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    capo censura - ryana garrett - 51 y.o.
    Il Ministero rifletteva la realtà della natura umana in tutte le sue mille e più sfaccettature. Se dall’esterno apparivano come un’istituzione unita ed insormontabile, dall’interno – se si osservava attentamente, e si rimaneva abbastanza in silenzio da sentire il suono dei vetri infranti – si scorgevano le centinaia di crepe a rendere i sorrisi affilati, e la mano rapida alla bacchetta. Erano a tutti gli effetti una corte, la cospirazione sempre sulla punta della lingua, ed un motivo in più ma mai in meno per gettar fango sui colleghi. Mettere in ombra un reparto significava esaltare il proprio, secondo loro. Non si rendevano conto che se si era in grado di brillare solo offuscando la luce degli altri, la propria non era abbastanza da sola.
    Ryana Garrett era a capo della censura da quando Emily Bulstrode, in circostanze misteriose, era sparita. No, non era stata lei a liberarsene, ma aveva accolto con gratitudine e trionfo la carica assegnata, conscia di essere la candidata perfetta.
    Perchè Ryana Garrett, più di ogni altra cosa, sapeva mantenere un segreto.
    Si era adattata ai bisogni in continuo cambiamento della popolazione. Si era adattata ai nuovi sistemi, ai nuovi tempi, ai nuovi poteri che tiravano fili in parti diverse, senza mai perdere di vista l’obiettivo.
    Come fossero arrivati al potere. Cosa avessero commesso per guadagnarlo. Cosa continuassero a fare per mantenerlo. I libri custoditi per quasi trent’anni che avrebbero svelato al mondo l’esistenza di altri passati, di cui nessuno – neanche il Ministro – sapeva l’esatta locazione per timore di una perdita. Qualcuno a proteggere l’eredità del Regime, ad unificare il mondo magico sotto una stessa bandiera, che non dipendeva da nessuno di loro. Quella era stata la sua - la loro - priorità negli anni: mantenere il segreto.
    Non era l’unico, però. Ed uno di quei segreti, temeva la Garrett, stava vedendo la luce troppo in fretta, quasi … inevitabilmente. Uno che non erano in grado di proteggere, perché non lo conoscevano, ma Ryana sapeva quando aveva a che fare con un pezzo di storia antica e pericolosa; riconoscerne i segni, era uno dei suoi compiti. Erano passati più di due anni dal ritorno di Kimiko Oshiro, e dalla sua chiamata in ufficio. Da quella mansione così delicata da essere stata soffiata sopra un patto infrangibile, di cui erano state le uniche testimoni. Due anni in cui le risposte trovate erano state vaghe, impalpabili, ma abbastanza preoccupanti da spingere dita invisibili a modificare la storia in corso ed evolverla – lentamente. Cedere terreno sotto gli sguardi attoniti di chi stava combattendo una guerra tutta diversa.
    Il Ministro aveva sollevato gran parte degli obblighi dai cosiddetti special. I minorenni, da quell’anno, avevano perfino una casata tutta loro, potevano perfino giocare a quidditch, e quel gesto – fatto passare con non curanza sotto i nasi arricciati di purosangue e tradizionalisti – aveva messo in moto una dinamica ancora incerta e friabile, minando la base stessa della loro politica.
    Per un perchè preciso. Uno del quale ancora non si parlava, non apertamente. Che in molti avevano dimenticato, perché così Kimiko Oshiro aveva voluto fosse.
    Perchè così, Ryana ed il suo piano, avevano permesso fosse.
    Non per tutti, evidentemente.
    Quella mattina, il Ministro aveva tamburellato le dita sulla scrivania, gli occhi scuri fissi su un punto oltre le spalle della Garrett. Non era stata Ryana a rompere il silenzio. Al contrario di molti suoi colleghi, capiva la Oshiro, e non voleva essere dalla parte della sua ira. Sembrava pigra ed indolente, seduta nel suo ufficio; sempre introvabile, sempre una spanna sopra tutti gli altri, lasciati a risolvere questioni che ritenevano fondamentali, ma che lo erano solo nella visione che gli era stata permessa d’avere. Tutto era importante. Ed essenziale.
    Ma Kimiko Oshiro stava giocando una partita tutta diversa, e Ryana Garrett non voleva rimanere invischiata nel mezzo – non quella volta. D’altronde, se i vari responsabili erano stati scelti per amministrare il loro reparto, era stato fatto perché ritenuti in grado di farlo. Il Ministro si limitava a dare o meno il proprio benestare per azioni pensate da altri. La Resistenza erano ancora il nemico maggiore? , e malgrado pensassero di no, stavano tutti facendo un ottimo lavoro per mettere a tacere l’insistente, inutile, voce a millantare caos e disordini.
    Ma c’era… qualcos’altro nell’aria, e nessuno voleva diventasse il nemico. O una minaccia.
    Non Kimiko Oshiro. Non Ryana Garrett. Eppure.
    «è il momento» aveva sancito, senza neanche guardarla.
    Il capo della censura aveva inspirato profondamente.
    Riflettuto sulle conseguenze di quelle parole. Coordinato il necessario.
    Espirato.
    Ed organizzato la riunione indifferibile di quel pomeriggio.

