[oblinder '24] nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle

waterdrop ft. legge-legge

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    Lotus Mirage Resort - room #027
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    Lotus Mirage Resort, un hotel situato a Montrose, piccolo villaggio portuale magico sulla costa est della Scozia. L’edificio è su quattro piani (reception, hall, bagno, sala da pranzo – all’occasione sala da ballo – e cucine al piano terra; alcune stanze al primo piano, altre stanze e due suite al secondo; alloggi dello staff, magazzino e stanze di servizio al piano interrato) ed è inserito perfettamente nella conformità paesaggistica del luogo, con le pareti di pietra dai colori chiari, il tetto di tegole rosso mattone e il basso muro di cinta che accoglie gli ospiti, mettendo in mostra l’insegna (il nome dell’hotel con sul fondo un fiore di loto i cui petali si aprono e si chiudono).
    Durante i mesi di campionato, quando la squadra della città – i Montrose Magpies – gioca in casa, la struttura ospita tifosi arrivati da ogni parte della Scozia, e dei dintorni; il resto dell’anno, è principalmente meta dei turisti che scelgono di visitare il villaggio magico e le spiagge rocciose di quel lato della Scozia, una vista mozzafiato che la posizione privilegiata in cui è stato costruito il resort (in cima ad una collinetta che affaccia proprio sul mare) regala a tutti i villeggianti.
    Noia. Curiosità. Ricerca. Psycho shipping. Fascinazione.
    Potrebbero essere tante, forse addirittura troppe, le ragioni dietro il perché la notte del quattordici febbraio sia diventata, oramai, una notte speciale nel mondo magico; quali che siano i motivi che spingono persone, o gruppi di persone, a lanciarsi ogni anno nell’organizzazione più assurda per garantire la migliore riuscita dell’evento, comunque, non è importante. Il perché raramente lo è, infondo. Non cambia le conseguenze, e non rende più comprensibile l’incredibile – e francamente inspiegabile – clamore dietro una notte che, all’apparenza, dovrebbe essere una come tutte le altre.
    Il passaggio di testimone, da un anno all’altro, serve solo a sottolineare ancora di più l’imprevedibilità che San Valentino porta con sé; simulazioni, sopravvivenza, ricerca scientifica.
    Cosa succederà l’anno prossimo?
    È la domanda che si fanno tutti.
    Beh, quasi tutti.

    E poi, in uno schiocco di dita, l’anno prossimo è già qui — e maghi e streghe e special e babbani (perché no, non c’è più alcun velo a separare i due mondi, dopotutto) di ogni età si trovano, loro malgrado, ad essere i più vicini a scoprire la risposta a quella domanda.
    Che lo abbiate desiderato per trecentosessantacinque giorni o meno, che l’abbiate temuto o agognato, che abbia occupato anche solo una minima parte dei vostri pensieri in questi dodici mesi oppure no, non importa: perché quest’anno il fato – o chiunque sia a muovere i fili del destino al suo posto, a questo giro – ha scelto proprio voi come vittime.
    Uhm, pardon: come fortunati vincitori della lotteria annuale.
    Una scelta probabilmente fatta a caso, il proverbiale bastoncino corto beccato per sbaglio, e contro la vostra volontà; o magari vi hanno tenuto d’occhio per tutto l’anno, prendo appunti e aggiungendo note e trascrizioni alla murder board tenuta in soggiorno; lo so, è una possibilità terrificante, non è vero? Essere controllati. Eppure, nessuno può escluderla.

    Qualsiasi sia la ragione, qualsiasi sia il prima, non ha importanza.
    In quella stanza di albergo, quest'anno ci siete voi, e non siete soli.
    E in quello stesso istante, nel momento in cui aprite gli occhi e prendete nota di ciò che vi circonda – del materasso morbido e delle lenzuola delicate, o del pavimento fresco, o di quanto sia stranamente comoda la vasca… –, quello è il momento in cui vi rendete anche conto di essere ammanettati a qualcuno. Proprio così: vere manette d'acciaio fredde al contatto con la pelle nuda del polso.
    E potrà sembrare assurdo, ma non è quella la cosa più strana di cui vi rendete conto; e ne prendete velocemente atto quando provate ad avvicinarvi alla porta della stanza, portandovi dietro la vostra anima gemella, e in un battito di ciglia siete di nuovo al centro, accanto al letto, o nel bagno. Potete riprovarci quante volte volete, e potete persino tentare con la finestra che da sul mare: non importa, quanti, o quali, tentativi facciate, non c’è via d’uscita, e perseverare non porterà a nulla — solo ad un forte mal di testa. La magia che vi tiene lì, è chiaramente una magia più forte di quello che vi sareste aspettati. Ed è anche l'unica magia che funzioni: non ci mettete molto a capire che né le vostre bacchette, né i vostri poteri, sembrano funzionare.

