Posts written by what does tbh mean

  1. .
    nickname: #epicwin
    role attive:
    1. fake [08.04]
    2. ben [13.04]
    3. mood [10.04]
    4. yale [11.04]
    PE accumulati sulla carta fidelity: 20
    scheda livelli:
    [gruppo 1 + 1b]: Maeve - Erin - Rea - Idem + Jane - Jamie - Fake - Melvin
    [gruppo 2 + 2b]: William - Lydia - Fray - Jericho + Poor - Kaz - Troy - Bennett
    [gruppo 3 + 3b]: Stiles - Arabells - Heidrun - CJ + Mood - Kai - Joe - Mis
    [gruppo 4 + 4b]: Hyde - Barbie - Yale - Mac - Stan
  2. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    29 y.o.
    clairovyant
    what. tf
    troy bolton hawkins
    Sistemò meglio le zampette del peluche fra quelle dei suoi simili, un sorriso vagamente folle a tirare le labbra. Sapeva che Pornhub sarebbe tornato sempre da lei come una cazzo di malattia venerea, ma provare non costava niente, e l’idea che l’orso maniaco fosse adottato da un bambino che si divertisse ad affogarlo in piscina ed a farlo riprodurre con il resto dei suoi pupazzi, bastava a migliorare una giornata che era già iniziata di merda.
    Come tutte le precedenti.
    Troy Bolton Hawkins era la persona meno complicata sulla faccia della Terra. La sua storia era complessa, ma solo a causa di scelte banali e facilmente prevedibili, tutte riconducibili alla sua innata pigrizia. Funzionava a risparmio energetico, ma poche cose al mondo sopravvivevano alla modalità aereo, e le relazioni interpersonali non rientravano fra quelle. Di solito, perlomeno. Faticava ad affezionarsi alle persone perché si dimenticava di loro e viceversa, perdeva i contatti e non faceva nulla per recuperarli. Vivere da vagabonda per quasi tutta la sua vita, le aveva impedito di soffermarsi troppo su quell’aspetto della sua vita.
    Poi si era fermata a Londra. Aveva obbligato i suoi inattendibili spazi personali a far posto agli ingombranti due metri di suo fratello, perché meritava la possibilità di mostrargli un mondo in cui lei non fosse quella cattiva - era proprio vero che la storia la scrivevano i vincitori, fuck you mom and dad – e per uno strano incidente del destino, aveva reso il liquido nel quale galleggiava da quasi trent’anni, abitabile anziché tossico. Non ospitale, non esageriamo, ma comunque in grado di far sopravvivere qualcosa.
    Un incubo. Un - un cazzo di incubo. Non era abituata a quella strana pressione al petto, Troy. Il nodo allo stomaco, la gola stretta nel ritrovarsi ogni giorno di fronte all’officina di Kyle ad osservare la posta accumularsi all’entrata. Una volta ci aveva incontrato una ragazza, gli occhi tristi e l’espressione determinata; se n’era andata prima che quella facesse il passo nella sua direzione per chiederle qualcosa, perché non avrebbe saputo cosa dirle.
    Quei sintomi lì, si era ridotta a cercarli su internet. Google le aveva diagnosticato diversi tumori, e consigliato di vedere un medico al più presto. Pornhub l’aveva guardata, con quei suoi piccoli occhietti neri a bottone, e le aveva detto «ti mancano, cogliona» e – era stato terribile. Il signore dei piccioni e lo svitato dei robot…? Le …. le mancavano? Come… esseri viventi nella suo ecosistema? Come funzionava. E che doveva farci, con quella tristezza insensata a depositarsi sulla lingua. Mica poteva schioccare la dita e farli riapparire; con tutta probabilità, erano già morti.
    E le bastava pensarlo, per trovarlo intollerabile.
    Quand’era successo, che si fosse……….affezionata? Non ricordava il momento. Non sapeva neanche come si facesse, a voler bene a qualcuno. Kyle, poi? Era come instaurare un rapporto con un maledetto tostapane, e ne trovava decine in sconto all’Aldi, esattamente dove si trovava quel giorno, in qualunque momento. Qual era il punto. Ogni notte, cercava di rimanere vigile abbastanza da trovarlo ed insinuarsi nei suoi sogni, diramandosi come una peste bubbonica. Moriva dalla voglia di invadere i suoi spazi personali, stringergli le mani sulle spalle come sapeva lui odiasse, e scrollare l’Hang come una pignatta, perché se ne rendeva conto? Lo capiva? Era assurdo, ed impensabile. Terribile, che le mancasse. Dovendo affibbiare le colpe a qualcuno, ovviamente l’avrebbe fatto al coreano. Mica poteva essere colpa sua, lei certe cose non le faceva. Amici? Conosceva solo il programma delle De Filippi. Troy guardava i suoi (tristi) noodles precotti, e si rendeva conto di non riuscire a mangiare. Lei! Non riuscire a mangiare! Perchè era…. preoccupata? Era un cazzo di incubo dal quale voleva svegliarsi il prima possibile. RIPETO: IL PRIMA POSSIBILE.
    Poi, per quale legge del destino continuava a perdersi Kyle, e non quell’orso bastardo. Dov’era la GIUSTIZIA. Dov’era il senso. DIO, SE CI SEI, PRENDITI LUI E RIDAMMI LO SPREMIAGRUMI ELETTRICO! «vaffanculo» sibilò, con lo stesso tono entusiasta e poco sano, allontanandosi di un passo dalla cesta dei pupazzi per ammirare il suo capolavoro.
    Perfetto. Ovviamente si integrava alla perfezione con il resto dei suoi simili, molto più di quanto non facesse appeso al suo culo – letteralmente o meno che fosse. «bon voyage, o quello che è» ignorò le occhiate del resto dei clienti del supermercato, portando due dita alla fronte in congedo all’orso infame.
    Un breve, congedo. Sapeva fosse così. Se lo sarebbe fatto bastare.
    Proseguì fra gli scaffali, finalmente non accompagnata dal fastidioso mugugnare su quanto fosse povera, e quanto fosse triste la sua vita, e come avrebbe guadagnato meglio se si fosse finalmente dedicata alla prostituzione come la sua faccia meritava. Lo sapeva anche senza il contributo di un ammasso di cotone, grazie tante. Pungolò l’interno della guancia, avvicinandosi alle etichette dei prodotti in sconto per scegliere quale fosse l’opzione più tossica ed economica, aka quella che sarebbe tornata a casa con lei.
    «TROY!!!»
    Ma. Troy lei…? Drizzò la schiena, guardandosi attorno con l’indice puntato innocente contro il proprio petto. Oh, per una cazzo di volta che «non ho rubato niente?» cosa volevano da lei. Era una ONESTA CITTADINA che cercava di sopravvivere allo spropositato prezzo dei sughi pronti.
    «TROYYYYY!!!»
    Corrugò le sopracciglia, piegando il capo sulla spalla e lanciando un’occhiata alle luci al neon sul soffitto. «dio, sei ……….tu» che fosse finalmente giunto il giorno in cui le rispondeva, ascoltando le sue umili richieste…?!
    E l’inaspettato. L’assurdo. L’impensabile. E voi direte: Troy. Troy! Ti sei unita al circo a dieci anni, hai perso la magia per darla ad un ragazzino ricco, sei stata schiavizzata da un mago nano e bullizzata da un orso di pezza per anni, cosa può esserci di più insensato nella sua vita? Mah, boh. Un ragazzetto nudo che le correva incontro gridando il suo nome, tipo.
    POLIZIA NON è COME SEMBRA?! Si guardò attorno allarmata, indietreggiando di un moderato paio di passi indietro mentre l’altro sfrecciava euforico nella sua direzione. «uhm -» Così perplessa da rimanere paralizzata mentre il tizio NUDO LA STRINGEVA E LA FACEVA ROTEARE? «sono» «IDIOTA?» «pornhub!» Stessa cosa. Lo allontanò da sé, tornando stabile con i piedi per terra, e la prima cosa che fece non fu chiedere spiegazioni. Non fu chiarire nome, cognome, e che lei quel tizio manco lo conoscesse.
    Fece scendere lo zainetto dalla spalla per stringerne la cinghia fra le mani, ed iniziò a prenderlo a borsate. «MA CHE» uno « CAZZO DI PROBLEMI HAI» intervallò ogni parola con un colpo, perché inconsciamente il suo cervello aveva, assurdamente, recepito il messaggio.
    «SEI NUDO» La priorità, che indicò con un ampio cenno del braccio. «pornhub?» Non l’aveva neanche ancora insultata, era già tutto: sospettoso. Assottigliò le palpebre, studiandolo perplessa.
    E lo fissò. Per un tempo ben oltre l’accettabile, considerando non avesse vestiti. «il mio Non era possibile. Non era, semplicemente, possibile. Soffiò l’aria spostando una ciocca azzurra, agitando vaga una mano nell’aria. Aveva deciso.
    «non ho spicci. levati»
    Liquidato.
    I am locked out, sedate me
    My mind is slowly pushing up daisies
    I am chained on a lockdown, in a daydream
    And it feels like I am stirring up crazy
  3. .
    troy bolton hawkins - 94s baby - clairvoyant
    Troy Bolton non funzionava come il resto dei suoi colleghi speciali. Immaginava che se ci avesse provato, ed avesse mai partecipato attivamente, e non per mero senso di colpa, ad una lezione dell’Accademia, avrebbe potuto diventarlo, ma… avrebbe dovuto averne voglia, e non ne aveva. Allenarsi?! Sembrava terribile, ed altamente sconsigliato. Era consapevole di essere una chiaroveggente, e sapeva, per intuizione e cultura popolare, cosa avrebbe dovuto significare esserlo, ma sapeva anche usare il proprio potere? Nossignore. Non la più pallida idea di come utilizzarlo, anzi, diversi dubbi sul fatto che perfino la sua passiva fosse rotta: non vedeva mai un cazzo, e si trovava sempre nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Conosceva chiaroveggenti costretti a uscire di casa con i guanti per evitare tocchi accidentali, e con essi il fiume di ricordi dell’oggetto o persona con cui avrebbero potuto entrare in contatto. Sapeva di persone in grado di fare predizioni esatte su numeri alla lotteria, e partite di Quidditch. Chi entrava nei sogni, manipolandoli per seminare caos e dubbi illeciti. Coloro che erano in grado di guardare una persona, e vederci il suo futuro. Lei? Lei. Doveva essere stata montata sbagliata, nei Laboratori: il suo terzo occhio, era miope.
    Forse, anche astigmatico.
    Pornhub, Gennaio duemilaventiquattro, sotto una bufera di neve nel centro di Londra, ad una Troy che aveva scelto di indossare la giacca senza cappuccio perché era più bella e si ritrovava bagnata fino al midollo ed oltre: «”domani ci sarà il sole”, uh?» Lo odiava. Lo - lo odiava. Strizzò i denti fra loro, nello sfilare il pupazzo a forma di orso dalla borsa a tracolla, assottigliando lo sguardo a due fessure nocciola che esprimevano solo violenza. Legittima, viste le circostanze. «sei la solita cazz-mpf» Soffocò il resto della prevedibile sentenza sotto uno spesso strato di neve, laddove schiacciò il peluche con l'intera suola degli scarponcini. Sfregò anche il piede a terra, poggiandoci tutto il proprio peso. Poco importava che l'orso non sentisse dolore: lo faceva per se stessa. Si sentì subito meglio, quando PornHub non ebbe più una bocca con cui insultarla.
    Ma perché cazzo Kosmo non tornava a riprenderselo. Non era il suo giocattolo preferito? E si, la Bolton puntava (idealmente, in un mondo in cui non le fosse richiesto fare attivamente nulla per meritarlo) all'eccellenza, ma sapeva anche quando cedere il podio ed accettare umilmente una medaglia di metallo. Pornhub poteva tenersi l'oro, l'argento, ed il bronzo; strozzarcisi pure, se proprio non sapeva cosa fare.
    Affondò il mento nella sciarpa, il naso arricciato nel sentire il tessuto grezzo pungerle le guance. Il fatto che cambiasse colore in base a cosa indossasse, la rendeva l'accessorio perfetto, motivo per cui, malgrado sembrasse fatta da un bambino e continuasse a pizzicarle la pelle, persisteva nell'indossarla. Non poteva permettersi di essere schizzinosa, considerando che non aveva un centesimo con cui aggiornare il suo guardaroba. Ma come, Troy, vedi il futuro...? Potresti essere Il Professore della casa di carta britannica...? Ed ecco che si tornava alla solfa del potere rotto, ed assolutamente inutile in qualsivoglia campo della vita. C'era da dire che la Bolton fosse brava a vendersi, e fosse in grado di guadagnare qualche spiccio come veggente di strada: aveva un buono spirito d'osservazione, ed abbastanza creatività da costruire una storia a cui il suo interlocutore tendeva a voler credere. Era brava a raccontare favole; un po' meno a viverle, come aveva dimostrato inseguendo un sogno che si era rivelato un incubo. Il Ministero, quando si era infine decisa a denunciare la propria esistenza, le aveva offerto un alloggio a New Hovel, ma le bollette non si pagavano da sole, e non poteva, come le era stato fatto notare più volte, continuare a scroccare pasti ai suoi amici. La necessità di liquidi l’aveva spinta ad esplorare le possibilità, e visto che non solo non aveva alcun curriculum da far fruttare nel mondo magico, ma neanche la testa adatta per essere una lavoratrice subordinata in uno dei numerosi locali della zona – figurarsi le istituzioni, non le aveva neanche prese in considerazione. - si era vista costretta a fare quello che le riusciva meglio: mentire, e truffare il prossimo. Sapeva cosa dicesse Gesù, ma sapeva anche cosa dicesse Wanna Marchi, e bisognava scegliere i propri soldati con cognizione di causa.
    Aveva un ufficio dove accoglieva i suoi clienti. Perfino un biglietto da visita, creato su Canva una delle numerose volte in cui era passata da Kyle a (assicurarsi che fosse vivo) scroccare computer e connessione, e nella disperazione del nuovo mondo, aveva trovato l’anfratto in cui splendere. Abby aveva distrutto gli schemi della società senza realmente prendere tempo per ricostruirli, lasciando macerie in ogni angolo. Le Bolton della Terra, esistevano per quelle nicchie, porto sicuro dove anime disperate potevano ricercare speranza e respiri. Trovava fosse un mestiere di tutto rispetto, quello della veggente; che le sue bugie fossero giustificate per il bene superiore. Tutti dicevano di volere onestà, ma Troy Bolton Hawkins, nella sua assurda vita, aveva imparato quanto quella fosse la cazzata più grande di tutte: la gente non voleva verità, solo la versione più dolce e morbida della verità. Una menzogna, insomma.
    La sua specialità.
    Si guardò attorno, manifestando il calore e la non percezione del proprio corpo così da non sentire quanto tutto, di lei, fosse surgelato, cercando la strada meno ostica da percorrere per raggiungere l’Inferius – beh? Pensavate che il suo ufficio fosse in centro? Doveva pur creare una ambientazione - quando qualcuno le toccò il polso. Delicato.
    «ti è caduto questo», immaginò avesse detto. Il suo cervello l’avrebbe elaborato così, quando fosse stato libero di quel -
    odore di bruciato. Tonfi secchi e sordi, e urla, e sirene, e allarmi. Fuoco. Flash brillanti. Ossa annerite. L’orizzonte di una città a metà. Macerie come molliche di pane.
    - vuoto, perché non c’era un modo migliore con cui definire lo strato fra realtà e sogno. Ricordo e futuro. Si allontanò così rapidamente da scivolare sui propri piedi, il sapore sulla lingua di ozono e aria umida. Battè le palpebre, riacquistando lentamente consapevolezza di dove si trovasse, e chi fosse. Guardò le proprie mani con meraviglia, ignorando la nausea alla bocca della stomaco.
    Troy Bolton era esattamente come gli altri chiaroveggenti, ma voleva dimenticarlo. Viveva le sue giornate ad occhi chiusi, forzatamente cieca. Diceva non funzionasse, perché preferiva incolpare Dio o chi per esso che ammettere fosse troppo per lei - lei, che ad undici anni era scappata di casa e si era unita al circo per conquistare il mondo. Il mondo era un posto crudele, e Troy non era abbastanza cattiva per il futuro ed il passato che aveva da offrire. Impiegava tutte le proprie energie a tenere i palmi premuti sulle palpebre abbassate, ma senza rendersene conto. Abitudine. Si stupiva più quando le braccia tremavano per lo sforzo e lasciavano la presa, offrendole spiragli di vite che non conosceva, ed avrebbe preferito continuare a non conoscere. Guardò le dita offerte per aiutarla a rialzarsi. Le ignorò, arrampicando lo sguardo blu lungo il braccio e la spalla, soffermandosi sui tratti fini, ed appena visibili sotto il cappuccio nero, di un volto pallido e giovane. Le rimase in bocca un sapore sconosciuto, che masticò ingoiandolo lenta. Jane Darko attese ancora un secondo, concedendo il beneficio del dubbio, prima di tirare le labbra in un sorriso divertito. Lanciò qualcosa - orso bastardo - ai suoi piedi, portando indice e medio alla fronte in gesto di congedo.
    Rimase immersa nella neve ancora qualche istante, le ingiurie di Pornhub a cullarla nella sua comfort zone. Un altro paio di secondi, e di quello scambio avrebbe dimenticato tutto. Forzatamente, ma non attivamente: il suo corpo rigettava quei brandelli d’onestà, perché anche Troy preferiva le minchiate alla verità. Umana, dopotutto. Quando fu abbastanza convinta (delulu is the solulu) di aver lasciato correre troppo la propria immaginazione, si scrollò la neve di dosso e si alzò in piedi. Vide che a terra ci fosse anche un ombrello, piccole scintille a percorrerne ancora i bordi prima di scemare.
    Non lo prese.