    _-:¦:-_________◊________-:¦:-_



    «se siete seduti a questo tavolo, è perché qualcuno si fida di voi» il Ministro, se capi del Reparto. Se semplici soldati, il loro Responsabile. Non approvava particolarmente la loro presenza a quell’evento, ma voleva credere che i colleghi avessero abbastanza senso logico e morale da non invitare ad una seduta così importante, e rara, in cui presenziavano tutti loro, qualcuno di cui non avessero certezza alcuna. «e quel qualcuno, è pienamente responsabile delle vostre azioni in merito, odierne e future.» Non un ordine, quanto un dato di fatto. La Garrett era eguale e loro nella scala gerarchica, e non era lì per pretendere di comandare. Non era neanche presente in vece di portavoce.
    Solo di informatrice di parte delle dinamiche in corso – quelle che li interessavano in prima persona.
    «in questi mesi, abbiamo revisionato le prove che avete trovato durante il Blitz alla lanterna.» Tacque una manciata di secondi, lasciando chi di dovere a rimuginare sul disappunto nel ritardo di quella riunione, e chi aveva maggiormente senno, a rendersi conto che quello fosse, evidentemente, il momento giusto. Si potevano dire tante cose del Ministero, molte delle quali non particolarmente lusinghiere, ma presi singolarmente sapevano quel che facevano: era il lavoro di squadra, a mancare. Talvolta, come in quel caso, doveva mancare, perché quel tipo di informazioni non erano gestibili per tutti.
    Non sarebbe piaciuto a tutti.
    «inutili, per il vostro contesto. Nulla di riconducibile ai Traditori, nessuna prova schiacciante che ci abbia permesso un qualche punto di svolta.» Una pausa. Fece apparire al centro della tavolata, in una trasposizione magica ma concreta e consultabile – i referti originali erano al sicuro in altre sedi - , quel che era stato riportato dalla fu Lanterna. «ci hanno comunque dato informazioni sostanziali»
    Le lettere di wisethero riguardo i punti vuoti, con annesse le mappe e le linee a legare una città all’altra.
    Un foglietto stropicciato con una stringa di numeri: 4992607042406551825.
    Articoli di un giornale che, ovviamente, durante le indagini in seguito al Blitz aveva cessato d’esistere – il Deuat – e quelli del Nostradamus, che ancora esisteva per il suo valore folkloristico, e perché permettergli di pubblicare tali articoli significava che nessuno gli avrebbe mai dato peso. Città fantasma. Incidenti nei territori limitrofi.
    L’agenda di Helianta Moonarie stessa, con appuntate leggende e nomi resi mitologici dalla storia.
    Riferimenti a Dorset. Shaftesbury.
    Il 7 Agosto 2022 cerchiato sul calendario.
    Singolarmente non significavano nulla. Ma insieme? Suggerivano una storia tutta diversa, dipingendo le basi per un capitolo finale che non sarebbe piaciuto a nessuno.
    O peggio: iniziale.
    Bastava solo cambiare lente.
    A quell’esposizione, ne seguì un’altra. Una di cui nessuno, fatta eccezione per la censura stessa, era a conoscenza.
    Le statistiche dicevano che ogni giorno al mondo sparissero sedici persone. Nella comunità magica il numero scendeva, ma non drasticamente quanto avrebbe dovuto: si incolpavano i laboratori; si incolpavano i Traditori. A chiunque si desse il biasimo, non cambiavano i numeri. Era facile non farci caso, non stupirsene più. Una scomparsa valeva l'altra, e non avevano più alcun peso nella quotidianità del cittadino medio. Per un lungo tempo, prima che capissero i collegamenti, non l'avevano avuto neanche per loro; poi, avevano capito che una connessione fra alcune delle sparizioni e avvenimenti inspiegabili, ci fosse. Mostrò qualche profilo di maghi e streghe scomparsi nell’ultimo anno, ed articoli di giornali babbani che mostravano strani avvenimenti nelle città da cui risultavano spariti. Catastrofi.
    Interi borghi distrutti.
    «matheo tryggve a kristiansand, dove abbiamo rilevato alcune… deviazioni sull’uso della magia» indicò un punto sulla mappa delle linee di tal wisethero, di cui ancora nessuno aveva idea di chi fosse. «Joon-Ho Young-Soo a Pusan. Gli animali di una fattoria nelle vicinanze sono stati trovati tutti morti, senza alcuna causa apparente» Un’altra pausa. Indicò la serie di numeri.
    Di coordinate. «jourdain ginette. Sparita dalla propria dimora a hirson. Il figlio frequentava beauxbatons. Ha perso la magia quella notte stessa, e non è stato possibile recuperare alcuna memoria in merito. Tabula rasa» corrugò le sopracciglia.
    «shaftesbury ospitava quasi 4000 abitanti fino al 6 Agosto di quest’anno» drizzò le spalle, perché se non ne erano a conoscenza – ed era un grande se; ognuno aveva le proprie risorse – era merito e colpa del reparto censura. «livvy beth era una di quegli abitanti. Una storiografa in pensione, della sua scomparsa ne avrete sicuramente sentito parlare.
    Non crediamo fossero cause naturali.»
    Non con quel bagaglio.
    Non aveva più senso nasconderlo.
    «sta succedendo qualcosa, in tutto il mondo magico e non. I fenomeni sono sempre più frequenti, e sempre più inspiegabili. Crediamo che Helianta Moonarie stesse indagando su questo» Intrecciò le dita fra loro sul tavolo rettangolare della sala del consiglio. «su una… conoscenza in comune.» reclinò il capo sulla spalla, osservando i presenti uno ad uno. Non avrebbe detto nemico, non ad alta voce – non lì.
    E, che Dio l’avesse in gloria, non avrebbe pronunciato il suo nome.
    Ironico, come la storia fosse destinata a ripetersi.
    «questo è quanto. Perché la riunione solo oggi? Perché era giunto il momento che lo sapeste.» non avrebbe elaborato oltre: non era lì per giustificarsi. «non sappiamo il perché. Il come. O il quando accadrà di nuovo. Non abbiamo conferme neanche sul chi, solo supposizioni, ed un lavoro simile necessita comunque di numeri che noi non abbiamo concesso.» La Gran Bretagna.
    Sul resto del mondo, non avrebbe potuto giurarci.
    «non possiamo creare un piano, ma possiamo iniziare a prepararci. A controllare il flusso della storia. A solidificare le nostre basi.
    Suggerimenti? Osservazioni?»
    Un tono quieto e pacato, quello di Ryana; come non avesse appena posato davanti a loro tutti i passi per una possibile apocalisse. «domande?»
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    WHAT IS HAPPENING? DOV'è BUGO?
    prima di iniziare con le regole vere:
    1. potete non leggere tutto. la prima parte serve a dare un contesto; la parte che vi serve, è quella in seguito a questa " _-:¦:-_________◊________-:¦:-_ " cornicetta
    ora.
    sapevate che qualcosa stava per succedere. Dovevate sentirlo nell'aria, dopo anni a girarci attorno.
    Questo è il momento tanto atteso, quello in cui siete anche voi a fare la storia. Viverla, e cambiarla. Il momento in cui potete fare la differenza (come pg; come player, la fate sempre ♥).
    2. può partecipare solo un (1) pg a player
    3. il pg dovrà lavorare al ministero
    - alla riunione sono obbligati a partecipare i capi reparto di tutto il ministero
    - se non avete capi reparto, potete partecipare con "soldati semplici". basterà chiedere al vostro capo reparto se vi porta con loro (o, nel caso sia un png, decidere per l*i che si fida fortissimo di voi, e vi porta alla riunione)
    4. può essere un pg fittizio
    (*fittizio = senza una scheda pg; un personaggio che si vuole creare in futuro, o creato appositamente per nascere e morire, solo letteralmente forse, con l'evento)
    5. avete tempo per postare fino al 20.11.
    Durante questo tempo potete interagire fra voi, fare domande a rayana (vi ricordo sempre di scrivere sotto spoiler le domande che fate). La garrett vi risponderà solo a conclusione del periodo, ma non necessariamente anche il Fato: se avete bisogno di ulteriori informazioni, o avete domande la cui risposta vi aiuterà a proseguire le vostre interazioni, il fato bellissimo interverrà per darvi, se possibile, una risposta.

    e questo è quanto. buon inizio della fine.