    Quanto alla stanza... beh, è una banalissima stanza d’hotel. Niente di particolare salta all’occhio, se si esclude il fatto che non possiate uscire da lì, certo.
    C’è il numero per contattare la reception al piano terra e il menu per ordinare la colazione in camera, ma nessun dispositivo con cui mettersi davvero in contatto con l’esterno: non un telefono, né alcun oggetto incantato con cui comunicare; c'è una piccola toletta disposta contro la parete, e una sedia; c'è il bagno (con la vasca, perché a quanto pare l'hotel, il resort, non si fa mancare nulla); c'è il letto, due comodini, alcune stanze hanno persino un balcone — non che voi possiate uscirvi fuori, certo: vi dovrete accontentare di osservare il paesaggio da dietro i vetri delle finestre.
    E poi c’è un foglio.
    Sul letto, a terra, sulla toletta, ovunque capiti.
    Poche parole, leggere sulla pergamena ma pesanti sulla coscienza. Cinque beffarde parole.
    Buon San Valentino, miei cari.


    //OFF: BENVENUTI AMICI AD UN NUOVO ED EMOZIONANTISSIMO OBLINDER!!
    Siete pronti?? SIETE KARIKI??? Mi auguro per voi (e per i pg) di sì!!
    Come avrete capito, siete in una stanza di hotel (dalla quale NON potete uscire) che alcuni potranno riconoscere magari dal logo sulle lenzuola o dal panorama esterno (se ci sono già stati). Cosa dovrete fare? BEH!! Ma ovvio: interagire con l vostra anima gemella. Non cercate un modo di uscire, sarebbe solo tempo perso: non c'è una via d'uscita SMACK
    Pensate piuttosto a fare una più approfondita conoscenza della persona con cui siete stati abbinati; il resto verrà da sé.
    XOXO
     
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    Chi più, chi meno, sembrate riprendervi tutti dopo il primo momento di confusione e disagio. Ma è realmente così? Solo il tempo potrà dirlo, cari amici. Di sicuro, c’è che quella sensazione di smarrimento sembra essersi appiccicata alla vostra pelle; avete dato un nome (forse) al posto dove siete, ma non ancora una motivazione sufficientemente credibile per spiegare il perché. Beh, quello è ovvio, amici: è San Valentino. E se non sapete dell’oblinder, chiaramente non avete amici nei posti giusti, perché è l’evento più atteso delle stagione da anni. Ed è anche altrettanto chiaro che non leggete i miei articoli, tsk.
    Non è quindi del motivo che dovreste preoccuparvi, ma piuttosto delle condizioni in cui ci siete arrivati. Lo stomaco a gorgogliare prepotente nei momenti di silenzio indica forse una cena troppo leggera la scorsa sera? Non sapete dirlo, in effetti non ricordate di preciso qual’è stata l’ultima cosa commestibile che avete mandato giù. Brutto segno? Forse no, mi dispiace solo non ci sia un banchetto ricco ad attendervi nelle stanze: per il momento dovrete combattere contro la fame e la sete, e contro lo stordimento, alla vecchia maniera: arrangiandovi.
    Niente rimedi estremi, capito? Non siamo la società della neve, qui.
    Ma… hey, sì dico a te, non sei un po’ troppo giovane per avere quegli ematomi nell'incavo del braccio? Sembra quasi il segno di ... ah, magari qualcuno di voi saprà riconoscerlo. Ago.
    Uh, uh, amico… la droga non è mai la risposta.
    (Unless.)

