Votes given by pathetic.

  1. .

    1992

    hand-to-hand

    rebel
    obstacles
    koethe
    Nelia ci aveva provato ad insistere affinché quel particolare compito da svolgere nelle profondità marine venisse affidato a qualcun altro — letteralmente a chiunque altro che non fossero i suoi bambini, un gruppo oramai ridotto all'osso e che le faceva mancare qualche battito ogni volta che imboccava in un aula e la trovava vuota per metà, oppure ogni volta che radunava i più giovani nella sala addestramento del QG e fin troppi mini ribelli non rispondevano al suo appello.
    Era ingiusto; era frustrante, e la faceva incazzare — ma soprattutto, aveva mandato in overdrive tutti i suoi istinti da mamma chioccia, costringendola a vivere in un perenne stato di ansia che le suggeriva potessero sparire altri di loro, in un qualsiasi momento, se solo avesse distolto le attenzioni per più di qualche istante.
    Donne, uomini, maghi o special, adulti o bambini; il Lotus non aveva guardato in faccia nessuno quando era sparito e aveva portato con sé pezzi di cuore e di vita, e ora Nelia non sapeva come rimettere un tappo a quelle emozioni nere e dense che fuoriuscivano da cassetti chiusi a chiave eppure abbastanza danneggiati affinché potessero passarci attraverso timori, paure e il non così irrazionale terrore che potesse succedere ancora. E ancora. Erano usciti da meno di un anno dalla Guerra di Primavera, e non avevano ancora risanato i danni di quell'ultimo conflitto, ed eccoli lì, già a doversi interfacciare con un altro grande cataclisma.
    Il mondo sicuro che aveva promesso a se stessa avrebbe combattuto per costruire, per Bennett e le nuove generazioni, non le era mai sembrato così lontano.
    Aveva insistito; che ci mandassero degli adulti, fino a Takitaki, a risolvere il problema di un mago troppo superbo che si era lasciato prendere la mano. Perché i loro ragazzi?
    Aveva insistito, ma aveva perso; metteremo in atto tutte le misure di sicurezza adatte al caso non le erano sembrate comunque attenuanti, né parole abbastanza rincuoranti, ma non aveva potuto puntare i piedi più di quanto non avesse fatto fino ad ora, perciò non le rimaneva che seguire le direttive e organizzare quell'uscita didattica tenendo a mente di prendere lei tutte le misure di sicurezza adatte.
    Per gli studenti, e per un Eugene Jackson che sembrava pronto a partorire lì su quella barchetta, come una Elsa Pataky agli Oscar qualunque.
    Forse avrebbe dovuto pensarne anche qualcuna per Raph, alla sua prima esperienza con quel genere di lezione, ma fino a quel momento se l'era cavata abbastanza bene — almeno di un problema, Nelia poteva smettere di farsi carico.
    E menomale, perché era molto più presa dal tenere sott'occhio tutti i suoi ben, un'abitudine che di recente era persino peggiorata, e di tanto in tanto a lanciare un'occhiata alla bionda professoressa, per poter pensare anche al Vaughan. Lo ascoltò fare i suoi preamboli e annunciare lo scopo della lezione, dopo aver fornito una descrizione più o meno dettagliata dell'isola sommersa e di ciò che avrebbero trovato una volta scesi sul fondale marino; poi era stata la volta di un Eugene sempee più affaticato, che aveva lasciato andare gli studenti nelle Ostricone Giganti, per il sommo dispiacere di Nelia – che aveva chiaramente sentito un tuffo al cuore nel vedere i ragazzi prendere il mezzo di trasporto e calare oltre la superficie schiumosa dell'oceano – prima di entrare in travaglio.
    Aspetta.
    Cosa?

    Arrivati a quel punto della lezione, Nelia avrebbe dovuto raggiungere i ragazzi nel Centro di Osservazione allestito a Takitaki, per monitorare i progressi e, in caso di esito positivo nella ricerca delld contro maledizioni, guidarli alla successiva fase della lezione (quella più di divertente), insieme a Jade.
    Un veloce sguardo alla aua assistente, però, le confermò quanto sospettato: la special non sarebbe andata da nessuna parte, non con una figlia in arrivo. E Nelia non le avrebbe mai chiesto di farlo.
    Prese perciò tutto il suo equipaggiamento da scuba diving (personale; non era mica una dilettante, Nelia Hatford) e, dopo aver rassicurato gli eubeech che sarebbe tornata subito, si tuffò per raggiungere l'isola sommersa.
    Non era un'ostetrica, ed era sicuramente la prima volta che le capitava di dover far nascere qualcuno, ma a giudicare dalla situazione (ancora gestibile) immaginava di avere abbastanza tempo per scendere, avvisare gli studenti, risalire in superficie e aiutare Euge a mettere al mondo Rude. Ok ok. Ce la poteva fare.
    Una volta raggiunta l'isola, raggruppò tutti gli studenti in una delle stanze (perché il tempo era denaro e non poteva ripetere quel discorso infinite volte) e gli spiegò brevemente la situazione. «ora che avete trovato gli incantesimi per contrastare le maledizioni,» spero – al momento in cui scrivo questo post, nessuno ha ancora postato i propri gruppi quindi chissà, «potete uscire per lanciarli sulle creature e farle tornare al loro stato originario.» breve, concisa, diretta. Fece un gesto allo Skylinski per invitarlo a distribuire le foglie. «con queste potrete muovervi e respirare lì fuori, ma non riuscirete a parlare;» si strinse nelle spalle, non faceva lei le regole, «vi avviso che, una volta libere dalla maledizone, le creature cercheranno di attaccarvi come ringraziamento» infondo, avrebbero dovuto sapere già che takini e creature fossero famose per i loro atteggiamenti aggressivi, «perciò, state in guardia.» e mentre loro masticavano le foglie, o le lasciavano sciogliere sotto la lingua, Nelia rimise in spalla la bombola di ossigeno pronta per ritornare in superficie, non prima di averli lasciati con l'ultima parte di raccomandazioni.
    «avete la possibilità di tentare di farveli amici e guadagnare il loro rispetto, lottando con loro, e addomesticandoli come vuole la cultura di Takitaki. Ma fossi in voi eviterei magie di qualsiasi tipo,» e non era un consiglio, «avete due (giorni) ore di tempo, dopodiché qualcuno arriverà a recuperarvi»
    Promessa (e minaccia).
    Puntò il dito contro ognuno di loro «non potete uccidere le creature» lo agitò un paio di volte a mezz'aria, «non potete rapire le creature» e lo agitò ancora, «non potete usare i vostri compagni come merce di scambio per le creature.» ai takini, gli umani non piacevano molto.
    Tutto il resto, era permesso. Come avrebbe detto il buon William: yolo.
    «buona fortuna a tutti» lei aveva una Rude da far nascere.
    as far as I can remember
    we've been
    migratory animals
    living under
    changing weather
    flawsome


    OFF// ultima parte! Troverete i dettagli sul duello in ciascun topic (aperti nell'aula di corpo a corpo) ma per fare un recap veloce della situazione on fino ad ora:
    – avete studiato le creature e le maledizioni;
    – nelia è scesa per darvi il via libera e barry vi consegna delle foglie grazie alle quali potrete respirare e muovervi tranquillamente in acqua, ma che non vi permettono di parlare (perché vi farà crescere le branchie)
    – una volta usciti dalla stanza, in metagame gli studenti casteranno la contromaledizione trovata, e subito dopo le creature attaccheranno i pg per ringraziarli, e giocare con loro

    Fine? Fine.
  2. .
    Non c'è stato alcun segnale, prima. Nulla che abbia potuto prepararti ad affrontare la situazione ora sotto mano, inaspettata quanto pioggia in un giorno di sole.
    Sei all'Aetas, Cal, in attesa che si presenti il tuo appuntamento. È una giornata come un migliaio d'altre in quel del parco: padroni a spasso con il cane, adolescenti a ridere su una panchina, tornei di carte e scacchi sui prati ben curati.
    E -
    all'improvviso -
    Il suono asciutto di una smaterializzazione proprio lì, di fronte a te. Una donna che potrebbe avere la tua età, anche se sembra portare i suoi anni molto peggio: segni scuri sotto gli occhi, guance scavate, capelli spettinati. Viso sporco.
    Spalanca la bocca per dirti qualcosa.
    Non hai tempo, né bisogno, di armarti; e non ha tempo, lei, di dirti nulla.
    Cade come un burattino cui abbiano tagliato i fili.
    È ora riversa al suolo, con l'abbandono tipico della morte a scomporne gli arti. Occhi vitrei, e vacui. La pelle è ancora calda al tatto.
    Anche cercando, non troverai alcun segno di cosa la abbia uccisa. Neanche la magia ti viene in soccorso.