    Aveva pensato di inserire nel biglietto da visita qualcosa tipo un mistico indovinello per farsi raggiungere dai suoi clienti, perché le sembrava le desse un’aria più professionale, ma si era ricordata in tempo del genere di persona che le faceva visita, e si era limitata ad indicazioni banali e molto semplici.
    (1. Entri nel quartiere maledetto dalla strada che affaccia su Dark Street
    2. Al lampione, gira a destra
    3. Più a destra: devi entrare nel vicolo stretto in fondo alla strada
    4. Prosegui per il parchetto abbandonato.
    (nota a piè di pagina: ignora le altalene: so che siano una tentazione, ma sono infestate, e rischiano di farti perdere tempo. E qualche arto)
    5. Alla tua sinistra c’è un palazzo fatiscente. Entra senza bussare.
    6. Fai le scale. Terzo pianerottolo. 5A.
    Saprò quando sei arrivato… anzi, lo vedrò)
    Non aveva installato delle telecamere, costavano troppo, ma aveva investito parte del proprio (inesistente) patrimonio in uno zerbino collegato direttamente alle luci da parete: quando lampeggiavano, significava che era arrivato qualcuno. Si, l’aveva scelto apposta perché facevano atmosfera, quando dei clienti erano già presenti. Il fatto che non fosse una medium, non impediva a nessuno dei suoi avventori di trovarla inquietante e carismatica allo stesso modo. L’ambiente in cui accoglieva i compratori, era studiato: aveva lasciato le ragnatele, perché (era pigra) credeva donassero fascino alle pareti in rovina, e non aveva toccato praticamente nulla di quanto già non avesse trovato al suo primo arrivo, così che (non si stancasse troppo: funzionava a risparmio energetico) inquietanti quadri vuoti dessero il benvenuto alle anime smarrite che le facevano visita. Ogni tanto spolverava, giusto perché rovinava il mood mettersi a tossire nel mezzo di una premonizione. Non voleva mica il lazzaretto.
    Le luci lampeggiarono. Sistemò i capelli, tirandoli all’indietro con una manciata di gel fissante. Si schiarì la voce, e sciolse i muscoli del viso forzando espressioni facciali al nulla.
    Ignorò le lamentele di Pornhub, nascosto sotto al tappeto come un segreto di cui si andasse particolarmente poco fieri. Andò ad aprire la porta prima che il cliente del giorno avesse modo di suonare il citofono (bene, perché non funzionava): «sapevo fossi tu» mormorò in tono basso, e solenne.
    Chissà chi cazzo era.
    «entra pure. accomodati» Indicò l’interno dell’ufficio con un ampio e drammatico movimento del braccio.

    circus
    britney spears
    There's only two types of people in the world
    The ones that entertain, and the ones that observe
    Well, baby, I'm a put-on-a-show kind of girl
    gayarsonist
    yeah i'm a false prophet but you believed me so whose fault is it really that we're in this mess

