Votes given by selcouth

  1. .
    gifselettricity23 | rebelmoka telly jr.
    currently playing
    lurk
    the neighborhood
    i'm thinking you and i, better just go with the flow. last thing that we should do is go slow.
    con il senno di poi — sempre il fottuto senno di poi, avrebbe fatto meglio a non lasciarsi sbattere al muro.
    più facile a dirsi che a farsi, non è che avesse avuto scelta (fottuto bugiardo).
    eppure se lo sarebbe potuto evitare, moka: senza reagire d'istinto, quando la mano di javi gli si era chiusa sul braccio e l'aveva trascinato indietro. un contatto improvviso e non richiesto, che pretendeva un certo tipo di elaborazione, bile inghiottita, tempo per recalibrare il respiro. tempo che in quel frangente non era stato loro concesso. aveva mostrato qualcosa di sé, il ventitreenne, che andava oltre ad un po di pelle esposta e all'ennesimo sorriso accondiscendente; qualcosa di peggio, un accenno di rabbia e denti scoperti, nervi tesi a guizzare sotto pelle.
    oppure, una volta fatto il danno, avrebbe potuto sparargli.
    come gli era passato per la testa di fare, in quell'infinitesima frazione di secondo.
    and now I have regrets.
    ma il senno di poi era una stronzata — e per quanto evitasse di pensarci, era comunque probabile che avrebbe commesso gli stessi errori di valutazione, se messo di nuovo con le spalle al muro. quite literally.
    «se il tuo numero di coinquilini supera lo zero potremmo avere un problema.» le labbra di moka si unirono a formare una linea sottile, quasi una forzatura; pensò a quella casa vuota, con il suo frigo vuoto, gli scatoloni mai disfatti, il letto mai rifatto, nel quale dormiva poco e faceva altro e ricominciava da capo perché di fermarsi un momento non era proprio in grado. gli mancavano solo dei coinquilini, al telly — persone con cui condividere un minuscolo spazio vitale. gente come Lawrence e Amos? un saggio direbbe: piuttosto mi ammazzo. quei due andavano presi a piccole dosi, settimane (mesi?) alterne.
    «è esattamente zero» chiuse indice e pollice in in cerchio, la mano sollevata a mezz'aria. aveva ragione, giulia: finché gli era stato possibile, moka lo aveva provocato. in parte per vedere fino a che punto potersi spingere, ma anche (e forse soprattutto) perché lo voleva. non sarebbe entrato in quell'ufficio, altrimenti — certo che si era posto un obiettivo, il telly, e testardo stava comunque cercando di raggiungerlo.
    ma era disposto a (fingere di) fare un mezzo passo indietro. se solo, santodio, javi glielo avesse chiesto senza mezzi termini, chiudendo le fottute porte invece di lasciarle aperte quanto bastava perché moka ci si infilasse dentro. seguì i movimenti dell'altro reclinando la testa verso la spalla nuda, il tessuto della maglietta stropicciato nel palmo. per un istante, tra la propria e la sua risposta, credette di aver sentito la serratura scattare; un click preciso nella testa, il presentimento di qualcosa di già visto.
    assurdo, lo so, ma aveva esperienza anche nei due di picche, lo special.
    non direttamente, non del tutto — scappava prima, per conservare la sua serie positiva di successi. ma riconosceva i segnali; almeno, aveva creduto di saperli riconoscere. se javi non li avesse mescolati tutti, prendendo e lasciando, tirando e spingendo, e poi l'esatto contrario cambiando le carte sul tavolo, forse si sarebbe risparmiato la prima sconfitta, moka.
    al contrario, fece qualcosa di molto stupido.
    come accennare sorriso e fossette vedendo l'altro salvare il suo numero.
    come trattenere il respiro, inconscio meccanismo di difesa, quando invece di mantenere le distanze se lo ritrovò di nuovo addosso — cosa aveva contro gli spazi personali, javi.
    ma soprattutto, soprattutto, cosa aveva contro di lui.
    un quesito da conservare per un altro stato d'animo — meno calmo, meno disponibile; e per un giorno che, evidentemente, non era quello «d'accordo» era bravo a mascherare la sorpresa (negativa? non per forza) con una docilità che in quel momento era solo apparenza). era più facile tenere lo sguardo basso ad osservare le sue dita muoversi sulla pelle, piuttosto che incrociare le iridi scure del latino, chiedergli perché cazzo gliene fregasse qualcosa della sua costola dolorante. perche non potesse semplicemente valutare l'alternativa — la scrivania, il muro, un bagno, il pavimento; accettarla e andare avanti.
    conosceva i suoi limiti, moka.
    e li valutò con attenzione, cercando di capire quanto si trovasse vicino a superarli; con la mano di javi a premere contro la gola si rese conto in fretta che la risposta fosse un po troppo. tenne per sé un respiro, mordendo l'interno della guancia per evitarsi di tradurre in parole il pensiero a premergli nel cranio: aveva detto non qui e non ora, e moka voleva qui e subito; e voleva sentire di nuovo la sua mano sulla coscia perché a tenere il mento alto era capace anche da solo, mentre per tutto il resto un piccolo aiuto non guastava mai.
    ispirò brevemente, l'idea che javi potesse leggere tutte quelle informazioni nella sua testa, accantonata in un angolo.
    e fece solo quello.
    ma perché, cristo signore, doveva baciarlo. adesso. unprompted.
    con quella nonchalance che gli faceva venire voglia di lasciarsi toccare ovunque e al contempo tirare al telepate una testata sui denti «mi sforzo sempre il giusto» replicò, mentendo, che quando mai aveva cercato di non sforzarsi moka; la voce pronta a tradirlo, per quel continuo pulsare cardiaco nella carotide. un altro passo indietro, falso?, per infilare la maglietta dalla testa e ristabilire un minimo di parità.
    che sarebbe stata falsa pure quella, ma insomma, non bisognava dire proprio tutto tutto.
    solo il necessario.
    tipo: «allora ti chiamo— per quella birra» 2-3 business days.
    eh.

    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.


    Edited by mokaccino© - 1/5/2023, 11:39
  2. .
    dominic cavendish
    Full head of hair
    Bright blue eyes
    I get my nose, I'm told
    From my mother's side