    Qualcuno ha chiamato i soccorsi.
    Cacciatori.
    Sono loro ad occuparsi del corpo; dove lo portano non è certo affare tuo.
    E se hai delle domande, farai bene a tenerle per te.
  3. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    prof | assistant
    1991 | 2000
    casta | freaks
    eugene jackson | barrow skylinski

    «euge, ma sei sicuro di stare bene?»
    minchia se non faceva una strage.
    un sacco di persone da uccidere, e così poco tempo. decise, così su due piedi e per niente influenzato dalla presenza di rob a gravargli sulle spalle, che avrebbe cominciato da Raphael; l'unico dubbio rimaneva sul come. in quei casi la soluzione ideale era lasciarsi guidare dell'istinto: invece di spingere l'uomo fuoribordo, come aveva pensato inizialmente, dal basso del suo metro e cinquantacinque Eugene Jackson allungò il collo e gli affondò i denti nella carne tenera ed esposta della gola, dove sapeva la pelle fosse l'unica, sottile barriera tra la sua bocca e il sangue ch— «oh, eugene mi senti?» batté le palpebre sugli occhi chiari, nel sentirsi nuovamente chiamare; il volto del vaughan accolse il ritorno del professore alla realtà nell'unico modo in cui quest'ultima sapeva spezzare un sogno: lasciando l'amaro (e poco amore) in bocca.
    niente bagno di bellezza nel sangue caldo di raph, per quel giorno.
    «non sento un cazzo, ho le orecchie tappate» cit. babbi a Polignano. sempre al mare si trovavano, anche se quello non era esattamente l'Adriatico. le iridi cerulee del serpeverde accarezzarono la superficie altrettanto cristallina che si estendeva a perdita d'occhio tutt'attorno a loro, stringendo con forza entrambe le mani sul bordo del parapetto; sapeva, anche prima di voltarsi per affrontare faccia a faccia i ragazzini superstiti, che jade aveva già fatto un passo avanti per raggiungerlo. la fermò, con un cenno del capo: testardo come un tricheco (sono molto testardi), euge si era imputato per essere presente durante quell'ultima gita fuoriporta, nonostante fosse chiaro a chiunque che i venti chili in più e il fagiolo di quaranta centimetri rannicchiato nel suo utero in affitto non gli stessero rendendo la vita facile.
    it's all fun and games until il dono prezioso e tanto voluto, cresciuto nel tuo grembo non comincia letteralmente a mangiarti dall'interno — gli sbalzi d'umore, la furia omicida, le lacrime facili anche di fronte alla pubblicità del black&decker: non una novità per il Jackson. ma la debolezza? il non potersi più fidare del proprio corpo? LE PERDITE URINARIE? eh no raga, quando era troppo era troppo.
    ma aveva insistito comunque.
    per ricordare a se stesso di essere ancora in grado di muovere più di due passi senza diversi sedere; per gli studenti scomparsi nel nulla, e quelli rimasti; perché ci aveva messo impegno, sudore e amore per creare il video commemorativo di will e, per dio, li avrebbe costretti a guardarlo. prima, però, toccava la parte del dovere «ragazzi. bubini» riuscì persino ad accennare un sorriso, nonostante Rude avesse deciso fosse il momento giusto per mettere su un rave tra le sue budella «il professor vaughan vi ha già spiegato a grandi linee dove ci troviamo e cosa dovrete fare. tra qualche istante arriveranno i "mezzi di trasporto"» mimò le virgolette a mezz'aria, incapace di trattenere una risatina. ci voleva davvero poco a rimettere Eugene Jackson di buon umore, e l'immagine mentale delle ostriche giganti che leccavano i suoi studenti (era il prezzo del biglietto) aveva anche un che di poetico «raggiungerete takitaki in un paio di minuti. gli abitanti hanno preparato per voi una stanza apposita al loro Centro di Osservazione, nella quale potrete respirare normalmente» quello, nello specifico, era un punto sul quale i takini avevano dato prova di una certa durezza: convincerli che gli studenti possedessero ancora un apparato respiratorio obsoleto che non permetteva loro di muoversi liberamente sul fondo dell'oceano aveva richiesto piu tempo del previsto «ad ogni esemplare è allegato un fascicolo con una descrizione sommaria dei sintomi e spazio per i vostri appunti. abbiamo pensato di facilitarvi il lavoro, non potendo comunicare con gli abitanti o avvicinarvi abbastanza alle creature da valutare con precisione i danni subiti» muovendosi come una balenottera spiaggiata, Eugene tentò di mettersi seduto sulla panca che costeggiava il parapetto della nave — buffo, tornare sempre (dove si è stati bene) allo stesso mezzo di trasporto, ciao mood ciao balt ❤. a leap of faith, perché una volta piegate le ginocchia e abbandonato il peso del corpo all'indietro non esisteva alcun modo per fermare la caduta; per fortuna la superficie liscia della panca si fece trovare esattamente dove il Jackson aveva calcolato, con tanto di cuscino infilato sotto le chiappe da jade un istante prima dell'impatto.
    se non era amore quello.
    «quindi per riassumere: cercate di capire quale incantesimo oscuro è stato lanciato sulla vostra creatura e trovare il controincantesimo. non potrete lanciarlo subito, però. le creature sono state attaccate in mare aperto, utilizzando una magia che non richiede l'uso di formule verbali. di conseguenza anche a voi toccherà trovarvi faccia a faccia con loro, per tentare di salvarle, ma non preoccupatevi, riceverete istruzioni al momento opportuno» ammesso e non concesso fossero riusciti a non ammazzare le povere bestie causando un incidente diplomatico. per un istante di troppo, le iridi azzurre di euge si soffermarono sui riccioli scuri del bigh; una battuta già formata sulla lingua, banale e telefonata. con un sospiro, a malincuore, la ricacciò in gola: non era divertente rammentare i bei vecchi tempi se mancava Frederick con i suoi trigger e traumi irrisolti da vecchio collerico in astinenza «prima che andiate però ho una cosa importante da farvi vedere» [toothless che solleva in slow motion un cartello] «no, Simmons, non è ancora quello» [toothless che abbassa in slow motion un cartello] STAN COMACOLLA SEMPRE. fece un cenno ad arci, già pronto da diversi minuti; una scena già vissuta, ripetuta come un mantra: il proiettore magico, le ombre a calare sull'Oceano oscurando il sole, lo schermo nero sospeso a mezz'aria davanti ai volti increduli degli studenti. quelli rimasti — faceva strano pensare che gli scomparsi stavano perdendo l'opportunità di assistere all'ennesimo capolavoro (priorità).
    tutuDUN dun dun dun
    TUDUDUN dun dun dun
    YOU DON'T OWN MEEeeeEeeEe


