[oblinder '24] va bene, ti aspetto, ma non tutta la vita

(fun)3r4l ft. oompaloompa

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    Lotus Mirage Resort - room #021
    (fun)3r4loompaloompa
    Lotus Mirage Resort, un hotel situato a Montrose, piccolo villaggio portuale magico sulla costa est della Scozia. L?edificio è su quattro piani (reception, hall, bagno, sala da pranzo ? all?occasione sala da ballo ? e cucine al piano terra; alcune stanze al primo piano, altre stanze e due suite al secondo; alloggi dello staff, magazzino e stanze di servizio al piano interrato) ed è inserito perfettamente nella conformità paesaggistica del luogo, con le pareti di pietra dai colori chiari, il tetto di tegole rosso mattone e il basso muro di cinta che accoglie gli ospiti, mettendo in mostra l?insegna (il nome dell?hotel con sul fondo un fiore di loto i cui petali si aprono e si chiudono).
    Durante i mesi di campionato, quando la squadra della città ? i Montrose Magpies ? gioca in casa, la struttura ospita tifosi arrivati da ogni parte della Scozia, e dei dintorni; il resto dell?anno, è principalmente meta dei turisti che scelgono di visitare il villaggio magico e le spiagge rocciose di quel lato della Scozia, una vista mozzafiato che la posizione privilegiata in cui è stato costruito il resort (in cima ad una collinetta che affaccia proprio sul mare) regala a tutti i villeggianti.
    Noia. Curiosità. Ricerca. Psycho shipping. Fascinazione.
    Potrebbero essere tante, forse addirittura troppe, le ragioni dietro il perché la notte del quattordici febbraio sia diventata, oramai, una notte speciale nel mondo magico; quali che siano i motivi che spingono persone, o gruppi di persone, a lanciarsi ogni anno nell?organizzazione più assurda per garantire la migliore riuscita dell?evento, comunque, non è importante. Il perché raramente lo è, infondo. Non cambia le conseguenze, e non rende più comprensibile l?incredibile ? e francamente inspiegabile ? clamore dietro una notte che, all?apparenza, dovrebbe essere una come tutte le altre.
    Il passaggio di testimone, da un anno all?altro, serve solo a sottolineare ancora di più l?imprevedibilità che San Valentino porta con sé; simulazioni, sopravvivenza, ricerca scientifica.
    Cosa succederà l?anno prossimo?
    È la domanda che si fanno tutti.
    Beh, quasi tutti.

    E poi, in uno schiocco di dita, l?anno prossimo è già qui ? e maghi e streghe e special e babbani (perché no, non c?è più alcun velo a separare i due mondi, dopotutto) di ogni età si trovano, loro malgrado, ad essere i più vicini a scoprire la risposta a quella domanda.
    Che lo abbiate desiderato per trecentosessantacinque giorni o meno, che l?abbiate temuto o agognato, che abbia occupato anche solo una minima parte dei vostri pensieri in questi dodici mesi oppure no, non importa: perché quest?anno il fato ? o chiunque sia a muovere i fili del destino al suo posto, a questo giro ? ha scelto proprio voi come vittime.
    Uhm, pardon: come fortunati vincitori della lotteria annuale.
    Una scelta probabilmente fatta a caso, il proverbiale bastoncino corto beccato per sbaglio, e contro la vostra volontà; o magari vi hanno tenuto d?occhio per tutto l?anno, prendo appunti e aggiungendo note e trascrizioni alla murder board tenuta in soggiorno; lo so, è una possibilità terrificante, non è vero? Essere controllati. Eppure, nessuno può escluderla.

    Qualsiasi sia la ragione, qualsiasi sia il prima, non ha importanza.
    In quella stanza di albergo, quest'anno ci siete voi, e non siete soli.
    E in quello stesso istante, nel momento in cui aprite gli occhi e prendete nota di ciò che vi circonda ? del materasso morbido e delle lenzuola delicate, o del pavimento fresco, o di quanto sia stranamente comoda la vasca? ?, quello è il momento in cui vi rendete anche conto di essere ammanettati a qualcuno. Proprio così: vere manette d'acciaio fredde al contatto con la pelle nuda del polso.
    E potrà sembrare assurdo, ma non è quella la cosa più strana di cui vi rendete conto; e ne prendete velocemente atto quando provate ad avvicinarvi alla porta della stanza, portandovi dietro la vostra anima gemella, e in un battito di ciglia siete di nuovo al centro, accanto al letto, o nel bagno. Potete riprovarci quante volte volete, e potete persino tentare con la finestra che da sul mare: non importa, quanti, o quali, tentativi facciate, non c?è via d?uscita, e perseverare non porterà a nulla ? solo ad un forte mal di testa. La magia che vi tiene lì, è chiaramente una magia più forte di quello che vi sareste aspettati. Ed è anche l'unica magia che funzioni: non ci mettete molto a capire che né le vostre bacchette, né i vostri poteri, sembrano funzionare.

    Quanto alla stanza... beh, è una banalissima stanza d?hotel. Niente di particolare salta all?occhio, se si esclude il fatto che non possiate uscire da lì, certo.
    C?è il numero per contattare la reception al piano terra e il menu per ordinare la colazione in camera, ma nessun dispositivo con cui mettersi davvero in contatto con l?esterno: non un telefono, né alcun oggetto incantato con cui comunicare; c'è una piccola toeletta disposta contro la parete, e una sedia; c'è il bagno (con la vasca, perché a quanto pare l'hotel, il resort, non si fa mancare nulla); c'è il letto, due comodini, alcune stanze hanno persino un balcone ? non che voi possiate uscirvi fuori, certo: vi dovrete accontentare di osservare il paesaggio da dietro i vetri delle finestre.
    E poi c?è un foglio.
    Sul letto, a terra, sulla toeletta, ovunque capiti.
    Poche parole, leggere sulla pergamena ma pesanti sulla coscienza. Cinque beffarde parole.
    Buon San Valentino, miei cari.