    1997✧ healer ✧ deatheater
    you wanna get young, you're just getting older,
    And you had a fun summer, but
    it's suddenly colder
    If you want a bit of love,
    put your head on my shoulder
    it's cool
    Si era seduto e si era acceso una sigaretta; aveva preso una, due, tre, quattro boccate di nicotina una dietro l'altra senza neanche rendersene conto e nel mentre si dondolava lentamente sull’altalena, con entrambi i piedi poggiati sul terreno e con la mano libera aggrappata alla cordicina che univa la seduta all’asse di legno superiore.
    Ventisei anni e ancora gli piaceva dondolarsi sull’altalena.
    Gli piaceva da bambino, quando ridendo chiedeva a suo padre di spingere l’altalena ancora più forte, di farlo andare ancora più in alto e di fargli toccare il cielo con la punta dei piedi; gli piaceva da ragazzino, quando non gli era ancora concesso salire sulla scopa e si allenava a stare in equilibrio sul legno dondolante; gli era sicuramente piaciuta da adolescente, quando aveva iniziato ad affinare le sue tecniche di seduzione e aveva portato una lunga serie di ragazze lì, in tarda serata quando ormai il parchetto era sgombro da bambini urlanti, e tra un dondolio e un altro era riuscito a ottenere diversi baci più o meno casti; ma sembrava piacergli un po’ meno in quel momento, con lo sguardo pensieroso fisso sul terreno sotto i suoi piedi e i muscoli tesi – evidentemente l’età adulta non era quella preferita per le altalene.
    Adulto, ugh. Brutta parola, il solo pensiero gli fece storcere il naso.
    Solo da poco aveva iniziato a immaginarsi in quelle vesti, come se quello a cui aveva assistito l’avesse costretto a una presa di coscienza improvvisa, e la cosa non gli piaceva; oltre al fatto che aveva la netta sensazione di non essere molto bravo in quel ruolo. Ci stava provando fortissimo, e all’inizio gli era sembrato di star facendo anche un buon lavoro in realtà.
    1. Completa il tuo percorso di studi: check
    2. Cerca un lavoro: check, ne aveva ben due, gli piacevano entrambi, e aveva scoperto anche di essere piuttosto bravo
    3. Diventa indipendente dal punto di vista economico: aveva due invidiabili conti in banca, quello non era mai stato un problema
    4. Cerca un appartamento o una casa per te: già fatto, e andava particolarmente fiero del suo appartamento. Era nato a Liverpool, ma era diventato un London boy ben prima che Taylor Swift si innamorasse di uno di loro, quando i suoi genitori avevano deciso che la società londinese purosangue necessitava della loro presenza.
    I primi punti della guida di wikihow, insomma, erano stati abbondantemente soddisfatti, e secondo quanto diceva il celeberrimo sito lui si trovava addirittura in vantaggio sulla tabella di marcia; ma la realtà era un tantino diversa: Dominic trovava difficoltà nell’affrontare le cose basilari, le più semplici, a partire dall’idea di abbandonare le abitudini che aveva assunto quand’era più piccolo. E infatti non aveva smesso di fermarsi ad accarezzare i gatti per strada anche se più di una volta si erano rivelati animagus e l’avevano attaccato, non aveva mai smesso di tenere chiusi gli occhiali da vista nel loro astuccio come se fossero un segreto, né di arrossire quando era in imbarazzo o di iniziare a grattarsi il collo come un cane pulcioso quando era in ansia, o di sentirsi morire di fronte a un’importante decisione da prendere, e non aveva smesso nemmeno di andare il giovedì sera sempre allo stesso pub per bere sempre la stessa birra scadente.
    E diamine, non era nemmeno riuscito a smettere di fumare. Voleva farlo – gli sembrava un rituale passaggio per entrare ufficialmente nell’età adulta visto che aveva iniziato da ragazzino (“sono curioso, voglio solo provare, è solo per scambiare due chiacchiere con quella ragazza, non prendo il vizio lo giuro”), ma gli sembrava che il suo piano stesse platealmente fallendo, perché nell’ultimo periodo, piuttosto che smettere, aveva addirittura aumentato la quantità di sigarette che fumava. Era il male minore, un danno collaterale cit, e lo riconosceva, gli serviva solo del tempo e magari sarebbe riuscito anche in quello, sapeva di non doversi mettere fretta, ma era frustrante e non negava che ormai anche le sigarette avessero perso il tipico gusto di ribellione di gioventù e che ogni boccata ora fosse più amara e più pesante.
    Avrebbe potuto andargli peggio; avrebbe potuto cadere in una dipendenza da narcotici e ansiolitici, per esempio. Un’ipotesi un po’ catastrofica, ma a dirla tutta non negava che l’idea di prendere una pillolina qui e lì che lo aiutasse ad addormentarsi gli fosse balenata nella testa più di una volta durante le prime notti insonni dopo la Russia, ma era stato abbastanza saggio e abbastanza forte da non cedere a quella stronzata; piano piano le cose sarebbero andate meglio. Lo sapeva. Ci sperava. Ci provava.
    Non dormiva più le sue sette ore filate, continuava a svegliarsi durante la notte, e quando riapriva gli occhi al mattino il suo battito correva sempre un attimo più veloce di quanto avrebbe dovuto, ma almeno il risveglio era piacevole, e la compagnia lo tranquillizzava.
    Ancora prima di aprire gli occhi quella mattina aveva sentito lo stomaco stringersi in un nodo strettissimo, ma aveva arricciato il naso, si era rigirato sotto le lenzuola e aveva stretto a sé il corpo della (ancora per poco) fidanzata. Le aveva dato un bacio leggero sulla guancia, poi uno dietro l’orecchio, sulla spalla, poi sul collo, e alla fine aveva nascosto il viso proprio lì, e tra un bacio e l’altro, con la voce ancora impastata dal sonno, le aveva detto di non aspettarlo per pranzo «oggi gli parlo» dirlo ad alta voce, annunciarlo in quel modo, gli metteva un po’ d’ansia «sempre se si presentano» ma fu quella prospettiva a fargli infine aprire gli occhi, una paura rimasta sopita fino a quel momento e che stava prendendo vita e forma nella sua mente.

    Perché proprio quel giorno? Mh, difficile a dirsi, non era nessuna data particolare, e non era successo (ancora) nulla di eclatante che lo spingesse a un tale gesto. Dominic sapeva di dover parlare a Joey e Hans, lo sapeva da due fottutissimi anni, ma non aveva mai avuto il coraggio di fare quel passo.
    Dopo il bigliettino che gli aveva lasciato l’ex corvonero qualcosa era cambiato – lui si era sentito uno schifo, una merda, ma aveva anche trovato la forza di alzarsi dal pavimento e andare a far visita a Jason.
    Dopo la Siberia era cambiato quasi tutto, e l’urgenza di dover contattare quelli che erano stati i suoi fratelli si era fatta sempre più grande, e ogni mattina sentiva spingere sul suo petto un senso di paura che lo rendeva inquieto – la paura del rimpianto, del rimorso, e della perdita improvvisa.
    Forse non avrebbe mai più partecipato a uno smantellamento nella profonda Russia e forse non avrebbe mai più rischiato così tanto la vita, ma perdere ulteriore tempo a chi avrebbe giovato? Nel frattempo, tra tante cose che erano cambiate, alcune erano rimaste sempre uguali, e ancora non sapeva come salutarli, ancora non sapeva come dirglielo, non sapeva che parole usare, e non sapeva come avrebbero reagito.
    Non sapeva neanche se si sarebbero davvero presentati, a dire il vero; le risposte al suo messaggio non erano state molto eloquenti, eppure aveva cercato di essere il meno equivocabile possibile: “Ciao, sono Dominic, come stai? Mi piacerebbe molto parlarti ma non voglio metterti pressione, solo una chiacchierata tranquilla. Se ti va possiamo vederci nell’area giochi del giardino pubblico”. L’aveva inviato uguale a entrambi (il numero di Joey l’aveva imparato a memoria come gli aveva suggerito il minore sul bigliettino, e quello di Hans non era stato tanto difficile da recuperare), un orario l’aveva indicato, un’emoji carina alla fine l’aveva messa, e in tutta risposta aveva ricevuto un “👍” e un “Ok” – non un buon inizio, doveva ammetterlo.
    Un po’ di quella paura l’aveva abbandonato quando aveva alzato lo sguardo e aveva visto i due ragazzi avvicinarsi, ma paure del tutto nuove l’avevano assalito a quel punto. Si era alzato dall’altalena, aveva sorriso leggermente, e aveva buttato la sigaretta nel posacenere, poi gli aveva fatto cenno di seguirlo al tavolino di legno poco lontano.
    Aveva bisogno di sedersi per affrontare quel discorso.
    Cioè, non aveva un discorso pronto, ma aveva comunque bisogno di sedersi.
    Li guardò e restò per un attimo in silenzio. Loro non parlarono, lui voleva parlare ma non trovava le parole giuste; allora si morse l’interno del labbro inferiore e poi sospirò.
    «sono felice che siate venuti» iniziò con un sorriso timido, facendo oscillare le iridi chiare dalla superfice del tavolo in legno ai visi dei due ragazzi. Vederli così vicini un po’ gli metteva ansia – non aveva mai notato quanto effettivamente si somigliassero; si soffermò a guardare la sfumatura dei loro capelli biondi e il taglio degli occhi azzurri e si chiese se effettivamente non ci fosse un reale legame di sangue tra i due. Si schiarì la voce poi umettò lentamente le labbra con la lingua, ricercando le parole giuste «mi dispiace avervi mandato un messaggio, non sapevo come contattare entrambi contemporaneamente» vedeva Joey quasi tutti i giorni agli allenamenti, e sapeva perfettamente dove abitasse Hans – e passava di lì quasi ogni mattina per assicurarsi che non fosse nuovamente scomparso – ma voleva parlargli insieme, e quella sembrava già una cosa più difficile da realizzare. «la mia alternativa era chiedervi di venire in ospedale per un prelievo a sorpresa, ma ho come l’impressione che non vi piacciono troppo i dottori, mh?» sebbene cercasse di stemperare la – sua – tensione, sentiva l’imbarazzo crescere ancora di più e si passò una mano dietro il collo, si grattò un po’ alla base dei capelli, poi ridacchiò nella speranza di abbattere almeno qualche mattoncino di quel muro tra di loro. Sempre meglio il parchetto di Clay del San Mungo, dai.
    Prese un profondo respiro «ehm, io…» iniziare era sempre la parte peggiore, ma si disse che se avesse superato quei momenti poi sarebbe migliorato – e peggio di come stava andando, comunque, era difficile: «credo che voi già sappiate perché ho chiesto di vedervi, vero?» fece scorrere lentamente lo sguardo da Hans a Joey, e si soffermò un pochino di più sulla figura dell’ex corvonero, ma dopo poco abbassò gli occhi con un sospiro.
    Non sapeva se Hans ne fosse a conoscenza, ma su Joey, giustamente, non aveva alcun dubbio dopo il bigliettino che gli aveva lasciato, e non poteva che sentirsi tremendamente in colpa per aver aspettato che fosse stato lui a contattarlo, per aver ignorato la questione fino a quel momento, per non aver fatto nulla per due lunghissimi anni – si riteneva un fallimento sì, ma ce la stava mettendo tutta per rimediare.
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    Edited by cigârette - 17/1/2024, 13:41
  3. .
    so che non è particolarmente fantasioso ma mi spiaceva troppo averti fatto il set con il pv sbagliato . ciao lele
    (spero comunque che tu ti faccia - o qualcun altro te lo regali - un avatar più bello. manifesting. questo è solo di scuse #cosa)