     
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    Al mondo, esistono particolari esseri - mitologici, indubbiamente - a cui piacciono le mattine. Aprono i loro occhietti belli, sorridono al mondo, ringraziano il cielo si essersi alzati (magari pure senza bisogno della sveglia), fanno la colazione dei campioni felici di essere vivi e pronti a iniziare una nuova, fantastica, giornata.
    Diàz non era uno di loro.
    Era un uomo ordinario, pacato e paziente. Apparentemente burbero, ma solo se non lo si conosceva - perchè diventava presto palese che la sua selettività comunicativa era data da un misto di timidezza e assenza di parole giuste sulla punta della lingua. Era gentile, normalmente, capace a esprimersi meglio con le azioni che non con le parole... ma non la mattina. Dio, non appena alzato.
    Un grugnito, versi sconnessi soffocati dal cuscino. Ancora cinque minuti, pensate di aver sentito? No, le madonne e tutti i santi. «porca» [beep] «e la sua» [beep] «perchè» [beep] «te lo infilo» [beeeeeep]«uughh... caffè....»
    Era sveglio già da un po' (colpa della luce? Della voce dell'altra persona? dei suoi movimenti che gli avevano strattonato il braccio?), altrimenti sarebbe stato ancora più cattivo nelle parole di rabbia bofonchiate a bassa voce contro tutti e nessuno. Aveva sempre bisogno di... un po'. Un po' tanto. Di tempo. Un'ora, forse due. Prima di diventare funzionale.
    E caffè.
    Allo stesso tempo, era piuttosto scomodo e dolorante per qualche motivo, e ormai doveva essere passato... abbastanza tempo da quando il suo cervello si era vagamente attivato. Poteva rischiarsela e (sigh) iniziare a vivere. Quindi si mosse leggermente. Sofia, sua nipote, era da amici quella settimana, ma aveva il lavoro, un'appuntamento nella resistenza per parlare delle ultime novità, e-...
    Voltò la testa per posare la guancia sul cuscino, i capelli scuri che andavano da tutte le parti, le palpebre stanche.
    «Uh» c'era una. «UH» PERSONA????
    Si alzò (non si scattò, non esageriamo. Diciamo... vagamente veloce), accorgendosi nel farlo delle manette a unirlo all'altra persona???? «C-cazzo?»
    Portò la mano libera al viso, massaggiandoselo, cercando di svegliarsi. Era ancora- cosa?
    eh?
    Ma
    E perchè il suo cervello era ancora più lento del solito?
    «scusa» per la parolaccia «cosa...?» era stato rapito e non se lo ricordava?? e portato in- un hotel? Aiuto? «che che s-succede» dov'è bugo.
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    ma sì, un po' di random.
    Se non conosci il pg: sono arianna / soft boy !! Diàz lo conoscono in pochi anche on gdr, però è ribelle ex magonò, messicano, sua sorella gemella (classe 86) è stata a hogwarts, fa l'erborista
     
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    non era mai un buongiorno quando a svegliarla era dante che le tirava la manica del pigiama
    «Dante…» biascicò portandosi l’ avambraccio libero sugli occhi, sperando che la bestiaccia figlia di satana la lasciasse dormire ancora, tentò di portare il braccio che il cane le tirava dal suo lato del letto ma non ci riuscì, ansi sentì un dolore al polso, quel cane aveva affondato i denti nel suo polso? si alzò di scatto pronta a rincorrere dante per tutto l’appartamento come faceva di solito ma non si ritrovò davanti un dobermann di circa 50 kg di fianco «non sei Dante» sempre quell’accento latino ad accompagnare il suo inglese, più marcato appena sveglia, quando ancora doveva connettere i neuroni «scusa» non sapeva per cosa ma sentiva anche lei di doversi scusare, ma prima di pronunciare uno “no, scusa tu” guardò i loro polsi ammanettati «… merda» ecco ora si che avrebbe dovuto scusarsi, ma guardò l’altro leggermente spaventata «non lo so? ero sicura di essermi addormentata a casa mia ieri sera » o aveva fatto serata loca con tanto di stupefacenti e quello era il risultato??

