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    «Okay.»
    Spoiler: non era okay.
    Ma con tutta la risoluzione a sua disposizione, Nathan sistemò la borsa a tracolla e riprese il passo – un po' meno sicuro di qualche attimo prima, però la regola fondamentale quando passeggiavi per le vie di Inferius era non mostrare paura... un po' come quando entrava in aula e gli sguardi annoiati – o imbufaliti, a seconda. - degli studenti si posavano sulla sua figura sorridente e piena di ottimismo: lo sapeva che mostrare paura significava firmare la propria condanna, ma un intero anno e qualche mese non erano stati sufficienti per renderlo davvero coraggioso. Aiutava il fatto che passasse così tanto tempo con il Quinn, certo, quindi Nate era, in un certo senso, ormai avvezzo a certe cose (la puara.), ed era anche un ottimo attore (non lo diceva lui !! però sì, si considerava bravino dai.) quindi sentiva di potercela fare.
    E appunto: Inferius non era poi tanto diversa da un'aula.
    Beh, circa.
    Si stampò un sorriso radioso sulle labbra -- e se ne pentì subito dopo: le due o tre persone con cui incrociò lo sguardo sembravano tutto fuorché disponibili. Corresse dunque il tiro, abbassando di qualche grado Fahrenheit l'intensità del suo sorriso: non poteva mostrarsi neppure eccessivamente felice, o sarebbe davvero sembrato fuori posto più di quanto non si sentisse.
    È vero, non era la prima volta che le commissioni per Quinn lo portavano da quelle parti -- ma Inferius non era decisamente la sua parte preferita di Diagon Alley, e quando poteva la evitava con tutto il cuore. Il problema era che, in quel caso, non poteva. Gli rimaneva un'ultima commissione per quel pomeriggio e non poteva proprio rimandare.
    Avanzò fingendo certezza in ogni passo, saettando con lo sguardo a destra e sinistra, ogni tanto, per controllare di non superare inavvertitamente la svolta che lo avrebbe condotto alla meta: si era fatto disegnare una mappa dal suo professore, ma non l'aveva portata con sé perché duh, quale sfigato andava in giro con una mappa per le vie di Diagon Alley!! Di certo non questo sfigato qui. Per sua fortuna, aveva una buonissima memoria e non c'aveva messo molto a stamparsi le righe affrettate che Quinn aveva disegnato sulla pergamena, e ora sapeva esattamente dove andare... quanto meno, in teoria: nella pratica era tutto un altro discorso perché era certo che quel vicolo non fosse stato contemplato dal prof e quindi i calcoli sul numero di traverse da superare prima di svoltare, si erano sballati. A quel punto, l'unico modo che aveva per non perdersi – o ancora peggio, non trovare il negozio – era allungare il collo all'inizio di ogni via e sperare di intravedere sulle vetrine o appesa sopra le porte, l'insegna che cercava.
    Fino a quel momento, però, non aveva funzionato.
    Ora, se si fosse trovato ad Hogsmeade o nella Diagon Alley per bene, non avrebbe avuto problemi a fermare qualche mago o strega per chiedere indicazioni e, con un sorrisone da cucciolo, aiuto per trovare il negozietto ricercato.
    Ma purtroppo si trovava nell'unico posto dove era raccomandabile farsi gli affari propri -- anche se voleva dire fare il giro dello stesso isolato sei volte prima di rendersi conto che nope, era quello sbagliato e il negozio non era lì.
    «Ce la puoi fare.» Lungi da lui scoraggiarsi, duh, doveva ancora esser pensata l'avventura che portava sconforto in Nathan Shine o che fosse in grado di frenarlo dal fare (o trovare, come quel giorno) qualcosa. La mano stretta intorno alla cinta della borsa aumentò di poco la presa, e facendo un bel respiro si incamminò lungo l'ennesimo viale poco illuminato; ai bordi e sui davanzali delle finestre, un leggero nevischio aveva iniziato a depositarsi durante la notte, e nonostante non nevicasse più da ore, non si era ancora sciolto completamente. Era ufficialmente ricominciata la stagione fredda -- ma che bello.
    Si abbassò il cappello sui ricci scuri, col duplice intento di ripararsi dall'aria che sferzava e quello di non farsi riconoscere: non che temesse davvero di essere visto (dopotutto, era bravo a confondersi con la mischia o risultare... anonimo, poco degno di essere notato, ecco) ma non voleva nemmeno rischiare, dai. Gli piaceva essere prudente!!!
    Non voleva si dicesse in giro che lo staff di Hogwarts vagabondasse per posti poco raccomandabili!! (Povera anima innocente: come se non girasse già ogni tipo di voce sullo staff... e sui professori. Alcune erano persino vere.) (Ma vabbeh.)
    Incrociando lo sguardo di una strega un po' meno incupita degli altri, Nathan dovette mordersi l'interno della guancia per trattenersi dall'augurarle un buon pomeriggio; abbassò lo sguardo, svoltando in quella che sperava essere la traversa corretta, e dopo pochi passi andò a sbattere contro qualcuno.
