sugar, we're goin down

(kinda) libera

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    A un certo punto della vita, con dieci esami da dare e altrettanti pg da censire in molti pochi giorni, era arrivato il momento di prendere la situazione in mano. A cazzo duro.
    Il saggio raccontava che al mondo vi era una legge universale, nella quale prima o poi tutti si imbattevano. Quale contorta e oscura legge, vi chiederete. Ebbene, niente di strano, solo la dura legge dello sport. L’anticipazione, le lacrime di gioia e di sofferenza, il momento in cui il cuore sembrava scappare dal petto prima del gol e il rilascio di adrenalina quando finalmente la pluffa entrava nell’anello. Erano tutti sentimenti che accomunavano le persone, non importava da dove venissero o chi fossero. Non importava che fossero quattro cristiani a caso baciati dalla sfortuna, riuniti sotto lo stesso tempo dalla disperazione.
    Il primo cristiano in questione era Kieran. Povera Kieran, trascinata a Madama Piediburro da circostanze di forza maggiore, ossia: la pioggia. Un temporale che annunciavano da giorni, ma di cui aveva perso ogni notizia perché era incapace di accendere la televisione e guardare il meteo. Quanti anni aveva, 50? E TikTok non glielo aveva consigliato, quindi no, quando l’inferno si era scatenato sulla sua testa non era stata pronta a reagire. Aveva solo potuto sospirare sconsolata, e usare la borsa come ombrello di fortuna. Il che, con il senno di poi, era stata una pessima idea. Non aveva tenuto in conto che i disegni che aveva attentamente infilato in borsa si sarebbero bagnati, rovinando le opere d’arte dei suoi piccoli mostri. Ma era sicura che si potesse aggiustare, doveva pur esistere un incantesimo che sistemava questi disastri. I disastri causati dal tempo, non i disegni. Sospirò affranta mentre osservava i fogli sparsi per il tavolo, palmi premuti sulle parti bagnate nel tentare di– non lo sapeva, magicamente asciugare l’acqua. Il che pareva un’ottima soluzione, magari poteva trovare un idrocineta e– «hai intenzione di giocare o sei qui per occupare il tavolo con i tuoi stupidi disegni?» il suo primo istinto fu quello di voltarsi e domandarle bitch are you tf serious rn ma purtroppo, con grande rammarico, non poteva. Conosceva abbastanza Sersha Kavinsky da non voler stuzzicare i suoi istinti omicidi. «non sono miei» sentì il bisogno di spiegarlo alla bionda seduta al suo fianco, che aveva inteso quelle parole come un insulto. Non era scema, Kieran, sapeva leggerle le persone. «e poi cosa state facendo?» voleva intenderlo come un mezzo remark petty, ma uscì genuinamente curioso. Raccolse i fogli che aveva sparso davanti a sé in una pila ordinata e lì poggio alla sua destra, poi compose una nota mentale per ricordarsi di chiedere a qualcuno se sapeva come risolvere il problema. Di certo non avrebbe chiesto alla Kavinsky, che l’unica magia che sapeva fare con la bacchetta era violenta e contro produttiva alla sua situazione. «guarda che se tu che ti sei seduta qui a caso. se non lo sai te» e ok, la ragazza aveva un punto a suo favore, ma non era colpa di Kieran se il loro era l’unico tavolo con dei posti ancora liberi. Perché c’erano altre persone al tavolo, alcune delle quali non conosceva affatto, e la cosa la metteva non poco a disagio. Ma era sicura che avrebbe fatto amicizia! Sperava solo che non si fosse imbattuta in una riunione di Scientology, o sette del genere. Sersha dovette notare l’espressione smarrita della mimetica e il suo silenzio, perché decise di venire in suo aiuto «ci stiamo organizzando per il fantaquidditch, sai cos’è no? spero di sì, non siamo mica a bodie» a Bodie? sI MANGIAVA? «e se vuoi restare qui ti conviene tirare fuori i galeoni per entrare nella lega, non facciamo mica la beneficenza qui» ah no? Peccato, le sarebbe servita visto lo stipendio da fame. E sono le 5 quindi direi che continuerò domani con i casi umani.
    You can do what you
    want just seize the day
    What you're doin'
    tomorrow's gonna
    come your way
    space jam


    tecnicamente è libera, praticamente è una elisainception. ma se volete aggiungervi volentieri! vi beccate solo la crème della crème delle mie bestie ♥
     
