Votes given by antarctica

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    oddiooooo belliiiiiiii aiuto grazie!! ;------; :julie: :julie: :julie:
  2. .
    ryuzaki kageyama
    If you be the cash
    I'll be the rubber band
    You be the match
    I will be a fuse, boom


    twenty-two ✧ yakuza ✧ special
    Even when we're
    Down to the wire, baby
    Even when it's do or die
    We could do it baby
    simple and plain
    Cosa si provava ad essere in Spain ma senza la S? Ryuzaki non solo aveva la risposta, ma ogni giorno era una master class su come i suoi mesi di assenza gli avevano rovinato la vita, i rapporti sociali, persino il sonno. Non era un essere drammatico, quando la sua singola presenza era fondamentale per il funzionamento di un intero gruppo criminale. L’essere eliminato dall’equazione aveva comportato non pochi problemi, solo perché la Yakuza aveva l’aria di essere un hydra con mille teste, non sempre la testa che si faceva avanti dopo averne decapitata una era all’altezza del compito. Non gli piaceva Tatsuki, non faceva parte della sua cerchia più ristretta, e il Kageyama aveva la sensazione di aver lasciato che un golpe avesse luogo durante la sua assenza. E come se non fosse bastato quel mal di testa, ci aveva pensato Godric a dargli il colpo finale. Per quanto Ryuzaki fosse caritatevole, si rifiutava di lasciarsi prendere per il culo. Se gli piaceva così tanto Pescara (mood), che ci rimanesse, possibilmente per sempre. Delith, Godric, Ryan, e tutti gli altri pezzenti di cui si rifiutava di ricordare il nome, potevano raggiungerlo o non far più vedere la loro faccia a Londra. E poi, e poi anche Ryuzaki stesso se n’era andato, nonostante avesse promesso di non farlo mai. Ripensò a uno degli ultimi giorni che aveva trascorso con Fake, mesi prima, le emozioni ancora elettrostatiche sulla sua pelle. Si ricordava di aver pensato come certe volte, molte volte, avrebbe voluto prendere il volto di Fake tra le sue mani e tirargli una testata. Come poteva essere una persona così intelligente e stupida al tempo stesso? Come poteva, qualcuno che era al suo fianco da così tanti anni, avere dubbi su chi fosse il suo preferito. Aveva pensato che forse era stata una mancanza del Kageyama, lui che aveva sempre preferito mostrare le sue lealtà con le azioni piuttosto che con i gesti, l’inchiostro sulla pelle di Fake l’ultimo di tanti. E poi, improvvisa come una scarica di elettricità a fare breccia nel cielo, assordante quanto il fragore delle onde contro la parete rocciosa di una scogliera, la domanda che gli aveva posto progetti di andare da qualche parte? senza di me?
    No, certo che no.
    Quello, ciò che gli aveva detto.
    Cosa era successo da lì a pochi giorni dopo era storia.
    Il Kageyama non aveva previsto di essere rapito insieme a Grey, era stato colpito di sorpresa e disarmato in pochi secondi, qualcosa che a distanza di giorni ancora gli lasciava l’amaro in bocca. Sempre meglio focalizzarsi su quello che sugli infiniti mesi di prigionia, un giorno che sanguinava nell’altro senza che ne avesse coscienza. Tutto sommato, non era stato male. O forse le file della yakuza avevano contorto la sua psiche in maniera irrecuperabile.
    Spostò lento le iridi sul ragazzo al suo fianco, la sigaretta a pendere tra le labbra. Le gambe erano stese lungo il pavimento di cemento del tubo in cui si ritrovavano, le caviglie incrociate a mantenere un’immagine di perfetta calma. Non era così. Aveva scelto di portarlo in quel parco perché era un territorio familiare, e con le ombre della notte ad allungarsi sul suo viso sarebbe stato più facile affrontare l’elefante nella stanza. I diversi elefanti, se doveva essere sincero, ma meno vedeva e meglio stava. «vuoi?» recuperò la sigaretta dalle labbra per offrirla a Fake, un gesto così naturale che non ci pensò due volte. Era sempre stato così tra loro, una presenza costante a coprirgli le spalle, una spalla su cui poggiare la fronte e chiudere gli occhi quando il mondo diventava troppo rumoroso. Eppure, in quel momento sentiva una distanza, una reticenza a parlare da parte del Cheena. «possiamo parlarne, se vuoi» di cosa, non lo specificò. C'erano tante interrogativi lasciati in sospeso, a Fake non bastava che sceglierne uno. Ryuzaki gli avrebbe confessato qualsiasi cosa volesse, bastava usare le giuste parole. «come sta il tatuaggio?» solo in quel momento trovò la forza di ruotare appena il capo, lo sguardo a scivolare sul costato dell'amico. Gli aveva offerto una via di fuga, o anche quello era l'ennesimo elefante di cui non avrebbero mai parlato? To be determined.
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  3. .
    javier iglesias mendoza
    Tell me a story About how it ends
    Where you're still the good guy, I'll make pretend
    Cause I hate this story Where happiness ends
    And dies with you
    aveva aperto i polmoni, javier, e preso un lungo respiro.
    per sopprimere e invogliare al contempo. scansare la rabbia cieca a pulsargli nelle vene, sostituirla con la pura logica.
    non aveva funzionato.
    ci aveva provato di nuovo, quindi.
    niente. impresa al limite dell’impossibile con il sangue a ringhiargli sordo nelle orecchie.
    quello, indubbiamente, era un livello di presa per il culo mai visto prima. eppure di pazzi ne aveva conosciuti, ptolemy. nascosti dietro bunker e ricoperti di esplosivi e con le dita affondate nei capelli delle teste mozzate dei loro nemici. a spiegare la loro retorica spiccia con la cadenza di un oratore bardico. il terrorismo, aveva scoperto, manteneva tutti i tratti dello showbusiness. uno spettacolo dell’orrore; per penetrare nelle menti della gente, ritagliare uno spazio nell’enorme ragnatela che componeva i grossi pezzi di merda del mondo. nonostante tutto, d’altronde, rimanevano umani: volevano essere ricordati. immortalati per sempre nella coscienza pubblica. volevano divenire una storia da tramandare – così che non accadesse più. un presagio. essere qualcuno e qualcosa prima dello scadere del loro tempo. una scadenza che, in genere, giungeva ai loro piedi sottoforma di sergente iglesias mendoza. dietro un mirino – per un lavoro pulito – o con la lama ad affondargli nella rotula – quando c’erano parole da condividere, e la loro lingua non si staccava dal palato.
    riusciva quasi a empatizzare, javi. con geneviève servopoulos, d’altronde, lo aveva fatto. quando aveva scavato nella sua mente e visto una stringa di ricordi sconnessi, immagini di un passato felice; la sovrapposizione dei toni caldi alle urla strazianti. l’aveva capita, e l’aveva accettata. in qualità di pazza, e di assassina, e di terrorista – e di umano che voleva solo essere ricordato.
    si era macchiato dei suoi stessi peccati, e aveva cercato di non pensarci troppo.
    aveva svolto un lavoro. si era preso le sue responsabilità, in qualità di ribelle e di membro della società: l’avevano permessa loro, anche se indirettamente, quella strage.
    quell’uomo – quell’essere – era un nuovo livello di mal di testa.
    un’esistenza ingiustificabile. enorme errore di giudizio dell’universo.
    il pathos, abaddon, lo respingeva. seppur mantenendo le stesse qualità di ogni altro carnefice prima di lui. un penchant per la teatralità, e il bisogno disperato di depositarsi nelle menti altrui come il parassita che era. pretesa e controllo come unici linguaggi a sua disposizione.
    e con un passo indietro, si era separato dalla folla. piano, era scivolato lungo il marciapiede fino ai vicoli stretti di hogsmeade. e aveva premuto le spalle contro il freddo dei mattoni esposti, e trattenuto la nausea.

    e lì era rimasto. nascosto come un codardo. tutto, fuorché preparato alla situazione.
    ma che cazzo stava succedendo.
    ma che cazzo aveva sentito.
    ok.
    ok.
    ok.
    aveva chiamate da fare. persone da rintracciare. qualche volto familiare lo aveva spiato, in quella piazza – ma erano passati minuti.
    inspirò ancora; chiuse gli occhi, ed esalò fino a sentire il petto comprimersi dolorosamente. pescò le sigarette dalla tasca dei pantaloni, portandone una alla bocca prima di tastare alla ricerca disperata di un accendino, lo sguardo a saettare un po’ ovunque.
    e fu allora.
    allora, con le dita tremanti e il respiro strozzato, che incrociò i suoi occhi per la prima volta in quasi dieci anni. rizzò la schiena lentamente, le iridi scure spalancate; e imprecò mentalmente, perché quello , che era un cazzo di fantasma dei natali passati.
    una parentesi lasciata in sospeso.
    e per motivi validi.
    afferrò la sigaretta tra indice e pollice, e la tirò nuovamente via.
    strinse i denti.
    batté le palpebre.
    «kinsley.»
    eh, sì.
    «cristo.»
    iddio.
    gif code
    1986
    scot
    rebel


