don't trust a perfect person and don't trust a song that's flawless, honest

[preq. 11] yale ft. amos @ bar letterine

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    si dice che sulle teste dei seguaci di arda vegli la dea da cui prendono il nome. queste abili sentinelle mirano ad indebolire il nemico e darlo in pasto ai loro alleati.
    Alla tavola rotonda del Consiglio, Yale Hilton aveva portato una bottiglia di whiskey ed un sorriso lezioso. Sapeva di trovarsi lì solo per le proprie origini e la quota pubblico che lo amava con il fervore di una religione. Aveva firmato il contratto conscio di essere, ancora e sempre, nulla più di uno strumento ad uso e consumo degli altri. Quando passavi tutta la vita ad essere solo un qualcosa, però, sviluppavi la tendenza a farti posto come un recipiente di plastica al microonde: si gonfiava finché non minacciava di rompersi, e nessuno a quel piano voleva avere a che fare con le conseguenze di un giocattolo rotto.
    In quelle settimane, era rimasto in silenzio più del solito. Aveva ponderato le possibilità, ascoltato quanto i colleghi avessero da dire in merito al criptico messaggio, e realizzato con netta e concreta consapevolezza che a nessuno dei Ministeriali sbattesse un cazzo di qualcosa della quota umana del Lotus. Se non ci fosse stata in atto una minaccia più grande, non avrebbero neanche preso in considerazione l’idea di fare qualcosa, perché cos’erano una cinquantina di persone quando avevano ai loro piedi l’intera umanità. Un ragionamento che comprendeva, e che trovava avesse senso… per loro. Nell’ottica in cui si richiedeva ad altri di unirsi, mancava però della scintilla di motivazione. I soldi spingevano i piani superiori ad entrare in azione, ma erano i sentimenti quelli a trascinare il popolo verso un unico obiettivo. Gli ideali. Non era stato lui a suggerire di sfruttare gli Smarriti come propaganda politica, ma ne era stato un fiero sostenitore. Aveva curvato le labbra verso l’alto, la guancia poggiata sul palmo della mano, e suggerito dolcemente che avrebbero potuto fare qualcosa di assolutamente utopico tipo pensare davvero a come liberare quelli che erano in tutto e per tutto diventati ostaggi. E perché mai dovremmo, gli avevano domandato, con il resto a cui pensare? Yale aveva liquidato la questione con un movimento distratto della mano ed uno sbuffo. Non lo so, Jared, magari perché a chi partecipa importa davvero, e vogliamo evitare una rivolta nel momento meno propizio. Magari perché se vogliamo che seguino le regole, dobbiamo concedere qualcosa, così da evitare di essere presi alla sprovvista e non sapere più come tirare le fila di un esercito di volontari privi di mentalità da soldati. Non so però, eh, valutate voi, era solo un’idea. Sia mai! Che era l’equivalente di un gentile succhiami l’uccello, perché di Yale si potevano dire tante cose tranne che non fosse un uomo delicato. Non si sopravviveva alla corte senza sapere il proprio posto; si vestiva da cortigiano a giullare a seconda delle necessità.
    Si era offerto di partecipare per visionare l’intero piano dall’interno. Mostrarsi parte degli altri, così da farli sentire più vicini ad un’entità antica e inamovibile come il Ministero. Era eccezionale nel far da ponte fra i due estremi della civiltà umana, perché dopotutto, era quello che aveva sempre fatto. Ufficialmente, Yale Hilton IV era un Consigliere irreprensibile, una risorsa fondamentale, e la colla che avrebbe tenuto insieme quella buffonata quando tutto sarebbe immancabilmente andato a puttane, considerando che non sapessero a cosa prepararsi. Non per mancanza di tentativi.
    La realtà era che non gliene potesse fottere un cazzo di meno di essere l’uomo copertina dell’ennesima guerra in nome della giustizia, o chi per essa. Se, per la prima volta nella sua vita, sceglieva di rischiare la sua vita per un reale motivo, e non le sue usuali tendenze suicida, era solo per Nahla. Glielo doveva. Aveva già perso tutto, e Yale… Yale si era preso una responsabilità, quando l’aveva accolta a casa sua. Non voleva averle dato il proprio nome solo come condanna, voleva significasse qualcosa. Era sopravvissuto a se stesso per quasi trent’anni, cosa mai poteva essere una scaramuccia magica fra chi comandava il mondo e chi cercava di cambiarlo.
