Jump in that water, be free Come south of the border with me

war.paint-banana7 + boot-#000

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    In che senso, war.paint, non ti fanno entrare alla serata all you can eat di Madama Piediburro perchè non hai un accompagnatore? Sei chiaramente con...boot, nient'affatto un passante appena pescato per strada.

    war.paint-banana7
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    Eh, ma se lo sapeva, se se lo sentiva, di doversi trascinare Lydia a quella serata invece che "acconsentirle" una serata libera dall'amicizia morbosa di Nathaniel. Nelle ossa proprio l'aveva percepito.
    ...O forse in realtà con la coda dell'occhio aveva notato la scritta minuscola sul fondo del volantino che diceva che la promozione valeva solo per coppie - e volontariamente l'aveva ignorata (ancora vagamente provato dal discorso dopo il ritorno di Aveline) MA NON ERA QUESTO IL PUNTO! Era lì, in piedi di fronte al locale con una gran voglia di entrare e mangiare tutto quello che voleva, e non poteva farlo.
    Burocrazia; non l'aveva mai capita.
    Sbuffò dal naso, tergiversando mentre il buttafuori (un buttafuori. Da Madamapiediburro; oh, non c'era più religione) (vippini triggered in the background) lo squadrava con cipiglio cattivo. Ok, non cattivo cattivo; stava solo facendo il proprio lavoro, e Nate lo capiva, ma MERLINO, dire davanti a tutti che non poteva entrare a mangiare all'all you can eat soltanto perchè era single (non aveva detto single, anzi, bensì solo. Il che suonava ancora più triste) soltanto perchè era solo, era davvero ingiusto. Malvagio. Da bullo. Neanche Sara e Lia nella sala professori.
    Con abilità, però, Nathaniel trasformò il sospiro in una risata, accompagnandola con un sorriso. Anni e anni di recitazione (davanti allo specchio more like arianna) dovevano pur essere serviti a qualcosa, no? E cosa diceva sempre Nate ai suoi studenti del drama club, se non overcome, adapt, improvise? Lui voleva davvero entrare (se lo meritava, e non solo per il - breve - viaggio fatto fin lì, ma perchè era una persona buona e simpatica e vagamente triste) quindi
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    must
    go
    on.
    «ma io non sono da "solo virgoletto in aria la parola, divertito come se avesse appena ripetuto qualcosa di assurdo. L'omone lo guardò confuso, sporgendosi leggermente per guardare oltre Nate le coppie in fila. Probabilmente si stava chiedendo se Nathaniel fosse uno di quei pazzi che si portano i pupazzi o donne gonfiabili o struzzi nei locali spacciandole per il proprio appuntamento. «signore-» «La persona con cui sono venuto però è rimasta indietro a» parcheggiare la macchina era credibile nel mondo magico? Parcheggiare la scopa? «legarsi le scarpe» nailed it. Aggrottò le sopracciglia «mi sta dicendo che non doveva farlo?» «Cosa-» Nate si mostrò sempre più allibito e gradualmente più oltraggiato «Cioè, lei voleva che- si inciampasse? Io davvero non- mi scusi tanto, ma ha I D E A di quante persone muoiano ogni anno perchè non si allacciano le scarpe??» lui no di certo, ma ora che ci pensava, avrebbe dovuto cercare su google; se esisteva una pagina solo di persone morte sul water, magari esisteva pure quella. Si portò indignato una mano sul cuore «E LEI VOLEVA CHE IL MIO RAGGIO DI SOLE FOSSE FRA QUESTI?» «Che- NO!» Il professore notò un guizzò al proprio fianco, una persona. Poteva funzionare.
    Oramai furioso, Nathaniel indicò i piedi della guardia «E COME OSA METTERE SCARPE CON I LACCI PROPRIO OGGI! LEI E' SENZA CUORE» il buttafuori, in panico, abbassò lo sguardo-... e Nate colse al volo l'occasione. Allungò il braccio, e afferrò il passante. «Oh, ecco finalmente la persona con cui sono venuto alla promozione all you can it a cui a quanto pare puoi accedere solo se hai un accompagnatore» lanciò un rapido sguardo alla persona, un chiaro "reggimi il gioco" mentre usava il braccio per cincerl*. «scarpe legate?»
    Tornando a guardare il buttafuori, visibilmente confuso da quanto fosse appena successo (che succede?), Nate posò una mano sulla sua spalla, dandogli una veloce doppia pacca con sorriso radioso. «grazie mille!»
    missione compiuta.
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    «sai cosa?» Chiunque, a quel punto, avrebbe domandato cosa. La curiosità era implicita nel genere umano, come l’istinto che portava sempre a porsi agli estremi delle vere questioni importanti della vita (latte prima o dopo dei cereali? Vestito blu e nero o oro e bianco?); Troy Bolton, però, ne sapeva meglio di così. Continuò a masticare il suo panino senza neanche alzare gli occhi, sfogliando invece distratta un giornale fingendo di essere particolarmente interessata dagli articoli di attualità, ma dove invero guardava solo le immagini. «pensavo fossi solo brutta» un primo tic nervoso fece arcuare il sopracciglio della criocineta, unico sintomo che non fosse completamente sorda alla voce del suo interlocutore. Avrebbe voluto, fosse chiaro; lo desiderava così ardentemente, chiudendo gli occhi forte forte, che a volte riusciva a convincersi di aver perso l’udito, salvandosi da un’eternità di dannazione marchiata Trudi. Una volta, aprendo gli occhi, aveva visto la bocca di Pornhub muoversi e non ne aveva davvero sentito la voce: aveva sorriso trionfante, Troy, occhi gonfi di lacrime di commozione, cuore palpitante. «ti stavo prendendo per il culo» e l’orso aveva concluso il suo playback, girandole perfino contro una delle iconic line di scary movie. Danno e fottuta beffa. «invece, sei anche stupida» passò la lingua sul dito medio, mostrandolo con fervente orgoglio a Pornhub, prima di usarlo per girare un’altra pagina. «ti sta fissando.» «non posso mettere un freno al mio fascino, porn; superala» un’altra pagina; un’altra pubblicità di automobili che non poteva permettersi, ma su cui poteva sempre sognare, a sfrigolare sotto le dita. In che senso un automobile, vi domandate? Ma skste, credevate forse che a Troy Bolton Hawkins potesse fottere qualcosa delle sorti del mondo magico? Avrebbe letto i giornali magici quando sulla copertina ci fosse stata lei, ed il titolo l’avesse indetta regina indiscussa di ogni regno. Fino ad allora, giornali babbani fossero: almeno loro erano giustificati, a non metterla in prima pagina. «non posso superare quei baffi neanche volendo; e ci sto provando» i porcini occhi di pornhub fissavano intensamente l’accessorio di Troy, la quale li pettinò con meticolosa cura. «sono in incognito, non mi rompere il cazzo» chiuse la conversazione sfogliando un’altra pagina, fermandosi sulla cronaca sportiva; le piaceva guardare le foto scattate agli spalti, e trovare le facce più divertenti. Spinse sulla punta del naso i vistosi occhiali da sole scuri, titillando distrattamente i baffi in plasticone comprati dai cinesi mezz’ora prima. Le avevano così scartavetrato le ovaie, le quali per giunta non possedeva da quasi dieci anni ormai, che aveva ceduto alle paranoie di Kosmo ed il suo amante peloso camuffandosi per uscire all’esterno. A quanto pareva, c’erano dei sicari sulle loro tracce. Uaaau. Manie di protagonismo mordetemi il culo, proprio. All’onesto ma chi vi si incula di Troy, aveva ricevuto in risposta le stesse risatine che avrebbe suscitato in un’aula del liceo. La sua vita era stressante; cercare di conquistare il potere per mettere fine alla sua prigionia, era una guerra continua e spacca cervella. Era costretta a rispettare le regole? BENE, OKAY, ma l’avrebbe fatto a suo modo. «sembri hitler in trip» fu solo allora, che sbottò. «te l’ho già detto...» sbattè con violenza il palmo sul tavolo. «sono FREDDIE MERCURY» accennò alla giacca di pelle gialla che stava indossando, occhi spalancati e angoli della bocca piegati verso il basso. Scontato che avesse attirato attenzione; ovvie, le risatine dai tavoli affianco.