    And don't tell me what to do
    Don't tell me what to say

    nel momento in cui suo padre era apparso sullo schermo, Barry aveva capito che la giornata si stava apprestando a peggiorare del cento per cento. alla sesta inquadratura sulle mutande di William Barrow, il ventitreenne aveva distolto lo sguardo (e perché mai non l'ha fatto subito, direte voi? freud ha le sue teorie), senza abbandonare la posa da personaggio di the sims tenuta sin dal momento in cui avevano messo piede sulla nave.
    preferiva non ammetterlo, nemmeno con se stesso, ma di quel video gli addominali scolpiti e il pacco in primo piano dell'uomo che in un'altra linea temporale lo aveva tenuto stretto tra le braccia non erano la cosa peggiore. fuggiva dagli occhi azzurri di will, barry — così simili ai suoi, eppure completamente diversi: contenevano il mondo e permettevano a chi li guardava di specchiarsi al loro interno; quelli dell'assistente non concedevano niente a nessuno. non più.
    avrebbe potuto sostenere i primi piani di suo padre, nonostante tutto, se in quelle iridi cristalline e penetranti non avesse letto qualcosa che era esisteva solo nella sua testa: rammarico, disappunto. giudizio. perchè non hai fatto nulla? diceva quell'azzurro incredibile, nemmeno una sbavatura di grigio ad interrompere il flusso. perchè non eri con loro? ma che domande sono, pà. i denti gli si chiusero sulla carne morbida all'interno della guancia, e lasciò che l'odore di salmastro dell'oceano gli riempisse i polmoni — persino in mezzo a quella vastità Barry si sentiva premere da tutti i lati. compresso, ridotto ad un foglio sottile come carta velina. no, non aveva fatto niente per fermare Kieran e Murphy, costringere entrambe a ragionare; avrebbe potuto bloccarle con le cattive, a mali estremi estremi rimedi.
    oppure, ipotesi ancora più azzardata (bucchin a mammt), sarebbe dovuto andare in quel cazzo di albergo. seguire gli aspiranti suicidi alla riscossa, senza un piano che fosse uno; facciamo irruzione!, era stata la spiegazione logica e razionale della Sargent, perché funzionava di sicuro anche nella vita vera oltre che nei film.
    e Barry non si era mosso.
    nemmeno per sottrarsi al tocco leggero e titubante delle dita di stiles, quando la mano dello psicomago gli aveva sfiorato la spalla senza che nessuno dei due sapesse cosa dire — Barry perché non credeva le parole avessero un senso, stiles perché conosceva suo figlio: neanche un grimaldello sarebbe stato sufficiente per scardinare la porta dietro la quale corvonero si era volutamente rintanato.
    nemmeno quando justin per l'ennesima volta aveva fatto la sua apparizione sulla soglia, chiedendo più di quanto l'assistente fosse disposto a dargli: una mano a trovare sua sorella, tanto per fare un esempio.
    ad entrambi barry aveva fatto dono della propria immobilità, le iridi chiare a cercare la zona migliore del pavimento su cui scaricare la propria rabbia: mai visibile, sempre presente.
    «ah, mi si sono rotte le acque»
    quello era il suo segnale per sciacquarsi via —l'ultima cosa che voleva vedere, dopo il pacco ripetutamente mostrato in mondovisione del padre, era la testa di Rude Jackson Beech farsi spazio attraverso una vagina temporanea portandosi dietro placenta e altre robe rivoltanti «ok, direi che è il caso di cominciare questa lezione prima di rimanere traumatizzati a vita. vi accompagno io» batté le mani, rivolgendosi agli studenti mentre gli altri adulti presenti perdevano quel poco di autocontrollo concesso loro dal signore donby in persona. poteva davvero sopportare tutto, Barrow Skylinski, ma non quell'orrore.
    sporgendosi dal parapetto, fece cenno a maghi e special di avvicinarsi, indicando qualcosa oltre la superficie scura dell'oceano: le piriñe, creature del tutto simili alle ostriche ma grandi quanto una piccola carrozza monoposto, attendevano a valve spalancate i loro passeggeri «sceglietevi una piriña e lasciatevi leccare. mi raccomando, dovete rimanere immobili o rischiate di farvi sputare in mare» un biglietto più caro di quelli del treno per scendere a Roma, e ho detto tutto.
    [Eugene che urla come Albano in the background]
    tempo di andare, bitchachos.

    how long am i gonna stand
    with my head stuck under the sand
    i'll start before i can stop
    or before i see things the right way up


    e insomma, infine ci siamo.
    intanto per cominciare rendiamo grazie ai superstiti e una preghierina al fly per gli studenti scomparsi che ci guardano da lassù 🙏 recappino veloce prima di passare alle regole: insieme ai professori e ai loro assistenti vi siete messi in viaggio su una nave (moderna, niente pirati questa volta ❤) partita dalle coste della Nuova Guinea, per raggiungere un punto non meglio precisato dell'oceano pacifico — nel caso a qualcuno interessasse, il mezzo si ferma circa a metà strada tra le isole Salomone e Honolulu (ciao fred), quindi nel nulla più assoluto. attorno a voi solo una distesa d'acqua che si perde a vista d'occhio. sotto di voi, nelle profondità marine, si trova Takitaki, la città perduta; per raggiungerla, ciascuno di voi dovrà entrare in una piriña, ostriche giganti che fungono da "carrozza del mare" anche per chi non è dotato di branchie, ovviamente pagando il prezzo (salato) del biglietto: farsi leccare da capo a piedi.

    CHE SUCCEDE (ON):
    una volta arrivati a Takitaki, questione di pochi minuti, la vostra ostrica vi farà scendere direttamente all'imboccatura di un tunnel, così da evitare un annegamento collettivo; da lì, proseguendo tutti insieme, giungerete alla Sala di Osservazione. niente più che un'immensa stanza suddivisa in box (come nelle stalle, usate l'immaginazione perché non so descriverla), ciascuno delimitato da un vetro che si affaccia direttamente sul paesaggio sottomarino. divisi in coppie, dovrete entrare nel box indicato da Barrow, e attraverso la parete trasparente potrete osservare e studiare la creatura a voi assegnata. il vostro compito è capire quale maledizione o incantesimo oscuro le abbia colpite, e trovare il controincantesimo adatto; quando avrete deciso, insieme, come curare l'esemplare, Barry vi darà una foglia a testa di succulenta da ingerire, e a quel punto non vi resterà che attendere ulteriori istruzioni

    CHE SUCCEDE (OFF):
    - la barriera che vi divide dalle creature non permette di castare incantesimi, quindi in questa fase dovrete solo fare brainstorming
    - siete divisi in coppie

    CITAZIONE
    1. Ben, Iris
    Purpuriyna: i tentacoli anteriori sono arricciati e/o legati tra loro, non riesce più a difendersi.

    2. Balt, Kul
    Buscofen: il corpo piumato è piegato in modo contorto per il dolore costante e presenta chiazze di pelle nuda dove mancano le piume

    3. Mood, Myrtylle
    Riotan: il suo corpo è ricoperto da formazioni cristalline che appaiono dolorose alla vista. queste gli impediscono di muoversi con agilità, rendendola una preda facile

    4. Ara, amio
    Medaka: la luce sprigionata dal corno multicolore che ha sulla fronte va ad intermittenza e le macchie luminose sul suo manto sono spente/opache

    5. ictus, darae
    Betabioptal: completamente cieco, l'unico occhio della creatura è chiuso e secerne un liquido purulento, il che le impedisce di orientarsi e difendersi

    - dovrete inventare la creatura (noi vi diamo dei sintomi e una caratteristica fisica, ma per il resto potete davvero seguire il cuore: fondamentale che ciascuna possa vivere sott'acqua e abbia una natura aggressiva e/o feroce)
    - dovrete inventare l'incantesimo (oscuro, o maledizione) che l'ha colpita, e il controincantesimo per guarirla, senza però castarlo
    - gli incantesimi devono essere NON VERBALI

    REGOLE (OFF)
    - un solo post a testa, potete dividervi i compiti come volete (gli special ha senso parlino della creatura, ma magari sono super acculturati e conoscono anche gli incantesimi #wat)
    - avete tempo per postare fino a venerdì 15 marzo alle 23.59
    - per qualunque dubbio o domanda siamo qui ❤

    — modulo per CDCM

    CITAZIONE
    HTML
    <b>&#155; NOME_CREATURA:</b> grado di pericolosità + descrizione essenziale
    <b>&#155; altro: </b> qualsiasi altra inforandom sulla creatura che vogliate condividere! Accenni e curiosità storiche? Come si riproduce? Di cosa si ciba? Da dove è originario? Potete dividere questa parte in punti in base a quello che volete raccontare!

    — modulo per ARTI OSCURE (ricordate di cambiare anche il livello (matricola, apprendista, mago, leader), a seconda della difficoltà dell’incantesimo!)

    Maledizione:
    CITAZIONE
    HTML
    <div class="card objs LIVELLO oscuro">
    <h2>NOME_INCANTESIMO</h2>
    <p><b>Formula:</b> <i>formula_qui</i>. ++ descrizione_incantesimo (Cosa fa, come funziona, ecc)</p>
    <h6><span>info_incantesimo (verbale, non verbale, colore del fascio, gesto della bacchetta, ecc)</span></h6>
    </div>

    Contromaledizione:
    CITAZIONE
    HTML
    <div class="card objs LIVELLO guarigione">
    <h2>NOME_INCANTESIMO</h2>
    <p><b>Formula:</b> <i>formula_qui</i>. ++ descrizione_incantesimo (Cosa fa, come funziona, ecc)</p>
    <h6><span>info_incantesimo (verbale, non verbale, colore del fascio, gesto della bacchetta, ecc)</span></h6>
    </div>
  4. .
    bio. // ıɥɔɔo ılɓɐ ǝlıqısıʌuı ǝ̖ ǝlɐızuǝssǝ,l
    - 13.45 - 10/03/2024
    Oh-Oh, chi di voi mi ha segnalato al m1n1stero (l'ho scritto giusto?)? Sono stato un bimbo cattivo e mi hanno sospeso 😎🤣 Sarò breve (1/4789 😀) . Da quasi un anno ormai continuano a sparire persone, ed anche se il #l0tus è il più clamoroso, non è un caso isolato. Qualcuno parla di nuovi #Laboratori, altri di una #Setta. Nessuno sembra prendere in considerazione l'ipotesi che possano aver #Scelto di andarsene

    (2/5) Allora perchè gli #Avvistamenti? So per certo (e no, non citerò le mie #Fonti 🤫) che alcune persone considerate smarrite sono state viste in giro per il mondo, ed in piccoli gruppi. Non hanno comunque fatto ritorno a casa 🏠

    (3/5) E se ....! Fossero tutti insieme....?!? Da qualche parte.... in segreto..... A costruire qualcosa...... E perchè no!!! Un Nuovo Mondo..... Con Nuove Regole..... 🤔🤔

    (4/5) Sarà tutto #Falso?!? Forse................