    //OFF: BENVENUTI AMICI AD UN NUOVO ED EMOZIONANTISSIMO OBLINDER!!
    Siete pronti?? SIETE KARIKI??? Mi auguro per voi (e per i pg) di sì!!
    Come avrete capito, siete in una stanza di hotel (dalla quale NON potete uscire) che alcuni potranno riconoscere magari dal logo sulle lenzuola o dal panorama esterno (se ci sono già stati). Cosa dovrete fare? BEH!! Ma ovvio: interagire con l vostra anima gemella. Non cercate un modo di uscire, sarebbe solo tempo perso: non c'è una via d'uscita SMACK
    Pensate piuttosto a fare una più approfondita conoscenza della persona con cui siete stati abbinati; il resto verrà da sé.
    XOXO
     
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    breccàn lo sapeva.
    se lo sentiva nelle ossa.
    dopotutto, suo padre aveva cercato di metterla in guardia: la vita all’interno della famiglia era pericolosa. Persino loro, che con il cugino e la sua cricca a controllare le strade di hell’s kitchen a new york avevano poco a che fare, rischiavano costantemente ripercussioni e vendette – inutile dire che per la ragazzina quel mondo fatto di lotte intestine tra clan rivali, gerarchie ferree e tradizioni portate all’eccesso, aveva un fascino oscuro impossibile da ignorare. Forse per quello Jeremiah Mccarthy si era sempre premurato di tenerla fuori da certe questioni.
    In compenso, tanto per riequilibrare un po’ le sorti della sua vita, lui e il nonno materno di break non avevano risparmiato alla serpeverde nessun dettaglio cruento nelle storie (leggendarie, persino) degli scontri tra i militanti dell’IRA e la polizia inglese. Quando si dice la coerenza.
    Sempre di morti ammazzati si parlava, bomba più proiettile meno.
    Restava il fatto che in cuor suo la sedicenne fosse psicologicamente pronta per ogni eventualità, persino quella: «ci hanno rapiti» palese. Neanche chiese al compagn* di sventura se avesse una minima idea di quello che stava succedendo, ma è anche vero che non l* guardò proprio – vogliamo credere si tratti di qualcuno che breccàn già conosceva, considerata la fascia di età. Nella stessa casata o meno, faceva poca differenza.
    A meno che non si fosse trattato di Mini, ma qui ci giochiamo la carta dell’istinto di sopravvivenza – in una situazione di quel genere, provarci con la propria crush rischiava di essere l’ultimo dei suoi pensieri «per caso hai visto chi ci ha preso?» chiese, dando uno strattone al braccio dell’altr* così da poter scendere dal proprio lato del letto, la fronte corrugata sotto una cascata di riccioli biondo scuro: qualcosa non andava. Tralasciando l’ovvio, ovvero non ricordare niente delle ultime..ore?, e trovarsi ammanettati a qualcuno in una stanza d’albergo, le sembrava proprio che mancasse qualcosa «deve esserci qualcuno qui fuori a sorvegliarci» altrimenti non si spiegava perche li avessero lasciati liberi di muoversi.
    Si aspettava almeno una corda e un bavaglio, una pistola puntata alla testa.
    Le pinze per strappare loro i denti o le unghie.
    meh.
    quell’ultima constatazione la fece in un sussurro, portando il dito indice davanti alla bocca suggerendo alla persona legata a lei di fare altrettanto. C’era una finestra, sulla parete opposta della stanza, la tapparella completamente sollevata a mostrare un balconcino e la quiete del mare al di là – anche la scelta della locasciòn (voto dieci, comunque) lasciava break alquanto perplessa: niente scantinato? «proviamo ad aprire–» bloccò il suo incedere senza dare alcun preavviso, costringendo l’altr* a sbatterle contro, senza però scomporsi troppo; la mccarthy aveva le dimensioni di un pacchetto di caramelle, ma la stabilità massiccia di un tronco d’albero «e questo cosa cristosignore è» da brava irlandese cattolica, la serpeverde si rivolgeva sempre a dio nei momenti più difficili.
    Anche lei amica speciale di Don Bosco manine che pregano manine che pregano.
    raccolse un foglio da terra, rigirandoselo tra le dita.
    Così ad una prima occhiata, non sembrava affatto una richiesta di riscatto: Buon San Valentino, miei cari.
    «certo che non c’è più la mafia di una volta» ma dov’erano finiti l’onore e il rispetto???????? mah.

    con te però c’è un non so che di magico
    C’è un non so che, c’è un non so che bellissimo
    Dimmi quando arrivi così ti tengo il posto
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    Chi più, chi meno, sembrate riprendervi tutti dopo il primo momento di confusione e disagio. Ma è realmente così? Solo il tempo potrà dirlo, cari amici. Di sicuro, c’è che quella sensazione di smarrimento sembra essersi appiccicata alla vostra pelle; avete dato un nome (forse) al posto dove siete, ma non ancora una motivazione sufficientemente credibile per spiegare il perché. Beh, quello è ovvio, amici: è San Valentino. E se non sapete dell’oblinder, chiaramente non avete amici nei posti giusti, perché è l’evento più atteso delle stagione da anni. Ed è anche altrettanto chiaro che non leggete i miei articoli, tsk.
    Non è quindi del motivo che dovreste preoccuparvi, ma piuttosto delle condizioni in cui ci siete arrivati. Lo stomaco a gorgogliare prepotente nei momenti di silenzio indica forse una cena troppo leggera la scorsa sera? Non sapete dirlo, in effetti non ricordate di preciso qual’è stata l’ultima cosa commestibile che avete mandato giù. Brutto segno? Forse no, mi dispiace solo non ci sia un banchetto ricco ad attendervi nelle stanze: per il momento dovrete combattere contro la fame e la sete, e contro lo stordimento, alla vecchia maniera: arrangiandovi.
    Niente rimedi estremi, capito? Non siamo la società della neve, qui.
    Ma… hey, sì dico a te, non sei un po’ troppo giovane per avere quegli ematomi nell'incavo del braccio? Sembra quasi il segno di ... ah, magari qualcuno di voi saprà riconoscerlo. Ago.
    Uh, uh, amico… la droga non è mai la risposta.
    (Unless.)