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    Sersha si sentiva come se avesse vinto la lotteria. Che, in un certo senso, era la verità. Non era equipaggiata mentalmente per ritrovarsi con tutti quei soldi da un giorno all’altro, non quando aveva passato la maggior parte della sua vita a lottare con unghie e denti per ogni falce. Certo, idealmente sapeva di poter contare sui suoi genitori –almeno, negli ultimi tempi- ma non si sarebbe mai abbassata a tanto. Aveva un senso dell’orgoglio, l’ex serpeverde, e non sarebbe mai ricorsa alla carità. Preferiva morire di fame, che piegare il capo. Un po’ come al momento avrebbe preferito non avere Kieran Sargent seduta al suo fianco, nel posto che aveva riservato a un freak errante se avesse deciso di presentarsi. Non che non avesse intenzione di scacciare la mimetica al più presto. Ma non ancora, non quanto poteva intrattenerla in quei momenti di grande noia. «hai intenzione di giocare o sei qui per occupare il tavolo con i tuoi stupidi disegni?» sebbene non fosse curiosa, nemmeno un poco, si sporse comunque in avanti per poter osservare i disegni in questione. «uh. sembrano fatti da un bambino» e no, non le stava assolutamente ridendo in faccia. Ma era divertente, un po’. Conosceva un tal Lele che aveva lo stesso dono per il disegno. «e comunque ci stiamo organizzando per il fantaquidditch, sai cos’è no? e se vuoi restare qui ti conviene tirare fuori i galeoni per entrare nella lega, non facciamo mica la beneficenza qui» ci tenne a mettere le cose in chiaro sin dall’inizio, perché quella era una cosa seria. Sacra, qualcuno avrebbe potuto affermare. «quindi tira fuori i galeoni e preparati a versare sangue» era poco rassicurante, il sorriso tutto denti che le rivolse la Kavinsky, come se non vedesse l’ora di versare il suo di sangue «non è un caso se sono arrivata sul podio l’anno scorso» il fatto che avessero interrotto il campionato causa guerra –non glielo aveva ancora perdonato– era irrilevante.
    She's runnin' through
    the city in a rampage
    Pressin' on her fingers
    'til the bones break
    gutter kid
     
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    one ok rock
    «Dovrai strapparlo dalle mie fredde, cadaveriche mani, capito?» Dio santo, Ryuzaki aveva sottovalutato la seating chart quando era entrato in quel locale. Pasticceria? Unclear. Perché in qualche perverso modo deciso dal Fato, era finito con il sedersi accanto a un italiano che non sapeva quando smettere di parlare. Anche se stava crescendo sul Kageyama come un fungo, nemmeno in modo troppo derogatory. Gli ricordava qualcuno, forse uno di quei deficienti dei Golden– che fyi non si erano degnati di presenziare quell’anno. Forse perché avevano paura facesse loro il culo, o forse perché i Golden erano stati dimezzati dalla peste bubbonica. «dude, bro. nessuno ti tocca hallsy, ma nemmeno con un palo» no, davvero, Vittorio se lo poteva tenere. Ryuzaki era interessato a ben altri giocatori, e il fatto che stesse tenendo in conto il loro six pack nell’equazione era un dettaglio futile. «non se vogliono vincere» alzò la tazza di tè in direzione dell’italiano, un gesto mocking che si meritava tutto, dopo gli interminabili minuti passati ad ascoltarlo delirare su Hallsy. «e il tuo attaccamento ai giocatori non può essere sano. è una cosa italiana, per caso? del tipo che piangete quando vincono le partite» ciao freme un saluto, ma in effetti ti capisco. toccherà anche a me a marzo.
    Shibuya nights, burning
    brighter than the sun
    Neon lights, what a
    time to be living in
    Shibuya nights, live forever
    'til the morning comes
    satosuguru
    supremacy
     