    ricorda emanuele 300 parole vere o ti picchio
  4. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    ALOYSIUS ANGUS CRANE
    33 yo | lightbender | rebel
    Trattenersi dal ridere fu un compito arduo, uno dei lavori più complicati che il Crane avesse mai dovuto portare a termine. C’erano stati dei momenti particolarmente intensi in cui pensava avrebbe ceduto, scoppiando in una fragorosa sghignazzata di fronte al povero Arturo o quantomeno nascondendosi sotto al tavolino per nascondergli tutta la propria ilarità e mostrare un minimo di solidarietà nei suoi confronti. Un sentimento puro e sincero, presente nel cuore dello special in quel preciso istante, ma – ma.
    C’era anche da dire che preferisse pensare a quanto poteva sbellicarsi alla vista del ragazzo sull’orlo di una crisi isterica, che a quanto si sentisse a disagio nel dover assistere a suo figlio che veniva molestato da uno spogliarellista davanti ai suoi occhi. Voleva solo morire, e piuttosto che d’imbarazzo avrebbe preferito una dipartita per eccesso di endorfine in circolo nel corpo.
    Riuscì comunque a resistere, inspirando molto profondamente e concentrandosi sul motivo per cui fossero lì – e idealizzando il quantitativo di volte in cui quella scena doveva essersi ripetuta, nel futuro da cui veniva l’Hendrickson: non era una persona nota per avere una particolare serietà, e gli dispiaceva veramente un sacco che ai propri figli fosse capitato uno come lui; forse, forse, con River e Flow avrebbe cercato di crescere, ma non poteva assicurarlo.
    «mi sento male» strinse le labbra in una smorfia pregna di empatia e comprensione, osservandolo soffrire senza muovere un dito; non sottolineò che fosse per il suo bene, nonostante la totale sincerità con cui sarebbero uscite quelle parole. Gli fosse stato vicino, anziché dall’altra parte del tavolino, gli avrebbe stretto la spalla fra le dita, sussurrandogli che andava tutto bene e che capiva perfettamente come si sentisse. Quello che poté fare, osservando la faccia disgustata dell’altro, fu sporgersi un po’ di più. «se hai bisogno di vomitare, dimmelo.» non gli disse che avrebbe potuto rigettare tutto quanto sul pavimento del locale, che di sicuro aveva visto cose ben peggiori della bile di un diciannovenne, ma se ne avesse sentito la necessità lo avrebbe accompagnato al bagno più vicino, o recuperato una tinella in cui gettare tutto quanto.
    Quando intavolò l’argomento e lo vide riprendersi quasi del tutto, provò contemporaneamente orgoglio e preoccupazione.
    Il primo, che gli strappò anche un mesto sorriso a piegare l’angolo delle labbra, perché un po’ rivide sé stesso nei lineamenti più seri e concentrati di Turo – un salto nel petto che non si era aspettato in quel momento tra tanti altri più consoni, ma che egoisticamente non poteva che renderlo… felice. Tutte quelle micro-espressioni di cui il minore nemmeno si accorgeva, i piccoli movimenti delle mani, gesti minimi ed impercettibili: era surreale e bellissimo al tempo stesso.
    La seconda, perché se davvero avesse ripreso da lui, ci sarebbe stata un’alta probabilità o che perdesse i sensi, o che ordinasse qualcos’altro da bere di lì a pochi minuti; sperava vivamente di sbagliarsi, sotto quel punto di vista. E sotto molti altri, a dire il vero – ma quella era un’altra storia, per un altro momento.
    «no... in realtà no. dico... no, non ho mai provato ad aprirlo. e no, non so cos’è. non- non davvero, ecco.» annuì, sfiorando con le dita il ciondolo. Naturalmente non aveva mai provato ad aprirlo – perché avrebbe dovuto? Nemmeno a lui era mai passato per l’anticamera del cervello di farlo prima di sapere che si potesse, né tantomeno lo aveva fatto dopo averlo scoperto.
    «io ce l’ho da... relativamente poco. a- a quanto pare, apparteneva— a mio padre.» morse le labbra, iridi smeraldo fisse in quelle celesti senza la mezza intenzione di distogliere lo sguardo. Una parte di lui gli stava urlando di dirgli che fosse lo stesso ciondolo, un paradosso che non avrebbe dovuto esistere – frammenti di tempo attorcigliati l’uno sopra all’altro, contorti ed impossibili; la farfalla che battendo le ali avrebbe causato un uragano nello spazio che li separava. L’altra, scalpitava dalla necessità di chiedergli se sapesse chi fosse quel padre, forzandolo ad una confessione per la quale non sapeva se fosse pronto. Non diede udienza a nessuna delle due, fermo nella convinzione che quella fosse una sua scelta.
    Poteva rinnegarlo, se lo voleva davvero; ignorare tutta quella nottata il giorno seguente.
    «ne sono entrato in possesso quando.. un annetto fa. quando i miei genitori hanno - raccontato della mia adozione. di cui non sapevo nulla, per inciso.» accennò un sorriso lieve, lo sbuffo di una risata niente affatto divertita dalle narici. «capisco,» sincero. Forse non poteva capire del tutto, non era lui quello che aveva giocato con la quarta dimensione, ma almeno in parte sì. «anche io sono stato adottato, e l’ho scoperto solo qualche anno fa.» una confessione alla quale non si lasciava andare troppo facilmente, per non dire che tendesse ad ignorare quasi sempre la questione. Sin aveva letteralmente sacrificato la propria anima per la sua vita, Dick ancora faticava a comprenderlo; amava entrambi, ciascuno a modo suo. Ma non erano Michael, non erano Yvonne, i genitori che aveva visto morire davanti ai suoi occhi per una guerra alla quale non sapeva di appartenere; non erano Eugene, né Delilah, quei cugini con i quali era cresciuto per tutta quella che aveva creduto essere la sua vera vita.
    «quando mi hanno trovato, avevo pochi giorni e niente con me, se non questa collana. non avevo idea si potesse aprire.»
    Diglielo, Al. Cazzo, diglielo – non hai niente da perdere.
    Chinò il capo, sospirando.
    No.
    Si passò una mano tra i capelli. «nemmeno io, l’ho scoperto per puro caso.» non c’era bisogno che Turo sapesse che era andato in un negozio di manufatti magici per motivi legati alla ribellione, e che fosse stato il commesso a notare la collana raccontandogli l’estrema rarità di oggetti come quelli: erano racconti futili che potevano tranquillamente bypassare. «non ricordo nemmeno da quando ce l’ho,» il che, era vero in tutti i sensi: non ne aveva alcuna memoria, e forse proprio per l’oblivion che aveva subito in tenera età. «ma pare sia un cimelio che si tramanda di padre in figlio da generazioni.» non elaborò oltre, ma l’occhiata che rivolse al serpeverde valeva più di mille parole. «non volevo disturbarti, giuro. non –» inspirò profondamente, rilasciando un sospiro pregno di discorsi che non avrebbe potuto approfondire; non spettava a lui. «tendo a rispettare quanto più possibile gli spazi altrui,» i tempi, soprattutto: nessuno aveva mai fatto lo stesso con lui. «ma quando l’ho vista al tuo collo non ho potuto ignorarla. spero tu possa capirlo, e perdonarmi.» umettò le labbra, sorridendogli.
    «non ho mai provato ad aprirla, ma so che è possibile. come so che è un… raccoglitore. di pensieri, di informazioni; di ricordi
    Le spalle, ora scariche di un piccolo macigno, si rilassarono contro lo schienale della sedia. «mi sembrava giusto darti questa informazione: al posto tuo, io l’avrei voluto tanti anni fa.» come era certo che, allora, volesse aprirla e scoprire cosa Edward Quinn gli avesse lasciato.
    Se, gli avesse lasciato qualcosa.
    «e casomai volessi aprirla, mi farebbe piacere farti compagnia.»
    They say I should be a strong man
    But baby, I'm still filled with fear
  5. .
    veni vidi vici
    Well, I came upon a man at the top of a hill
    Called himself the savior of the human race
    Said he come to save the world from destruction & pain
    But I said, How can you save the world from itself?
    Tutti a domandarsi chi fosse Abbadon, dove fosse Abbadon, quali fossero i piani di Abbadon, e nessuno - nessuno! - ad interessarsi su come stesse, Abbadon.
    Bene, per inciso. Grazie di non aver domandato.
    «a che punto siamo?» domandò, leccandosi un dito unto di sale, alla donna compostamente seduta dall’altra parte del tavolo. Erano gli unici clienti del wizburger, quel giorno; Sabine si era premurata di aver cura che fossero soli, preoccupazioni che Seth non si era né mai si sarebbe posto, congedando anche i dipendenti.
    Solo loro due. Come sempre.
    «siamo.» non esitò a rispondergli, la consigliera. Sapeva che la pazienza non fosse una delle sue virtù. Ma lesinò comunque dal completarsi, e venne prontamente invitata a farlo da un cenno della mano, ed una pressione appena percettibile al costato. La donna finse di non farci caso, e Seth le sorrise. «sei sicuro sia una buona idea farlo così Ah, Sabine, Sabine. Era l’unica a cui permettesse di dubitare delle sue scelte, perché era una sua creatura, e per quanto non fosse disposto a concederle tutto, qualche lusso se lo poteva ancora permettere. Nei secoli insieme, avevano raggiunto un equilibrio: Sabine sapeva quando smettere di tirare la fune ed alzare le mani in segno di resa, ed Abbadon sapeva di poterle affidare le redini. Cosa che aveva fatto, per inciso. La… burocrazia ed i giochi di potere, non facevano parte della sua sfera d’esistenza: lui era al di sopra, un Dio annoiato che per casualità aveva scelto quello spazio su cui fondare il proprio regno. Era stata Sabine Decima, negli ultimi anni, a forgiargli un trono ed una corona. Era la sua spada, lei. La sua meravigliosa Piuma Nera.
    Finse di pensarci qualche istante, la lingua a percorrere l’arcata superiore dei denti. Scosse il capo, poi, intingendo un’altra patatina nella piccola confezione in plastica della maionese. «certo. Lo sai che sono uno del popolo» sgranchì le labbra in un lento ghigno. Ci credeva davvero. Quando, ai tempi che furono, i Fondatori scelsero su quali fattori smistare i propri alunni, Seth era stato colui che si era stretto nelle spalle, suggerendo che avrebbe preso tutti gli altri: non gli importava l’ambizione, l’intelligenza, il coraggio o la lealtà dei suoi alunni. Non era così che misurava la bravura di un non mago: li voleva caotici e disordinati, lui; interessanti e con una storia da raccontare. Li voleva argilla morbida da plasmare ed indurire.
    Voleva soldati e accoliti. Voleva un esercito ed una religione.
    Il solo pensiero di quanto i Traditori gli avessero tolto, bastò a farlo innervosire.
    Picchiò d’improvviso il pugno chiuso sul tavolo, denti digrignati fra loro ed ombre color pece a prendere forma negli angoli della stanza.
    «del POPOLO.» ripetè incattivito, violento, alzando la voce e strizzando le creature appena nate dalla sua rabbia nel palmo; strinse fino a soffocarle, uccidendole al loro primo infausto vagito. Chiuse gli occhi, scosse il capo.
    Inspirò dal naso.
    Uno, due, tre, quattro, cinque.
    Espirò dalla bocca.
    «a che punto siamo
    Sabine attese ancora una manciata di secondi che le ombre sotto pelle dell’uomo – del Dio, della creatura - svanissero in loro stesse, prima di rispondere.
    «pronti, signore» Un tono cautamente svuotato di tutto.
    Abbadon sorrise e battè le mani fra loro. «e allora, cosa stiamo aspettando?»