    EjTHQVZ iGl6Pk9 YOUD1Jq


    fImWzn8


    236312_1proviamo sto upload di ff

    twat_avatar_3twat_avatar_1atwat_firma twat_avatar_2


    Edited by ‚soft boy - 29/4/2023, 19:07
  4. .
    d.d. nicky winston
    You seem a lot of tired than yesterday
    I know when I touch you
    Did the wind hurt you again?


    20 ✧ legionaria ✧ ex tassa
    Tell me everything
    It’s alright if it takes all night
    So your cold day
    Can melt through me
    I am all ears
    I am all ears, I’m listening
    "Arrivo", digitò rapida, infilando poi il cellulare in tasca con la vibrazione (in caso Stiles avesse scritto ancora, pronta a fargli compagnia nell'attesa) e guardando a destra e sinistra della strada per capire quando attraversare senza farsi investire da nessuno (forse nei borghi magici non giravano - ancora - macchine e aggetti babbani simili, ma i mezzi magici erano ancora peggio; per non parlare delle creature usate come cavalcature dai maghi eccentrici).
    Erano ore che agognava il ritorno a casa, che sognava la copertina morbida morbida che le aveva regalato sua mamma per Natale, e una cioccolata calda con la miscela fatta in casa giorni prima con Hunter - era stata una giornata... impegnativa a lavoro, e si meritava di (dormire) riposare, ascoltare musica, ma com'è giusto che fosse non ci aveva pensato che mezzo secondo prima di rispondere al grido di aiuto di Stiles, e cambiare rotta. Lui c'era sempre stato per loro, anche quando aveva dovuto pensare che i loro problemi erano infantili e stupidi: non poteva ignorare un codice britney solo perchè stanca.
    E poi, stiles fingeva sempre andasse tutto bene, doveva essere successo qualcosa di grosso.
    Zigzagò fra la neve, e quando arrivò davanti amortentia si era già preparata a vedere Stiles pelato per una crisi di mezza età o strafatto di crack, in testa le possibili frasi da dirgli per tranquillizzarlo. "Ricresceranno..." "in fondo sembri più giovane..." "scommetto che anche la regina si drogava un sacco e guarda quanto è campata". Anche se era pronta al peggio, restò comunque qualche secondo ferma alla porta prima di entrare, respirando affannosamente per riprendere fiato.
    Si sistemò i capelli spettinati e fradici (eh; come detto: giornata difficile.), tirò su il paio di occhiali da sole che aveva preso dagli oggetti dispersi mai ritirati di different lodge che aveva usato per nascondere gli occhioni rossi (ormai si era calmata e probabilmente non si notava più), stirò con le mani la maglia viola pastello, regalo di Natale di Kaz (non si erano visti quel giorno, ma era certa che gli avrebbe fatto piacere sapere che lei l'aveva usata così che alla domanda "ma che bella maglia dove lhai presa !!1" avrebbe potuto rispondere chi era il gran fiko e uomo di buon gusto che gliela aveva regalata).
    Voleva apparire la versione meglio di se stessa per l'amico: Stiles se lo meritava, e non solo perchè non chiedeva mai aiuto, ma perchè era dolce, gentile, e voleva che fosse felice. Avrebbe saputo come aiutarlo? probabilmente no, ma magari poteva offrirgli un abbraccio e un dolcetto aspettando halley e meh! perchè... sarebbero arrivati, giusto? Loro erano molto più in gamba di lei a gestire situazioni delicate.
    Quando si affacciò nel locale, si sentì subito imbarazzata. Poteva entrare solo per cercare stiles?? doveva farsi fare una manicure? Chiedere un appuntamento? «ehm... stiles?» chiamò timidamente verso il ragazzo seduto in sala d'aspetto, e avvicinandosi. Oddio col cappuccio da spaccino sus, forse aveva iniziato a spacciare per errore. Di nuovo. Era una buona idea parlarne in un locale simile??? «va tutto bene» così, di base, per tranquillizzarlo.
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  5. .
    Julian Bolton era sempre felice, ma quando baciava Joni, Julian Bolton era felicissimo.
    Va da sé allora che in quel periodo fosse particolarmente felice. Non che i jujoni fossero una di quelle coppiette che stavano sempre lì a sbaciucchiarsi e a scambiarsi smancerie, merlino ce ne scampi, senza contare che una cosa del genere Joni non l’avrebbe permessa mai e poi mai visto e considerato che la tassorosso era ancora convinta che nel castello nessuno fosse a conoscenza di loro due e quindi andava alla ricerca degli anfratti più segreti per infrattarsi di nascosto da tutti gli altri – senza dubbio un’ingenua figlia dell’estate. In effetti, Julian non sapeva neanche se fossero a tutti gli effetti una coppietta; non ne avevano mai parlato, non avevano mai definito quel tipo di cose, si erano semplicemente detti che si piacevano e poi avevano iniziato a baciarsi, e ad abbracciarsi un po’ di più, e a necessitare dei momenti in cui poter stare da soli, ogni tanto si trovavano a intrecciare le loro dita, a cercare l’uno lo sguardo dell’altra durante le lezioni, e addirittura quando Joni lo aveva colpito qualche volta aveva cercato di alleviare il suo dolore con – attenzione attenzione – delle carezze, erano stati episodi rari e una volta che la tassorosso se ne fosse accorta poi aveva quasi subito ritirato le mani ed era tornata alla versione arrabbiata e scazzata con le braccia incrociate al petto che tutti conoscevano meglio, ma c’erano stati! E queste erano tutte cose che facevano le coppiette, no? Darsi i baci, le carezze, passare del tempo insieme, pensarsi, erano tutte cose che anche Julian faceva, e soprattutto cose che gli piaceva fare, che voleva fare e voleva continuare a fare – e supponeva (sperava) che anche la rossa la pensasse allo stesso modo.
    Comunque, in quel frangente poco importava cosa pensasse Joni Peetzah – ma che nessuno faccia la spia – perché quando qualcuno domandava al grifondoro se fosse impegnato, lui rispondeva chiaro è tondo che , era un ragazzo impegnato, e più precisamente che avesse una f i d a n z a t a; attenzione, non che fosse fidanzato, perché quella definizione lo faceva sentire prossimo al matrimonio e per quanto i suoi diciotto anni compiuti da poco lo facessero entrare di diritto nel mondo degli adulti decisamente non si sentiva pronto per quel passo, ma l’idea che Joni fosse la sua fidanzata sì, quell’idea gli piaceva.
    E allora nessun problema in paradiso, no?
    Beh, più o meno. Diciamo che un problema c’era, ma non riguardava strettamente Joni e Julian come coppia, era piuttosto qualcosa di esterno che continuava ad affliggere, a inseguire, a perseguitare il giovane grifondoro.