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    ethel cain
    Emilian si chiedeva se fosse l’unica adulta nella stanza. A una rapida osservazione del tavolo, concluse che fosse davvero così. Non era stupita, non era la prima volta che si riuniva con i suoi compagni di lega, ma sperava che la guerra avesse messo del senno nelle loro teste. E invece. Forse era l’unica ancora ferma alla guerra, a un anno prima, quando qualcosa dentro di lei si era irrimediabilmente rotto. No, non rotto, ma indubbiamente separato. Forse era anche per quello che stava esplorando i suoi orizzonti, che si era spinta a fare qualcosa fuori dalla sua comfort zone. Non che vi fosse molto, ormai. Non si era mai aspettata di partecipare a una lega di qudiditch, e invece eccola lì, seduta al tavolo e intenta ad ascoltare i ramblings di un ragazzo fin troppo giovane per avere tutti quei soldi da buttare. Ma chi era lei per giudicare, quando si trovava lì come lui. Quello che non sapeva, e che non sapeva il resto dei suoi compagni, era che la conoscenza in materia della Gibson era piuttosto buona. Dopotutto, uno non spendeva anni a lavorare come bodyguard per un giocatore senza imparare nulla. E LI AVREBBE STRACCIATI TUTTI.
    Direi che va bene così sto perdendo il contatto con la realtà. Vedo i colori.
    And if you want it good,
    downright iconic
    Then I would show you
    something that
    you wish you had
    sombra
     
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    Sentite. Vittorio Emanuele non aveva un problema, e poteva smettere in qualsiasi momento. Questo non significava che l’avrebbe fatto, perché qualsiasi Fanta era sacrosanto per l’italiano: una volta dentro, era fino alla morte. O alla fine, nello scenario meno drammatico. Ovviamente, Lapo era iscritto al FantaSanremo e al FantaMorto, ed era nella lega di FantaCalcio con i suoi parenti. Insomma, non aveva un cazzo da fare e abbastanza tempo per seguire il tutto. E per organizzare la sua lega annuale di FantaQuidditch, ovvio, perché la gloria non si otteneva solo come le parole ma con i fatti. Lapo lo sapeva bene, e lo avrebbe dimostrato a tutti. Dopotutto non si era studiato nei minimi dettagli il mercato per niente, con tanto di fogli Excel e presentazioni Powerpont. AH! Take that, Business Intelligence. E sapete cosa? Doveva farlo sapere a tutti di aver studiato la materia, non aspettava altro che sfoggiare la sua immensa conoscenza «vi dirò, l’anno scorso è stato duro per i tornados, non so se prenderei in considerazione quei giocatori» si rivolse alle due persone più vicine a lui, una donna che si sarebbe bombato non fosse stato impegnato (lo era? Voleva esserlo) e un ragazzo che sembrava appassionato quanto lui «alcuni giocatori chiave come Varsenk e Thorne si sono infortunati, il loro allenatore è stato licenziato per la scarsa prestazione, e i nuovi attaccanti non sembrano trovare una quadra» terribile, tragico. Ma non erano la sua squadra, quindi poteva godere delle sfortune altrui «l’unico che ha avuto una stagione decente è Serin, specie se pensate che questa stagione ha una percentuale di tiro di 8.4 percento, e non ha mai avuto un anno con meno di 10.7 percento e si aggira a una media triennale di 12.7» già troppi numeri, ma quelli erano numeri che il Linguini sapeva leggere meglio di quelli del suo conto in banca «quindi se fosse a 12.7 percento quest’anno invece di 8.4, si potrebbero aggiungere cinque goal al totale e ne avrebbe 40. manifesting per chiunque lo prenda» non lui, tuttavia, non quando aveva già gli occhi puntati sui suoi figli. Metaforicamente, si intende.
    Ma era finito il tempo di parlare, ed era venuto quello di aprire le danze.
    Si alzò in piedi, come il principe sabaudo che era, e spalancò le braccia in maniera grandiosa «benvenuti amici alla terza edizione del nostro ritrovo annuale. vedo nuove facce, bene. ma vi avverto, la competizione qui è spietata» vabbè lapo si era menato un paio di volte con qualcuno ma dettagli «visto che ci sono nei novellini, fatemi spiegare di nuovo le regole per tutti» e questa è la parte delle regole che non ripeterò perché non ho la fora mentale.
    Dimmi come si fa
    A restare fedeli
    Sex boy ma non
    parlo americano
    Per i tuoi il sono
    il tipico italiano
    miraflower
     
