Votes taken by lapocalypse

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    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    2001
    pimp
    italian
    vittorio emanuele linguini | quaqua
    Sentite.
    Sentite.
    Lapo non solo giocava al FantaQuidditch, ma stava anche vincendo. E avrebbe riconosciuto da qualsiasi parte la persona che si trovava al suo fianco. Peccato che Vittorio Emanuele fosse fin troppo abituato ad essere circondato da persone con una certa fama, ed era difficile che si scomponesse tanto facilmente. «Che hai combinato?» una classica domanda che gli veniva posta almeno dieci volte al giorno, solitamente quando si trovava in compagnia di un assortimento di Linguini «perché pensate che abbia sempre combinato qualcosa» brontolò tra sé e sé, perfettamente innocente quella volta. Pensate, aveva persino diminuito la dose di droghe che di solito assumeva, gli mancava solo una tunica marrone e un’aureola per dichiararlo un santo.
    E niente, la sua pace durò esattamente dieci minuti prima che Chelsey iniziò a sbroccare.
    Chissà perché, poi. La sua teoria personale era che avesse il ciclo.
    «IO NON FIRMO.»
    «Troppo io con le petizioni di Save The Children»
    E via a saltare sul letto. Perché Lapo aveva tutte quelle forze di prima mattina, certo. Cristo Dio santissimo, aveva bisogno di un caffè o anche tre.
    «NON POTETE TENERMI QUI.»
    «Again, troppo io quando vogliono farmi raccogliere i pomodori»
    E vabbè, ora prendere a mordersi il polso gli pareva esagerato.
    Quando vide la Weasley avventarsi verso il muro in una nuvola di furia, decise che era arrivato il momento di porre fine a quella sceneggiata. Avvolse un braccio attorno al ventre della ragazza, tenendola ferma sul posto prima che potesse cappottare un cazzo di mobile. Era più intelligente di intimarle di calmarsi, dopotutto aveva delle cugine, ma doveva provare ad attenuare la situazione «magari prima di ucciderci entrambi, ragioniamo su cosa fare» e chi l’avrebbe mai detto, che un giorno sarebbe stato lui il lume della ragione. Sicuro qualcuno gli doveva dei soldi. «Chi ti ha mandato qui? Quanto ti hanno pagato?» niente, forse era servito a poco il suo tentativo di calmare la rossa. Sospirò greve, il Linguini, in disperato bisogno di una dose (di cosa? una dose punto). «ma guarda. magari mi pagassero per stare in questa bettola» che posto di merda, davvero, Bruno Barbieri avrebbe avuto da ridire sul topper «mi ricordo quanto te» mollò finalmente la presa su Chelsey, sperando che le fosse passata la fase da autolesionista…e per estensione da omicida. E invece sto cazzo e sto cazzone: «HO GIURATO AD ELWYN CHE NON AVREI LASCIATO I GUNNERS E VOI MI CHIUDETE QUI??? NELLA BETTOLA DEI MONTROSE???»
    No scusate.
    FERMI TUTTI.
    Ora era Lapo che stava ribollendo dalla rabbia, la reazione immediata quanto lo scattare di un accendino. «SCUSA???? SIAMO NEL COVO DEI MONTROSE????» MA CHE CAZZO ERA COME ANDARE A FARE IL TIFO A SAN SIRO PER L’INTER!!! UNA CAZZO DI ERESIA ECCO COS’ERA UN INCUBO. Prese a scuotere Chelsey per le spalle, ogni briciolo di dignità messo da parte «DOBBIAMO USCIRE DI QUI SUBITO» si buttarono sulla porta d’entrata, cercando di forzarla ad aprirsi ma– ma si ritrovarono punto a capo. ERA UN FOTTUTO POSTO MALEDETTO ECCO COS’ERA. Ovviamente ci riprovò una seconda volta, e una terza nel tentativo di buttarsi giù dal balcone, ma niente. «Ti sta bene il toppino glitterato» «cosa?» fu istintivo abbassare lo sguardo verso il proprio corpo, dove un toppino argento copriva a malapena i propri capezzoli, un pantaloncino matching a completare l’outfit. «hai ragione, sono proprio uno schianto così» ammiccò alla ragazza, con tanto di mezza giravolta per mettersi in mostra, ma si fermò quando sentì tirare le manette «e a te sta bene la maglietta della juve, un tocco di classe davvero» UNA DONNA CON DEL GUSTO !!!! Ah, quanto l’avrebbe riferito ai suoi cugini…… «Per chi lavori?» ugh, ancora con quella storia. Cioè, davvero non vedeva che: «lavoro per me stesso, ovvio» e poi, a scanso di equivoci «non per quelle merde dei montrose, ho una dignità» rabbrividì al pensiero, era davvero troppo da lanciargli addosso di prima mattina, specie quando non era sicuro cosa fosse successo «scusa eh, giusto per capire. ti capita spesso di essere rapita per cambiare squadra?» non stava dicendo che fosse colpa sua se si trovassero in quella situazione, e Lapo non fosse altro che una collaterale, ma insomma.
    E prendo a pugni lo specchio
    Io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso
    Il tuo cuore è di plastica
    E starti vicino è autodistruttivo
    Questa è la storia di un mare di delusioni
    E affoghi fino a quando non provi emozioni


    Edited by ambitchous - 18/2/2024, 02:32
  2. .
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    vittorio emanuele linguini | quaqua
    Porca virgola.
    Ma vaffanculo.
    Vaffanculo a tutti.
    Lapo si meritava molte cose nella vita, ma di certo non di essere rapito per la seconda volta in ventitré anni di vita. Aveva un vago senso di déjà-vu, un brivido a scendere lungo la spina dorsale quando i ricordi dell’anno passato rischiavano di riaffiorare alla mente. «se sei toto wolff, ti giuro che non c’entro niente» si riferiva al passaggio di Lewis Hamilton alla Ferrari, e per quanto Lapo fosse entusiasta, non voleva essere colui a subire l’ira del TP Mercedes. Per qualche motivo, il Linguini era convinto di essere bendato, e aveva tenuto gli occhi chiusi fino a quel momento. Gli ci volle qualche minuto per capire che almeno quello gliel’avevano risparmiato. Al contrario delle manette, perché a quanto pare era stato quel genere di nottata «uh. ok, kinky» ora sì che era interessato, peccato che non si ricordasse per cosa le avesse usate. «vorrei dire che non è il mio genere, ma mentirei» lanciò un sorriso complice alla figura accanto a lui, che a quel punto sperava fosse stato il suo partner. O no, perché era felicemente fidanzato. «dio, dimmi che non abbiamo scopato» una supplica al cielo, per quanto poco ci credesse, perché si era ripromesso di non essere mai più quel tipo di persona. Anche se, com’era? Il lupo perde il pelo ma non il vizio? Non voleva nemmeno pensarci. Sperava che fosse più papabile la possibilità di un rapimento. Cercò di mettersi a sedere contro la testiera del letto, così da osservare meglio la stanza. Era una stanza d’albergo piuttosto standard, anzi, per qualcuno come il Linguini era borderline da pezzenti. Ci provava così tanto ad essere lussuosa, da risultare pacchiana. «ho visto un film che iniziava così» almeno non era una gangbang, dai.
    Anche se.
    No, Lapo. Basta.
    E prendo a pugni lo specchio
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    2001