     
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    DAMMI TRE PAROLE «ci hanno rapiti» aspetta... cosa «ci hanno rapiti???» si alzò di scatto dal cuscino osservando la ragazza per capire chi altro facesse parte di quel ci. Da quando io era diventato un noi? Oddio ma avevano condiviso un letto, forse avevano fatto un pigiama party di quelli andati un po' male e si erano ubriacate o avevano preso troppi funghetti o qualcos'altro di nocivo e non ben identificato e ora si ritrovavano a letto con delle manette. DELLE MANETTE? ma cosa diavolo era successo il giorno precedente? La Iris del giorno prima doveva essersi divertita un sacco. «e dov'ero quando accadeva??» Aspetta ma cosa dicevamo prima? Ah sì, chi aveva di fronte? La squadrò meglio e sì, la riconobbe perchè oltre a frequentare Hogwarts, aveva anche giocato una partita contro di loro e con la sua squadra, aveva vinto. La partita più stancante della sua vita, honestly. E quella era stata la prima e unica da quando era venuta a studiare a Hogwarts lo scorso anno. «per caso hai visto chi ci ha preso?» non fece caso allo strattone ma la seguì. Fece un bel respiro, chiuse gli occhi, congiunse le mani - l'altra poteva pensare che stava pregando ma in realtà l'unica cosa che le passava per la testa era una serie di no svolazzanti nel vuoto - aprì finalmente le mani rivolgendole verso il cielo e «uhm senti, potrebbe essere stato lo gnomo in fondo all'arcobaleno?» perchè non so, le pareva un po' sus con quel suo ghignetto malefico. «ricordo che stavo cavalcando un drago in cerca di quel tesoro. potrei essere stata rapita quando ho messo piede in quella nuova terra, vicino all'islanda: padova» ma to be honest, non ricordava niente, nemmeno come si era addormentata, se lo aveva fatto. Era abbastanza sicura di aver fatto qualche cazzata la notte precedente ma a tal punto da dover essere rapita e sequestrata... in un hotel di lusso? E anche se non lo era, a lei sembrava. Insomma, se proprio proprio doveva convivere con questa terribile nuova vita... «o stavo già dormendo? forse era un'allucinazione e forse non è mai finita. non lo so neanche più. sono reale??!!» si toccò la faccia e per sua fortuna il suo dito non scomparve nel vuoto più assoluto quindi non le parve di essere diventata Casper ma... MA, c'era sempre bisogno di conferme. «toccami, sono tangibile??» che lo avesse fatto o meno, la seguì in direzione della porta (beh, anche perchè non poteva fare altrimenti) «deve esserci qualcuno qui fuori a sorvegliarci» a quelle parole un sorrisetto le spuntò sul viso. «sono brava a confondere la gente» e prese a rincorsa per andare a bussare o provare ad aprire la porta ma si ritrovò nuovamente accanto al letto. Guardò perplessa la porta poi Breccàn e nuovamente la porta. Si era appena teletrasportata inconsciamente? «sono sotto acidi? FORTE. AHAHAH AGAIN!» si tuffò verso la porta e venne teletrasportata vicino al bagno e fu lì che decise di non fermarsi e continuare a correre verso la porta ma ogni volta proprio quando pensava di andarci a sbattere ecco che si teletrasportava nuovamente al centro. Chissà se il pavimento di quell'hotel era fatto allo stesso modo dei nuovi tappetini Disney.
    «AHAHAH AGAIN!» IL LETTO e ancora...
    «AHAHAH AGAIN!» IL BAGNO e ancora...
    «AHAHAH AGAIN!» finchè si suppone la Serpeverde l'avesse bloccata perchè se non faceva venire il mal di mare alla gente, non era lei. «woah potremmo giocare con la realtà virtuale qui senza farci male» Fu allora che Breccan portò l'indice davanti alla bocca suggerendo di far silenzio. O forse era stato 10 minuti prima e stava rivivendo solo ora quel flash? Oh, Breccan non doveva essere molto felice di averla lì. «proviamo ad aprire–» disse l'altra avvicinandosi alla finestra sulla parete opposta della stanza dal quale potevano mirare un paesaggio bellissimo. Magari dopo si sarebbe trasformata in cocoritina e sarebbe andata a fare un bel volo sul mare. «vuoi saltare giù?» SLAY. L'avrebbe seguita. Invece la ragazza si bloccò sul posto e ovviamente Iris le andò a sbattere contro, allacciandosi a lei per non cadere. Si era fermata a raccogliere un foglio da terra e anche lei si sporse per leggere: "Buon San Valentino, miei cari." «certo che non c’è più la mafia di una volta» erano immischiate con la mafia? Come faceva a saperlo? Era una di loro? Una spia? Oddio stava vivendo un film di azione? TROPPO FIGO. Non sapeva niente di amore ma probabilmente se la sarebbe potuta cavare anche come love interest, però voleva partecipare all'azione. «oddio !! auguri a noi !!» la sua vita stava scorrendo troppo velocemente. Cosa sarebbe successo quando non sarebbe più stata in grado di camminare? «senti ma ci siamo bucate per festeggiare?» che cosa poi? Il loro fidanzamento? Erano finite lì come luna di miele? Qualunque cosa fossero, mostrò il braccio, indicando l'ematoma ben visibile. «sai di solito mi faccio solo di funghetti» E pure Vins si sente un po' strafatta dopo aver scritto questo post.
    Mi han detto che il destino te lo crei soltanto tu
    Vai a tempo col respiro e se corri ne avrai di più
    Ma se morirò da giovane
    Spero che sia dal ridere