    gifs: halseydaily.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
  4. .
    troy bolton hawkins
    Dear God, where'd you go?
    You haven't been answering your phone
    Not sayin' I'm mad but the world is fucked up
    So you should come around more
    Perchè mettere al mondo dei figli? Perchè, quando immancabilmente, entrando a far parte della società, erano destinati a diventare un problema degli altri, e nello specifico il suo. Poco le importava che quei nani fossero orfani, e quindi i genitori non potessero più prendersi alcuna responsabilità nei loro confronti, così come non la toccava che la mancata riproduzione potesse portare all’estinzione del genere umano. C’erano ben poche cose che interessavano Troy Bolton, in effetti, ed erano tutto ciò che la teneva ancorata a quel posto, gli occhi nocciola a rimbalzare da una testa all’altra: denaro, quello che avrebbe preso dal legionario insieme alla quota di Ictus; redemption arc, perlomeno figurato, in cui avrebbe ricalibrato il suo karma mostrando a Julian che fosse una brava persona; cibo, ma in quel caso specifico, si ricollegava al tema denaro, considerando che quel pomeriggio di duro lavoro le avrebbe pagato almeno una scatola extra di mochi al caramello.
    Priorità.
    E insomma. Avere un’attività in programma, dato che l’avevano proposta loro, sembrava un buon inizio per tenere sotto controllo i delinquenti, ma da lì a metterla in pratica, ci passava un intero universo di regole e schemi e strumenti che non possedevano, il che rendeva la situazione :sparks: problematica :sparks: . Troy era una problem solver, ma forse neanche lei poteva improvvisare abbastanza da permettere alla progenie del demonio di giocare una partita ad hockey su ghiaccio in piena estate, ed in un parco pubblico.
    Forse. Mai dire mai, con Troy.
    «Voglio dire… c’è un criocineta, tra voi? Io posso chiedere a qualche, umh, amico invisibile di indirizzarvi, se lo siete ma non sapete farlo tanto bene…» (Faceva ridere, ma anche riflettere, che Troy fosse nata come criocineta; maledizione, avremmo risolto subito il problema) La mora curvò gli angoli della bocca verso il basso, sollevando gli occhi chiari sul volto del lampioncino. I suoi… amici invisibili? Dude. Battè le ciglia, scambiandosi un’occhiata d’intesa con Ralph. Il fatto che un bambino non solo la capisse, ma condividesse i suoi timori, bastò a farle drizzare la schiena e dipingerle in volto un broncio severo e seccato: fanculo i bambini di merda, e fanculo se Ictus era inquietante ed aveva amici invisibili – erano una squadra, lei e il ragno chilometrico. Sarebbe rimasta dalla sua parte contro il nemico comunque, anche quando pensava fosse folle e senza senso. «Sono un medium! Potrei cercare l’anima di un criocineta e… farci dare dei consigli, ecco. Non farvi possedere!!» Ah… uhm. Osservò un punto sul prato inglese, sforzandosi molto forte di non cercare ancora gli occhi del bambino. Ma davvero il suo collega aveva parlato di possessione? «nessuno pensava li avresti fatti possedere» chiarì, dopo i secondi necessari per assicurarsi che non avrebbe iniziato a ridere istericamente, dando una pacca solidale alla spalla del ragazzo.
    Kiddos.
    E, con un po’ di ritardo, ma thinkin. Piegò il capo sulla spalla, ruotando sul posto fino a fronteggiare Ictus. «ma tu potresti» Lo studiò, indice contro il labbro inferiore. Forse potevano convincere i nani a giocare su prato anziché su ghiaccio, se avessero avuto qualcuno di pertinente a suggerirlo. «farti possedere da un giocatore di hockey, intendo. Minchia, ne saranno morti, no?» Non aveva assolutamente idea di come funzionassero i medium, avevano dei cerca persone sovrannaturali?, ma immaginava avessero i loro… modi, per sapere certe cose. Prese nota del placido vibrare del ragazzo al suo fianco, prima di sospirare e posare cauta una mano sul suo braccio. «o puoi fingere, è indifferente. Basta che funzioni» Tolse immediatamente il palmo dal tessuto, non volendo far scattare il proprio potere: era una chiaroveggente, e – come potrete immaginare conoscendola almeno un poco – delle vite degli altri, non voleva sapere proprio un cazzo. Era seccante avere sogni profetici, ma vedere il passato delle persone? Quella era davvero una fottuta palla al piede. NO, KAREN, NON MI INTERESSA SE QUAND’ERI BAMBINA I TUOI GENITORI NON GUARDAVANO I TUOI DISEGNI, MOVE THE FUCK ON!
    Comunque, andando avanti. Provò a gettare le basi per una solida collaborazione, così che potessero fare fronte unito con i pidocchi demoniaci che attendevano l’inizio del gioco, ma non era certa che fossero sulla stessa lunghezza d’onda. Forse avrebbe dovuto suggerirgli di chiamare la sua amica Ben: senza dubbio, loro due si sarebbero divertite tantissimo. Lo squadrò impassibile un altro paio d’istanti, giusto per chiarire che neanche contro dei bambini l’avrebbe fatto giocare ad hockey – era molto, molto, sottile, e aveva l’aria di volare via al primo soffio di vento – prima di proseguire con il sospiro degno di qualunque millenials verso le nuove generazioni. Palla fantasma? «mh. Proviamo così» Infilò pollice ed indice in bocca, fischiando abbastanza forte da far girare tutti le cimici in circolazione. Con un ampio cenno della mano, indicò loro di avvicinarsi.
    Problem solving, ricordate?
    «chi sono i poteri elementali? Un passo avanti» Poco più di una dozzina di bambini, fece quel timido passo avanti. Non avevano qualcuno che creasse il ghiaccio, ma – «se ancora non lo sapete fare, il mio collega vi insegnerà ora come creare degli oggetti usando i vostri poteri» e visto che sapeva preventivamente fossero dei piccoli pigri di merda, prima che potessero protestare, alzò un indice. «le creazioni più belle, verranno premiate» tutte, ma che ne sapevano loro. Abbassò il tono di voce con fare cospiratorio. «con delle caramelle ooohhh. Aaaah! Per i pochi bambini rimasti fuori dalla competizione, bisognava pensare a qualcos altro con cui potessero entrare in gara. Farli mettere insieme ad altri compagni avrebbe avuto poco senso, considerando fossero in pochi… Mh. «gli altri dovranno pensare ai nomi delle squadre. Vogliamo una lista pronta entro quando i vostri compagni avranno finito. Dopodichè, sceglieremo democraticamente dalle vostre proposte» Schioccò le dita, fingendosi molto più professionale di quanto non fosse.
    I bambini dovevano essere proprio stupidi, perché ai suoi ordini - ai suoi ordini - scattarono immediatamente sull’attenti, e mentre i poteri mentali e fisici si dividevano dal gruppo per pensare a come chiamare le squadre, gli altri volsero i loro occhietti malvagi tutti su Ictus, in attesa della lezione.
    Troy sorrise trionfante. Il suo lavoro era fatto.
    (Ma non hai fatto niente……..)
    gif code
    29 y.o.
    clairvoyant
    eeek
  5. .
    troy bolton hawkins
    Dear God, where'd you go?
    You haven't been answering your phone
    Not sayin' I'm mad but the world is fucked up
    So you should come around more
    Se non fosse stata la sorella di Julian Bolton, sarebbe stata inquietata dall’altezza del ragazzino, ma no: non era quello a turbarla, malgrado fosse considerevole e irrispettosa verso i più maturi (lei) che avrebbero potuto raggiungere la sua altezza solo con un bambino in spalle, quanto tutto il resto. Aveva l’aria malata di una dama vittoriana, tutto arti lunghi e deformi come quelli di un ragno (quelli che abitavano ogni angolo dell’appartamento di New Hovel, perché la leggenda diceva portassero soldi, ed alla Bolton Hawkins piaceva credere a qualunque cosa desse speranza al suo portafoglio) ed altrettanto pallidi. Perfino lei sembrava più abbronzata e sana, rispetto a quello strano spaghetto di soia.
    Ed era russa.
    Arrampicò gli occhi nocciola dalla punta delle scarpe, al sorriso gentile di Spidey.
    Oh, merda.
    Si ritrovò a sospirare piano, incontrandone lo sguardo, sentendo nel profondo del proprio cuore, che non potesse bullizzarlo perché sarebbe stato un reato, come picchiare chi indossava gli occhiali, e palpare qualcuno per più di dieci secondi. Aspirò le labbra all’interno della bocca, inarcando sopracciglia corvine all’espressione smarrita, ma morbida, dell’adolescente.
    Non le piacevano gli adolescenti. Ma le piacevano meno i bambini, quindi immaginava di poterci… lavorare. Mentalmente, unì le mani fra loro chiedendo al suo gigante di fiducia un briciolo di forza; percepì l’AO!!! entusiasta di Julian quanto bastò a scegliere di non scappare.
    Per il momento.
    «Ciao… sono Ictus, piacere. Sicuramente in due sarà più facile far fare ai ragazzi qualcosa di bello… Ti chiedo scusa in anticipo, però: non solo molto bravo con… i bambini» Lo osservò un paio di secondi, battendo lenta le ciglia. «ictus?» ripetè, perché era proprio un nome di merda – e lei si chiamava Troy Bolton, per Dio. Far fare ai ragazzi qualcosa di bello… la chiaroveggente era già propensa ai lavori forzati, ma dal viso smunto ma entusiasta di Ictus, immaginava l’opzione non fosse sul piatto. Maledizione, dove davvero pensare a come intrattenere una mandria di bambini? Non sapeva neanche se giocassero al riporto! Come se non bastasse, sgorbione non era bravo con i bambini. E che minchia ci faceva lì, allora? Non aveva neanche preso i soldi (e Troy, a fine giornata, si sarebbe assicurata che quei soldi finissero nelle sue tasche, quindi grazie Ictus, nothing but an angel). Magari era un agnello pazzo, e masochista. «D’accordo, non solo con i bambini. Con le persone, di qualsiasi età…» E quanto arrossiva, santiddio. Si allontanò di mezzo passo dal fiammifero – lungo, punta rossa, eddai - temendo che la testa gli sarebbe implosa. Non lo fece. Non ancora. Dato che era una ragazza compassionevole e gentile, gli diede una poderosa pacca sulle spalle, sbuffando una breve risata. «tu ictus, io troy. ma che dici, acciarino, stai andando alla grande!» ed avrebbe volentieri continuato ad hyparlo, se avesse significato che l’avrebbe convinto a fare cose con i bambini.
    Tipo, appunto, l’hockey.
    Conosceva il calcio, Troy; la pallavolo, il basket, ma di uno sport che prevedeva ghiaccio, bastoni e dischetti, non sapeva un cazzo. Quanti erano in squadra…? Avevano dei ruoli? Quanto valeva segnare? STUPIDI SPORT, PERCHè NON POTEVANO GIOCARE AD ACCHIAPPARELLA E BASTA COME TUTTI? BAMBINI DI MERDA. «Possiamo… provarci. Dicci cosa serve per giocare… Poi, mentre noi prepariamo, puoi spiegare ai tuoi compagni come si fa?» Dalla bocca della mora, uscì un sofferto verso di gola. Il suono di un animale morente a bordo strada, schiacciato parzialmente sotto le ruote di una bicicletta ed in triste attesa della sua fine. Generalmente non voleva la propria fine, Troy, ma forse per quella giornata poteva fare un eccezione. Annuì ad entrambe le creature, mostrando tutti i denti in un sorriso marginalmente maniacale, spostando se stessa e Ictus verso i bambini così che potessero sentire anche loro la spiegazione.
