I'm getting visions and you're not fitting in

@ finto ufficio di troy, ft. ash

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    troy bolton hawkins - 94s baby - clairvoyant
    Troy Bolton non funzionava come il resto dei suoi colleghi speciali. Immaginava che se ci avesse provato, ed avesse mai partecipato attivamente, e non per mero senso di colpa, ad una lezione dell’Accademia, avrebbe potuto diventarlo, ma… avrebbe dovuto averne voglia, e non ne aveva. Allenarsi?! Sembrava terribile, ed altamente sconsigliato. Era consapevole di essere una chiaroveggente, e sapeva, per intuizione e cultura popolare, cosa avrebbe dovuto significare esserlo, ma sapeva anche usare il proprio potere? Nossignore. Non la più pallida idea di come utilizzarlo, anzi, diversi dubbi sul fatto che perfino la sua passiva fosse rotta: non vedeva mai un cazzo, e si trovava sempre nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Conosceva chiaroveggenti costretti a uscire di casa con i guanti per evitare tocchi accidentali, e con essi il fiume di ricordi dell’oggetto o persona con cui avrebbero potuto entrare in contatto. Sapeva di persone in grado di fare predizioni esatte su numeri alla lotteria, e partite di Quidditch. Chi entrava nei sogni, manipolandoli per seminare caos e dubbi illeciti. Coloro che erano in grado di guardare una persona, e vederci il suo futuro. Lei? Lei. Doveva essere stata montata sbagliata, nei Laboratori: il suo terzo occhio, era miope.
    Forse, anche astigmatico.
    Pornhub, Gennaio duemilaventiquattro, sotto una bufera di neve nel centro di Londra, ad una Troy che aveva scelto di indossare la giacca senza cappuccio perché era più bella e si ritrovava bagnata fino al midollo ed oltre: «”domani ci sarà il sole”, uh?» Lo odiava. Lo - lo odiava. Strizzò i denti fra loro, nello sfilare il pupazzo a forma di orso dalla borsa a tracolla, assottigliando lo sguardo a due fessure nocciola che esprimevano solo violenza. Legittima, viste le circostanze. «sei la solita cazz-mpf» Soffocò il resto della prevedibile sentenza sotto uno spesso strato di neve, laddove schiacciò il peluche con l'intera suola degli scarponcini. Sfregò anche il piede a terra, poggiandoci tutto il proprio peso. Poco importava che l'orso non sentisse dolore: lo faceva per se stessa. Si sentì subito meglio, quando PornHub non ebbe più una bocca con cui insultarla.
    Ma perché cazzo Kosmo non tornava a riprenderselo. Non era il suo giocattolo preferito? E si, la Bolton puntava (idealmente, in un mondo in cui non le fosse richiesto fare attivamente nulla per meritarlo) all'eccellenza, ma sapeva anche quando cedere il podio ed accettare umilmente una medaglia di metallo. Pornhub poteva tenersi l'oro, l'argento, ed il bronzo; strozzarcisi pure, se proprio non sapeva cosa fare.
    Affondò il mento nella sciarpa, il naso arricciato nel sentire il tessuto grezzo pungerle le guance. Il fatto che cambiasse colore in base a cosa indossasse, la rendeva l'accessorio perfetto, motivo per cui, malgrado sembrasse fatta da un bambino e continuasse a pizzicarle la pelle, persisteva nell'indossarla. Non poteva permettersi di essere schizzinosa, considerando che non aveva un centesimo con cui aggiornare il suo guardaroba. Ma come, Troy, vedi il futuro...? Potresti essere Il Professore della casa di carta britannica...? Ed ecco che si tornava alla solfa del potere rotto, ed assolutamente inutile in qualsivoglia campo della vita. C'era da dire che la Bolton fosse brava a vendersi, e fosse in grado di guadagnare qualche spiccio come veggente di strada: aveva un buono spirito d'osservazione, ed abbastanza creatività da costruire una storia a cui il suo interlocutore tendeva a voler credere. Era brava a raccontare favole; un po' meno a viverle, come aveva dimostrato inseguendo un sogno che si era rivelato un incubo. Il Ministero, quando si era infine decisa a denunciare la propria esistenza, le aveva offerto un alloggio a New Hovel, ma le bollette non si pagavano da sole, e non poteva, come le era stato fatto notare più volte, continuare a scroccare pasti ai suoi amici. La necessità di liquidi l’aveva spinta ad esplorare le possibilità, e visto che non solo non aveva alcun curriculum da far fruttare nel mondo magico, ma neanche la testa adatta per essere una lavoratrice subordinata in uno dei numerosi locali della zona – figurarsi le istituzioni, non le aveva neanche prese in considerazione. - si era vista costretta a fare quello che le riusciva meglio: mentire, e truffare il prossimo. Sapeva cosa dicesse Gesù, ma sapeva anche cosa dicesse Wanna Marchi, e bisognava scegliere i propri soldati con cognizione di causa.
