma già rischiava semplicemente come membro della resistenza, figurarsi mettersi sotto la cattiva luce del governo. «Gli avveleniamo il raccolto?» «Cos- OH!!» ma pensa - non parlava di bambini veri, parlava dei mostri.
    «Beh, perché no -» «Dovremmo giocare a "fuck, marry, kill" e ordinare una pizza. Magari non in questo ordine, prima ordiniamo la pizza. Ho fame. Tu non hai fame?»
    Rimase con la bocca ancora dischiusa, osservando il telefono magicamente piovuto sulle proprie gambe, poi chiuse le labbra attorno allo spinello. «Dovresti davvero... davvero rallentare un po'. Non tutti qui viaggiano sulla tua stessa frequenza.» la quale, per inciso, andava intorno ai 500 bpm. Non aveva il proprio metronomo con sé, ma sapeva non fosse umana la velocità di stronzate che si alternavano nel cervello della sorella. Soffiò una nuvola di fumo davanti a sé e compose il numero scritto su uno dei vari depliant lasciati in prossimità del divano. «Allora... Ucciderei Homelander, senza dubbio: lo odio. Poi mi scoperei-» «... come, scusi?» «- oh. Oh, salve, buonasera. No, non parlavo con lei, non si preoccupi - unless?» non si poteva mai sapere. Si strinse nelle spalle e, per quanto flirtare fosse uno dei suoi passatempi preferiti, l'occhiata truce di Hold lo fece tornare alle giuste priorità. «Ok, allora, volevamo ordinare una capricciosa, una vegetariana, una coca- oh, solo sottomarca la avete? Va bene comunque. E una birra.» il suo lavoro lì era finito. Rilanciò il telefono alla sorella, probabilmente sulle tette perché non aveva mai avuto un'ottima mira: ai provini di Quidditch aveva mandato in infermeria per giorni il capitano dei Grifondoro con un trauma cranico dopo una bolidata in testa che non era decisamente destinata al ragazzo.
    Anche l'anno successivo, perché non era mai stato uno che accettava un no come risposta.
    «A-Train.» tornando al discorso. «E sposerei Deep solo perché così posso farmelo più volte.» era una persona intelligente, lui. Lasciò che l'erba gli bruciasse il palato e graffiasse la gola, accennando poi un mezzo sorriso. «Questa è difficile: Starlight, Queen Maeve e Kimiko.»
    2:37
    7:28
    champagne supernova, oasis
  12. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    amos ryder hamilton
    1996 - special muggle - photokinesis - baby daddy
    Amos non si aspettava di essere accolto a braccia aperte. Conosceva sua sorella e il suo ribrezzo generale per qualsiasi sentimento vicino all’affetto, ma soprattutto l’Hamilton sapeva di non meritarselo. Durante gli ultimi anni erano rare le volte in cui era tornato a casa, e quando succedeva era per una festività, e quando si faceva sentire per telefono gli saliva un nodo alla gola, la sensazione che fosse di troppo, che stesse disturbano sua sorella a impedirgli di scambiare più di un paio di parole. Era conscio che fosse tutto nella sua testa, che se si fosse rivelato una presenza scomoda per Rea probabilmente non gli avrebbe nemmeno risposto al telefono, ma alle volte era difficile dare retta alla parte razionale del cervello. Quando la porta gli fu sbattuta in faccia, il timido sorriso che aveva incominciato a fare capolino dalle labbra si raggelò, così come il resto dell’Hamilton: il braccio ancora allungato verso il campanello e una mano stretta al manico della carrozzina. Sembrò passare un battito di ciglia e al contempo un’eternità prima che Rea gli aprisse la porta, non che avesse dubbi ma better be safe than sorry. Rimane lì fermo sull’uscio non sapendo bene come comportarsi o come avrebbe reagito la Hamilton, quindi aspettò un qualsiasi segnale dal cielo prima di muoversi: sì, come un opossum. «straniero» gli bastò quell’unica parola perché le sue inibizioni sfumassero nel nulla, buttandosi nelle braccia della sorella come aveva voluto fare mille volte in quegli anni, senza trovare il coraggio. Poteva non ricambiare, non gli interessava, in quel momento voleva solo respirare il profumo familiare della special, quello che per lui era diventato sinonimo di casa e calore e realizzare che sì, finalmente era dove voleva essere. Un posto a cui apparteneva, se l’avessero voluto. Strinse sua sorella un po’ più forte, quasi come se un abbraccio potesse rimediare a quegli anni di impacciati saluti e frasi non dette «scusami» scusami per essermene andato, scusami se ti ho deluso, se ti ho fatto preoccupare quando probabilmente eri occupata con faccende più importanti. Ma non lo disse, Amos, non voleva che