    Stava ancora sorridendo.
    «non so un cazzo di bambini» strizzò a bassa voce fra i molari, stritolando il polso del ragazzo per farlo avvicinare a sé. Sapete cosa sapeva, invece? (Kyle, in background: niente) ADATTARSI E SOPRAVVIVERE! Quindi fece quello che chiunque nella sua posizione avrebbe fatto: prese il telefono, cercando le regole dell’hockey su Google.
    Ok. Come disse anche Ralph al resto della mandria, esisteva anche un tipo di hockey su prato.
    «nooooooo noooooooooo vogliamo il ghiacciooo buuuu»
    Bastarde creature demoniache. Arricciò il naso, la Bolton. «conosco un solo criocineta» Pausa drammatica. «ha raso al suolo una città una volta, ma è un bravo ragazzo» Tanto, scusa, che altro aveva da fare in un qualsiasi pomeriggio estivo, che non fosse andare a ghiacciare il prato per dei bambini orfani aiutando così una cara, carissima (Justin: do i even know….you) amica? Dai, faceva bene al karma. Gli mandò un messaggio – che poi magari qualcuno di quei bambini sapeva farlo, ma lungi dalla Bolton pensare avessero delle competenze: lasceremo a te l’onore, Goblin - tornando poi alla sua ricerca internet.
    E intanto. «allora, lampioncino. Le squadre le facciamo noi, perché sicuro sono bulli infami e c’è qualcuno che viene sempre scelto per ultimo.» Alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare, per guardare Ictus. «e con i bambini bisogna essere decisi e determinati, o quelli infilano i loro dentini in ogni breccia, e fanno di te quello che vogliono. quindi, cosa gli diremo?» domandò, invitandolo a rispondere con un cenno della mano. Tornò poi a leggere, e pensare a… cose.
    Tipo «non abbiamo le porte» lei non poteva crearle: vedeva il futuro, mica era un fabbro.
    Tipo «undici bambini per squadra sono ventidue bambini.» con l’orrore che quella frase meritava, senza contare il fatto che non avesse idea di quanti infanti ci fossero in quella colonia batterica.
    Tipo «… neanche i pattini. O il dischetto» Forse dovevano fare reality check ai bambini e dire loro che il ghiaccio non fosse possibile… Oppure farli pattinare con le scarpe? Sembrava rischioso e pericoloso; le piaceva già.
    «… le mazze» non avevano niente.
    Basta. Era già stanca. Non aveva manco la VOGLIA. Lo SBATTI. Valeva?
    «però, c’è di positivo che sia uno sport estremamente violento e brutale» sorrise, euforica. Bambini che si prendevano a mazzate? COUNT HER IN! «noi facciamo gli arbitri.» chiarì, perché non era certa di potersi trattenere con una mazza in mano e creature urlanti in avvicinamento.
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    troy bolton hawkins
    Dear God, where'd you go?
    You haven't been answering your phone
    Not sayin' I'm mad but the world is fucked up
    So you should come around more
    Ci stava provando, ok? Non si poteva chiedere molto altro, ad una creatura nomade cresciuta fra inganni e truffe. Negli anni di formazione, non aveva mai dovuto preoccuparsi di questioni banali come i sentimenti, o le persone. Aveva sperato ogni giorno che Kosmo morisse, portando con sé Pornhub, e la liberasse dalle sue catene. Non aveva pensato alla sua famiglia, quella che si era lasciata alle spalle prima ancora di avere l’età per essere accettata a Durmstrang. D’altronde, per quanto sbagliati, aveva avuto i suoi motivi per andarsene, e non rimpiangeva averlo fatto (un po’ di rimorsi sulle conseguenze sì, ma quello era un altro discorso.). Troy Bolton Hawkins non era mai rimasta ferma abbastanza a lungo da interessarsi ad un dopo; a malapena i durante, e solo perché le servivano per sopravvivere. Uno poteva erroneamente pensare che in quattro anni la chiaroveggente si fosse abituata a quella nuova normalità, ma come avrebbe detto la Pausini, non era così.
    Ma ci stava provando. Cercava di essere un essere umano migliore, mandando a Kyle video di robot anziché quelli degli animali (...ma mandava anche quelli) perché sapeva potessero interessargli di più, preparava il caffè (...corretto) all’Hansen quando lo vedeva triste senza che lui glielo domandasse, ed aveva comprato una pallina di Natale per Julian malgrado fossero in Primavera. Non funzionava così? Esistere non era forse affrontare l’immediato nell’immediato e arrangiarsi con quel che si aveva…? No? Beh. Aveva funzionato per anni.
    Poi c’era stata la Guerra.
    Vi stupirà (derogatory) sapere che alla Bolton Hawkins non fregasse assolutamente nulla della politica. Niente. Zero. Non la capiva. Se le davano regole semplici, poteva anche essere in grado di rispettarle per mero quieto vivere, ma tutto il resto era una nebbia nella quale non era mai stata interessata ad addentrarsi. Stava scegliendo la palla per Julian – a forma di Babbo Natale era abbastanza cringe, ma a lei piaceva di più il pupazzo di neve – quando il signor Abby li aveva costretti al suo soliloquio. Aveva annuito, labbra curvate verso il basso, perché quello sembrava il pensiero maggiore, ed a seguire la massa non si sbagliava mai. L’ultima volta che l’aveva visto, era stata quand’era arrivata a Londra per la prima volta scortando un Tavolo (non era davvero il suo nome, ma mica lo ricordava) al prom, quando aveva resuscitato tot persone al ritmo di Old Town Road, quindi… diciamo che fosse incline a dargli ragione. Guerra al mondo babbano? Oh, sure thing love, mark me as scared and horny, let’s go lesbians let’s go.
    E lì era finita.
    Per lei.
    Poi avevano messo in lockdown Hogwarts.
    Poi erano spariti tutti: niente Sinclair, niente Kieran e Hold (...niente Murphy? Unclear), niente Kyle. Aveva aspettato, Troy, perché non era che avesse di meglio da fare. Aveva mangiato tutto quello presente nella dispensa dell’Hansen, una preghierina al fly per l’uomo ed un bacio soffiato al cielo, e aveva aspettato, e chiesto a Kyle con quale audacia non visualizzasse i suoi video su Tiktok, ed aveva ignorato tutte le sensazioni perché la chiaroveggente usava il suo potere solo per affari. Non voleva sapere un beneamato cazzo. Non voleva sentire il proprio cuore saltare un battito ogni volta che guardava il posto a tavola di Sin, perché sentiva che non fosse l’affetto e la mancanza dell’uomo – dai, non esageriamo, gli voleva bene ma non così tanto – a farle appiattire la linea. In qualche modo, Troy lo sapeva.
    E lo ignorava. Perchè era brava, ad ignorare le cose.
    Tipo il sapere perfettamente che Kyle odiasse si insinuasse nei suoi sogni, e farlo comunque.
    (era un abitudine che aveva preso di recente, quella di passeggiare nel mondo onirico altrui, perché sapeva di essere… poco utile nella vita di tutti i giorni, ma almeno gli incubi li poteva tenere a bada. Kyle era indubbiamente il suo preferito perché non l’aveva mai tradita facendola scivolare in un sogno erotico, ed a giurarci su Dio c’erano cose del suo fratellino che non voleva vedere, ok.)
    Le aveva detto, «questo è un sogno» e Troy si era portata commossa la mano al cuore, «perchè ti manco??», ricevendo in risposta l’espressione assolutamente neutra e piatta del coreano, ed un «no» che non suonava neanche difensivo, solo un mero dato di fatto. Poi Kyle si era svegliato, e con lui la Bolton Hawkins in Inghilterra, incapace di mandare giù il sapore di sangue e polvere da sparo a pesare sulla lingua.
    Non voleva sapere; non avrebbe chiesto. A non far domande scomode, si campava cent’anni.
    I giornali non li leggeva, ma i pettegolezzi li ascoltava tutti. Stava facendo colazione con un bagel sul portico di New Hovel, quando il mondo il Primo Giugno era cambiato. Un interruttore. L’aveva percepito sotto pelle come una scossa, lo sguardo a farsi più attento sui ciottoli del quartiere. Le labbra in una linea serrata.
    Una nuova era.
    Forse se fosse solo cambiato tutto, Troy avrebbe potuto abituarcisi e basta. I cambiamenti funzionavano come le medicine su di lei, a furia di subirne era diventata immune. Ma erano cambiate le persone, e quello la Bolton Hawkins non aveva saputo come prenderlo.
    Malgrado non fosse più obbligatorio, si era denunciata come special («MIKE! Sorpresonaaaa» un bacino a Nathaniel Henderson) così che le assicurassero un appartamento suo a New Hovel, e la smettesse di vivere di rendita facendo la (finta) badante a Sin. Passava ancora da lui: anche se incapace di offrire conforto, poteva stracciarlo a briscola e bere una birra facendo bird watching; se particolarmente propositiva, dargli una paterna pacca sulla spalla. Kyle era… Kyle, solo più irraggiungibile di prima, lanciato sul lavoro come se ne andasse della sua vita. Per quel che ne sapeva Troy, era proprio così.
    Il sole di Julian, seppur flebile, brillava ancora: la Hawkins se lo sarebbe fatto bastare.
    E lì finivano le conoscenze della chiaroveggente. Guarda caso, su quattro persone che conosceva, uno era suo fratello, uno l’aveva raccattato per caso in chat, e gli altri due li aveva beccati ai random.obl: poteva forse non iscriversi di nuovo? Eh! Forse se lo sarebbe risparmiato, sapendo cosa la aspettava. E se quello non era il karma per falle fare l’insegnante con Turo1!! non saprei come altro definirlo. Per essere una chiaroveggente, il suo terzo occhio era davvero chiuso.
    Aveva di recente scoperto che esisteva una particolare razza di piccioni commestibile, e stava prendendo nota al parco dell’Aetas per informare Murphy su quali fossero le loro caratteristiche e quanti ce ne fossero nella loro zona – le era sembrata molto interessata all’argomento, e tutto era utile quando si voleva rimandare qualcosa come cercarsi un lavoro fisso – quando il tizio aveva iniziato a gesticolare.
    Troy aveva finto di non vedere.
    Un sacco di volte.
    Poi l’altro aveva tirato fuori il portafoglio.
    Troy Bolton Hawkins si era alzata, stiracchiandosi come un gatto, e si era diretta languida verso l’uomo, ignorando la mandria di marmocchi attorno a lui. Sperava non volesse vendergliene uno – o acquistare: non aveva più l’utero per farlo, scusa – non davano neanche più gli assegni di mantenimento.
    «dovete occuparvi di loro...solo per un po’»
    «loro… i bambini?»
    Il Legionario l’aveva guardata come fosse stata stupida. A suo favore, era parzialmente così.
    «vi pago»
    «quanto?»
    Un’occhiata alla scolaresca. Uau. Erano tanti pidocchi.
    «abbastanza» dalla stanchezza nel tono dell’uomo, Troy dedusse che avrebbe potuto chiedere qualunque cifra. Quindi sorrise, allargando le braccia: «SONO BRAVISSIMA CON I BAMBINI!»
    «giochiamo a hockey?» Arricciò il naso. Abbassò gli occhi sul bambino lentigginoso, valutando che arrivasse giusto ad altezza ginocchio per colpirlo dritto sul naso.
    Narrator: in fact, she wasn’t.
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    troy bolton hawkins
    I'm a little fucked up, not easy to love
    And what you've heard 'bout me is true
    Don't say I didn't warn you