    Mi han detto se ti senti così vivo
    Non guardare indietro mai e vai uh uh
     
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    Forse l’adrenalina inizia a fare effetto, scuotendo membra evidentemente provate, perché dopo il livido sul braccio, vi rendete conto di qualcos’altro. Qualcosa a cui prima, troppo presi dalla sorpresa dell’insieme – svegliarsi in un posto che non conoscete, senza magia, ed ammanettati a qualcuno – non avevate fatte caso.
    Abbassate lo sguardo sui vostri vestiti. Alcuni sono troppo grandi per voi, o troppo piccoli. Taglie sbagliate, forme che mai avreste pensato di indossare. Sembrano pescati casualmente, come se qualcuno avesse afferrato gli abiti abbandonati nell’hotel, e ve li avesse messi addosso.
    Profumano di bucato, però. Almeno quello. Una cosa è sicura: non sono i vostri.

     
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    «sono brava a confondere la gente»
    su questo breccán non aveva davvero alcun dubbio.
    aprì la bocca perché ci teneva a dirglielo, e fu l'ultimo pensiero coerente che la Serpeverde riuscì a formulare nel cervello prima che Iris iniziasse a correre da una parte all'altra della stanza; break appresso, ovviamente «hhhhhhh-» non fece nemmeno il tentativo di bloccare la folle corsa della Roux — aveva imparato da tempo che contro la folle scemenza dei Grifondoro l'unica soluzione era accettare il momento finché non fosse passato. ignorarli, quando si poteva, adattarsi a loro in situazioni eccezionali: quella rientrava nella seconda categoria.
    all'ennesimo «AHAHAH AGAIN!», però, anche la già scarsa pazienza dell'irlandese venne meno; le iridi cerulee si fecero vacue, la pelle del volto improvvisamente pallida «se non ti dispiace, credo proprio che vomiterò» seria, nel concedere ad Iris ben cinque (5) secondi di preavviso, prima di trascinare la ragazzina di peso fino alla porta del bagno, che break spalancò con un calcio. degli stivali neri al ginocchio che indossava al posto delle solite, consumate scarpe da ginnastica, se ne sarebbe resa conto in seguito. quello che fece, emettendo un verso da tirannosauro proprio dal fondo della gola, fu raggiungere appena in tempo il gabinetto e rigettare... beh, ben poco.
    in effetti se gliel'avessero chiesto (chi), non avrebbe saputo dire quando o cosa avesse mangiato l'ultima volta: in sala Grande di sicuro, come da prassi, ma pur sforzandosi il momento della cena non tornava a galla.
    piegata in due, le lacrime già a riempire gli occhi chiari — attenzione: non piangeva perché fosse una pappamolla, ok????????? infatti breccán non piangeva mai se non in casi eccezionali che riguardavano esclusivamente fattori esterni alla sua sfera emotiva, proprio come suo padre le aveva sempre insegnato 🙏 «mi tieni—» sollevò lo sguardo implorante su iris, beata lei che stava sotto acidi e nel suo au, sperando capisse da sola di doverle scostare i capelli dal viso, prima di chinarsi nuovamente in avanti nella perfetta imitazione questa volta di un brontosauro.
    «sto» una singola lacrima le rotolò lungo la guancia, cadendo con un sordo plick sul gilet di velluto a coste nero. ma aveva una coppola una testa???? sì «meglio» con gli occhi ancora lucidi e lo stesso colorito marmoreo di Gesù ne la pietà di Michelangelo, fece un passo verso il lavandino, riempiendo la mano a coppa con abbastanza acqua fresca da sciacquare bocca e viso. back on crack «scusa, soffro di mal d'auto» detto così poteva sembrare che non c'entrasse niente, ma i rapidi spostamenti di Iris (con lei attaccata dietro) le avevano ricordato i terribili viaggi su quattro ruote nell'utilitaria dello zio Sheamus — lo spacobus guidato dal professor Jackson in confronto era una limousine che viaggiava sempre dritto in autostrada a centotrenta all'ora su un asfalto perfettamente liscio.
    e sai cosa, vins? questo per me è successo prima del ritrovamento del biglietto.
    fanculo la linea temporale, am I right?
    quando lo raccolse da terra, una volta tornate in stanza, lo mostrò alla compagna di disavventure, rivolgendo le iridi acquamarina al lampadario che pendeva dal soffitto «sai cosa mi ricorda tutto questo? una storia che ho letto su polgygirl» e annuì, seria, infilando i pollici sotto le bretelle.
    anche se era certa di non averne mai indossate prima in vita sua.
    «che, per caso ti è avanzato qualcuno di quei funghetti?» breccán chiedeva. dopotutto se l'opzione A fosse stata ancora valida e uno scagnozzo malavitoso avesse fatto irruzione li dentro per strappare loro le unghie e i denti, potevano sempre cacciarglieli giù per la gola — tattiche di autodifesa.

