[oblinder '24] alla fine il dolore sparisce come il sole nel mare

quaqua ft. gran_crispy

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    Lotus Mirage Resort - room #030
    quaquagran_crispy
    Lotus Mirage Resort, un hotel situato a Montrose, piccolo villaggio portuale magico sulla costa est della Scozia. L?edificio è su quattro piani (reception, hall, bagno, sala da pranzo ? all?occasione sala da ballo ? e cucine al piano terra; alcune stanze al primo piano, altre stanze e due suite al secondo; alloggi dello staff, magazzino e stanze di servizio al piano interrato) ed è inserito perfettamente nella conformità paesaggistica del luogo, con le pareti di pietra dai colori chiari, il tetto di tegole rosso mattone e il basso muro di cinta che accoglie gli ospiti, mettendo in mostra l?insegna (il nome dell?hotel con sul fondo un fiore di loto i cui petali si aprono e si chiudono).
    Durante i mesi di campionato, quando la squadra della città ? i Montrose Magpies ? gioca in casa, la struttura ospita tifosi arrivati da ogni parte della Scozia, e dei dintorni; il resto dell?anno, è principalmente meta dei turisti che scelgono di visitare il villaggio magico e le spiagge rocciose di quel lato della Scozia, una vista mozzafiato che la posizione privilegiata in cui è stato costruito il resort (in cima ad una collinetta che affaccia proprio sul mare) regala a tutti i villeggianti.
    Noia. Curiosità. Ricerca. Psycho shipping. Fascinazione.
    Potrebbero essere tante, forse addirittura troppe, le ragioni dietro il perché la notte del quattordici febbraio sia diventata, oramai, una notte speciale nel mondo magico; quali che siano i motivi che spingono persone, o gruppi di persone, a lanciarsi ogni anno nell?organizzazione più assurda per garantire la migliore riuscita dell?evento, comunque, non è importante. Il perché raramente lo è, infondo. Non cambia le conseguenze, e non rende più comprensibile l?incredibile ? e francamente inspiegabile ? clamore dietro una notte che, all?apparenza, dovrebbe essere una come tutte le altre.
    Il passaggio di testimone, da un anno all?altro, serve solo a sottolineare ancora di più l?imprevedibilità che San Valentino porta con sé; simulazioni, sopravvivenza, ricerca scientifica.
    Cosa succederà l?anno prossimo?
    È la domanda che si fanno tutti.
    Beh, quasi tutti.

    E poi, in uno schiocco di dita, l?anno prossimo è già qui ? e maghi e streghe e special e babbani (perché no, non c?è più alcun velo a separare i due mondi, dopotutto) di ogni età si trovano, loro malgrado, ad essere i più vicini a scoprire la risposta a quella domanda.
    Che lo abbiate desiderato per trecentosessantacinque giorni o meno, che l?abbiate temuto o agognato, che abbia occupato anche solo una minima parte dei vostri pensieri in questi dodici mesi oppure no, non importa: perché quest?anno il fato ? o chiunque sia a muovere i fili del destino al suo posto, a questo giro ? ha scelto proprio voi come vittime.
    Uhm, pardon: come fortunati vincitori della lotteria annuale.
    Una scelta probabilmente fatta a caso, il proverbiale bastoncino corto beccato per sbaglio, e contro la vostra volontà; o magari vi hanno tenuto d?occhio per tutto l?anno, prendo appunti e aggiungendo note e trascrizioni alla murder board tenuta in soggiorno; lo so, è una possibilità terrificante, non è vero? Essere controllati. Eppure, nessuno può escluderla.