    Aveva sempre avuto una particolare predilezione per la Gran Bretagna.
    Era nato in un piccolo borgo inglese, molto tempo prima. Un nome dimenticato dalla storia che sfuggiva birbante anche alle sue labbra, ma lo ricordava.
    O credeva di farlo. Era importante dove fosse nato? Quando, fosse nato?
    Chi, fosse nato?
    No. L’aveva fatto, e tanto bastava.
    Quindi: aveva sempre avuto una particolare predilezione per la Gran Bretagna, malgrado quella terra non fosse stata altrettanto comprensiva con lui. L’aveva tenuta per ultima proprio grazie a quel legame, quel suo essere un costante punto d’inizio, di fine, e di tutto nel mezzo.
    Lì l’avevano intrappolato per secoli.
    era tornato.
    Era un tipo sentimentale, Abbadon: voleva iniziare quel nuovo capitolo con le sue persone preferite.
    La Processione iniziò dal fast food magico.
    Chiunque incontrato sul suo cammino – negozianti, clienti, passanti – non potè fare a meno di seguirlo, ipnotizzati come bambini alle melodie del pifferaio magico. Incapaci di opporsi anche volendolo - e volevano, gli sguardi terrorizzati a saettare da una parte all’altra della strada – ed obbligati a percorrere i suoi stessi passi, contagiando qualunque essere vivente su cui posassero gli occhi.
    Una frenesia. Una malattia.
    Non aveva detto una sola parola, Seth, raccogliendo il suo pubblico come un panno avrebbe fatto con particelle di polvere, accennando solo saluti e larghi sorrisi. Non riconobbe nessuno dei presenti.
    Era tutto bellissimo.
    Era la sua magia, ad attrarli. Un magnetismo forzato, borderline con il controllo mentale, ma privato del senso di vuoto suscitato da un’infrazione psichica: la Processione sapeva di star camminando; sapeva anche di non farlo di propria volontà.
    Non faceva un’uscita pubblica da, pffft, quattro anni, ma non aveva certo dimenticato come parlare alle persone! Era un essere scenico. Drammatico. Carismatico, e nel peggiore dei modi.
    Quando arrivò alla piazza principale di High Street, ne aveva radunato a centinaia.
    Ancora ne arrivavano.
    Sabine, la sua Ombra, era già sparita.
    Lettere da consegnare. Inviti da far ricevere. Fili da tirare.
    Sabine Decima era quella che negli anni in cui Seth recuperava le forze, si era occupata degli affari, disegnando scacchiere e posizionandoci sopra le pedine. Li aveva collezionati fra le dita come carte; l’aveva offerte al palmo di Abbadon, solo alla mano vincente.
    Quella.
    Era giunto il momento.
    Un momento che si era andato costruendo da quando era stato liberato dalla prigionia sotterranea del Lago Nero.
    Sperimentazioni ed errori, conquiste e perdite, tutto per arrivare a quello.
    Era stanco di rimandare. Si annoiava. Le bocche che avevano osato suggerire fosse troppo presto, erano state celermente zittite tutte: era tardi, semmai.
    Sempre troppo tardi.
    Non aveva invitato alcun rappresentante del Ministero.
    (Ma Sabine sì)
    Non aveva organizzato una fiera di Primavera così da assicurarsi che la cittadina magica fosse popolata.
    (Ma Sabine sì)
    E non aveva sistemato un palco al centro della piazza che potesse ospitarlo in tutta la sua gloria,
    ma Sabine sì.
    Prese il posto che meritava, sotto gli occhi di tutti e fulcro dell’attenzione, e sorrise estasiato di tutti quegli sguardi su di lui. Se si sentivano confusi ed indeboliti, era perfettamente normale: faceva quell’effetto, la vicinanza ad una divinità. Non li biasimava.
    (ed ogni magia aveva un prezzo)
    «amici! amici. vi sono mancato?» allargò le braccia, piroettando su se stesso per mostrarsi in tutta la sua meraviglia. Premette i palmi al petto, agitò vago le dita davanti a sé per fermare le grida di giubilo
    (nessuno stava fiatando)
    ad assordarlo, e portò un invito alle labbra per demandare silenzio.
    (l’aria mancò un po’ a tutti, in quell’istante)
    Chi davvero lo riconosceva, tremò. Chi c’era stato al suo ritorno, tremò. Chi sapeva, chiuse gli occhi.
    «lo so, lo so, sono stato via un bel po’, ma andiamo! non è colpa mia se siete creature fragili, e la vostra aspettativa di vita sia così breve. quattro anni non sono nulla. Passano veloci, puf schioccò le dita.
    Qualcuno nel pubblico sussultò.
    «- e non ci sono più.
    Ora. Volete sapere dove sono stato?»

    (nessuno parlò. Abbadon corrugò le sopracciglia spazientito, il labbro inferiore stretto fra i denti.)
    «odio ripetermi ODIO RIPETERMI. Ho detto: volete sapere dove sono stato Fu soddisfatto solo quando si levò un eco di mormorii armonizzati. Chiuse gli occhi ed annuì, offrendo poi un sorriso beato e incontrollato. «mah, sapete com’è. Un po’ di lì. Un po’ di qui.»
    Eritrea. Ecuador. Nuova Zelanda. Italia. Francia. Corea del Sud. Giappone. Norvegia.
    America. Russia.
    «ma non è la meta l’importante, è il viaggio che conta. E gli amici che si fanno nel tragitto» c’era qualcosa di molto, molto sbagliato nel sorriso di Abbadon.
    Era più largo di quanto avrebbe dovuto. Era - era affilato, e più maledettamente largo di quanto avrebbe potuto essere possibile.
    «amici come voi! E come tanti altri. Sapete cosa fanno gli amici?» Abbassò la voce utilizzando un tono confidenziale; nella piazza, comunque, si sarebbe potuto sentir cadere uno spillo, e fu udito in ogni angolo.
    In ogni negozio. In ogni casa.
    Abbadon non aveva sistemato degli schermi in luoghi strategici dell’arcipelago magico,
    ma Sabine sì.
    Il volto di Abbadon era visibile in qualunque luogo della Gran Bretagna. Per il resto del mondo, invece, aveva scelto Sabine chi fosse degno o meno di fargli da Portavoce.
    Tutto. Il.
    mondo magico.
    Le parole a cambiare, volti diversi, linguaggi differenti - stesso messaggio.
    «si coprono le spalle a vicenda. e si ricordano fra loro quanto siano speciali ed unici. Quindi: siete speciali ed unici, amici miei» Sorrise.
    E smise di farlo. «voi siete speciali. EPPURE! eppure schioccò con disappunto la lingua sul palato. «avete permesso che il mondo appartenesse a degli inutili senza magia? UGH! senza magia Scrollò il capo, dita giunte attorno al naso. Inspirò profondamente. «no. Impossibile. All’inizio non volevo crederci, sapete. Mi sono detto “ma no, Seth. FIGURATI” – e invece, ho scoperto essere proprio così» Aprì la bocca. La richiuse, iniziando a consumare a grandi passi il palchetto di High Street.
    «avete concesso a delle formiche di occupare tutto il posto che ci spetta? siamo più evoluti. siamo più forti. costretti a nasconderci come – come - come scherzi della natura schioccò ripetutamente la lingua sul palato, sventolando l’indice di fronte a sé.
    «non più.»
    (no)
    «non da oggi.»
    (cosa)
    «la vostra è una società ancora frammentata, e non avete capito le priorità: vi ho visti combattere le guerre più stupide. STUPIDE» Rise greve, premendo le nocche contro il mento. «quando ci sono dei senza magia a dominare il nostro regno? con quale diritto. no»
    (cosa?)
    «da oggi tutto cambierà.
    Sono tornato per riprendere in mano le vostre vite.
    Sì, perfino quelle dei maghi. Siete adorabili, non è vero? Carini carini, con quelle vostre bacchettine»
    Appoggiò una mano alla guancia, mimando il gesto con cui i maghi erano soliti lanciare incantesimi.
    Ancora non avevano capito da quale parte puntasse l’evoluzione. Quale fosse la razza superiore.
    Ma avrebbero avuto tempo, per quello. La priorità, al momento, era mostrarsi come un fronte unito contro i veri nemici.
    «non siamo noi quelli contro natura. Non siamo noi ad aver distrutto interi ecosistemi per poterci spostare più velocemente: sono la razza più debole. Abietta.
    Abbiamo avuto pietà per secoli: non la meritano più.
    Oggi, amici, demoliamo lo statuto di segretezza. E ci riprendiamo il mondo»

    Alzò le mani al cielo.
    «dai. DaidaiDAI. CHI è CON ME?»
    Sabine avanzò.
    Ivan Lamovsky, preside di Durmstrang, avanzò. Il ministro russo.
    Quello del Giappone. Corea. Norvegia. Nuova Zelanda. Eritrea. Ecuador.
    Quello inglese.
    Denti affilati, quelli di Abbadon. «chi. è. Con. Me?»

    informazioni
    iscrizioni
    la role 3/3 segue le stesse regole della 1 [mangiamorte] e 2 [ribelli] fatta eccezione per il fatto che possano partecipare tutti gli allineamenti.
    Avete tempo per iscrivervi fino alle 23.59 del 29.04;
    La quest inizierà il 06.05;
    Sono previste role pre-quest che dovranno essere concluse entro e non oltre l'inizio dell'evento. Sono facoltative ma faranno guadagnare PE, e ricordo che alle role pre quest (che saranno... role normalissime, semplicemente ambientate prima della quest, e di conseguenza dopo quanto avvenuto in questo post) potranno partecipare solo pg effettivamente iscritti alla quest. Non è necessario scrivere un post a questa role per potersi iscrivere alla quest, ma è invece obbligatorio postare il modulo compilato in tutte le sue parti.

    come funziona
    La quest sarà divisa in due “fazioni”: a favore di Abbadon e contro Abbadon. I primi parteciperanno alla missione di conquista come parte dell'esercito di Abbadon, i quali ricordo essere stanziati in ogni parte del mondo e pronti all'attacco. Gli altri troveranno altri nuclei ad attenderli, non necessariamente ribelli, ed indubbiamente più svantaggiati in quanto a numeri ed equipaggiamento: quel che ne sarà di loro a conclusione della quest, non vi è dato saperlo - anche perchè la storia, questa nello specifico, è scritta anche da voi. Quello che dovete chiedere ai vostri pg è, ne vale la pena? Ascoltateli, ed agite di conseguenza.
    Al momento dell’iscrizione i player dovranno indicare a quale dei due schieramenti assegnare i PG partecipanti: chiaramente non c’è alcun obbligo, né imposizione, ma vien da sé che sarebbe cosa buona e giusta mantenere le due parti quanto più possibile equilibrate. I gruppi saranno creati in base a questa scelta, ed ogni gruppo per ciascuna settimana avrà una destinazione diversa.
    Rispetto alle altre quest, nella #10 avremo diverse novità.
    Prima tra tutte, la durata: sarà infatti composta da tre settimane, anziché le solite quattro; due iniziali, e una conclusiva.
    I PG che si possono portare sono un totale di 8, 4 per ogni settimana. A tal proposito, avrete due scelte: fare uno switch di personaggi tra la prima e la seconda settimana, o proseguire con gli stessi per tutta la durata della quest.
    [ESEMPIO PRATICO]
    Switch. Lele decide di portare Justin, Balt, Al e Dave, ma di muoverne soltanto due per ciascuna settimana: la prima Justin e Balt, la seconda Al e Dave. In questo caso, Justin ed Al varranno come un solo personaggio (stesso discorso per Balt e Dave) al fine dei PE presi a fine evento e di progressi lungo tutto la sua durata (punti salute, eventuali bonus, etc…).
    Non-switch. Lele decide di portare Justin, Balt, Al e Dave, e di muovere sempre loro per tutto il tempo: alla fine della prima settimana, questi PG lasceranno il gruppo con cui sono stati per essere riallocati in un altro della seconda settimana.
    Nel caso del non-switch, sarà possibile portare un massimo di quattro personaggi. Nel caso dello switch, otto personaggi ma in modo che siano in numero pari così da fare in modo di avere una continuità (quindi verranno iscritti in coppia – appunto, Justin-Al). Qualora venisse scelto dal player di fare lo switch, quest’ultimo dovrà indicare un PG di ciascuna coppia al momento dell’iscrizione che parteciperà alla settimana finale.