    (5/5) Una teoria alquanto affascinante. Non siete intrigati?! #LaStoriaStaCambiando
    COMMENTS RETWEETS
    LIKES
    - 22.34- 04/03/2024
    @cryabout_it @howifuckyourmother 🤣🤣 LOL!!!!! Forse!!! 😝Oppure............. 🤔 #EsperimentoSociale ? Non sarebbe il primo.......... #èGiàSuccesso 🙊🙊🙊
    15 COMMENTS5 RETWEETS12
    LIKES
    - 17.14 - 03/03/2024
    Voi ci credete nell'hotel scomparso nel nulla? 😳 Io ho delle #Teorie 🧐🤔
    22 COMMENTS 7 RETWEETS 53
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    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 10/3/2024, 17:55
  5. .
    Cal Sutherland
    3.11.1970
    cardiff
    Il sequestro del Lotus, come lo conosceva chi aveva un minimo di dimestichezza e familiarità con certi circoli di informazioni, aveva suscitato un certo subbuglio nelle masse che era stato inevitabile. Di quel tipo di nebulose preoccupazioni, la signora Sutherland poteva concepirne ben poco: per la legge dei piccoli numeri, si annoverava fra coloro che non avevano familiari né vicini né lontani che fossero rimasti coinvolti nella misteriosa sparizione dunque, a parte mantenersi informata anche sugli sviluppi che al Ministero faceva poco comodo circolassero, non aveva mosso un muscolo. In fondo non era passato nemmeno un anno da quella fatidica guerra che aveva spaccato e ricongiunto le due metà del mondo, e non meritavano le sue stanche ossa forse una pausa? Perché no, non era stata altruista, non si era unita a nessuna milizia improvvisata per andare a provare a reclamare quei poveri disgraziati, i cui volti le sarebbero stati memorabili quanto quelli di coloro a cui aveva negato il privilegio della vita mesi addietro.
    Dei ringraziamenti non se n'era mai fatta nulla, in fondo.
    La gratitudine di un estraneo non le avrebbe mai restituito quello che aveva smesso di cercare di riottenere.

    Quando non era stata Styx a rispondere alla sua lettera, ma qualcun altro, per di più dopo giorni di silenzio, la sua mente aveva raggiunto la logica conclusione che, se i suoi familiari erano rimasti fuori da quella brutta storia, non si poteva dire lo stesso per la categoria "amici e conoscenti". La Volkova si assestava a metà fra una conoscenza e una vera e propria amicizia, per la cronaca, senza ben decidersi dove situarsi di preciso fra le due opzioni. Lo spirito di corpo e il cameratismo aveva permesso loro di raggiungere una certa confidenza, ma erano entrambe persone alquanto riservate e i loro caratteri non si sposavano del tutto, pur senza impedire loro di riuscire ad avere conversazioni alquanto interessanti per iscritto.
    Di Ekaterina, naturalmente, non le aveva mai parlato.
    Sempre perché erano entrambe persone riservate, insomma.

    Si era sentita in dovere di accettare un incontro, alla fine. Anche se la vita le aveva insegnato che badare al suo orticello non era una pessima idea per pensionarsi dai drammi della vita, non era totalmente priva di cuore. Non tutti i giorni, perlomeno. E Ekaterina... insomma, se fosse stata al suo posto, sapeva che avrebbe fatto la stessa cosa che stava cercando di fare lei, cioè aggrapparsi ad ogni minino stralcio di informazione che poteva portarla più vicina a capire che fine avesse fatto la sorella. Forse non poteva darle delle risposte, ma almeno tenderle una mano per evitare che si sentisse totalmente sola in un frangente del genere: delle poche cose che sapeva di Styx, c'era il fondamentale dettaglio che fosse nata totalmente estranea al mondo magico, dunque presumeva che sua sorella, presumibilmente una Babbana, potesse sentirsi in quel momento estremamente disorientata.

    L'appuntamento era per le quattro di pomeriggio all'Aetas, ma naturalmente Cal era in anticipo.
    Normalmente, in quel posto, preferiva andarci di sera o, peggio, di notte. Rievocava dei ricordi... particolari, per così dire. Le trasmetteva uno strano senso di serenità la solitudine che un luogo del genere poteva ispirare. Non si era naturalmente inoltrata affatto nel percorso che si snodava nel boschetto, in attesa dell'arrivo di Ekaterina.
    Non sapeva neanche che faccia avesse, ora che ci pensava.
    Presumibilmente, comunque, non c'erano tante persone che potessero decidere di fare un'escursione proprio quel giorno, a quell'ora, durante l'inverno ingrato.
    hogwarts
    gryffindor
    special wizardneutralwar veterandivorced

    hang my head, drown my fear
    till you all just disappear
    black hole sun
    won't you come
    and wash away the rain?
  6. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    33 Y.O. | emokinesis
    23 Y.O. | disaster
    Adrian Carter
    Nina de Nobili
    Che Roxie non sia felice di vedere la propria torturatrice nella squadra di salvataggio lo abbiamo capito, assieme alla voglia di voler far saltare in aria tutto, solo che Nina è un po' confusa « Ordini? » lei le aveva solo fatto un cennino carino ed un sorriso, quando le aveva ordinato qualcosa? Mica erano a scuola « Oh no no no. Il mio era un consiglio, faccia come vuole. Piuttosto, vuole anche lei una granata? » che è un po' come se stesse spacciando le caramelle alla fine. Stesso vibe.
    Ora dall'altra parte abbiamo Adriano che sta finalmente facendo la sua figura, il suo redemption arc si sta svolgendo e un colpo di pistola di là ed un « Ehi, attento! » per il buon Mac a mo di avviso.
    « Comunque... VOLETE STARE FERMI E FARVI AMMAZZARE, PORCA TROIA! » perché anche se ha questi spike di cucciolosità, Ninetta si sta un po' stufando. Il suo incantesimo ha ottenuto un è poco efficace e lei sta chiaramente perdendo la pazienza nonostante piano piano gli ostaggi stavano venendo liberati senza troppi intoppi.
    « LOCOMOTOR MORTIS. » lo dice in modo così arrabbiato e tremendo che la sua voce da coccolosa sembra quasi essere divenuta quella di una creatura infernale uscita direttamente da un quadro dipinto da Satana in persona.
    E spera di tutto cuore di averlo fatto cascare per terra di faccia.
    Paint the sky red, burn this city down
    We will make them suffer, hate and greed are terrible lovers
    We victimize, dehumanize
    I fantasize it's just you and I

    We victimize, dehumanize
    I fantasize it's just you and I



    (8) DIFESA RYU (clay + adrian + liam) Colpetto di arma da fuoco alla the punisher 22/24
    (9) DIFESA MAC (adrian + mis + liam) Avvisino di garanzia
    ATTACCO QUINCEY (nina + liam) Un arrabbiatissimo Locomotor Mortis