    «che adorabile posticino» mormorò, pensando avesse fatto bene, un anno prima, a non seguire le orme dei suoi compagni di avventura per andare a bere qualcosa in amicizia in quella topaia. Si fingeva minima, ed in stile loft. L’unica cosa degna di nota del locale, era che fosse sopravvissuto alla guerra.
    Molte cose di Londra l’avevano fatto, stronza privilegiata ch’era, quindi neanche una gran menzione storica.
    Il perché fosse lì, era molto semplice: a caso. Totalmente, ed inequivocabilmente, senza motivo. Non un pensiero né un secondo fine. L’aveva solo intravisto con la coda dell’occhio nell’usuale passeggiata serale in cui cercava pub dove perdere i sensi o l’innocenza (vi state chiedendo quale? Fate bene, non ne aveva) e l’aveva trovato divertente. Non aveva avuto bisogno di altro per entrare, occupare uno dei tavoli, e sorridere al cameriere nel chiedere una bottiglia della cosa più economica che avevano, ed una di quelle più lussuose. Il meglio dei due mondi, come Hannah Montana. Tamburellò le dita sul tavolo, allungando poi le braccia sullo schienale alle proprie spalle. La mano arrivò a sfiorare la spalla di qualcuno, e dato che solo le persone depresse e tristi bevevano da sole, picchiettò l’indice sulla schiena della sconosciuto con l’invito ad unirsi al suo tavolo, e se voleva portare con sé chiunque stesse aspettando.
    Perlomeno, quella era l’idea.
    Quando lo vide, i meccanismi alquanto rallentati dal conoscere milioni di persone dell’Hilton, scattarono sull’attenti.
    Uno sconosciuto adorabile, pensò subito con un sorriso.
    Poi.
    Aspetta. Oblinder 2k23?
    Ed un sussulto che non nascose, la mano a coprire la bocca con sorpresa. «la mia anima gemella?!» GASP!
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    il voto dei protettori è quello di permettere a se stesso ed ai compagni di vedere l'alba successiva, sopravvivere per combattere un'altra guerra.
    Era un caso che tutte le apparizioni della Madonna di Amos fossero in un pub? Con una bambina di un anno e qualcosa a carico il pubblico a casa si spera di sì, perché se no sarebbe stato strange forte, il suo personalissimo au di Una Notte da Leoni. Forse era incorporato nella sua slut era pack, difficile a dirlo. Una slut era che era meno fiorida dell’anno precedente, un fiume che si era ridotto a niente più che un rivolo. C’erano poche cose che erano in grado di trattenere la sua attenzione per un lasso di tempo significativo, distratto e con la testa tra le nuvole sin dalla più tenera età, ma lo sforzo per trovarle valeva la salita. Tracce di schiuma della birra rimanevano testardamente aggrappate alla barba dell’Hamilton, il boccale di birra abbandonato vicino alle braccia incrociate. Spinse il mento contro il palmo della mano, la mente a vagare senza il suo permesso. Aveva un senso di déjà vu, l’Hamilton, nello studiare i volantini affissi alla bacheca di volti che conosceva. Si chiedeva se era così che si era sentita sua sorella, quando anni prima era scomparso nelle tenebre di una notte qualsiasi. Amos aveva sentito voci di quello che era successo agli scomparsi, ma pregava per loro che non fosse niente di equiparabile a quello che aveva vissuto in quel capanno. Era proprio perché aveva provato sulla propria pelle cosa significasse non esistere più agli occhi del mondo, che si sentiva in dovere di unirsi alle missioni organizzate dal ministero 🤡🤡🤡.
    Come tutti possiamo notare, era immerso nel suo mondo, a ponderare questioni di massima importanza.
    Nemmeno si era accorto che qualche stronzo qualsiasi si era accomodato dietro a lui. Certo, avrebbe dovuto avere una migliore cognizione dei propri dintorni di quei tempi, ma quanto poteva essere sfortunato per battere le statistiche sui rapimenti due volte.
    Sussultò quando una mano sfiorò la sua spalla, e se fosse stato in un cartone animato, sarebbe saltato così in alto sulla sedia da sbattere il capo sul soffitto. Decise di lasciar perdere, di ignorare la mano molesta nella speranza che fosse stato un errore umano. Eppure, quella mano non voleva ignorarlo di rimando. Non era l’inizio di un porno, probabilmente. Per quanto gli piacesse far finta di esistere e non essere percepito, essere palpato senza nemmeno un invito a priori era il suo hard limit. Si voltò lentamente per dire allo sconosciuto di darci un taglio, mani strette sul bordo della sedia per mantenere l’equilibrio e occhi celesti vagamente disturbati.