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    Quando gi occhi di Diàz misero a fuoco la donna, riconoscendo Mireia, lo special si irrigidí, spostandosi e allontanandosi a bordo del letto. Merda merda merda?
    Non c'è niente di meglio, per svegliarsi totalmente, di una dose in endovena di panico e imbarazzo perché ti trovi
    a letto
    in un hotel sconosciuto
    ammanettato
    con la sorellina di un amico.
    Che fra l'altro si aspetta un altro uomo vicino a sé. «mi mi dispiace-»
    Come ci era finito a letto con la special senza neanche ricordarlo, se neanche lei lo sapeva? Era stato tutto consensuale, almeno? Si era... approfittato di lei? Sembrava confusa quanto lui di essere lì.
    Diàz non beveva mai, fumava solo per rilassarsi, non usava più droghe pesanti, e non era decisamente il tipo da dormire con qualcuno (con una donna) con tanta facilità. Com'era successo?
    «non lo so? ero sicura di essermi addormentata a casa mia ieri sera »
    si passò di nuovo il pugno chiuso sugli occhi, scacciando la stanchezza, e annuì. Perché si sentiva così... strano...
    Avrebbe trovato una soluzione, l'avrebbe riaccompagnata a casa, ovunque fossero. La magia lì non andava, ma magari fuori dalla stanza si.
    «Cerchiamo in in giro qualcosa per aprire q-queste»
    L'ambiente non pareva pericoloso, ma meglio non rischiare.
    Non era abituato a essere costretto a quel modo, quindi ebbe qualche difficoltà a capire come muoversi con la cilena attaccata a sé, ma in qualche modo, aiutandosi a vicenda, riuscirono ad alzarsi dal letto, per cercare in giro risposte.
    «c'è c'è sicuro una spiegazione lo logica» per forza: l'alternativa sarebbe stata essere stati rapiti, e che senso aveva essere stati messi li... insieme? anche in quanto ribelli, aveva poco senso non fossero in una prigione.
    notò l'ombra di un livido sul braccio della special «quello lo lo ricordi?» non la conosceva cosi bene da essere sicuro non si drogasse per diletto personale.
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    «mi mi dispiace-» Mira si guardò intorno cercando di sbirciare, per quanto possibile, dalle finestre e capire almeno un minimo dove si trovassero, lei e l’amico di suo fratello
    «non devi scusarti, qualsiasi cosa sia successa eravamo in due» anche se dubitava che diaz, timido e mansueto com’era, avesse accettato di una simile notte di passione con lei, la sorellina di Javi, e che si fossero talmente… sbronzati da non ricordare nulla «sei stato comunque molto più delicato nel svegliarmi di quella bestiaccia a quattro zampe che mi ritrovo a casa» l’amorevole cagnolino quasi più alto di lei che suo fratello le aveva affibbiato e che era come un bambino dispettoso nei suoi confronti «Cerchiamo in in giro qualcosa per aprire q-queste» Mira si alzò con cautela in modo da non logorare il polso di nessuno dei due «è tutto molto strano. se fosse stato uno di noi ad ammanettarci avrebbe lasciato le chiavi in giro, visto che non ci ricordiamo un bel niente e non eravamo nel pieno delle nostre facoltà mentali» cercava di ricordare qualcosa ma nella sua mente c’era il buio più totale, la mano libera raggiunse le labbra e i denti iniziarono a torturare le sue povere cuticole «ci hanno rapiti? ma perché proprio noi due?» avrebbe potuto capire Diaz, magari, ma lei non era mai stata una parte così attiva nella resistenza, poi quando l’altro le chiese se quello se lo ricordava finalmente abbassò lo sguardo sul suo avambraccio «no» scosse il capo, poi afferrò l’avambraccio di Hector «e a quanto pare siamo in due» si morse il labbro inferiore mentre acciuffava il biglietto che avevano lasciato ad entrambi, Buon San Valentino un paio di palle, li avevano presi per ucciderli? che cazzo succedeva