    con te però c’è un non so che di magico
    C’è un non so che, c’è un non so che bellissimo
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    «se non ti dispiace, credo proprio che vomiterò» ecco, furono quelle parole a interrompere il suo flusso di zoomies verso la porta. HHHHHHHHHH certo che le dispiaceva ma non nel senso che intendeva lei. Si lasciò trascinare verso la porta del bagno, spalancata con un calcio e wow quel semplice gesto poteva o non poteva aver risvegliato qualcosa in lei. O forse forse erano solo gli stivali neri fino al ginocchio di lei. Ma li aveva anche prima nel letto? Non aveva prestato molta attenzione, effettivamente. «mi tieni—» Break la guardò implorante e fortunatamente non dovette nemmeno finire la frase che — stranamente — Iris capì al volo. Dopotutto aveva a che fare con persone in quelle condizioni molto spesso, anche se non sempre per colpa sua, direi che poteva anche spuntare questo dalla lista. Prese la coppola in mano e le raccolse i capelli in una coda per tenerglieli ben alti, lontani dal viso, poi le diede un bacino sulla nuca. Si sentiva in colpa? Estremamente. Giurin giurello quella non era sua intenzione, si era solo fatta prendere dall'emozione e si era un po' dimenticata di essere attaccata a lei. Le accarezzò la schiena per tutto il tempo e per una volta riuscì a rimanere in silenzio. «sto» la guardò mezza distrutta, con quella singola lacrima a scorrerle lungo la guancia e subito si apprestò ad asciugargliela «meglio» forse Break non sentiva più la necessità di rigettare l'anima — perché a quanto pare nello stomaco non è che avesse avuto molto — ma il suo colorito era così pallido che a momenti avrebbe potuto vederci attraverso. La aiutò a rialzarsi e la seguì verso il lavandino e mentre l'altra si sciacquava, lei si trovò a guardare se stessa riflessa nello specchio, solo che non era la solita Iris tutta colorata, i suoi abiti erano scuri, aveva una specie di armatura e un mantello con la pelliccia e teneva i capelli raccolti in un codino— «jon snow???» GIOVANNA NEVE???!! chissà se era ancora fatta o c'era qualcosa che non andava nei suoi occhi. Da quando faceva cosplay di Jon Snow? Modestamente era bellissima. «scusa, soffro di mal d'auto» e il mar di Iris a quanto pareva. Fair. Spostò lo sguardo sulla ragazza e portò le mani davanti a sé scuotendole vigorosamente «mi dispiace, non lo sapevo e non volevo farti star male. vuoi stenderti un po' sul letto?» l'avrebbe voluta prendere in braccio per portarla a letto ma ora aveva quasi paura a toccarla come se fosse un oggetto di cristallo pronto a spaccarsi sotto il suo tocco. Sapeva non fosse così fragile ma in quel momento si sentiva davvero una palla demolitrice. Una volta tornate in camera, Break si piegò a raccogliere una pergamena che dopo poco le venne passata «buon san valentino, miei cari» lesse ad alta voce e guardò confusa le lettere, quasi non le capisse, eppure le aveva capite. Eccome. «oddio è per noi?!» Iris non aveva mai pensato all'amore, non davvero, lo viveva passivamente attraverso i suoi compagni ma non l'aveva mai vista coinvolta in assolutamente niente di romantico quindi quando si rese conto che quello poteva essere tutto un piano per incontrare la propria anima gemella, beh, ci rimase un attimo di sasso. Si accorse di non sapere poi molto in fin dei conti della compagna e neanche perché erano state rapite scelte e accoppiate assieme. L'aveva danneggiata già in 5 meno di 5 minuti. «quando si dice speed date...» disse dando voce ai propri pensieri. Troppo presto? Sorrise incrociando le gambe posizionandosi a bordo del letto, anche se pochi secondi dopo era già con le gambe penzolanti che dondolavano. «BUON SAN VALENTINO A NOI !!» peccato non avessero dei calici di vino per brindare. Brindare cosa poi? Non sapeva nemmeno cosa stessero facendo lì. «sai cosa mi ricorda tutto questo? una storia che ho letto su polgygirl» annuì ma non aveva capito. Non aveva capito perché lei non aveva letto quegli articoli, qualcosa lo sapeva per sentito dire ma??? Boh. Non capiva dove stava la relazione fra le due cose. Erano in un reality show?? «dici che ci sia sotto polgygirl?» effettivamente sapeva ben poco di polgy, era a Londra da solo un anno e mezzo ma doveva essere davvero un po' pazzx questx polgy per averle prelevate in quel modo. Qualcuno di normale poteva non trovarlo divertente. «mi dispiace sia io la tua valentina» e soprattutto le dispiaceva essere rinchiusa in quella camera. Se fosse stata obbligata a passare la giornata con lei, almeno l'avrebbe portata in giro a divertirsi fino a stancarsi e poi c'era un altro fattore che influiva «certo, sono fantastica, ma magari ti piace qualcuno e volevi passare questo giorno diversamente» un pochino sperò che non fosse così, altrimenti avrebbe significato rovinare ancora di più quella giornata a lei importante. «che, per caso ti è avanzato qualcuno di quei funghetti?» rovistò fra le sue tasche e si ricordò solo allora di non essere vestita come il suo solito e che quindi probabilmente le avevano confiscato anche i funghetti insieme ai vestiti. «credo me li abbiano confiscati, se non se li sono mangiati. però poiché ti si è svuotato lo stomaco dovresti mangiare qualcosa, magari c'è qualcosa nel menù che ti ispira?» se mai effettivamente funzionasse il servizio in camera.
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    Ma se morirò da giovane
    Spero che sia dal ridere

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    Non guardare indietro mai e vai uh uh
     
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    Cercando di uscire dalla stanza, vi rendete conto di tre cose: primo, non sentite alcun passo provenire dal corridoio, segno che nessuno stia facendo la ronda all'esterno della camera; secondo, riuscite a percepire, seppur distanti, i mormorii indistinti di vittime come voi - vicini, altri più lontani, ma forse potreste fare qualcosa in merito; terzo, e questa è la parte in cui vi viene la pelle d'oca, spiando dalla finestra notate che…non ci sia nessuno. È bassa stagione, certo, ma siete in un hotel, e perlomeno il personale e la manutenzione dovrebbero passare ogni tanto. Qualcuno nelle altre stanze, magari lo notate pure; hanno le manette come voi, però. Dove sono tutti gli altri? Questo gioco, non è più divertente.