    Edited by zugzwang. - 6/11/2022, 15:15
     
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    "what are you, twelve?"
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    amministratore special - nathaniel henderson (lowell) - 31 y.o.
    Era stato davanti allo specchio più del dovuto ad osservare il proprio profilo e i vestiti scelti per la riunione.
    Nathaniel Henderson era vanesio, gli piaceva piacersi - uscire di casa con la consapevolezza che, per quanto il suo stile eccentrico potesse non essere apprezzato da tutti, almeno soddisfaceva i propri gusti... ma non era quello il motivo per cui ci aveva messo particolarmente attenzione nel sistemarsi la barba, o per cui aveva scelto con minuzia un panciotto poco appariscente.
    Era perfettamente conscio di non avere molti fan fra i capi reparto del ministero.
    Era perfettamente conscio degli sguardi che avrebbe ricevuto, delle sopracciglia alzate di chi pensava che non sarebbe dovuto essere lì, ad un incontro tanto confidenziale. Nathaniel Henderson sapeva di potersi permettere di vestirsi come più gli piaceva perchè svolgeva il suo lavoro al meglio, ma non era abbastanza stupido da pensare che anche i suoi colleghi lo pensassero.
    Sapeva che il suo ufficio e quello della Reiher, erano visti come un inutile spreco di fondi pubblici, se andava bene, e i loro capi estremisti se andava male. Camminavano perennemente su gusci d'uovo, cercando di non romperli e non fare troppo rumore, di non attirare troppa attenzione, ma allo stesso di fare la cosa giusta.
    Il quinto livello aveva agito con calma e pazienza negli ultimi anni.
    La batosta di Vasilov a capo del ministero li aveva rallentati, ma quando il golpe contro di lui era riuscito, ricostruire un'Inghilterra che pian piano accettasse di nuovo gli special - che li accettasse più di prima - era stato fattibile e quasi facile; non solo la gente era stata stufa dei soprusi, ma soprattutto il V livello ora conosceva i suoi nemici: i razzisti peggiori (quelli che non sanno di esserlo) erano usciti allo scoperto, e i loro abbai non erano stati che indizi sulla strada da prendere.
    Avevano re-introdotto gli special minorenni a lezione, ma non li avevano fatti partecipare alla Coppa delle Case come una casata vera e propria. Li facevano mangiare in sala grande, partecipando agli spazi comuni del castello, ma il loro dormitorio era ancora separato da quello degli altri studenti e sorvegliato (protetto) da Legionari. Giocavano a Quidditch, ma soltanto al torneo scolastico, e soltanto se la squadra di maghi li accettava. Gli adulti continuavano a non poter lavorare in posti di rilievo da soli, ma non avevano più bisogno di un garante mago.
    Piccole vittorie che cementavano la presenza degli special nella società senza far suonare troppi campanelli d'allarme.
    Ma la loro pazienza non era compresa da tutti.
    C'era chi non capiva che non si potesse cambiare il mondo dal giorno alla notte, e c'era chi non si adattava abbastanza in fretta ai cambiamenti e li giudicava per il loro agire.
    Dèlia e Nathaniel, e di conseguenza tutti i loro dipendenti, erano visti dai loro colleghi come deboli e incapaci, o come pericolosi e sovversivi da chi capiva i loro metodi. Loro preferivano la prima visione, di norma.
    Ma non quel giorno.
    Non Nathaniel, almeno.
    Il ministero non sapeva lavorare nella sua totalità come squadra. Ognuno pensava che il proprio ufficio fosse il più importante... ed era anche l'idea di Nathaniel, ovviamente (non l'avrebbe detto ad alta voce, ma era certo che il V livello fosse ben più essenziale di altri reparti), ma l'incognita di non sapere esattamente di cosa si sarebbe discusso (o meglio, la paura di saperlo) gli aveva fatto decidere di provare a farsi prendere sul serio, per una volta. Di entrare lì come capo reparto, e non come buffone che vuole soltanto una poltrona da scaldare e un lavoro statale sicuro.
    Aveva bisogno di dare a sè - e di conseguenza agli special - una possibilità, se ce ne fosse stato bisogno.
    Tutti al ministero erano spaventati dall'incognita che era Abbadon.
    Anche Nathaniel ne era spaventato, logicamente, ma era stato al mondo troppo a lungo per non sapere che la paura per il singolo, si può strumentalizzare e far diventare velocemente paura per la sua categoria.
    Non l'avrebbe permesso.

    Aveva lanciato uno sguardo a Deliah prima dell'inizio della riunione. Non c'era stato bisogno di dirsi di sedersi lontani, perchè entrambi sapevano che non avrebbe giovato nessuno essere loro contro il ministero (meglio mettersi in mezzo ai più estremisti, per mitigare i loro discorsi razzisti se fossero usciti). Avrebbe comunque voluto avere Lydia al suo fianco, egoista nel volerla per sè in quella riunione piuttosto che come storiografa... e il sentimento crebbe sentendo le parole di Garrett.
    Sentì gli occhi su di sè quando venne citata Helianta, come ormai accadeva spesso, ma finse di non darci peso o non notarli. La gente tende a dimenticare con difficoltà le tue vecchie amicizie sbagliate, soprattutto quando sei stato proprietario ufficiale di un negozio finito sui giornali per attività potenzialmente ribelli. Che dire: quando era trapelata la notizia della special, aveva odiato la Moonarie; non tanto per le sue idee (comprendeva lo sprezzo per il ministero), ma per aver minato il ruolo di Nathaniel mettendolo in una tale posizione, quando entrambi sapevano fosse essenziale per una buona fetta della popolazione magica che il quinto livello non fosse considerato filo-ribelle. Nathaniel Henderson e Dèlia Rehier, e tutti i loro sottoposti, erano la faccia dell'idea che fosse possibile essere pro-special, e allo stesso tempo cittadini fedeli. Che fosse possibile convivere fra special e maghi purosangue. Helianta avrebbe dovuto avere più rispetto per ciò, e non approfittarsi della gentilezza del fu Lowell; un errore simile aveva minato anni di progetti, e Nathaniel non sapeva come uscirne. Forse non avevano trovato prove delle attività nella Resistenza della Moonarie, ma la popolazione credeva a cosa il ministero voleva che credesse. .
    Si era portato degli appunti - su cui aggiunse dettagli detti dalla capo censura che gli mancavano. Ovviamente aveva indagato anche lui, per quanto fosse riuscito, chiedendo ad amici e colleghi. Iniziò a sfogliare quello che aveva, cercando di mettere insieme i pezzi... cosa non facile, quando una persona ti dice che è lì per trovare un piano d'azione insieme, ma non condivide tutto quello che ha in modo chiaro.
    Avrebbe voluto avere una copia dei documenti da studiare con calma una volta a casa, ma supponeva che quel materiale non potesse uscire da quella stanza - se la riunione era stata aperta solo a una ventina di persone fidate - quindi evitò di chiedere, allungandosi piuttosto per studiare i nomi, le coordinate, le scritte, e cercare di capire cosa gli mancava degli incidenti che già si era appuntato.
    «La Corea del Sud e la Norvegia sono alleati importanti del ministero inglese.» la prima soprattutto era particolarmente schierata. «Ci sono già stati incontri fra noi e loro per sapere se stanno indagando sulla cosa, se hanno qualcosa in più?» Noi, perchè ci credeva, Nathaniel, che dovessero lavorare insieme, che il ministero fosse forte se insieme, che i giochi di potere servivano solo per potenziare il singolo ma indebolire il gruppo.
    Era a capo del suo reparto da più tempo della maggior parte dei presenti, e forse non era il politico migliore del mondo, ma era parte di quel ministero tanto quanto gli altri.
    «Altrimenti, dovremmo contattarli il prima possibile. Mi rendo conto della delicatezza della situazione, ma non vorrei scoprissero il... peso inglese di questi incidenti nel modo sbagliato» Perchè sapevano tutti che Seth Abbadon che appare, e gli incidenti che iniziano, non potevano essere una coincidenza. Sarebbe stato un disastro diplomatico se la cosa si fosse dimostrata effettivamente una crisi internazionale, e la Corea e la Norvegia avessero scoperto che il Regno unito già sapeva del problema e non li aveva resi partecipi.
    L'inghilterra aveva un ruolo privilegiato sul piano politico del mondo per quasi cinquant'anni, ma avevano perso prestigio per colpa di Lancaster, Lafayette e Vasilov e il susseguirsi di ministri e presidi.
    Gestire al meglio questa situazione al meglio era la loro occasione di tornare i pionieri del mondo. E sì, ovviamente voleva esserlo nell'ambito degli special.
    Continuando a sfogliare i fogli, alzò nuovamente gli occhi, e dopo uno sguardo veloce a Delia, li portò ai pavor. «Ci sono novità sulla vicinanza della Moonarie al movimento ribelle? Se fosse nella Resistenza, e queste informazioni fossero anche in mano loro, potrebbero essere usate nel modo sbagliato e dovremmo attivarci ancora più rapidamente» se voleva far vedere che non si vergognava della sua passata amicizia con Helianta e questa non avrebbe intaccato la sua serietà sulla situazione? Forse !!11
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    «La Corea del Sud e la Norvegia sono alleati importanti del ministero inglese.
    Ci sono già stati incontri fra noi e loro per sapere se stanno indagando sulla cosa, se hanno qualcosa in più?
    Altrimenti, dovremmo contattarli il prima possibile. Mi rendo conto della delicatezza della situazione, ma non vorrei scoprissero il... peso inglese di questi incidenti nel modo sbagliato»