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    «non devi scusarti, qualsiasi cosa sia successa eravamo in due» Oh ,e se questo pensiero non lo mise ancora più in imbarazzo. Non si impegnò neanche a sorridere, distogliendo lo sguardo e tossendo leggermente per schiarirsi la voce. Nope, no, non avrebbe pensato a sè e a Mira in modi strani. Mhmh, assolutamente no, cancelled.
    «sei stato comunque molto più delicato nel svegliarmi di quella bestiaccia a quattro zampe che mi ritrovo a casa»
    Diàz, che ha bestemmiato fra sè e sè obbligandomi a censurarlo: «bene» e via anche il pensiero a gente a quattro zampe con la ribelle, non voleva sapere cosa facessero lei e Dante nel loro tempo libero.
    «è tutto molto strano. se fosse stato uno di noi ad ammanettarci avrebbe lasciato le chiavi in giro, visto che non ci ricordiamo un bel niente e non eravamo nel pieno delle nostre facoltà mentali»
    Continuò a osservare in giro «Non non saprei. Non ho mai fatto cose simili... c-credo» cercò il suo sguardo. «proprio perchè dovevamo e-essere... non nel nel pieno possesso delle nostre f-facoltà mentali, potremmo aver l-asciato in giro la chiave» non escludeva l'idea del rapimento, ovviamente, ma... non gli piaceva molto.
    Come chiedeva Mira: perchè loro? E perchè lì? Gente strana al mondo ce n'era, ma non capiva il nesso.
    Guardò il proprio braccio quando lei gli fece notare lo stesso livido. Aggrottò le sopracciglia, sfiorando il buco. Non era un esperto di roba sintetica, ma- uh.
    Sembrava proprio che fossero stati drogati.
    Avrebbe spiegato la sensazione di spossatezza.
    Si sporse per leggere il biglietto. «È san san valentino?» contò mentalmente; in effetti, erano a inizio febbraio «oh. Auguri?» ??????????????????
    Cercò con gli occhi altri indizi. «Fo forse è uno scherzo, allora. Hai hai amici che farebbero c-cose simili?» aggrottò le sopracciglia «Julieta?» certo, c'era tutta la resistenza che avevano come amicizia in comune, ma Julie era... particolare così, e Diàz una volta aveva scherzato con i fratelli IG di aver avuto una cotta per lei. Forse ci aveva creduto e voleva sistemarlo con la sorellina????
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    «È san san valentino?» Mira alzò le spalle, si lo era, aveva confezionato set di cioccolatini e profumi fino alla sera precedente, e inoltre si aspettava che suo fratello come ogni anno le portasse uno dei suoi super regali, era pur sempre la sua sorellina
    «a quanto pare» arricciò le labbra «oh. Auguri?» a quel punto ridacchiò leggermente, lo trovava tenero anche se palesemente si sentiva a disagio con lei «anche a te» «Fo forse è uno scherzo, allora. Hai hai amici che farebbero c-cose simili? Julie?» scosse il capo passando il peso da una gamba all’altra, Julie? quella che non vedeva da due mesi? «mia sorella non torna a casa da un bel po’, dubito si sia presa la briga di farmi uno scherzo» e se il suo volto si era rabbuiato cercò di non farlo notare all’altro, visto che li conosceva «non è un po’ troppo per uno scherzo, comunque?» doveva fare qualcosa, avrebbe cominciato col guardare in giro, magari avrebbe trovato le chiavi «scusa devo abbassarmi» frasi che puoi dire in questa situazione e anche a letto kinda of «e scusa se sei rinchiuso qui con me il giorno di san valentino» magari aveva programmi, e si ritrovava in quella situazione sgradevole con lei.