    pimp

    italian
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    Sentite. Vittorio Emanuele non aveva un problema, e poteva smettere in qualsiasi momento. Questo non significava che l’avrebbe fatto, perché qualsiasi Fanta era sacrosanto per l’italiano: una volta dentro, era fino alla morte. O alla fine, nello scenario meno drammatico. Ovviamente, Lapo era iscritto al FantaSanremo e al FantaMorto, ed era nella lega di FantaCalcio con i suoi parenti. Insomma, non aveva un cazzo da fare e abbastanza tempo per seguire il tutto. E per organizzare la sua lega annuale di FantaQuidditch, ovvio, perché la gloria non si otteneva solo come le parole ma con i fatti. Lapo lo sapeva bene, e lo avrebbe dimostrato a tutti. Dopotutto non si era studiato nei minimi dettagli il mercato per niente, con tanto di fogli Excel e presentazioni Powerpont. AH! Take that, Business Intelligence. E sapete cosa? Doveva farlo sapere a tutti di aver studiato la materia, non aspettava altro che sfoggiare la sua immensa conoscenza «vi dirò, l’anno scorso è stato duro per i tornados, non so se prenderei in considerazione quei giocatori» si rivolse alle due persone più vicine a lui, una donna che si sarebbe bombato non fosse stato impegnato (lo era? Voleva esserlo) e un ragazzo che sembrava appassionato quanto lui «alcuni giocatori chiave come Varsenk e Thorne si sono infortunati, il loro allenatore è stato licenziato per la scarsa prestazione, e i nuovi attaccanti non sembrano trovare una quadra» terribile, tragico. Ma non erano la sua squadra, quindi poteva godere delle sfortune altrui «l’unico che ha avuto una stagione decente è Serin, specie se pensate che questa stagione ha una percentuale di tiro di 8.4 percento, e non ha mai avuto un anno con meno di 10.7 percento e si aggira a una media triennale di 12.7» già troppi numeri, ma quelli erano numeri che il Linguini sapeva leggere meglio di quelli del suo conto in banca «quindi se fosse a 12.7 percento quest’anno invece di 8.4, si potrebbero aggiungere cinque goal al totale e ne avrebbe 40. manifesting per chiunque lo prenda» non lui, tuttavia, non quando aveva già gli occhi puntati sui suoi figli. Metaforicamente, si intende.
    Ma era finito il tempo di parlare, ed era venuto quello di aprire le danze.
    Si alzò in piedi, come il principe sabaudo che era, e spalancò le braccia in maniera grandiosa «benvenuti amici alla terza edizione del nostro ritrovo annuale. vedo nuove facce, bene. ma vi avverto, la competizione qui è spietata» vabbè lapo si era menato un paio di volte con qualcuno ma dettagli «visto che ci sono nei novellini, fatemi spiegare di nuovo le regole per tutti» e questa è la parte delle regole che non ripeterò perché non ho la fora mentale.
    Dimmi come si fa
    A restare fedeli
    Sex boy ma non
    parlo americano
    Per i tuoi il sono
    il tipico italiano
    miraflower
  4. .
    Dio santo, Vittorio era l’ultima persona al mondo che si sarebbe dovuta trovare lì. Ne era conscio, aveva evitato tutta la vita in situazioni del genere proprio perché sapeva di non essere equipaggiato da un punto di vista emotivo. Non aveva il tatto necessario o la pazienza, non possedeva il vocabolario adeguato nella sua lingua figurarsi in un’altra, e altri mille motivi per i quali avrebbe fatto un favore ad entrambi se fossero rimasti a Londra. Ma Lapo non era il tipo di persona che pensava alle conseguenze delle proprie azioni, preferiva buttarsi di testa senza preoccuparsi di rompersela, ed era esattamente ciò che aveva fatto anche quella volta. Nonostante tutto, non si pentiva di aver strappato Wren dal baratro di squallore in cui era precipitato e fatto una casa, lo specchio di uno scenario di cui era stato protagonista più di una volta. Eppure, a guardarlo non si sarebbe detto: bello come il sole, abbronzato, hydrated, moisturized. Il perfetto poster del Principe di Torino, diffidare dalle imitazioni su Tiktok. Se solo Wren avesse deciso di tirare fuori la testa dalla sabbia, avrebbero potuto risolvere qualsiasi cosa ci fosse di sbagliato nella sua capoccia. Sì, plurale perché ormai lo considerava un problema suo. Sapete, quando qualcosa tendeva ad intaccare la sua vita sessuale, tendeva a voler andare alla radice della questione. Il fatto che vi fossero altre emozioni in gioco non gli interessava, finché faceva finta di niente poteva ignorarle. Rimaneva il fatto che volesse prenderlo per le spalle e scuoterlo, lavare via quella patina di indifferenza con l’acqua del mare e riavere indietro quello che era Warren Hastings. Il ragazzo che era entrato nella sua vita di soppiatto, e che nonostante tutti i tentativi del Linguini nel negarlo, aveva scavato una nicchia per sé e vi aveva fatto una casa. Vittorio si mise a sedere sul letto, le lenzuola a scivolare attorno al bacino. Lasciò vagare lo sguardo sul sedere del geocineta, occhi affamati per qualcos’altro oltre che la colazione. «vuoi fumare?» tentatore, l’Hastings, a porgli quella domanda. Per un terribile, infinito momento Lapo comprese a fondo cosa significasse maturare. Perché, per una dannata volta nella sua vita, l’ex serpeverde avrebbe fatto a meno del filtro stretto tra le labbra e il fumo a rilassare i muscoli- non voleva una ripetizione della notte precedente. O meglio, c’erano certi aspetti che non gli sarebbero dispiaciuti esplorare, ma non nella condizione annebbiata che Wren sperava. Vittorio non aveva la più pallida idea di quale fosse il suo problema, sapeva solo che il Wren che conosceva, che- apprezzava in qualità di amico era stato fatto a pezzi da qualsiasi cosa fosse successo in quel mese in cui era scomparso. «hai visto i miei pantaloni?» avrebbe voluto domandarsi se gli sembrasse il centro informazioni ma si morse la lingua prima di lasciarselo sfuggire. Visto, ogni tanto anche lui sapeva comportarsi a modo. «sono abbastanza certo ci fosse un canna nella tasca posteriore. a meno che…?» osservò il thought process di Wren, le sinapsi che si connettevano e che finalmente elaboravano il lutto. Pareva un uomo distrutto, senza le sue droghe a trascinarlo in qualsiasi stupore si fosse rifugiato nelle settimane passate. In un qualsiasi altro momento, l’avrebbe trovato divertente, ma non era quello il caso. Voleva alzarsi dal letto per raggiungere l’Hastings, portare il dito sotto al mento per costringerlo a guardarlo finalmente negli occhi. Voleva portare i suoi capelli dietro le orecchie e impedirgli di nascondersi, voleva dirgli che sarebbe andato tutto bene, che lo uccideva vederlo così. Ma non l’avrebbe fatto, perché non era così che funzionava tra di loro. Superare le linee non aveva mai giocato a suo favore. Era più facile percorrere quel filo sottile e ignorare il vuoto che gli stringeva lo stomaco ogni volta che guardava giù, sordo alle sue stesse parole. «i pantaloni dovrebbero essere-» si guardò intorno, l’italiano, gli occhi limpidi a vagare sul pavimento della stanza senza successo «da qualche parte in soggiorno, penso» fece un gesto ampio con la mano in direzione della porta, dismissivo «ma dubito che sia rimasto qualcosa» si riferiva alla canna che Wren sembrava cercare tanto disperatamente, quasi non potesse sopportare di essere lucido. Been there, done that non era il suo primo rodeo ecc ecc. In un moto di altruismo raro, decise di intervenire prima che Wren si gettasse in mare. Allungò un braccio a cingere il polso del geocineta, tirandolo gentilmente verso di sé per costringerlo a sedersi nuovamente sul materasso «e poi ti preferisco così» lasciò il fantasma di un bacio sulla sua spalla, per poi trascinarsi verso il fondo del letto e alzarsi. «vado a prendere la colazione, ok?» si chinò per recuperare i propri boxer dal pavimento e infilarseli, e poi lanciò sul letto quelli dell’Hastings che aveva trovato non lontano. Prese la colazione da fuori dalla porta, lasciata lì appositamente dallo staff del resort, un vassoio elegante e coperto da una cloche trasparente per proteggere il cibo. Esitò per un momento, guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno dei suoi vicini fosse nei paraggi. Attraversò il breve tragitto che lo separava dalla terraferma per strappare un paio di fiori dall’aspetto esotico da un cespuglio, sperava che Wren avrebbe apprezzato. Cose da geocineti, no? E vi prego tagliamo che tra poco inizia la sessione e devo ancora vivere. Tornò nella loro cabana, e attraversò la zona giorno per infilarsi nuovamente in camera. E qui facciamo finta che nel frattempo Wren non abbia tentato di suicidarsi in mare. Si avvicinò alla figura del ragazzo, rivolgendogli un sorriso lascivo e un occhiolino, quasi comico nella sua messa in scena ma sincero quando gli offrì i fuori «per te. non sono belli come te, ma sarebbe impossibile» si domandò se la sua (terribile, lo ammetteva) pick-up line avrebbe strappato un sorriso a Wren, o se sarebbe stato accolto dalla stessa indifferenza degli scorsi giorni. Poggiò il vassoio tra di loro sul letto, ma non fece alcun gesto per raggiungere il cibo- preferiva lasciare la prima mossa a Wren. «lo sai che se vuoi parlare sono qui, si?» tamburellò le dita sul materasso, i nodi allo stomaco a stringersi e a rendersi impossibili da ignorare. Cercò lo sguardo di Wren sotto ai capelli disordinati, la piega della labbra a farsi dispregiativa «tanto lo sai che capirei solo la metà» livello di inglese: A2.
    vittorio emanuele
    linguini