    «Ci sono novità sulla vicinanza della Moonarie al movimento ribelle? Se fosse nella Resistenza, e queste informazioni fossero anche in mano loro, potrebbero essere usate nel modo sbagliato e dovremmo attivarci ancora più rapidamente»

    -------------------------

    potevo parlare così tanto? CHI LO SA!!! ma magari la seconda è più per i pavor (??) e possono rispondermi, mentre la prima credo nessun player abbia la risposta ma potete commentare e dire che non siete d'accordo idk.
    Immagino possiate e dobbiate ignorarlo se non vi interessa cosa dice e dire la vostra e basta

    il resto sono solo trip mentali di nate non serve leggere. Prende appunti, studia i documenti portati dalla garrett per studiarli (ma li lascia sul tavolo a disposizione di tutti)
    Mi rendo conto sia un post inutile a dir la verità volevo stesse zitto poi mi sono ricordata che tanto è canon per me gli altri capi ministeriali non abbiano troppo rispetto per il quinto livello, quindi se dico cose sceme almeno è in character XDDDDDD (no davvero scusate non so come contribuire alla conversazione in modo... non ooc e utile senza sforare in altri reparti)
     
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    ex capo dei segugi - urijah crawford - 34 y.o.
    Quante volte aveva sognato di andarsene?
    Davvero tante, troppe.
    Erano passati ormai quasi vent'anni da quando aveva posato gli occhi sul corpo senza vita di sua madre e aveva pensato che con tutta quella merda, lui, non voleva più averci niente a che fare. Al diavolo il Ministero, al diavolo i Segugi, al diavolo l'ambizione e il prestigio della famiglia Crawford. Quello non era mai stato il suo sogno, era sempre stato quello di sua madre. Era stata Davina ad addestrarlo, a educarlo come un perfetto Mangiamorte, a convincerlo che quello fosse non soltanto il suo scopo, ma addirittura il suo destino. Una volta morta, tutto quello non avrebbe più dovuto avere importanza. Senza di lei a esercitare il pieno controllo della sua vita, niente gli impediva di cambiare strada, di voltare le spalle alla politica inglese e a quel cammino di violenza che Davina aveva scelto per lui. In fondo, senza di lei era libero, giusto? Sbagliato.
    Avrebbe avuto senso, certo, se Urijah fosse stato in grado di essere qualcosa di diverso da un Segugio. Il problema era che, non avendo mai imparato altro nella vita, la sola idea di allontanarsi da ciò che aveva sempre conosciuto gli pareva assurda, impensabile. E non che non ci avesse provato - lo aveva fatto. Dopo la morte di sua madre si era messo in congedo per un po', e nessuno aveva osato biasimarlo. Credevano soffrisse per la perdita Davina, ignari del fatto che fosse stato proprio lui a porre fine alla vita della donna. Non aveva passato quelle settimane in lutto; le aveva passate, piuttosto, a pensare. Aveva rimuginato a lungo sulle sue alternative, su quell'improvvisa abbondanza di opportunità che mai prima d'allora gli era stato concesso di avere.
    Alla fine aveva capito.
    Aveva compreso che il punto non era mai stato il disprezzo verso la propria posizione, quanto più la sensazione di non avere altra scelta, di non poter fare nient'altro che quello, di dover sempre competere con il fantasma di suo padre e con le aspettative di sua madre.
    Quando Urijah era tornato al Ministero, lo aveva fatto perché voleva farlo. Era tornato perché credeva davvero nell'istituzione, nei Mangiamorte, nei suoi Segugi. Non aveva più vacillato, non aveva più commesso errori, non si era mai più concesso distrazioni – ed era così che era diventato il Capo. Perché nessuno era più qualificato di lui, perché era migliore di suo padre.
    Perché se lo meritava.
    Come aveva fatto, dunque, a perdersi? Nella maniera più stupida del mondo: lasciando che le emozioni prendessero il sopravvento.
    La sua posizione aveva sempre richiesto dei sacrifici. Sporcarsi le mani, per Urijah, non era mai stato un vero problema. Non aveva mai provato alcun senso di colpa, non era mai tornato sui suoi passi, non si era mai chiesto in che modo le proprie azioni avessero contribuito a rovinare la vita delle persone che catturava per conto del Ministero. Il suo compito non era farsi domande. Faceva ciò che gli veniva chiesto, e lo faceva nel migliore dei modi possibili, tutto qui. Credeva di aver raggiunto l'apice delle sue abilità, delle sue aspirazioni, e che niente fosse realmente in grado di scalfirlo. Si era spinto oltre perché aveva creduto di poterlo fare. Il più grave errore della sua vita: convincersi di non avere limiti. Unirsi ai fes, tuttavia, aveva rotto qualcosa in lui. Lo aveva trascinato al di là di un confine che non si era neppure preoccupato d'individuare, convinto di essere forte abbastanza per superare qualsiasi difficoltà. Aveva ricominciato a dubitare di sé e del proprio operato per la prima volta dopo quasi vent'anni, ed aveva provato rimorso per la primissima volta in tutta la sua vita. Per quello che avevano fatto a Sylvester, per Isaac, per tutti quelli che erano venuti dopo. Aveva lasciato che quel sentimento lo consumasse, lo portasse a un passo dal baratro e, infine, causasse la sua stessa rovina. Se non poteva più essere un Segugio, allora non poteva più essere nient'altro.
    Dopo la caduta, gli erano rimaste ben poche cose; fra quelle: le conoscenze e il rispetto. Aveva amici potenti, persone che avrebbero facilmente potuto reintrodurlo al Ministero chiudendo un'occhio sulla sua recente indisciplina. Succede anche ai migliori, avrebbero detto. Urijah però non era quel tipo di persona. Non avrebbe mai sopportato di sedere nuovamente ai vertici del suo reparto per raccomandazione e non per valore. Per quanto odiasse trovarsi nuovamente fra i novellini, aveva scelto la via più difficile: la scalata. L'aveva già fatta una volta, poteva farlo ancora. Aveva bisogno di dimostrarlo a sé stesso quanto agli altri.
    A quel punto, per Urijah, a contare era esclusivamente il rispetto. Non era mai stato un capo ingiusto. Pretendeva quel che era lecito chiedere ai suoi soldati, ricompensava chiunque desse prova del proprio talento. Ufficialmente non era più un responsabile ma, per molti dei suoi colleghi, in un certo senso lo era ancora. Dunque gli restava un solo ostacolo: Samuel Ritk.