    Qualsiasi sia la ragione, qualsiasi sia il prima, non ha importanza.
    In quella stanza di albergo, quest'anno ci siete voi, e non siete soli.
    E in quello stesso istante, nel momento in cui aprite gli occhi e prendete nota di ciò che vi circonda ? del materasso morbido e delle lenzuola delicate, o del pavimento fresco, o di quanto sia stranamente comoda la vasca? ?, quello è il momento in cui vi rendete anche conto di essere ammanettati a qualcuno. Proprio così: vere manette d'acciaio fredde al contatto con la pelle nuda del polso.
    E potrà sembrare assurdo, ma non è quella la cosa più strana di cui vi rendete conto; e ne prendete velocemente atto quando provate ad avvicinarvi alla porta della stanza, portandovi dietro la vostra anima gemella, e in un battito di ciglia siete di nuovo al centro, accanto al letto, o nel bagno. Potete riprovarci quante volte volete, e potete persino tentare con la finestra che da sul mare: non importa, quanti, o quali, tentativi facciate, non c?è via d?uscita, e perseverare non porterà a nulla ? solo ad un forte mal di testa. La magia che vi tiene lì, è chiaramente una magia più forte di quello che vi sareste aspettati. Ed è anche l'unica magia che funzioni: non ci mettete molto a capire che né le vostre bacchette, né i vostri poteri, sembrano funzionare.

    Quanto alla stanza... beh, è una banalissima stanza d?hotel. Niente di particolare salta all?occhio, se si esclude il fatto che non possiate uscire da lì, certo.
    C?è il numero per contattare la reception al piano terra e il menu per ordinare la colazione in camera, ma nessun dispositivo con cui mettersi davvero in contatto con l?esterno: non un telefono, né alcun oggetto incantato con cui comunicare; c'è una piccola toeletta disposta contro la parete, e una sedia; c'è il bagno (con la vasca, perché a quanto pare l'hotel, il resort, non si fa mancare nulla); c'è il letto, due comodini, alcune stanze hanno persino un balcone ? non che voi possiate uscirvi fuori, certo: vi dovrete accontentare di osservare il paesaggio da dietro i vetri delle finestre.
    E poi c?è un foglio.
    Sul letto, a terra, sulla toeletta, ovunque capiti.
    Poche parole, leggere sulla pergamena ma pesanti sulla coscienza. Cinque beffarde parole.
    Buon San Valentino, miei cari.


    //OFF: BENVENUTI AMICI AD UN NUOVO ED EMOZIONANTISSIMO OBLINDER!!
    Siete pronti?? SIETE KARIKI??? Mi auguro per voi (e per i pg) di sì!!
    Come avrete capito, siete in una stanza di hotel (dalla quale NON potete uscire) che alcuni potranno riconoscere magari dal logo sulle lenzuola o dal panorama esterno (se ci sono già stati). Cosa dovrete fare? BEH!! Ma ovvio: interagire con l vostra anima gemella. Non cercate un modo di uscire, sarebbe solo tempo perso: non c'è una via d'uscita SMACK
    Pensate piuttosto a fare una più approfondita conoscenza della persona con cui siete stati abbinati; il resto verrà da sé.
    XOXO
     
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    Chi più, chi meno, sembrate riprendervi tutti dopo il primo momento di confusione e disagio. Ma è realmente così? Solo il tempo potrà dirlo, cari amici. Di sicuro, c’è che quella sensazione di smarrimento sembra essersi appiccicata alla vostra pelle; avete dato un nome (forse) al posto dove siete, ma non ancora una motivazione sufficientemente credibile per spiegare il perché. Beh, quello è ovvio, amici: è San Valentino. E se non sapete dell’oblinder, chiaramente non avete amici nei posti giusti, perché è l’evento più atteso delle stagione da anni. Ed è anche altrettanto chiaro che non leggete i miei articoli, tsk.
    Non è quindi del motivo che dovreste preoccuparvi, ma piuttosto delle condizioni in cui ci siete arrivati. Lo stomaco a gorgogliare prepotente nei momenti di silenzio indica forse una cena troppo leggera la scorsa sera? Non sapete dirlo, in effetti non ricordate di preciso qual’è stata l’ultima cosa commestibile che avete mandato giù. Brutto segno? Forse no, mi dispiace solo non ci sia un banchetto ricco ad attendervi nelle stanze: per il momento dovrete combattere contro la fame e la sete, e contro lo stordimento, alla vecchia maniera: arrangiandovi.
    Niente rimedi estremi, capito? Non siamo la società della neve, qui.
    Ma… hey, sì dico a te, non sei un po’ troppo giovane per avere quegli ematomi nell'incavo del braccio? Sembra quasi il segno di ... ah, magari qualcuno di voi saprà riconoscerlo. Ago.
    Uh, uh, amico… la droga non è mai la risposta.
    (Unless.)