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    «mia sorella non torna a casa da un bel po’, dubito si sia presa la briga di farmi uno scherzo»
    Gli occhi castani passarono dalla stanza a Mira, studiandola. «non lo sapevo» forse nessuno aveva pensato potesse importargli, alla resistenza, o forse erano drammi interni familiari in cui l'essere ribelle non c'entrava niente, e se n'era solo... andata.
    Posò la mano senza manette sulla spalla della minore, uno sguardo comprensivo; non aveva più una sorella, ma non avrebbe mai dimenticato l'amore per lei, o il dolore di perderla. «stai bene?» aveva ponderato se dirle, piuttosto, che gli dispiaceva, ma magari non era una questione di stato, e non serviva dispiacersi. Sperava ancora che Julieta avesse "semplicemente" litigato con la minore degli IG.
    «non è un po’ troppo per uno scherzo, comunque?» Forse? Lui non era esattamente un simpaticone, ma esisteva gente che avrebbe potuto trovarlo divertente.
    «e scusa se sei rinchiuso qui con me il giorno di san valentino»
    scosse la testa sorridendo leggermente «non non avevo programmi. Sofi è da amici» Aprì un cassetto, frugò un po' alla ricerca di qualche oggetto adatto ad aprire le manette - una forcina, una spilla... «tu?»
    Riprese in mano il foglietto, cercando... indizi. Qualcosa. Non riconosceva la scrittura neanche impegnandosi.
    «Ti ti va bene provare a chiedere alla reception?» La guardò di sottecchi. Si sarebbe vergognata di farsi vedere ammanettata a lui? Si impegnò a studiare la sua reazione, pronto a chiederle se voleva la giacca da mettersi in testa.
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    Forse l’adrenalina inizia a fare effetto, scuotendo membra evidentemente provate, perché dopo il livido sul braccio, vi rendete conto di qualcos’altro. Qualcosa a cui prima, troppo presi dalla sorpresa dell’insieme – svegliarsi in un posto che non conoscete, senza magia, ed ammanettati a qualcuno – non avevate fatte caso.
    Abbassate lo sguardo sui vostri vestiti. Alcuni sono troppo grandi per voi, o troppo piccoli. Taglie sbagliate, forme che mai avreste pensato di indossare. Sembrano pescati casualmente, come se qualcuno avesse afferrato gli abiti abbandonati nell’hotel, e ve li avesse messi addosso.
    Profumano di bucato, però. Almeno quello. Una cosa è sicura: non sono i vostri.

     
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    Mireia Iglesias-Mendoza | waterdrop

    «non lo sapevo» Effettivamente erano in pochi a conoscere della situazione familiar degli iglesias, in realtà non c’era niente da spiegare, Mira si era svegliata un giorno ed aveva trovato un biglietto poco esaustivo dove sua sorella scriveva che sarebbe partita ma non quando sarebbe tornata.
    «non è niente, magari aveva solo bisogno di un periodo di tregua dopo la guerra» si sforzò di sorridere, perché era davvero furiosa con Julie, che l’aveva abbandonata ancora una volta «stai bene?» la mano sulla spalla la ridestò dai propri pensieri «ah si grazie» sorrise per davvero, stavolta, poggiando la propria mano su quella di Hector, come a volerlo ringraziare, poi finalmente si guardò per davvero «un completino da calcio?»dude what. non le piaceva nemmeno, il calcio, e per giunta le andava grandissimo, avrebbe potuto benissimo starci tre volte lì dentro «ma secondo te perché ci hanno spogliati e poi rivestiti?» «tu?» «oh no io a parte il negozio e la passeggiata con il cane non avevo da fare un bel niente» e menomale. sennò qualcuno l’avrebbe data per dispersa, o avrebbe pensato che era una stronza. oddio sulla seconda forse non avrebbe avuto tutti i torti. «no va bene provare a chiedere alla reception» disse una volta aver ispezionato il sotto del letto. pulito. non c’era nemmeno un granello di polvere. almeno si poteva dire che quel posto fosse pulito «andiamo?» e gli afferrò una mano, mentre provava ad avvicinarsi alla porta ed afferrare la maniglia con quella libera.
    ma aveva fatto conti senza l’oste.
    ed infatti lei e diaz si ritrovarono catapultati in bagno, a differenza di poco prima «certo, la porta è incantata» disse fra se e se, mentre si passava una mano fra i capelli «e se provassimo a contattarli dal telefono che c’era sul comodino?» beh magari avrebbe risposto qualcuno