    Osservò la donna di sottecchi, senza premurarsi di voltare il capo per guardarla apertamente. Piegò quindi le labbra in un sorriso soddisfatto, conscio del fatto che la sua presenza lì fosse una stonatura. Era una riunione per i capi, e lui non era più un capo, eppure. Non gli era mai piaciuta l'idea di ricorrere alle sue conoscenze, ma doveva ammettere che, di tanto in tanto, una mano diveniva necessaria in vista di un progetto più grande.
    Alister Black poteva non essere esattamente suo "amico", ma fra loro c'era – rispetto. Un'alleanza silenziosa che, se non altro, interveniva a vantaggio di entrambi quando se ne presentava l'occasione. Urijah e Alister non potevano essere più diversi, ma condividevano lo stesso sangue contaminato, lo stesso segreto e gli stessi ideali, e questo era sufficiente.
    «se siete seduti a questo tavolo, è perché qualcuno si fida di voi e quel qualcuno, è pienamente responsabile delle vostre azioni in merito, odierne e future.» scoccò un'eloquente occhiata al Black. Urijah non era una persona affidabile, ma prendeva sempre sul serio il suo lavoro. Non avrebbe lasciato che Alister si pentisse di quella scelta.
    Rimase in silenzio, analizzando le informazioni della Garrett nel tentativo di dargli un significato coerente, di dar senso alle sue parole e a ciò che avevano trovato durante il blitz alla Lanterna. «shaftesbury ospitava quasi 4000 abitanti fino al 6 Agosto di quest’anno» sei Agosto. Ricordava la data del sette cerchiata sul planner che aveva trovato all'ingresso. Una coincidenza? «Le sparizioni sono avvenute tutte nella stessa data, o ci sono altri elementi ad avvalorare l'ipotesi di un collegamento fra di esse oltre alla loro – peculiarità avevano bisogno di un quadro completo della situazione per poter anche solo tentare di comprenderla e, al momento, la Garrett non si era sbilanciata oltre l'essenziale. Di norma, l'interesse del Ministero inglese era limitato, per l'appunto, a ciò che interessava il territorio inglese. Tra le sparizioni elencate dal Capo Censura, tuttavia, soltanto una era avvenuta nel Regno Unito, dunque cosa li aveva spinti ad attenzionare gli altri episodi? «La Corea del Sud e la Norvegia sono alleati importanti del ministero inglese, ci sono già stati incontri fra noi e loro per sapere se stanno indagando sulla cosa, se hanno qualcosa in più?» il Crawford annuì pensieroso. Il suo giudizio sulle competenze dell'Henderson o sulla validità del suo reparto poco contavano in quella circostanza; la sua domanda era sensata, ma la sua posizione riguardo alla provenienza di quelle informazioni? Era fatto noto, almeno fra i Segugi, che Nathaniel in passato avesse avuto dei contatti con Helianta Moonaire. Non aveva intenzione di sollevare la questione, non lì e non in quella circostanza almeno, ma non poté fare a meno di squadrarlo con sospetto (sus!!). «Perché indagare su queste sparizioni in effetti, se non nell'ottica di un quadro più grande? Durante il blitz potremmo non aver trovato prove schiaccianti sulla sua appartenenza alla Resistenza, ma che la Moonaire abbia raccolto tutte queste informazioni soltanto per interesse personale mi sembra poco probabile».
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    Mi è partito il trigger perché non scrivevo da settimane e ho scritto decisamente troppo.
    Non dovete leggerlo davvero, le cose importanti sono queste:
    - È lì perché Alister ha accettato di portarlo con sé;
    - Domanda: «Le sparizioni sono avvenute tutte nella stessa data, o ci sono altri elementi ad avvalorare l'ipotesi di un collegamento fra di esse oltre alla loro – peculiarità
    - Riflessione random: «Perché indagare su queste sparizioni in effetti, se non nell'ottica di un quadro più grande? Durante il blitz potremmo non aver trovato prove schiaccianti sulla sua appartenenza alla Resistenza, ma che la Moonaire abbia raccolto tutte queste informazioni soltanto per interesse personale mi sembra poco probabile»

    fine, that's it :vyes:


    Edited by add/violence - 7/11/2022, 18:37
     
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    capo consiglio - jack daniels - 24 y.o.
    Hyde odiava le persone. Sempre, anche quando non lo degnavano di uno sguardo limitandosi semplicemente ad esistere nel suo campo visivo.
    Figurarsi quando obbligato a conviverci attivamente ad una riunione senza preavviso nella quale la priorità di ciascuno dei presenti era pisciare il più a lungo ed il più lontano possibile rispetto agli altri. Sistemò gli occhiali da sole sulla radice del naso, resistendo alla tentazione di premere il pollice sulle palpebre abbassate per cercare di fermare l’emicrania nascente al solo prendere posto attorno al tavolo. Non gli interessava dividere le risorse e mostrarsi equo. Ciascuno a modo proprio, ma lì dentro erano tutti consci di quanto Jack Daniels mal sopportasse la loro esistenza, e non la ritenesse allo stesso livello della propria. Occupò la poltroncina al fianco di Alister Black, perché lo rispettava come collega e, soprattutto, era abbastanza certo che non avrebbe detto qualcosa di così stupido da far rimpiangere al Daniels ogni scelta di vita. Non voleva essere associato ad uno qualsiasi degli altri dementi all’interno della sua sala del consiglio.
    Ma poi che cazzo ci facevano lì tutti quei pavor.
    Nascosto dietro le lenti scure, puntò lo sguardo sul Crawford, arcuando entrambe le sopracciglia. Meno male che era una riunione riservata. Prendevano proprio tutti, oramai. Alla successiva, avrebbe invitato anche Jekyll – Chelsey no, perché avrebbe aperto bocca al momento sbagliato, con la persona sbagliata, e si sarebbe fatta uccidere sul posto. Nessuno metteva Chelsey in un angolo loculo, se non chi se l’era veramente meritato (lui). Piuttosto che far sedere a quel tavolo un ex capo di reparto caduto nel vortice di droga ed alcool, avrebbe lasciato un posto libero a Mort Rainey. Almeno avrebbe reso divertente quella perdita di tempo.
    «se siete seduti a questo tavolo, è perché qualcuno si fida di voi» Purtroppo, non gli sfuggì l’occhiata della quota caritas del Ministero, al capo degli strateghi. Non era nella miglior posizione di giudicare le amicizie del Black, ma sospirò comunque – piano, e mezzavoce – rilassandosi contro lo schienale della seduta. Passò la lingua sul labbro superiore, girando appena il capo verso la responsabile della censura. Da quando era lei a tenere quel tipo di riunioni? «e quel qualcuno, è pienamente responsabile delle vostre azioni in merito, odierne e future.» Accennò un sorriso ad Anjelika Queen ed i suoi minion, perché quello sembrava proprio un loro problema. «in questi mesi, abbiamo revisionato le prove che avete trovato durante il Blitz alla lanterna.» Mio… Dio. Cristo Santo. Ancora quella storia? Roteò gli occhi al soffitto, protetto dietro lo schermo dato dagli occhiali – e se qualcuno aveva problemi con la sua mise, poteva parlarne con i suoi avvocati; i suoi avvocati being se stesso, grazie e vaffanculo – e picchiettò l’indice contro il tavolo. Una sola volta, secca. Un punto che avrebbero dovuto mettere a quella situazione l’anno prima, perché a nessuno fotteva un cazzo di meno di due ribelli ed un teatrino che loro avevano deciso fosse una possibile base ribelle, ma nulla aveva dimostrato potesse esserlo. Sì, il Kim conosceva quel posto, e l’aveva suggerito come lavoro al pezzente con i capelli dei cugini di campagna, e Helianta Moonarie era MIA da anni, ma onestamente? Era una babbana, la sua vita era sempre stata complessa, una sua fuga era probabile, non solo possibile. Aveva anche viaggiato nel tempo, visto un mondo come neanche Hyde conosceva, cos’altro la teneva a Londra? La sua virtù?
    «inutili, per il vostro contesto. Nulla di riconducibile ai Traditori, nessuna prova schiacciante che ci abbia permesso un qualche punto di svolta.» Sconvolgente. Chi l’avrebbe mai detto che un negozio nel cuore di Quo Vadis non avesse indizi su Resistenti che complottavano contro il governo. Si rifiutò di credere che avessero indetto quella parodia di un’assemblea per la fu Lanterna Dorata. Puntò gli occhi sulla Hillcox, cercando di inviarle telepaticamente tutto il suo disappunto per quella situazione, e quanto - oh, quanto - gli costasse essere chiamato a rapporto insieme non solo al resto dei colleghi, ma anche il basso rango come lei.
    «ci hanno comunque dato informazioni sostanziali»
    Guardò la pattumiera che gravitava sopra il tavolo del consiglio.
    Unì le dita fra loro. Reclinò il capo sulla spalla, sollevando scettico un sopracciglio biondo. Ryana Garrett aveva sbagliato tutto nella vita: la sua chiamata era per lo showbiz, non per la censura.
    Arrivarono date. Numeri. Nomi. La posa rilassata del Daniels non cambiò, ma lo sguardo si fece più attento, la mente più affilata e critica, meno condiscendente e più prono all’ascolto. Non era (solo.) una testa di cazzo, Daniels o Crane Winston che si volesse, e sapeva quando era il caso di ascoltare, prima di decidere di chiudere un cassetto e sigillarlo.
    «su una… conoscenza in comune.» Strinse i denti, posando distratto lo sguardo sulle proprie mani.
    Abbadon era un incognita che non gli piaceva. Manco per il cazzo. Nel futuro dal quale il CW giungeva, nulla di tutto quello era mai venuto alla luce. L’est Europa aveva sempre messo mani dove non avrebbe dovuto, ma non avevano mai alzato un dito contro la Gran Bretagna – non aveva provato un colpo di stato.
    Non avevano resuscitato un mostro. Perchè di quello si trattava, non era vero? Il non detto nelle parole della Garrett, la linea dura della mascella della donna. Qualcosa di inspiegabile, e di conseguenza pericoloso. Qualcosa che non potevano controllare.
    Che dovevano decidere fosse nemico o alleato. Era quello il punto della riunione, no? Controllare il flusso della storia. Rimase in silenzio, soppesando le informazioni e cercando di incastrarle con quel che conosceva o supponeva di conoscere, trovando i giusti inserimenti di quella storia.
    «La Corea del Sud e la Norvegia sono alleati importanti del ministero inglese. Ci sono già stati incontri fra noi e loro per sapere se stanno indagando sulla cosa, se hanno qualcosa in più?» Spostò gli occhi chiari sull’Henderson. Quella linea di pensiero era esattamente il motivo per cui la sua sola presenza al tavolo, fosse ridicola. L’ennesima battuta di una pagliacciata che durava avanti da anni. Nè Hyde né Jack Daniels erano razzisti, solo oggettivi, e davvero non comprendeva, né mai l’aveva fatto, l’odio di tutti nei confronti degli special. Perchè riversare il proprio disgusto su un bacino così piccolo, quando potevano detestare tutti equamente? Jack considerava gli special cittadini, ed in quanto facente parti dell’umanità, mal tollerava la loro esistenza a prescindere da quel che facessero. Trovava le risorse atte a far convivere “due mondi”, sprecate. Dividevano l’opinione pubblica, creavano nemici su più fronti, e per cosa? Se avessero usato quelle persone nel reparto Pavor, magari non si sarebbero trovati dove si trovavano. Comunque, dicevamo: il problema nei confronti dell’Henderson non era per il suo lavoro, anche se lo trovava superfluo ed uno spreco; era proprio per lui come persona.
    «non ufficiali. E non ce ne saranno, di ufficiali» tolse gli occhiali da sole, mostrando profonde occhiate e gelido distacco al resto del parco giochi. «se devo essere io a sottolineare quanto sia una terribile idea, lo farò, ma confidavo che l’intelletto di ciascuno potesse condurre alla soluzione più logica» abbozzò un sorriso piatto, senza mostrare i denti. «colpa mia» Lesinò con lo sguardo sull’Henderson, posandolo poi sulla Garrett. Non aveva bisogno di approvazione, quando mai, solo di capire quanto la donna ne sapesse più di loro – cosa non gli stesse dicendo. Nessuno teneva una riunione mesi dopo aver scoperto qualcosa, senza tenere per sé altro. «chiedere intel agli stati esteri, significherebbe dimostrare che non ne sappiamo abbastanza, che non conosciamo la possibile minaccia posta da – chiunque sia.
    Significherebbe mostrarci deboli. Nella nostra situazione, con tutti gli alti e bassi dell’ultima decade, non possiamo permettercelo. Sono nostri alleati, fintanto che gli fa comodo esserlo, e noi siamo loro alleati, fintanto che ci sia comodo esserlo. Non siamo amici. Non siamo collaboratori. Il “peso inglese”… ed è questo il problema, no? Al momento, non abbiamo alcun peso, perché non abbiamo abbastanza informazioni per fare la differenza. noi siamo stati il teatrino di questa nascita, e noi non ne sappiamo nulla. Significa, in un gergo che potrebbe esserle più comprensibile signor Henderson, che abbiamo una mano inferiore rispetto al resto dei giocatori in partita»
    posò indice e medio sulla punta del naso, i gomiti sui bracciali della poltrona.
    «controllare il flusso della storia. Usare quello che sappiamo, a nostro vantaggio, come se l’avessimo previsto, calcolato, e voluto» Attese un paio di secondi, riflessivo. «dobbiamo bluffare» disegnò dei cerchi sul tavolo con la punta del dito, accennando alle altre potenze mondiali. «emulare gli incidenti a nostro favore, con minacce sottili a rendere precario e indeciso il governo estero, così che abbiano bisogno di noi. Fingere di saperne di più, di conoscerne i pattern. Questo modo ci permetterebbe di rinforzare la nostra posizione...» esitò. Non era certo di quale, esattamente, fosse la loro posizione. «in entrambi i casi, sia che la minaccia si riveli folle e autodistruttiva obbligandoci a prenderne le distanze, perché potremmo dire che l’abbiamo assecondato solamente per studiarlo e mostrarne i punti deboli, sia nel caso in cui diventi la stella nascente della nostra cattiva reputazione» concesse, senza sbilanciarsi troppo da una parte o dall’altra. Era ancora presto per scegliere da quale lato cadere, sapeva solo di doverlo fare in piedi.
    Concesse un cenno con il capo a Nathaniel. La parte sulla Resistenza, aveva una base concreta. «se i traditori sono a conoscenza della situazione quanto noi, significa che in qualunque momento potrebbero… minare la nostra autorità e credibilità. Dobbiamo giocare d’anticipo» si fermò, lasciando che fosse qualcun altro a proporre movimenti – o meno – in merito.
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    risponde a nathaniel, dicendo che non conviene informare nessuno stato estero, visto che siamo i primi a non saperne nulla. suggerisce invece di fingere di sapere cosa stai succedendo, emulare gli incidenti, così da essere più informati degli altri, e avere - in qualche modo - la upper hand. come ha detto nate, se i ribelli ne sono a conoscenza sono cazzi, quindi suggerisce di giocare d'anticipo prima che possano farlo loro e sputtanarli pubblicamente - e lascia a voi campo libero per le vostre propostine!!// ♥
     