    La prima volta era stato un ragazzino appena tredicenne che si era inginocchiato nel bel mezzo del corridoio davanti a una ragazza del quinto anno – che l’aveva crudelmente rifiutato davanti a tutti – mentre camminava fianco a fianco con la rossa; la seconda volta, invece, era stata durante la colazione nella Sala Grande con una torta fatta appositamente per l’occasione; la terza volta si stavano baciando seduti ai piedi del tronco di un albero quando il Linguini aveva fatto partire il flashmob al centro del cortile (e quella volta, per di più, la promposal era per sua sorella!!!); poi c’era stata la volta dei coriandoli e del pomposo cartellone, la volta dell’aeroplano nel cielo, quella delle candele e i petali di rosa, fino ad arrivare alla volta in cui, stesi sul telo che avevano piazzato in riva al lago nero in un appuntamento o un picnic o uno dei semplici momenti che avevano scelto per stare insieme, la loro tranquillità fu interrotta da un inguaribile romantico che aveva deciso di vestirsi da re dei mari e cavalcare le anguille del lago (al posto dei delfini, si era accontentato di quello che poteva) per chiedere alla fidanzata di essere la sua sirenetta e la sua regina.
    Raramente Julian aveva provato antipatia per qualcuno, ma quella volta si sentì estremamente vicino a odiare quel povero ragazzo, e soprattutto raramente Julian aveva evitato di affrontare un problema, eppure quella volta – «io… mi sono appena ricordato che avevo promesso ad Ash che gli avrei tenuto il bilanciere, scusa, ci vediamo più tardi» – era scappato (dopo averle lasciato un veloce bacio a stampo, però).
    Era ovvio, scontato, che Julian avrebbe chiesto a Joni di andare al prom insieme, e probabilmente la tassorosso disdegnava anche quelle manifestazioni sfarzose e all’attenzione di tutti, ma certo non poteva farlo in modo banale, non quando la considerava la sua fidanzata!! Ma non credeva di essere troppo bravo in quelle cose, non le sapeva organizzare, non- la situazione quindi era grave, e lui aveva bisogno di aiuto.
    Alzò dal letto del concasato, molto lentamente, una corda rossa, poi guardò Ezra con fare interrogativo «ma non voglio rapirla» aveva recentemente avuto un assaggio di quell’esperienza (ciao cj) e non si sentiva di consigliarla a qualcuno. Guardò tutto il resto degli strumenti sparsi sul letto e si mordicchiò le labbra «non sono molto…» convinto, non era molto convinto, ma era sempre stato molto curioso, quindi raccolse l’ennesimo strumento per esaminarlo, ma prima che potesse fare qualsiasi domanda il Linguini glielo tolse dalle mani e scosse la testa «no Giulià mi dispiace, il guinzaglio è per Giacomino», allora il portiere decise che sarebbe stato meglio non approfondire ulteriormente la questione e ringraziare Ciruzzo per le idee, chiarendo che comunque non ne avrebbe fatto uso e che era libero di provarle lui stesso.
    Preso dallo sconforto, quella sera, steso sul suo letto – che non nascondeva nessuno strumento strano per pratiche strane – e impegnato a leggere i suoi fumetti, decise che sarebbe stato meglio aspettare, e che nell’attesa forse avrebbe potuto chiedere l'aiuto di un altro Linguini (non Romolo, non Remo, non i tre serpeverde sicuramente, quindi…).
    Aspettò.
    Aspettò.
    Nello specifico, aspettò fino a quando non venne a piovere. A quel punto, poté mettere in atto il suo piano.
    Diede appuntamento a Joni sul tetto – luogo abbastanza isolato e location del loro… primo appuntamento?! o qualsiasi cosa fosse stata quella cosa dopo il prom dello scorso anno – e sì, visto che pioveva c’era la possibilità che lo bidonasse e lo prendesse per folle, ma Joni, con ombrello o senza ombrello, arrivò (dai, sì .) e quando arrivò, Julian non c’era. Era una mossa rischiosa, certo, e con molta probabilità dopo le avrebbe anche prese, ma il gioco valeva la candela, e poi dai poteva mai evitare di farla arrabbiare quando se ne presentava l’occasione? Certe cose non cambiano mai, anche quando cambia tutto quello che gli gravita attorno. Tuttavia, non la fece aspettare troppo tempo sotto la pioggia senza alcun segnale che potesse trattenerla lì sul tetto, perché dopo qualche attimo lanciò (da una posizione ben nascosta chissà dove) un giornale, un fumetto, un cartoncino, un cartellone, una locandina, un comepreferitechiamarlo, perfettamente incellofanato per evitare che si bagnasse.
    Quello era il suo lavoretto, la sua prova di decoupage!!! Il cartoncino infatti, non era altro che l’insieme di ritagli di pagine dei fumetti – questi sì, veri – di Spider-Man (e di chi, altrimenti?) che ritraevano immagini tipo: uno due tre quattro cinque, e circondavano una loro foto scattata recentemente.
    (ovviamente sì, era stato aiutato nell’esecuzione da Livy perché Julian non era tanto bravo con le forbici e tagliava sempre storto, ma l’idea era stata tutta sua!!!)
    Quando fu sicuro che la tassorosso ebbe spacchettato la sua creazione, fece finalmente la sua comparsa: era sulla scopa, sì, e si teneva al manico di legno con le gambe e con le mani, ma era nella posizione più cara al buon Benito Spider-Man: a testa in giù – un ringraziamento speciale a Giacomino che gli aveva prestato i dvd della trilogia di Raimi.
    «hey Peetzah!» urlò per sovrastare il rumore della pioggia «lo so che tu non sei una donna in pericolo e non hai bisogno di essere salvata» a differenza MJ, e ci tenne a chiarirlo, Giuliano, per non offendere l’integrità della ragazza «ma mi faresti sentire invincibile come un supereroe se accettassi di venire al prom con me!» e that’s it, savage, boom, micdrop!
    Joni, ti prego, sii celere nella risposta perché rischia di salirgli il sangue al cervello così.
    if I had five minutes
    on Earth with you left
    I would keep playing dead
    until you were impressed
    gryffindor, VII
    team keeper, 18 yo
    with great power
    julian bolton
    1:10
    4:13
    pink water pistols, the vaccines


    SPOILER (click to view)
    stasera ho fatto rewatch quindi è andata così.
    e non fatemi scrivere l'ovvio, su
  6. .

    bet on it @J & pandi 'Cause we never go out of style






    no vabbè ragaz non lo so che sia successo, è stato lavoro caotico dall'inizio alla fine . daremo la colpa a lollo che non ha foto. ma giuro. ma fatto un photoshoot figlio mio, fatti fare foto da amici, qualsiasi cosa.
    L'idea iniziare era una tamarrata alla "lui la faceva ridere XD lei era fikissima ; ) " ma poi style ha vinto ciao J grazie dello spam
    c'è un'altra versione dove lei è più... luminosa (?) ma mi pareva di averla whitewashata essendo dello stesso colore di lollo quindi ho cercato di scurirla #wat i tried prendetevelo così il regalo