    (9) DIFESA TWAT (ama + clay + rain) //
    (6) DIFESA CORY (ama + mis + rain) //
    ATTACCO GERTRUDE (milo + rain)//
  7. .
    Lotus Mirage Resort - hall & reception (piano terra)
    #001 cybil & az#002 kaz & theo#004 finn & liam#006 roxie & rain
    #007 corvina & kai#008 remi & nahla#010 kyle & dani#012 marcus & sin
    #014 hold & reggie#017 ada & saw#018 barbie & styx#019 cory & ciruzzo
    #020 hans & avery#021 breccan & iris#022 alice & shiloh#023 hamish & moka
    #027 diaz & mira#029 vin & scarlett#030 lapo & chelsey
    Con un sospiro pesante, per accentuare il fastidio e dare un certo colore a tutta quella situazione, perché le cose cupe e tetre non gli erano mai piaciute, Armando Perez chiuse silenziosamente la porta di servizio, per nulla soddisfatto da quanto appena visto.
    «avevi detto che sarebbero stati fuori di qui nel giro di pochi giorni.» e ne era certo perché aveva chiesto la sua parola, e Adrian gliel’aveva data. «ti sembrano pochi dieci giorni, dewitt?» chiaramente quello lì non sapeva cosa volessero dire dieci giorni di ritardo sulla tabella di marcia; ma d’altronde, nulla di Adrian Dewitt suggeriva che avesse mai avuto a che fare con un importante business come era il Lotus Mirage Resort, ed Armando lo aveva capito dal primo momento.
    Era stato uno sciocco a fidarsi, ma la promessa di nuovi fondi, molti di più di quelli che un po' di pubblicità portata dall'evento, gli sarebbero fruttati, era stata abbastanza allettante da costringerlo a mettere da parte il buon senso. E, dopotutto, era sempre stato ambizioso, Armando.
    Per gli affari, per i soldi, era disposto persino a sporcarsi le mani.
    (Ma solo figurativamente parlando; aveva delle mani troppo belle per poterle rovinare davvero con il lavoro manuale.)
    Assottigliò lo sguardo verso il suo socio in affari – o, per meglio dire, il suo benefattore; era grazie ad Adrian Dewitt se l’evento si era potuto organizzare e, soprattutto, era grazie ai suoi soldi che Armando avrebbe finalmente potuto iniziare i lavori di ristrutturazione dell’hotel; e quello non poteva dimenticarlo.
    Lo trovò lì dove l'aveva lasciato pochi istanti prima, quando era andato ad affacciarsi oltre la porta alle spalle della reception per vedere cosa stesse succedendo aldilà, insospettito dai rumori; e ora, Adrian era ancora lì, seduto, tranquillo, mentre i suoi uomini radunavano gli ospiti nella hall in quello che Armando sperava fosse l’ultimo saluto alla struttura prima di spostarli verso altri lidi.
    «li voglio fuori di qui entro stasera, non erano questi gli accordi.»
    Solo a quel punto, Adrian fece il favore di alzare lo sguardo e degnare il proprietario della struttura di attenzioni.
    «lo so, lo so. “li vuoi fuori di qui prima che ricominci il campionato e blablabla”» se l’era sentito ripetere almeno un milione di volte, avrebbe potuto recitare quella solfa a memoria, «non preoccuparti,» si alzò dalla sedia, dispiegò invisibili pieghe sugli abiti, e affiancò il Perez, posandogli una mano sulla spalla. «spariremo dalla tua vista molto presto, amico mio.» una frase che avrebbe dovuto rassicurare il proprietario del Lotus, non fargli venire, al contrario, la pelle d’oca.
    Armando mantenne comunque una certa compostezza, anni e anni di management che andavano in suo soccorso persino nei momenti più bui, aiutandolo a mantenere la calma e un certo rigore, ed ignorò volutamente l’occhiolino di Adrian. In un fiato, invece, gli sussurrò «lo spero bene.» prima di ritirarsi nel suo ufficio. «e non siamo amici
    Adrian, dal canto suo, sorrise e approfittò del momento per uscire nella hall e confrontarsi con i suoi uomini; hall che, al contrario degli ultimi giorni, ora brulicava di ospiti.
    Fece cenno al capo delle guardie di avvicinarsi, osservando le altre spingere gli ostaggi verso il punto più ampio dell’ingresso, contro colonne o divanetti, qualsiasi spazio occupabile fosse disponibile.
    «sono tutti?»
    Il capo rivolse un secco cenno d’assenso, e Adrian annuì di rimando, soddisfatto.
    «bene. ci siamo quasi.»

    //OFF.
    Oblinderanti! In questo topic potete interagire tutti con tutti (in maniera ordinata, per favorissimo, scrivendo negli spoiler a chi vi rivolgete e ricordandovi che siete ancora ammanettati alla vostra anima gemella, quindi dovrete spostarvi insieme/interagire presumibilmente con le stesse persone, o persone che siano vicine) tenendo presente che siete ancora ostaggio di queste persone che non avete idea di chi siano, perciò a vostra discrezione cosa dire, e soprattutto cosa fare; e in più, siete ancora strafatti come cocchi per qualsiasi cosa vi abbiano costretto a respirare per rendervi più docili e meno propensi a resistere. So, there's that.
    Per ora non vi diciamo fino a quando rimarrà aperto il topic, ma vi consigliamo di sfruttare al meglio il tempo extra che il fato vi ha concesso.
    XOXO.

    N.B.: in alto trovate il recap di tutte le coppie e relative stanze; in ON potete magari dire che uscendo dalla vostra siete riusciti a buttare un occhio sul vostro numero (affisso alla porta come in ogni altro hotel) ma in realtà era più per comodità off che altro.
  8. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    16, v
    slytherin
    irish
    breccán mccarthy | fun(3r4l)

    «non mi è mai successo ma suppongo che se mai mi piacesse qualcuno non esiterei a dirglielo» per qualche motivo breccán quella risposta se l'era aspettata.
    come ogni adolescente che si rispetti, nemmeno la sedicenne era del tutto immune al vizio di giudicare le persone dalla loro copertina. e Iris aveva quell'aspetto lì: senza peli sulla lingua, un po persa nel suo mondo, poco incline a farsi influenzare dal giudizio altrui. ma poteva benissimo sbagliarsi — l'essere umano tendeva a costruirsi facciate dietro le quali ripararsi e mantenere se stessi al sicuro. era un meccanismo di sopravvivenza come un altro, e la mccarthy non giudicava.
    «siamo.. siamo amiche» con la mano ancora appoggiata alla parete, break sollevò lo sguardo per incontrare quello della Grifondoro, osservarla da sotto le ciglia. non aveva mai fatto mistero a piacerle fossero le ragazze, ma non era comunque un'informazione che sbandierava in giro per fare conversazione. per quanto l'opinione altrui in merito fosse sempre stata volutamente ignorata, non significava che i giudizi di alcune persone in merito alla faccenda avessero mancato di toccarla un po troppo nel profondo. batté comunque le palpebre, affrettandosi a proseguire, sobbalzando quando Iris parve leggerle nella mente «cosa ti spaventa?» eh. EH.
    si strinse nelle spalle, battendo un altro colpo sul muro «ho paura che non mi veda più come adesso. non voglio le cose siano strane, tra noi» perché sapeva che potevano diventarlo, e parecchio «e devo concentrarmi sullo studio, sai.. il quidditch. »
    questa volta nel ruotare il capo in direzione di Iris le regalò un sorrisetto divertito: argomento interessante, quello. se si fosse ritrovata in camera con Theo Kaine probabilmente la conversazione sarebbe finita in modo diverso, e la testata se la sarebbe presa lui per primo. si fece da parte, così da permettere alla Grifondoro di urlare il suo messaggio di amore al mondo (e sfondarle i timpani, cosa alla quale breccán si era già rapidamente abituata), rimanendo in attesa di una risposta. forse qualcuno le aveva sentite (ciao Hans ciao Avery!!), ma la pazienza non era proprio il punto forte dell'irlandese: scalpitando, con un ultimo pugno tirato alla parete, girò su se stessa trascinandosi dietro anche Iris, il rimbombo degli stivali sul parquet come la cavalcata delle Valchirie «ma possibile signore santo che ci siamo solo noi qui dentro?» e nel giungere di fronte alla finestra ancora chiusa break registrò due cose.
    qualcuno aveva scritto (al contrario, canon) una frase sul vetro, spezzata in tre righe, qualche stanza oltre la loro — con il palazzo che curvava leggermente nella sua forma a semicerchio, la Serpeverde riuscì a leggere solo poche parole, affacciandosi alla propria «emoc.. omaicsu??? ma che vuol dire» lanciò a Iris un'occhiata perplessa, ritirando dentro la testa «dici che è latino?»
    nessuno:
    proprio nessuno:
    tiktok:
    parlo latino e dico sic cum cum cum
    l'accusativo fa così -um -um -um
    audio audis audivi audi- tum tum tum
    tu quoque brute fili mi tu tu tu.

    il secondo dettaglio, non del tutto trascurabile, fu il foglio piegato in quattro che attirò l'attenzione della McCarthy quando fece posto ad Iris per guardare fuori dalla finestra, incastrato nel telaio della stessa. lo prese e lo dispiegò, osservando il volto della sconosciuta con la testa piegata verso la spalla «e adesso questa chi è?» bella donna eh, senza dubbio, ma era certa di non averla mai vista «scomparsa il giorno quattordici—» e li si interruppe, confusa. scomparsa il quattordici febbraio 2024? si, e suo nonno era un carretto.