    INCANTESIMI, POTERI ED ARMI
    Al momento dell'iscrizione, vi sarà concesso di scegliere un'arma: qui trovate la lista delle armi bianche, qui di quelle da fuoco; ciò non toglie che possiate portare qualsiasi cosa voi desideriate (anche un coltello da cucina, per intenderci.
    NOTA BENE: Le munizioni delle armi da lancio e di quelle da fuoco, come il numero di granate, non sono illimitati. Per arco e balestra saranno disponibili 24 frecce. Shuriken e coltellini da lancio saranno riutilizzabili (a discrezione del Fato) e saranno 5. Le granate di qualsiasi tipo saranno in confezioni (?) da 5. I fucili disporranno, che siano a canne mozze o semiautomatici, di 12 munizioni ciascuno. Le pistole semiautomatiche avranno 2 ricariche (una già all’interno dell’arma e l’altra di scorta) da 12 proiettili ciascuna. Le rivoltelle hanno un tamburo con la capacità di contenere 6 proiettili, e ci saranno 4 ricariche per un totale di 24 proiettili. Le pistole mitragliatrici hanno un totale di 60 proiettili, ma ogni volta che si spara con quest’arma sarà il Fato, estraendo un numero compreso tra 1 e 10, a decretare il numero di proiettili sprecati nell’attacco.
    Sempre al momento dell'iscrizione, dovete specificare la classe del personaggio (spiegate in regolamento combattimenti); il livello dei punti esperienza (qui il regolamento); il gruppo di livelli per i quali guadagnerete i PE; il potere (se wizard/muggle). Qui trovate la lista incantesimi e la lista poteri come dovrà essere usata all'interno della quest. Qui trovate una simpatica guida nient'affatto simpatica sempre utile quando si parla di quest. attenzione: nel momento in cui aderite ad una quest, accettate che i vostri pg possano subire ripercussioni a livello di storyline (perdita di memoria, di arti, di vita), quindi prestate molta attenzione alla vostra scelta.

    fittizi
    Un pg fittizio è un pg da utilizzare solo e soltanto per la quest, per cui non sarà necessaria una scheda pg. Saranno personaggi che voi strutturerete in tutto e per tutto, carattere e biografia, ma la cui storia accennerete solamente nelle role e non in una scheda vera e propria. Potrete decidere la fazione, se Ribelli o Mangiamorte, se Esperimenti. Ovviamente per rendere il tutto più intrigante, potrete per questi pg creare degli inciucci con pg già esistenti, oppure fra i pg fittizi stessi. Ad esempio, un fratello, un cugino, un vecchio amante, un amico dei vostri o di altri pg. Una volta che avrete in mente un personaggio, se vorrete potete chiedere in wanna..? delle relazioni esattamente come fate per i pg normali.
    NOTA BENE: Se avete un pg in costruzione, o pensate ad un futuro personaggio che vorreste provare a muovere, questa è la vostra occasione!
    modulo
    MODULO NORMALE

    HTML
    <table width="100%" cellpadding="0" cellspacing="5" style="width: 500px; background-color: #080808;">

    <tr>
    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 140px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center; text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap;">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;">NOMEPGISCRITTO1</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;">LIVELLO - POTERE - ARMA - CLASSE</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO ABBY</span> [color=#242424]/[/color] <span style="background-color: #242424;">TEAM CONTRO ABBY</span></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>

    </table>
    </div></td>
    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 140px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center; text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap;">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;">NOMEPGISCRITTO2</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;">LIVELLO - POTERE - ARMA - CLASSE</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO ABBY</span> [color=#242424]/[/color] <span style="background-color: #242424;">TEAM CONTRO ABBY</span></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>

    </table>
    </div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 140px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center; text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap;">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;">NOMEPGISCRITTO3</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;">LIVELLO - POTERE - ARMA - CLASSE</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO ABBY</span> [color=#242424]/[/color] <span style="background-color: #242424;">TEAM CONTRO ABBY</span></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>

    </table>
    </div></td>
    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 140px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center; text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap;">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;">NOMEPGISCRITTO4</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;">LIVELLO - POTERE - ARMA - CLASSE</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO ABBY</span> [color=#242424]/[/color] <span style="background-color: #242424;">TEAM CONTRO ABBY</span></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>

    </table>
    </div></td>
    </tr>
    </tr>

    </table>



    MODULO SWITCH

    HTML
    <table width="100%" cellpadding="0" cellspacing="5" style="width: 500px; background-color: #080808;">

    <tr>
    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 165px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap; background-color: #569523; border-radius: 20px; border: 2px solid #a9a9a9; color: #101010; width:110px ">NOMEPGISCRITTO1</div></td>
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;width:110px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap">NOMEPGSWITCH1</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;"><span style="background-color: #141414;text-transform:uppercase">LIVELLO - CLASSE_BONUS</span>
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA </div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO/CONTRO ABBY</span> </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>
    </table>
    </div></td>



    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 165px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap; background-color: #569523; border-radius: 20px; border: 2px solid #a9a9a9; color: #101010; width:110px ">NOMEPGISCRITTO2</div></td>
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;width:110px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap">NOMEPGSWITCH2</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;"><span style="background-color: #141414;text-transform:uppercase">LIVELLO - CLASSE_BONUS</span>
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA </div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO/CONTRO ABBY</span> </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>
    </table>
    </div></td>
    </tr>



    <tr>
    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 165px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap; background-color: #569523; border-radius: 20px; border: 2px solid #a9a9a9; color: #101010; width:110px ">NOMEPGISCRITTO3</div></td>
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;width:110px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap">NOMEPGSWITCH3</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;"><span style="background-color: #141414;text-transform:uppercase">LIVELLO - CLASSE_BONUS</span>
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA </div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO/CONTRO ABBY</span> </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>
    </table>
    </div></td>



    <td width="50%"><div style="width: 250px; height: 165px; padding: 5px; background-color: #040404;"><table width="100%">

    <tr style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center">
    <td width="50%"><div style="padding: 3px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap; background-color: #569523; border-radius: 20px; border: 2px solid #a9a9a9; color: #101010; width:110px ">NOMEPGISCRITTO4</div></td>
    <td width="50%"><div style="padding: 3px; background-color: #121212; border-radius: 20px; border: 2px solid #569523; color: #777;width:110px;text-overflow: ellipsis; overflow: hidden; white-space: nowrap">NOMEPGSWITCH4</div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="margin-top: 5px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; text-align: center;"><span style="background-color: #141414;text-transform:uppercase">LIVELLO - CLASSE_BONUS</span>
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA
    <b>NOME_PERSONAGGIO:</b> POTERE - ARMA </div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; font-weight: bold; color: #588f2d; text-transform: uppercase; text-align: center;"><i class="fas fa-asterisk" style="margin-right: 5px; font-size: 10px; padding: 5px 6px 4px 6px; border-radius: 100%; border: 2px solid #242424;"></i> <span style="background-color: #242424;">TEAM PRO/CONTRO ABBY</span> </td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2"><div style="padding: 10px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 9px; text-align: left;"><i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa fa-check" style="color: #818181;"></i> prendo i pe per: <b>PG - PG - PG - PG</b></div></td>
    </tr>
    </table>
    </div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="3" style="width: 100%; padding: 5px; background-color: #040404;"><div style="width: 500px; padding: 5px; margin-top: 5px; margin-bottom: 5px; background-color: #080808; border-radius: 20px; font-family: dm sans, sans serif; font-size: 12px; text-transform: lowercase; font-weight: bold; text-align: center;"><i class="fas fa-spinner fa-spin" style="margin-right: 5px; padding: 5px; font-size: 14px; color: #588f2d;"></i> <span style="background-color: #141414; color: #777;">SETTIMANA FINALE:</span> PG1 / PG2 / PG3 / PG4</div></td>
    </tr></table>
    iscrittiprocontro
    mckenzie hale
    barbie jagger
    heidrun crane
    jericho lowell
    raegan lynch
    sawyer meddows
    isaac lovecraft
    yagmur rickenbach
    franklyn daniels
    kiel kane
    sersha kavinsky
    cherry benshaw
    sharyn winston
    zelda calloway
    turo hendrickson
    lawrence matheson
    java c. sharp
    heidi "hot" saus
    oswald tryhard
    barrow skylinski
    eugene jackson
    edward moonaire
    sorta motherfucka
    yejun mun
    roxanne o'death
    baekhyun wang
    heather morrison
    nikita fitzgerald
    hamish jones
    nicky winston
    adrian carter
    mort rainey
    kaz one
    dominic cavendish
    swag jättelik
    ivette beaumont
    lissette monrique
    selena volkova
    corvina van veen
    javier iglesias mendoza
    mizumaki chouko
    hold may beer
    willa matthews
    sinclair hansen
    darden larson
    kieran sargent
    emilian gibson
    vincent kinsley
    justin case
    caleb lane
    wyatt holland
    kaz oh
    jane darko
    joe king
    arabells dallaire
    moka telly jr.
    murphy skywalker
    may day
    neffi lovell
    wind thunderstorm
    erisha byrne
    azrael lovell
    madelaine hopper
    holden collins
    marjorie marshall
    veronica mars
    jd kim
    mads wesley
    hector diaz
    archibald leroy
    minkyung choi
    coraline krum


