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.I give it all my oxygen,
so let the flames begin ©samael 'sam' moriarty29 | medium | cheater | canon: turo hendrickson SPOILER (clicca per visualizzare)tipo che la prima parte di post l'avevo già scritta mesi fa per la festa ma non ho più postato......duh. quindi l'ho tenuta. e niente, ciao ake, scusa ake.. -
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so let the flames begin ©samael 'sam' moriarty29 | medium | cheater | canon: turo hendrickson Se Samael fosse stata una persona migliore, avrebbe fatto la cosa giusta e detto la verità ad Ake già da un pezzo.
No, anzi: se fosse stato una brava persona non avrebbe proprio dato via a quell’affare illecito, e non avrebbe cercato conforto tra le braccia del Monrique più spesso di quanto non lo cercasse tra quelle della moglie.
Ma non lo era, una persona migliore — non lo era mai stato.
E non lo sarebbe diventato a quel punto della sua miserabile vita.
Avrebbe voluto provare tristezza nei confronti di Akelei, per il modo ignobile in cui la stava facendo soffrire senza che nemmeno lei lo sapesse, ma non la trovava: non aveva un briciolo di rimorso e non riusciva a non nascondersi dietro stupide scuse che giustificassero quel comportamento.
Aveva tanti, troppi difetti e la mancanza di onestà era forse il peggiore; non lo era nemmeno con se stesso, figurarsi se poteva trovare in sé la forza di esserlo con gli altri, anche quando “gli altri” era una moglie apprensiva e che nei suoi confronti non aveva mai sbagliato nulla.
Una moglie che persino in quel momento, stanca e chiaramente triste di esser stata abbandonata ad una festa dove nessuno dei due voleva presenziare, era accucciata davanti a lui e lo osservava con aria preoccupata ma dolce, domandandogli se avesse bisogno di nulla.
Faticava a metterla a fuoco, tra sonno e sbronza, e dubitava fortemente che la cosa passasse inosservata alla signora Mortiarty. Chissà se si era mai sentita davvero a suo agio in quelle vesti.
Glielo chiese, perché a quanto pareva non aveva alcun genere di filtro quella sera.
Socchiuse gli occhi quando la mano delicata di Ake passò sulla sua fronte, e si lasciò sfuggire un lamento quando la sentì tirare via: era egoista da parte di Sam pretendere che la lasciasse lì, che continuasse ad offrirgli un amore che non si meritava, ma lo voleva.
O almeno così credeva.
Era certo che il suo problema fosse la mancanza di amore, di un certo amore, e che quel vuoto incolmabile non sarebbe mai riuscito a riempirlo, nemmeno in cent’anni di vita. Non che Sam sperasse di campare altri cento anni, che il cielo gli fosse vicino! Già sopravvivere per ventinove anni gli era sembrato estremo: passare l’eternità a combattere con i fantasmi del passato (non in maniera metaforica nel suo caso) era l’ultimo dei desideri del Moriarty.
Ancora una volta, tentò di posare le iridi ghiaccio sulla figura della moglie ora che aveva capito fosse lì in carne ed ossa e non frutto della sua immaginazione. «cos’è che devi fare? magari ti posso aiutare» Poteva aiutarlo? No, quasi certamente era quella la risposta.
Voleva che lo facesse? Anche lì: non ne era certo.
Rimase in silenzio ad osservarla, la donna per cui, era inutile mentire, aveva provato sentimenti forti e innegabili; la donna che aveva scelto di raccogliere insieme a lui i resti di due vite disintegrate e tentare di rincollarli insieme per crearne una che fosse quanto meno vivibile. La donna che negli ultimi cinque annicredo cos’è il tempoaveva tenuto fede a quella promessa e l’aveva amato e protetto.
La donna che lui aveva scelto di tradire.
Non aveva nemmeno una motivazione valida che giustificasse quell’errore. Forse lei, Santa Ake, avrebbe persino trovato in sé il cuore di perdonarlo se quel tradimento non fosse diventato un vero e proprio rapporto extracongiugale. Se avesse ceduto una sola volta, magari, avrebbe potuto fare appello alla bontà di Akelei e chiedere il suo perdono; invece no, Samael era tornato da Ramon ancora, e ancora e ancora.