    con te però c’è un non so che di magico
    C’è un non so che, c’è un non so che bellissimo
    Dimmi quando arrivi così ti tengo il posto
    Prendo già da bere, i tuoi gusti li conosco


    vede parte della scritta sulla finestra di mira e Diaz, ma non riesce a leggerla 🙏 trova il volantino e rimane confusa dalla vita
  9. .
    :kiss:

    Avviso:
    Niente raghi, purtroppo passerò più tempo in università ed in treno che a casa. Avendo solo due giorni """liberi""", sabato e domenica, le mie risposte potrebbero farsi moltooooo più lente baci :cuore:

  10. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    19y.
    23.04.2004
    Pavor
    Koreain Hunt | Flyingclown
    Da come tira i zigomi ed arriccia il naso con fare del tutto perplesso: una battuta migliore no eh?
    Sono anche andati nella stessa scuola. Ennesima dimostrazione che non tutti escono da lì con il sale nella zucca.
    wow che grandi argomentazioni. Le minacce ragazzi. Le minacce quelle vere. Sicuramente se fosse una passeggiata diventare un Pavor lo sarebbero tutti. E lui è il migliore. Non lo sapevate? Ora lo sapete.
    Beh in realtà, un po' di timore ce l'ha. Perché un pugno alle parti intime fa malissimo. Ma tanto tanto. Allo stesso tempo non può farsi vedere intimorito.
    Regola dei Pavor n.103930: mai mollare un cazzo. Nemmeno una scoreggia.
    N.23444 mai contrattare con il nemico.
    E Fake che voleva fargli la scuola mah.
    Ecco cosa avrebbe fatto una volta uscito da lì, arrestarla. Lo ha menato. Minacciato. Le manette le ha già ai polsi. Oooooh. Dolce vendetta. Hehehe.
    Caduto in un silenzioso sorrisino. Non ha intenzione di risponderle. Non merita risposta quella bestia. Vale meno di un babbano morto.
    Ma poi l'imprevedibile: Roxie si sposta e lo trascina, che non ha il tempo di mettersi in piedi che cade a terra.
    LA ODIA. LA ODIA FORTISSIMO. MA CON TUTTO SE STESSO.
    Poi che cazzo ha addosso! Perché quei leggings orribili.
    Cioè va bene un rapimento, legarlo con una pazza ma PRENDERSI COSÌ GIOCO DEL SUO ORGOGLIO ANCHE NO.
    Cerca perfino di capire il motivo per cui ha rotto quel biglietto SENZA NEMMENO FARGLIELO LEGGERE.
    ma che cazzo fai?! se invece di là ci sono i rapitori! Serve prudenza. Essere cauti. Un piano. Tipo sbucare dalla porta e metterli ko. NON ATTIRARE L'ATTENZIONE.
    il suo stomaco brontola fortemente. Si lamenta anche lui per come gli sta iniziando a fare male il polso a causa di quel tirare.
    E sapete cosa!
    I suoi occhi sono puntati, prima sulla finestra e la bella giornata di sole, poi sul bagno. Vuole vedere un attimo che faccia ha. SE LO HANNO SFIGURATO?
    E BASTA MI STAI FACENDO VENIRE MAL DI TESTA e questa volta è lui a tirare lei. Se quello è un gioco di squadra loro due avrebbero perso. NON TI SOPPORTO PIÙ ormai sono al centesimo anniversario di matrimonio.
    È sul punto di guerra. State certi da finiranno per picchiarsi. E lui è pronto per l'avvenienza.
    E comunque lui sente quello che dice la voce dell'altra stanza. Forse non è stata poi una così cattiva idea sbattere i pugni contro il muro. Ma non lo ammetterà mai. MAI.
    QUANTI SIETE DI LÀ? giusto per informazione. Se non sono solì...perché non sono soli?
    C'è bisogno di indagare!
    I'm sorry 'cause I can't be enough to make your dreams come true
    I'm sorry for the things i've said to you..I can't save us

    Ooh Noo, I can't save us
  11. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    criminal
    jul 5th 1998
    punk
    corvina fosca van veen | lizardking
    Si fece bastare quel "nah" ed evitò di impelagarsi nell'elaborazione di possibili interpretazioni dietro quel momento di kinese assolutamente casuale. Per quel che ne sapeva, poteva aver dato a sua madre della meretrice... ma in fondo, come dargli torto. Che poi, nell'anno del Signore duemilaventiquattro, vorrei anche sottolineare che dovremmo essere un po' oltre la discriminazione verso i sex workers: se ce la facevano nel Cinquecento a normalizzare le case chiuse, ce la si poteva fare anche noialtri moderni avanguardisti.

    La proposta di controllarsi le cicatrici eventuali le parve, forse perché si sentiva vagamente stordita, abbastanza ragionevole. O forse no, in fondo è Corvina, secondo me avrebbe accettato anche da lucida e sobria.
    « Ma sì, perché no. Non da sdraiati che sto scomoda, magari. » fra le manette e il fatto che non fosse al cento percento delle sue facoltà psicofisiche, aveva la vaga idea che provare a spogliarsi sarebbe stato un incubo.

    « Oh, già... » in effetti, di un tredici febbraio aveva vaga memoria. Non sembrava, non le avreste dato una lira, ma al contrario di me Corvina si ricordava molto, molto spesso la data giornaliera. Quasi come una persona normale. In fondo non è che fosse disoccupata. E non aveva neanche le ferie o l'assicurazione, lei: reperibilità a tutto tondo, trecentosessantacinque giorni l'anno sette giorni su sette, rischio cento percento di lasciarci le penne ogni volta. « Ma pensa. T'immagini se è davvero San Valentino? Che romantico. »

    Il "per ora" le diede molte speranze per il futuro. Sia di poterlo portare fra le braccia in giro per la stanza, così per ridere, sia di replicare quel meme coi due che limonano col tipo aggrappato alla rete e la tipa che lo regge. Le possibilità erano: infinite. L'unico limite era: lo sky.
    Gli sorrise di rimando in particolare, non che alla fine facesse tanto altro nella sua vita che non essere ammiccante, fastidiosa ed inopportuna. Strinse le dita incastrate in quelle altrui, un po' comprendendo il pragmatismo un po' perché, sempre, la faceva ridere che lui stesse al gioco; e in effetti, ridacchiò un poco mentre si alzavano quasi in simultanea.
    La sensazione del sangue che si ridistribuiva nel corpo in maniera consona alla stazione eretta fu un po' una vertigine inattesa, ma niente di insuperabile.
    « Per nulla! Amo rompere cose...! » il sorriso si tinse di una palpabile sensazione di rush adrenalinico. Ecco, quella sì che era droga, per lei: la violenza gratuita. Soprattutto sulle persone, ma anche sugli oggetti non era male. « Lo specchio mi pare un'idea buona. » in effetti, ci avrebbe messo un attimo a sfondarlo abbastanza bene da realizzare, inconsapevolmente, le necessità di Kai. Consciamente, le piacevano gli specchi rotti: erano molto aesthetic. A quel punto, provò istintivamente ad utilizzare il suo potere per procurarsi uno strumento adatto e... non ci riuscì.
    La sua espressione si fece interdetta.
    Offesa, persino.
    « Oh ma. Allora. Perché cazzo la mia magia non funziona. » schioccò la lingua sul palato, infastiditissima. Aveva naturalmente bypassato tutta la breve ma intensa presentazione di Kai fino a quel momento, ma ora che aveva quel nuovo dettaglio era temporaneamente meno propensa allo scambio d'amorosi sensi. « Cos'è che sei tu, un mago, special, babbano...? Quando ti stanchi dei nomignoli puoi anche chiamarmi Hekate, comunque. Heck meglio. Sai, i miei genitori erano dei nerd, brutta storia. » mentì spudoratamente, con la facilità con cui respirava ella mentì. Perché era abituata, in primo luogo, e in secondo perché non amava condividere il proprio nome con gli sconosciuti, per quanto potessero starle simpatici. Durante la guerra aveva fatto un'eccezione, se non altro perché non aveva voglia di capire quanto rischiava con la burocrazia che i suoi pseudonimi da alt girl di Tumblr potessero essere debunkati. Sì, a volte nella vita semplicemente la pigrizia vince sulla logica, il buonsenso, il raziocinio e tutto il resto.
    Prese un bel respiro zen, comunque, e tornò a sorridere.