    Edited by homini lupus - 25/4/2023, 01:13
  6. .
    bennett meisner
    Si chiese se dovesse dirlo a qualcuno.
    Non era propriamente un segreto, e con i suoi amici aveva sempre condiviso tutto (tranne gli appunti: quelli erano solo per Mona e Paris, al massimo Gali e il Goblin. La coppa delle case era un affare serio, Dara ti amo ma è nostra) eppure una parte di Ben si sentiva frenata dal renderli partecipi. Non si sentiva particolarmente in colpa, ed in cuor suo, non credeva neanche di aver superato un limite, ma ... se loro l'avessero pensata diversamente? Sapeva che, almeno nella teoria, non fossero contrari; non era certa che nella pratica la pensassero allo stesso modo. Infilò una mano in tasca, assicurandosi che il sacchetto di plastica fosse ancora dove l'aveva lasciato, e distrattamente porse quella libera a Mona, intrecciando le dita alle sue nell'approcciarsi all'entrata del parco. Neanche la questione potè distrarla dalle meraviglie del disneyland horror Giapponese, lo sguardo a posarsi sulle strutture decadenti, e l’erba a crescere incolta fra un edificio e l’altro.
    Sorrise lenta, con intenzione, perché sapeva non sarebbe successo nulla di brutto ma avrebbe voluto di sì. Senza risvolti troppo grevi, voleva tornassero a casa, ma perchè farlo sani e salvi, quando potevano da segnati a vita e slash o menomati? Sarebbe stata una storia pazzesca da inserire nel Grande Libro Dei Ben.
    … Che non esisteva ancora, ma avrebbe dovuto: Ben era imperterrita nel lanciare hint poco velati ad Erasmus perché mollasse le sue fanfiction e si dedicasse ad un’opera ben – haha – maggiore e dal più alto impatto culturale; il giorno che li avrebbe capiti, sarebbe stato quello della svolta decisiva.
    «sfotti ancora per la storia del gargoyle king? Minchia non vi si può dire niente. ti giuro che c'era. Ero fatto, ok, ma il gargoyle king esiste, ed è uno stronzo»
    «ti credo, amo. probabilmente dice lo stesso di te. “ti giuro che c’era! Ero fatto, ok, ma quel ragazzo esiste, ed è un stronzo”» sollevò un angolo delle labbra verso Dara, soffiando amorevole un bacio. Non era neanche troppo ironica: le droghe erano da sempre usate per superare il limite imposto dalla mente umana e poter vedere oltre. Trovava molto più strano che una creatura mistica e leggendaria, portatrice di morte, facesse la propria apparizione a Dara e non a lei. Oltraggioso e cancellato.
    A pensarci bene, forse poteva proprio dirglielo.
    «E COMUNQUE HO LA DROGA!»
    «BALTY?? Vieni qui fammi vedere cos’hai»
    «basta respirare la tua aria per sentirsi fatti, non serviva manco dirlo»
    «tua sorella ti ha lasciato la droga? a me a ha dato questi»

    Di tutti i commenti dei suoi amici, Ben si fermò sull’ultimo. Side eye… BomBASTIC SIDE EYE. Corrugò le sopracciglia, la bocca curvata in un broncio. Posò severi occhi neri su Lila, prima di spostare lo stesso sguardo piatto su Erasmus. «perchè tua sorella regala lecca lecca ai tuoi amici» per niente inquietante, come se lei non fosse stata maggiorenne e loro quindicenni. «lecca lecca» come i pervertiti ai parchi.
    Manco a forma di lapide!
    «ske. slay. Grazie lizzy» sorrise, allungando una mano per averne uno. Non le interessava neanche se fossero o meno accompagnati dalla magica polverina della spagnola: gli zuccheri erano zuccheri, e Bennett Meisner era lì per consumarli. Comunque bello l’alcool, bella la droga, ma lei aveva portato cose molto più importanti: «io ho una ouija.» e voi direte: che ve ne fate, bennini, se già avete un medium? La usavano per l’aesthetic, fatevi i cazzi vostri.
    «ok. brindisi ai ben sia» si beveva a canna, no? Non si condividevano tutti i germi con tutti? Indirect kiss no homo just setta? «e a rudy, che mi ha dato una mano ad arrivare qui» chi era Rudy?
    Ah già, la questione.
    Fece spallucce, scegliendo che fosse un momento buono come un altro per mostrare il suo trofeo.
    «letteralmente» infilò la mano in tasca, prendendo il sacchetto con il dito che aveva staccato a Rudy quando aveva cercato di toccarla senza il suo consenso.
    Non battè ciglio. «mi hanno detto che se lo tengo nel ghiaccio, posso riportarlo stasera in infermeria» chi gliel’aveva detto? Le sue fonti. (se stessa) «quindi.» quindi niente. «ho pensato sarebbe stato utile» oltre a usarlo per le foto, era sempre difficile toccare il tasto per fare selfie di gruppo, era il pointer perfetto per la tavola ouija. «fine»
    Leather jackets, bad habits
    And we're revving to a fault
    Dark magic, cheer captain, cheer
    My team like, go to goal
    15 | 2007
    ravenbohoo!
    chaser
    ben10



    ah, sarò onesta con voi, i have regrets in una role di gruppo con interazioni fra tutti, quindi non so. magari sparisco davvero. ero ottimista e giovane chiedo umilmente perdono, mi sono sopravvalutata.
    - risponde a dara sul gargoyle king
    - chiede a balt perchè sua sorella regala lecca lecca ai suoi amici
    - vi mostra il dito (non il medio)
    - brindisi !!!!
  7. .
    vi regalo qualcosa se sistemate slash fate le playlist che vi mancano. non so cosa. ci penso. se avete proposte per scambi, fatemi sapere. ciao
  8. .

    check prese l'occhiata obliqua del fratello e ci fece quello che sapeva fare meglio: la ignorò. sostenne lo sguardo di mood, anche quando gli occhi scuri del ragazzino andarono a posarsi su hans; non stette al suo gioco, non lo seguì. qualunque cosa stesse passando in quella piccola mente criminale, check non voleva saperla — molto probabilmente si trattava della verità.
    non fosse stato per quello, quando il quindicenne girò sui tacchi mostrandogli il dito medio, il catalizzatore magico puntato contro la porta ancora aperta della cripta, gli avrebbe fatto il culo. «ammazzati» (affectionate) un sibilo soffiato tra i denti, nel rendersi conto che la merdina gli aveva scippato la bacchetta dalla tasca. sorrise, check, scuotendo appena la testa, riccioli corvini a ricadere sulla fronte: non se l'era immaginata cosi, la sua reunion con il pirocineta. ad essere sinceri, non se l'era immaginata, punto — hans era andato, scomparso, probabilmente morto. non c'era altro da aggiungere. «È chiuso.» stava ancora fissando l'ingresso della cripta, iridi grigio verdi rivolte piu che altro al pavimento di pietra, quando il belby lo aveva raggiunto e superato. avrebbe potuto rassicurarlo, dirgli che sapeva già come uscire di li, che suo fratello così ci era nato e non poteva farci nulla, ma non lo fece.
    check rimase in silenzio, sguardo ora rivolto al ragazzo e alla sua felpa macchiata di sangue, il già citato dejavu ma tutto al contrario «è rotto.» nonostante ci fosse una logica nella risposta del diciannovenne, non si stava riferendo al portoncino della cripta; fece un passo in avanti, cauto: hans aveva poco spazio di manovra, delimitato dall'ingresso sbarrato da una parte e dal corpo del custode dall'altra, e check sapeva per esperienza personale che proprio in quei centimetri ridotti un animale ferito poteva essere più pericoloso. anche se, a guardar bene, il pirocineta non sembrava in grado di reagire nemmeno di fronte ad un conclamato pericolo.
    «stai fermo» non era una richiesta, quella di check. sapeva, anche senza saperlo, che ritrovarsi addosso mani sconosciute senza un esplicito consenso faceva parte delle cose che entrambi mal sopportavano, ma il custode non era dell'umore giusto per chiedere il permesso, conscio che gli sarebbe stato rifiutato. quello che stava per fare, quello che stava facendo, non aveva niente di intimo o personale (ma lo avrebbe fatto con chiunque altro? hhhhh — cit.): quando Hans si voltò, il Vibe lo spinse contro il portone chiuso, l'avambraccio a premere sullo sterno magro del ragazzo affinché tenesse le spalle al muro e limitasse il più possibile i suoi movimenti. da quando lo conosceva, per quelle due (2) volte in cui avevano parlato, non erano mai stati così vicini «farà male» non era un avviso, ma una distrazione. nemmeno il tempo di finire quella breve frase, due parole che attestavano l'ovvio, ed entrambe le mani erano già salite al volto di Hans per risistemare il setto nasale deviato con un movimento secco ma fluido. altro sangue gocciolò denso sulle labbra del minore, e solo per un istinto difficile da razionalizzare check vi passò sopra la manica della propria giacca «dovrebbe andare meglio» le iridi grigio verdi si spostarono dal volto pallido del pirocineta alla macchia fresca lasciata sul polsino, quasi stesse anche lui valutando le motivazioni di quel gesto — il tutti iniziava a fare un po' troppo brokeback mountain per i suoi gusti «tieni la testa piegata all'indietro» glie l'aveva già detto? si. hans lo aveva ascoltato? no. e allora perché non limitarsi a mandare il ragazzo a farsi fottere? perche era il suo piccolo esperimento sociale in miniatura, di quelli che a Mood piaceva tanto metter su come spettacoli dozzinali nei quali l'attrazione principale erano pulci a dondolare sul trapezio.
    persone, come le vedeva lui.
    era più facile raccontarsela così, semplice e impersonale. gli permetteva di riguadagnare il solito distacco anche dopo aver fatto un passo di troppo.
    che ripeté, questa volta nella direzione opposta, offrendo ad Hans le spalle per spostare l'attenzione dal ragazzo a ciò che li circondava: cocci di un vaso rotto, una lapide leccata da poco, altri contenitori di ceramica con dentro fiori ormai secchi, una bara in legno di noce poggiata su sostegni vecchi almeno dieci anni — chissà quale delle tre arpie traslucide possedeva ancora i propri resti là dentro. avesse potuto comunicare con loro lo avrebbe capito subito, perché nel momento in cui mise entrambe le mani sulla superficie impolverata, iniziarono a volare bestemmie che check non poteva sentire. e che, anche nel caso, avrebbe ignorato «hanno sostituito la finestra, mentre non c'eri» quella a new hovel, alla quale il custode non era assolutamente andato ad affacciarsi per controllare se Hans fosse tornato o meno (quasi si aspettava di trovare qualche altro special al suo posto: al Ministero erano molto efficienti se si trattava di occupare gli alloggi rimasti vuoti).
    spinse con tutte le sue forze, facendo scricchiolare sostegni e legno e ossa, spostando la bara di un paio di metri; quanto bastava per avvicinarla ad una parete. di più, nonostante una buona muscolatura dalla sua parte, non sarebbe riuscito. evitò di aggiungere altro, rivolgendo le iridi verde chiaro alla finestrella colorata dalla quale giungeva l'unica fonte di luce: ci sarebbero passati a malapena. non è che avessero molte alternative «comunque sei un coglione» non aveva pensato davvero di dirlo, mentre già lo faceva, ma una volta uscita dalle labbra non se ne pentì; anzi, vi aggiunse anche un'alzata di spalle - i won't elaborate -, salendo in piedi sulla bara (altre bestemmie da parte dei fantasmi), un braccio sollevato a tastare la finestra — ovviamente era solo decorativa, nessun meccanismo di apertura.
    forse era destino che i suoi incontri con Hans dovessero iniziare, o terminare, con un vetro in frantumi. strinse il pugno all'interno della manica, colpendo una volta, due volte, alla terza le incrinature esplosero verso l'esterno, ricadendo sul terreno. con il braccio si aiutò a togliere le schegge rimaste attaccate al telaio, infine controllò non gliene si fossero conficcate nella pelle: solo un graffio superficiale tra le nocche «ce la fai a salire o devo buttarti fuori?» la terza ipotesi (mannagg a tutt cos) se la tenne per sé: se il pirocineta voleva rimanere nella cripta per fare compagnia ad Alicia e socie, chi era check per giudicarlo.


    check vibe-bigh

    it's rotten work.
    especially to me. especially if it's you
    I'll fucking do it, but christ alive
    19 | 2003 | praha, rc
    werewolf | halfblood
    fucking shit up
  9. .
    nathaniel henderson
    «c'è un locale carino qua vicino, se a qualcuno va» «perché no.»