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    aussie

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    banale spiegazione
    fabrizio moro
    Claudia era una ragazza semplice: fiutava odore di casi umani e si lasciava guidare come un cane da tartufo, senza nemmeno preoccuparsi di (o anche solo pensare a) cosa avrebbe trovato dall’altra parte. Se l’avesse fatto, avrebbe perso metà del divertimento, no?
    Quel giorno poi, in mancanza di altro da fare (ah, bella la vita del freelance, essere capo di se stessi, non dover chiedere permessi né rispettare scadenze imposte da altri, eccetera eccetera) aveva deciso che quale miglior modo per coltivare un po’ i rapporti con i suoi coinquilini, se non quello di rispondere alla chiamata di Ruru e seguirlo da Madama Piediburro per l’asta del FantaQuidditch?! Che poi fosse, appunto, l’asta del FantaQuidditch era solo un fattore in più che aveva influito sulla decisione (già presa a prescindere) della giornalista, e che aveva reso la prospettiva di quel pomeriggio più interessante: chi meglio di lei, che masticava Quidditch da anni, avrebbe potuto guidare Ryuzaki nella scelta perfetta per creare la sua rosa di giocatori?! Magari, se si fosse sentita particolarmente competitiva, avrebbe persino lanciato il proprio nome nella mischia — ma prima voleva vedere gli avversari: non aveva senso sprecare il suo potenziale contro giocatori che ne sapevano a malapena, non ci sarebbe stato gusto. E sì, d’accordo, il FantaQuidditch era anche questione di culo e bisognava pregare forte affinché le prestazioni dei giocatori scelti fossero ottime (o che questi non finissero disarcionati giù dalla scopa alla prima giornata per poi passare metà campionato in riabilitazione) ma partire con una conoscenza come quella della Moor, e una predisposizione particolare a conoscere ogni statistica e ogni condizione più o meno plausibile, l’avrebbe sicuramente avvantaggiata anche nella banale composizione di una squadra da schierare poi ogni fine settimana. Non voleva farsi odiare solo perché bravissima (oltre che bella e simpatica!).
    Perciò no, non era andata da Madama con l’intento di iscriversi alla Lega — ma magari. Dipendeva; lo diceva anche i Jarabe de Palo.
    Il motivo principale però rimaneva Ruru! E la volontà, da parte dell’australiana, di entrare nelle grazie del giapponese (non letteralmente — aveva capito l’antifona.) perché aveva il non così vago sospetto di non stare particolarmente simpatica al Kageyama: che le tenesse ancora il muso per quella volta quando, anni prima!!, in tempi non sospetti, era andata a letto con Fake?! Ugh, e allora? Clod andava a letto con tutti, non era stata mica una cosa speciale! Cioè, lo era stata perché Fake era un ragazzo speciale e lei lo adorava, ma non voleva dire che fosse diventata più di quello che non era stato; tant’è che ora erano amici (i migliori!) e coinquilini e non c’era il minimo imbarazzo tra loro (difficile per Clod provare, in generale). Ed era anche la primissima fan di Ryu e Fake!! Figuriamoci se pensasse ancora all’altro come una possibile conquista, mpf!! Non lo capiva, il Kage, che Claudia era perfettamente innocua?! Beh, lei era decisa a dimostrarglielo, e a fargli capire che la sua unica volontà fosse quella di dimostrarsi per ciò che era: la miglior coinquilina al mondo. La Penny del loro Big Bang Gang.
    Circa.
    Più o meno.
    Non aveva davvero visto la serie, non sapeva se il paragone reggesse o meno.
    Tornando alla questione centrale: «dude, bro. nessuno ti tocca hallsy, ma nemmeno con un palo»
    La ninfomania spigliatezza di Clod. Cosa? Cosa. «beh, io lo toccherei» trovò posto su una sedia libera accanto al Kageyama, e gli rivolse il più splendente dei sorrisi. «che c’è? è vero a quanto pareva, i gusti dei due avevano come unico punto in comune Madein Cheena, il che diceva molto di Clod e Ryu come persone (che avessero gusti bellissimi!!); quel pensiero fece sorridere ancora di più la giornalista. «hai visto, Ruru? sono venuta a farti compagnia.» il pensiero che l’invito fosse stato esteso Fake e Taichi e non a lei non l’aveva nemmeno sfiorata. Nemmeno un po’.