    Quando–
    «la mia anima gemella?!»
    Oddio, era come trovarsi in una fiction di Rai1.
    E in effetti, a un più attento sguardo, Amos riconosceva quel volto.
    Sussultò sulla sedia per una seconda volta, i suoi movimenti a telegrafare mossa per mossa quelli di «yale???» ma chi, la sua anima gemella? Proprio lei. «non dirmi che ora spunta nelia dal bagno» tratto da una storia vera, luogo in cui si era infilata l’ultima volta per poi non uscirne mai più. Ci mise ancora qualche attimo per riprendersi dalla sorpresa, per poi scivolare accanto a dove era seduto Yale con il suo boccale di birra. «cosa mi racconta la mia anima gemella preferita?» guardatelo, che onesto cittadino, che anzi di cercare di estrarre dettagli sulla Missione si perdeva in small talk come solo un vecchio in coda all'eurospin avrebbe potuto fare.
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    si dice che sulle teste dei seguaci di arda vegli la dea da cui prendono il nome. queste abili sentinelle mirano ad indebolire il nemico e darlo in pasto ai loro alleati.
    L’Hilton era un personaggio pubblico, non lo stupiva che il biondino sapesse il suo nome; sperava non la prendesse sul personale, se non era in grado di ricambiare il favore. Si erano mai presentati? Ricordava quel 14 Febbraio come un'allucinazione, e per quanto lo riguardava, non era nemmeno una rarità: passava più tempo in stato alterato che non, Yale, ed aveva imparato ad adattarsi all’assurdo senza farsi domande. Non vedere la faccia delle persone presenti nella stanza? Il sogno di ogni cena di Natale in famiglia. Essere rapito? Era ricco, famoso, e sconsiderato: come avrebbe detto il suo caro nonnino, non il suo primo rodeo. Sedurre sconosciuti era parte della sua quotidianità, quindi, in linea generale, non si era trattato di un evento particolarmente memorabile. Non significava che non l'avesse trovato piacevole, né rendeva meno sincero il sorriso a graffiare le labbra. «non dirmi che ora spunta nelia dal bagno» Non domandó chi fosse solo perché, in barba a quel che si diceva di lui, non era un'idiota quando non aveva bisogno d'esserlo, e supponeva Nelia fosse il nome a completare il loro alquanto particolare triangolo. Concluso il teatrino di San Valentino, Yale non aveva più visto nessuno dei due - frequentavano compagnie diverse, evidentemente - e non li aveva neanche mai incrociati a lavoro, unico altro posto in cui non incontrasse depravati, alcolisti, tossici e ninfomani. Dichiarati, si intendeva. E si, quello era il suo tipo di pomeriggio ideale, con compagni di gioco perfetti. «non mi stupirebbe, sai? se il mondo è così piccolo da fare incontrare noi, perché no» scrollò le spalle, un braccio poggiato sul sedile del ragazzo. «vieni spesso qui?» curioso, perché non vedeva un quarto di motivo al mondo, ad eccezione del caso, per cui qualcuno avrebbe dovuto volontariamente scegliere di passare il proprio tempo libero in quel posto. Non giudicava, fosse mai, ma sarebbe stato interessante sentire un punto di vista differente. Magari aveva un fascino tutto da scoprire, quel finto loft li. «cosa mi racconta la mia anima gemella preferita?» Batté le palpebre, un sorriso distratto al cameriere arrivato con il suo ordine. Lo rimandó indietro con i bicchieri che aveva portato con sé: non ne avrebbe avuto bisogno. Trovava l'alcool avesse un sapore migliore, direttamente dalla bottiglia.
    Cosa poteva raccontargli?
    Con il pollice, svitó il tappo del liquore più scadente, scegliendo di iniziare con il botto. «potresti essere l'ultima persona a vedermi vivo, quindi cerca di ricordare solo cose belle di questa serata» Ammiccò, come se l'alternativa fosse contemplabile: era adorabile, di ottima compagnia, e perfino di bella presenza, cosa poteva desiderare di più? «anche se…il dramma vende di più, quindi capirei se scegliessi di non farlo» Portó la bottiglia alle narici. Il solo odore bastò a fare sorgere diversi rimpianti, ma non a farlo desistere dal berlo comunque.
    La storia della sua vita.
    «tu? se hai segreti o altarini, è l'occasione perfetta» curvó solo un angolo della bocca, osservandolo da sotto ciglia dorate. Indicò il proprio petto con l'indice, bisbigliando «una tomba» perché oltre ad essere affascinante, era anche troppo divertente. Un problema dei Bellissimi.

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