    « Facciamo che prima controlliamo le cicatrici e poi cerchiamo qualcosa con cui spaccare roba? Di solito sono armata ma oggi... mh. Inizio a pensare di non aver preso qualcosa di mia volontà ieri sera come credevo... o l'altroieri... potremmo essere qui da giorni, figurati. » mentre parlava, con la mano libera si alzava la maglietta oversize per rivelare delle grazie miracolosamente coperte da un paio di mutandine molto anonime e leggermente più larghe del dovuto - fortuna che aveva i fianchi abbastanza larghi e ben torniti da non essersele fatte cadere istantaneamente appena in piedi - e... e niente reggiseno. Si alzò con nonchalance tutta la maglia, arrivando anche a sfilarsi la manica del braccio non ammanettato, ed era praticamente quasi nuda. Impossibile non accorgersene, per lei soprattutto, ma come un po' tante altre cose nella vita, gliene fregava poco di farsi vedere semi-svestita da un completo sconosciuto. « Che faccio, mi giro io o mi giri intorno tu? » perlomeno era collaborativa, dai.

    E infine, mentre si spogliava, arrivò quell'esclamazione urlata da una stanza adiacente. Ora, non era sicurissima di tutto, ma... « Ha per caso detto "commetto un omicidio"? Cavolo, e io che pensavo che noi ci stessimo divertendo. O forse... forse è un attacco di panico. Ne ho sentiti di attacchi di panico con le minacce, capita eh. » dovette raccogliere un bel respiro perché sì, voleva proprio rispondere alle minacce dell'Angelo della Morte. « FAI QUELLO CHE TI PARE SORELLA. SENTITI LIBERA!! » cercò di indirizzare l'urlo nella direzione di provenienza di quello a cui stava rispondendo in primo luogo, ma chissà se sarebbe riuscita a farsi sentire.
    Parliamo d’amore in mezzo a una rivoluzione
    Ti pettini i capelli con una calibro 9
    Metti un altro film, un pezzo dei Queen
    Metti che finisce male?
    (Ma non ci pensare)
  12. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    17 y.o.
    lumokinese
    rebel
    kaz oh | tw hurt comfort
    Era uno scherzo? Aggrottò lievemente le sopracciglia, ricambiando l'occhiata feroce del Kayne con uno sguardo perplesso e condiscendente.
    «ma ti sei visto»
    Battè le ciglia, perchè non poteva credere di essere appena stato paragonato a Theo, e seriamente. Se si era visto? Bitch, non solo si era visto, ma negli anni si era preso cura di sè, cosa che il tappeto di punti neri sulla fronte del Grifondoro dimostrava l'altro non avesse mai fatto. Era alto, muscoloso il giusto senza sembrare deforme, aveva capelli lucenti e setosi, una pelle morbida e perfetta, e labbra più soffici di un bel sogno. Non sapeva come esplicare il senso di alienamento nel sentire il ma ti sei visto borbottato dal portiere. «fai sul serio?» si sentì di domandare, in piena fede.
    «se non ti conoscessi, direi che sei solo o molto invidioso, o molto innamorato, Kaz.» Sfarfallò rapido le ciglia, sentendo la bocca tendersi spontanea in un sorriso, e lo sguardo scuro, da alienato, farsi quasi intenerito. «oh, bubi» e si avvicinò per schioccargli un bacio sulla fronte, perché mai come in quel momento sentì pesare l’anno e mezzo fra sé ed il Kayne. Posò flemmatico la mano libera sulla sua spalla, guardandolo con più serietà di quanta ne avesse riservata allo scoprirsi ammanettato in un hotel. «alle elementari, forse» Ma con l’evolversi del genere umano, neanche i bambini adottavano più quelle tecniche di seduzione.
    «va bene. sei bellissimo» Non diede neanche peso al tono accomodante dell’altro, considerando avesse finalmente detto qualcosa di vero e sensato. Era proprio vero che una prima volta ci fosse per tutti! Sorrise, brillante come una lampadina al neon, passando le dita della mancina fra i capelli corvini. «oh my, grazie» «ma ora davvero, basta con le stronzate.» La smorfia divertita scivolò lenta ma inesorabile dal volto dell’Oh, riportato tristemente con i piedi per terra: ora capiva perché Theo non avesse amici. Non sapeva se fosse abbastanza altruista da take one for the team e sacrificarsi per permettergli un degno redemption arc dove fosse una compagnia piacevole e non una spina nel fianco. Si annotò mentalmente di pensarci. «chissà come hai fatto a sopravvivere tutti questi anni» Fece spallucce, abbastanza maturo da non fare uno reverse card, perché almeno uno dei due doveva mantenersi umile e modesto. La piega delle labbra appena curvata verso l’alto, però, suggeriva che quello non fosse mai stato un problema per lui, ma che invece pensasse fosse adorabile e divertente che a sollevare la questione fosse una bomba ad orologeria come il biondino. Oh bubi x2. Momento di tornare seri, e non perdersi a domandarsi se la sera prima avesse fatto skincare – sentiva la pelle tirare, segno che non fosse idratata quanto avrebbe dovuto: dov’era la sua crema idratante, e perché nessuno aveva messo a disposizione della protezione solare sul loro comodino? Magari avrebbe dovuto controllare in bagno. Sollevò gli occhi scuri verso la porta della stanza che credeva affacciarsi sui servizi.
    «sì, ma non sapevano fossimo svegli!!!»
    «e chi te l’ha detto» scandì, senza guardarlo, alzando piuttosto lo sguardo sulla poco distante superficie riflettente. «hai fatto i test per le telecamere come consigliano su tiktok?» Uno, e due, chi mai avrebbe rinchiuso delle persone in una stanza senza monitorarle. Quale sarebbe stato il punto. Kaz non aveva una grande mente criminale, ma un briciolo di senso logico, sì. «ho fatto risse ridotto molto peggio. cosa vuoi che sia un pollice rotto?» L’atteggiamento di Theo iniziava a diventare ridicolo, e l’Oh inspirò profondamente. Chiuse gli occhi, la mano a stringersi sulla propria bocca. «non siamo a scuola» sibilò, perché che credesse le sue scaramucce con i compagni fossero la stessa cosa rispetto a quello, era sinceramente preoccupante. Risse? RISSE? E MAGARI ANCHE UNA BATTLE DANCE. PREFERIVA LA SUA VERSIONE INIZIALE DOV’ERA TUTTO UN INCUBO ED ERA DESTINATO A PROVARE SULLA PROPRIA PELLE CHE THEO NON USASSE IL FILO INTERDENTALE, OH BRING ME BACK TO THE START. Voleva parlare disperatamente con qualcuno che non avesse l’età mentale di un duenne, prima che Theo lo trascinasse nel suo vortice oscuro. «dì la verità, stai solo cercando una scusa per rimanere legato a me. non ti facevo così disperato, sai.» Fu con sincera disperazione che ruotò gli occhi sul Kayne. «ma magari. Invece sei pure una palla» non c’era traccia di cattiveria nella voce dell’Oh, perché non voleva ferirlo. Ai sentimenti di Theo, non pensava proprio: c’erano i suoi, ed erano devastati dall’essere legato a qualcuno che non lo apprezzava. «ma.» Pausa.
    Se quello era il love language di Theo, sorgeva spontaneo il: «theo kayne. Ci stai provando con me?!» mandava messaggi contrastanti, quindi probabilmente sì. Non poteva biasimarlo, anzi, credeva ne avesse tutte le ragioni – e quello bastò a farlo sorridere, di nuovo ottimista e di buon umore. Forse un po’ di senso e buon gusto, lo possedeva davvero.
    «la prossima cosa che mi chiederai, come minimo, sarà quella di spogliarmi.» Non lo guardò neanche, considerando fosse già nudo. Per qualche motivo (che speriamo tutti non fosse non aver trovato una maglia per un SEDICENNE, AIUTO, ma che razza di assurda percezione di sé aveva nella sua mente di se stesso?!). «da nudo hai meno probabilità di sudare e puzzare» osservò, placido. «ma se ti senti a disagio, puoi avere la mia camicia? » abbassò lo sguardo sulla stoffa variopinta. Gli piaceva, quell’aria da chill, chill che gli donavano i tropical birds. Si sentiva, in qualche modo, un soldato in incognito in ambiente ostile. «gli uccelli piacciono più a te che a me» perché sono bestie, mica per altro. Era pur sempre Kaz.
    E poi la lettera. Il San Valentino. La sensazione di sbagliato a farsi strada fra le costole, strappato dalla mano sul colletto a trascinarlo a pochi minacciosi centimetri dalla faccia tonda del Grifondoro.
    Più o meno quando la pazienza dell’Oh era finita, perché c’era un limite al numero di volte che un sedicenne poteva maltrattarlo – soprattutto se brutto. Sì, purtroppo era così superficiale. Approfittò dello slancio per azzerare la distanza fra loro e baciarlo sulla bocca, perché finché poteva avrebbe perlomeno mantenuto la linea del pensiero make love not war.
    «fallo un’altra volta e ci metto pure la lingua» non apprezzava passare per il molestatore sessuale, ma preferiva comunque quello al dargli una testata – che meritava, mind you. Si pulì le labbra sulla spalla, grugnendo piano.
    «che hai detto?»
    «c’è scritto buon san valentino» ripetè, tutto corrucciato dall’uso affatto modico della violenza dell’altro. «ma è impossibile sia l’oblinder» canon che in amicizia avesse lo stesso nome on gdr. «mi rifiuto di pensare tu possa essere la mia anima gemella. Senza offesa» con un po’ di offesa.
    Si girò supino guardando il soffitto. «ne ho sentito parlare. E c’ero l’anno scorso, con ficus!!! ma era ...diverso» per molti motivi. «magari è qualcuno che ha voluto imitare il Grande Gioco senza avere abbastanza competenze. Bocciato. Magari, eh! Una notizia migliore rispetto ad un rapimento… specifico» assolutamente ignaro di quanto frullasse nella mente del Grifondoro, continuò a parlare. «forse c’è un modo semplice di uscire. Prova a dirmi un segreto» Magari per sbloccare le manette ci voleva un momento di vulnerabilità emotiva?
    Coi pugni stretti e i pensieri fragili, guardati adesso
    Crollavi sempre anche con basi stabili
    ma ora detesto pensare a te come una di quelli lì che ci hanno perso
    Pezzi di loro per darne agli altri
    Pezzi di cuore come gli scarti
  13. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    2001
    pimp
    italian
    vittorio emanuele linguini | quaqua
    Porca virgola.
    Ma vaffanculo.
    Vaffanculo a tutti.
    Lapo si meritava molte cose nella vita, ma di certo non di essere rapito per la seconda volta in ventitré anni di vita. Aveva un vago senso di déjà-vu, un brivido a scendere lungo la spina dorsale quando i ricordi dell’anno passato rischiavano di riaffiorare alla mente. «se sei toto wolff, ti giuro che non c’entro niente» si riferiva al passaggio di Lewis Hamilton alla Ferrari, e per quanto Lapo fosse entusiasta, non voleva essere colui a subire l’ira del TP Mercedes. Per qualche motivo, il Linguini era convinto di essere bendato, e aveva tenuto gli occhi chiusi fino a quel momento. Gli ci volle qualche minuto per capire che almeno quello gliel’avevano risparmiato. Al contrario delle manette, perché a quanto pare era stato quel genere di nottata «uh. ok, kinky» ora sì che era interessato, peccato che non si ricordasse per cosa le avesse usate. «vorrei dire che non è il mio genere, ma mentirei» lanciò un sorriso complice alla figura accanto a lui, che a quel punto sperava fosse stato il suo partner. O no, perché era felicemente fidanzato. «dio, dimmi che non abbiamo scopato» una supplica al cielo, per quanto poco ci credesse, perché si era ripromesso di non essere mai più quel tipo di persona. Anche se, com’era? Il lupo perde il pelo ma non il vizio? Non voleva nemmeno pensarci. Sperava che fosse più papabile la possibilità di un rapimento. Cercò di mettersi a sedere contro la testiera del letto, così da osservare meglio la stanza. Era una stanza d’albergo piuttosto standard, anzi, per qualcuno come il Linguini era borderline da pezzenti. Ci provava così tanto ad essere lussuosa, da risultare pacchiana. «ho visto un film che iniziava così» almeno non era una gangbang, dai.
    Anche se.
    No, Lapo. Basta.
    E prendo a pugni lo specchio
    Io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso
    Il tuo cuore è di plastica
    E starti vicino è autodistruttivo
    Questa è la storia di un mare di delusioni
    E affoghi fino a quando non provi emozioni
  14. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    hydrokinesis
    perfumer
    censored
    Mireia Iglesias-Mendoza | waterdrop