    Portò lo sguardo verso l’interlocutore di Ryu, mano sotto il meno e gomito poggiato sul tavolino di Madama. «e il tuo attaccamento ai giocatori non può essere sano. è una cosa italiana, per caso? del tipo che piangete quando vincono le partite» Duh? «Sì.» le iridi verdi cercarono con confusione il coinquilino, uno sguardo di sbieco che aveva un che di disapprovazione. «non lo sai?» come poteva non saperlo. «lo diceva anche Churchill: “gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio, e le partite di calcio come se fossero guerre”.» che donna colta, non a caso era un giornalista. «e vale anche per il quidditch» puntellò le iridi bosco sull’italiano, giudicandolo fortemente: se lo odiava per quella partita del 2018 quando la nazionale azzurra aveva sbattuto fuori dagli ottavi quella australiana? Certo che sì. Il loro cercatore non si era ancora ripreso dalla bolidata ricevuta e quello era stato chiaramente un fallo intenzionale.
    «benvenuti amici alla terza edizione del nostro ritrovo annuale.»
    Bla bla bla.
    Eppure era abbastanza educata (e lavorava in quel settore maschilista da così tanto tempo – ben tre anni. –) da sapere quando era il momento di prendere parola e quando, invece, lasciare agli uomini il tempo per pavoneggiarsi e farsi belli con termini gonfi e statistiche sbagliate. Si avvicinò invece a Ryu, e sussurrò: «buffo, avrei detto che fossimo già a metà campionato, non è un po' tardi per iniziare l'asta? Dovremmo essere a quella invernale» come funzionava, in quella parte di emisfero?!
    «visto che ci sono nei novellini, fatemi spiegare di nuovo le regole per tutti»
    Roteò gli occhi al cielo, ma lo lasciò finire. Solo una volta spiegato il tutto (approssimativamente, e male; dubitava che “i novellini” avessero compreso qualcosa) prese parola.
    «in realtà ti sbagli.» primo schiaffo all’ego maschile. «e sì, ti ho sentito parlare dei tornados.» chi non l’aveva fatto? non aveva di certo mantenuto un tono di voce basso, era chiaro che volesse essere ascoltato. «l’allentatore non è stato esonerato per scarse prestazioni, ma perché la società cercava una scusa per mandarlo via già da un po’; il contratto lo impediva, ma era chiaro che ai vertici non piacesse il modulo di gioco di Hart e il modo in cui sfruttava i battitori. lo incolpavano di avere un gioco troppo statico, e pesante, e che dovesse alzare di più i due liberi per aiutare i cercatori in fase di non possesso della pluffa.» chiaramente lei era stata d’accordo. «le scarse prestazioni, come dici tu, avrebbe potuto evitarle se solo avesse dato retta a chi ne capiva chiaramente più di lui.» non era mai stata fan di Hart — così come di molti altri allenatori che attualmente sedevano sulle panchine delle prime squadre di mezza europa. «hanno scelto di proposito di puntare ad una posizione in classifica irraggiungibile, rendendo così impossibile il lavoro per Hart. diabolico, ma efficace.» aveva scritto almeno due post sul suo blog a riguardo — e nessuno a favore del coach. «e la stagione di maekawa è stata migliore di quella di serin, ma nessuno prende mai in considerazione i portieri. dovrebbero non serviva a nulla prendere il boccino se poi la differenza anelli era già di 160 punti. «sai che percentuale di parate ha ottentuo? novantacinque percento. e se conti che in una partita con una durata media di tre ore, i tiri verso gli anni si aggirano intorno al centinaio (se le squadre hanno dei moduli di gioco decenti e dei giocatori che sanno tenere in mano la pluffa per più di due passaggi), fatti il calcolo» perché io questi numeri me li sto inventando. Allargò le braccia, e si strinse nelle spalle. «ma sì, bravo serin per la sua media di tiro, immagino.»
    Sperava almeno fossero tutti d’accordo sul fatto che «le Vespe sono le migliori!» questione chiusa.
    All'inizio mi hai colpito
    per la tua instabilità:
    dicevi "pago l'analista
    perché la burocrazia non va".
    E dicevi "amo il calcio,
    Zeman è il migliore"
    Io capivo che eri pazza,
    ma eri bella come il sole
    cloud nine