    «ehi, withpotatoes, ne abbiamo un altro che si crede freddie. E dov’è il resto dei prince, freddie?» si sporse sul loro tavolo, l’omone pelato dal sorriso privo di denti e una pancia grande quanto il Mississipi. «li ha mangiati il tuo orsetto?» i...prince. Troy si tolse gli occhiali da sole, puntando l’asticella contro Uomo. «ripetilo, se hai il coraggio.» L’altro non battè ciglio. «e dov’è il resto dei prince, freddie?» Si alzò, torreggiando su di lei come la torre sui pisani. «sei fottuta. godo come un riccio in primavera.» Troy lo guardò. E lo guardò. E lo guardò, mentr’egli scrocchiava allusivo le nocche.
    Troy Bolton, un intellettuale: «no sks ho problemi di udito, non avevo sentito e sai COOOSA?» «cosa?» «chupa»
    cosa.
    Cosa aveva appena – Spalancò gli occhi mentre quello s’infervorava come un albero di natale: forse Pornhub aveva ragione.
    Forse era stupida fottuta. Sentite, le era venuto naturale, no? Come quando passeggiando per strada aveva visto una macchina gialla, ed aveva dato un pugno a un bambino. Voglio dire, non funzionava più così??? Era della vecchia generazione, Troy Bolton; vedeva una twingo e non capiva più un cazzo. Il chupa era parte integrante della sua cultura, come le citazioni di film che ricordava solo lei e parlare a testi di canzoni dei primi 2000. Era istintivo.
    ma soprattutto, era «UHHHHHHHHH TETTE» puntò il dito oltre le spalle dell’uomo. Aveva funzionato? Non rimase per saperlo: scattò fuori dal locale come Eli la Faina (mai sentita la favola? Una bomba: c’erano una faina ed una freme, un laser tag, la velocità di celestebrownindornette; ve la racconto un’altra volta), sparendo nelle vie di Hogsmeade. «SEI UNA MERDAAAAAAAAA» le giunse solo l’eco, dello strillo di Pornhub.
    Che aveva accidentalmente lasciato sul tavolo: tanto era stupida, no? Poteva sempre usare la scusa “stavo dormendo, sucate” - semi cit. E corse, corse, corse (camminò a passo spedito, con diverse pause per recuperare ossigeno perché l’età avanzava e la sciatica pure) fino a che qualcosa non l’afferrò.
    Primo pensiero: «NON SONO STATA IO» era sempre meglio mettere le mani avanti. E - niente, non ci fu un secondo pensiero, mi spiace di avervi fatto credere il contrario. «Oh, ecco finalmente la persona con cui sono venuto alla promozione all you can it a cui a quanto pare puoi accedere solo se hai un accompagnatore» Troy guardò l’uomo; poi guardò a destra, in alto, a sinistra, percependo le parabole ed i limiti galleggiare attorno a lei. Aveva capito solo una (quattro, ma man she was bad at math) parola di quanto farneticato: e come diceva il detto, you had me at all you can eat. Interessata, drizzò la schiena e lesse rapidamente la loncandina esposta fuori dal locale.
    Cioè
    cibo???
    TUTTO IL CIBO CHE???? VOLEVA?????? ma di dolci? Tipo – torte, ciambelle…
    all you can eat? Prezzo fisso???? soprattutto: «uh, sì, ma...» curvò le labbra verso il basso. «guantino al cocco» in che senso guantino al cocco non era un vezzeggiativo fra coppie? Unreal, blocked. ricambiò l’intensa occhiata dell’altro (stringendosi segretamente nelle spalle nell’universale gesto di cOSA ti asPETTAVI è la prima cosa che mi è venuta in mente???????????????? NON LAVORO BENE punto SOTTO PRESSIONE) arcuando entrambe le sopracciglia. «non ho trovato il mio portafoglio» sporse il labbro inferiore all’infuori, cercando di usare tutto il suo fascino per sedurlo a offrirle la cena. Forse avrebbe funzionato di più senza baffi, ma chi poteva saperlo, magari invece sarebbero stati proprio loro il trigger. «se è un problema per te, posso sempre andare» poteva anche non essere la più intelligente delle superchicche, ma non ci voleva un genio per capire che l’altro fosse in un tight spot.
    … o forse no. Poteva correre il rischio?
    Ciambelle...torte….pop corn glassati….. no.
    Non poteva. Tempo di giocarsi il tutto e per tutto. «ma pensaci, frullatino alla cannella» doveva davvero smetterla di guardare riverdale. «gospel ha fame» indicò il proprio ventre, alludendo al chiarissimo, evidente!, nuovo arrivo in famiglia (Sì, gospel era un nome bellissimo per un essere umano): poteva forse lasciare sola e affamata una donna incinta???
    ...non che potesse esserlo ma che voleva dire, MICA POTEVANO FARLE L’ECOGRAFIA NO ERA ANTI ETICO VOGLIO UN AVVOCATO @SABRINA.
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    «uh, sì, ma... guantino al cocco» Nate aggrottò le sopracciglia per una frazione di secondo. in... che senso... guantino al... cosa? «non ho trovato il mio portafoglio»
    Ok.
    Nate si ritrovò a dover pensare molto in fretta alle mille informazioni arrivate tutte insieme: quella tipa sembrava la versione vecchia adulta della fratella (???) di Fray (dai Sandy/Sun era storia vecchia, pure lui l'aveva imparata ormai e aveva deciso di altamente fregarsene; quello che succedeva alle parti intime dei suoi allievi, era affare dei suoi allievi); aveva un paio di baffi piuttosto alla moda (beh non andavano di moda in quel luogo e in quel tempo, ma probabilmente da qualche parte in qualche periodo erano stati di tendenza); aveva accettato di fingersi sua accompagnatrice (tore? Trice? che difficile non voler vivere di stereotipi); gli stava facendo intendere che lo avrebbe fatto solo se avesse pagato per lei la serata.
    Nate strinse gli occhi, guardò il volantino di nuovo. Ne valeva la pena?
    Sì.
    Mille volte sì.
    «se è un problema per te, posso sempre andare» «n-» «ma pensaci, frullatino alla cannella. gospel ha fame»
    Sopracciglia sollevate verso l'etere mentre gli occhi scendevano sulla pancia. "SONO PADRE?!" OH UNO SI DISTRAE TRENTA SECONDI E ZAP! BIMBO! Era così che ci si sentiva a essere William o Al?? AH IL MIRACOLO DELLA V- "un secondo. non ho mai visto questa tipa prima, non posso essere il padre del bambino". E ora che ci pensava, era anche molto improbabile fosse davvero incinta: voleva solo fargli tenerezza (aveva funzionato). Bella mossa.
    «mi sembrava si fosse deciso per chiamarlo come mio nonno» arricciò il naso sorridendo con tenerezza. «"batti il ferro finchè è caldo ma non troppo sennò lo rompi"» si voltò veloce verso la guardia «suona molto più corto in siux; il caro nonnino era nativo americano, sa come sono con i nomi...» ??? «in siux è solo "batti"» Si schiarì la voce, tornando alla ragazza «e comunque, fragole con zibibbo del mio cuore» fece una smorfia di scuse verso di lei (cavoli era difficile trovare nomignoli per il proprio partner genderfluid), tornando subito a sorridere. «anticiperò volentieri la tua parte, ma visto che so quanto ci tieni alle pari opportunità, femminismo e roba così, e non ti faresti mai pagare un pasto da un uomo, sappi che potrai ripagarmi con uno spettacolino improvvisato sul palco di madama» dai mi avete detto che è come i maid cafè e lì fanno anche spettacolini !!! schiarendosi la voce lo disse più forte perchè tutti quelli in coda sentissero «SIETE TUTTI INVITATI AD ASCOLTARE LA MIA DOLCE METà CANTARE E BALLARE FRA POCO!»
    così imparava a cercare di fregarlo quando lui era così carino da offrirle l'occasione di entrare da Madama Piediburro per una promozione così succosa.......... no scherzo non l'aveva fatto per vendetta, ma per mero divertimento personale. C'est la vie.