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    berenice hillcox - censore - 24 y.o.
    «se siete seduti a questo tavolo, è perché qualcuno si fida di voi e quel qualcuno, è pienamente responsabile delle vostre azioni in merito, odierne e future.»
    La linea delle labbra tinte cremisi, si fece un po’ più sottile nel sentire quelle parole; quanto meno, Ryana Garrett evitò di scoccare un’occhiata in sua direzione, preferendo sorvolare il resto dei capi reparto e dei loro bracci destri, anche solo per lo spazio di quella riunione.
    Nice, spalle dritte e occhi attenti fissi sul capo della censura, non cedette all’impulso di incontrare lo sguardo altri, sfidandoli a commentare la sua presenza lì, ma rimase stoica e ferma nella sua posizione; se era seduta al tavolo, come aveva sottolineato la Garrett, qualcuno si fidava di lei. Non avrebbe permesso a Ryana Garrett di pentirsene.
    Non l’avrebbe delusa.
    Quello era stato senza ombra di dubbio l’anno più difficile dal suo arrivo nel passato, e i recenti avvenimenti non avevano fatto nulla per renderlo meno stressante; erano lontani i giorni in cui l’unica preoccupazione del reparto censura era quello di privare libri e giornali di notizie potenzialmente periocolose — per chi, poi? Nice era del tutto dalla parte del ministero e quel lavoro le costava un po’ più di quanto avesse messo in considerazione, ma lo avrebbe fatto, perché era l’unico modo per essere sempre un passo avanti rispetto agli altri. Per conoscere anche quello che al mondo non era concesso di sapere.
    Farsi carico di segreti altrui non era mai stato un problema per lei che, anzi, in tempi meno sospetti li aveva utilizzati come merce di scambio: il suo silenzio in cambio di qualche piccolo favore da riscuotere a tempo debito.
    Ma ora non erano più i suoi segreti quelli che gravavano sulle spalle della ex Serpeverde; erano ben più grandi di lei, e coinvolgevano l’intera nazione. L’intera Europa. Forse, addirittura, l’intero mondo.
    Quello che avevano scoperto nelle settimane e nei mesi successivi al blitz, aveva scosso profondamente la terra sotto i piedi della Hillcox. Collegamenti che in un primo momento le erano sfuggiti, puntini che qualche collega aveva tentato di unire per lei; il filo rosso che correva da un indizio all’altro sulla mappa mentale di Nice, aggrovigliato e senza capo né coda.
    Non li aveva compresi, all’inizio — non davvero. Era arrivata tardi, era arrivata dopo: quello che era successo nel 2019 per lei era storia, raccontata di bocca in bocca e arrivata alle sue orecchie sottoforma di racconti, tragedie, ricordi. Era la voce di Amalie che si incrinava leggermente quando parlava di Barry e della paura di perderlo ancora; era lo sguardo di Heather che ogni tanto si faceva lontano, per poi tornare a scrutarla come se nulla fosse; erano i frammenti di conversazione rubati nei corridoi, e leggende metropolitane che a lungo aveva creduto ingigantite ed esagerate in favore di una cronaca più entusiasmante.
    Erano incubi vissuti su una pelle non sua, abbastanza vicina da sapere che fosse successo ma non così tanto da rimanere davvero impressa.
    Non aveva più chiesto — perché quando lo aveva fatto, pesanti porte si erano chiuse davanti a lei, e Nice conosceva abbastanza bene – e da vicino – il lutto da poterlo rispettare quando lo intravedeva nello sguardo di amici e conoscenti.
    Di quella “conoscenza in comune” di cui parlava la Garrett, sapeva solo quanto emerso in quei mesi di indagini e collegamenti, e quanto era riuscita a strappare da stralci di conversazioni e ricerche personali. Non molto, in effetti, perché quello lì sembrava essere uno dei segreti meglio tenuti dai censori e dal ministero. Per buoni motivi.
    Ciononostante, la sua ignoranza sull’argomento non le aveva impedito di dare il massimo nel momento in cui il suo ufficio ne aveva avuto la necessità: si era spaccata la schiena lavorando ben oltre l’orario stabilito, naso affondato su libri, testa ad arrovellarsi dietro indizi che, in prima battuta, non avevano avuto il minimo senso. Solo quando il primo tassello era andato a incastrarsi perfettamente nel quadro, erano riusciti a trovare il via per risolvere quel gigantesco puzzle.
    Non avevano ancora terminato, erano molto lontani dal farlo, ma potevano dire di avere almeno qualcosa da presentare al resto dei reparti. Qualcosa di concreto, rispetto al nulla di pochi mesi prima.
    Comunque non abbastanza per formulare ipotesi fondate, né per mettere in moto nulla, ma qualcosa lo stesso.
    Si concesse di spostare lo sguardo sugli indizi messi al centro da Garrett, nonostante li conoscesse ormai a memoria; i numeri delle coordinate di Hirson li aveva impressi a fuoco nella mente, tanto da confoderli spesso con il proprio numero di telefono o con il pin della carta di credito babbana; avrebbe saputo indicare ad occhi chiusi dove si trovava ciascun punto vuoto, come avevano definito i luoghi in cui la magia era sparita completamente senza motivo alcuno; il profilo del paesaggi di Shaftsbury che dall’oggi al domani era stata resa al suolo; aveva letto l’Apollyon così tante volte da poterlo recitare a memoria. Erano stati pochi i punti che aveva potuto unire in prima persona, ma aveva aiutato ovunque fosse possibile dimostrando di essere una lavoratrice attenta, instancabile, ambiziosa.
    E sapeva di esserci riuscita, altrimenti non avrebbe presenziato alla riunione di quel giorno.
    «Le sparizioni sono avvenute tutte nella stessa data, o ci sono altri elementi ad avvalorare l'ipotesi di un collegamento fra di esse oltre alla loro – peculiarità?»
    Azzardò uno sguardo veloce in direzione del suo capo, e quando la Garrett si mosse impercettibilmente per darle l’ok, Nice si schiarì la voce rivolgendosi all’ex capo segugi.
    «No, sono avvenute in date diverse. Ma in molti casi combaciano con qualche altro avvenimento.» Indicò il volantino con la sagra organizzata a Shaftsbury, le coordinate di Hirson, la cittadina di Kristiansand in Norvegia. «Questi sono quelli a cui il reparto censura è riuscito a risalire grazie a quanto trovato durante il blitz alla Lanterna. Non c’è nulla che conduca alla Resistenza, ma tutto porta verso -» tentennò appena, la prima lacrima di indugio a spillare da un discorso altrimenti deciso. «altre piste.» Nessuno di loro sembrava voler dire quel nome ad alta voce, non sarebbe stata di certo lei. Si ricompose, e continuò. «Non è interesse personale — è sete di conoscenza.» Lo corresse, e indicò ancora una volta le lettere di wisethero. «Da quanto emerso, è evidente che la persona con cui era in contatto sapesse molto di più di quanto accennato nelle missive. Quanto scoperto alla libreria non è che la punta dell’iceberg.» Le iridi ghiaccio scivolarono velocemente su Hyde, prima di tornare saldamente su quelle di Crawford: il CW aveva ragione, non sapevano abbastanza da poter rischiare di informare gli altri stati. Cosa gli avrebbero detto? Quali informazioni avrebbero condiviso, se quanto scoperto non era chiaro neppure a loro?
    All’uomo si limitò a rivolgere un cenno del capo, per fargli capire che le risposte alle sue domande erano terminate: sarebbe intervenuta ancora, con il lasciapassare di Garrett, nel caso in cui ci fosse stato bisogno ma per ora era giunto il momento di tornare al suo posto.
    Anche perché non condivideva quanto proposto da Hyde, ma non poteva contraddirlo davanti a tutti, non fino a che non avesse avuto idea di come farlo, con proposte concrete e attuabili.
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    Risponde a Kovu:
    CITAZIONE
    «No, sono avvenute in date diverse. Ma in molti casi combaciano con qualche altro avvenimento. Questi sono quelli a cui il reparto censura è riuscito a risalire grazie a quanto trovato durante il blitz alla Lanterna. Non c’è nulla che conduca alla Resistenza, ma tutto porta verso altre piste. Non è interesse personale — è sete di conoscenza. Da quanto emerso, è evidente che la persona con cui era in contatto sapesse molto di più di quanto accennato nelle missive. Quanto scoperto alla libreria non è che la punta dell’iceberg.»