    «Mi dispiace!» Era chiaramente colpa sua per aver camminato a testa bassa, senza guardare dove stesse andando!! «Scusami, io non-» dell'altra persona non c'era più traccia. Sparita. PUFFFF.
    Se non fosse per la spalla ancora dolorante dallo scontro, Nathan avrebbe quasi potuto dire di esserselo immaginato. Strabuzzò lo sguardo un paio di volte, poi delle urla alle sue spalle lo costrinsero a voltarsi. Una piccola folla di persone correva nella sua direzione, un gruppetto poco numeroso ma visibilmente adirato. «ke succ» si domandò in un sussurro, mentre il gruppo lo superava smuovendo l'aria gelida davanti al suo naso.
    Rimase interdetto qualche minuto, prima di scrollare la testa ed esclamare: «Inferius
    Ricominciò a camminare, quasi certo di essersi ormai perso del tutto.


    Svariati minuti dopo, appoggiandosi al muro – forse pericolante – di una casupola, Nathan accettò la sconfitta. Si domandò se fosse giusto chiamare il Quinn e chiedere una piiiiiccolissima delucidazione sul percorso descritto -- ma non voleva rischiare. L'avrebbe trovato, a costo di farci nottata – o di doverci tornare il giorno dopo.
    Infilò una mano nella tasca del mantello per estrarre una caramella (non andava mai in giro senza!!) e il pugno di chiuse su qualcosa di decisamente più grande di una mentina. «Che...» quando la estrasse, sul palmo riposava quello che sembrava a tutti gli effetti «un uovo???» Ma chi ce l'aveva messo!! Lui di sicuro no!! Lo studiò attentamente, cercando di cApiRe cosa fosse, e giungendo all'unica conclusione che doveva trattarsi di qualche creaturina magica di cui però non sapeva descrivere la natura. «Come...» c'era finito nella sua tasca? NON LO SAPEVA!!
    O forse... sì.
    Lo scontro.
    Il mago che scappava.
    Il gruppetto che lo inseguiva.
    Quello lì doveva averglielo ficcato in tasca mentre era distratto!!!!
    «Oh no.» In che guaio l'avevano cacciato??? «oh. no.» DOVEVA DENUNCIARE QUEL FURTO A QUALCUNO!! E SUBITO!! Prima che diventassero guai serissimi !!1!!! Doveva -
    Un rumore di passi lo fece trasalire, e alzando le mani (senza rendersi conto di aver messo in bella mostra l'oggetto involontariamente sgraffignato), Nathan annunciò: «non sono stato io!!! Sono innocente!!!»
    Era innocente.
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    affari loschi in quel di inferius; venite dai!! potete essere la persona che ha rubato l'uovo e l'ha "momentaneamente affidato" ad un inconsapevole nathan!! o qualcuno che l'ha beccato con le mani in pasta !!! o chiunque dai.

    è ambientata prima del lockdown? dopo il lockdown? chissà. lo scopriremo insieme
     
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    «shhh» Fake premette la mano sulla bocca del ragazzino, strizzando le dita sulle guance scavate. Lo spinse contro il muro, nascondendolo con il proprio corpo dalla calca che, poco lontana, stava correndo in preda a quel genere di frenesia in cui il Cheena si era sempre trovato a proprio agio. Quella folle, imprecisa, gonfia di rabbia e sete di sangue. Magari avevano pure un buon motivo, eh, ma le probabilità ed i numeri non andavano propriamente a loro favore. Fake conosceva bene quelle cacce selvagge, e non potè fare a meno di sorridere denti aguzzi, ed ammorbidire gli occhi blu, puntati su quelli ambra del suo nuovo amichetto, con una certa dose di affetto e malinconia. Gocce salate gli inumidirono i palmi, e l’ex Grifondoro si ritrovò a corrugare le sopracciglia, aumentando la presa sul volto dell’altro. Poteva avere sì e no quindici anni, forse meno, e tremava così forte che il Cheena dovette appoggiarsi a lui con tutto il proprio peso per farlo smettere. Con la mano libera, gli arruffò i capelli biondi, spostandoli dalla fronte sudata in un gesto quasi materno. «non piangere» la voce di Fake era morbida e conciliante, ma anziché confortare tremolino, parve amplificare l‘intensità delle vibrazioni. «poi piango anche io» sporse il labbro inferiore all’infuori, alzando il mento del ragazzo perché non potesse fare a meno di guardarlo. Cercava un contatto emozionale, Fake, un legame empatico che li unisse in quella fantastica avventura di cui erano entrambi protagonisti. Per scelta, avrebbe voluto sottolineare. Fake era malavitoso dalla nascita, okay, ma era certo che avrebbe comunque trovato il modo di farne parte, e l’altro aveva deciso di diventare corriere per il clan competitor degli Yen, quindi insomma. Rimpiangere le proprie decisioni solo quando la merda colpiva i ventilatori, era un comportamento alquanto scorretto e poco rispettoso. Gli piaceva una certa coerenza nei suoi pagamenti di pegno. «sapevate fosse la nostra zona. Non fare così» quando l’altro cercò di rispondere, ticchettò la lingua sul palato e scosse la testa. Non era una conversazione, quella, ed il Cheena non era lì per sentire spiegazioni a cui comunque non avrebbe potuto dare peso: era lì per dare una lezione, settare un esempio. Fake era il cane da guardia che si occupava di risolvere questioni fastidiose, leccando il pavimento dalle briciole. Non aveva mai posseduto ambizione, e chiunque lo conoscesse lo sapeva perfettamente; non aveva mai desiderato essere il migliore, o il più brillante (anche perché… non avrebbe potuto.), o avanzare di carriera: gli piaceva quel che faceva. Gli piaceva prendere ordini. Madein Cheena era il soldato perfetto per qualunque guerra, privo di una bussola morale e naturalmente inclinato ad eseguire senza chiedere. Funzionava con la Triade – la mafia, non l’ot3. Ma forse...anche – e funzionava come pavor torturatore. In compenso, viveva per i complimenti, le pacche sulle spalle, le dimostrazioni di fiducia. Voleva piacere alle persone, ed avere il loro apprezzamento; con il suo pubblico, le sue doti pratiche funzionavano. Crudele? Qualche volta, se la situazione lo richiedeva, ma mai con un cuore cattivo: Fake avrebbe anche potuto essere merce edibile, in un’altra vita -
    (Ed infatti lo era stato, Toast Rivera-Hansen – un nome, una garanzia)
    - ma in quella, s’era adattato ad essere quello di cui avevano bisogno fosse.