Rea sentisse come la sua voce fosse rotta dall’emozione, un po’ tremolante come le dita che stringevano la sua vestaglia «mi sei mancata» le confessò quando ebbe ripreso controllo delle proprie emozioni, rilasciandola da un abbraccio durato forse troppo a lungo. Alla Hamilton non piaceva il contatto umano, ma sperava avrebbe fatto un’eccezione quella volta. «quella rimane fuori» Amos spostò lo sguardo verso la carrozzina, esitando un momento prima di annuire- non voleva rischiare di agitare Bollywood togliendola dalla carrozzina, ma non aveva scelta. Rea aveva ragione, e Amos si era preso cura di quel parquet per troppo tempo per rovinarlo con le sue stesse mani. Seguì la sorella dentro casa, avvicinando la bambina al petto quando si rese conto della quantità impressionante di fiamme libere in casa, quella gli era nuova. Sperava solo che il profumo delle candele non disturbasse Bollywood. «non è ancora natale. Perché sei qui?» doveva ridere? L’Hamilton non ne aveva idea, quindi si limitò a una smorfia a metà tra il divertito e il sofferente, sapendo bene che Rea non avrebbe potuto vederlo. «uh, si ecco, ho deciso di tornare» annunciò senza troppi preamboli, perché non era capace di tenersi qualcosa dentro troppo a lungo «per restare» specificò mentre si guardava intorno, cercando un posto dove sedersi e senza candele a rischiare di mandare a fuoco la bambina- sapete, tendeva a look bad sul curriculum da babysitter. «lei è bollywood e- no, no, non mi guardare così non è mia figlia lo giuro» che detta così, forse era ancora peggio. Avesse potuto, avrebbe incominciato a gesticolare con le mani in quel modo buffo che era solito evocare pietà nella gente, ma al momento aveva le braccia occupate «ero a mumbai e una donna mi ha mollato la bambina in braccio sostenendo che fosse mia figlia» non specificò che si trovava nel quartiere rosso, già paonazzo alla sola memoria, non era un dettaglio che la sorella aveva bisogno di sapere. «che è impossibile, perché sono gay» ricordiamolo a tutti nel caso qualcuno si fosse dimenticato, capito Rea?? LUI E’ INNOCENTE. Continuò a sproloquiare, un qualcosa che gli veniva naturale quando tentava di riempire i silenzi judgy di Rea. Certi vizi non si perdevano mai. Avrebbe voluto chiederle se fosse ancora il benvenuto in casa, o se in quegli anni aveva deciso di averne avuto abbastanza di fare la carità al fratello, ma Amos era un codardo e quello che uscì dalla sua bocca fu qualcosa di totalmente diverso «come stai? e gli altri?» tipo Elijah che, nonostante stesse chiedendo c’è qualcuno? dallo stantinato di Villa Hamilton da settimane, continuava ad essere ignorato.
    Someone should have told you
    that you'd always have a place to go
  13. .
    bengali
    tipton
    16 y/o
    v year
    pyrokinesis
    ben10
    You're hot,
    then you're cold,
    You're a light in the dark.
    Just you wait and you'll see
    That you're swimmin' with sharks.
    Affondò entrambe le braccia nelle tiepide acque del Lago Nero, e un rivolo di fumo si alzò verso il cielo. Rimase così ancora per qualche istante prima di tirare fuori le mani dall'acqua e lasciarsi cadere sulla sponda asciutta. Si portò i palmi davanti al viso, quasi temesse di trovarli irrimediabilmente anneriti, ma le apparvero come sempre: bianchi e privi di cicatrici o bruciature. Sospirò, affondando il viso sulle ginocchia strette al petto. Aveva preso l'abitudine di passare i pomeriggi lì per esercitarsi col suo potere senza correre il rischio di dar fuoco a qualcosa, ma sentiva di non aver fatto molti progressi. Era decisamente una frana. In cuor suo, sapeva che il problema partiva solo ed esclusivamente dalla sua testa. Non aveva mai accettato di essere una special, né di essere in grado di manipolare il fuoco e, se lei era la prima a non crederci, chi altro avrebbe dovuto farlo?
    Riusciva a sentire le parole di Franklyn ancora nelle orecchie, tutte le volte in cui le aveva ripetuto "non ci stai provando davvero" durante i loro allenamenti aka esperimenti col fuoco. L'aveva sempre pensato che il Winston fosse sprecato per il suo ruolo nella security. Sebbene saggio fosse l'ultimo aggettivo a lui ascrivibile, non si poteva certo negare che avesse un modo efficace di motivare la gente a fare le cose: ammorbarle fino allo sfinimento. Con Bengali c'era quasi riuscito; la Tipton aveva innegabilmente fatto dei progressi, ma era ben lontana dal padroneggiare il suo potere in maniera eccellente.