    Maybe it happened too fast
    I guess that I understand
    You say that you never felt this way for anyone
    And that's why it scares you to death
    2000 / turin
    neutral / ex slytherin
    pizza pasta pussy
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    vittorio emanuele linguini
    Don't speak, no, don't try
    It's been a secret for the longest time
    Don't run, no, don't hide
    Been running from it for the longest time


    twenty-two ✧ ex slytherin ✧ italian
    There's just inches in between us
    I want you to give in
    There is tension in between us
    I just wanna give in
    And I don't care if I'm forgiven
    Nel mondo di Vittorio Emanuele Linguini, la terza legge di Newton non era niente più di un suggerimento, un concetto astratto che non necessariamente si applicava alle situazioni mondane. Lapo non era una persona particolarmente studiata, ma persino lui aveva un telefono per cercare la definizione della terza legge di Newton: Per ogni forza che un corpo A esercita su un altro corpo B, ne esiste un'altra uguale, in modulo e direzione, e contraria in verso, che B esercita su A. E perché le sue azioni avrebbero dovuto avere una corrispondente reazione, quando gli bastava distogliere lo sguardo ed ignorare il disastro a prendere forma sotto i suoi occhi. In ogni caso, bastava il giusto cocktail di pillole e alcol a distendere le linee tese del volto e la mascella serrata, o una scopata degna del suo nome. Anche quando quella scopata aveva un volto che ben conosceva, e ormai il suo nome un suono familiare sulla lingua. Perché, al contrario di quello che avrebbe fatto credere l’indomani, portarsi a letto Wren Hastings era una scelta calcolata e che ormai gli scivolava via dalle dita da mesi. Meglio tardi che mai. Non si sottrasse alla presa del maggiore, lasciando che le sue labbra lasciassero una scia di fuoco sul suo collo, il capo a piegarsi appena per concedergli qualsiasi cosa avesse voluto prendersi. Era un’amante più che generoso, il Linguini, come potevano testimoniare i suoi passati partner. Nemmeno lui sapeva cosa volesse da Wren, se non il grattare un morso di zanzara che lo tormentava da mesi, un languore a cui non avrebbe pensato due volte una volta soddisfatto. La verità, pura e non filtrata, era che Vittorio enjoyed the adrenaline and the elation of the catch. Se qualcosa era fin troppo scontato, fin troppo cedevole sotto i suoi denti, perdeva ogni divertimento. Lapo credeva che sarebbe impazzito, la bocca dell’Hastings sulla sua, il corpo premuto su quello dell’altro così vicino da poter sentirne il battito impazzito- un perfetto specchio del suo, non aveva dubbi. Ma non poteva essere da meno, non glielo avrebbe concesso. Era conscio che quella era ben lontana dall’essere una gara, ma aveva pur sempre una reputazione da mantenere, una proposta avanzata a Wren mille volte con un sorriso malizioso sulle labbra e l’accenno di uno scherzo nella voce. E lo era stato, uno scherzo tra di loro, un qualcosa che non avrebbe mai dovuto avverarsi.
    Fino a quel momento.
    Si allontanò da Wren quello che bastava a portare le mani sulle sue spalle, le mani ad insinuarsi sotto il tessuto e a mappare la pelle calda dell'Hastings. «Potresti anche darmi una mano» piegò le labbra, il Linguini, mettendo in mostra i canini e il suo solito sorriso da schiaffi «ma se te la stai cavando così bene da solo» una chiara allusione alle dita che stavano lavorando a sbottonare i pantaloni, le dita agili e fluide a tirare giù la zipper e liberarlo da quelli che erano divenuti dei confini fin troppo stretti. Accompagnò la camicia lungo le sue braccia, il materiale a scivolare sempre più giù fino a toccare terra- oh no, anyways, non gli sarebbe servita comunque. «sai, avremmo dovuto farlo molto prima» lasciò cadere gli occhi chiari sui muscoli del geocineta, i nei che costellavano le sue spalle, non era certo la prima volta che era treated a quella vista ma era l’unica in cui poteva permettersi di ammirarla senza alcun riserbo. Avevano già attraversato quel confine, e il Linguini non doveva più fingere che non vi era cosa che desiderava di più di lasciare l’impronta delle sue labbra sulla tela che aveva davanti a sé. E così fece, i canini a graffiare la delicata pelle del collo, le sue labbra a marchiarla ovunque riuscissero ad arrivare; l’idea di Wren a specchiarsi il mattino dopo e trovare il passaggio di Lapo sul suo corpo suscitava un particolare sentimento in lui. Non era certo di voler approfondire. Vittorio si lasciò spingere da Wren sul divano, la schiena ad impattare contro la pelle nera e la testa su uno dei cuscini abbandonati sulla seduta. Era un divano spazioso, che più di una volta aveva visto lo stesso scenario ripetersi sera dopo sera. Non era uno dei suoi posti preferiti, ma si sarebbe accontentato dato che non credeva di poter aspettare oltre. Aveva aspettato fin troppo che entrambi cedessero al richiamo folle di quel tira e molla, non voleva farlo per un momento di più. «hai dimenticato come si fa, ne?» e lui che lo pensava un esperto, o forse era solo nervoso- la sola idea era comica, come se non avessero fatto di peggio. Da vestiti. O almeno la promessa di qualcosa, Vittorio ancora se la ricordava la lap dance che aveva ricevuto l’estate passata. «fai fare a me» non capiva l’esitazione del geocineta, non quando vi era altro a raccontare una storia ben diversa. Ci pensò lui a liberarsi dell’impiccio di quei maledetti jeans, anche se con le mani dell’Hastings che vagavano su parti indistinte del suo corpo era difficile mettere un pensiero dopo l’altro. Aveva bisogno di sentirlo su di lui, il suo profumo a soffocarlo e quella maledetta bocca dove più aveva desiderava- quanto tempo aveva resistito, con solo la sua fantasia a sostentarlo? Troppo. Decisamente più di quello che Vittorio Linguini si sarebbe permesso normalmente. Piegò il capo, i riccioli biondo cenere a spargersi disordinati sotto al suo capo, e si concesse un momento per osservare Wren. Era un gioco pericoloso quello a cui stavano giocando, ma come poteva tirarsi indietro ora le pupille dilatate del geocineta si riflettevano nelle sue, quando le labbra rosse e gonfie supplicavano di essere messe alla prova. Ma non ci fu bisogno di esortarlo, perché le mani dell’Hastings si mossero esperte sui suoi boxer, abbassandoli sui suoi fianchi e oltre- ah beh, se era quello ciò che aveva in mente, non sarebbe stato lui a fermarlo. Lapo era più che pronto per lui, e lo dimostrò nell’avvolgere la mano attorno alla propria lunghezza, l’altra ad affondare nelle ciocche dell’Hastings «ora sì che puoi darmi una mano» o insomma, altro. La verità era che Lapo si trovava alla mercé dello special, avrebbe accettato qualsiasi cosa avrebbe deciso di dargli- ma cristo, Lapo, riprenditi. Guidò il capo di Wren verso dove più aveva bisogno, i denti ad affondare nel labbro per impedirsi di lasciarsi scappare qualsiasi rumore quando finalmente la sua bocca gli diede il sollievo che aveva tanto desiderato.
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  6. .
    TW: porno. eh amie che vi devo dire più di così.

    also, disclaimer importante: col cazzo che la scrivo in italiano. troppa sofferenza.
    continuo da qui :uhuh:


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    Vittorio aveva molteplici talenti, che si parlasse del suo innato carisma, la sua abilità nel gioco d’azzardo, o l’incredibile affinità che aveva con le droga, ma quello che gli permetteva di sopravvivere ogni giorno era la sua faccia di bronzo. Davvero, non c’era nulla che potesse toccarlo, perché in primo luogo non prestava abbastanza attenzione. Un uomo con la testa tra le nuvole, più per necessità che per scelta, che aveva deciso di Non Vedere. Era più facile la sua esistenza quando poteva fingere di essere una creatura guidata unicamente dal suo ego e da cosa si trovava tra le sue gambe. Ed era proprio a quell’ultimo che avrebbe attribuito la colpa di qualsiasi cosa stesse succedendo, perché rifiutava di assumersi le proprie responsabilità. «I miei occhi sono qui» ah sì? Peccato che, in quel momento, si stesse godendo tutta un’altra vista. Aveva imparato ad imprezzare le piccole cose, il Linguini, godersi più il momento senza affannarsi per forza alla linea del traguardo. Sbatté piano le palpebre, osservando l’Hastings attraverso le proprie ciglia, la lingua a bagnare le labbra per un momento «ma pensa, devo essermi fatto distrarre da altro» perché qualcuno andava in giro con il torso di fuori, e di certo non era colpa sua se era interessato allo spettacolo offerto. Era un uomo debole alla carne, e non ne aveva mai fatto un segreto. «credevo avessi detto che “torino offre molti svaghi”» oh, Wren, davvero? Era il primo ad usare quella tattica, fingersi più innocente e ottuso di quanto non fosse davvero per estrapolare verità scomode da chi aveva davanti. Ma sapete cosa? L’avrebbe accontentato, perché si era stancato di avere filtri che non gli appartenevano, barriere mentali che non avevano senso di esistere. Non aveva nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. «svaghi, persone, è tutta semantica» potevano giocare a quel gioco in due, lanciare indizi non tanto velati, fino a che uno dei due non avrebbe perso quella sfida. E se significava avere il geocineta tra le proprie lenziola per una notte, sarebbe stato ben felice di cadere in ginocchio per lui e ammettere sconfitta. «sei abbastanza sveglio da capire cosa intendessi» or was he? In ogni caso, una certa dose di lusinghe era sempre una garanzia. Lo sapeva bene, era il preferito delle sciure di tutta Canosa. E dovette funzionare davvero, perché un attimo dopo si ritrovò le labbra di Wren sulla sua pelle, impegnate a lasciare una scia di baci che insesorabilmente stava per raggiungere il loro premio. Se non fosse stato che si arrestarono prima, così vicine che se avesse spostato il volto di qualche centimetro si sarebbero incontrate. «dimmi di smettere» non pensava proprio, non quando la sua proposta era stata accolta con tanto entusiasmo. Si era lasciato scivolare l’Hastings tra le dita già una volta, col cazzo che avrebbe commesso lo stesso errore due volte. No, non gli avrebbe detto di smettere, non quando voleva quello e altro da Wren- non si sarebbe accontentato di un assaggio, non quando poteva prendersi tutto. «oppure possiamo continuare in un posto migliore. casa mia, che dici?» soffiò sulle labbra del geocineta, così vicino da sfiorarle, una promessa che presto si sarebbe preso quello e altro. Era egoista, affamato, e per la prima volta abbastanza in sé da poter compiere quella scelta in maniera del tutto autonoma. Non si soffermò troppo su quel pensiero, perché la sola forma vaga e confusa ai confini della sua mente lo spaventava, perché significava essere responsabile per una volta delle proprie azioni. Ma non avrebbe dovuto pensarci ancora a lungo, non nel modo in cui Wren si strinse al suo braccio.
    Non si sa bene come, ma si smaterializzarono a casa sua senza che nessuno perdesse un arto. Il che era un grande traguardo, perché il Linguini non era concentrato nemmeno la metà di quello che sarebbe servito per effettuare un’operazione del genere. Preferiva lasciarsi trasportare dalle labbra di Wren che si allacciarono al suo collo non appena si materializzarono nel salotto, impaziente quanto lui di continuare quello che avevano lasciato in sospeso. Ma non era quello il piano di Lapo, che aveva intenzione di assaporare ogni minuto, almeno per una volta che se lo sarebbe ricordato la mattina dopo. O forse era solo petty (come un Paris qualsiasi) e voleva farlo arrivare a supplicare, come era stato tentato di fare il Linguini quell’estate. Peccato che Vittorio fosse disposto a mettersi in ginocchio solo per pochi eletti. «drink? qualcosa da bere?» propose al geocineta, il braccio a cingere la sua vita e ad attirarlo verso di sé, mentre i denti si chiudevano gentilmente sullo shell of his ear. Premette il pollice un po’ più forte sulla sua hipbone, accarezzando la pelle lì attraverso il tessuto della camicia «ancora mi si rinfacci di non essere ospitale» or not, il Linguini era un tipo aperto a ogni proposta, bastava chiedere.
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  7. .

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    Vittorio Emanuele portava la tragedia nel sangue. Quale tragedia, direte voi. Era la maledizione a cui ogni italiano soccombeva, quella del fingersi morto per un determinato lasso di tempo e tornare in patria (leggasi: da mamma) a leccarsi le ferite. Lapo era sì tornato in patria, ma aveva preferito depositare le sue valigie nell’appartamento che si era comprato dopo il diploma. Non era comparabile al villone di famiglia situato in collina, ma essendo situato nei pressi della Gran Madre faceva il suo sporco lavoro. E sì, Lapo aveva pensato proprio a Piazza Vittorio nel prenderlo. Era in uno stato mentale migliore rispetto all’estate passata, e stava facendo del suo meglio per non cadere nuovamente nella stessa spirale. Era un equilibrio precario, delicato, ma lo stava facendo funzionare. Certo, lo stato attuale della Juve non aiutava ma meno ci pensava e meglio dormiva la notte. E fu proprio per pensiero, di certo non Wren che si avvicinava, a fargli portare il bicchiere alla bocca e a buttarne giù il contenuto. «Non so come funziona nel Bel Paese, ma qui da noi se non ti fai vivo per mesi poi, come minimo, ti tocca offrire da bere.» gli sorrise da dietro il vetro, un guizzo divertito a brillare negli occhi- ah, allora non si era dimenticato di lui. O dato per morto, che sarebbe stato più probabile visto l’andi che aveva preso il Linguini negli ultimi strascichi dell’estate. «sono stato impegnato» offrì come scusa, una a cui dubitava che avrebbe creduto. Non si era mai impegnato particolarmente per affinare le sue doti da bugiardo, solitamente bastava il suo bel faccino a deviare l’attenzione del suo interlocutore. «torino offre molti svaghi, dovresti venire ogni tanto» Lapo promoter sottopagato, stava facendo pubblicità a Torino da tutta la sua vita. Alla fine, era anche riuscito a convincere due poveri disgraziati che erano finiti con il visitare la Fiat. «Mi accontento di un drink — doppio, però, sei sparito per un sacco di tempo.» quello, glielo poteva concedere. Vittorio ignorò gli sguardi intrigati dei suoi amici, che a dire la verità erano poco più di una compagnia con cui usciva per scena- ma chi siete, literally. Si sporse verso uno dei ragazzi alla sua destra, le labbra a scivolare sul suo orecchio per riferirgli qualcosa. La scusa ufficiale era che c’era troppo rumore là dentro per sentirsi chiaramente, se poi -assurdo!- Lapo avesse provato un tiny smidge of something nel vedere Wren farsi diversi tipi e avesse voluto prendersi una piccola soddisfazione erano affari suoi. Come poteva biasimarlo, Lapo era fatto della sua stessa stoffa. «hai ragione, sono stato uno stronzo» il tono sobrio che aveva assunto era uno netto contrasto dall’atteggiamento gioviale che aveva tenuto fino a quel momento, ma nel menzionare i mesi passati erano affiorati alla mente ricordi particolari. Non da dimenticare del tutto, ma che di certo riportavano un retrogusto amaro in bocca. Non quel gusto amaro. Si sporse al bancone per rubare due drink da due vittime che si erano distratte per un momento, per poi porgerne uno all’Hastings con un occhiolino «doppio, triplo, quello che vuoi se offre la casa» sapete come si diceva in Italia: rubare ai poveri per dare ai ricchi. Non aveva idea di cose vi fosse dentro, ma fino a che conteneva alcol il Linguini non era troppo schizzinoso. Avrebbe aggiunto altro, ma fu distratto da quel maledetto infame di Wren, che evidentemente non aveva ancora capito un cazzo. Vittorio era una creatura debole e volubile, schiava ai propri desideri: era chiaro che lo sguardo gli cadde dritto sul petto scoperto. E vi indugiò per diverso tempo, prima di ricordarsi che gli era stata posta una domanda. Sollevò con tutta calma lo sguardo, la vergogna che l’avrebbe assalito mesi prima rimpiazzata dalla sua solita sfacciataggine «e quindi ho deciso che torino non offriva le stesse attrazioni» se prima pensava che l'interesse che provava per l'Hastings fosse frutto dell'assuefazione, stava cominciando a ricredersi. Quando si era in grado di mettere un pensiero dopo l'altro senza ingarbugliarsi, accadevano davvero magie. «potrei, e dico potrei, aver deciso che il cazzo non è così male» e tanto gli avrebbe detto, perché non aveva ancora abbastanza alcol nel corpo dall'approfondire quell'argomento. Però, dato che era pur sempre una piccola merda, fece in modo di succhiare la cannuccia un po' più forte. Così, magari coglieva l'hint.