    28 y.o. ✧ clairvoyant ✧ l'innominata
    God damn
    Would you look at me?
    You're one lazy motherf*cker
    That's what everyone sees
    Ain't it funny how
    you wanna be the best
    But you can't even get up
    and get dressed
    Ovviamente aveva già mandato tutto a puttane. Un classico. Strinse le labbra fra loro, Troy Bolton, abbassando lentamente e con intenzione lo sguardo sul pavimento in legno della Stamberga Strillante. Come potesse sempre infilarsi in quelle situazioni, considerando che il futuro lo vedeva e percepiva prima degli altri, era un mistero inesplicabile. Una sua personale El Dorado, forse. Un dono, laddove non un talento.
    «cos…cOSA? TROY?»
    E per quanto mi faccia male il cuore doverlo scrivere nero su bianco, a cinque mesi dal suo outing, era piuttosto chiaro che all’appuntamento si fosse presentato solo il ragazzo che la osservava confuso ed a bocca spalancata. Voleva suggerirgli di chiuderla perché c’era il rischio ci entrasse qualche moscerino, ma non si voleva ancora così male da citare i loro genitori. «eh» eh. Non molto altro da aggiungere, ed infatti si strinse nelle spalle, sollevando gli occhi su Julian in un misto di sfida e scuse tutto insieme.
    Julian Bolton sorrise. Era facile immaginare come Joni si fosse innamorata di quel sorriso, tutto fiducia e raggi di sole; altrettanto semplice immaginare come la stessa espressione che aveva fatto innamorare una ragazzina, facesse tremare di puro terrore l’adulta che si era appena professata sorella a pochi passi da lui. Citando Kaz: HhHhHhHhHh. HHHHHH! Si alzò in piedi, drizzando la schiena ed osservando il fanciullo muovere affatto esitanti passi nella sua direzione.
    Non era la reazione che si era immaginata. In effetti, con il senno di poi, non si era immaginata proprio un bel niente: la sua fantasia riguardo quella riunione di famiglia non era mai arrivata al dopo la rivelazione, solo al discorso precedente – che, comunque, aveva ignorato totalmente, quindi insomma. Si schiarì la voce cercando di darsi un tono, la lingua ad umettare le labbra pronta a qualunque cosa avesse in serbo – o russo se preferiva, haha – per lei. Perfino abbracciarla, se era proprio necessario ai fini della storia.
    Invece si fermò. «è impossibile, Troy è fuggita con i bracconieri che l’hanno venduta agli orsi siberiani per avere la pelle di un loro cucciolo»
    Mh. Lei - cosa? Cioè. Aveva passato vent’anni in fuga dalla sua famiglia, e quello era il meglio che si fossero inventati per giustificare la sua assenza? Nessuna storia apocalittica su come fosse l’anti cristo? Nessuno spauracchio? QUELLA ERA LA VERSIONE CHE AVEVANO SCELTO? Così oltraggioso, che fu il suo turno di spalancare la bocca. Mortalmente offesa, la Bolton Hawkins, occhi ridotti a fessura e pugni stretti lungo i fianchi. «allora, innanzitutto, nessuno mi ha venduto.» chiarì, perché le sembrava importante. Poteva mica lasciare pensare al suo fratellino che la sua pelle fosse merce di così poco valore.
    Anche se era vero. Valeva ancor meno, in realtà, ma preferiva Julian non lo scoprisse mai.
    «sono scappata? sì. E per forza. li hai visti i nostri fratelli? UGH.» scrollò invisibile polvere dalle spalle, sbuffando stizzita il proprio disappunto. «mi meritavo di meglio» corrugò le sopracciglia, consapevole che non fosse un complimento per il ragazzo – non posta così, senza essere elaborata. Quindi inspirò, alzò gli occhi al cielo, e «mi dispiace» stretto fra i denti, perché chiedere scusa non era facile per nessuno, ma qualcuno doveva pur farlo. «d avervi abbandonati con loro. Ok? Anche voi meritavate di meglio» Un pugnetto sul petto.
    Insulti di pornhub in background.
    «ed ecco perché sono qui ora» Sorrise, testa leggermente reclinata. PER ESSERE IL LORO MEGLIO! Said no one ever, ma lasciatela delusional.
    I give it all my oxygen,
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    Intrecciò le dita sulla scrivania improvvisata di fronte a sé. «vi chiederete perché vi abbia fatti venire qui» o forse no. Riusciva a sentire l’occhiata giudicante di Kyle anche se il coreano non era presente, ed il si chiederanno chi sia tu, e probabilmente pensano che tu sia una maniaca. O una truffatrice. Magari sono armati con cui l’avrebbe interrotta se avesse provato il discorso con lui, motivo per cui – per la gioia del ragazzo. - Troy l’aveva escluso dal suo Piano Riunione Di Famiglia. Funzionava, ok? Era un modo come un altro per rompere il ghiaccio. Appoggiò la schiena sulla poltrona (anche quella improvvisata. Aveva preso quel che la Stamberga aveva da offrire, ossia molto poco, e l’aveva riadattato alle sue esigenze), accarezzando l’animale tenuto in grembo.
    Un topo. Troy Bolton Hawkins stava accarezzando un topo che aveva trovato a girovagare per la casa diroccata, perché non aveva trovato di meglio, ed era un simbolo. Uno status quo, così come la benda nera sull’occhio. Perchè? Perchè, perché, sempre perchè e mai Oh, Troy, come sei fantasiosa; creativa; magnifica. Non c’era un motivo: aveva voluto la scrivania (mobili accatastati fra loro), la poltrona (lo schienale era composto da diverse scatole una sopra l’altra), l’animale da accarezzare e la benda sull’occhio, e l’aveva ottenuto perché quella era la persona che era. «la risposta è semplice» alzò lo sguardo di fronte a sé.
    La era?
    Sullivan, Julian e King, non la conoscevano. Non avevano alcun ricordo di lei, ed era assai probabile che il resto della fam non fosse stato affatto lusinghiero nei suoi confronti. Non credeva l’avessero cancellata completamente. Conoscendoli, l’avevano usata come il cattivo esempio da non seguire, il mostro sotto al letto che avrebbe afferrato loro le caviglie se fossero usciti nell’orario del coprifuoco. A lei andava bene - anzi, più che bene, come dimostrava quanto si fosse applicata nel mostrarsi come quella cattiva. Non voleva avessero paura di lei, ma voleva avessero uno… standard. Un’ideale a cui affacciarsi che non fosse quella fallita che si era unita al circo ed aveva finito per prostituire la propria magia ad un ciarlatano. Aveva aspettato due anni e mezzo per quel momento.
    Probabilmente ne avrebbe aspettati altrettanti, se non avesse avuto una brutta sensazione. Non nello specifico per se stessa o per loro, più qualcosa di… generale. Si svegliava sentendo l’aria pesante in gola, il cuore a battere frenetico sulla lingua. Un ricordo dimenticato dai contorni impressi nella retina. L’aveva interpretato come un segno che fosse il momento di fare qualcosa, prima che -
    Non sapeva prima di cosa. Forse aveva solo paura di esistere da sola, senza nessuno a ricordarla. Forse voleva lasciare il segno, o prendersi la rivincita su quei cazzoni dei fratelli maggiori e rubargli i minori da tenere sotto la propria ala. Aveva importanza?
    «la risposta è semplice» ripetè, digrignando i denti, sfarfallando le dita nell’aria perché Pornhub le desse la risposta. Avevano un copione da seguire, e quella merda di un peluche psicopatico avrebbe dovuto farle da gobbo e suggerirle le battute. «sono vostro padre» «sono vostro – PORNHUB» Afferrò il topo nel palmo, pronta a lanciarglielo addosso. Visti com’erano andati i mondiali con il gatto, ci pensò un attimo e gli lanciò contro una trave, tornando a stritolare amorevolmente il roditore al petto. Che INUTILE PEZZO DI MERDA! Ma poi perché cazzo era ancora con lei? Non poteva tornarsene con Kosmo? Il pupazzo non schivò la trave, ma d’altronde, cazzo se ne faceva visto che non sentiva dolore. Non poteva muoversi, ma poteva parlare (anche se Troy era l’unica a sentire la sua voce), e riapparire quando lei cercava di liberarsene. La sua maledizione personale, quello strano mago trasfigurato. Bastardo. «minchia sei proprio. Uno stra cazzone inutile. Troverò il modo per bruciarti, e ballerò sulle tue interiora di cotone fumanti -» una minaccia che stava per diventare molto più colorita e volgare, ma che rimase sulla punta della lingua di Troy quando sentì un rumore.
    Passi.
    Si immobilizzò.
    Quel mattino, aveva mandato una lettera ai tre ragazzi dicendo loro che avessero vinto un buono per conoscere il proprio futuro, firmato TBH, indicando il luogo dell’incontro (Stamberga, così che fosse facilmente raggiungibile anche da Hogwarts) e ora. Aveva avuto due anni e mezzo per spiarli, e sapere fossero (incoscienti.) anime pure, buone, fiduciose verso l’umanità. Poi oh, in fondo, non era mica manco una cazzata: lei era il loro passato! Presente! E sarebbe stata il loro futuro! Bonus, se proprio non le avessero creduto, avrebbe potuto davvero spiare qualcosina nel loro deshtino. Insomma. Si sentiva perfino la coscienza a posto.
    Passi più vicini.