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    Annuì sorridendo tristemente al commento su Julieta. Poteva decisamente immaginare la necessità di fuga dopo... tutto quanto - e poteva capire anche il risentimento della sorella minore se se n'era andata senza dare grandi spiegazioni. Non disse a Mira "tornerà", perchè non voleva mentirle senza sapere tutti i fatti, ma sperava che il supporto muto fosse sufficiente.
    «ma secondo te perché ci hanno spogliati e poi rivestiti?»
    Aggrottò le sopracciglia. «Credevo fosse il il tuo pigiama» guardò i propri vestiti. In effetti... neanche lui era il classico Diàz; niente di sconvolgente, eh, non costumi da dinosauri o da pirati, però non era il tipo di persona da vestirsi con... camicia e completo brillantinato? Sembrava uscito da uno spettacolo di musica in prima serata. Si osservò nel rifletto della toletta, un po' imbarazzato dai bottoni della camicia che tiravano e- uh «è... tuo?» indicò i segni di rossetto, osservando poi le labbra di Mira con attenzione per cercare di guardare se il colore combaciava.
    Oh, Javi lo avrebbe ucciso.
    «io a parte il negozio e la passeggiata con il cane non avevo da fare un bel niente»
    Cane- CANE! «Dante» mormorò ricordandoselo all'improvviso, grattandosi la barba e ricordando la palla di pelo. «certo. L'ho c-conosciuto» Sorrise fra sè e sè. come aveva potuto dimenticarsi di un cucciolo simile? Di cui non parlerò oltre perchè Diàz parlava con gli animali, ma io non so davvero se il cane è una bestia di satana o no. «in che negozio lavori?» Intanto, perchè era già preoccupato sarebbe stata licenziata o che avrebbe creato problemi ai possibili utenti, e poi... beh. Perchè non lo sapeva, o ricordava, ed era curiosa. Classica amicizia, no? Sai che traumi ha subito il tuo amichetto a sei anni, il suo rapporto problematico col padre e il nome dei suoi animali, ma non davvero che lavoro faccia ogni giorno.
    - il teletrasporto nel bagno fu inaspettato.
    Erano... in trappola?? Lì? Sempre più strano. «Ancora sicura non sia uno uno scherzo?» per essere una tattica mangiamorte contro i ribelli, lasciava un po' a desiderare, e anche i laboratori non li ricordava così.
    «e se provassimo a contattarli dal telefono che c’era sul comodino?» Scosse la testa, scavalcando il bordo della vasca dentro cui erano finiti, e aiutando Mira porgendo la mano come un cavaliere. «Era era finto, parte della lampada» l'aveva notato prima cercando le chiavi, e non trovando fili di ferro per scassinare le manette (anche perchè lo dice il fateggio che non c'è il telefono).
    «Forse è solo una- come si chiamano. Quelle quelle cose che v-vanno di moda» si strinse nelle spalle, di nuovo nella sala principale. «Dove ci ci sono gli indizi in giro e se non li risolvi non puoi u-uscire» La gente pagava per andarci, magari qualcuno gliel'aveva regalata a loro in versione extra. «I maghi s-sono... particolari» che spiegava perchè gli pareva totalmente plausibile. Era pur sempre nato magonò, a cavallo fra i due mondi: sapeva il fatto suo. «hanno c-cacciaviti che scrivono sui sui giornali scandalistici»
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    «Credevo fosse il il tuo pigiama» beh non è che si vestisse tanto meglio, per dormire, di solito rubava indumenti del fratello che diventavano in eterno il suo pigiama. ma da quello che ricordava suo fratello non aveva completini da calcio nel suo guardaroba
    «no… però mi sa che tu sei andato peggio» nascose un sorriso dietro alla mano libera, mentre osservava l’outfit di Hector (e me lo immagino vestito come geolier ma con la camicia) «è... tuo?» il sorriso divenne, probabilmente, un rossore sugli zigomi «… si può essere» era proprio una delle tonalità che mira usava di più, la mano andò a poggiarsi sul colletto per osservarlo meglio, ma si scostò subito dopo con il timore di essere stata troppo invadente «Dante. certo. L'ho c-conosciuto» ah certo. quel cane era talmente irrequieto e socievole che non pareva essere il cane di suo fratello (ed in effetti era sempre lei a fargli da babysitter) «si. quella gigante palla di pelo problematica.» non era davvero terribile come lo dipingeva, ma quello tra loro era un rapporto amore-odio, e quel cagnone pareva divertirsi nel farle i dispetti «in che negozio lavori?» «ah non ci lavoro ancora!! ma ho preso un locale ad Hogsmeade dove voglio vendere fragranze, sto provando a ristrutturarlo secondo il mio gusto» beh si, aveva scoperto di essere brava a crearne, essere un’idrocineta l’aiutava molto in quel caso, e a riconoscerle. magari con un aiuto mago sarebbe riuscita a crearne anche di più speciali. e poi si ritrovarono in bagno. nella vasca. quasi le veniva da ridere per il nervoso. «Ancora sicura non sia uno uno scherzo?» ed effettivamente pareva proprio li stessero prendendo in giro «si ma chi lo ha architettato.» di sicuro non Javi. non era nel suo stile. Mira stava già programmando di non dirgli cosa fosse successo in quell’enigmatico giorno di san valentino. se mai fosse uscita da lì. «Forse è solo una- come si chiamano. Quelle quelle cose che v-vanno di moda» Mira afferrò la sua mano e scavalcò anche lei la vasca, ben attenta a non cadere e trascinarsi giù Diaz, era già abbastanza imbarazzante così «un’escape room dici? ma ci avrebbero lasciato degli indizi più concreti. stiamo cercando da circa dieci minuti e non abbiamo trovato nulla» e concordava sul fatto che i maghi fossero abbastanza strani, lo pensava ogni giorno da quando ci aveva a che fare «hanno c-cacciaviti che scrivono sui sui giornali scandalistici» ah si polgy «beh si compro tutti i suoi numeri, è abbastanza divertente» chissà se avrebbe scritto anche di loro. se lo chiese ma non lo disse ad alta voce, perché era già imbarazzante pensarlo «dai allora cerchiamo qualche indizio» e di nuovo, gli prese la mano, portandoselo dietro nella sua nuova esplorazione della stanza