    Era un bravo ragazzo, per gli standard di chi gli stava intorno. Faceva la cosa giusta, e si tratteneva sempre dal farla in modo sbagliato. Erano rare le volte che Fake chiudeva la sua giornata con morti a pesare, sempre che di peso si potesse parlare, sulle spalle: lui si limitava a torturare, mutilare, menomare, ma lasciava quasi sempre vivi le sue… prede? Vittime non sembrava il termine adatto, visto che il suo intero mestiere vergeva nel portare giustizia. Non che a Fake importasse: non era fede quella a guidare le sue mani, o le lame nascoste anche nel risvolto dei pantaloni, era egoismo. Adorava che il mondo gli permettesse di essere quel che era, che lo premiava per esserlo, e viveva per non pensare e lasciare che gli altri lo facessero per lui.
    Troppo sbattimento.
    «vuoi che ti canti una canzone? aveva una casetta piccolina in canada» infilò una gamba fra quelle dell’altro, appoggiandosi con il fianco per tenerlo fermo, e sollevò il colletto della camicia fino a infilarglielo in bocca, spingendo il mento perché lo stringesse fra i denti. «con vasche, pesciolini, e tanti fiori di lillà» canticchiò, mentre l’altro tremava e singhiozzava, prendendo il braccio. Lo soppesò, tirandolo con aria corrucciata quando l’altro cercò di spostarlo, e lo bloccò con il gomito sul proprio ginocchio. Rimase in equilibrio come un fenicottero, Fake, cantando distrattamente mentre prendeva il machete che trasfigurava sempre in penna per portarselo dietro – e sembrava sempre così maturo e saggio, con una penna in tasca!! - e che aveva riportato alla sua forma originale poco prima. «e tutte le ragazze che passavano di là...» Con un colpo secco, perché poteva dimenticarsi di mangiare ma mai di affilare le proprie lame, tranciò la mano del ragazzino dal polso. Coprì il moncherino con le maniche della camicia, afferrando la mano prima che potesse cadere così da infilarla in un sacchettino di plastica. «dicevano che bella» sordo alle grida strozzate dell’altro, con un movimento rapido della bacchetta cauterizzò la ferita – non voleva che morisse, duh! - con un po’ di sano fuocherello, bruciandosi nel mentre i polpastrelli. Rischi del mestiere, ed un po’ di dolore faceva sempre bene al cuore - anzi, un po’ gli dispiacque che avesse opposto così poca resistenza, gli piaceva tornare a casa tagliuzzato ed obbligare Ryu a fargli da infermiere – quindi non battè ciglio.
    Sorrise, schizzato di sangue su abiti e pelle, dando una pacca alla spalla dell’altro. Era stato bravissimo!! «la casetta in canadà!» lo salutò allegramente con la mano che gli aveva appena staccato, mentre quello scappava verso lidi migliori – a consegnare il messaggio, sperava; il messaggio being il suo moncherino.
    «rifacciamolo qualche volta!!»

    Nessuno faceva caso al fatto che fosse sporco di sangue in generale, non solo perché si trovasse all’Inferius – luogo dove comunque preferiva non andare: si era immerso nel fumo della salvia prima di metterci piede, così che gli spiriti non potessero possederlo!! - ma doveva ammettere che il luogo era un incentivo a non fare altre domande. Aveva portato la mano a chi di dovere nel punto di raccolta lì vicino, scambiato due parole, giocato a briscolina con il gruppo di anziani che si riunivano sempre alle macerie per non incontrare giovani, e fischiettava allegro viaggiandosela per le strade fitte di nebbia come si trovasse ad un parco giochi. «non sono stato io!!! Sono innocente!!!» Fake si fermò al centro del vicolo, reclinando il capo verso il ragazzo ed il suo...uovo. «ci credo. Sai che male?» Il solo pensiero bastò a spingerlo a massaggiarsi le natiche, labbra curvate verso il basso. Sì che era un po’ kinky, sì che gli piaceva il dolore in qualunque contesto, ma fare un uovo sembrava un po’ estremo perfino per i suoi standard. «non ti assomiglia neanche» mostrò i denti in un sorriso allegro, tamburellando un dito sull’oggetto incriminato.