    Si alzò in piedi di scatto, gli occhi a rimbalzare da una parte all’altra della stanza alla ricerca di una via di fuga. Non era pronta, MAY DAY, NON ERA PRONTA, COSA AVREBBE DOVUTO DIRGLI, MA PERCHè POI, TROY MA CHE CAZZO DI OTTIMISMO AVEVI STAMATTINA – per qualche motivo, ritenne del tutto opportuno nascondersi sotto la scrivania.
    Come se non fosse stata assolutamente visibile.
    I passi si fermarono.
    Pornhub fischiò fra i denti (che non aveva), facendo un commento davvero inappropriato su una gonna (di chi dei tre, non voleva saperlo), e tanto bastò a farla scattare verso l’alto, i palmi picchiati contro la scrivania abbastanza forte da far scappare Geronimo Stilton. Un comportamento del tutto ingiustificato visto che nessuno lì dentro aveva sentito il pupazzo a forma d’orso fare il maniaco pedofilo; forse avrebbero preso lei, per la maniaca pedofila. «mi era caduta una lente» mostrò l’indice – su cui non aveva una lente.
    Deglutì. Prese posto sulla fu scrivania, rassettando i vestiti e sistemando la benda sull’occhio.
    Aveva un discorso. Aveva un copione. Aveva UN PIANO.
    «sono troy bolton hawkins.»
    Non era quello.
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    hai ragione sono d'accordo su tutto una anche io per fav sara
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    hyppytyynytyydytys
    (n.) Bouncy Cushion Satisfaction.
    La verità era che nella vita di Troy Bolton Hawkins, nessuno era mai stato gentile. Gli unici che avrebbero potuto essere l’eccezione a quella regola non scritta, li aveva abbandonati ancora in fasce, e per quanto le sue scelte si fossero rivelate un enorme :sparks: fallimento :sparks:, sapeva anche che avendone la possibilità, l’avrebbe rifatto: almeno quel tipo di inferno se l’era trovato da sola. Le lusinghe, di conseguenza, aprivano tutte le porte, perfino quando così ovviamente mascherate dietro una scusa per cambiare argomento. «sono venuto qui solo per scelta. ma se non l'avessi fatto non ti avrei conosciuto, quindi sono doppiamente felice così» Alzò una spalla poggiandovi sopra guancia e sorriso, naso adorabilmente arricciato ed una mano ad agitarsi vaga nell’aria. «sei un ruffiano» che a quanto pare è sinonimo di pappone; due domande me le farei. «non una critica. Continua pure» Chi era lei per dire basta a complimenti gratuiti? BRAVO, DIMMI ANCORA CHE SEI FELICE DI AVERMI CONOSCIUTO, SEI LETTERALMENTE L’UNICA PERSONA AL MONDO CHE ME L’ABBIA MAI DETTO – e probabilmente l’unica – CONTINUA CON L’OTTIMO LAVORO! Vorrei dire che in quel momento si fosse fatto un’amica per la vita, ma… la vita di Troy non era propriamente sua, e non poteva dedicarla a nessuno. Riusciva a malapena a prendersi qualcosa per se stessa, ed era già una battaglia abbastanza ardua senza aggiungere terze – quarte, quinte, eccetera – persone. «posso depennare "farmi dedicare una canzone col nome sbagliato ad un locale pubblico" dalla mia lista di cose da fare prima di morire» Roteò il polso, abbassando il busto in un inchino. «quando vuoi. Se c’è altro sulla lista in cui posso aiutarti, fammi sapere» magari era quello il suo scopo nella vita. Anni ed anni a rincorrere l’obiettivo sbagliato, per poi scoprire che, come un Caronte da due soldi, dovesse solo aiutare le anime in pena di quel mondo a giungere a quello successivo con meno fili a tenerli ancorati a terra. Gesù, era pure un qualcosa di poetico; si annotò mentalmente di ripensarci in seguito. «ma davvero, scatoletta di tonno, ti serve una mano per uscire dalla tua... situazione? forse posso fare qualcosa per te» prese tempo sorseggiando il tè – troppo dolce, già detto? e troppo analcolico, grazie tante – ed umettandosi le labbra, un sospiro soddisfatto fischiato fra i denti. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta in cui aveva passato del tempo con qualcuno come Troy, e non come la marionetta di Kosmo. Probabilmente, da quando era scappata di casa, e già allora le sue uniche compagnie erano bambini che ancora non sapevano parlare. Un assaggio di libertà che le fece soppesare la proposta più seriamente di quanto non potesse permettersi, sfiorando con le dita la possibilità che potesse davvero aiutarla, e quella potesse essere la sua vita. Non nello specifico fingersi sposata ed incinta per farsi offrire colazione-pranzo-merenda-cena (probabilmente. Non assicuro nulla) ma… qualcosa di suo da fare con il proprio tempo libero. Magari si sarebbe data al decoupage. Magari avrebbe chiesto il reddito di cittadinanza ed avrebbe comprato un telefono decente che provenisse effettivamente dal ventunesimo secolo. Magari avrebbe scoperto di amare l’equitazione. «dipende, sei ricco?» Non aveva chiesto aiuto quando ne aveva realmente bisogno, non l’avrebbe fatto in quel momento. «probabilmente puoi comprarmi. Tutto ha un prezzo per kosmo» fece spallucce. Stava scherzando? Sì, perché non pensava davvero l’avrebbe comprata., ma no, perché Kosmo davvero sarebbe stato disposto a venderla, ad una cifra ben al di sopra di quanto Troy meritasse (ed era un Leone; si amava e si riteneva senza prezzo, ma andiamo, bisognava anche essere realisti nella vita). «magari puoi chiedere un mutuo? Non sono economica, ma valgo ogni penny» non sapeva cucinare, né usare una lavatrice senza smadonnare, però era una grande compagna di maratone di film e serie tv, e sapeva tutti i bop degli anni ‘90. Also, «so anche fare questo» piegò indice e medio per fare la metà cuore dei gen Z.
    Tanta roba.
    rebel
    deatheater
    25 y.o.
    26 y.o.
    boot-#000: troy-bolton-h
    i wanna be 14 again and ruin my life differently...i have new ideas.
  11. .
    ABILITATA!
    Narratore: in fact, he was già abilitato, ma almeno lo rendiamo ufficiale . SMACK
  12. .
    Non che Sara Troy sapesse fare due calcoli, comprendere come – e quando – inserire le informazioni ricevute dal ragazzo in una linea del tempo cronologicamente corretta, quindi naturale che la sua replica pensata fosse «forte» con tanto di schiocco di lingua sul palato, e labbra curvate verso il basso. «russia, uh» Passò indice e pollice sul mento, studiando una delle travi del pavimento in attesa di capire cosa farsene, di quelle nozioni. Le importava se quell’Axel fosse realmente il suo Axel? Sapeva da almeno due anni che i marmocchi Bolton-Hawkins si trovavano in Gran Bretagna e frequentassero Hogwarts, eppure non aveva mai azzardato mezzo passo nella loro direzione – non apertamente. Li aveva spiati? Certo. Si era informata su di loro come una maniaca da rinchiudere ad Azkaban per assalto su minore qualsiasi? Ovviamente, e non avere alcun tipo di reputazione aiutava nel non finire in manette. Che le cambiava, se quello fosse suo cugino? Nulla. La verità era che non cambiava nulla. Troy non era da anni la bambina che scappava da casa propria per rifugiarsi nella loro, e non era intenzionata ad esserlo. La vita conseguente la sua fuga non era andata come aveva previsto, e le aveva riservato molte più delusioni che trionfi, quindi non moriva dalla voglia di essere riconosciuta come quella Troy Bolton Hawkins. Di certo, finché si trovava nella situazione scomoda di fare da puttanella ad un mago egomaniaco qualunque, non poteva permettere che i fratelli minori lo sapessero (il fatto che attualmente non avesse una fama, non significava che in passato non l’avesse avuta; sperava di essere diventata il mostro sotto al letto dei suoi genitori, la leggenda urbana raccontata attorno ai falò durante i campeggi) ma forse… forse? I cugini che già si erano distaccati dalla famiglia, avrebbero preso le sue sconfitte come vittorie.
    Si grattò distrattamente la nuca, un sospiro caldo a scivolare fra i denti.
    «quest’informazione potrebbe scioccarti. Forse è meglio se ti siedi» e seguendo il consiglio appena offerto all’altro, prese posto anche lei sul divano. Inspirò ed alzò le braccia in segno di resa. «non sono davvero un idraulico» TUTTI SCONVOLTI GENTE, METTETEVI LE MASCHERE SHOCKBASITE, SUPER PLOT TWIST INASPETTATO! Attese che l’informazione sedimentasse nello sguardo vuoto di Axel, e dopo un paio di secondi di silenzio in cui l’occhiata opaca non cambiò, decise comunque che aveva compreso e metabolizzato quanto gli aveva appena rivelato. «sono tua cugina, penso. Troy? Quella scappata di casa» in tutti i sensi. «quella bella» aggiunse, caso mai la prima nozione non fosse stata abbastanza chiarificatrice; quella era inequivocabile.
    And now that we're all grown up
    Who do we owe it to?
    And now that we've gone this far
    Who do we owe it all to?
    We did it all alone
    ice baby
    27 y.o.
    black sheep
    troy bolton-hawkins
    1:44
    4:41
    losers, the weeknd ft. labirinth