     
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    Porca virgola.
    Ma vaffanculo.
    Vaffanculo a tutti.
    Lapo si meritava molte cose nella vita, ma di certo non di essere rapito per la seconda volta in ventitré anni di vita. Aveva un vago senso di déjà-vu, un brivido a scendere lungo la spina dorsale quando i ricordi dell’anno passato rischiavano di riaffiorare alla mente. «se sei toto wolff, ti giuro che non c’entro niente» si riferiva al passaggio di Lewis Hamilton alla Ferrari, e per quanto Lapo fosse entusiasta, non voleva essere colui a subire l’ira del TP Mercedes. Per qualche motivo, il Linguini era convinto di essere bendato, e aveva tenuto gli occhi chiusi fino a quel momento. Gli ci volle qualche minuto per capire che almeno quello gliel’avevano risparmiato. Al contrario delle manette, perché a quanto pare era stato quel genere di nottata «uh. ok, kinky» ora sì che era interessato, peccato che non si ricordasse per cosa le avesse usate. «vorrei dire che non è il mio genere, ma mentirei» lanciò un sorriso complice alla figura accanto a lui, che a quel punto sperava fosse stato il suo partner. O no, perché era felicemente fidanzato. «dio, dimmi che non abbiamo scopato» una supplica al cielo, per quanto poco ci credesse, perché si era ripromesso di non essere mai più quel tipo di persona. Anche se, com’era? Il lupo perde il pelo ma non il vizio? Non voleva nemmeno pensarci. Sperava che fosse più papabile la possibilità di un rapimento. Cercò di mettersi a sedere contro la testiera del letto, così da osservare meglio la stanza. Era una stanza d’albergo piuttosto standard, anzi, per qualcuno come il Linguini era borderline da pezzenti. Ci provava così tanto ad essere lussuosa, da risultare pacchiana. «ho visto un film che iniziava così» almeno non era una gangbang, dai.
    Anche se.
    No, Lapo. Basta.
    E prendo a pugni lo specchio
    Io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso
    Il tuo cuore è di plastica
    E starti vicino è autodistruttivo
    Questa è la storia di un mare di delusioni
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    Forse l’adrenalina inizia a fare effetto, scuotendo membra evidentemente provate, perché dopo il livido sul braccio, vi rendete conto di qualcos’altro. Qualcosa a cui prima, troppo presi dalla sorpresa dell’insieme – svegliarsi in un posto che non conoscete, senza magia, ed ammanettati a qualcuno – non avevate fatte caso.
    Abbassate lo sguardo sui vostri vestiti. Alcuni sono troppo grandi per voi, o troppo piccoli. Taglie sbagliate, forme che mai avreste pensato di indossare. Sembrano pescati casualmente, come se qualcuno avesse afferrato gli abiti abbandonati nell’hotel, e ve li avesse messi addosso.
    Profumano di bucato, però. Almeno quello. Una cosa è sicura: non sono i vostri.

     
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    Cercando di uscire dalla stanza, vi rendete conto di tre cose: primo, non sentite alcun passo provenire dal corridoio, segno che nessuno stia facendo la ronda all'esterno della camera; secondo, riuscite a percepire, seppur distanti, i mormorii indistinti di vittime come voi - vicini, altri più lontani, ma forse potreste fare qualcosa in merito; terzo, e questa è la parte in cui vi viene la pelle d'oca, spiando dalla finestra notate che…non ci sia nessuno. È bassa stagione, certo, ma siete in un hotel, e perlomeno il personale e la manutenzione dovrebbero passare ogni tanto. Qualcuno nelle altre stanze, magari lo notate pure; hanno le manette come voi, però. Dove sono tutti gli altri? Questo gioco, non è più divertente.