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    Cercando di uscire dalla stanza, vi rendete conto di tre cose: primo, non sentite alcun passo provenire dal corridoio, segno che nessuno stia facendo la ronda all'esterno della camera; secondo, riuscite a percepire, seppur distanti, i mormorii indistinti di vittime come voi - vicini, altri più lontani, ma forse potreste fare qualcosa in merito; terzo, e questa è la parte in cui vi viene la pelle d'oca, spiando dalla finestra notate che…non ci sia nessuno. È bassa stagione, certo, ma siete in un hotel, e perlomeno il personale e la manutenzione dovrebbero passare ogni tanto. Qualcuno nelle altre stanze, magari lo notate pure; hanno le manette come voi, però. Dove sono tutti gli altri? Questo gioco, non è più divertente.

     
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    «no… però mi sa che tu sei andato peggio» non c'è niente di meglio di una bella ragazza che ti dice che stai male vestito così, per l'autostima!
    Diàz abbassò lo sguardo su di sè, dovendo convenire che non era la sua taglia, ma lo stesso un po' imbarazzato dalle parole dell'altra. Stava così male?? Non era vanitoso, e poco gli importava di quello che la gente pensava del suo aspetto, ma era comunque felice di non vestirsi così, di solito, se quella era la reazione.
    «ah non ci lavoro ancora!! ma ho preso un locale ad Hogsmeade dove voglio vendere fragranze, sto provando a ristrutturarlo secondo il mio gusto»

    «Avvisa quando apri» le sorrise «mi mi farebbe piacere vedere» non se ne intendeva di profumi, nè li usava, ma forse Mira sarebbe stata così brava da trovare quello perfetto persino per un brontolone come lui.
    «un’escape room dici? ma ci avrebbero lasciato degli indizi più concreti. stiamo cercando da circa dieci minuti e non abbiamo trovato nulla»

    «abbiamo trovato il primo biglietto. Forse è è è un indizio» si affacciò alla finestra ponderando «buon s-san valentino... forse dobbiamo comportarci c-come ad un appuntament- oh aggrttò le sopracciglia, posando la mano sul vetro. Non aveva bisogno di chiamare Mira per invitarla a guardare anche lei fuori, ma picchietto lo stesso contro la finestra. «C'è qualcuno a quella finestra» un bene? Un male? Non ne era sicuro. Soprattutto perchè «guarda i i polsi» ammanettati anche loro.
    Continuava a essere tranquillo, a pensare fosse tutto un gioco o uno scherzo ma un sesto senso gli diceva che ci fosse qualcos'altro sotto.
    «Un un indizio?»
    Alzò la mano libera, agitandola per richiamare l'attenzione dell'atra stanza.
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    lo scrivo qua, chissà:
    si affacciano alla finestra, Diàz muove il braccio per richiamare l'attenzione di qualcuno
     
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