E forse non aveva voglia di smettere.
«Non lo so, te l’ho detto.» Tentò di sollevarsi per mettersi seduto, la testa tenuta pesante tra le mani e gli occhi fissi sul tappeto. Stava parlando ad alta voce, ma nella sua testa era come se parlasse con se stesso: metà delle cose che stava dicendo, probabilmente, se fosse stato lucido non le avrebbe mai dette.
Purtroppo o per fortuna, non lo era.
«L’ho detto anche a lui che non lo so. Forse dovremmo smettere di vederci -» lasciò la frase in sospeso, alzando grandi e velati occhi chiari sulla moglie. «Gli ho detto che dovremmo chiuderla qui perché non è giusto nei tuoi confronti, ma allo stesso tempo non so se è quello che voglio davvero.» Così, de botto, aveva appena confessato in maniera non troppo esplicita ad Ake che gli metteva le corna.
E non se ne era nemmeno reso conto.
Brutta storia (i drink corretti) l’alcolismo.. -
.akelei
Moriarty- sugar mommy
- telekinesis
- thirty-eight
- ex egaisson
Akelei lanciò un’occhiata verso le scale, pregando che le loro voci non fossero udibili dal piano superiore. Non era certa di avere la forza mentale per gestire due bambini quella sera, poteva solo pregare che il piccolo Tommy continuasse a dormire. Aveva fatto del suo meglio per cercare di dargli un’infanzia normale nonostante tutto, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era di renderlo partecipe di qualsiasi cosa stesse succedendo. La special non era conosciuta per essere particolarmente percettiva, ma persino lei poteva percepire la sofferenza appena sotto la pelle del Moriarty, tanti piccoli ripples che si espandevano sotto la superficie. «Non lo so, te l’ho detto.» le si strinse il cuore del petto a vederlo così, con le mani appoggiate nel grembo senza poter fare nulla per migliorare la situazione. Eppure, non voleva il suo aiuto, non l’aveva reso abbastanza chiaro in quegli anni? Peccato che Akelei fosse fin troppo testarda per lasciarlo in pace, aveva fatto una promessa e l’avrebbe mantenuta. Se non per lei, per un figlio che si meritava tutto quello che non aveva potuto dare ai suoi altri figli. «L’ho detto anche a lui che non lo so. Forse dovremmo smettere di vederci -» ok- ok fermi tutti. Akelei non aveva capito il gioco, si era persa nella trama che solo Samael conosceva. Ma suo marito non era lucido, aveva l’aria di qualcuno che avrebbe vomitato da un momento all’altro, quindi decise di non darci peso. Se non fosse stato che non smetteva di parlarne, come se fosse un demone che lo tormentava dall’interno «L’ho detto anche a lui che non lo so. Forse dovremmo smettere di vederci -» dio santo pandi mi sta salendo il rum mi scuso per quello che scriverò (mood perfetto per kier e nathan però). «Gli ho detto che dovremmo chiuderla qui perché non è giusto nei tuoi confronti, ma allo stesso tempo non so se è quello che voglio davvero.» Akelei non sapeva come reagire, se non rimanere a bocca aperta un’espressione del tutto perplessa in volto? Fece per sedersi accanto all’uomo, i muscoli delle gambe a bruciare per la posizione in cui era stata per fin troppo tempo. Non sapeva da dove cominciare, in primis perché se prima non aveva capito ora….aveva un sospetto che si stava facendo strada nel suo cuore. Avrebbe di certo giustificato il comportamento di Samael, la distanza che seppur ci fosse sempre stata non aveva fatto altro che aumentare negli ultimi tempi. «mi serve un bicchiere di vino» affondò il volto nelle mani, chiudendo gli occhi per qualche secondo. Voleva estraniarsi da quella realtà, fingere per un momento che quella non fosse la sua vita. Il peso sulle sue spalle continuava ad aumentare con il corso degli anni, la sua vita una matassa che ormai era impossibile da sbrogliare se non iniziando a tagliare gli intrecci più indomabili.Dovrei bere di più guarda come scrivo spedita un recordAlla fine decise che era troppo stanca per alzarsi e fare lo sforzo di tirare fuori il bicchiere, aprire il frigo e scegliere il vino….forse sarebbe