     
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    La prima cosa, appena percepì il suo corpo, fu dolore.
    Una lunga, lancinante, fitta che sembrava spaccarle la testa a metà.
    Si portò la mano al viso e la sentì più pesante del solito, quasi ne stesse sollevando due. Il materasso sotto di sé era diverso, ma non sconosciuto, quasi i suoi muscoli si fossero riadattati facilmente a una superficie su cui si erano già posati.
    C'era qualcosa di strano, di diverso nell'aria, una quiete sconosciuta.
    Non c'era puzza di bruciato, in primis, ma non c'era neanche il miagolio dei gatti, il raspare delle loro unghiette contro il legno della porta per reclamare la loro dose quotidiana di croccantini.
    Coccole no, mai, perché non era nel loro stile.
    Non c'erano i rumori di Londra ad accompagnare il suo risveglio e, soprattutto, non c'era lo sbuffare silente di Hyde, quello sguardo giudicante in grado di trapassare anche una parete.
    Poi... una voce.
    "Ti sembro un Toto?" Domandò, non sapendo di cosa l'altro stesse parlando, aprendo un occhio e fissandolo come si fissa qualcuno prima di aver preso una tazza gigante di caffè.
    "Che hai combinato?" Continuò aprendo anche l'altro occhio, fissando il volto da cui proveniva quella voce. Spostò le iridi chiare lungo le pareti della stanza, studiandone i dettagli.
    "Ma io sono già stata qui." Strinse piano le palpebre, prima di sgranarle e portarle nuovamente sul ragazzo accanto a lei.
    "IO NON FIRMO." Si ritrovò in piedi sul letto, la voce più alta di 10 ottave. "NON POTETE TENERMI QUI." Continuò a guardarsi attorno, quasi terrorizzata. Portò la mano libera sulla manetta, provando a liberarsi. "HO GIÀ DETTO DI NO." E si stava scaldando la Weasley, mentre provava a rompere quelle manette facendo sbattere l'acciaio prima contro il muro e poi contro la testiera del letto, prima di provare a togliersele con i denti. "Chi ti ha mandato qui?" Puntò il dito contro il petto del ragazzo. "Quanto ti hanno pagato?" Continuò con foga, ribaltando una poltroncina nel mentre che si avvicinava alla porta. "Mi sentiranno, certo che mi sentiranno." Era livida in volto, i capelli di un vermiglio che urlava battaglia e la forza di un leone in gabbia. Si trascinò il ragazzo giù dal letto, noncurante delle sue eventuali lamentele.
    "HO GIURATO AD ELWYN CHE NON AVREI LASCIATO I GUNNERS E VOI MI CHIDETE QUI??? NELLA BETTOLA DEI MONTROSE???" Follia.
    Non ci avrebbe messo molto a smontare quella stanza e tutto l'hotel.
    "Ti sembro una che scopa in un posto simile??? Semmai gli do fuoco." E non sarebbe bastato neanche quello a purificarla dal male.
    Provò ad aprire la porta e... si ritrovò nuovamente sul letto.
    Urlò frustrata la prima, la seconda, la decima volta e tutte quelle in cui si ritrovò in un punto diverso di quella stanza ormai messa a ferro e fuoco dalla sua furia.
    "Ti sta bene il toppino glitterato."
    Una piccola tregua, come il sorriso che le spuntò sulle labbra. Esausta.
    "Per chi lavori?"

    arriverò con il giusto account e schema, ma sono da telefono e non mi fa accedere se non con Ciruzzo.
    Paura, eh?
     
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    Sempre più dettagli vengono alla luce, ora che la situazione pare prendere una forma; sapere che non siete soli, in quella follia, forse aiuta a rendervi più lucidi. Ed è proprio in questo modo che vi rendete conto di un’altra cosa molto strana: c’è il sole, fuori dalla finestra. È alto, ad occhio e croce mezzogiorno deve essere passato da qualche ora — ma ciò che vi colpisce è il cielo sereno. Non una nuvola all’orizzonte; strano, il meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, e alcuni di voi sicuramente avranno buttato un’occhio alle previsioni, prima di organizzarsi per quel San Valentino… che i meteorologi si siano sbagliati? Possibile.