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    ciao pandina, lo so che ti mancavo. baci baci
     
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    Ad essere onesti, non era così che Nathan aveva immaginato sarebbe andata la sua giornata — ma avrebbe dovuto, dopotutto si era recato nel quartiere più losco (e problematic af) di tutta Hogsmeade sapendo bene a cosa andava incontro.
    Certo, non aveva avuto davvero una scelta — non quando l'alternativa era dire al suo boss "sbrigatele da solo queste faccende" e andiamo, non si sarebbe mai neppure azzardato a pensarla una cosa del genere, figurarsi farla davvero! Era letteralmente lavoro aiutare il professor Quinn, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo a sua disposizione, e se per farlo doveva addirittura recarsi ad Inferius, in orari che poco si confacevano a ragazzi per bene come lui, beh, Nathan si stava già incamminando sulla stradina che portava al villaggio magico, senza bisogno che gli venisse chiesto due volte. Dalla propria parte aveva tanta buona volontà, ottimismo e positività — le ultime due, cose che lo aiutavano in parecchi aspetti della sua vita e che rendevano più gestibili tutti i problemi; cose che, però, in situazioni del genere aiutavano bene poco.
    E anzi, poteva addirittura andare a suo sfavore.
    Era stato proprio a causa della leggerezza e dell'eccessiva confidenza (nel mondo.) con cui si era gettato in quella faccenda che si era ritrovato nei guai, e non solo: aveva anche fallito nel portare a termine il compito affidatogli dal prof di Storia della Magia. Un dramma — più per Nathan che per il Quinn (il quale si sarebbe ricordato di tale compito solo nei giorni successivi, forse), perché il ventenne detestava profondamente deludere gli altri.
    Ma arrivato ad un certo (numero di giri a vuoto per il quartiere) punto, aveva dovuto ammettere a se stesso di aver sbagliato qualcosa e che la mappa mentale che credeva di ricordare bene, in realtà, era sbagliata; del negozio che doveva raggiungere nemmeno l'ombra.
    Sarebbe potuto finire lì, almeno per quel giorno: sarebbe tornato al castello, avrebbe chiesto con nonchalance ai suoi colleghi se conoscessero il posto e se sapessero dargli indicazioni o avrebbe cercato un modo per farsi ripetere la strada dal Quinn senza destare sospetti e via, il giorno dopo avrebbe rifatto tutto da capo — perché Nathan Shine-Clythorne non demordeva mai, non si lasciava scoraggiare e soprattutto: ci provava sempre, a prescindere.
    Ma no.
    In quel momento aveva problemi ben più grandi — o piccoli, a seconda dei punti di vista. Perché, infondo, l'uovo che stringeva tra le mani non era molto più grande di un uovo di tacchino, e riusciva a stare comodamente nel palmo di una mano, ma era di certo più particolare: la sua superficie era ruvida al tatto, una texture dalla consistenza strana e niente affatto simile a quelle che conosceva dalle lezioni di Cura delle Creature Magiche. Il peso non era eccessivo, se non si considerava quello a gravare sulle spalle del mago, e soprattutto sul suo cuore: avete idea di cosa poteva mai creare, una situazione del genere, in un lawful good come lui?! Stava già andando in iperventilazione per qualcosa che non era nemmeno sua responsabilità, men che meno colpa.
    Alla figura di fronte a lui, rivolse uno sguardo allarmato e due occhioni spalancati e innocenti. «ci credo.» MENONALE!!!! Era tutto quello di cui Nate aveva bisogno per non impazzire del tutto: qualcuno che fosse dalla sua parte, che comprovasse la sua innocenza. Anche se — «in che senso.» Abbassò con delicatezza le braccia, stringendo l'uovo nella mano senza fare pressione, non voleva uccidere qualunque fosse la creaturina al suo interno! «che male era... forse un modo di dire? Cosa intendev- e poi lo vide toccacciarsi le chiappe.
    «Oh.» Ma quindi credeva... Cioè pensava che l'uovo... che Nathan... «oh No, ovvio che non fosse suo in quel senso.
    «non ti assomiglia neanche»
    «Ma....hey. Come puoi dirlo? Magari crescendo-» scosse la testa, gli stava davvero dando corda?! Che babbo. «lasciamo stare.»
    Non ritrasse la mano quando l'altro si avvicinò per posare le proprie dita sull'uovo misterioso, ma la sua bocca si strinse comunque in una linea sottile di appresione, perché adesso quel piccolino era sua responsabilità e doveva assicurarsi che non gli succedesse nulla: doveva consegnarlo alle autorità intatto!!! SANO E SALVO!!!!
