«Uuuuuuuuuhhhhhhhhh sono un demone!!! Ti strapperò la carne a morsiiiii uuuuuuuhhhhHHHh mangerò il tuo cuore e banchetterò col tuo fegatoooo~» Se il fantasma che aveva di fronte le avesse chiesto di dire quanto aveva paura da uno a dieci, la ragazza avrebbe detto senza tanti giri di parole meno diciassette. Provò quasi tenerezza per il povero spirito, ma non abbastanza da non essere spietatamente sincera: «era terribile» Afferrò una mandorla dal sacchetto, infilandosela in bocca senza tante cerimonie osservando il giovane uomo (si può dire giovane di una persona nata almeno un centinaio di anni prima?) con lo stesso cipiglio annoiato ma severo di una meryl streep ne il diavolo veste prada. «non spaventeresti un primino, Phil» Le labbra di Phil si incurvarono verso il basso, e sconsolato si sedette a terra accanto alla ragazzina, anche lui ora a gambe incrociate sul pavimento impolverato. «Ma ho detto che ti avrei mangiato il cuore! è spaventoso!» «è che so che non puoi farlo» «Ma perchè tu mi conosci!» fece una smorfia, portandosi la mano sul panciotto scherzando: «Sai che ho lo stomaco debole» Fitz fece spallucce «allora convincimi che tu possa farlo. Un bravo attore sarebbe capace» Il povero fantasma mise il broncio, offeso da quella frecciatina sul non essere un bravo attore. «...ci penso un attimo» La medium annuì, e fece per prendere un'altra mandorla dal sacchettino... solo per scoprire che erano finite. Con un verso sconsolato si mise a frugare nello zainetto alla ricerca di altro cibo, pur sapendo perfettamente di non averne. Quasi a spronarla a fare qualcosa al riguardo, il pancino brontolò prepotente; prevedibilmente, non bastò a far apparire altre cose da mangiare. Fitz era bella e simpatica, bravissima in tutto e anche molto umile, ma ancora non sapeva far apparire cibo dal nulla. Valutò l'idea di tornare in cucina, ma non aveva voglia di rifarsi tutti i piani del castello e di rischiare di incontrare qualcuno - o di incontrare prefetti e caposcuola di ronda (anche se, in teoria, aveva ancora del tempo prima che scattasse il coprifuoco). Nonostante il buco allo stomaco, non si pentiva di non essersi presentata a cena: interagire con persone vive era diventato ancora più difficile negli ultimi mesi, e meno ne vedeva più era felice. Poteva accettare le lezioni, poteva stare in compagnia per qualche minuto, ma l'idea di stare seduta mentre altri conversavano e cercavano di fare amicizia la mandava fuori di testa. A che pro, poi? La gente la annoiava, e se anche avesse trovato nuovi amici alla fine se ne sarebbero andati e l'avrebbero lasciata sola. Come Nah e Jane e Callie e Vin e Harper che si erano diplomate -e ora non poteva vederle bloccata com'era a scuola. Come JD che non si faceva sentire da luglio; lui soprattutto, negli ultimi mesi, si era meritato la rabbia della ragazza: pensava fossero una squadra, che dopo l'aiuto che le aveva dato a rintracciare la sua famiglia biologica fossero diventati amici, che gli piacesse la compagnia della medium... invece era un mago come tutti gli altri: inaffidabile, approfittatore. L'aveva scaricata appena le cose erano diventate difficili. Almeno, con i morti i patti erano chiari: non potevano abbracciarla, ma quando aveva voglia di compagnia qualcuno era sempre presente per fargliela. «...Fitz? Fitz!» Si riscosse dai suoi pensieri, accorgendosi di aver stretto i pugni, e alzò lo sguardo sul ragazzo morto a un palmo dal suo naso. «Ti ho chiamato mille volte! Sei stanca? Vuoi andare a letto?» Scosse la testa velocemente. «stavo pensando a che consigli darti» «Fallo velocemente, allora» Phil guardò verso le scale buie. «Perchè sento dei passi. Sta arrivando qualcuno, dovresti nasconderti e-» «aiutarti a spaventarlo!» «-andarten- uh? Spaventare qualcuno di vivo??? OGGI?» indietreggiò, mano sul cuore. «Non sono pronto!» «vero» Fitz si affrettò a prendere la torcia abbandonata a terra, e a spegnerla. L'unica luce ora veniva dalla luna e le stelle attraverso le grosse vetrate. Ogni tanto le spettrali candele attaccate ai muri nei corridoi erano accese, ogni tanto erano spente come quella sera: Fitz si era sempre chiesta se davvero in quel piano infestato vivesse, in qualche anfratto più lontano dal corridoio dove era solita rifugiarsi, qualche demone, e se questi si divertisse a lanciare segnali con le luci. Magari era il giorno per scoprirlo, portando nella sua tana qualche sfortunato studente «sarà divertente-» e soprattutto, un'ottima distrazione. «AIUTO!» gridò senza preavviso, facendo sobbalzare Phil. Per essere un wannabe poltergaist, era decisamente un fifone. «UN DEMONE!» recuperò lo zaino alzandosi in piedi, e battè un pugno contro il muro. Si guardò alle spalle, e fece segno a Phil di nascondersi. |