     
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    Sentite.
    Sentite.
    Lapo non solo giocava al FantaQuidditch, ma stava anche vincendo. E avrebbe riconosciuto da qualsiasi parte la persona che si trovava al suo fianco. Peccato che Vittorio Emanuele fosse fin troppo abituato ad essere circondato da persone con una certa fama, ed era difficile che si scomponesse tanto facilmente. «Che hai combinato?» una classica domanda che gli veniva posta almeno dieci volte al giorno, solitamente quando si trovava in compagnia di un assortimento di Linguini «perché pensate che abbia sempre combinato qualcosa» brontolò tra sé e sé, perfettamente innocente quella volta. Pensate, aveva persino diminuito la dose di droghe che di solito assumeva, gli mancava solo una tunica marrone e un’aureola per dichiararlo un santo.
    E niente, la sua pace durò esattamente dieci minuti prima che Chelsey iniziò a sbroccare.
    Chissà perché, poi. La sua teoria personale era che avesse il ciclo.
    «IO NON FIRMO.»
    «Troppo io con le petizioni di Save The Children»
    E via a saltare sul letto. Perché Lapo aveva tutte quelle forze di prima mattina, certo. Cristo Dio santissimo, aveva bisogno di un caffè o anche tre.
    «NON POTETE TENERMI QUI.»
    «Again, troppo io quando vogliono farmi raccogliere i pomodori»
    E vabbè, ora prendere a mordersi il polso gli pareva esagerato.
    Quando vide la Weasley avventarsi verso il muro in una nuvola di furia, decise che era arrivato il momento di porre fine a quella sceneggiata. Avvolse un braccio attorno al ventre della ragazza, tenendola ferma sul posto prima che potesse cappottare un cazzo di mobile. Era più intelligente di intimarle di calmarsi, dopotutto aveva delle cugine, ma doveva provare ad attenuare la situazione «magari prima di ucciderci entrambi, ragioniamo su cosa fare» e chi l’avrebbe mai detto, che un giorno sarebbe stato lui il lume della ragione. Sicuro qualcuno gli doveva dei soldi. «Chi ti ha mandato qui? Quanto ti hanno pagato?» niente, forse era servito a poco il suo tentativo di calmare la rossa. Sospirò greve, il Linguini, in disperato bisogno di una dose (di cosa? una dose punto). «ma guarda. magari mi pagassero per stare in questa bettola» che posto di merda, davvero, Bruno Barbieri avrebbe avuto da ridire sul topper «mi ricordo quanto te» mollò finalmente la presa su Chelsey, sperando che le fosse passata la fase da autolesionista…e per estensione da omicida. E invece sto cazzo e sto cazzone: «HO GIURATO AD ELWYN CHE NON AVREI LASCIATO I GUNNERS E VOI MI CHIUDETE QUI??? NELLA BETTOLA DEI MONTROSE???»
    No scusate.
    FERMI TUTTI.
    Ora era Lapo che stava ribollendo dalla rabbia, la reazione immediata quanto lo scattare di un accendino. «SCUSA???? SIAMO NEL COVO DEI MONTROSE????» MA CHE CAZZO ERA COME ANDARE A FARE IL TIFO A SAN SIRO PER L’INTER!!! UNA CAZZO DI ERESIA ECCO COS’ERA UN INCUBO. Prese a scuotere Chelsey per le spalle, ogni briciolo di dignità messo da parte «DOBBIAMO USCIRE DI QUI SUBITO» si buttarono sulla porta d’entrata, cercando di forzarla ad aprirsi ma– ma si ritrovarono punto a capo. ERA UN FOTTUTO POSTO MALEDETTO ECCO COS’ERA. Ovviamente ci riprovò una seconda volta, e una terza nel tentativo di buttarsi giù dal balcone, ma niente. «Ti sta bene il toppino glitterato» «cosa?» fu istintivo abbassare lo sguardo verso il proprio corpo, dove un toppino argento copriva a malapena i propri capezzoli, un pantaloncino matching a completare l’outfit. «hai ragione, sono proprio uno schianto così» ammiccò alla ragazza, con tanto di mezza giravolta per mettersi in mostra, ma si fermò quando sentì tirare le manette «e a te sta bene la maglietta della juve, un tocco di classe davvero» UNA DONNA CON DEL GUSTO !!!! Ah, quanto l’avrebbe riferito ai suoi cugini…… «Per chi lavori?» ugh, ancora con quella storia. Cioè, davvero non vedeva che: «lavoro per me stesso, ovvio» e poi, a scanso di equivoci «non per quelle merde dei montrose, ho una dignità» rabbrividì al pensiero, era davvero troppo da lanciargli addosso di prima mattina, specie quando non era sicuro cosa fosse successo «scusa eh, giusto per capire. ti capita spesso di essere rapita per cambiare squadra?» non stava dicendo che fosse colpa sua se si trovassero in quella situazione, e Lapo non fosse altro che una collaterale, ma insomma.
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    E affoghi fino a quando non provi emozioni