    Aveva un ufficio dove accoglieva i suoi clienti. Perfino un biglietto da visita, creato su Canva una delle numerose volte in cui era passata da Kyle a (assicurarsi che fosse vivo) scroccare computer e connessione, e nella disperazione del nuovo mondo, aveva trovato l’anfratto in cui splendere. Abby aveva distrutto gli schemi della società senza realmente prendere tempo per ricostruirli, lasciando macerie in ogni angolo. Le Bolton della Terra, esistevano per quelle nicchie, porto sicuro dove anime disperate potevano ricercare speranza e respiri. Trovava fosse un mestiere di tutto rispetto, quello della veggente; che le sue bugie fossero giustificate per il bene superiore. Tutti dicevano di volere onestà, ma Troy Bolton Hawkins, nella sua assurda vita, aveva imparato quanto quella fosse la cazzata più grande di tutte: la gente non voleva verità, solo la versione più dolce e morbida della verità. Una menzogna, insomma.
    La sua specialità.
    Si guardò attorno, manifestando il calore e la non percezione del proprio corpo così da non sentire quanto tutto, di lei, fosse surgelato, cercando la strada meno ostica da percorrere per raggiungere l’Inferius – beh? Pensavate che il suo ufficio fosse in centro? Doveva pur creare una ambientazione - quando qualcuno le toccò il polso. Delicato.
    «ti è caduto questo», immaginò avesse detto. Il suo cervello l’avrebbe elaborato così, quando fosse stato libero di quel -
    odore di bruciato. Tonfi secchi e sordi, e urla, e sirene, e allarmi. Fuoco. Flash brillanti. Ossa annerite. L’orizzonte di una città a metà. Macerie come molliche di pane.
    - vuoto, perché non c’era un modo migliore con cui definire lo strato fra realtà e sogno. Ricordo e futuro. Si allontanò così rapidamente da scivolare sui propri piedi, il sapore sulla lingua di ozono e aria umida. Battè le palpebre, riacquistando lentamente consapevolezza di dove si trovasse, e chi fosse. Guardò le proprie mani con meraviglia, ignorando la nausea alla bocca della stomaco.
    Troy Bolton era esattamente come gli altri chiaroveggenti, ma voleva dimenticarlo. Viveva le sue giornate ad occhi chiusi, forzatamente cieca. Diceva non funzionasse, perché preferiva incolpare Dio o chi per esso che ammettere fosse troppo per lei - lei, che ad undici anni era scappata di casa e si era unita al circo per conquistare il mondo. Il mondo era un posto crudele, e Troy non era abbastanza cattiva per il futuro ed il passato che aveva da offrire. Impiegava tutte le proprie energie a tenere i palmi premuti sulle palpebre abbassate, ma senza rendersene conto. Abitudine. Si stupiva più quando le braccia tremavano per lo sforzo e lasciavano la presa, offrendole spiragli di vite che non conosceva, ed avrebbe preferito continuare a non conoscere. Guardò le dita offerte per aiutarla a rialzarsi. Le ignorò, arrampicando lo sguardo blu lungo il braccio e la spalla, soffermandosi sui tratti fini, ed appena visibili sotto il cappuccio nero, di un volto pallido e giovane. Le rimase in bocca un sapore sconosciuto, che masticò ingoiandolo lenta. Jane Darko attese ancora un secondo, concedendo il beneficio del dubbio, prima di tirare le labbra in un sorriso divertito. Lanciò qualcosa - orso bastardo - ai suoi piedi, portando indice e medio alla fronte in gesto di congedo.