    © base color .psd
    tattooedtaemin
  7. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    eugene jackson
    31 | dark arts | daddy™ | castafratto

    il bello di euge è che era bello.
    mh, no, troppo autocelebrativa, riprovo.
    il bello di euge, e una disgrazia per alcuni, era che nella maggior parte dei casi bastava rivolgergli la parola per conquistarlo e legarsi a lui in un patto di sangue che poteva durare una vita; finché a qualcuno non veniva in mente di pestargli i piedi, quel qualcuno era destinato a ritrovarsi il Jackson come amico, nel senso che ad eugene risultava più congeniale: fastidioso, appiccicoso, caotico, eppure leale.
    il Parrish aveva fino a quel momento schivato una vera mina vagante, ma ora? il sorriso che si aprì sul volto del ventisettenne suggerì ad euge che per loro c'era ancora tempo, non tutti era perduto — tranne la tranquillità di noah. «Non posso dire di aver fatto tutto da solo. Conoscete Finley Lloyd? Ragazzo adorabile» il professore spostò gli occhi azzurri sul giovane in questione, senza riconoscerlo «mai avuto il piacere. ma un tempo conoscevo quattro giovanotti che si facevano chiamare in quel modo, la loro musica allietava le mie giornate e rinvigoriva il mio spirito» eh, il featuring con Mondo Marcio, che capolavoro assoluto!
    si affiancò a Noah dirigendosi verso il tavolino con il rinfresco, una sistemata alle maniche della camicia: poteva anche essere solo un cowboy gay non dichiarato che soffre immensamente per amore, lì dentro, ma il Jackson era deciso ad interpretare la sua parte con un certo stile. una risatina divertita però gli sgusció comunque tra le labbra, causando un'improvvisa rottura del personaggio (in italiano suona davvero male.) «oh, io adoro leggere» [jade in the background: u sure 'bout that]
    posso avere l'ardire di contare anche le incomparabili tavole di Topolino?
    ah no???

    quelli li divorava, soprattutto perché c'erano quasi solo immagini e non doveva fare lo sforzo di ricreare una tal scena nella sua mente; non è che fosse proprio una capra ignorante, Eugene, ma non aveva mai avuto lo sbatti. leggere richiedeva la capacità di sedersi, fermare il proprio corpo e concentrare la mente su una cosa sola alla volta, e questo il serpeverde non era mai stato in grado di farlo — fermarsi, concentrarsi. cosa che, a malincuore, euge dovette fare proprio in quel momento; non che la domanda di Noah fosse riuscita a spiazzarlo, sia chiaro — richiedeva solo un istante di elaborazione in più. arrivati a quel punto mica poteva dirgli che aveva preso spunto da un film, no? «ovvio, che potete chiedere» perché domandare è lecito e rispondere di solito è cortesia, ma ci voleva una certa faccia di tolla per sparare un titolo senza essere certi che corrispondesse ad un libro; Eugene Jackson quella faccia, si proprio quella lì, ce l'aveva sempre avuta, problema risolto.
    sorrise, il serpeverde, stringendo in una mano il primo calice a disposizione già portato alla bocca «Brokeback Mountain. il libro ovviamente, non il film» eh «anche se mi è stato riferita notizia che il giovanotto protagonista di codesta pellicola cinematografica sia particolarmente rassomigliante al sottiscritto» gli sfuggì un risolino dalle labbra che nascose sapientemente con il bordo del bicchiere, mandando giù un lungo sorso.
    bere era anche il modo migliore per rispondere all'ultima osservazione del Parrish: se tra quegli scaffali ordinati non ci fossero stati i suoi amati fumetti, nonché gli album da colorare con i pastelli, allora ciaone.

    i wish I knew
    how to quit you


    scusate è inutile. parla con Noah, si vanta un po, beve: tiro dado d6= 6.
    alla prossima parte lo sproloquio.
  8. .

    And we're getting sick
    of your doublethink
    We see you all
    and now the walls
    are cavin' in
    Sentì i passi ancor prima di rendersi conto d'essere sveglio. O, per meglio dire, cosciente: non si addormentava con facilità, Tvättbjörn Cömmstaj, e men che meno a terra in un corridoio dei sotterranei di Hogwarts; al contrario, quel torpore era abbastanza sicuro fosse causato da una momentanea perdita dei sensi - molto più probabile. Non si mosse, sebbene il frastuono delle scarpe sul pavimento di pietra si facesse sempre più frenetico e vicino. Costava fin troppa fatica anche soltanto aprire gli occhi in quel momento: alzare il capo verso la fonte del rumore era semplicemente inimmaginabile, e lo special di fantasia in corpo non ne aveva affatto. Non gettato lì, spalle e nuca contro la parete, gambe abbandonate davanti a sé; non dopo aver passato ore a farsi torturare.
    In non così tanto segreto, confidava che non spostandosi di un centimetro quei passi sarebbero andati oltre, trascurando la sua presenza com'era giusto che fosse: chiunque fosse stato ad avvicinarsi, nelle più rosee delle aspettative e dei reconditi sogni di Twat avrebbe pensato fosse semplicemente morto lì e per cui, seguendo fedelmente l'incuranza e l'egoismo della società contemporanea, l'avrebbe ignorato, scavalcandolo come una misera pozzanghera sul marciapiede. Che differenza poteva fare uno studente in più, o uno in meno?
    Per sua immensa sfortuna, dimenticava sempre di fare i conti con un terzo - nonché fondamentale - fattore costitutivo alla base della comunità, magica e non.
    «... Cömmstaj?»
    L'ipocrisia. Perché in fin dei conti lo sapeva che, lì dentro più che altrove, i più amavano calarsi addosso le vesti da buoni samaritani. Era ovvio che non gliene fregasse un cazzo del diciottenne, e dal canto suo non voleva che fosse il contrario - viveva benissimo così, senza nessuno a cui dover rendere davvero conto -; quel che importava realmente agli astanti, era fare una bella figura. Con il poveretto che avevano appena soccorso, o con quelli che se ne sarebbero occupati dopo, o ancora con coloro che avrebbero assistito da terzi alla scena: chiunque poteva essere il pubblico ad applaudire dall'oscurata platea, ed il talento di quei teatranti da quattro soldi, con un copione imparato a memoria, era sapere sempre il punto in cui le luci dei riflettori avrebbero illuminato il palco.
    Di certo il norvegese non voleva essere il primo ad alzarsi e fischiare di giubilo per l'egregia performance, nonostante fosse tristemente conscio del fatto che quello fosse uno spettacolo interattivo, e che il protagonista avrebbe fatto l'impossibile per farlo alzare dalla sua comoda poltrona per partecipare.
    Comunque, fece il suo: da piccolo eccelleva nel ruolo del cespuglio al bordo del palco; fingersi morto non poteva essere da meno. Con la sola differenza che ad un roveto non vai a rompere il cazzo chiedendo come stai?, mentre - a quanto pareva - ad un ragazzo collassato sì. Si appuntò mentalmente di preparare un cartello con su scritto di non disturbarlo, per la prossima volta.
    Fu il fiato sul collo, sia metaforico che letterale, e soprattutto la mano sulla propria spalla a costringerlo, quantomeno, ad aprire gli occhi, pronto com'era ad invitare chiunque fosse a toglierla, prima che lo facesse lui a morsi. Era molto selettivo per quanto riguardava il contatto fisico: non scattava come una molla al minimo tocco, ma lo tollerava solo quando proveniva da una cerchia ristretta di persone - che comunque, grazie al cielo, lo disdegnavano tanto quanto lui.
    Rise. Rise poco, e piano: un rumore secco, piatto, presto sostituito da una piega amara sulle labbra, la lingua a saggiare le metalliche perle cremisi sulle gengive - le uniche gocce che il torturatore aveva deciso di estorcergli con un pugno, prima di passare alle maledizioni e dopo aver a sue spese scoperto che cosa Tvättbjörn potesse fare con il sangue.
    «Ce la fai ad alzarti? Ti accompagno in infermeria.» una soluzione logica, razionale: probabilmente ci si sarebbe trascinato da solo, una volta riacquistate un po' di forze, anche solo per rimediare qualcosa. Ma in quel momento, si sarebbe volentieri ucciso pur di non assecondare la proposta altrui. «'fanculo» biascicò, scansando con una scrollata la mano di Jeremy Milkobitch dalla propria spalla. Era incredibile come più si cercava di ignorare determinate persone, più queste arrivavano a rompere le palle: ci mancava solo che oltre all'allenatore, dovesse sorbirsi anche lo psicomago ad affacciarsi in infermeria. Lo fissò per quel che gli parvero interminabili minuti, nella vana speranza che nello sguardo si sedimentasse quell'invito soffiato tra i denti ad andarsene, perdendo quella guerra fredda con gli occhi celesti solo quando comprese che non lo avrebbe fatto.
    Toccava a lui, dunque, levare le tende. Più veloce di quanto il proprio corpo fosse pronto a muoversi, si alzò in piedi, voltando le spalle all'altro. «Non mi serve.» sentenziò lapidario; e forse gli avrebbe anche creduto - o meglio: lo avrebbe lasciato fare -, se solo le gambe avessero collaborato con il cervello.
    Gli sarebbe piaciuto anche soltanto che quest'ultimo si rendesse collaborativo con se stesso, ma non poteva chiedergli troppi sforzi in quel momento: per questo, non riuscì a schivare subito il braccio del Milkobitch a sorreggerlo, né ad usare in alcun modo il proprio potere per levarselo di dosso - se non con le buone, con le cattive. «Levati.» non si levò. Anzi, tentò addirittura di dirgli qualcosa tipo "oh no guarda come sei ridotto devi per forza andare a farti vedere". Dio, lo odiava; voleva solo sputargli in faccia e non sapeva nemmeno perché. «Sto bene.» a denti stretti, facendo capo a tutte le energie che aveva in corpo per spingerlo via da sé. Assurdamente, ci riuscì; volle credere fosse tutta farina del suo sacco, ed ignorare il fatto che fosse impossibile spostare la massa palestrata di suo padre con la propria, a meno che non avesse arretrato lui spontaneamente. «Va bene, va bene, ma dovresti -» «Sì, sì,» non si voltò, quando prese a camminare - lentamente, poggiandosi casualmente alla parete di tanto in tanto -, ma non ne aveva davvero bisogno. Era come se potesse vederlo attraverso la nuca, come se lo avesse visto altre mille volte, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo deluso a seguirlo mentre si allontanava.
    Odiava quella sensazione.
    Odiava sapere.
    «vado a riposare.»
    Odiava tutto.