sopravvissuta anche senza. «di cosa stai parlando?» era stanca dei giri di parole, del continuo danzare intorno a un problema che era cresciuto e cresciuto fino a che rischiava di soffocare entrambi. «lui chi? ramon?» non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, quindi optò per tenere il capo chino e lo sguardo sulle proprie mani. Non capiva se fosse la stanchezza, ma c’era un distinto tremore che non riusciva a mandare via. «sam, non dirmi che- non lo faresti, vero?» e se la sua voce si fece più roca, impastata, probabilmente Samael non l’avrebbe notato. Non lo faceva mai. Era così che funzionava tra di loro, no? Almeno, con i capelli che nascondevano il volto, non poteva vederla a un passo dal rompersi in mille pezzi. Perché anche se Akelei non era la persona più percettiva del mondo, poteva solo immaginare a cosa stesse alludendo suo marito con quelle parole.. -
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so let the flames begin ©samael 'sam' moriarty29 | medium | cheater | canon: turo hendrickson Perso com'era nei propri miserabili pensieri, Sam non reagì quando Ake si sedette accanto a lui, ma rimase invece fermo con la testa fra le mani e lo sguardo basso rivolto ad un tappeto che mai, da quando lo avevano comprato, era sembrato così interessante. Ne osservava ogni filo intrecciato, senza realmente metterne a fuoco la trama, i colori, la ruvidità; era solo un modo come un altro per lasciar vagare lo sguardo mentre i pensieri seguivano un corso del tutto diverso.
Pensava a loro, a Sam e Ake come entità distinte e separate; pensava alle loro vite prima che decidessero di tentare di ricostruirne una insieme, e alle ferite che si portavano dietro — avevano cercato di guarire anche quelle. Samael aveva fallito; quel tanto era evidente. Ma non poteva incolpare Akelei, non poteva, non quando aveva fatto tutto da solo: la donna non era stata mai meno di perfetta, in quegli anni, sincera e onesta nei confronti del medium che, al contrario, non le aveva mai confessato tutta la verità. Le aveva detto che William non fosse più rintracciabile, quando in realtà era lui che lo chiudeva fuori per la vergogna — e per la paura: se l'altro avesse saputo ciò che Sam stava combinando, ciò che stava facendo ad Ake, probabilmente l'avrebbe posseduto e fatto ammazzare con le sue stesse mani. Poco ma sicuro. E non le aveva neppure detto di non aver mai smesso di cercare, ancora e sempre, due occhi verdi nella folla, un sorriso che l'aveva fatto cadere non in una, ma in ben due vite, braccia forti in grado di sorreggerlo e supportarlo e ancorarlo; un amore che, per quanto Sam si fosse sforzato di ritrovare in Ake, non aveva mai più provato. E ovviamente no: non le aveva detto di Ramón. Era stata una debolezza, un errore — ripetuto innumerevoli volte fino a che non era diventato un bisogno. Non c'era, tra i due, l'affetto che c'era tra i Moriarty; ma allo stesso tempo tra i due coniugi non c'era la stessa sintonia che c'era tra medium e scrittore. Erano due mondi distinti e separati: da un lato Sam aveva stampato a fuoco il ricordo di una vita che non avrebbe più riavuto indietro e un sorriso dolce che si offriva di aiutarlo a superare anche quella; dall'altra aveva la possibilità di dimenticare ogni problema e, almeno per un paio di ore, vivere smettendo di vestire i panni di Samael Moriarty. Due debolezze a cui Sam, esattamente come l'alcol, non riusciva a rinunciare.
Non avrebbe mai lasciato Ake perché, nonostante tutto, a modo loro, si amavano, e Sam amava il loro figlio e diamine, si era affezionato persino alle ragazze; ma non avrebbe nemmeno voluto rinunciare alla pace mentale che riusciva a trovare quando stava con il Monrique.
Né avrebbe rinunciato al torpore donato dall'alcol — ad ognuno i propri maledetti coping mechanisms. Aveva bisogno di tutte e tre le cose per andare avanti, ed era abbastanza egoista da non rendersi conto di quanto sbagliato fosse nei confronti di tutti, Ake per prima.