    Rimase immersa nella neve ancora qualche istante, le ingiurie di Pornhub a cullarla nella sua comfort zone. Un altro paio di secondi, e di quello scambio avrebbe dimenticato tutto. Forzatamente, ma non attivamente: il suo corpo rigettava quei brandelli d’onestà, perché anche Troy preferiva le minchiate alla verità. Umana, dopotutto. Quando fu abbastanza convinta (delulu is the solulu) di aver lasciato correre troppo la propria immaginazione, si scrollò la neve di dosso e si alzò in piedi. Vide che a terra ci fosse anche un ombrello, piccole scintille a percorrerne ancora i bordi prima di scemare.
    Non lo prese.

    Aveva pensato di inserire nel biglietto da visita qualcosa tipo un mistico indovinello per farsi raggiungere dai suoi clienti, perché le sembrava le desse un’aria più professionale, ma si era ricordata in tempo del genere di persona che le faceva visita, e si era limitata ad indicazioni banali e molto semplici.
    (1. Entri nel quartiere maledetto dalla strada che affaccia su Dark Street
    2. Al lampione, gira a destra
    3. Più a destra: devi entrare nel vicolo stretto in fondo alla strada
    4. Prosegui per il parchetto abbandonato.
    (nota a piè di pagina: ignora le altalene: so che siano una tentazione, ma sono infestate, e rischiano di farti perdere tempo. E qualche arto)
    5. Alla tua sinistra c’è un palazzo fatiscente. Entra senza bussare.
    6. Fai le scale. Terzo pianerottolo. 5A.
    Saprò quando sei arrivato… anzi, lo vedrò)
    Non aveva installato delle telecamere, costavano troppo, ma aveva investito parte del proprio (inesistente) patrimonio in uno zerbino collegato direttamente alle luci da parete: quando lampeggiavano, significava che era arrivato qualcuno. Si, l’aveva scelto apposta perché facevano atmosfera, quando dei clienti erano già presenti. Il fatto che non fosse una medium, non impediva a nessuno dei suoi avventori di trovarla inquietante e carismatica allo stesso modo. L’ambiente in cui accoglieva i compratori, era studiato: aveva lasciato le ragnatele, perché (era pigra) credeva donassero fascino alle pareti in rovina, e non aveva toccato praticamente nulla di quanto già non avesse trovato al suo primo arrivo, così che (non si stancasse troppo: funzionava a risparmio energetico) inquietanti quadri vuoti dessero il benvenuto alle anime smarrite che le facevano visita. Ogni tanto spolverava, giusto perché rovinava il mood mettersi a tossire nel mezzo di una premonizione. Non voleva mica il lazzaretto.
    Le luci lampeggiarono. Sistemò i capelli, tirandoli all’indietro con una manciata di gel fissante. Si schiarì la voce, e sciolse i muscoli del viso forzando espressioni facciali al nulla.
    Ignorò le lamentele di Pornhub, nascosto sotto al tappeto come un segreto di cui si andasse particolarmente poco fieri. Andò ad aprire la porta prima che il cliente del giorno avesse modo di suonare il citofono (bene, perché non funzionava): «sapevo fossi tu» mormorò in tono basso, e solenne.
    Chissà chi cazzo era.
    «entra pure. accomodati» Indicò l’interno dell’ufficio con un ampio e drammatico movimento del braccio.

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    asher ketchum - 1901 - california here we go
    Badate bene: non è che solo perchè Ash fosse cristiano, facilmente persuadibile e non brillasse esattamente per intelligenza, credesse proprio a tutto. D'accordo, forse una volta si era fatto spillare un centinaio di dollari entrando per errore in uno schema piramidale, e scientology era stata una pessima idea (Tom Cruise non gli aveva mai restituito la sua copia della bibbia autografata da Padre Abrahams), per non dire che la storia dei bitcoin gli era decisamente sfuggita di mano- ma non credeva a tutto! Non era così ingenuo!