    Quando distolse lo sguardo dall'oggetto, per riportarlo sul sorriso felino del ragazzo, prese nota di qualcosa che, lì per lì, tra lo stress della situazione e la penombra, gli era sfuggito. «Ma sanguini?!?!1!1!? Stai bene??» preoccupato come la mamma chioccia che era — e poco importava che quel sangue non fosse di Fake, Nathan si sarebbe preoccupato a prescindere.
    «Fammi vedere se-» fece per cercare qualcosa nella sua borsa, ma si fermò incerto se fidarsi e affidare l'uovo all'altro, o se tenerlo per sé. Alla fine, optò per cercare dei fazzolettini con una sola mano — non si poteva mai sapere: allegro e ben disposto sì, citrullo no.
    «Tieni, eccoti un fazzolettino.» non sapeva fin dove spingersi per dimostrarsi cortese, era pur sempre qualcuno incontrato in un vicolo poco raccomandabile di un quartiere altrettanto poco raccomandabile, quindi insomma.
    Ma lui era Nathan, quindi insomma.
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    Dire che Fake non fosse un genio sarebbe stato un eufemismo, ma neanche l'altro sembrava brillare d'intelletto. Lo osservò incuriosito, gli occhi blu a rimbalzare dall'uovo ad un viso che più lo guardava, più sembrava familiare. Reclinò il capo sulla spalla, spostando lo sguardo sul vuoto mentre donava tutto se stesso in due delle sue attività meno preferite: concentrarsi, e pensare. «venivi a scuola con me.....» ne era abbastanza certo, visto che sembravano avere all'incirca la stessa età, ma...? Ma. Lì si fermava la sua piccola, limitata, memoria. Avrebbe potuto essere il suo compagno di banco di ogni lezione di SDM (Sara Di Mazzarello lol) e non l'avrebbe riconosciuto comunque. «Ma sanguini?!?!1!1!? Stai bene??» «SANGUINO? DOVE!!!» Iniziò a palparsi euforico, premendo le dita sulla carne forse un po' più forte del dovuto; che vi devo dire, gli piaceva titillare i buchi di ogni sorta (non quella sorta. rispettava una lesbian queen), soprattutto quando implicavano sangue e sofferenza. Non...? Gli faceva male da nessuna parte. L'aveva preso in giro? COME SI PERMETTEVA A PRENDERSI GIOCO DI LUI, SPEZZARGLI COSì IL CUORE! NON SE LO MERITAVA! «non è vero.» si lamentò, sporgendo il labbro all'infuori e sbuffando aria a spostare il ciuffo di capelli di fronte agli occhi. «vuoi avere l'onore tu?? fai pure» gli offrì un braccio tatuato, perchè erano pur sempre al primo appuntamento e di solito aspettava la terza base per altre parti del corpo. «qualcosa di aesthetic» suggerì, perchè bisognava avere priorità chiare, nella vita. «se graffi qui con attenzione, puoi colorare tutti i petali» gli mostrò il disegno di un fiore - una delle sue attività preferite! Era catartico, come i quaderni per colorare. Aveva iniziato ad usarli, prima di rendersi conto che non avesse pazienza, e che a quanto pareva le matite servivano per colorare gli spazi bianchi e non per accoltellare il tuo amichetto.
    Lui scioccato.
    «per cosa? non mi devo soffiare il naso» anche se in realtà, nel momento in cui lo affermò ad alta voce, sentì un lieve prurito alle narici. Sempre così, oh. Davvero Fake non comprendeva a cosa dovesse quella preoccupazione e quell'orrore. Erano calibrati troppo diversamente per avere le stesse priorità, e vedere il mondo allo stesso modo: quello che per Nathan era un problema, era la soluzione di Fake. NOn ci arrivava, che si riferisse al sangue ad impiastricciargli abiti e pelle. «ma grazie!!! sono quelli che profumano??» i suoi preferiti!!! SOPRATTUTTO QUELLI DELLA DISNEY!!! «e quindi se non è tuo. perchè hai un uovo?» /PRRRRRRRRRRRRR/ (aka il suono di un naso soffiato molto forte, perchè non so quale sia l'onomatopeica adatta.)

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    A sua discolpa, Nathan era provato dalla situazione; mica capitava tutti i giorni di trovarsi improvvisamente padre di un uovo magico di dubbia origine (e ancora più dubbia natura). E, per di più, la vicenda si stava svolgendo in uno dei vicoli meno illuminati di tutta Dark Street che, come suggeriva il nome, non era certamente famosa per i suoi contratti longevi e duraturi con le forniture di Enel Energia. Quindi poteva anche essere scusato se, così di primo acchitto, non aveva riconosciuto l'altro ragazzo.
    E comunque pandi aveva dubbi perché l'istruzione di Fake è più dubbia dell'origine dell'ovetto, perciò sì, ecco, succede.
    «venivi a scuola con me.....»