     
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    breccán mccarthy | fun(3r4l)

    «quando si dice speed date...» nonostante la stranezza generale della situazione (e la leggera delusione per non essere stata rapita da un clan rivale a quello di suo cugino. Voglio dire, quanto sarebbe stato figo????), ora che breccàn poteva ragionare in modo più lucido ne scorgeva anche i lati positivi. Innanzitutto, stava soggiornando gratis in un albergo di lusso – perché non doveva pagare niente, giusto? Da quel poco che aveva imparato guardando le rom-com americane (perché i film inglesi andavano evitati come la peste bubbonica), la regola fondamentale quando ci si trovava in un hotel come quello era tenere giù le mani dal minibar.
    [giovanni muchacha’s voice] fatto.
    poi, cosa forse ancora più importante nella lista delle sue priorità, era la compagnia.
    Iris poteva essere caotica e assordante, forse persino un po troppo fuori dalle righe per il carattere riservato della mccarthy, ma si era anche già dimostrata gentile e carina senza aspettarsi niente in cambio. Considerato quanto peggiore sarebbe potuto essere quel soggiorno obbligato se, al posto della roux, break si fosse svegliata accanto al Bamboccio, doveva solo che essere grata. Certo, avrebbe avuto la scusa perfetta per prenderlo a bottigliate in testa – ammesso ci fossero delle bottiglie nei paraggi – ma vuoi mettere con il peso di dover sopportare anche solo una sillaba pronunciata da quella vocetta stridula e insopportabile? Senza dubbio una lamentela, dato che Lee non sapeva fare altro.
    bablabla.
    «ma sai che non ho capito? Cioè, l’articolo che ho letto l’anno scorso era davvero–» cercò la parola giusta, sollevando ancora una volta lo sguardo verso il soffitto, uno sfarfallio di dita a mezz’aria: esisteva un termine per definire qualunque cosa fosse successa a san valentino ‘23 tra i vecchi? Evidentemente no, perché la sedicenne concluse quel ragionamento scuotendo la testa, le spalle a sollevarsi per poi ricadere «qualcosa.» non prese ancora posto accanto alla grifondoro, preferendo rimanere in piedi con il braccio destro leggermente scostato dal corpo, le dita a muoversi ritmicamente per riattivare la circolazione sanguigna; il cerchio di metallo che le stringeva il polso era scomodo quasi quanto la lana del gilet da pecoraro sardo sulla pelle delicata del collo «mi dispiace sia io la tua valentina. certo, sono fantastica, ma magari ti piace qualcuno e volevi passare questo giorno diversamente»
    a quel punto avrebbe potuto mentire.
    omettere, fingere di non aver sentito, rimanere sul vago.
    Dopotutto, niente la obbligava a rivelare qualcosa di tanto personale ad una persona che conosceva praticamente solo di vista. Eppure - eppure: non era forse risaputo fosse più facile confessare i propri segreti ad uno sconosciuto, piuttosto che ad un amico? Non che la cercatrice includesse davvero qualcuno in questa cerchia ristretta. Aveva i suoi compagni di casata, una nemesi, qualche soggetto interessante tra le fila delle squadre avversarie, ma nessuno sul quale avrebbe fatto affidamento in caso di vita o di morte. Avere se stessa era sufficiente, per la maggior parte del tempo.
    Quindi si, avrebbe potuto facilmente mentire, ma decise di non farlo.
    «beh.. in effetti qualcuno che mi piace c’è, ma non lo sa. E mi sta bene così, a dirla tutta» si strinse nuovamente nelle spalle, sfiorando la coppola con le dita della mano libera. Nemmeno quella era una bugia: confessare a mini la sua crush voleva dire esporsi inevitabilmente alla possibilità di un rifiuto, e all’inevitabile destabilizzazione di un prezioso equilibrio sul quale si basava quel che rimaneva della sua carriera scolastica. Non poteva passare i due anni successivi evitando la compagna serpeverde ogni volta che ne incrociava il cammino – anche perche vivevano praticamente in simbiosi ventiquattr’ore su ventiquattro «comunque non mi dispiace essere qui con te. Cioè, ti rendi conto che gente c’è in giro?» il bamboccio «poteva andarci molto peggio ma serio.
    Annuì alla proposta di iris per chiamare la reception, lasciando però alla ragazzina quell’onore; una volta constatato che uscire dalla stanza non era fattibile, mentre lei si avvicinava al telefono (???), break poggiò l’orecchio contro la parete «questa dovrebbe comunicare con un’altra camera, no?» a meno di non trovarsi in fondo al corridoio, e allora ciccia. tanto per testare la sua teoria, battè la mano libera contro il muro: una, due, dieci volte - poteva tranquillamente essere alfabeto morse, che ne sapeva lei.

    con te però c’è un non so che di magico
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    Sempre più dettagli vengono alla luce, ora che la situazione pare prendere una forma; sapere che non siete soli, in quella follia, forse aiuta a rendervi più lucidi. Ed è proprio in questo modo che vi rendete conto di un’altra cosa molto strana: c’è il sole, fuori dalla finestra. È alto, ad occhio e croce mezzogiorno deve essere passato da qualche ora — ma ciò che vi colpisce è il cielo sereno. Non una nuvola all’orizzonte; strano, il meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, e alcuni di voi sicuramente avranno buttato un’occhio alle previsioni, prima di organizzarsi per quel San Valentino… che i meteorologi si siano sbagliati? Possibile.