    «mi mi dispiace-» Mira si guardò intorno cercando di sbirciare, per quanto possibile, dalle finestre e capire almeno un minimo dove si trovassero, lei e l’amico di suo fratello
    «non devi scusarti, qualsiasi cosa sia successa eravamo in due» anche se dubitava che diaz, timido e mansueto com’era, avesse accettato di una simile notte di passione con lei, la sorellina di Javi, e che si fossero talmente… sbronzati da non ricordare nulla «sei stato comunque molto più delicato nel svegliarmi di quella bestiaccia a quattro zampe che mi ritrovo a casa» l’amorevole cagnolino quasi più alto di lei che suo fratello le aveva affibbiato e che era come un bambino dispettoso nei suoi confronti «Cerchiamo in in giro qualcosa per aprire q-queste» Mira si alzò con cautela in modo da non logorare il polso di nessuno dei due «è tutto molto strano. se fosse stato uno di noi ad ammanettarci avrebbe lasciato le chiavi in giro, visto che non ci ricordiamo un bel niente e non eravamo nel pieno delle nostre facoltà mentali» cercava di ricordare qualcosa ma nella sua mente c’era il buio più totale, la mano libera raggiunse le labbra e i denti iniziarono a torturare le sue povere cuticole «ci hanno rapiti? ma perché proprio noi due?» avrebbe potuto capire Diaz, magari, ma lei non era mai stata una parte così attiva nella resistenza, poi quando l’altro le chiese se quello se lo ricordava finalmente abbassò lo sguardo sul suo avambraccio «no» scosse il capo, poi afferrò l’avambraccio di Hector «e a quanto pare siamo in due» si morse il labbro inferiore mentre acciuffava il biglietto che avevano lasciato ad entrambi, Buon San Valentino un paio di palle, li avevano presi per ucciderli? che cazzo succedeva

    Cosa siamo noi
    Solo diamanti grezzi
    Cadono in mille pezzi
    Di una storia sola
    Dove andremo poi
    Se corriamo a fari spenti
    Non siamo più gli stessi

  15. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    1986
    special
    mr rain
    hector fabien diàz | legge-legge
    Quando gi occhi di Diàz misero a fuoco la donna, riconoscendo Mireia, lo special si irrigidí, spostandosi e allontanandosi a bordo del letto. Merda merda merda?
    Non c'è niente di meglio, per svegliarsi totalmente, di una dose in endovena di panico e imbarazzo perché ti trovi
    a letto
    in un hotel sconosciuto
    ammanettato
    con la sorellina di un amico.
    Che fra l'altro si aspetta un altro uomo vicino a sé. «mi mi dispiace-»
    Come ci era finito a letto con la special senza neanche ricordarlo, se neanche lei lo sapeva? Era stato tutto consensuale, almeno? Si era... approfittato di lei? Sembrava confusa quanto lui di essere lì.
    Diàz non beveva mai, fumava solo per rilassarsi, non usava più droghe pesanti, e non era decisamente il tipo da dormire con qualcuno (con una donna) con tanta facilità. Com'era successo?
    «non lo so? ero sicura di essermi addormentata a casa mia ieri sera »
    si passò di nuovo il pugno chiuso sugli occhi, scacciando la stanchezza, e annuì. Perché si sentiva così... strano...
    Avrebbe trovato una soluzione, l'avrebbe riaccompagnata a casa, ovunque fossero. La magia lì non andava, ma magari fuori dalla stanza si.
    «Cerchiamo in in giro qualcosa per aprire q-queste»
    L'ambiente non pareva pericoloso, ma meglio non rischiare.
    Non era abituato a essere costretto a quel modo, quindi ebbe qualche difficoltà a capire come muoversi con la cilena attaccata a sé, ma in qualche modo, aiutandosi a vicenda, riuscirono ad alzarsi dal letto, per cercare in giro risposte.
    «c'è c'è sicuro una spiegazione lo logica» per forza: l'alternativa sarebbe stata essere stati rapiti, e che senso aveva essere stati messi li... insieme? anche in quanto ribelli, aveva poco senso non fossero in una prigione.
    notò l'ombra di un livido sul braccio della special «quello lo lo ricordi?» non la conosceva cosi bene da essere sicuro non si drogasse per diletto personale.
    You taught me to laugh
    You taught me how to cry
    I learned it with you that sometimes a flower grows even in tears
    But it's not easy if you're not with me
    I'll shout, I'll shout your name till I lose my voice
    In the rain under the snow
    Suspended in the air like two swings
55 replies since 1/8/2022
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