    Inclinò il capo, imitando involontariamente la posa del suo interlocutore, studiandolo attraverso l'oscurità e cercando in quelle ombre gettate sui lineamenti vagamente familiari, un nome o qualsiasi altro ricordo che potesse aiutarlo a collocare il giovane nel tempo e nello spazio. Di persone, Nathan, ne aveva conosciute tantissime per via dei suoi viaggi e della sua passione per il teatro, ma non sempre riusciva a ricordare nomi, o associarli a volti. Ora che lo guardava, forse sentiva di riuscire ad avere vaghe reminiscenze, ma era comunque difficile dargli un nome. O una casata, insomma. «Oh, è possibile! Mi sono diplomato tre anni fa,» se ho fatto i calcoli correttamente, quindi facile che sia una bugia, «ma non credo frequentavamo la stessa casata?» Assottigliò lo sguardo, studiandolo un po' meglio: non lo ricordava tra i compagni con cui passava il tempo in Sala Comune, ma poteva anche sbagliarsi. «Sono Nathan, comunque! Piacere!» Ed allungò una mano in sua direzione, perché Jenna gli aveva insegnato ad essere sempre educato anche nelle situazioni più strampalate (soprattutto nelle situazioni più strampalate); e si prodigò persino in uno dei suoi soliti sorridi radiosi &#‼8213; almeno con uno di quelli poteva illuminare un po' la via.
    E siccome il tempo è un concetto soggettivo e non è lineare, specialmente nelle role, possiamo tranquillamente dire che fu in quel momento, presentandosi al presunto ex compagno di scuola, che Nathan si accorse che l'altro stesse sanguinando. E, da brava anima crocerossina quale era, lo avvisò, offrendo persino dei fazzolettini per ripulirsi o tamponare la ferita ― ferita che lo Shine ancora non vedeva, ma doveva esserci, per spiegare tutto quel sangue.
    Perché l'ipotesi che quello non fosse sangue di Fake avrebbe dovuto colpirlo forte e chiara, valutando anche il luogo in cui si trovavano, ma non lo fece; perché forse aveva ragione (Sara) Fake e nemmeno l'ex Tassorosso brillava di intelletto.
    «non è vero.»
    «Sì che è vero.» Punto primo: Nathan Shine-Clythorne non tollerava le bugie e non ne diceva (ok, forse un po', ma solo a fin di bene e non erano mai bugie troppo grandi! Tipo quando aveva detto alle gemelle che il taglio di capelli che gli avevano fatto era bellissimo anche se dentro piangeva per i suoi poveri riccioli deturpati) e Fake come si permetteva di dire che non era vero, il sangue era lì!
    Punto secondo: «...in che senso» quale... onore. “Fai pure” cosa??
    Fece saettare più volte lo sguardo dal braccio tatuato agli occhi chiari del ragazzo; nei suoi, color cioccolato, una vena confusa impossibile da non notare. «Cosa... vuoi che faccia?» Una domanda banale, se ne rese conto solo dopo averla formulata ad alta voce, e che aveva ovviamente una sola risposta: dunque, dopo aver preso uno dei fazzolettini (il tutto sempre tenendo con cura l'uovo in una mano) allungò le dita per tamponare il sangue. O, quanto meno, tentò di farlo.
    «qualcosa di aesthetic» rimase con la mano (e il fazzoletto) a mezz'aria. «cos-»
    «se graffi qui con attenzione, puoi colorare tutti i petali» «ah ah, vuoi dire *pulire tutti i petali» ma, preoccupato, tirò via la mano. Perché non si sa mai. Gli sventolò il fazzoletto a debita distanza. «Vuoi... fare tu? Da solo? Ne ho altri se vuoi, non farti problemi a chiedere...»
    «per cosa? non mi devo soffiare il naso» «per.... per il... » «ma grazie!!! sono quelli che profumano??» «...sangue.... sì????» certo che profumavano, mica era un barbaro lo Shine! «Ma davvero: hai del sangue addosso.» Perché forse, alla fine, c'era arrivato anche lui a capire che “sanguini” non era la parola o il verbo adatto: forse, infondo, quel sangue non era davvero di Fake.
    Quella realizzazione portò Nathan ad arretrare di qualche passo, fingendo con nonchalance di non star prendendo le distanze ― e, dopotutto, era un attore; sapeva fingere.
    Quindi finse. Sempre con un sorriso, che al contrario sapeva risultare sempre sincero e cordiale. Dopotutto, Nathan aveva una perenne e infinita fiducia nel mondo (e faceva male, certo, ma non avrebbe comunque smesso di provarci).
    «e quindi se non è tuo. perchè hai un uovo?» Dal modo in cui stringeva la futura creaturina al petto, in maniera delicata ma intensamente, non si sarebbe detto eppure per un attimo, giusto il tempo di portare avanti quella curiosa (e confusa) conversazione su sangue e ferite, Nate aveva quasi dimenticato di essere entrato in possesso dell'uovo.