    «Ragazzi, ok, non... importa... la fila attende...»
    giusto.
    Sorridendo raggiante, Nate offrì il braccio alla sua dama. «vogliamo entrare? Il pubblico attende» spalancò gli occhi allusivo «e anche il cibo, non temere» Nate era un uomo di parole
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    Ne aveva incontrata di gente strana al mondo. Diavolo, lei in primis – a causa degli eventi; non si assumeva alcuna responsabilità sul proprio essere così - non era particolarmente normale, ma tendeva sempre ad incontrare nuovi, ed inaspettati, livelli di peculiarità che avrebbero fatto vibrare Freud come un diapason dal bisogno di psicanalizzarli. In pochi però avevano raggiunto il livello di: «mi sembrava si fosse deciso per chiamarlo come mio nonno, "batti il ferro finchè è caldo ma non troppo sennò lo rompi". suona molto più corto in siux; il caro nonnino era nativo americano, sa come sono con i nomi...in siux è solo "batti"». Ammutolita ed affascinata, Troy Bolton, mentre faceva rimbalzare gli occhi chiari dal nipote di Batti alla guardia, e viceversa, comprimendo le labbra ed annuendo complice. Suonava come un avviso lievemente minaccioso, ma la Bolton – magnanima, buona!, Bolton – decise che il suo nuovo migliore amico (nonché amore della sua vita per il tempo necessario a svuotare il buffet di Madama) era solamente un talentuoso improvvisatore con uno spiccato (assente) senso dell’umorismo. «non possiamo, tua sorella ci ha già detto che sarà il nome di suo figlio» ricordò, arcuando ovvia le sopracciglia. «e non possiamo privare i cheenque – il marito è canadese; ha un allevamento di alci» spiegò al buttafuori, che neanche ci provò a seguire il discorso; rude. «– di tale onore, sai quanto tua sorella amasse il nonno» gli battè delicatamente il palmo sul braccio: non avrebbe ceduto terreno sul nome Gospel neanche se si trattava del figlio immaginario nel suo inesistente utero. Gli amici l’avrebbero chiamato Ghost.
    Tutto tornava - tranne lemon e ham.
    «e comunque, fragole con zibibbo del mio cuore» un rapido sfarfallare di ciglia, silente EH!!! HAI VISTO!!! è DIFFICILE!!!!, in risposta alla smorfia del suo interlocutore. «anticiperò volentieri la tua parte, ma visto che so quanto ci tieni alle pari opportunità, femminismo e roba così, e non ti faresti mai pagare un pasto da un uomo, sappi che potrai ripagarmi con uno spettacolino improvvisato sul palco di madama»
    what. Il sorriso si congelò sulle labbra di Troy, uno sguardo ferino e selvaggio a saettare su quello che d’improvviso non era più suo amico. Non bastava Kosmo che, quotidianamente, la faceva esibire nelle danze di HSM? Cioè, aveva forse un cartello sulle spalle con scritto “muffami muffami muffami eheheh”?
    (...in effetti, conoscendo pornhub, avrebbe dovuto controllare).
    «haha» mentalmente rivolse il proprio pollice in basso nella più antica forma d’odio conosciuta all’uomo. (uau, come sei saputa troy: stai citando l’usanza dei gladiatori? ….certo, non si riferiva assolutamente al pollice verso del “non sei più mio amico”….vi pareva...stava decretando la sua...morte...uh) «mi sembra giusto.» non rideva più, ma era una confessione onesta ed arrendevole: era disposta a prostituire le sue doti musicali per del cibo gratis. Diamine, per del cibo gratis poteva scendere a compromessi e vender ben più di quello (tipo i suoi fratelli ancora in russia; anzi, quelli li offriva anche senza ricevere nulla in cambio). «SIETE TUTTI INVITATI AD ASCOLTARE LA MIA DOLCE METà CANTARE E BALLARE FRA POCO!» ma ALLORA VUOI MORIRE? «HAHA DAI» stritolò intenzionalmente il braccio a cui si era aggrappata. «lo sai che sono TIMIDA, spumotto al liMONE» allora vuoi morire. Non che non sapesse ballare e contare (ma nel dubbio, voi date pure per scontato non lo sapesse fare; non sarò io a dirvi esplicitamente il contrario), Troy era in grado di fare tutto (fatta eccezione per un pasto decente, usare una spada, tagliare la carta da regali dritta, quei fottuti origami che di zen non avevano niente) ma non amava essere al centro di quel genere di attenzioni. Fingeva ancora di avere del pudore, nel suo tempo libero; dell’amor proprio, checchè sembrasse dai finti baffi appesi sotto al naso. «vogliamo entrare? Il pubblico attende. e anche il cibo, non temere» L’aveva incontrata trenta secondi prima, e la conosceva già così bene. Prese elegantemente il braccio dell’uomo, dove con elegantemente si intendeva afferrandolo con entrambi le mani, e con delicatezza, ossia strattonandoli, accompagnò entrambi dentro il locale, perché quando il cibo chiamava, Troy Bolton rispondeva.
    Ed inspirò. Gli zuccheri già al cervello, il glucosio oltre le stelle. Sospirò felice e beata, un brontolio allegro a fior di labbra. «ti prego buddha, fa che ci sia una fontana di cioccolato» pregò a bassa voce, un breve inchino al nulla. Magari anche due, o tre; cinque, non si offendeva. E poi...il dubbio. Si immobilizzò osservandosi attorno, confusa come una Sara qualsiasi non appena metteva piede in un ambiente nuovo. Non possedeva un senso dell’orientamento. O (del senso punto) delle procedure sociali che seguivano l’entrata ad un all you can eat: dovevano servirsi ed ordinare i numeri come al giapponese? Dovevano prendere dal buffet? Dovevano solo chiudere gli occhi forte forte e desiderare come con facile.it? Battè le ciglia un paio di volte, squadrando attenta il suo accompagnatore. Lo sguardo di Troy non diceva non so cosa stia succedendo, aiuto; fai tu io ti seguo sono smarrita send help, FIGURIAMOCI!, diceva, come la donna intraprendente e sicura di sé ch’era, che «via il dente via il dolore. I bolton pagano sempre i propri debiti» non è vero, non lo facevano mai, ma i bolton, qualche volta e quando c’entra del cibo, possono addirittura ritrovarsi a scegliere di pagare un debito minore non aveva la stessa musicalità.
    ok. Prese in prestito un cappello da un passante, avviandosi a passo di marcia verso il palco. Toccava a lei? Dato che nessuno la fermò, decise che , toccava a lei. C’erano microfoni? Ma certo. Qualcosa di magico e brutto sul quale tamburellò con l’indice inviando onde spacca cervella a tutta la sala.
    karma rivolse un sorriso non imbarazzato al suo pubblico.
    «qui da madaMN non c’è alcuna regola, di zucchero abbiamo anche la barbabietola» rappò, agitando vaga le braccia nell’aria come il principe di Belair (grande maestro di vita) «piccioni e piccioncini sono la stessa cosa» cit un grande saggio che aveva incontrato un pomeriggio al parco; si fidava dei vecchi saggi, non le avevano mai dato un buon motivo per non farlo. «e ora gUarDaTemi» in tutto il suo splendore, con ancora i baffi attaccati e la giacchetta fluo. «mentre faccio una danza...» puntò l’indice contro il suo accompagnatore, lanciandolo (metaforicamente; letteralmente non avrebbe saputo come fare, ma l’intenzione c’era) sotto il treno insieme a lei. «sul tuo nOmE» che non sapeva, ma mentre tamburellava i piedi sul palco e avanzava, decise che avesse proprio la faccia da «m-m-m-m-m-mIKE» scattino con la testa. «m-m-m-m-m-m-mike» impassibile, mentre osservava Michele. Michael. Mikkel. Michelangelo? «m-m-m-m-m-mIKE.» e con un ultimo potentissimo scatto, sempre un po’ deadpan, alzò un pugno al cielo e divaricò le gambe prendendosi gli applausi di cui non aveva bisogno, ma che meritava.
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    «non possiamo, tua sorella ci ha già detto che sarà il nome di suo figlio» Jericho?!