    [/QUOTE]
  13. .
    Non fatevi trarre in inganno dal titolo, non serve davvero avere una playlist (ma meglio se la avete. rendete una sara felice). Volevo solo deliziarvi con l'ennesimo gioco inutile di cui mi dimenticherò l'esistenza fra un'ora, perchè dovrei scrivere ma ho deciso di no - still, voglio essere una fonte di intrattenimento. Bonus: questo giochino assolutamente inutile offre profondi spunti di riflessione (non è vero) su aspetti dei vostri pg di cui potreste non essere consapevoli (sara @ ogni post) E magari vi fa conoscere una canzone nuova che potrete associare alla vostra vita o ai vostri pg (così lele la smette di chiederle a sara .)
    VI ANTICIPO GIà che dovrete farvi guidare dal sentimento e dal cuore. A nessuno importa se la riposta è sbagliata, conta solo il pensiero.
    CHE GIOCO? OK!
    Persona A: offre un pezzo di canzone che trova particolarmente emblematica per il proprio pg
    Persona B: cerca di indovinare di che pg si tratta
    La prima persona che indovina, o se nessuno vi caga ma volete continuare il gioco (sì, una note to myself perchè vi conosco) mette un'altra canzone riguardo un altro pg, e via discorrendo. Quotate quando rispondete così si vede a cosa rispondete. Potete non rispondere e mettere comunque altre canzoni? No, duh, a meno che voi non siate quelli ignorati (e si, parlo sempre di me). Ok.