    «Oh,» drizzò la schiena, abbassando lo sguardo sull'oggetto. «In effetti è una storia divertente...» Spoiler: non lo era. «È successo per caso e, sono certo!, per errore.» Riportò lo sguardo scuro in quello dell'altro, abbassando la voce per non farsi sentire da altri eventuali passanti. «Qualcuno deve avermelo messo in tasca. Vuoi sapere la mia teoria?» E anche se l'altro avesse risposto con un “no” poco interessato, e se ne fosse andato, Nathan l'avrebbe comunque condivisa. «Poco fa... beh, in realtà, qualche oretta fa, stavo passeggiando per le vie di Inferius... cioè, diciamo anche che mi ero perso eheh» si grattò la nuca, un po' a disagio al pensiero di quanto fosse stato sciocco ad uscire senza una vera mappa su come raggiungere il negozio. «E... niente, insomma. Mentre passeggiavo per le vie, un tizio mi è venuto a sbattere contro e poi è corso via... e poco dopo è passato un gruppo di persone che sembrava lo stessero inseguendo! Secondo me,» si toccò un paio di volte la narice con un dito, come per dire che aveva fiutato tutto quanto, «il tizio ha rubato l'uovo a qualcuno e per non finire nei guai l'ha smollato a me. Forse con l'intento di venire a riprenderselo? Non lo so,» ma immaginava di sì, «però vorrei consegnarlo alle autorità prima che possa finire nelle mani sbagliate!!!!»
    Perché Nathan faceva sempre la cosa giusta.
    «Anche se sono molto curioso di sapere cosa contiene. Guardalo,» e lo avvicinò al viso dell'ex compagno, sempre tenendolo saldo in una presa delicata perché non se lo sarebbe mica fatto rubare dalle mani!!! «non è bellissimo?» i colori erano luccicanti e saturi persino al buio, moriva dalla curiosità!!! «Ah, come vorrei avere le conoscenze della de13th e saper riconoscere le creaturine già a questo stadio!!!!»
    E chissà se tra il racconto e il rant finale ha perso completamente Fake e ora sta parlando da solo, SPERIAMO DI NO DAI FAKE ORMAI SIAMO AMICI #cosa?cosa.
    nathan
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    potrei rileggere ma non lo farò perché ci sono tante cose da fare e mi ami lo stesso, beccatelo con tutto il nonsense
     
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    «Ma davvero: hai del sangue addosso.» Lo guardò incuriosito, curvando la testa sulla spalla come un uccellino. Poi dicevano a lui, che fosse stupido. «lo so» Sorrise entusiasta, perché lui non ci trovava nulla di male ad arrivare alle cose un po’ dopo rispetto agli altri: internet explorer poteva anche essere preso in giro da tutti, ma seppur con i suoi tempi, persisteva nel funzionare. Non l’avrebbe trattato con sufficienza solo perché tardava a comprendere il concetto di base. «è quello il punto» specificò ancora, poggiando il pollice sulla zona incriminata ad allungando la striatura cremisi sul resto del braccio. Un classico problema di conversazione a cui certo non avrebbe fatto rimedio il Cheena, perché per lui, quel non senso, era perfettamente logico e lineare. Nel suo mondo, che era la versione ancor più distorta di quello vissuto dal resto della popolazione, quello era un vanto, qualcosa di cui andare fieri, come le pitture sul viso prima di scendere sul campo di battaglia. Che ne poteva sapere che Nathan fosse un fiore raro perfino tra quegli altri nei quali anche Fake faticava a inserirsi? Erano entrambi diversi.
    Dai poli opposti, però.
    In pratica, i genitori perfetti per qualunque creatura avesse deciso di schiudersi dall’uovo che il Tassorosso reggeva delicatamente tra i palmi.
    «Oh, in effetti è una storia divertente...È successo per caso e, sono certo!, per errore.»
    Pandi avrebbe dovuto conoscere meglio i PG di Sara. Fake arcuò le sopracciglia, mormorando un «title of your sextape» mentre si avvicinava al guscio per cercare di capire di quale animale si trattasse. Non era un esperto in creature magiche. O non magiche. Non era un esperto e basta, ma compensava le proprie lacune con l’entusiasmo. «Qualcuno deve avermelo messo in tasca. Vuoi sapere la mia teoria?» Perchè qualcuno avrebbe dovuto mettergli un uovo in tasca. Sì, era sinceramente curioso della sua teoria, e sollevò incuriositi occhi blu sul moro. Era il momento delle teorie del complotto? Gli alieni? ILLUMINISTI? Era pronto! «Poco fa... beh, in realtà, qualche oretta fa, stavo passeggiando per le vie di Inferius... cioè, diciamo anche che mi ero perso eheh» Annuì, perché non gli interessava affatto ma chi era lui per impedirgli di raccontargli la sua giornata. Non era che Fake avesse di meglio da fare. «comprensibile» aggiunse anche, malgrado non comprendesse affatto, perché Dante l’aveva istruito a comportarsi come un essere umano funzionale – ah, bei tempi. E... niente, insomma. Mentre passeggiavo per le vie, un tizio mi è venuto a sbattere contro e poi è corso via... e poco dopo è passato un gruppo di persone che sembrava lo stessero inseguendo! Secondo me,» Per un… uovo. Annuì comunque: non doveva avere senso per Fake, bastava lo avesse per Nathan. Poi, oh, lui aveva inseguito persone per molto meno di un uovo! «il tizio ha rubato l'uovo a qualcuno e per non finire nei guai l'ha smollato a me. Forse con l'intento di venire a riprenderselo? Non lo so, però vorrei consegnarlo alle autorità prima che possa finire nelle mani sbagliate!!!!» Piegò il capo sulla spalla opposta, spostando lo sguardo dall’uovo incriminato a Nathan. «tipo un cuoco?» l’aveva perso. Era… un uovo raro? Non ne aveva idea. Fece i giusti oooh, e aaah, nell’osservare da vicino il guscio.