    Nathaniel non rise all'aggiungersi di dettagli della loro assolutamente credibile storia (wow, in due minuti era diventato felicemente fidanzato, futuro padre, un quarto siux, fratello della moglie di un allevatore di alci canadesi che al mercato mio padre comprò; e nessuno poteva contestarli! era proprio vero che si poteva diventare quello che si voleva nella vita, volendolo abbastanza), annuendo quasi affascinato a come la donna baffuta gli reggeva il gioco. Dicono che la forza dell'amore è la più potente del mondo, ma evidentemente chi lo dice non ha mai visto cos'è in grado di fare la gente per un buffet all you can eat.
    Il sorrise dell'uomo si allargò succhiando vita a quello dell'altra, ora scomparso. «mi sembra giusto.»
    Nate, da sempre grande fautore della brotpatia, allo sguardo killer della sua pizzetta quattro stagioni dovette convenire all'esistenza di un'altra forma di lettura del pensiero: quella dettata dall'odio.
    "allora vuoi morire"
    "k dici, lo faccio per te !!! sei così brava a recitare, sicuro sarai anche bravissima a ballare e cantare o farti i baffi che ne so, fai quello che vuoi, non voglio limitare la sua arte"
    "allora vuoi morire"
    "no siamo già passati oltre-"
    "allora vuoi morire"
    "o non so leggerti davvero nella testa, o questa è l'unica cosa che stai pensando. Hello there? E' caduta la linea"

    donnabaffutasemprepiaciuta si ancorò al Lowell, e lanciandole uno sguardo Nate pensò che aveva letto fanfiction con incipit peggiori; il fake dating era sempre uno dei suoi trope preferiti. Si guardò intorno alla ricerca degli altri membri degli one direction, chiedendosi se lui fosse Liam, Zayn, un personaggio originale a caso mary sue o chissà chi altro.
    Una volta dentro Madama Piediburro, Nate inspirò profondamente, sorriso ebete sulla faccia. Era un uomo adulto e vaccinato, aveva già ucciso e non avrebbe esitato a rifarlo se necessario, ma una sala da tè pensata per le ship, decorata con mobili shabby chic come un cringissimo matrimonio dell'800 con camerieri vestiti da maid e butler? Oh boy, amava quel posto. Poi aveva un profumo così dolce!! Di abbracci caldi e tenerezza.
    Ma c'erano ship che conosceva e per cui tifava?? qualche notp da dividere? Fece vagare lo sguardo, scovando un postini vuoto. «là è liber-»
    «via il dente via il dolore. I bolton pagano sempre i propri debiti»
    Sorpreso, voltò la testa verso il suo bignè al gusto puffo, che, con la convinzione di un uomo che va verso il suo destino, prese a marciare verso il palco.
    Felice della vita, Nate prese posto, mento fra le mani mentre osservava cosa stava per succedere. Baffo fece fischiare il microfono, e portandosi le dita alle bocca Nate riempì il silenzio che si era creato in sala: «you're doing amazing sweetie!» Ora tutti gli occhi erano DAVVERO su di lei (lui? lei? Siamo ancora confusi sulle norme sociali).
    Quando qualcuno si voltò a guardarlo, Nate si gonfiò il petto di orgoglio: «sono il suo partner» *in crime, e non aggiunse altro anche perchè ancora non era certo del genere (......o del nome) di old!sunday.
    Poi Freddie Sailor Mercury iniziò a rappere, e Nate pensò che avrebbe potuto morire lì e ora - di gioia. Best day ever.
    «e ora gUarDaTemi, entre faccio una danza... sul tuo nOmE» V A B B E' «m-m-m-m-m-mIKE» neanche si arrabbiò per la banalità del nome. Poteva sempre essere il diminutivo di Michelangelo (la tartaruga ninja) «m-m-m-m-m-m-mike»
    Niente si stava commuovendo.
    Quando Leo (Leonardo perchè non ricordava tutti i nomi delle tartarue ninja) ebbe finito di esibirsi, non ci fu silenzio a lungo. Nate fu prontamente in piedi ad applaudire con tutto il kuore. «B R A V O!» maschile perchè era internazionale, lo dicono anche negli anime. «QUELLA E' LA MIA DOLCE META'!!!»
    Qualche altro membro del pubblico applaudì confuso e a disagio, ma Nate faceva abbastanza casino per tutti. «DOLCE EXTRA PER TE» e dopo aver indicato a Baffetta il posto al tavolino, fermò un cameriere. «garçon, mi dia la roba più forte che ha, dobbiamo festeggiare» «Kosa» ah già che era in una sala da tè. E che c'era un tavolo da cui prendere tutte le brioches e dolci che volevano. Vabbè. «Ci puoi portare una teiera con due tazze e le vostre scelte di tè più pregiate?» ??? E andò a prendere del cibo dal portare al loro tavolino per la stella nascente.
    BEST DAY EVER DOVEVA INVITARE LA MAMMA DI SUO FIGLIO ALLE PROSSIME FESTE PER ANIMALI COME INTRATTENIMENTO!! chissà magari potevano fare sketch di improvvisazione dove il pubblico consigliava loro solo la battuta iniziale!! Sarebbe stato epicissimo.
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    Con metà meringa già in bocca, rivolse un mezzo sorriso al suo compagno di disavventure, e gli porse il pugno per battervi le nocche. Non era roba di tutti i giorni (leggasi: mai) che Troy Bolton avesse la possibilità di mangiare tutto quello che volesse - specialmente non dolci: Kosmo aveva la glicemia alta – ed aveva tutta l’intenzione di uscire dal locale rotolando, e con dieci chili in più. Dalla foga con cui si lanciò sul cibo, pareva che non mangiasse da anni, e non era neanche una prospettiva così lontana dalla realtà: in quanto Povera TM, i suoi pranzi e le sue cene includevano perlopiù noodles a cinquantanove centesimi afferrati all’ultimo minuto al Carrefour sotto casa. Era troppo pigra per vivere la sua vita una truffa alla volta. «allora,» allora cosa? Niente di specifico, ma si sentiva in dovere morale di fare conversazione con Mike, considerando che le aveva offerto su un vassoio d’argento la possibilità della vita. Era un Jolly, e Troy ne sapeva abbastanza da voler ripagare il karma prima che glielo infilasse nuovamente fra le chiappe. «come mai sei qui da solo?» che domanda cringe. Arricciò il naso, sul quale passò il dorso della mano raccogliendo glassa azzurra, e socchiuse gli occhi per affrontare fisicamente il dolore che tale quesito le aveva causato: non solo non aveva intenzione di abbordarlo, ma era anche una pickup line di merda, e Troy Bolton Hawkins aveva una reputazione da mantenere – anche se solo per se stessa, certo. «nel senso.» quale. Agitò vaga una mano nell’aria spargendo briciole di zucchero sul pavimento, ed accigliata osservò il proprio danno sentendosi un po’ una merda. Con la suola della scarpa, raccolse tutti i granelli in un posto……… e con non chalance cercò di premerli contro la gamba del tavolo. A postissimo. «non hai degli amici?» non stava migliorando la propria situazione, ma onestamente, non le importava neanche particolarmente di quel che l’altro potesse pensare di lei (anche perché c’era un’alta probabilità che qualunque idea si fosse fatto di Troy, fosse vera). «o era tutta una tattica per abbordare? Perché ti dirò, è stato un po’ sus» come che voleva dire? «al meeting ti avrei votato» spiegò, come se potesse bastare a chiarire la situazione, offrendo spallucce ed un rapido sguardo fra un muffin addentato e l’altro.
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    Per quanto eccentrico, a Nathaniel piaceva essere elegante (le due cose, nella sua testa, non si annullavano affatto): teneva sempre il gilet sotto la giacca, un fazzoletto all'occhiello abbinato al completo, e stava seduto composto persino se da solo. Ovviamente anche nel mangiare era solito essere educato e sofisticato... ma Baffetta lì con lei, che si buttava sul cibo come se ne andasse della sua vita, gli fece quasi venir voglia di diventare lui stesso un'animale e smetterla di usare le forchettine date con l'adorabile vassoio di dolci.
    Quasi.
    Per quanto sembrasse divertente affondare i denti nelle meringhe come se ti avessero ucciso la mamma, parte del divertimento di quel luogo, per Nathaniel, era immaginarsi un lord ottocentesco.