    Edited by ambitchous - 18/2/2024, 02:32
     
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    Gli indizi c’erano tutti: la stanchezza ingiustificata, la fame, il luogo in apparenza abbandonato e abbastanza appartato da non destare alcun sospetto, degli abiti non vostri e la sensazione a pizzicare sotto la pelle che fosse passato più tempo di qualche manciata di ore, dall’ultimo momento che ricordavate di essere coscienti.
    Perché è esattamente così.
    E la conferma è proprio lì sotto il vostro sguardo, stampata nero su bianco su quella pagina di Morsmordre che vi fissa di rimando; o sull’intestazione sbiadita di uno scontrino dimenticato; o ancora, su quella copia del Boccino d’Argento lasciata per errore sul comodino da qualcuno. Non sapete chi, dovrebbe importarvi, ma non abbastanza perché le vostre attenzioni sono tutte per quel numero che si prende, beffardo, gioco di voi.
    24 febbraio 2024.
    Potete dirlo ai vostri amici, urlarlo attraverso le pareti o continuare a scriverlo con il sangue sui vetri; la domanda è se qualcuno vi crederà, o no. A malapena riuscite a crederci voi.

     
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    Che sia perché state facendo la conoscenza gli uni degli altri, o perché siete intenti a scrivere col vostro sangue sul vetro, oppure perché state urlando attraverso le pareti per farvi sentire da chi, come voi, sembra finito in quell’incubo, non importa: siete tutti troppo impegnati, troppo distratti, per accorgervene in tempo. E chi di voi lo fa, arriva comunque troppo tardi.
    Ha l’aria innocua, un disco di metallo di dieci centimetri di diametro e non più di due di spessore, tre al massimo. Era nascosto: sotto il secchio, dietro la sedia, sotto al letto. Non importa nemmeno quello; perché quando sentite il click, e il successivo sibilio, capite subito che qualcosa non va. Qualcuno, i più reattivi – o quelli abituati alle situazioni estreme e complicate –, proverà a proteggere naso e bocca con rimedi di fortuna (le lenzuola, i cuscini, la stoffa degli abiti che indossano). Ma, ancora una volta, è troppo tardi. Non sapete cosa sia la sostanza gassosa rilasciata dal dischetto, ma la state respirando, e nonostante i vostri valorosi sforzi soccombete, chi prima e chi dopo, ai suoi effetti. Nulla di troppo terribile, chiunque vi abbia messo lì dentro non vuole uccidervi — o l’avrebbe già fatto. Vogliono solo rendervi innocui, disorientarvi ancora di più e confondere i vostri sensi. E, con i poteri inibiti, funziona su tutti, special compresi.
    Passa un minuto, poi due. Il gas ha smesso di fuoriuscire, e voi di tossire — o di ribellarvi inutilmente ai suoi effetti. Ed è in quel momento che la porta della stanza si apre, e vorreste tentare di approfittare di quell’occasione per fuggire ma lo stordimento ve lo impedisce, ed è facile per quelle persone (mercenari assoldati da qualcuno? Cacciatori inviati dal ministero? non sapreste dirlo) trascinarvi fuori dalla stanza, insieme a loro.

     
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