    Afferrò un sasso dal terreno di fianco a sé, e lo lancio di piatto verso il lago. L'osservo fare un paio di rimbalzi prima di annegare con un "plof" piuttosto patetico. A quel punto, le opzioni erano due: restare lì ad autocommiserarsi, o alzarsi e cercare qualcosa di più produttivo da fare. Si alzò in piedi accompagnata dall'ennesimo sospiro, quindi voltò le spalle al lago per fare ritorno al castello. L'avvicinarsi dell'estate aveva reso l'aria terribilmente umida, e il sudore le aveva appiccicato i capelli sulla nuca. Usò l'elastico che portava sempre al polso per legarsi i capelli in una coda bassa, meditando su come impiegare il resto del pomeriggio.
    Aveva appena cominciato ad attraversare i cortili di Hogwarts, quando un familiare «BENGALI!!» la raggiunse facendola sobbalzare. L'istante successivo, diverse paia di occhi la stavano fissando. Bengali si fermò, chiuse gli occhi e si chiese per quanto tempo sarebbe dovuta restare in quel modo affinché gli altri potessero crederla morta. Probabilmente troppi, e la cosa non avrebbe fatto altro che gettarle addosso ancora più attenzioni di quelle che avrebbe desiderato. Zero, ne avrebbe volute zero, ma Delilah e il concetto di discrezione erano due mondi tanto lontani quanto sconosciuti. Ciononostante, non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un piccolo sorriso. La Parker non era cambiata di una sola virgola dai tempi dell'orfanotrofio, e questo non poteva che renderla felice. Invero, Delilah era un uragano, spesso eccessiva ed a volte persino pericolosa, ma era la stessa Delilah con la quale era cresciuta, e a cui non riusciva a non voler bene.
    «Ho una marea di piccoli fan impazziti che mi chiedono se ho incendiato un neonato.» lasciò che l'altra le afferrasse il braccio, noncurante del flusso di parole che aveva deciso di scaricarle addosso. «oh, ciao del, mi avevi chiamata? Non ti ho proprio sentita» disse con tono ironico, alludendo al modo decisamente poco silenzioso con cui l'amica aveva cercato di attirare la sua attenzione poco prima. La sottile frecciatina avrebbe spinto Delilah a urlare meno la prossima volta? Ovviamente no, ma era comunque divertente provarci.
    «Uno mi ha chiesto se potevo bruciargli le dita dei piedi» Bengali sollevò il sopracciglio, perplessa. Poi scelse di non farsi troppe domande. «avresti dovuto dirgli di sì» rispose, trascinandola con sé lontana dagli sguardi ancora incuriositi degli altri studenti «i feticisti pagano un sacco di soldi, potremmo mettere su un business» e chi era lei per rifiutare soldi facili. «Mi pare si chiamasse Joseph» «duh, il grifondoro?» s'infilò in una delle porte d'ingresso del castello, lasciandosi il cortile alle spalle «sono abbastanza sicura di potergli spillare abbastanza monete da poterci pagare l'alcol per il prossimo sabato» l'ultimo, prima delle vacanze estive. Quel pensiero fu in grado di rabbuiarla per un istante, salvo poi tornare a focalizzarsi sulla Parker. Non era entusiasta dell'arrivo dell'estate, perché significava trasferirsi di nuovo a New Hovel e la convivenza con gli altri special non le era mai risultata... facile. Avrebbe preferito tornarsene a casa con Paris, o addirittura all'orfanotrofio con Delilah, ma nessuna delle due era mai stata realmente un'opzione per lei. Il Ministero non le avrebbe certo concesso un permesso speciale soltanto perché non era in grado di relazionarsi in maniera normale con altra gente che non fossero i ben10.