    potrebbe potenzialmente diventare una eliandiception.
     
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    2005

    red fury

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    è goal!
    edoardo bennato
    Perché Thor non si stava preparando a guardare la partita sul televisore (uno dei tanti, naturalmente) a 325 pollici (esiste davvero, giuro!) a villa De Thirteenth, invece che cercare invano di seguirla sullo schermo scarsissimo e vecchio di almeno due anni di Madama Piediburro, tra le effusioni delle coppiette e la voce stonata della pasticcera nella cucina?
    Perché Sara non voleva perdere la fidelity. Perché era dedita al gioco e al brivido che questo provocava.
    Anche se il gioco in questione era il vero quidditch, non quel losco di giro di scommesse clandestine (???) riunito intorno a quel tavolo. Un eliandinception con una sara pronta a fare da cockblock. elirandi???
    Chissà.
    Quello che era certo era che Thor amava abbastanza il qudditich, e lo amava ancora di più, per poter fare da padrona a quel tavolo. E anche perché di galeoni da spendere ne aveva a oltranza (almeno fino a quando le gemelle non avessero deciso di tagliarle i fondi, dal momento che ora era una donna adulta e indipendente ed emancipata. Ma lei si guadagnava la pagnotta!!! Quello che faceva per Shiloh era un lavoro vero, e i pre-allenamenti per essere assunta a tempo pieno da Piz lo erano ancora di più!!!).
    Ringhiò, con tono stranamente basso, osservando le altre persone sedute al tavolo rotondo. Se dovevano essere una novella Tavola Rotonda, lei voleva essere Gwaine. Arthur aveva troppe responsabilità. Lancelot non l’aveva mai sopportato. MA Gwaine? Lui si divertiva. E menava la gente. Un sogno, insomma.
    Ovviamente si disconnesse del tutto mentre uno degli italiani (erano come cinesi, sembravano tutti uguali perché erano davvero troppi) discuteva con quella Claudia Moor, del Bocchino d’Oro, perché non aveva alcuna voglia di parlare di numeri. Ma sbuffò quando Lapo parlò di competizione spietata e soprattutto regole. «Tu non sei il mio capitano», brontolò con una smorfia, giocherellando con il bicchiere mezzo vuoto di frullato alla fragola.
    «le Vespe sono le migliori!» Fece una smorfia, perché non era esattamente d’accordo, però… «Non siamo qui per fatturare?» Guardò tutti i presenti, a uno a uno, le sopracciglia aggrottate e l’espressione di una che era pronta a mordere. Probabilmente nessuno dei presenti lo sapeva, ma lo avrebbe fatto davvero. «Vogliamo darci una mossa? La prima partita di campionato inizierà esattamente tra…» Controllò l’ora sul cellulare. «… diciassette minuti. Già vederla qui dentro fa schifo, quindi non voglio altre distrazioni inutili
    Succhiò rumorosamente un gran sorso di frappè dalla cannuccia, per poi leccarsi le labbra e incrociare le braccia sul tavolo. «Quindi?»
    Geometrie verticali
    E pronostici da rispettare
    Sbarramenti frontali
    Ma che voglia di farli saltare è goal
    È goal! È goal! Imprevedibile
    13 thunder


    Ha senso? Assolutamente no.


    Edited by god(dess) of thunder. - 25/2/2024, 02:24
     
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6 replies since 28/1/2024, 04:42   138 views
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