     
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    «ma sai che non ho capito? Cioè, l’articolo che ho letto l’anno scorso era davvero– qualcosa.» annuì anche se non poteva capire realmente e non poteva immaginare cosa fosse successo, però magari era stato divertente !! Però poco dopo si distrasse perchè aveva caldo, immensamente caldo. C'era il riscaldamento in quelle stanze e il mantello da Jon Snow stava diventando insopportabile, tanto che decise di levarselo di dosso e abbandonarlo per terra. Già il resto dell'abbigliamento era too much per lei che non soffriva il freddo neanche a morire e andava in giro a mezza manica e pantaloncini anche d'inverno. «beh.. in effetti qualcuno che mi piace c’è, ma non lo sa. e mi sta bene così, a dirla tutta» Iris grattò il braccio nervosa, alzandosi sul letto per iniziare a saltellare lentamente su sul posto, tenendo il braccio il più possibile in basso essendo ancorata a Break, per distrarsi ed evitare di fare la domanda che la stava arrovellando: voleva sapere chi fosse quella persona. Era troppo curiosa adesso e quella domanda avrebbe invaso la sua privacy ma la sua mente le stava mandando l'impulso di chiederglielo forte forte. Si sarebbe anche morsa la lingua ma saltellando sul letto avrebbe rischiato di tagliarsela e non sarebbe stato un bello spettacolo. Poi il letto le piaceva perchè era elastico il giusto da farle fare dei saltelli soddisfacenti senza volare fuori dalla finestra quindi non aveva intenzione di fermarsi presto. Location: diesci. E non pioveva neanche, il che era strano dato che ricordava avesse rimandato l'incontro allo skate park con dei suoi amici ad un giorno più soleggiato. «non mi è mai successo ma suppongo che se mai mi piacesse qualcuno non esiterei a dirglielo» forse. Chissà, magari la Iris del futuro avrebbe detto diversamente ma al momento avrebbe risposto così. Tanto al momento non si era mai innamorata e forse il vero problema sarebbe stato rendersi conto di esserlo. «la vita è troppo breve per crogiolarsi nei se» ma era anche vero che glielo stava dicendo una che ogni giorno metteva in pericolo la sua vita saltando da una casa all'altra facendo parkour, quindi forse non valeva. «cosa ti spaventa?» insomma !! Era la sua anima gemella, se non la aiutava lei chi poteva farlo?? «comunque non mi dispiace essere qui con te. cioè, ti rendi conto che gente c’è in giro?» beh, quello era un complimento. Lo accettava e con grande orgoglio. C'erano persone peggio di lei, stan !! Abbassavano la media di aspettativa così da dare chance anche a lei. «ANCHE IO SONO CONTENTA» non che l'altra le avesse detto di essere contenta ma lei lo era genuinamente. Tutti amichetti da collezionare, quello era il primo passo. «poteva andarci molto peggio ma serio.» il suo ego era contento di non rientrare tra quei molto peggio. Le piaceva fare amicizia, che le persone la trovassero divertente e simpatica. Non aveva chissà che forti legami perché era abbastanza nuova ad Hogwarts ma aveva cercato di insinuarsi in un qualche modo nei cuori degli altri, non sempre c'era riuscita e qualcuno l'aveva trovata insopportabile, ma si fa quel che si può. «questa dovrebbe comunicare con un’altra camera, no?»
    «se è occupata qualcuno dovrebbe sentirci» lei nel frattempo alzò la cornetta per chiamare la reception ma le sembrò di parlare contro il muro e con uno sbuffo posò la cornetta. Appoggiò anche lei l'orecchio al muro per cercare di percepire rumori e lei invece si mise a urlare. «BONJOOOUR, CI SENTITE? SIETE VIVI??! MI CHIAMO IRIS !!» perchè quella era la cosa importante.
    Mi han detto che il destino te lo crei soltanto tu
    Vai a tempo col respiro e se corri ne avrai di più
    Ma se morirò da giovane
    Spero che sia dal ridere

    Mi han detto se ti senti così vivo
    Non guardare indietro mai e vai uh uh
     
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    Pensavate di aver colto tutti i dettagli nella stanza, quel poco che avete potuto esplorare, eppure c’è ancora qualcosa che coglie la vostra attenzione. Un foglietto accartocciato sul pavimento, abbandonato al fondo del cestino. O forse, per coloro che si sono spinti nei pressi del balcone, un pezzo di carta che il vento impetuoso ha fatto sollevare fino al vostro piano. Non importa tanto il dove, quanto il cosa. Si tratta di un volantino, uno di quelli che si affigge sui muri per cercare le persone scomparse. Chissà, il volto che vi guarda di rimando potrà sembrarvi familiare nelle persone che avete intravisto nel vostro breve soggiorno, o al contrario quelle fattezze sono del tutto sconosciute, ma una cosa è sicura: c’è qualcosa che non va.
    Perché la data di sparizione segnata sul manifesto, è il 14 Febbraio.
    Ed il volto che vi osserva dalla locandina, è quello di Scarlet Pusscat.