  8. .

    vitt
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    Molte volte, la vita prendeva pieghe particolari. Alcune più inaspettate di altre, che nemmeno nei suoi sogni più selvaggi avrebbe potuto immaginare. Era una benedizione sotto mentite spoglie che Lapo vivesse la sua vita così passivamente, o sarebbe già stato travolto e spazzato via da quella tempesta improvvisa. E invece, ancora lì stava- un po’ più provato, <eroso dalla vita, ma per vostra sfortuna sempre vivo. Vittorio Emanuele era come i gatti, non solo aveva sette vite: cadeva sempre in piedi. O a gambe aperte, questione di prospettiva.
    Non era un santo, né si era mai proclamato come tale. Viveva per sbagliare, affondare passo dopo passo nell’Inferno di sua stessa creazione. Quindi, che avesse fatto l’ennesima cazzata non era una sorpresa per nessuno. L’entità di tale cazzata, tuttavia, non era da sottovalutare. E no, non aveva iniziato la sua personale missione di spargere sei figli nel mondo. Peggio! Gli piaceva il cazzo. Ma anche la figa. Il che era confusionario per qualcuno come Lapo, il cui mondo era o bianco o nero- e non perché fosse della Juve, ma che dite. Però come dicevano i saggi bianco che abbraccia il nero, forse in quelle parole si trovava la somma verità: nero + bianco = grigio. Ebbene sì, era dalle parole di Paolo Belli e dalla consulenza psicologica di Gin che Vittorio aveva realizzato di essere bisessuale. O qualcosa del genere, il mondo della lobby gay era oscuro all’italiano. E quella, signori e signore, era una delle tante ragioni che l’avevano portato ad allontanarsi da Wren. La sua spalla, il suo amico, una relazione che da chiara e con dei confini ben definiti (quando.) si era fatta sfocata e confusa con il passare del tempo. Sarebbe stata una menzogna ammettere di non essersi soffermato più volte del dovuto sull’ultima notte passata con l’Hastings, lasciato correre i suoi pensieri su quello che sarebbe potuto succedere. Era così fatto che gli avrebbe concesso qualsiasi cosa.
    Eppure non se l’era presa.
    E quello, contava qualcosa nel mondo del Linguini. Era così abituato alle persone che prendevano e prendevano, che non si fermavano nemmeno quando non era più coerente, che era quel territorio gli era sconosciuto. Il Linguini non era bravo ad elaborare emozioni troppo complicate, quindi il suo meccanismo di difesa era stato sottrarsi completamente dall’equazione. Peccato che, come avrebbe imparato da lì a pochi istanti, non poteva nascondersi per sempre.
    In fondo, Vittorio era una creatura abitudinaria, tornava sempre dove era stato bene- e quello includeva il Better Run. Era seduto su uno dei divanetti circondato da…non ne aveva idea, era una compagnia con cui era uscito un paio di volte, impegnato a bilanciare il suo negroni sul ginocchio. Dalle labbra pendeva una sigaretta accesa, lo sguardo cristallino posato su una figura poco distante. «ma porca puttana» un’esclamazione elegante, utilizzata per qualsiasi cosa ma soprattutto per manifestare: shock, panico, vago interesse. Non avrebbe dovuto guardare, la soluzione più saggia sarebbe stato alzare i tacchi e scendere al piano di sotto a mischiarsi alla folla. Eppure, non riusciva a distogliere l’attenzione dalla scena davanti a sé: Wren avvinghiato ad una figura indistinta, la lingua ficcata così in fondo alla sua gola da farle una gastroscopia. Wren, che portava una camicia quasi del tutto sbottonata, una collana d'oro a luccicare sotto le luci del locale. Pareva quasi un invito a far scivolare le mani dentro alla camicia, a saggiare quella pelle scoperta con la sua lingua. E invece rimaneva lì, lo sguardo a bruciare sulla figura dell'Hastings.

  9. .

    vitt
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    Vittorio Emanuele Maria Giancarlo Franco Linguini non conosceva la definizione del termine boundaries. Portava con sé quell’incoscienza e spensieratezza giovanile, nonché una visione peculiare del bro code. Certo che Lapo conosceva il bro code, era praticamente scritto nel suo codice genetico. Per l’italiano non c’era nulla di male di ritrovarsi nudo in una stanza con un altro uomo, dopotutto non era normale confrontare i birilli nelle docce dello spogliatoio? Era un rito di passaggio, qualcosa a cui nessun uomo poteva sottrarsi, e seppur dire che ci fosse abituato era estremo…non era insusuale per lui. Quindi no, all’inizio non ci aveva trovato nulla di strano nel vedere il Case in tutta la sua gloria. E comunque, per la cronaca, pensava di avercelo più grande lui questioni di orgoglio e proprità. Non c’era nulla di cui verognarsi, si trattava di un threesome! Lapo amava i threesome, così fan che era sempre il primo ad offrirsi quando percepiva che la serata stava prendendo una certa piega. E poi, si trattava sempre di passarsi la tipa, quindi non c’era nulla di male. «La tipa?» eh. la tipa. Lapo era ancora mezzo hungover dalla sera prima, con un mal di testa bestiale alle porte e il bisogno impellente di dirgersi verso il primo cesso, non era difficile dedurre che in quel momento non stesse connettendo molto. «Devo dirti, non ricordo ci fosse qualcun altro qui, stanotte.»
    AHAHAH….
    hahah….
    ha ha….
    Cosa.
    Ma porca di quella puttana cosa.
    Ma che cazzo voleva dire. Aveva sentito male? Cercò di non farsi prendere dal panico, di scavare nel suo cervello di merda per qualche ricordo della sera prima, senza trovare niente. Qualcosa si ricordava, ma nulla di utile se non lui che ci provava con lo sconosciuto davanti a sé. Il che non provava niente, stava chiaramente cercando di farsi offire un drink- nonostante fosse ricco, sì. Era una merda, ma almeno he looked good while doing it.
    Ma soprattutto, perché si sarebbe dovuto fidare di uno sconosciuto? Ok che, a livello fisico, i segni di una scopata decente c'erano ma stava davvero cercando di ignorare l'ovvio fortissimo. Manifesting and all that shit, you know? «cioè, quindi io e te?» si rifiutava di elaborare, era già umiliante doverlo dire ad alta voce. Lapo poteva sembrare più o meno -meno- composto all'esterno, ma all'interno era nel mezzo di una crisi isterica. Stava bestemmiando in cinque lingue diverse, si stava strappando i capelli, ridendo istericamente. Perché che cazzo, ma com'era possibile? Non gli piaceva nemmeno il cazzo. Era brutto esteticamente, buono solamente ad essere infilato in un buco. Non poteva immaginare che lui- cristo dio e tutti i santi, pregava davvero forte di averlo solamente preso in culo. Davvero il male minore. Non doveva nemmeno vederlo nel mentre. Poteva immaginare che non fosse successo. E se gli fosse piaciuto? No, impossibile, blocked. A lui? A LUI???? Non esisteva, non era stato cresciuto in quel modo....depravato. «da uno a molto quanto ero fatto? o ubriaco, same thing» conoscendosi? Both. Ne aveva fatte di stronzate mentre era fuori di sé, ma mai di quell'entità. (Peggio.) Forse era il momento di diventare sobrio. «cristo non ci voglio credere» e se, finalmente, affondò il volto nelle mani per lasciarsi andare a un grido afono erano solo affari suoi.