    «non eri mai venuta? Nel locale, ovviamente, non nella vita» prima che Sailor Mercury finisse di mangiare tutta la roba sul tavolo come se davvero avesse dovuto mangiare per due (lei e Gospel), Nate si allungò a prendere un altro muffin al pistacchio, mettendoselo da parte. Versò il tè a entrambi, osservandola con un sorriso leggero. Chissà, forse era davvero la sua prima volta lì; effettivamente, vestita così, non sembrava nel suo habitat naturale per un locale a tema vittoriano un po' pacchiano.
    «come mai sei qui da solo?» ah. Si va di domande personali? Sorseggiò il tè, lasciandole finire la domanda. «nel senso.» Cercò di non scoppiare a ridere vedendola fare un macello sul tavolo, che rapida provò a sistemare con scarsi risultati, e si mise a sorseggiare il tè dolce. Ma perchè nell'essere così stupida era così carina? Le ricordava un cucciolo di cane, tanto che la voglia di accarezzarle i capelli (e pulirle i baffi dalla crema - non si era accorta di essere in uno stato pietoso?) era la stessa. «non hai degli amici? o era tutta una tattica per abbordare? Perché ti dirò, è stato un po’ sus. al meeting ti avrei votato»
    Strabuzzando teatralmente gli occhi, Nate posò lentamente la tazza, prendendo un biscotto colorato da pucciarci dentro. «wow» mano sul cuore «addirittura così sus da essere catapultato nello spazio? Non hai mezze misure, pasticciotto al fragolino» perchè ovviamente stava parlando di among us, e ovviamente nathaniel lo conosceva. Non era un dodicenne, ma era al passo con le mode dei giovani. He wasnt a regular 30enne he was a cool 30enne (cit rob).
    Labbra incurvate, addentò il biscotto. «se fosse stata una tattica per abbordare, avrebbe funzionato?» probabilmente no: era una persona romantica, Nate, che sognava di mettere petali di rosa sul percorso del suo amato e gesti plateali come un incontro a sorpresa dall'altra parte del mondo. Quel pomeriggio era probabilmente il più divertente che aveva avuto da mesi, se non di più, ma dubitava di aver fatto conquiste; se avesse trovato la sua dolce metà solo con la simpatia, non sarebbe stato single. «non sapevo la promozione all you can eat fosse solo per coppiette» si strinse nelle spalle. «quindi sono venuto non accompagnato. Fare le cose che ti piacciono da solo non dovrebbe essere considerato da sfigati; che c'è di male a venire a mangiare dei dolci a sbafo senza nessuno?» come un brindisi, alzò il maffin tenuto al sicuro fino a quel momento, sorridendo alla giovane. «anche se ammetto che sei una compagnia ben più divertente di quanto sarei stato io per me stesso. L'idea di un figlio di nome Gospel non mi sarebbe mai venuta» addentò il dolcetto. «userei più nomi dalla mitologia, credo. E a proposito di nomi, come posso chiamarti, angurietta senza semi del mio cuore?»
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    «non eri mai venuta? Nel locale, ovviamente, non nella vita» Aveva zucchero in luoghi in cui lo zucchero non avrebbe dovuto essere, eppure racimolò la propria dignità per drizzare le spalle, e lanciare uno sguardo turbato al Lord – dai: ma chi mangiava la torta con la forchetta? Voleva anche un coltellino? Era quasi tentata di offrirgli anche il proprio fazzoletto, chissà cosa sarebbe accaduto se una briciola fosse sfuggita al suo controllo e si fosse incastrata nei taschini del gilet: gli avrebbe recitato Shakespeare in maniera molto arrabbiata? - accompagnato da un sopracciglio arcuato. «perchè hai dovuto specificarlo» mugugnò, con ancora la bocca piena, spolverando le dita le une con le altre. Si chinò sul tavolino osservando la brodaglia nella propria tazza, un mezzo sorriso cortese a ringraziare il Gentleman TM per il gesto. Non avrebbe bevuto del tè caldo (ma che problema avevano gli inglesi…che fisse strane….), non era abbastanza chimico o alcolico per i suoi gusti, ma non poteva passare (troppo…) per un’ingrata. Sapeva apprezzare una gentilezza.
    Qualche volta.
    «no. non sono di queste parti» rispose alla sua domanda, quasi soffocandosi con il boccone appena ingoiato. Passò il pollice sul labbro inferiore per raccogliere la crema, e dato che era una giovane donna molto elegante, per pulirlo lo infilò in bocca. «wow. addirittura così sus da essere catapultato nello spazio? Non hai mezze misure, pasticciotto al fragolino» Un mago a conoscenza di un gioco babbano? Come avrebbero detto i saggi, strange forte. La menzione ad Among Us bastò a guadagnarsi un’occhiata incuriosita dalla criocineta, che si sistemò più comodamente sulla sedia per osservarlo meglio. Un Lord che giocava ad un gioco indie per smartphone? «meglio prevenire che curare, gianduiotto caramellato» replicò, un lento sorriso a curvare le labbra. Un mantra di vita della Bolton che, pessimista e pigra di natura, quando (quando? Ottima domanda.) poteva scegliere, preferiva sempre cercare di limitare rischi inutili. Allungò la mano - che non aveva leccato. le basi della civile convivenza le conosceva. - e arraffò un biscottino glassato a forma di cuore, addentandolo e lasciandosi sfuggire un verso poco opportuno in una sala da tè. «se fosse stata una tattica per abbordare, avrebbe funzionato?» Troy rise. Divertita, di gusto, con tanto di mano a coprire la bocca per evitare di sputacchiare il frollino. Non aveva una grande esperienza in abbordaggi, ma era abbastanza certa che una gravidanza e nomignoli ispirati al cibo non titillassero la libido di nessuno.
    Ci mise un paio di secondi a rendersi conto che forse non fosse la reazione socialmente accettabile. «io - cioè, mhmh» tornò seria, sopracciglia aggrottate mentre tossicchiava schiarendosi la voce. «sicuro. Forse c’è da lavorarci un po’, ma come si può non rimanere affascinati da qualcuno così...» Lo osservò a palpebre assottigliate, certa che nel proprio repertorio ci fosse qualcosa (UNA COSA TROY. UNA) di positivo da dire sull’uomo, e dopo un paio di secondi presi mostrandosi impegnatissima a grattare la gola, con un eloquente cenno della mano lo indicò. «lord» non trattenne il lieve sorriso sulle labbra, né la scintilla (trigger) divertita nelle iridi nocciola. «vuoi mettere tirare fuori l’orologio da taschino quando la tua dolce metà ti chiede l’ora, piuttosto che guardare banalmente il polso?» chiuse gli occhi e sospirò, poggiando il fianco contro i braccioli della sedia. «eccitante» quasi quanto un tour allo zoo, ma aveva deciso che le piaceva, il suo accompagnatore. Poteva anche fingersi propositiva e di sostegno. Ammiccò sbattendo languida le ciglia. Prese la parte restante del suo biscotto -
    - e se la mangiò.
    (cit)
    «Fare le cose che ti piacciono da solo non dovrebbe essere considerato da sfigati; che c'è di male a venire a mangiare dei dolci a sbafo senza nessuno?» Beh, non proprio di male, ma «normalmente ti piace venire a mangiare torte da solo?» Non giudicava, anche lei non era molto di compagnia, ma preferiva la solitudine… da sola che in un luogo pubblico. Non l’avrebbe definito “da sfigati” (sì invece) però un po’… triste? Come i vecchietti che mangiavano da soli ai fast food e facevano sempre commuovere Sara senza motivo, per intenderci. Non triste patetico, più un triste… romantico, nel senso storico del termine. Da main character, con pioggia in sottofondo e nostalgia canaglia nel petto. «anche se ammetto che sei una compagnia ben più divertente di quanto sarei stato io per me stesso» Non dico che fosse la prima volta nella sua vita che qualcuno (FINALMENTE GLIELO RICONOSCESSE….FUCKERS….) le facesse una kinda-sorta di complimento, ma era la prima volta nella sua vita che qualcuno le facesse una kinda-sorta di complimento. Sorrise attorno al cupcake dal frosting azzurro, uno sguardo compiaciuto a ricambiare l’occhiata dell’altro. Gli diede un amichevole calcetto sotto al tavolo, la sua versione di un ringraziamento lusingato. «tipo thor?» domandò, alla menzione sui nomi. Fine della conoscenza di Troy Bolton sulla mitologia: le priorità erano chiare. «come posso chiamarti, angurietta senza semi del mio cuore?» «come vuoi» fu la rapida replica della Bolton, mento poggiato sul dorso della mano in paziente attesa che si creasse altro spazio per il prossimo tortino. «scegli un nome che ti piaccia, sarò chiunque tu vuoi che io sia, lord» arcuò le sopracciglia ed assottigliò lo sguardo, abbassando volontariamente il timbro di voce. Attese un paio di morbidi battiti di ciglia, prima di stravaccarsi nuovamente sulla sedia e dargli un altro calcetto sotto al tavolo. «è così che si abborda, prendi nota» OC docet. Afferrò un tortino tondo dal ripieno morbido, ticchettando la lingua sul palato con le dita delle mani a pistola.