    Di certo, non avrebbe odiato farsi i cazzi suoi. Riposare era sopravvalutato, ma confidava che un paio di pasticche potessero aiutare a qualcosa.
    A svuotare il cervello, magari. A non pensare a nulla, ad attendere semplicemente che quel giorno passasse.
    Alzò lo sguardo dalle proprie mani, ma queste non smisero di arrotolare lo spinello che si era meritato di fumare in santa pace, quando sentì la porta della sala comune di Different Lodge aprirsi.
    «Qual buon vento.» gli mancava solo Mackenzie Hale, per concludere in bellezza la giornata. Gli era impossibile evitare lui, per quanto una parte di sé ci provasse comunque. «Che ci fai qui?»
    unperson
    moral panic
    nothing but thieves
    emokinesis
    ivorbone
    22.12.2003
    TVÄTTBJÖRN CÖMMSTAJ

  9. .
    the rains of castamere
    Ramin Djawadi
    Game of Thrones S8
    But now the rains weep o'er his hall
    With no one there to hear
    Yes, now the rains weep o'er his hall
    And not a soul to hear
    «nella sacca?»
    Sbattè le palpebre, evidentemente in difficoltà dinnanzi al dovere di trattenere una risata. Cristo Santissimo, era della sua morte che si parlava. Perchè faceva così ridere e rabbrividire al tempo stesso? Si trattenne, quanto potè. Quanto meno per orgoglio, per amor proprio e dell'arte della recitazione. Ma poi le sue labbra iniziarono a tremare con un tic nervosissimo a farle vibrare. « Sei cretino veramente. Ti immagini? » NO I'M HERE. Ma le verità erano due: Mac aveva finalmente capito che fosse lui, glielo leggeva negli occhietti grigi un po' sfatti. E la seconda verità era che in quel momento lo avrebbe voluto tanto, cioè, trovarsi dentro quella sacca nera.
    « ma magari, comunque» andò ad accarezzarsi la fronte e poi una ciocca di capelli, in un gesto dolcemente femminile, ma faticando a puntare lo sguardo in quello nuvoloso dell'altro. Ed eccolo che, con quell'uscita creepy, esprimendo quel desiderio di morte, in quel momento più vero, appariva più Willow di quanto non fosse stato in precedenza. Era sicuro che anche a Willow sarebbe piaciuto tanto trovarsi dentro un sacco nero, pronta ad essere buttata in pasto alla piovra gigante. Sai che esperienza di morte interessante? Poi trovò il coraggio di sollevare lo sguardo su Mac e scrutarne bene il viso e le espressioni, con timidezza, già che c'era, non poteva evitarlo per il resto della giornata. « quindi non sei arrabbiato? non ti ho mai visto davvero arrabbiato, non vorrei cominciassi oggi con me. » Arrabbiato sì, ma non Arrabbiato tm SIGNOR BATTITORE. ah quant'era comprensivo quel fattone del suo battitore? «vorrei anche io cambiare, ogni tanto, essere qualcun altro» Oh no, si stava deprimendo. Avrebbe dovuto prendergli quella cosa che stava fumando e (fumarsela lui) spegnerla, ma poi si rese conto che Mac non ebbe alcun problema a farsi più vicino a lui, come mai aveva fatto se non quella volta alla festa estiva, quella volta in cui diamine, Gideon aveva sbagliato tutto davvero, rischiando di rovinare una bella amicizia. « Ti voglio bene, lo sai? » E dato che il contatto fisico, pareva non essere un problema, si permise di poggiare la mano a palmo aperto sul dorso della mano dell'Hale. « Cioè, così come sei. » Magari poteva apparire scontato, ma quanto non lo era, non se ne rendeva conto. Portò la mano ad accarezzare i suoi capelli, solo un po'. « Se non fossi tu non sarebbe la stessa cosa. Ti vogliono bene in tanti, questo non basta? » A cosa? A fargli cambiare idea? Poteva capirlo, se non fosse bastato. A volte non ci si sente abbastanza e non importa quanto gli altri possano volerti bene, non è mai abbastanza. Mai. « Vado da Mort. » Avanzò per poi pensare che lo sgarbo sarebbe stato troppo grande e dunque no, « vado da qualcun altro », magari da Costas. E...no? Nemmeno lui andava bene. « Vado dal primo che incontro. E lo riempio di complimenti fino a stordirlo e gli regalo i miei biscotti. Così posso avere la scusa da rifilare a Willow se lo scopre » (se? lo avrebbe scoperto senza alcun dubbio, chiunque si sarebbe rivolto a lei sperando in un cambiamento reale! altri semplicemente le avrebbero chiesto se si fosse ripresa, altri ancora se avesse contratto qualche tipo di malattia) « che l'ho fatto per ucciderli. » Dopotutto lo sapevano (quasi) tutti che i suoi biscotti erano peggio delle pietre, no? « Che ne pensi? » Cioè boh, a lui sembrava un piano geniale, ma forse era solo il fumo passivo a parlare. O per lo meno, all'inizio sembrava geniale. Poi pensandoci, se Willow non l'avesse presa bene? « Ma se poi invece muoro? » E quel sacco nero fosse diventato realtà. « Quanto ti mancherei da 1 a 10? » E subito, tornò ad avere cinque anni.

    18 y.o
    ravenclaw
    metamorphmagus
    cereal killer
    Willow Beck-ah no


    drama club
  10. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    Madelaine Hopper
    19 y.o|B&B Bakery|2043


    Il volantino le era arrivato per caso fra le mani in una giornata di lavoro in panetteria, precisamente mentre si abbuffava con un croissant al cioccolato (Arci scusa, canon che Maddy ti rubi parecchi croissant al giorno), Maddy lo aveva afferrato con le mani sporche maledicendosi per la sua goffaggine, ne aveva letto il titolo e gli occhi le se erano illuminati immediatamente, quindi aveva messo il volantino da parte ed era corsa in bagno per lavare via le prove della sua abbuffata.
    Quando era tornata aveva scoperto che aveva completamente imbrattato quel povero pezzo di carta e si era quasi disperata, poi era arrivato un cliente e, dopo averlo servito, lei le aveva chiesto cortesemente se poteva lasciargli quel biglietto, oggetto dei propri desideri, e lui aveva acconsentito!!
    Un club del libro!! Ed una serata dedicata ad uno scrittore mascherato, era un sogno, un raduno di persone intelligenti, non sarebbe mancata per alcuna ragione al mondo.