  10. .

    vitt
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    Ma come osava l’Hastings anche solo pensare di abbandonarlo per il buttafuori. Buttafuori che, per inciso, non gli era piaciuto dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lui. Sia per i modi di fare da borghesotto di provincia -sì, perché ai club altolocati di Torino che frequentava Lapo non si sarebbero mai permessi di trattarlo in quel modo- che per l’aspetto poco curato. Non pensava che quello fosse il tipo di Wren, ma era anche vero che il tipo di Wren era qualsiasi umano con un battito. Troppo noi amo, con la differenza che il Linguini aveva una spiccata preferenza per la figa. Sempre meglio ricordarlo, perché sentiva che quel costume da Britney (no, non Rosberg) poteva essere fraintendibile. «Fai sul serio?» gASP! Il Linguini era un uomo di parola, non si tirava mai indietro a una sfida. Poi figurarsi quando era strafatto e a malapena riusciva a connettere i due neuroni rimasti. «certo fra, non mi chiamo mica romolo» così, era sempre un buon momento per infamare il cugino, ciò che non sapeva non poteva fargli del male. «mi dispiace per te ma verrai disintegrato dal sottoscritto» Lapo lasciò cadere lo sguardo sulla figura dell’Hastings, non potendo fare a meno di notare la sua disinvoltura nel portare abiti da donna o il fatto che fosse venti volte più sciolto di lui. Ma non importava, perché al momento Lapo sentiva di poter scalare il Monte dei Cappuccini. Invincibile. Non esisteva competizione che il Linguini non potesse affrontare, non quando era così esperto di donne. Non era la stessa cosa? Non aveva avuto abbastanza allenamento nell’osservare le loro movenze? Lapo sentiva l’adrenalina e l’eccitazione montare nel sangue, la prospettiva di stracciare Wren così allettante. Poco importava che, nonostante quello che gli dicesse la sua voce interiore, avesse ben poche chance di vincere- l’importante era vivere nel momento, gustarsi l’umiliazione di Wren. Gli voleva bene ma era la sua vendetta per averlo conciato così. Era troppo su di giri per dare peso alla pelle d'oca che il respiro dello special causò quando si avvicinò al suo orecchio, perché in caso contrario sarebbe stato oggetto di un'introspezione per cui non aveva né tempo né self-awareness «Lap(o) dance o pole dance? C’è differenza.» lo stava mettendo alla prova? Credeva che non fosse capace di fare una Lapo dance da urlo? E avrebbe avuto ragione, ma ormai era questione di principio. Gli aveva proposto di sfidarsi nella sua specialità, non poteva tirarsi indietro. Prese della distanza tra i loro corpi, così che l'Hastings potesse vederlo in viso «lap(o) dance, dici?» sollevò un sopracciglio, le labbra a piegarsi in un sorriso malizioso. Si lasciò cadere sulla poltrona posta dietro di lui, spalancando le gambe e invitando il ragazzo a farsi avanti con un gesto della mano «fammi sognare, baby» non aspettava altro, ma anche Elisa che vuole dormire.
    Lapo, tra qualche minuto: ma questa non è la Lapo dance.

  11. .

    vitt
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    In fondo, Britney Spears in versione scolaretta sexy non era il peggior costume che potesse trovarsi addosso. Quello che Vittorio avrebbe voluto evitare era di chiedere aiuto a suo cugino, che avrebbe spifferato tutto ai cugini non appena avrebbe messo piede fuori dal negozio. Non si illudeva nemmeno di tenere quel segreto per più di cinque minuti, il suo destino era stato segnato inesorabilmente ormai. Sapeva che Wren aveva buone intenzioni, ma ciò non toglieva che il Linguini avrebbe trovato il modo di metterlo in una situazione altrettanto compromettente. Beh che, ad essere onesti, ci riusciva benissimo da solo. Vittorio era preoccupato che la sua scelta di abbigliamento non avrebbe suscitato particolare successo tra le tipe, ma non era come se avesse davvero scelta. Si chiedeva se le ragazze sarebbero state vestite da uomini, perché in quel caso……gli sembrava abbastanza gay toccare la coscia di una ragazza vestita da uomo. O almeno, un suo bro gli aveva detto qualcosa del genere anche se il serpeverde era rimasto momentaneamente interdetto. Forse non frequentava esseri troppo brillanti. A tal proposito «sei proprio bella» non lo so Rick, mi sembra falso. Ma Lapo annuì comunque, perché un complimento non si rifiutava mai, l’importante era aggiungere le parole magiche: «no homo bro» beh che Wren era un po’ homo, ma non siamo certi che Lapo lo sappia. Non si sa bene come, ma Vittorio riuscì ad eseguire una smaterializzazione con i fiocchi, o almeno che non finì in tragedia. Una volta a BeiBastioni avevano dovuto recuperare il braccio di un suo compagno…….ma niente di serio, e poi era francese quindi se lo meritava di base. Sentiva di meritarsi una ricompensa, e Wren sembrò quasi leggergli nel pensiero quando gli offrì una canna. Ecco perché erano amici: due anime gemelle. «cannetta?» «zì mi hai letto nel pensiero» che non era difficile, perché solitamente la scelta ricadeva sulla droga, la Juve o le tette delle tipe. Era un uomo semplice, il Linguini. Dopo la breve pausa cannetta, il serpeverde poggiò una mano sulla spalla dello special, rivolgendogli un -sì te lo becchi unfiltered come i miei pensieri al momento- toothy grin «e ora ci spacchiamo ammerda». Un po’ come the blind leading the stupid, Vittorio iniziò a herdare l’Hastings verso l’entrata del Better Run. «dici che il socc ci stava privando con te?» domandò genuinamente confuso a Wren, dopo che entrarono all’interno del locale. Gli sembrava di aver captato delle occhiate non esattamente discrete, ma non era un esperto nel corteggiamento oMoSeSSuaLE. Lapo non era mai stato in quella discoteca quindi…..fu una sorpresa quando notò delle persone semi nude danzare sui pali. Non era certo se fossero ballerini o gente random, ma qualcosa nella suo piccolo cervello gli urlava che DOVEVA ASSOLUTAMENTE PROVARE. E fu la stessa cosa che disse al suo compagno, ma dato che era pur sempre una persona competitiva aggiunse «ti sfido a una gara di pole dance. chi perde offre per stasera» inarcò entrambe le sopracciglia, gli angoli delle labbra a curvarsi in un sorriso malizioso «ti conviene vincere» per il bene del suo portafoglio.

  12. .

    vitt
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    Vittorio Emanuele non aveva ben capito cosa stessero festeggiando, troppo perso tra i meandri della propria prigione mentale per comprendere a pieno quello che i suoi concasati avevano organizzato. L’avevano trascinato in una delle tante discoteche che Londra aveva da offrire con la scusa di festeggiare il diploma, o forse era il compleanno di qualcuno, ancora non l’aveva capito. Il Linguini sapeva solo che gli serviva una distrazione dopo la sua rottura, di ritornare alle vecchie abitudini così da reclamare il Lapo che si era perso per strada durante quei mesi. Era svaccato su un divanetto qualsiasi, circondato dalle stesse facce di cazzo che avevano accompagnato il suo ultimo anno ad Hogwarts, e in quel momento Vittorio realizzò che era quello il suo posto. Un sorriso pigro si fece strada sul suo volto, la mano a scivolare dallo schienale del divanetto alle spalle di una ragazza (castana, decisamente castana) e la labbra a sfiorare il suo orecchio quando si avvicinò per parlarle. Non aveva registrato quello che le aveva detto, già fin troppo ubriaco di qualsiasi cosa avesse nel bicchiere, ma la ragazza aveva riso per poi trascinarlo in pista. Una volta la prospettiva di avere una ragazza a strusciarsi su di lui sarebbe stata allettante, praticamente la norma, ma più la sconosciuta continuava e più Lapo voleva tirarsi indietro e attaccarsi al collo di una bottiglia. Almeno quello sarebbe rimasto sempre il suo safe space. Che cazzo gli stava succedendo. Forse era l’alcol ad amplificare tutte le emozioni, a renderle così ingestibili che dovette spintonare la tipa pur di togliersela di dosso e ritirarsi in fondo al locale. Sarebbe potuto tornare da quelle teste di minchia dei suoi amici, ma probabilmente l’avevano già abbandonato in favore di infilare la lingua giù per la gola di qualcuno. Cercò di non pensare a cosa fosse successo l’ultima volta che era stato lasciato da solo in una discoteca, ma una volta che i suoi pensieri avevano virato in quella direzione era difficile non spiraling. Si guardò intorno in cerca di una distrazione, qualcosa che lo facesse sentire meno Vittorio e gli togliesse ogni pensiero coerente. Si tastò le tasche dei pantaloni, trovandole prive di quello che era il suo solito assortimento di droghe. Imprecò ad alta voce, i suoi ultimi due neuroni a ricordargli di averle lasciate a Mark poco prima, senza mai più riprendersele. Non sapeva nemmeno lui cosa lo spinse ad avvicinarsi a uno sconosciuto che era chiarmemente impegnato in altre attività. Forse perché aveva dei gran bei pettorali, e delle braccia che erano il doppio delle sue, pensieri che mai si sarebbe permesso non fosse stato in quello stato ma che non toglieva fossero suoi. «ehi, hai qualcosa?» warning per la prossima volta: mai chiedere agli sconosciuti se abbiano della droga, perché potresti trovarti la loro lingua in bocca. Successe troppo velocemente perché i (poveri) riflessi del Linguini potessero impedirgli di inciampare nelle braccia del ragazzo, troppo sorpreso dal suo approccio per opporsi a quello scambio.
    E sì, era vero che alle volte anche i migliori inciampavano, ma la corona rimaneva comunque salda sul loro capo.