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    «perchè hai dovuto specificarlo» c'è un solo motivo per cui qualcuno sottolineerebbe che non sta parlando di cose spinte: «perchè è divertente» sorrise da dietro la tazza sorseggiando il suo tè ancora tiepido. Ora potevano pensare entrambi a quel brutto gioco di parole e cercare di non ridere; suvvia, era una cosa simpatica! ("what are you, twelve?" "yeah, on a scale from one to ten")
    E poi, adesso aveva una motivazione per aver ridacchiato, e poteva sembrare non lo stesse facendo per l'atteggiamento animalesco della sua dolce metà. Da quanto tempo non si cibava la persona di fronte a lui, tre settimane? Gli faceva un po' tenerezza, come un trovatello. Quasi quasi avrebbe lasciato a lei la mancia, invece che ai camerieri. Aveva detto di non abitare in zona: che non venisse da quelle parti perchè era fuggita e ora viveva alla macchia? chissà! Le doti da pallonara per cavarsela nella giungla di londra senza un soldo le aveva, ma non gli dispiaceva lasciarle quell'aria di mistero senza indagare oltre. Mica era un pavor o un cacciatore, alla fine: non era compito suo assicurarsi la gente divertente non fosse nella malavita.
    Neanche riuscì a offendersi per la risata dell'altra quando lui le aveva chiesto se la stesse abbordando bene: non era sua intenzione farlo, e non era esattamente dell'idea potessero essere una buona coppia all'infuori delle truffe dolciarie... per queste e serate random, però, sembrava la compagna perfetta; doveva chiederle il numero e proporle di farlo di nuovo, qualche volta. Dio solo sa se Nate aveva voglia di non essere sempre lui quello più spigliato e strano della coppia. Un po' a ciascuno non fa male a nessuno!
    «come si può non rimanere affascinati da qualcuno così...» «...» «...» «sì» «...» «così come?» incalzò divertito. «lord
    ...
    ...
    «lord» ripetè lentamente, soppesando la parola sulla lingua. Questo gli... mancava. «vuoi mettere tirare fuori l’orologio da taschino quando la tua dolce metà ti chiede l’ora, piuttosto che guardare banalmente il polso? Eccitante»
    Ne era piuttosto certo: lo stava prendendo per il culo. Ma sapete cosa? «lo penso anche io.» Gli piaceva l'idea di apparire il personaggio di un romanzo romantico dell'800, o che la gente si chiedesse se aveva un cannocchiale in tasca o fosse solo molto felice di vederli (entrambe, se si trovava vicino a otp): essere come tutti gli altri era sopravvalutato, in quel regime; era probabilmente l'unica cosa che non lo aveva mai fatto impazzire del ministero. Si allungò a prendere un biscotto, labbra incurvate verso l'alto. «lord mi piace. Grazie» insomma, non le aveva chiesto di essere gentile, e non era stata obbligata a farlo: avrebbe potuto ammettere che lui non era il suo tipo, e il peggio che sarebbe potuto capitare sarebbe stato che nate si fosse arrabbiato; l'avrebbe scacciata inscenando una litigata sul fatto se il loro futuro figlio avrebbe dovuto fare corsi di danza o di scherma medievale (tratto da una litigata vera a cui ho assistito, giuro), la gente del locale non ci avrebbe dato troppo peso, dato i personaggi sopra le linee, e i due avrebbero recuperato da mettere in borsa un po' di viveri per il futuro come uno studente fuorisede qualsiasi al sushi (ciao ale). Invece era stata carina.
    «normalmente ti piace venire a mangiare torte da solo?»
    si strinse nelle spalle. «se c'è qualcuno a cui piacciono le torte quanto a me, ovviamente preferisco andarci insieme. Altrimenti mi sta bene anche da solo» schioccò la lingua sul palato «e poi è un buon modo per fare amicizia con altri che hanno le tue stesse passioni, invece che obbligare i tuoi amici a condividerle» oddio, lui era il tipo di uomo che avrebbe fatto un corso dipittura con i piedi con euge se questi glielo avesse chiesto, e che avrebbe volentieri provato a obbligare rea ad andare con lui a una convention di fanfiction su libri per ragazzi con protagonista una lontra (e in effetti, con lydia lo faceva)... ma gli andava bene la solitudine, gli andava bene stare stare per i fatti suoi - o fare nuove conoscenze per l'occasione.
    E poi.
    «come posso chiamarti, angurietta senza semi del mio cuore?» «come vuoi» uh???
    «scegli un nome che ti piaccia, sarò chiunque tu vuoi che io sia, lord.» UH??? cos'era quel tic all'occhio, stava bene? stava avendo un ictus?? E perchè ora gli aveva tirato un calcio sotto il tavol- «è così che si abborda, prendi nota»
    AAAAHHH
    Ridacchiò scuotendo leggermente la testa, distogliendo lo sguardo dal finger guns della donna. «non nego il fascino di questo tipo di approccio» Tirò su la tazza di tè in un finto brindisi. «ma non il mio genere. Sono più... lord. chiamo la mia dolce metà con nomi sdolcinati e imbarazzanti, e le riempio la camera di... fiori-...» la voce andò a calare sul finale, in mente il san valentino di qualche anno prima, quando aveline se n'era andata. La sorpresa preparata per lei con la casa addobbata di fiori come lei - e la nonna fantasma - avrebbe adorato, tutti in vasi perchè così sarebbero durati di più, a differenza di un mazzo di fiori; la camera da letto piena di petali come nei film o pinterest.
    Lo sguardo triste della ragazza che gli diceva che se ne sarebbe andata.
    «già» si schiarì la voce, tornando rapido a sorridere, mentre si versava altro tè. «Tratta gli altri come vorresti essere trattato o qualcosa del genere. Morirei per regali random e eclatanti dichiarazioni d'amore, quindi è così che abbordo»
    tirò leggermente su la teiera, a chiedere se ne volesse anche lei.
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    Oh no. Oh no. Oh no no no no no. Non le capitava spesso (leggasi: mai) di comprendere l’esatto momento in cui capiva di aver sbagliato, ma qual giorno accadde. Iniziò a masticare più lentamente, forse nel tentativo di diventare invisibile e fondersi con l’ambiente, lo sguardo fisso sull’espressione distratta e distante del suo interlocutore cercando di non disturbare il precario equilibrio per il quale ancora, e confidava ancora un po’, non si fosse messo a piangere.