    […]



    Si sentiva un vitello addobbato per la fiera (Eloise Bridgerton docet), aveva probabilmente fatto uno sbaglio a parlare di quell’evento con sua madre, quella adottiva, perché l’aveva costretta a sistemarsi in un modo che lei… odiava.
    Era fuggita prima che quella donna le propinasse un paio di scarpe dal tacco vertiginoso, non avrebbe ottenuto più di quello che le aveva già fatto, un vestito viola lungo fino al ginocchio era già fin troppo per una abituata ai pantaloni come lei, i capelli in ordine non erano male ma quel trucco, seppur leggero, le faceva sentire le ciglia pesanti e le labbra appiccicose.
    Beh, ormai i giochi erano fatti, era lì e sembravano tutti aver preso alla lettera il concetto di elegante, il proprio sguardo andò a posarsi sugli anfibi borchiati che aveva indossato, non erano esattamente la descrizione di eleganza, ma non si pentiva affatto di averli indossati.
    Prese un bel respiro ed entrò in quel luogo accogliente, afferrò il bigliettino scrivendoci il suo vero nome, non quello attuale, ma quello precedente, Lauren S.W. she/her, chi mai avrebbe potuto riconoscerla? Nessuno conosceva la sua vera identità. (narratore onnisciente: you wish)
    Afferrò quindi una maschera di merletto nero, che le copriva unicamente lo sguardo, e si addentrò ancor di più nel locale.
    Che inizino le danze.

    Should I give up? Or should I just keep chasing pavements?


    M’è venuto in mente ora perdonatemi.

    Maddy trova il manifesto in pasticceria, quindi si reca lì vestita di tutto punto ed entra alla lanterna mascherata sotto il nome di “Lauren S.W.”


    Edited by Sheesh‚ i’m not that crazy - 6/4/2022, 23:13
  11. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    noah emery parrish
    27 y.o. | shapeshifter | librarian
    «lavoro egregio, signor Parrish»
    T R I G G E R E D
    Noah rizzò la schiena, ricambiando il sorrido. Non sapeva perchè Eugene Jackson, suo vicino di casa da anni con cui, per molto tempo, avevano condiviso l'affido di Tupp, gli si stesse rivolgendo con quel tono, ma gli piaceva. Forse aveva deciso di darsi un tono e iniziare a parlare in modo più cortese e forbito? Apprezzava! Inclinò il capo, accettando il complimento. «avete ridato alla Lanterna la sua luce, per così dire»
    E GLI DAVA PURE DEL VOI??? UN SOGNO. Di solito gli parlava in modo così sciatto e amicale! Immaginava fosse qualcosa solo per l'occasione, e che sarebbe tornato al tu e al tono di volume altissimo ed eccentrico il giorno dopo, ma voleva approfittarne finchè durava.
    «Non posso dire di aver fatto tutto da solo» ridacchiò leggero, indicando Finn. «Conoscete Finley Lloyd? Ragazzo adorabile» silenzioso, lavoratore - si agitava per poco, ma a Noah piaceva sinceramente.
    «potrebbe non sembrare all'apparenza, ma anche io invero ho trovato ispirazione in un'opera che molto mi sta a cuore»
    Mano sul cuore, sorriso ad allargarsi. «Non la facevo un lettore!» a dir la verità................ non sapeva molto di Eugene e basta. Sapeva che era molto amico di Idem, a volte cenavano insieme, ma oltre a essere esuberante e rumoroso... cosa gli piaceva? Effettivamente, poteva essere un accanito lettore, per quanto ne sapeva Noah. «Quale opera, se posso chiederlo» Alzò un calice, in segno di brindisi, sorseggiando leggermente. «spero questa serata sarà di suo gradimento, e di vederla più spesso al club del libro o alla Lanterna Dorata»
    why have sex when there are hundreds of books about ghosts???
    paranormal activity > sexual activity




    risponde a eugene, e beve !!
    (e random.org infame gli ha già messo 6 ok .)

    ALCOL: 6
  12. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    nicky winston starr
    ??? y.o. | radio host | singer | 404
    Era stata alcuni secondi immobile a fissare il foglietto su cui scrivere il nome, senza sapere cosa metterci.
    Era stata sicura di presentarsi quel giorno come Space Error, la radio host, magari chiacchierare allegramente con qualche fan chiedendo pareri e consigli su quello che lei e Jess mandavano in onda, ma ora che doveva effettivamente palesarsi come tale... non la reputava più una buona idea. E se ci fosse stato presente qualcuno che sì, conosceva la loro radio, ma non l'approvava? Se avessero provato a denunciarla, togliendole il suo travestimento e rivelandola come Nicky - e facendola finire nei casini? Il lavoro come Legionario non era quello dei sogni - ancora sperava di sfndare come musicista o radio host e riuscire a vivere di quello - ma non poteva permettersi di perderlo, se voleva pagarsi l'affitto e sponsorizzare i 404 e la radio senza bisogno di chiedere ai genitori. Non pensava di poter venire arrestata o uccisa per la propria radio pirata, ma era anche abbastanza intelligente da sapere che spesso diceva cose un po'... sopra le righe. Senza contare che andare in onda in canali alternativi, senza permettere al dipartimento di censura di controllarla, era un po' borderline.
    Si umetto le labbra, e scarabocchiò un "Starr (blanket sized lesbian) she/her" sul foglietto. Quando lo sguardo di Halley cadde sull'adesivo che Nicky si stava attaccando al petto, la ex tassorosso si strinse nelle spalle.
    Twitter era ormai illegale, ma sarebbe stata una bugiarda a non ammettere che sperava bambi/cherry si presentasse. E anche se ci fosse stata Sorta, le sarebbe piaciuto chiacchierare senza doversi vergognare di ammettere il proprio vero nome.
    Si sistemò la parrucca bionda, i grossi occhiali neri (finti) usati anni prima per vestirti ad halloween da velma, e infine le pieghe degli abiti. Non era in cosplay, tecnicamente, ma era certa di essere irriconoscibile #effettoClarkKent
    Una volta nella stanza salutò con un sorriso i presenti, sforzandosi di non sembrare come se li conoscesse già, e si fiondò per evitare imbarazzo verso i tavolini, lasciando un po' di fogliettini con qr code che portavano a canzoni originali, sue e dei 404. Cose tipo "Colonna sonora di 'Mischievous slytherins (turo x costas)" o "scritta pensando a A Lesbian Size-Difference Erotica Collection". Oh, dovevano pur pubblicizzarsi in qualche modo, e alla fine era vero che aveva scritto molti di quei testi, almeno quelli romantici, pensando alle proprie otp. Non era proprio a tema scrittura? vero! Ma erano tutti freaks lì (non freak show pg, ma proprio fenomeni da baraccone), doveva approfittarne.
    E poi andò a mangiare.
    why have sex when there are hundreds of books about ghosts???
    paranormal activity > sexual activity



    - vestita abbastanza normale con parrucca bionda e occhiali finti - irriconoscibile giuroh !!! sul foglietto ha scritto "Starr (blanket sized lesbian)" (che è il nome che dava su twitter e magari anche un account su wat-pad dire)
    - entra con i Losers (almeno Meh e Halley)
    - va sui tavolini a lasciare biglietti da visita con QR code alle canzoni dei 404 spacciandole per colonne sonore di ff o scritte per quel motivo lì. "spacciandole" ma in realtà è vero, scrive spesso canzoni sulle proprie ff e viceversa !!!!
    - mangiucchia qualcosa
    - parlatele pure !!!!