    «Vuoi bruciargli le mutande? Insomma… se vuoi… se ti va» «penso di volermi risparmiare la visione del suo vermicello in fiamme, ma se tu ci tieni...» sussurrò, scoccando un sorriso amabile a un soffio dal viso della Parker «anche se sono abbastanza certa che esistano modi più convenzionali per spogliare la gente, del» aggiunse senza smettere di sorridere. Se adorava prenderla in giro? Da morire. «in ogni caso, visto che sei in vena di dar fuoco alle cose» una piccolissima lingua di fuoco le avvolse l'indice, poi scivolò tra le sue dita avvolgendole una per una. L'unico trucchetto che fosse mai riuscita ad imparare decentemente in quattro anni da special. «avevo pensato di fare, non so, una torta» seguì con lo sguardo la fiammella, troppo in imbarazzo per sollevare gli occhi sulla Parker «per te e gli altri» ammise, lanciandole un'occhiata veloce «tipo un regalo di addio, ma non davvero di addio. Voglio dire, non stiamo andando in guerra» sorrise nervosamente, facendo muovere ancora per un po' la lingua di fuoco sino a farla estinguere in una scintilla dorata. Tornò quindi a rivolgere il viso verso l'amica «l'idea era di festeggiare il fatto che non potremo più vederci ogni giorno per qualche mese, hai presente?» aveva smesso di camminare, indecisa se trascinare o meno Delilah con sé verso le cucine. «cioè, uau, niente più ben tra i piedi per tutta l'estate, evviva» aggiunse sarcastica, sebbene la cosa non la rallegrasse affatto «e visto che io sono uno schifo in cucina, forse se ci provassimo insieme potremmo riuscire a fare qualcosa di commestibile?» era abbastanza certa che avrebbero provocato ai ben10 un'intossicazione alimentare, ma almeno lo avrebbero fatto col cuore. ♥
    1.10
    3.16
    sharks, imagine dragons


    Edited by dark/energy - 16/9/2022, 18:53
  14. .
    I feel destructive But I've got myself to blame
    Picking my battles But I think I'm losing ground
    when & where
    02.11.00, london
    what
    slytherin, freak
    who
    traveller
    Sersha non era una persona introspettiva, non si struggeva sul perché o il come degli eventi. Eppure, persino lei aveva l’impressione che qualcosa non andasse nel vibe generale dei Freaks, da come CJ sembrava distante a un Sandy che alle volte spariva nel nulla senza dire niente a nessuno, ripresentandosi dal nulla con un pene tatuato sulla spalla e i capelli color verde acido. Insomma, Sersha non giudicava nessuno ma i love you man but no fucking way. Persino BJ dava problemi da oltreoceano, con il suo nuovo sugar daddy e i loro selfie raccapriccianti che mandava nel loro gruppo whatsapp- la Kavinsky aveva considerato di buttare il telefono nel Tamigi dopo l’ultimo scatto proibito del Reynolds, ma aveva resistito alla tentazione.
    Non era la prima volta che vedeva CJ così arrabbiato, ed era certa che non sarebbe stata l’ultima, ma era raro assistere a quella violenza gratuita, quasi un istinto animale più che un impulso controllato dal cervello. Se la Kavinsky fosse stata una persona normale, forse avrebbe provato paura anzi del brivido a correre lungo la schiena, avrebbe alzato i tacchi cercando il fittizio conforto di una folla anzi di fare un passo avanti. Spostò la sua attenzione per un momento sui corpi stesi a terra, studiando i loro volti con interesse clinico, quasi potesse diagnosticare quale terribile peccato li avesse condotti a quella fine. Non che ci volesse molto ad accendere la miccia del Knowles, ma in sua difesa Sersha poteva garantire che la maggior parte delle persone si meritasse una sana dose di ossa rotte e sangue a macchiare la pelle. «offesa. senza dubbio» ah ecco, allora anche il Knowles riconosceva che era stato rude non invitarla. Eppure Sersha era così brava a terrorizzare la gente, ancora non lo sapeva ma presto sarebbe riuscita a fare scoppiare in lacrime un piccolo Tommy con la sua sola presenza- ah, le piccole vittorie. «kavinsky trovati dei passatempi tuoi» non era un’idiota, la serpeverde, era in grado di leggere tra le righe. Dopo anni, vite, passate di fianco al Knowles sapeva leggerlo come il palmo della propria mano e non le sfuggì l’implicito fatti i cazzi tuoi. Il problema era che la Kavinsky se li faceva fin troppo, e finiva per essere lasciata indietro quando -non so, esempio a caso- suo fratello decideva di andare a studiare in America. «rude, ho dei passatempi» tipo imbrattare i muri? ubriacarsi? Erano tutti hobby leciti, fatele causa.
    CJ voleva sapere che ci facesse lì, perché l’avesse seguito, quasi come intravedere il proprio ragazzo e volerlo salutare fosse un crimine. Il fatto che non fosse andata esattamente così era irrilevante, tutti dettagli fini a una storia di poco interesse. Sersha era uscita per una passeggiata, per scaricare dell’energia nervosa. Anche perché l’alternativa era fare da balia a quelle pesti di Ronan e Lynch, ma anche e soprattutto a quella barbona che si era stabilita in casa Beaumont-Barrow. Sersha non aveva capito chi fosse, né le interessava a dire la verità, ma aveva la sensazione che Akelei avrebbe presto impiegato i servizi dei Freaks per liberarsene.