    Troy Bolton Hawkins odiava le lacrime. La mettevano a disagio, il che era già tutto dire, ed in una posizione di impotente confusione in cui non sapeva mai come muoversi, se non fuggendo il più lontano possibile. «già» C’era ben poco di credibile nella smorfia dipinta sul volto del moro, e la criocineta non sapeva se fosse un [HINT] a continuare a far finta di niente, personalmente l’opzione preferita, o se fosse una specie di richiesta d’aiuto. Aveva sempre avuto a che fare con le persone, ma in contesti...diversi, rispetto a quello. Non come Troy, non da una decade a quella parte, ma come assistente di Kosmo - tuttofare, quel che ci fosse bisogno fosse. Rientrare nella propria pelle era una continua scoperta, ad esempio era certa che non volesse sapere nulla del perché gli occhi blu si fossero fatti offuscati e tristi alla menzione di una camera piena di fiori (gli era morto qualcuno di recente…? Intendeva quella mortuaria…? What a way to kill the mood ma whatver yk), ma anche che non fosse propriamente in grado di far finta di niente. Insomma, forse (spoiler: sì) se l’avesse conosciuto, se ne sarebbe fatta una ragione e sarebbe andata avanti facendosi i fatti propri, ma a) non l’avrebbe mai più incontrato b) le andava abbastanza a genio da voler… ugh, kinda fare qualcosa…? Insomma, le aveva permesso di mangiare torte e biscotti e meringhe, una Bolton Hawkins pagava sempre i propri debiti c) si sentiva in colpa (TERRIBILE…. SCONSIGLIATO…. AND THAT’S WHY non parlava con le persone…!) per aver tirato fuori l’argomento. Ingoiò il grumo di zuccheri e saliva in un sol boccone, porgendo la tazza perché gliela riempisse di tè (troy @ troy: i did not raise you like this) prima che morisse soffocata da un biscotto (Cioè, ne sarebbe valsa la pena, ma che vergogna… cos’avrebbero scritto nei necrologi… duh) guardando ovunque eccetto che l’uomo seduto dall’altra parte del tavolino. «uhm,» si schiarì la voce, sentendosi improvvisamente in imbarazzo. Alzò gli occhi al cielo, dando un calcio sotto al tavolo al moro. «puoi...» non farlo, Troy. Te ne pentirai. Sapeva che fosse vero, e che avrebbe preso baracche e baracchini (ma non Pornhub. Lui sarebbe rimasto.) al primo accenno di pianto, ma…? In fondo, per quanto atrofizzato e peculiare, anche lei aveva un senso del giusto, ed era sempre un buon momento per cercare di riequilibrare il karma. Fosse mai che nella vita gliene andasse una bene perché aveva fatto una (1) buona azione. «parlarne…….se vuoi.» borbottò, pucciando un biscotto nella crema alle nocciole. «è più facile con gli sconosciuti» così narrava la leggenda. Non aveva testimonianze di prima mano in merito. «è una richiesta del tutto interessata. ricambio con lamentele sul mio capo.» arcuò le sopracciglia addentando allusiva il dolce.
    «TROY NON PUOI PARLARE DI KOSMO-» «fatti i cazzi tuoi» bisbigliato a labbra strette, e con un sorriso, al pupazzo tenuto calpestato sotto la suola delle scarpe.
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    «puoi...........parlarne…….se vuoi.» cavolo doveva davvero essere un'attrice nata, era COSI convincente!! Oscar alla carriera!! Nate era sinceramente convinto che fosse sincera e davvero volesse sentire le sue tristi storie di cuori spezzati e san valentino disastrosi!!! «è più facile con gli sconosciuti»
    Sorrise, perchè era un uomo che apprezzava gli sforzi, la volontà più che i risultati: non sarebbe stato il professore che piazzava stelline dorate in fronte agli studenti, altrimenti (ok, lo faceva perchè era divertente e i più lo odiavano e trovavano imbarazzante, MA ANCHE PER MOTIVARLI A PROVARCI ANCORA! NON ARRENDERSI!! LA GARA FRA SQUADRE SPECIAL ERA UNA METAFORA DELLA VITA, TANTE STELLINE U TRIED CHE TI POTEVANO PORTARE ALLA VITTORIA!!!!). E a proposito di stelline, ne prese una dalla tasca e la posò con fare teatrale sul tavolo.
    U tried, Troy.
    «apprezzo la proposta» ma-
    «è una richiesta del tutto interessata. ricambio con lamentele sul mio capo.»
    Si drizzò leggermente. Capo? Quella persona lavorava? Ma davvero? Veniva pagata per fare cose? Cavolo, DOVEVA sapere in cosa fosse impiegata, saperne di più!! Magari poteva assumerla per lo shipper club!! aveva un metodo tutto suo di recitazione, ma gli piaceva (perchè dai, SICURO lavorava nello showbiz, non avrebbe creduto ad altro . forse in un circo).
    «parlarne con sconosciuti è indubbiamente più facile» convenne, ma scrollò le spalle. «ma non mi farebbe stare meglio, quindi passo» aveva pur sempre i social dove lamentarsi in anonimo, e comunque non voleva davvero pensarci: lo faceva già abbastanza, sarebbe stato più felice a dimenticare e basta. «ma tu puoi lamentarti» afferrò un pasticcino. «del tuo capo, di materia d'amore, dei fantasmi con cui parli sembrando psicopatica...» mani in alto «è molto intrigante, non giudico. Scommetto che sei uno spasso alle feste; ti inviterò alla prossima a cui vado»
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    Non dico che Troy avesse fatto un sospiro di sollievo, ma non lo nego neanche. Era una proposta… civile e diplomatica, la sua, ma non era davvero interessata ad essere il supporto morale di un perfetto sconosciuto. Era più tipo da pacche sulla schiena, da “la vita va avanti”, e “eh le mezze stagioni...”, che una spalla su cui piangere. Aveva l’empatia di una roccia (Poor: trigger) ed il tatto di una nave, quindi strinse le labbra in un sorriso tirato che voleva essere confortante e comprensivo, ma era invero una smorfia da ho appena schivato una pallottola. «dang» Perchè sì, a suo dire era una risposta che valeva per tutto, nella sua ambigua natura interpretabile a piacimento. «ma tu puoi lamentarti» Aveva già conquistato il suo kuore. Non c’era nulla di più terapeutico del lamentarsi - così, anche senza contesto, non facendo intendere a cosa alludessero le lagne del giorno -, specialmente se di fronte a così tanto zucchero che se solo fosse stata più giovane, l’avrebbe tenuta sveglia per mesi (e invece si sa, con l’avanzare dell’età, nessuna quantità di zuccheri o caffeina è in grado di provarti del sacrosanto sonnellino pomeridiano) «del tuo capo
    «quanto tempo hai?»
    «di materia d'amore,»
    «ugh»
    «dei fantasmi con cui parli sembrando psicopatica...»
    Corrugò le sopracciglia, osservandolo da sopra la tazza di ceramica. Come si permetteva? PSICOPATICA? Psicopatica non era cool; avrebbe potuto dire “folle”, quello sì che faceva sempre fiko, o “interessante e misteriosa”, ma psicopatica? L’audacia! La mancanza di rispetto!
    «è molto intrigante, non giudico. Scommetto che sei uno spasso alle feste; ti inviterò alla prossima a cui vado» Rimase in silenzio una manciata di secondi, giudicandolo torva. «si vede che sei inglese» Avevano proprio un umorismo di merda, secco e arido come le tundre siberiane. Si schiarì la voce, sistemandosi meglio sulla sedia – un piede sul sedile, la mano poggiata casual sul ginocchio – prendendo in parola quanto detto da Mike. «magari fosse un fantasma» scenica come Kosmo le aveva insegnato ad essere, afferrò Porfirio da un braccino di pezza e lo posò sul bracciolo della sedia mostrandolo al suo daddy (non daddy kinky. Daddy perché era il padre di suo figlio. Forse) Poteva crederle o prenderla per pazza, non le importava: quante probabilità c’erano che l’avrebbe rivisto? (Tante. Ma Troy era ancora cinica sull’argomento restare a Londra) Le aveva dato il via libera per lamentarsi, e l’avrebbe fatto. «COSA FAI -» «lui è la rovina della mia esistenza. Si chiama porfirio, pornhub per me perché è un maniaco del cazzo» afferrò la zampetta dell’orso, e fece ciao a Mike. «era il mio...predecessore sul luogo di lavoro. Un mago – non kattivo, avrei fatto la stessa cosa – l’ha maledetto costringendolo a vivere come orso di pezza. Mi rompe il cazzo h24 e non posso liberarmene. guarda» si alzò in piedi, si avvicinò al cestino, e ci lanciò dentro Pornhub, ignorando le lamentele soffocate dell’orso. Tornò a sedersi, incrociando le gambe ed intrecciando le dita sul tavolo. «è maleducato, rozzo, ed un sessista di merda» «SEI UNA MERDA» Indicò platealmente il pavimento su cui Pornhub, come se non l’avesse mai gettato via, giaceva inerme, di ritorno come la bambola di Annabelle. «ritieniti fortunato a non poterlo sentire. I suoi commenti sono: inopportuni» ed era stata gentile.