    Si era pentito di aver offerto a tutti quanti la sua fiaschetta Per Le Situazioni Speciali e non avere più rifornimento per tornare ubriaco. Ne aveva sinceramente bisogno: ci avevano messo così tanto a trovare una sistemazione a Davide che l'alcol aveva iniziato a lasciare posto al mal di testa e alla consapevolezza di quello che aveva fatto nelle ultime ore, e anche se sapeva che nessuno dei presenti avrebbe avuto ricordi nitidi di Nathaniel che si gettava fra le braccia di chiunque come un quattordicenne in amore, sapevano che l'aveva fatto. Si pentiva di come si era comportato? No. Di averlo fatto davanti a tanto pubblico? Certo. Nel suo essere eccentrico, rumoroso e molesto, amava la propria privacy. Ecco perchè li aveva portati in un pub babbano: meno probabilità di beccare conoscenti, nonostante si trovasse vicino all'ingresso a Diagon Alley.
    Evitò di sembrare un alcolizzato ordinando immediatamente per tutti, ma si sedette educatamente lasciando vagare gli occhi sul menù.
    «Pensavo di ordinare anche qualcosa da mangiare per fare aperitivo» agitò una mano in aria sorridendo. «Offro io. Se volete qualcosa da mettere sotto i denti, non fate i complimenti. Insisto»
    Il locale dove li aveva portati era a stile industriale ma rustico, con poltrone e tavolini in legno e altra mobilia vintage qua e là fra i tubi a vista e le lampadine senza supporto. Niente di troppo elaborato, ma carino, un posto dove era già stato e che sapeva essere buono seppur non il suo locale preferito. Nonostante fosse San Valentino e le decorazioni in giro e la band sul piccolo palco suggerissero i proprietari volessero festeggiare l'amore, ai tavolini c'erano più che altro gruppi di amici - nessuno dei quali abbastanza vicini a loro da sentire di cosa avrebbero parlato sopra la musica, nè evidentemente interessati a farlo.
    «poi non dire che non ti porto mai in nessun posto carino» scherzò mettendo i gomiti sul tavolo, e posando il viso fra le mani. «L'unico difetto è che non sia serata karaoke: non mi sarebbe spiaciuto sentirvi di nuovo cantare. Ma potete sempre ballare» eh abucolla!! (sempre che ci siate.)
    something in the air
    is giving me bad ideas
    something in the air
    is giving me crazy thoughts
    why don't you stay at mine tonight?

    deatheater32 y.o.hopeless romantic



    role ambientata post oblinder (quindi è il 14 febbraio 2023, sera tarda (?))
    sono stata super vaga ma spero almeno una persona avesse accettato l'invito (se non rispondete alla role ma sareste venuti let me know così lo scrivo per future nois chi c'era, o la lascio libera)


    (codice vecchio caso mai mi riservisse #cosa
    CODICE
    <div align="center" style="width:500px;background-color:#e2e2e2;border:10px solid #D2D2D2;padding:5px;"><table width="100%" cellspacing="3" cellpadding="3" style="text-align:center;">

    <tr>
    <td colspan="2" style="background-color:#519c94;padding:5px"></td>
    </tr>

    <tr>
    <td width="50%" rowspan="4"><div style="height:180px;overflow:auto;text-align:justify;font-size:12px;line-height:14px;font-family:calibri;padding:5px;color:#666">

    ROLE

    </div></td>
    <td style="padding-top:20px;text-align:center;font-family:poppins;color:#1D1D1D;font-weight:bold;font-size:25px;letter-spacing:-1px;">nathaniel</td>
    </tr>

    <tr>
    <td><span style="padding:3px;font-size:9px;letter-spacing:2px;color:#060606;font-weight:bold;text-transform:uppercase;background-color:#fff;color:#525252;">henderson (lowell)</span></td>
    </tr>

    <tr>
    <td style="font-size:10px;text-transform:lowercase;color:#1d1d1d;line-height:13px;font-family:poppins">Something in the air
    is giving me bad ideas
    Something in the air
    is giving me crazy thoughts
    Why don't you stay at mine tonight?</td>
    </tr>

    <tr>
    <td><i class="fas fa-chevron-down" style="color:#1d1d1d;font-size:15px;"></i></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="2" style="padding-top:20px;background-color:#519c94;"><table width="100%" cellspacing="3" cellpadding="0">
    <td><i class="fas fa-angle-double-left" style="color:#525252;font-size:38px;"></i></td>
    <td style="background-color:#;"><i class="fas fa-wine-bottle" style="background-color:#e2e2e2;padding:20px;color:#ccc;font-size:38px;-webkit-text-stroke:1px #fff;"></i></td>
    <td><i class="fas fa-angle-double-right" style="color:#525252;font-size:38px;"></i></td>
    <td rowspan="2" style="padding-bottom:10px;"><div style="background-image:url(https://64.media.tumblr.com/c210e7c15b8b7f7f7e1b9c129c47a5a0/59fd6863f25aa43f-5e/s540x810/fd9f8b0ee9330a265fb248fb28c8eb1a17bedde3.gifv);width:216px;height:160px;background-size:cover;"></div></td>
    <td rowspan="2" style="padding:10px;"></td>
    </tr>

    <tr style="font-size:8px;font-weight:bold;text-transform:uppercase;font-family:poppins;letter-spacing:1px;color:#fff">
    <td width="32%">deatheater</td>
    <td width="32%">32 y.o.</td>
    <td width="32%">maynajoy</td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="5" style="padding-bottom:3px;background-color:#e2e2e2;text-align:left;padding-left:10px;"><div style="padding-top:7px;font-size:8px;text-transform:uppercase;color:#333;font-family:calibri;letter-spacing:1px;">[URL=https://kwistowee.tumblr.com/post/698567083196334080/season-2-hook-has-2-modes]<i class="fas fa-code" style="font-size:7px;color:#444"></i>[/URL] <span style="background-color:#fff;"><b>gifs</b></span>
    [URL=?act=Profile&MID=7854580]<i class="fas fa-copyright" style="font-size:7px;color:#444"></i>[/URL] <span style="background-color:#fff;"><b>i panic! at (a lot of places besides) the disco</b></span>
    [URL=https://ms-atelophobia.blogfree.net/?t=5923999]<div style="color:#333"><span style="background-color:#ddd;"><b>i see it, i like it, i want it, i got it</b></span></div>[/URL] </div></td>
    </tr>

    <tr>
    <td colspan="5" style="background-color:#519C94;"></td>
    </tr>

    </table></td>
    </tr>

    </table></div>


    Edited by ‚soft boy - 2/3/2023, 12:09
  10. .
    BUONASERA!! o meglio, buonanotte dipende dai punti di vista
    ero molto arrugginita quindi non me ne vogliate :perv2: nel caso ci sia qualcosa da cambiare ho tenuto i psd, fatemi sapere!!

    namedue
    nameuno
    nametre
    namequattro
  11. .
    gifs16 | BEN10MEDIUMBenedIctus De13
    currently playing
    Ghost Stories
    Coldplay
    Maybe I’m just a ghost
    Emptier than anybody knows
    Maybe I’m on the ropes
    Or I’m not even here
    Le lezioni, quella mattina, erano trascorse senza particolari intoppi, nonostante tutto. Si era scusato e riscusato con Gali, come suo solito, per averle fatto da ombra per buona parte della giornata, anche se sapeva che l’amica sapeva, e che non gli avrebbe mai rinfacciato nulla. Purtroppo per la ragazza essere l’unica Ben special significava portare quella croce (ha!). Ci provava in tutti i modi, lui, di farsi il più piccolo possibile, il più invisibile possibile, proprio come le anime che, fin da piccolo, gli avevano fatto compagnia, volente o nolente. Alle volte ne aveva tuttora paura, ma, al contempo, ora come allora aveva desiderato, e desiderava, spesso sparire e unirsi a loro, non potendo ovviamente neanche osare di sperare di ascendere e raggiungere il paradiso. Al massimo, dunque, poteva aspirare a diventare un’anima bloccata lì, sulla terra. Un fantasma, come continuavano a ripetergli.
    Perché, nonostante il suo nome, sapeva di non esserne degno del regno dei cieli. Era un monstrum, nel bene e nel male, così gli era sempre stato insegnato e, sebbene i suoi amici cercassero di convincerlo del contrario (circa…………), le vecchie abitudini erano dure a morire. E, soprattutto, era difficile scrollarsi quella consapevolezza, quell’atavico peccato che si nascondeva nei recessi più profondi del suo cuore e, appunto, della sua anima.
    Così, quella mattinata era scivolata via, incolore come un fantasma, non lasciandosi dietro nessun incidente degno di nota. Certo, era inciampato nei suoi stessi piedi svariate volte, sempre incerto su come portare in giro quella figura allampanata e quelle gambe troppo lunghe, cercando di accorciare i passi per non mettere fretta ai suoi amici, tentando di tenere il loro ritmo, fisicamente e non. Alla fine si era salutati, tutti e dieci, in Sala Grande, dandosi appuntamento per la cena. Insieme a Bengali aveva raggiunto Different Lodge, dove aveva abbandonato zaino e divisa per rifugiarsi in una tenuta più neutra, più anonima. Dopo una piccola pausa e aver salutato l’amica era di nuovo fuori, stavolta diretto a New Hovel.
    Si fermò davanti al portone di ingresso, controllando nuovamente il numero civico. Era quello giusto. Tentennò, invece di suonare, domandandosi se non sarebbe stato meglio inviare una lettera, prima di presentarsi lì così. Non voleva invadere la privacy di Nikita Fitzgerald, né tantomeno casa sua. Ma era stata così gentile a prestargli quei libri che parlavano, be’, di loro! Li aveva letti tutti da cima a fondo due volte, cercando di assimilare, nel vero senso della parola, quello che c’era scritto. Nonostante fossero passati anni, ormai, da quando era un bambino che parlava con gli angeli – e soprattutto con i diavoli –, Ictus faticava ad accettare del tutto, e con neutralità, la sua natura di medium. Soprattutto, gli era difficile ritenersi normale, nonostante tutto.
    Si sporse verso il campanello e notò che la porta era socchiusa. Attese qualche istante, pensando di veder spuntare qualcuno sull’uscio, ma non successe nulla. «C’è nessuno?», domandò titubante, ritrovandosi, suo malgrado, a cercare di infilare lo sguardo nella fessura della porta. Da dentro sentì delle voci: «e se ci fossero altri... non morti nella nostra situazione?». Subito si allarmò e, soprattutto, preoccupò. In che senso non morti? Erano anime, insomma, fantasmi o altro? Erano bloccati lì, in quel purgatorio in Terra?
    Pur sentendosi in colpa di star entrando in casa di qualcuno senza essere invitato, prevalse il voler aiutare (lui....... faceva già ridere così) chi aveva parlato: spinse la porta ed entrò, ritrovandosi davanti, dopo pochi passi, due ragazze che non aveva mai visto e quella che, invece, cercava. Avvampò. «C-ciao, scusate…», balbettò tenendo gli occhi bassi. «La porta era aperta e… pensavo…» Cercando senza successo di farsi piccolo piccolo, si azzardò a rialzare lo sguardo. Non erano anime, insomma, fantasmi, ma non erano neanche… umane? Aggrottò le sopracciglia confuso e preoccupato. «Va tutto bene?»
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.