    Edited by ‚soft boy - 6/4/2022, 16:51
  13. .
    Vabbè, random.org, ma che hai deciso.
    Anzi.
    Sara, ma che hai deciso; dai, basta rimandare l'inevitabile, caccia questa difesa da 1pd e via, chiudiamola qui. Arturo è già durato troppo, ben tre post più di quanto si aspettava -- lo consideriamo ✨ development ✨ siamo tutti molto contenti e felici della crescita, bravo, bravo, addio ciao. Un giorno, poi, imparerà a menare duro con coscienza e senza lasciarsi trascinare dalle emozioni nude e crude, ma non è questo il giorno.
    Quello era il giorno delle stranezze inaspettate, come quel duello; per prima cosa, l'aveva iniziato lui -- e già questo; in secondo luogo: aveva accusato un pugno sul fianco e nulla più, per il momento, riuscendo in qualche modo a parare o anticipare tutti i colpi dell'altro Serpeverde. E Mort aveva fatto lo stesso con i suoi -- quasi come se fossero sullo stesso livello, quasi come fossero simili; quasi come fossero più in sintonia di quanto entrambi volessero ammettere. Rabbrividì al solo pensiero, mentre Mort rispondeva alle sue accuse con parole che non facevano che sottolineare quelle di Turo. «Vedi, l'hai fatto di nuovo.» a denti stretti, cercando di contrastare gli attacchi del minore, si trattenne dal sorridere a sua volta: Mort era proprio un deficiente. Formulare quel pensiero non lo stupì, nemmeno in negativo, quando, invece, avrebbe dovuto: ma era solo consapevolezza che prendeva piede nella sua mente, niente più. «Hai aperto la bocca e detto la prima cosa stupida che ti è venuta in mente.» Cioè, secondo lui Arturo era sempre pronto a credere che fossero gli altri nel torto? Arturo voleva avere sempre ragione? Arturo credeva di avere qualcosa in più degli altri?! Quello sì che gli strappò una mezza risata, un verso nasale tra i divertito e il basito: ma quale Arturo conosceva, esattamente?!? «Dovresti proprio chiuder-» e poi niente, il pippone infinito su Alan.
    Oh no.
    Lo spagnolo socchiuse gli occhi, invocando Merlino e tutti i maghi prima di lui supplicandoli di donargli la forza necessariaper soccombere: fingersi morto avrebbe funzionato, no? Gli avrebbe evitato la storiella da quattro soldi che, altrimenti, gli sarebbe toccato sorbirsi.
    Abbassò le spalle e le braccia, ancorando però la presa sugli avambracci del minore e cercando di tirarlo a terra con sé: magari cadendo avrebbe battuto il mento, si sarebbe acciaccato la lingua e avrebbe smesso di parlare. Oh, uno doveva pur sperare in qualcosa.
    Poi, nel mezzo di un discorso che non stava davvero ascoltando e che per lo più gli scivolava addosso insieme alle grida di incoraggiamento degli studenti radunati intorno a loro, un pensiero lo colpì in pieno: «ma che problemi avete» sussurrato più a se stesso che non rivolto al Rainey, troppo occupato a percorrere i viali dei ricordi per prestare attenzione a lui. Il plurale era chiaramente riferito a lui e alla Beckham: a pensarci bene, una certa somiglianza la notava ed era tutta nel chiaro ed inequivocabile fatto che fossero entrambi un po' toccati di testa per essere così... così.... assurdi. Cioè, lui era un inetto incapace e disagiato, ma almeno non era uno psicopatico. Lo poteva considerare un punto a suo favore.
    Quando Mort si lasciò trascinare a terra, Arturo si permise di sibilare un «finalmente» di sincero gaudio: aveva smesso di monologare come un villain da quattro soldi. O almeno così sperava l'Hendrickson.
    Per favore, pensò rivolto al fato (ciao Sara), oneshottami adesso così non devo più sentire la sua fastidiosa vocina da bambino. Magari lo avrebbe accontentato.
    O magari (!!), sarebbe arrivata la Queen da un momento all'altro per dividerli e torturarli. Oddio, da quando il pensiero delle torture di Anjelika Queen lo faceva stare meglio? Mort, l'aveva proprio buggato.
    Una volta a terra, comunque, cercò di parare il colpo del minore con il proprio avambraccio, e se non fosse arrivato nessuno a separarli (pls, do it) avrebbe provato a ricolpire a sua volta, mirando al naso di Mort con una gomitata.
    Well maybe I’m a mess
    and maybe I’ll just find out who I am
    And I won't like who it is
    And I’m a wreck
    And maybe I gotta realize...
    18 | cg | infp
    vii | slytherin
    mr. nobody
    sick and tired
    arturo maria hendrickson
    0.36
    2.34
    good as it gets, little hurt


    difesa: para il colpo
    attacco: gomitata sul naso
  14. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    eugene jackson
    31 | dark arts | daddy™ | castafratto

    esisteva la remota, minuscola possibilità che euge avesse travisato le cose.
    capita, quando decidi di credere alle informazioni in libera circolazione tra i corridoi di Hogwarts, invece che procurarti una copia del fantomatico volantino di cui alcuni studenti gli avevano parlato — come nel gioco del telefono senza fili, l'evento letterario alla Lanterna Dorata si era trasformato rapidamente in una toccante reunion per appassionati e nostalgici di Brokeback Mountain.
    il film, manco il libro.
    inutile dire che l'hype del Jackson era schizzato alle stelle: glielo dicevano tutti (ma chi) che era uguale spiccicato a jake gyllenhaal (!!), e finalmente aveva l'occasione di indossare quel cappello da cowboy che Jade gli aveva giurato più volte di far sparire dalla faccia della terra se gliel'avesse visto in testa.
    «oh» nel ritrovarsi di fronte all'ingresso della Lanterna, privata della sua proprietaria ma non certo del suo spirito, Eugene non poté fare a meno di stupirsi «oh» ripeté, con maggior enfasi, portando la mano destra a premere sul cuore: non era un cazzo di raduno per appassionati di Brokeback mountain, quello «temo di aver commesso un terribile, terribile errore» il volantino attaccato all'esterno, sulla porta, parlava chiaro; il professore rimase a fissarlo per una manciata di secondi, poi si strinse nelle spalle «é pur sempre un incantevole travestimento! e cotanta bellezza dovrebbe essere valorizzata in tutte le sue forme» un commento non richiesto, dato che stava parlando da solo, ma non poté fare a meno di esprimerlo ad alta voce.
    così imparava ad accettare quando Edward gli proponeva di fare da cavia per provare alcuni incantesimi in cambio della rinuncia allo stipendio.
    mise piede oltre le porte con uno scalpiccio di stivali da cowboy, entrambi i pollici infilati nelle tasche dei jeans; teneva persino il lazo arrotolato e appeso alla cintura, euge, perché quelle rare volte che teneva a fare qualcosa AA fine la faceva bene sul serio. cioè, voglio dire, si era persino rasato la barba! un impegno non da poco e per il quale jade (sempre lei) lo avrebbe ucciso una volta scoperta la verità, ma che poteva comunque risolvere nel girò di una settimana: valeva la pena prenderle, per una serata di gloria. afferrò una delle targhette scrivendoci sopra Jack Twist in stampatello, prima di appuntarsela alla camicia «lavoro egregio, signor Parrish» salutó il ragazzo con un tocco di cappello, portando poi entrambe le mani dietro la schiena «avete ridato alla Lanterna la sua luce, per così dire» oh, qual voglia di parlare da bruto! quando finirà quest'agonia milleseicentesca????? — che poi, chi lo sa davvero come si parlava nel 1600, certo non rob che si ispira a Orgoglio e Pregiudizio senza avere idea di quando sia ambientato «potrebbe non sembrare all'apparenza, ma anche io invero ho trovato ispirazione in un'opera che molto mi sta a cuore» annuí, compiendo una giravolta su se stesso, prima di seguire il percorso che Noah gli stava indicando: time to mangiare gratis (ci sono le pizzette, vero???), bere e criticare le opere di qualche nerd.

    i wish I knew
    how to quit you


    classic euge: non ha capito, si presenta vestito come Jackie Gyllenhaal in Brokeback Mountain, parla come nel 1600 (lucky strike), va a farsi un giro tra gli scaffali direzione buffet
  15. .
    ↳ PRIMA UTENZA: blank/space
    ↳ NUOVA UTENZA: tiny forest
    ↳ PRESENTAZIONE: è sempre la stessa da 8 anni dai
    ↳ ROLE ATTIVE:
    jay (12.03)
    murphy (26.03)
    eugene (05.03)
    barry (30.03)
    marcus (24.03)
    mehan (22.03)
    eddie (19.03)
    joni (10.03)
    ty (21.03)
    clay (27.03)

    ↳ ULTIMA SCHEDA CREATA: clay
422 replies since 17/7/2015
.
Top