    «lavoro per un mago di un certo rilievo» inarcò le sopracciglia, un ghigno divertito sulle labbra. «da… ugh. Quindici anni. E ogni...fuckin….giorno…. Trova qualcosa con cui rompermi il cazzo. sai che ho dovuto fare la scorsa settimana? ARRAMPICATA….PER PRENDERGLI UN FIORE….CHE GLI SERVIVA PER LA SUA CORONA» Inspirò dalle narici, espirando per riacquistare la calma. Nella furia del momento, aspirò le meringhe ancora sul tavolo. «sono incastrata. Non me lo merito» si invece, perché era stata una bambina stupida, era esattamente quello che si meritava. «ho dovuto registrargli tutta la colonna sonora di hsm3 sul telefono. Cantando. io» l’orrore vero. HSM3 ERA UNA MERDA E ANDAVA DIMENTICATO, dov’erano bet on it? Getcha head in the game? Duh. Anyway. «perchè mi chiamo troy» pausa. «bolton» GASP
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    questa role ha compiuto due anni. tu lo sapevi? un bacio kero. dai almeno adesso puoi ritirare la figurina!!%%
     
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    «si vede che sei inglese»
    Perchè sembrava un cavaliere di sua maestà Elizabeth? Perchè era bello (si sa che i tratti celtici sono più affascinanti di quelli del resto d'europa o americani)? Perchè era simpatico come un cabarettista incompreso?
    Tutte ottime risposte, e lungi da lui, che ora stava sorridendo gentile e un po' con faccia da schiaffi, chiedere spiegazioni. Non sarebbe stato educato!!!
    Tornando alla tipa che parlava da sola: «magari fosse un fantasma» era un peluches. Ok! Tutto nella norma!! «lui è la rovina della mia esistenza. Si chiama porfirio, pornhub per me perché è un maniaco del cazzo. era il mio...predecessore sul luogo di lavoro. Un mago – non kattivo, avrei fatto la stessa cosa – l’ha maledetto costringendolo a vivere come orso di pezza. Mi rompe il cazzo h24 e non posso liberarmene. guarda»
    Incantato, Nathaniel seguì la scenetta.
    Minchia altro che invitarla alle feste, doveva trovarle un palco su cui esibirsi, o organizzare quelle serate di teatro new age itinerante e immersivo. Lydia gli avrebbe lasciato espandere il business invitandola alle feste degli animali???? Non (solo.) perchè era un po' bestia, ma proprio perchè era un Personaggio di tutto rispetto e meritava di essere conosciuta dal mondo. Anche Nate ambiva a quel livello di stranezza e eccentricità!!!!!!!!
    «è maleducato, rozzo, ed un sessista di merda» nate seguì la mano dell'altra, notando che effettivamente il pupazzo era tornato. Doveva applaudire? Voleva applaudire. Non era mai stato fan dei ventriloqui ma questo era meglio. Aveva quel nonsochè di follia che ti faceva chiedere "è vero o non è vero? Chi fra noi due è il vero pazzo?" Per tenere le mani occupate, sorseggiò altro tè. «ritieniti fortunato a non poterlo sentire. I suoi commenti sono: inopportuni»
    «eppure» non è così :-) «ne sarei curioso» fissò ancora pornhub, chiedendosi se si sarebbe mosso. Non diede segni di vita. Lei lo sentiva gridare insulti anche in quel momento? Cosa pensava di lui il pupazzo fu uomo?
    «lavoro per un mago di un certo rilievo, da… ugh. Quindici anni.» -wat aspetta cosa «ma quanti-» «E ogni...fuckin….giorno…. Trova qualcosa con cui rompermi il cazzo. sai che ho dovuto fare la scorsa settimana? ARRAMPICATA….PER PRENDERGLI UN FIORE….CHE GLI SERVIVA PER LA SUA CORONA» ok sì tutto molto interessante ma quanti anni aveva? gliene avrebbe dati venti, venticinque. Trenta aggiungendo che la (finta) gravidanza e i (finti) baffi la ringiovanivano.
    «sembra un tipo» interessante. Voleva anche lui mandare (Lydia) la gente a prendergli i fiori per farsi una corona !!!! «eccentrico-»
    «sono incastrata. Non me lo merito. ho dovuto registrargli tutta la colonna sonora di hsm3 sul telefono. Cantando. io. perchè mi chiamo troy»
    «dai!» «bolton» «DAII» mano sul cuore scioc bicaus!!! era geniale!!!!!! anche lui l'avrebbe fatta a cantare (flashfoward alle lezioni controppo poteri? dai......... dichiarati e vieni) «posso sentire? CANTI BENE?» POTEVANO FARE UN DUETTO? SAPEVA LE PARTI DI GABRIELLA!!!
    ma prima- «anzi, un passo indietro. Quanti anni hai? da quanto tempo» hai 17 anni? «lavori per sto tipo» sguardo preoccupato «sei felice, o...?» sbatti le palpebre due volte se vuoi essere salvata.
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    (n.) Bouncy Cushion Satisfaction.
    Minchia Mike, sei proprio un uomo.
    Quello diceva lo sguardo blu della Bolton, posato impassibile e neutro sull’espressione appassionata dell’inglese in seguito al suo devastante racconto della sua tragica, drammatica, esistenza. Sembrava forse… felice? Aveva fallito così tanto da sembrare entusiasta delle sue sciagure? O il suo interlocutore peccava del livello sociale base definito dall’empatia e mera comprensione del linguaggio?
    Soprattutto: «perchè» una pausa studiata, quella di Troy. Assottigliò le palpebre, misurandolo con una lunga e diffidente occhiata, poggiando con cautela la schiena sulla sedia. «quanti anni mi dai?» L’aveva scaricata lì, de botto, una di quelle domande per cui non esistevano risposte corrette: sarebbe stato offensivo se l’avesse ritenuta una sgagnetta, ed altrettanto oltraggioso se l’avesse reputata più vecchia. Poteva uscirne vittorioso solo con la verità, e l’intensità con cui la Hawkins Bolton lo stava guardando, lo rese cristallino. «te l’ho già detto da quanto lavoro per lui. Mio Dio, MA MI ASCOLTI QUANDO PARLO?» Sbuffò, battendo frustrata il palmo sul tavolo, facendo traballare piattini e tazzine e conquistando più di un’occhiata dai commensali adiacenti. Forzò un sorriso ed un pollice in su ai curiosi, allungando una mano per picchiettarla confortante sulla mano del moro: tutto a posto!. «aw, la nostra prima litigata» borbottò fra i denti, ancora esposti in una smorfia rassicurante verso gli altri clienti di Madama, prima di far scivolare convenevoli e cortesia e tornare truce su Mike. «comunque no, davvero.» serissima.
    Si chinò in avanti, sventolandogli le dita davanti agli occhi per assicurarsi che in casa ci fosse qualcuno. «ti sembro felice? cosa di quanto ti ho appena detto ti ha fatto credere che io sia felice Con foga, e per rincuorarsi dal cuore spezzato, morse offesa un muffin ai frutti di bosco.
    Si sentì subito meglio.
    «sono miserabile.» Arcuò secca un sopracciglio, facendo affiorare sulle labbra lo spettro di un sorriso. Un infinitesimale barlume di coscienza, e di intelligenza, filtrò negli occhi di Troy – un pragmatismo che in pochi potevano riconoscere, o comprendere, o darvi un senso e rilievo. Un umorismo grezzo, scivoloso. «ma almeno sono viva» che era una magra consolazione, rispetto a tutto il resto. Avrebbe dovuto essere importante. Avrebbe dovuto essere potente, ed in pieno controllo del suo futuro, indipendente e rispettata – ed invece cosa aveva? La propria, miserabile, vita e la condanna di un peluche di pezza. «pannino montato, non mi stupisce per niente che oggi tu sia qui solo.» tiè, di nuovo a mettere il dito nella piaga.
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