    Meglio tardi che mai ihihihihi.
    Fitz gli ha prestato dei libri sull'essere medium ??? quindi è andato a casa sua per riportarglieli e ovviamente... le vede tutte e tre.
  12. .
    My bad habits lead to late nights endin' alone
    Conversations with a stranger I barely know
    when & where
    21.08.96, las vegas
    what
    cryo rebel
    who
    just
    Justin Case non era l'individuo con più empatia in circolazione per Londra, e con ogni probabilità il ragazzo impallidito e pietrificato al fianco del letto avrebbe meritato qualcuno con più delicatezza di quanta potesse concedergliene lui. La sensibilità non gli mancava, e sapeva essere molto premuroso al bisogno: il problema - non suo, chiaramente - era che avesse imparato nel corso degli ultimi anni ad essere molto selettivo al riguardo. Vivere nella maniera più sconsiderata possibile non lo aveva reso arido nei confronti del prossimo, ma gli aveva insegnato ad essere egoista, a non farsi carico dei drammi del primo sconosciuto che si ritrovasse davanti. Amare se stesso era un compito già abbastanza arduo, e per concedere un po' di quel sentimento agli altri aveva bisogno di conoscere chi avesse davanti. Di fidarsi, di sapere che fosse condiviso: gli bastava poco a dire il vero, entrare nelle sue grazie non era così difficile, ma un sottile velo a separare un'apertura incondizionata dalla totale indifferenza gli aveva permesso di sopravvivere a diversi imprevisti poco convenienti.
    Per questo, quando vide la realizzazione cambiare i lineamenti sul suo volto, non riuscì a resistere dal sorridere divertito. Una reazione poco delicata, se ne rese conto subito, e con altrettanta celerità abbassò la testa cercando di nascondere la piega sul volto agli occhi dell'italiano: non gli importava di cosa avrebbe fatto di quell'epifania, né di lui a dirla tutta, ma gli faceva abbastanza tenerezza; aveva assunto in un millesimo di secondi i connotati di una perfetta anima in pena, ed infierire non era nell'indole di Just.
    «Cioè, quindi io e te?» sollevò il capo, incontrando lo sguardo castano del minore. «Già.» annuì, sopracciglia sollevate e labbra strette tra loro. Non indorò la pillola, sarebbe stata un'inutile perdita di tempo - e in fin dei conti, aveva già capito fin troppo bene cosa fosse successo quella notte. Il suo dovere, se proprio doveva assumere un ruolo in quel traumatico risveglio, poteva essere quello del facilitatore. «Poteva andarti peggio.» la modestia non aveva mai fatto parte del suo corredo genetico, cosa poteva farci.
    Evitò di fargli presente quanto gli fosse andata bene, ritenendo che se aveva deciso di rimuovere ciò che avevano fatto quella notte e tutte le varie esperienze che gli aveva fatto provare, rivangarle avrebbe potuto mandarlo in shutdown. Una cosa per volta.
    Si avvicinò di qualche passo, attento nel tenere comunque una certa distanza: non rientrava nei suoi desideri più reconditi farsi picchiare per aver invaso gli spazi personali altrui in una situazione simile. «Ad essere fatti eravamo in due, te lo assicuro,» ci teneva ad essere cristallino rispetto alle proprie dipendenze. «ma non lo eri così tanto. Insomma, ho visto di peggio.» tipo, guardandosi allo specchio un giorno sì e l'altro pure. Non aveva intenzione di turbarlo più di quanto non lo fosse già di suo, ma credeva fosse importante a quel punto mettere i puntini sulle i. «Non ricordi proprio nulla nulla il che, onestamente, era anche un po' rude da parte dello sconosciuto: non era uno che si faceva dimenticare, il criocineta.
    «Cristo, non ci voglio credere.» eh, un po' anche Justin. A saperlo che gli sarebbe toccata quella scena dopo una bella nottata di sesso, si sarebbe andato a cercare qualcun altro con cui passarla.
    Ma ormai era lì, e sentiva di averlo preso un po' a cuore.
    «Ehi...» sollevò le braccia, stringendo le spalle del ragazzo tra le dita e cercando di allentarne la chiara tensione. «Non so nemmeno chi tu sia, se il problema è che la cosa potrebbe uscire da questa stanza puoi stare tranquillo.» che succederà, ma solo con Wren: parlare dei casi umani con cui si ritrovavano era la prassi. «Posso... fare qualcosa?» non sapeva cosa, al massimo una ripassatina, ma la buona volontà c'era.
    justin
    case
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  13. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    ravenclaw, VII | lycanpervenche roux |
    lilac
    parker
    Pervenche era: disperata.
    E non perché lo stato d’animo di Erisha fosse un peso, ma no. Era disperata perché adesso aveva un ulteriore motivo per non sopportare Romolo Linguini, ma non poteva 1) picchiarlo, avrebbe attirato troppa attenzione 2) picchiarlo E/O farlo fuori, perché l’italiano sapeva cOsE che non avrebbe dovuto sapere (tipo che andava in giro con le sembianze di un armadio a due ante e invece era un’abat-jour, tanto per dirne una).
    Stava impazzendo per la violenza repressa. E informarsi attraverso le ragazze se Erisha avesse mai lasciato il dormitorio, ricevendo risposta negativa, non faceva che innervosire Lilac come un drago in gabbia. Aveva atteso ben cinque (5) giorni prima di decidersi a intercettare Erisha, prenderla non letteralmente di peso ma quasi e portarla a un bar per piazzarla davanti a del gelato. «Ti ho portata qui perché non puoi stare chiusa in camera per sempre, chère.» Mento sul palmo della mano, gli occhi verdi di Lilac scrutavano Erisha con tutto l’amore fraterno che si potesse provare. La Byrne era entrata rapidamente nel gruppo ristretto di persone che Perv non solo sopportava, ma che più preferiva al mondo – e si contavano letteralmente sulle dita di una mano, almeno al momento. Le dispiaceva da morire vederla così giù e non poter far nulla per cancellarle quella fronte aggrottata o il rossore dagli occhi. Lilac si mosse irrequieto sulla sedia, e infine posò il braccio sulle spalle della corvonero.
    (ripetiamo, sei solo falsamente accusata di omicidio, non è che devi diventarlo sul serio...
    Unless.)
    Ma non era finito qui, il piano già di per sé scarso: la Roux non sapeva consolare. Punto. Era proprio un dato di fatto. Non aveva mai esternalizzato ciò che la affliggeva, né in Francia aveva avuto amici al di fuori delle cugine, quindi non aveva mai imparato come tirare su il morale a qualcuno – e del resto quando non era a Hogwarts viveva con Daveth, santo cielo, nemmeno ora aveva chissà quale esempio…
    In un certo senso, poi, si sentiva un po’ troppo matura, ma sappiamo che il termine più giusto AHIME’ è vecchia per dare a Erisha suggerimenti che un’adolescente avrebbe potuto capire. Non aveva mai avuto un animo romantico, se non si considerava la sua passione per le cose vintage, i libri e altre-cose-noiose-da-Pervenche. Perv, al limite, le avrebbe potuto dire di mandare Lollo al diavolo, perché avrebbe di sicuro trovato qualcuno capace di apprezzarla come si meritava. Consigli da vecchia. Esatto. Talmente vecchia che ora che ci pensa Sara ha cambiato idea e le concede la grazia (non quella divina, quella del presidente della repubblica) di diplomarsi a giugno ed entrare in qualche circolo degli scacchi.
    Insomma, la soluzione era stata cercare gli amici di Erisha.