    Intanto, sapeva che i vaccini erano un'invenzione della lobby degli autistici. E la storia che i babbani fossero riusciti a scalare l'Everest senza magia? Seh vabbè, magari erano pure stati sulla Luna pfff. Era anche piuttosto certo che gli ornitorinchi fossero un grosso scherzo che il ventunesimo secolo aveva inventato per prendere in giro gli uomini di scienza, ma at this point he was to afraid to ask.
    Eppure.
    Si rigirò il bigliettino fra le mani, chiedendosi ancora una volta se aveva fatto bene a prendere appuntamento in quello studio, accettando il regalo di tal Troy Bolton.
    La lettura del futuro stava in un confuso limbo fra crederci e non crederci.
    Concettualmente, concepiva che la magia idealmente permettesse la lettura del futuro; il mondo negli ultimi sei anni si era rivelato misterioso e pieno di sorprese, gli special una continua scoperta e spinta oltre i limiti di quello che Ash aveva sempre creduto possibile...
    ma il futuro?
    Il futuro era possibilità, non certezza. Scelte su scelte. Persino nella visione cristiana di disegno divino, qualcosa di simile al destino, l'uomo aveva una parte di controllo, di decisione.
    Di libero arbitrio. Si basava letteralmente tutto su quello.
    La lettura del futuro era riservata ai fenomeni da baraccone. Alle zingare delle sagre di paese. Ai truffatori.
    Ash deglutì, e prese a salire le scale stringendo il foglietto fra le mani.
    Non avrebbe fatto male a nessuno provare a sentire cosa la veggente avrebbe avuto da dirgli, giusto? Poteva sempre andarsene. Riderle in faccia, dirle che non sapeva niente di lui, neanche lei lo capiva, che era una pagliaccia. Non è che avesse paura di quello che avrebbe potuto dirgli, che dite! Non era obbligato a... crederle, se le risposte che gli avrebbe dato non gli sarebbero piaciute.
    Arrivato al pianerottolo, guardò ancora il foglio per sicurezza, alzò la mano per bussare alla porta giusta e-
    indietreggiò sorpreso all'aprirsi dell'uscio.
    «scus-» «sapevo fossi tu»
    Ash restò a bocca aperta, fissando la donna, troppo stupito per risponderle subito.
    «entra pure. accomodati»
    Gli fece gesto di passare, e il californiano la soppesò confuso. Intrigato, ma confuso.
    «sei Troy Bolton?» alzò il biglietto.
    Non se l'aspettava così: aveva chiesto in giro, e tutti l'avevano descritto come un ragazzo biondo e occhi azzurri appassionato di basket e incredibilmente simile al coach Milkobitch.
    Forse erano i capelli.
    La/lo superò con curiosità mista a diffidenza, entrando nella casa. «grazie» sembrava stupido dirle che era lui ad aver preso appuntamento, quando Bolton chiaramente già lo stava aspettando.
    Aggrottò le sopracciglia guardandosi intorno. Posto... suggestivo. «non prendi i tuoi poteri da veggente dal demonio, giusto?» si voltò a guardarla. «cioè, non che qua sembri il posto adatto a fare strani riti satanici ma-» sembrava proprio il posto adatto a fare strani riti satanici. Indicò in giro con la mano, lo sguardo a cadere su una cornice vuota.
    «sei protestante?» chiedo. magari era per quello che non c'erano quadri. Loro non mettevano immagini di Dio, no?
    Incrociò le braccia al petto, studiandola. L'idea era di sembrare minaccioso gonfiando i pettorali, ma in realtà si sentiva semplicemente più protetto in quella posizione. «sappi che non sono un sempliciotto, non puoi truffarmi» arricciò il naso. «ma mi piacciono i regali, e ho apprezzato il tuo»
    Insomma, anche fosse stata una truffatrice, era una truffatrice che stava usando il suo tempo per fargli un regalo di natale!! Carino da parte sua ingannarlo nel suo tempo libero.
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    (nda ma lo sapevi che gli ornitorinchi sono stati "scoperti" nel 1939, e prima di allora, quando già nel '700 si era portato in europa un cadavere, credendo fosse un falso la loro esistenza non era stata praticamente pubblica? the more you know)
     
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1 replies since 13/1/2024, 18:56   56 views
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