    Vittorio aprì gli occhi, e per qualche secondo si permise di crogiolarsi in quella che sarebbe stata la calma prima della tempesta. Era ancora stordito dallo stato di dormi-veglia in cui si trovava, il soffitto a contorcersi e a distendersi sopra di lui. Non gli sembrava familiare, ma forse era il suo cervello a giocargli brutti scherzi: non sarebbe stata la prima volta. Rovistò tra i ricordi della sera prima in cerca di una spiegazione, un punto da cui riprendere e tracciare il percorso che lo aveva portato fino a quel momento ma si ricordava ben poco. Di certo non una novità per il Linguini, non quando sapeva già cosa aspettarsi. Con tutta probabilità la serata si era conclusa con un Lapo accompagnato dalla ragazza di prima, il braccio attorno al suo fianco e le labbra troppo occupate ad esplorare la sua pelle per preoccuparsi di dove stesse andando. Un motel, probabilmente, qualcosa che lo riempiva di orrore e disprezzo ma che era troppo fuori di sé per protestare. Aveva ricordi confusi della sera prima, ma era sicuro di non aver lasciato la discoteca da solo, quindi c’era una sola spiegazione per quel risveglio peculiare: aveva fucked up di nuovo. Pregò Dio -ora che aveva vinto la Cocomeri gli toccava essere cristiano- di non essersi invischiato in niente che ricordasse vagamente la sua ultima storia, maledicendosi per essersi lasciato sviare così facilmente. Sospirò, arrendendosi al fatto che non poteva cambiare il passato, passando una mano sul volto per cercare di stropicciare il sonno dagli occhi. Aveva bisogno di un’aspirina, e di una piscina worth di acqua. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con i postumi di qualsiasi cosa avesse assunto, e avrebbe preferito farlo nel suo letto. Il suo bel letto pulito, non quella merda su cui era sdraiato al momento. «buongiorno, principessa» Vittorio si irrigidì, il capo a voltarsi lento verso la voce. Decisamente più rauca e profonda del solito, quasi maschile avrebbe azzardato il Linguini. Quando incrociò lo sguardo del ragazzo ne ebbe la conferma, anche se avrebbe tanto voluto sbagliarsi. Lapo si ricordava molto poco della sera prima, e per un momento un sentimento simile al panico, pura e viscerale paura, gli strinse lo stomaco in una morsa soffocante. E poi il genio, l’illuminazione: Vittorio era di nuovo finito in una cosa a tre, solo che quella volta la componente femminile doveva essersi defilata. Non che quello spiegasse certi dolori che aveva sentito nel mettersi seduto sul letto, ma doveva essere il suo corpo a star avvertendo i primi acciacchi- di certo, un materasso così cheap non aiutava. Non si sprecò a ricambiare il saluto dello sconosciuto, troppo occupato a cercare di scappare ora che aveva notato la sua nudità. E insomma, era strano essere nudi quando si era in compagnia di un altro uomo, ancora qualcuno poteva farsi idee strane. «spero tu non mi chieda soldi, non ho niente appresso» fu solo allora che Lapo si degnò di rispondere, leggermente offeso dalle insinuazioni del tipo. Alzò un sopracciglio, una smorfia sul viso che verteva sul disgustato «perché dovrei? non sono un barbone» meglio mettere subito le cose in chiaro. «hai visto le mie mutande in giro?» Lapo, sveglio da approssimativamente due minuti: are you serious, man. Ne approfittò per alzarsi ora che Coso si era preso la libertà di togliergli la coperta di dosso (rude, incredibilmente rude) incurante del fatto che fosse nudo quanto il ragazzo. Sì, era strano essere in quello stato insieme a un altro uomo, ma al momento aveva shiftato il suo mindset in modalità survival. E poi aveva visto tanti cazzi in palestra, non si sorprendeva più di niente. «è già tanto se trovo i miei di vestiti» il Linguini si lasciò scappare a denti stretti, costretto a poggiare una mano sul muro per reggersi mentre la testa gli girava. Gli sarebbe tanto piaciuto vomitare, ma non gli sembrava il momento. Fu felice di scorgere le sue mutande abbandonate vicino ai piedi del letto insieme ai pantaloni, perché voleva dire essere un passo avanti al recuperare la sua dignità- o forse era troppo tardi per quello, ma non poteva ancora saperlo. Una volta che si mise i suoi boxer prese i pantaloni in mano, notando che non sembrava più esserci il portafoglio nelle tasche. E sapete cosa voleva dire? Niente più autografo di Dusan: UN SACRILEGIO CHI AVEVA OSATO FARGLI QUELLO. «senti, che fine ha fatto la tipa?» si rivolse a Coso cercando di non farsi prendere dal panico e dalla rabbia, tentando già di ripercorrere i suoi passi per cercare di capire cosa fosse successo ai suoi averi. Non che pensava di avere successo, ma poteva illudersi di essere utile. Magari la tipa del threesome era cleptomane, che ne sapeva lui.

  13. .
    ↳ prima utenza: cocaine/doll
    ↳ nuova utenza: coca&chill
    ↳ presentazione: so true bestie
    ↳ role attive: STRATEGIA!
    amos: the gang throws a party (bonus paris) [18.08]
    sin: feelings are fatal [20.08]
    ake: before we drift away [19.08]
    sersha: the gang throws a party [19.08]
    kier: the gang throws a party [19.08]
    shiloh: sure, yeah, no probs, whatever [21.08]
    will: five more hours 'til the night is ours [29.08]
    ryu: don't think about it [01.09]
    gay: tell it to my heart [04.09]
    ↳ ultima scheda creata:sinclair hansen (18.08)

    citazioni%2Bimprobabili%2Blapo%2Belkann
  14. .