La stessa Akelei che, seduta accanto a lui, aveva affondato a sua volta il viso tra le mani e aveva mormorato un «mi serve un bicchiere di vino» al quale Sam aveva risposto, prima ancora di rendersene conto. «anche a me» una necessità impossibile da negare, nonostante sentisse lo stomaco sottosopra per tutti quelli bevuti alla festa — se avesse avuto una bottiglia di Jack tra le mani, in quel momento, avrebbe fatto fuori anche quella senza battere ciglio.
Ma Ake non si mosse per andare a prendere il vino, e Sam non si fidava abbastanza delle sue gambe per fare da sé. “Niente vino quindi”, pensò distrattamente, alzando la testa e posando lo sguardo sulla moglie. «di cosa stai parlando?» eh, si stava giusto domandando la stessa cosa — con l'aggiunta di un doveroso perché ne stai parlando. Non avrebbe voluto, non avrebbe dovuto.
Così come non avrebbe dovuto rispondere alla domanda di Ake, ma lo fece. «lui chi? ramon?» Annuì lento, occhi fissi sul profilo della bionda ma mente nuovamente rivolta al Monrique. Dopotutto, poteva andare peggio, pensò — c'era sempre qualcosa ben peggiore nascosta nell'angolo, in attesa di colpire.
«sam, non dirmi che- non lo faresti, vero?» A quel punto sospirò, reclinando la testa e poggiandola sui cuscini del divano alle sue spalle. Davvero Ake lo reputava una persona che non fosse in grado di fare una cosa del genere? Lo credeva una così brava persona?! O voleva solo proteggere se stessa, con quella speranza?
Socchiuse le palpebre, passando entrambe le mani sul viso. Nonostante la sbronza, sentiva di avere un minimo di controllo in più sulle proprie parole, ma non abbastanza da filtrare l'ennesima verità e trasformarla in una mezza bugia — ora che il vaso di Pandora era stato scoperchiato, non c'era più motivo di mentire. In qualche modo, Sam si sentiva sollevato.
«sì, parlo di Ramón» di chi altri, sennò? dei fantasmi (non metaforici) del passato, avevano smesso di parlarne entrambi da un pezzo — ma Sam li teneva ancora molto vicini al cuore, specialmente uno. Un sorriso amaro si allargò debolmente sulle labbra secche, il profilo si una risata poco sentita a scivolare impudente fuori da esse: rideva di se stesso, Samael, e della persona miserabile che era diventato. «e invece» l'aveva fatto. E rifatto. E rifatto ancora. «è stato uno sbaglio,» era ancora sotto l'effetto della pozione sciolta nello champagne, non poteva mentire; ed era abbastanza sbronzo da non riuscire a tenere a bada, o coerenti, le parole, «sbagliare è umano...» ma perseverare era diabolico.
Lasciò scivolare le mani fino a posarle sulle cosce, ma non si azzardò ad allungarle in direzione della moglie — non gli sembrava il caso. Perché temeva che se avesse cercato conforto in lei, Ake glielo avrebbe dato: e Sam non voleva – ne meritava – di essere perdonato. «mi dispiace-» abbassò la testa, provando ad incrociare comunque lo sguardo chiaro di lei, l'ennesima verità a scivolare sulla lingua senza possibilità di fermarla «-di non avertelo prima» non di averlo fatto «ho pensato molte volte di farlo, ma non ho mai avuto il coraggio» verità, verità, verità: tutto quello che Sam stava dicendo, era sincero. Ma non per questo meno fucked up. «troppo alcol deve avermi sciolto la lingua» e la pozione, poi, aveva fatto tutto il resto. «ma-» scosse la testa, stanco e a corto di parole. Cos'altro dire, a quel punto? Che non cercava in lei il perdono? Che avrebbe capito, se non avesse voluto concederglielo? Che quel matrimonio si reggeva già su pilastri poco saldi? Cosa??
Non lo sapeva, perciò non disse altro: aveva già detto abbastanza, forse anche troppo, e mai, neppure una volta, aveva davvero chiesto scusa ad Akelei..