     
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    «non mi è mai successo ma suppongo che se mai mi piacesse qualcuno non esiterei a dirglielo» per qualche motivo breccán quella risposta se l'era aspettata.
    come ogni adolescente che si rispetti, nemmeno la sedicenne era del tutto immune al vizio di giudicare le persone dalla loro copertina. e Iris aveva quell'aspetto lì: senza peli sulla lingua, un po persa nel suo mondo, poco incline a farsi influenzare dal giudizio altrui. ma poteva benissimo sbagliarsi — l'essere umano tendeva a costruirsi facciate dietro le quali ripararsi e mantenere se stessi al sicuro. era un meccanismo di sopravvivenza come un altro, e la mccarthy non giudicava.
    «siamo.. siamo amiche» con la mano ancora appoggiata alla parete, break sollevò lo sguardo per incontrare quello della Grifondoro, osservarla da sotto le ciglia. non aveva mai fatto mistero a piacerle fossero le ragazze, ma non era comunque un'informazione che sbandierava in giro per fare conversazione. per quanto l'opinione altrui in merito fosse sempre stata volutamente ignorata, non significava che i giudizi di alcune persone in merito alla faccenda avessero mancato di toccarla un po troppo nel profondo. batté comunque le palpebre, affrettandosi a proseguire, sobbalzando quando Iris parve leggerle nella mente «cosa ti spaventa?» eh. EH.
    si strinse nelle spalle, battendo un altro colpo sul muro «ho paura che non mi veda più come adesso. non voglio le cose siano strane, tra noi» perché sapeva che potevano diventarlo, e parecchio «e devo concentrarmi sullo studio, sai.. il quidditch. »
    questa volta nel ruotare il capo in direzione di Iris le regalò un sorrisetto divertito: argomento interessante, quello. se si fosse ritrovata in camera con Theo Kaine probabilmente la conversazione sarebbe finita in modo diverso, e la testata se la sarebbe presa lui per primo. si fece da parte, così da permettere alla Grifondoro di urlare il suo messaggio di amore al mondo (e sfondarle i timpani, cosa alla quale breccán si era già rapidamente abituata), rimanendo in attesa di una risposta. forse qualcuno le aveva sentite (ciao Hans ciao Avery!!), ma la pazienza non era proprio il punto forte dell'irlandese: scalpitando, con un ultimo pugno tirato alla parete, girò su se stessa trascinandosi dietro anche Iris, il rimbombo degli stivali sul parquet come la cavalcata delle Valchirie «ma possibile signore santo che ci siamo solo noi qui dentro?» e nel giungere di fronte alla finestra ancora chiusa break registrò due cose.
    qualcuno aveva scritto (al contrario, canon) una frase sul vetro, spezzata in tre righe, qualche stanza oltre la loro — con il palazzo che curvava leggermente nella sua forma a semicerchio, la Serpeverde riuscì a leggere solo poche parole, affacciandosi alla propria «emoc.. omaicsu??? ma che vuol dire» lanciò a Iris un'occhiata perplessa, ritirando dentro la testa «dici che è latino?»
    nessuno:
    proprio nessuno:
    tiktok:
    parlo latino e dico sic cum cum cum
    l'accusativo fa così -um -um -um
    audio audis audivi audi- tum tum tum
    tu quoque brute fili mi tu tu tu.

    il secondo dettaglio, non del tutto trascurabile, fu il foglio piegato in quattro che attirò l'attenzione della McCarthy quando fece posto ad Iris per guardare fuori dalla finestra, incastrato nel telaio della stessa. lo prese e lo dispiegò, osservando il volto della sconosciuta con la testa piegata verso la spalla «e adesso questa chi è?» bella donna eh, senza dubbio, ma era certa di non averla mai vista «scomparsa il giorno quattordici—» e li si interruppe, confusa. scomparsa il quattordici febbraio 2024? si, e suo nonno era un carretto.

    con te però c’è un non so che di magico
    C’è un non so che, c’è un non so che bellissimo
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    Prendo già da bere, i tuoi gusti li conosco


    vede parte della scritta sulla finestra di mira e Diaz, ma non riesce a leggerla 🙏 trova il volantino e rimane confusa dalla vita
     
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    Che sia perché state facendo la conoscenza gli uni degli altri, o perché siete intenti a scrivere col vostro sangue sul vetro, oppure perché state urlando attraverso le pareti per farvi sentire da chi, come voi, sembra finito in quell’incubo, non importa: siete tutti troppo impegnati, troppo distratti, per accorgervene in tempo. E chi di voi lo fa, arriva comunque troppo tardi.
    Ha l’aria innocua, un disco di metallo di dieci centimetri di diametro e non più di due di spessore, tre al massimo. Era nascosto: sotto il secchio, dietro la sedia, sotto al letto. Non importa nemmeno quello; perché quando sentite il click, e il successivo sibilio, capite subito che qualcosa non va. Qualcuno, i più reattivi – o quelli abituati alle situazioni estreme e complicate –, proverà a proteggere naso e bocca con rimedi di fortuna (le lenzuola, i cuscini, la stoffa degli abiti che indossano). Ma, ancora una volta, è troppo tardi. Non sapete cosa sia la sostanza gassosa rilasciata dal dischetto, ma la state respirando, e nonostante i vostri valorosi sforzi soccombete, chi prima e chi dopo, ai suoi effetti. Nulla di troppo terribile, chiunque vi abbia messo lì dentro non vuole uccidervi — o l’avrebbe già fatto. Vogliono solo rendervi innocui, disorientarvi ancora di più e confondere i vostri sensi. E, con i poteri inibiti, funziona su tutti, special compresi.
    Passa un minuto, poi due. Il gas ha smesso di fuoriuscire, e voi di tossire — o di ribellarvi inutilmente ai suoi effetti. Ed è in quel momento che la porta della stanza si apre, e vorreste tentare di approfittare di quell’occasione per fuggire ma lo stordimento ve lo impedisce, ed è facile per quelle persone (mercenari assoldati da qualcuno? Cacciatori inviati dal ministero? non sapreste dirlo) trascinarvi fuori dalla stanza, insieme a loro.

     
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