    «Devi dirmi la verità, sono orribile vero? Sono patetica.» «Merenda a base di autocommiserazione?» Okay. Era arrivata Mona. Le lasciò il proprio posto, scuotendo la testa. «Non sei patetica, hai il cuore troppo tenero.» Verissimo: al posto suo, un meschinissimo piano di vendetta e poi addio (ah ochei). Smetterla con i ragazzi? Annuì con forza. «È una soluzione.» Anche se, meh, Erisha era troppo popolare e nel pieno della gioventù per smetterla coi ragazzi. Ma Perv approvava, trovava i ragazzi troppo fastidiosi per essere il centro del loro universo, adesso come a quindici anni. Non fece una piega all’“offenditi” di Mona, anzi!!!! «No no, approvo. Cento per cento.»
    ANCHE SE «Se proprio avete il kink per gli italiani… ci sono LE italiane. PER DIRE.» Ridacchiò all’uscita di una Lux alticcia. Era un risvolto…. Inaspettato.
    Sì, aveva pensato le amiche di Eri fossero la soluzione. Vedendo i personaggi, stava iniziando a cambiare idea. Erano tutte fuori di testa.
    Ma, in effetti, erano così fuori di testa che lo costringevano a tratti a ingoiare delle risatine, per cui avrebbe potuto funzionare anche per il morale dell’amica. Stette a osservare tutta quella chaotic energy, sporgendosi sul tavolo per fregare una cucchiaiata del gelato di Erisha: non si abbandona una coppa di gelato. «A che ti serve un ragazzo quando hai questo Lilac indicò con il cucchiaino ora vuoto il resto del tavolo, CONVINTISSIMO! Non conosceva bene le altre ragazze – magari di vista, ma non davvero – però erano… divertenti. FIERISSIMO DI AVERLE INVITATE, l’avrebbero distratta per… forza. Letteralmente. Come si faceva a rimanere seri mentre Ben proponeva di sfregiare foto di Lollo («Uh, questo sì che è vendicativo. Dimmi di più Poteva essere una forma di self-care per i nervi.) e Gin si lanciava in una lezione di educazione sessuale con tanto di libro.
    Sospirò dolente, alle parole sul pene: mai avrebbe detto che un giorno si sarebbe ritrovata ad averne uno, e invece si era abituata anche a quello. Con lo stesso mainagioia di quel pensiero a permeargli lo sguardo spento e la voce rassegnata, precisò: «Io mi lavo sempre. Sempre Traumi. Davvero traumi. «Ma andiamo avanti.»
    «sai cosa dovresti valutare, quindi?» Here we go again. «le donne!» E stavolta, incrociando lo sguardo di Erisha, non riuscì a non ridere. Che meraviglia. «Noto un pattern in queste proposte.»
    Si rigirò tra le dita il bicchiere di succo di mirtilli (di nuovo: vecchiaia). «Ok, mi spiace per il popolo femminile» (Popolo? Popolazione? Ma ha senso? È tardi. Daremo la colpa all’essere francese di Lilac) «Ma io proporrei di lasciar stare le relazioni per un po’.» Alzò le mani. Nel suo cuore avrebbe tifato per un’eventuale slut era di Erisha, CONQUISTA IL MONDO BYRNE, ma da demisessuale che odiava il 95% delle persone non poteva esserci altra proposta.
    Detto ciò.
    «L’idea di Ben(net) mi piace.» Violenta il giusto. Just saying, ma in francese.
    First things first
    I'ma say all the words inside my head
    I'm fired up and tired of the way that things have been,
    The way that things have been,
    Second thing second
    Don't you tell me what you think that I could be
    I'm the one at the sail, I'm the master of my sea,
    The master of my sea.
    imagine dragons
    believer
    evolve

    è inutile ma non a caso vi ha invitato sks
  14. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    madein cheena // fake
    20 y.o. / furmer gryff / torturer pavor
    «Ma davvero: hai del sangue addosso.» Lo guardò incuriosito, curvando la testa sulla spalla come un uccellino. Poi dicevano a lui, che fosse stupido. «lo so» Sorrise entusiasta, perché lui non ci trovava nulla di male ad arrivare alle cose un po’ dopo rispetto agli altri: internet explorer poteva anche essere preso in giro da tutti, ma seppur con i suoi tempi, persisteva nel funzionare. Non l’avrebbe trattato con sufficienza solo perché tardava a comprendere il concetto di base. «è quello il punto» specificò ancora, poggiando il pollice sulla zona incriminata ad allungando la striatura cremisi sul resto del braccio. Un classico problema di conversazione a cui certo non avrebbe fatto rimedio il Cheena, perché per lui, quel non senso, era perfettamente logico e lineare. Nel suo mondo, che era la versione ancor più distorta di quello vissuto dal resto della popolazione, quello era un vanto, qualcosa di cui andare fieri, come le pitture sul viso prima di scendere sul campo di battaglia. Che ne poteva sapere che Nathan fosse un fiore raro perfino tra quegli altri nei quali anche Fake faticava a inserirsi? Erano entrambi diversi.
    Dai poli opposti, però.
    In pratica, i genitori perfetti per qualunque creatura avesse deciso di schiudersi dall’uovo che il Tassorosso reggeva delicatamente tra i palmi.
    «Oh, in effetti è una storia divertente...È successo per caso e, sono certo!, per errore.»
    Pandi avrebbe dovuto conoscere meglio i PG di Sara. Fake arcuò le sopracciglia, mormorando un «title of your sextape» mentre si avvicinava al guscio per cercare di capire di quale animale si trattasse. Non era un esperto in creature magiche. O non magiche. Non era un esperto e basta, ma compensava le proprie lacune con l’entusiasmo. «Qualcuno deve avermelo messo in tasca. Vuoi sapere la mia teoria?» Perchè qualcuno avrebbe dovuto mettergli un uovo in tasca. Sì, era sinceramente curioso della sua teoria, e sollevò incuriositi occhi blu sul moro. Era il momento delle teorie del complotto? Gli alieni? ILLUMINISTI? Era pronto! «Poco fa... beh, in realtà, qualche oretta fa, stavo passeggiando per le vie di Inferius... cioè, diciamo anche che mi ero perso eheh» Annuì, perché non gli interessava affatto ma chi era lui per impedirgli di raccontargli la sua giornata. Non era che Fake avesse di meglio da fare. «comprensibile» aggiunse anche, malgrado non comprendesse affatto, perché Dante l’aveva istruito a comportarsi come un essere umano funzionale – ah, bei tempi. E... niente, insomma. Mentre passeggiavo per le vie, un tizio mi è venuto a sbattere contro e poi è corso via... e poco dopo è passato un gruppo di persone che sembrava lo stessero inseguendo! Secondo me,» Per un… uovo. Annuì comunque: non doveva avere senso per Fake, bastava lo avesse per Nathan. Poi, oh, lui aveva inseguito persone per molto meno di un uovo! «il tizio ha rubato l'uovo a qualcuno e per non finire nei guai l'ha smollato a me. Forse con l'intento di venire a riprenderselo? Non lo so, però vorrei consegnarlo alle autorità prima che possa finire nelle mani sbagliate!!!!» Piegò il capo sulla spalla opposta, spostando lo sguardo dall’uovo incriminato a Nathan. «tipo un cuoco?» l’aveva perso. Era… un uovo raro? Non ne aveva idea. Fece i giusti oooh, e aaah, nell’osservare da vicino il guscio.
    In effetti era molto bellino. Il che, per Fake, significava solo una cosa.
    «quindi è nostro ora» era bello, l’avevano dato a Nathan, Fake avrebbe potuto ucciderlo per prenderselo, non lo rendeva automaticamente loro di diritto? Non funzionava così? In che strano mondo viveva, il ragazzo. «come lo chiami-» aveva già in mente una lista di nomi, ma non ebbe modo di iniziare la sua lista: poggiò le mani sotto quelle di Nathan, aspirando secco l’aria fra i denti.
    Stava VIBRANDO (non lui, l’uovo.) (ma anche lui!!).
    ODDIO.
    «ODDIO NATHAN» se avesse avuto una mano libera da portare alla bocca, l’avrebbe fatto. «IL MIRACOLO DELLA VITA. CI HA SENTITI. CI HA SCELTI. VISTO? NOSTRO. CHICKEN LITTLE VIENI DA MAMMA TI AMERò COME FOSSI UOVO MIO» ficus (bro1!!) due anni dopo all’oblinder: uh.
    I got bodies in my closet,
    can't remember all their names

    che dire. ho detto che l'avrei chiusa e ho mentito. possiamo considerarla chiusa così, oppure puoi postare La Fine scegliendo che animale sia e sorprenderci tutti. MAGIC
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    x games
    emoji
    au/ra
    code by eliandi
    gaylord romeo beckham
    ex gryff
    2003
    rebel
    Se Gaylord fosse stato un po’ più lucido, la mente meno annebbiata dall’amortentia, avrebbe realizzato della cazzata che stava facendo. O del fatto che i sorrisi della Kane non fossero davvero rivolti a lui, o a qualcosa che le avesse detto, erano del tutto dettati dalla sua psycho shipper interiore. Forse in un universo parallelo, quelle parole sarebbero state per lei- aspetta, aspetta. Ma che cosa stava dicendo, perché pensava a Dylan? Gaylord si buggò per un attimo, i suoi pensieri procedevano lenti e confusi come se fossero immersi una una sostanza viscosa e densa. Si sentiva un po’ ubriaco, anche se era conscio che fosse impossibile. A meno che non gli avessero corretto il tè con il rum, il che non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto così tanto. «Ty è un ragazzo davvero fortunato, sai?» lo pensava veramente??? Le guance del Beckham si fecero un po’ più colorite, l’effetto dell’Amortentia si stava facendo sentire non solo nelle sue parole, ma persino nelle sue reazioni. «grazie» perché era un ragazzo educato, e mamma gli aveva insegnato bene. «Sono rari i ragazzi che hanno il coraggio di aprire il loro cuore in questa maniera..e ancora di più quelli che non hanno paura a mostrarsi fragili. Si vede proprio che eri un Grifondoro!!» dYLAN BASTAAA voleva fargli avere un collasso in mezzo alla strada? Gaylord non reggeva bene i complimenti, non aveva idea di come reagire o che espressione assumere, se poi veniva bombardato in quel modo era difficile riuscire ad elaborare tutto. Ma soprattutto: venivano dalla persona che gli piaceva. Cosa? Cosa? Ecco che si stava buggando di nuovo. Voleva dire Ty! Era chiaramente Ty la persona che gli piaceva!!! Tipo i suoi capelli lunghi, rossi, il suo coraggio, la sua gentilezza………proprio Ty! «Se fossi al posto di Ty mi sentirei davvero combattuta dopo un discorso simile!!!» capito Ty!! Dylan aveva proprio capito tutto della vita. «ma non voglio essere uno sfasciafamiglie :(» sì, con tanto di faccina incorporata, perché era così che si sentiva dentro e fuori. Per fortuna, Gaylord non aveva mai vissuto la realtà di una coppia divorziata (non ancora. aveva tempo) ma sapeva che non era il best of both worlds, e capite?? Non poteva rischiare che lo cancellassero per qualcosa che non aveva fatto davvero!!! «forse dovrei lasciare perdere………sento che il mio cuore dice altro….» sì, avrebbe decisamente dovuto. Tipo la persona che aveva davanti! GAY SVEGLIATI CAZZOOO. E proprio perché si voleva male sfilò il telefono dalla tasca -eh pandi se no stiamo qui a pettinare le bambole e a fare i complimenti a ty- mostrando uno screenshot di Polgy a Dylan. ”Gaylord dovrebbe prendere spunto, e regalare anche lui qualcosa alla sua amata!! A chi?? ma ovviamente a Dylan! Lo sanno anche i muri che ha una cotta per lei!” «ma te lo sapevi??» così. COSI FOR SCIENCE!!!!!!! Non voleva assolutamente vedere la reazione della ragazza!!!
    Don't wipe this smile right off my face
    Don't want this fragile heart to break
    Boy, I think you must be cool
735 replies since 1/6/2020
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