    In effetti era molto bellino. Il che, per Fake, significava solo una cosa.
    «quindi è nostro ora» era bello, l’avevano dato a Nathan, Fake avrebbe potuto ucciderlo per prenderselo, non lo rendeva automaticamente loro di diritto? Non funzionava così? In che strano mondo viveva, il ragazzo. «come lo chiami-» aveva già in mente una lista di nomi, ma non ebbe modo di iniziare la sua lista: poggiò le mani sotto quelle di Nathan, aspirando secco l’aria fra i denti.
    Stava VIBRANDO (non lui, l’uovo.) (ma anche lui!!).
    ODDIO.
    «ODDIO NATHAN» se avesse avuto una mano libera da portare alla bocca, l’avrebbe fatto. «IL MIRACOLO DELLA VITA. CI HA SENTITI. CI HA SCELTI. VISTO? NOSTRO. CHICKEN LITTLE VIENI DA MAMMA TI AMERò COME FOSSI UOVO MIO» ficus (bro1!!) due anni dopo all’oblinder: uh.
    I got bodies in my closet,
    can't remember all their names

    che dire. ho detto che l'avrei chiusa e ho mentito. possiamo considerarla chiusa così, oppure puoi postare La Fine scegliendo che animale sia e sorprenderci tutti. MAGIC
     
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    «lo so»
    Ok...
    «è quello il punto»
    Ok.
    Due frasi semplici, ed un sorriso entusiasta, che spinsero Nathan a chiudere la bocca: forse, dopotutto, era meglio non sapere. E, di conseguenza, non chiedere altro.
    «tipo un cuoco?» inclinò leggermente il volto, confuso. «pensavo... pensavo più ad un contrabbandiere di creature magiche...?» voleva sperare che nessun cuoco utilizzasse quel genere di uova nella propria cucina. Criminali!!.
    «quindi è nostro ora»
    In che senso è nostro ora.
    «Non-»
    «come lo chiami-»
    Alzò un dito, ma chiuse la bocca rimasta leggermente dischiusa fino a quel momento, in un inutile quanto mai debole cenno di dissenso. Doveva dargli un nome?! Ma Nathan non voleva tenerlo. Era troppo fuori allenamento – nonché giovane. – per fare il padre, anche se si trattava solo di una creaturina!
    Provò quindi a formulare di nuovo una risposta. «Non-» Oh no. «Sta succedendo qualcosa.» Abbassò le iridi cioccolato da Fake all’uovo, poi le portò nuovamente sull’altro ragazzo. «Oh mio dio. Credo-» «IL MIRACOLO DELLA VITA. CI HA SENTITI. CI HA SCELTI. VISTO? NOSTRO. CHICKEN LITTLE VIENI DA MAMMA TI AMERò COME FOSSI UOVO MIO» «che si stia schiudendo
    Non che importasse davvero qualcosa, Fake era già partito per la tangente e completamente on board con la storia della genitorialità.
    Nathan, dal canto suo, non sapeva cosa fare, perciò si limitò a tenere i palmi belli fermi, nonostante tremasse di paura, gioia, ansia e stupore tutto insieme, leggermente staccati dal busto in modo che, qualsiasi creaturina ne fosse uscita, avrebbe avuto lo spazio necessario per sgranchirsi le zampine.
    O le ali?
    O la coda?!?
    Oddio.
    «Fake.» Ma ti sei presentato? Non lo ricordo più, facciamo che sì. «Fake Cosa dovevano fare? Cosa?! Era bravo ad improvvisare, lo Shine, ma non in situazioni del genere!!
    «Credo- credo che si tratti di un -»
    Pandi: “mi dite una creatura magica che nasce dalle uova?”
    Tutti in chat: “Fear un «drago»
    Nathan non sapeva se era pronto ad affrontare un impegno così grande.
    Aveva un po’ di «fear» paura, a voler essere onesti. Ma quando tornò a guardare la creaturina dalle scaglie zaffiro, sentì una stretta al petto e un moto di protezione salirgli da dentro. Oh no, si era già affezionato. «Sai che....forse non abbiamo tutta questa fretta di consegnarlo a qualche magizoologo.....» anche se ne conosceva uno bravo, eh Adam, ciao Adam. «Però non dobbiamo dirlo a nessuno...!» Non potevano certo sapere che l’avevano, di fatto, rubato a chissà chi!!! Anche se in maniera involontaria e indiretta.
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    la chiudiamo cosi?!?1!1?! FAKE E NATHAN GENITORI DI FEAR?1!??!;??1
     
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6 replies since 12/11/2021, 17:05   319 views
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