    vitt
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    Sono successe cose che voi mortali nemmeno potete capire, un po’ perché nessuno era sobrio per scriverlo e perché a Lapo era salita la botta. Ma si era ripreso! Non così tanto, ma abbastanza da non pensare in haiku e a professare unicamente il suo amore per l’Amaretto ™ per cinque righe. I cugini, che erano infami come al solito, avevano approfittato del suo stato del frapporlo tra un drink e la maglia della Roma di Romolo. Come se fosse più preziosa della sua camicia di Ralph Lauren, ma guarda te questo. Usarlo come scudo umano fu più facile del solito, già barcollante di suo, se non fosse stato per un errore clamoroso: gli avevano lasciato le mani libere. Al sentirsi sballottato in giro, il braccio del Linguini scattò al suo fianco per avvolgersi attorno alle spalle di Ciruzzo, usandolo come sostegno. Nell’attirarlo a sé, Lapo finì per mettere in mezzo anche il cugino, così che tutti e due ricevettero il drink addosso. «c’est la vie» il biondo si strinse tra le spalle con un’espressione che non pareva affatto dispiaciuta, per poi togliersi la camicia infradiciata. La lanciò dietro di sé, senza tanta cura dell’indumento che aveva millantato come prezioso. Vittorio non ebbe il tempo di flexare, subito richiamato all’attenzione dal gioco di uno dei Freaks. Bartolomeo, forse? Lapo si sedette in cerchio, osservando il tabellone e il sacchetto con i nomi senza capire davvero. Non leggeva davvero cosa ci fosse scritto, quindi si fidò dei cugini quando gli dissero che doveva scambiarsi vestiti con Fitz. Probabilmente non avrebbe dovuto dare retta ai cugini, ma in quel momento aveva passato il neurone a Lux. «ma nudo?» eh, lui chiedeva per sicurezza. Un po’ fu sollevato quando gli riferirono che no, non dovevano spogliarsi, perché appunto: Lapo triggered dalle bionde. «tu sei il re di Torino, giusto?» oh my, la sua reputazione lo precedeva. «the one and only» accennò alla sua migliore imitazione di un inchino, perché cos’era la dignità quando avevi più droga che sangue in corpo on the daily. «la corona è pacchiana, quella la lascio a mio cugino emanuele» non Emanuele di Roma, per intenderci. Dubitava che la Fitzgerald comprendesse le complessità della linea dei Savoia, ma era sempre un buon momento per insultare il suo (non) cugino. Adocchiò i vestiti della ragazza con un cipiglio, decidendo che se Ciurzzo e Lux (ma anche Lollo con la maglia della Roma.) potevano andare vestiti in giro……così, di certo non sarebbe stato troppo strano vedere un altro Linguini in abiti discutibili. Non aveva molto da togliersi, se non dei semplici jeans neri e un paio di Vans ai piedi. No, non come una basic qualunque, piuttosto come qualcuno che conosceva il valore dell’eleganza e di un classico intramontabile. Scambiò i pantaloni con il corpetto e la gonna di Fitz, portandoli davanti al volto per studiarli qualche momento. Non era convinto che gli sarebbero stati, ma in fondo pesava trenta chili da bagnato quindi poteva provarci. Si infilò il corsetto con facilità, nonostante dovesse farsi aiutare da qualcuno (chi) per zipparlo e nemmeno si chiuse del tutto. La gonna fu più difficoltosa per un paio di motivi, primo fra tutti la differenza di altezza tra lui e la special: pareva più un fazzoletto, che una gonna. Ma come faceva Ciruzzo? Fosse stato il Linguini più in vena di cazzate, avrebbe offerto una giravolta ai presenti per mostrare loro il suo outfit, ma non era nel mood. «sembri una bambolina» «grazie?» non era sicuro fosse un complimento o meno, Vittorio era troppo abituato a rifugiarsi nella mascolinità tossica per apprezzare un outfit del genere.
    Al vedere la ragazza che si avvicinava, Lapo fece un passo indietro, trovandosi con le spalle al muro dato che, ripeto, trigger bionde. «pronto a quel bacio?» la scrutò per un momento per decidere il da farsi. Un bacio a stampo era da pezzenti, quello in fronte lo lasciava a sua nonna….ma che palle gli pesava troppo pensare. «vabbè. io vo’» annunciò, posando una mano sul volto della ragazza e facendo scivolare le labbra sul collo della ragazza, posando un bacio appena sotto la mandibola. Non indugiò più di quanto fosse strettamente necessario, sperando che prima o poi Fitz lo avrebbe liberato dalla sua gabbia yuri.



    lapo: fa bagnare ciruzzo, si toglie la maglia e fa le sue pentienze

    (paris) 6
    (sersha) 9
    (lapo) 5

    i'm good (blue) - david guetta, bebe rexha (lia la odia quindi mi sembrava doveroso. ERETICA)
    hold me closer - elton john, britney spears (questa ve la regala una deadpan sersha)
  15. .

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    • merry crisis
    Lapo.
    Lapetto.
    Vittorio Emanuele di Savoia.
    Una vittima della lobby gay, delle catene delle relazioni stabili, della gabbia della vita. A momenti anche dei laboratori, ma quella l’aveva scampata. Le aveva passate tutti negli ultimi mesi, ma ne era uscito più forte, o almeno era ciò di cui si era convinto.
    Ma facciamo un recap per chi si è perso l’ultimo episodio della bizzarra vita di Vittorio.
    Era stato un anno difficile per il Linguini, soggetto alle continue pressione dei cugini per farsi bocciare e rimanere con loro per sempre, la pressione da parte dei genitori di eccellere nonostante non sapesse dove sbattere la testa. La decisione di cosa fare dopo il diploma, i MAGO superati con un voto che non lo soddisfaceva ma che si sarebbe fatto andare bene. Si era persino fidanzato con una ragazza -Madelaine Hopper- ma aveva presto capito che non era cosa per lui, fin troppo spaventato di legarsi con qualcuno fuori dall’occasione rapporto carnale. Non era fatto per le relazioni stabili, se n’era reso conto troppo tardi, quando si era svegliato nel letto della Hopper per la terza settimana di fila e aveva realizzato che si era trasferito lì. Probabilmente era stato troppo fatto quando glielo aveva proposto e aveva accettato tanto per provare qualcosa di nuovo, tutto pur di evitare di tornare a casa sua. Presto si era sentito soffocato dalle attenzioni della ragazza, dalla monogamia che a un ragazzo come lui stava stretta, dalle voci che gli gridavano che non era abbastanza, che non sarebbe stato mai abbastanza per nessuno. E allora perché provarci? Non aveva senso iniziare una storia se sapeva che la fine sarebbe stata segnata da un urla che scuotevano le pareti e porte sbattute. Vittorio Emanuele non era un cattivo ragazzo, anzi, le aveva fatto un favore a mollarla prima che le loro vite si intrecciassero ulteriormente.
    E poi una sera, troppo ubriaco e imbottito di droghe per usare quel poco raziocino che possedeva, era finito a letto con un uomo. Non era la prima volta che succedeva, ma di certo era la prima che accadeva con un uomo. Vittorio non era gay, non era come loro, coloro che salivano sui carri e sfilavano fieri di essere LGSAMSUNG+. No, quello di Lapo era stato uno stupido errore, nemmeno si ricordava cos’era successo, se gli fosse piaciuto o si fosse lasciato trasportare dal flusso degli eventi.
    Forse avrebbe dovuto smettere con la droga.
    Nah, sbatti,
    Per quanto quella notte continuasse a indugiare degli anfratti più oscuri della sua memoria, aveva deciso che nulla di tutto ciò fosse successo. Era partito con i cugini e sua sorella per Canosa a testa alta e un ghigno pigro come il buon vecchio Lapo di sempre, non proferendo parola degli ultimi tre mesi a nessuno. Dopotutto, Vittorio era il tipo di persona che piuttosto che condividere le proprie angosce avrebbe preferito spararsi in bocca. Per fortuna, l’estate a Canosa l’aveva aiutato a cancellare ogni ricordo della passato che si era lasciato alle spalle, rimpiazzato dalla raccolta di pomodori sotto il sole ustionante e dalla vecchia Orietta che lo minacciava con il mestolo di legno.
    Lapo avrebbe fatto a meno di tornare in Inghilterra, ma era stato trascinato dai cugini fin troppo entusiasti di sbronzarsi e festeggiare l’anno appena trascorso. E che poteva fare il Linguini se non farsi trascinare dalla folla? Per quanto nell’ultimo mese avesse cercato di astenersi dal bere fino al più totale blackout, non era un uomo così forte da rifiutare alcol gratis. «quindi, se volete venire qui, ho una cosa per voi» Lapo osservò di sottecchi il Barrow, restando con le spalle appoggiate al muro e una birra in mano. Non aveva mai avuto una considerazione troppo alta dei Freaks, cazzo di reietti che non erano altro, psicopatici ai quali era meglio non avvicinarsi troppo. L’unica cosa buona erano le loro feste, per il resto il Linguini era felice di non associarsi con loro. «chi porta la corona potrà decidere di far fare agli altri quello che vuole» alzò un sopracciglio alle coroncine che Barrow stava distribuendo, grato di essere rimasto fuori da quella messa in scena. No grazie, aveva speso troppo tempo a sistemarsi i capelli per permettere a una tiara di plastica di rovinarglieli. Si voltò verso i Linguini, che sperava fossero con lui e non lo stessero snobbando, le labbra a curvarsi in un ghigno e una scintilla maliziosa a brillare nello sguardo «che ne dite di uno shottino? anche se dubito abbiano roba buona come-» oh mio dio, ma Vittorio aveva visto bene? «l’amaretto di torino» sussurrò strabiliato, il cuore a perdere un battito. Forse voleva un po’ più bene ai Freaks da quel momento.



    parla con i linguini (ma chi), propone uno shot

    Canzone: BABY GODDAMN - Tananai
23 replies since 28/1/2020
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