    Schioccò la lingua contro il palato, gli occhi alzati al cielo (o meglio, verso CJ ma più o meno l’altezza era quella) «cosa?» domandò con una punta di confusione al Knowles, non capendo perché la stesse guardando così. O forse lo sapeva bene, ma non aveva intenzione di trasformare quel momento in un interrogatorio. Calciò uno dei sassolini sull’asfalto per scaricare la tensione nervosa, le mani nascoste nelle tasche del bomber mentre si torturava le pellicine «ti ho visto da lontano e ti ho seguito, ok? è solo che…» arricciò il naso ed esitò per un momento, abbassando gli occhi sulla spalla del tassorosso «sei strano ultimamente, pensavo che seguendoti…..non so….ci avrei capito qualcosa. magari ti sei invischiato nel traffico umano, che ne so» si strinse tra le spalle, tentando di buttarla sul ridere perché davvero, non sapeva che dirgli. Quegli uomini a terra non avevano l’aspetto del tipico teppistello che ogni tanto si ritrovavano a pestare. «possiamo andare da qualche altra parte?» indicò con un cenno del capo i corpi sanguinanti a terra, che per quanto piacessero a Sersha non le sembravano il pubblico adatto per quella conversazione. Iniziarono a camminare lungo il vicolo senza una meta precisa, o forse ce l’avevano e Sersha era troppo distratta per realizzare dove «senti, lo so che non sono affari miei ma se mai ti servisse qualcuno a salvarti il culo sono qui» dubitava che il Knowles avrebbe accettato l’offerta, ma Sersha si sarebbe pentita se lo l’avesse proposto in ogni caso.
    sersha
    kavinsky
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    Edited by ambitchous - 7/1/2023, 01:03
  15. .
    ch sheet
    pensieve
    aesthetic
    headcanon
    niki
    ta


    fitz
    gerald

    «va come deve andare, come immaginiiii va come deve andareee, senza te! guardami bene oggi sooono un demone, so come diventare senza te???»
    1) «cosa.»
    2) le sembrava di riconoscere quella voce. Mi se il broncio. Sarebbe stato pi difficile convincere che c'era un demone quando l'altra persona sapeva lei fosse una medium.
    E infatti: «fitzgerald sei già stata posseduta?»
    Posò la testa al muro dietro di sè, e sospirò.
    Avrebbe voluto un primino, o qualcuno che non le piaceva, non un freaks che era pure già morto. Partiva con un vantaggio! Senza contare che fra lui e i suoi amici, difficilmente nessuno era già stato posseduto; erano sempre immischiati in cose strane.
    «nel caso conosco un paio di riti, con serscia di solito funzionano. ma prima vorrei finire di mangiare»
    Continuare la sceneggiata, o non continuare la sceneggiata?
    Meh.
    Forse poteva fare metà e metà.
    Spuntò da dietro il muro. «sto bene» il suo sguardo si fece scuro «per ora»
    Amadeus ovviamente li interruppe, perchè quello spirito non sapeva farsi i beneamati fatti suoi. Preferiva quando i fantasmi poteva vederli solo lei, quasi quasi.
    «e poi fossi in te mi preoccuperei per altre cose. pare ci sia un demone»
    «Ha ragione, Ama» ovviamente a lei non aveva detto nulla lo spirito; la prima volta che si era rifiuta lì aveva minacciato di farlo sparire dall'esistenza (cosa che tecnicamente sarebbe stata in grado di fare), e da allora aveva smesso di importunarla.
    Spuntò da oltre il muro, le mano a stringersi le braccia strette al petto, sguardo spaurito. «c'è qualcosa di oscuro. Più del solito: qualcosa di sconosciuto alla mia magia»
    Ma i demoni esistevano davvero?? Beh ok se lo diceva Barry si fidava eh !!! E se gli stava solo reggendo il gioco, beh, grazie! «ho sentito delle cose su questo posto... è da qui che è iniziato tutto» ma tutto cosa «i pv maledetti, stiles, i presidi, le sorelle beech, i withpotatoes...» sì stava copiando un tormentone di trama dell'rp su cui ruolava, il FRAT, problemi? #cosa «tu... tu credi alle maledizioni, barry?»
    i have cried all my tears
    and all that is left is anger
    burn
    Lin-Manuel Miranda
    hamilton the musical
39 replies since 25/8/2021
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