    IMPORTANTE! Solo dei propri, altrimenti è una pool troppo vasta (e poi c'è questa discussione per il "vi penso"). Valgono otp, ship, brotp e squad? Sì, ma va specificato. Vera sfida.
    Sì, se ve lo steste chiedendo, dopo il #makepinterestgreatagain sto cercando di introdurvi al #makespotifygreatagain, also sono così felice delle mie playlist che ogni tanto è cosa buona e giusta brag about it.
    BONUS!!! Se i nostri pg condividono una canzone, sono già amici. è la legge, non sono io. è semplicemente così. quindi sentitevi libere di rubarle quando volete - tutta cultura. Poi dai tutte insp per i titoli role. Insomma non fate gli infami che mi spezzate il cuore. Quando vi serve uppare per una nuova utenza venite qui.

    (ne approfitterò per lo spam random? sì. sono troppo pigra per elaborare questo pensiero) quindi.
    è come la suca con una di pinterest, ma meno impegnativo perchè linkare le immagini è faticoso. stesso concetto.
    OK.
    INIZIO!!!

    La vera sfida è ricordarsi i miei pg: scusate amici
    Una facile perchè vi voglio bene. PG.

    Wrong Faces Wrong Places
    Unlike Pluto

    CITAZIONE
    All the wrong faces
    In all the wrong places
    They've left me so jaded, oh
    Desensitized
    My nerves are burned by all the constant lies
    They don't even hide

    P.S. Se volete indovinare ma non partecipare con una canzone (rude ma comprendo), passate la palla al prossimo che passa. Baci
  14. .
    steal
    from
    the
    rich
    troy bolton
    hawkins

    «E mi chiamo Haeil, non Wally. Ma puoi chiamarmi Kyle, se vuoi. Lo fanno tutti, tanto.» Troy lo guardò di sottecchi – d’altronde, data la sua misera altezza, non poteva permettersi molto altro con chiunque. - curvando pensosa le labbra verso il basso.
    A Kyle non andava bene nulla.
    Kyle stava scrivendo ogni minima parola pronunciata dalla Bolton, tanto da tentarla di inserire termini randomici per vedere come l’avrebbe presa.
    Kyle aveva un pessimo senso dell’umorismo.
    Kyle era germofobico, e rude.
    «kyle» ripetè ad alta voce, assaggiando il nome sulla punta della lingua, puntando distrattamente le iridi nocciola sul soffitto. Ci pensò qualche secondo, poi scosse il capo. «nah. Preferisco wall-e. Ti si addice di più» fece spallucce, liquidando la questione con un cenno della mano, le labbra a piegarsi in un ghigno. «Andiamo con le sei parole? Qui sono un po' di più, in quel caso.» Oh santa Rita delle cause perse, aiutalo tu. Ma in cosa - attenzione, non chi - si era imbattuta in quella festa? Perchè doveva prendere tutto ...letteralmente. Erano problemi di comprensione della lingua? Non credeva, non era così male con l’inglese, nonostante in alcuni momenti l’accento russo spiccasse più del solito. Dopotutto, Kosmo non sapeva quasi un cazzo di russo, e volendo sopravvivere, la Troy ragazzina che si era aggrappata alla speranza di una vita migliore, aveva dovuto adattarsi ed imparare l’inglese. Mimò di accarezzargli i capelli da una misurata distanza di sicurezza, l’altra mano portata al cuore. Lo lasciavano uscire da solo? Non aveva un, boh, tutore che lo accudisse, e si assicurasse non finisse nei giri sbagliati?
    No, altrimenti non avrebbe conosciuto lei.
    «Andiamo a bere?» Ecco, qualcosa di furbo lo diceva però, ogni tanto.
    Sorrise, e sbattendosene delle paranoie precedenti, lo prese a braccetto trascinandolo verso il bancone del bar (aveva addirittura proposto di bere gratis spacciandosi per degli invitati! quanti progressi, era così fiera.). «non serve ripeterlo, wall-e. E comunque sono troy» così, perché le presentazioni erano per deboli e la Bolton non era solita doversi… mostrare alle altre persone. Teoricamente, avrebbe sempre dovuto essere una presenza invisibile nelle loro vite, ma le avventure di Kosmo nel mondo le stavano dando più libertà di quanta non sapesse gestirne. «diventeremo grandi amici. Anzi, sai cosa: lo siamo già. Bella lì» brofist? Brofist.
    Been around here too long I can’t wait,
    for something to blow up so I can escape
    Trampoline
    airways
    trampoline / the end

    ho chiuso questa role assolutamente senza vergogna e sono felice così. worth it. CIAO WALL-E MI MANCHERAI #TRY
  15. .
    oops i ruined my life.mp3
    el dorado
    - stellar
    bad child
    - tones and i
    sweet tooth
    - scott helman
    bolton-hawkins
    troy
    sheet
    power
    aesthetic
    headphones
    10.12.22 -- julian, livy & king
    25.02.2022 -- axel
    14.02.2022 -- [oblinder] anjelika
    07.09.2021 -- kyle
    06.03.2020 -- nathaniel
    01.07.2017 -- [evento] in loving memory




    I still act like I did back in the sixth grade Shit stained, snotty nose, whiny
    little bitch face
    info
    bros: julian, livy e king
    amiketti fav: nate e kyle
    amiketti meno fav (.): justin (un bacio)
    cugino: axel
    il suo capo: sin
    altri amici/conoscenti/ke volete: vi aspecto

    menzione speciale:
    soulmate: anjelika fuckin queen. js
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    Edited by what does tbh mean - 11/12/2022, 17:07
58 replies since 20/7/2019
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