    Se farete altre domande forse saprò contribuire con altro #wat altrimenti la mi utilità termina qui.
     
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    pavor segugio - sebastian aidonnow - 26 y.o.

    Sebastian era: offeso.
    ma aveva imparato da tempo a mitigare le proprie reactions, preferendo la professionalità al mostrarsi eccessivamente emotivo.
    al contrario di gente della quale non faremo nomi (kaz1) e che per ovvi motivi non aveva ricevuto alcun invito per quella riunione sekreta (sempre kaz1), l'aidonnow sapeva quando mettere da parte se stesso per un bene superiore.
    però che nessuno parlasse della spilla da lui trovata durante il blitz era proprio una cosa difficile da mandar giù, ecco.
    rimase comunque seduto al suo posto, la schiena dritta e la gamba destra tenuta distesa davanti a sé — non era più guarita del tutto, dagli eventi dell'anno prima, ma a Sebastian non importava. per quanto fastidio potesse dargli, quel dolore serviva a spingerlo più avanti; sempre un passo oltre. non si sarebbe sottratto al proprio dovere solo perché le sue ossa erano state sbriciolate e poi faticosamente ricostruite.
    anche se al momento il suo dovere sembrava essere quello di ascoltare e tendere bene le orecchie: dopotutto, anjelika queen se l'era portato dietro come scribacchino, concedendogli comunque una fiducia che Sebastian non aveva alcuna intenzione di tradire. mosse rapido la punta della piuma sulla carta, trascrivendo solo alcune parole chiave estrapolate dal discorso della garrett, un sopracciglio scuro a sollevarsi di tanto in tanto — «Crediamo che Helianta Moonarie stesse indagando su questo. su una… conoscenza in comune.» per ovvie ragioni, quelli nella posizione di Sebastian Aidonnow difficilmente sapevano un cazzo; veniva loro detto lo stretto necessario, impartiti ordini, evitate le spiegazioni.
    non se n'era mai lamentato, il ventiseienne, né si era posto il problema: contrariamente a quanto avrebbe voluto suo padre, Sebastian non puntava a fare carriera nel Ministero. nessuna scalata delle gerarchie, nessuna sete di potere e conoscenza. al contrario, soprattutto ora che poteva guardare in faccia quelli piú in alto di lui e vedere le loro espressioni prive di qualunque certezza, si sentiva ben lieto di essere parte della manovalanza «domande?»
    attese pazientemente che fossero altri a farsi avanti per primi, la testa bionda reclinata su una spalla mentre il suo ex superiore prendeva la parola; gli venne spontaneo chiedersi (in modo molto fugace e distratto) su invito di chi il Crawford si fosse presentato a quella riunione, ma subito sovvenzioni un secondo pensiero e poi un terzo: non erano affari suoi, era comunque un bel vedere. divenne più attento quando fu il turno del Capo Consiglio, ma alle sue parole non reagì in alcun modo, sebbene in parte fosse d'accordo.
    sapeva ancora troppo poco, l'aidonnow, per permettersi di dare ragione o torto a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era jack Daniels.
    «Da quanto emerso, è evidente che la persona con cui era in contatto sapesse molto di più di quanto accennato nelle missive. Quanto scoperto alla libreria non è che la punta dell’iceberg.» istintivamente, seb soffocó un colpo di tosse nel pugno chiuso: se solo si fossero presi la briga di studiare la spilla, magari!!!! ma non portava affatto rancore. lasciò scemare la voce della hillcox in un silenzio fin troppo denso, prima di sollevare le iridi scure su anjelika queen; la quale gli restituì uno sguardo di ghiaccio e un impercettibile cenno con il capo, che rappresentava un via libera ma anche un avvertimento: non dire cazzate.
    one does not simply.
    «all'inizio ha parlato di persone scomparse, in circostanze quanto meno peculiari» si rivolse direttamente alla Garrett, spostando lo sguardo da lei agli appunti presi e viceversa «e forse persino simili sotto certi aspetti. ma i maghi e le streghe in questione.. avete trovato un collegamento tra di loro? o pensate siano stati scelti in modo casuale?» corrugó la fronte, il segugio, ripassando mentalmente i nomi e le date: non gli dicevano quasi nulla, e con quelle poche informazioni a disposizione avrebbe optato per la seconda ipotesi.


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    abbastanza inutile. ascolta tutti e prende appunti da bravo bimbo di anjelika, poi fa domanda basic alla Garrett:
    CITAZIONE
    «all'inizio ha parlato di persone scomparse, in circostanze quanto meno peculiari. e forse persino simili sotto certi aspetti. ma i maghi e le streghe in questione.. avete trovato un collegamento tra di loro? o pensate siano stati scelti in modo casuale?»
     
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    capo cacciatori - akelei beaumont - 30 y.o.
    Akelei passò una mano sul viso, il capo chino sui documenti sparsi per la scrivania e in disperato bisogno di un caffè. Un vero caffè, non quella merda che Rainey serviva al secondo livello. In altre circostanze, la Beaumont non avrebbe lasciato un tale disordine colonizzare il suo ufficio, ma la mole di lavoro ultimamente si era fatta significativa: tra il coordinare la nuova succursale a Quo Vadis e indagare sulla recente fuga di special da un laboratorio, la Beaumont era vicina all’esaurimento. Senza contare il resto, come gestire il resto dei crimini che erano riportati ogni giorno. E poi c’era il terzo livello, che preferiva passare la loro giornata lavorativa al bar piuttosto che alla scrivania o sul campo. Fosse stata nella Queen, non avrebbe lasciato che il terzo livello cadesse in un tale degrado. Ma non era Anjelika, quindi poteva solo contemplare da lontano cosa avesse fatto di sbagliato il Ministero. Una volta era un’istituzione formata da un personale serio e disciplinato, che fossero purosangue o qualsiasi cosa in-between, ancora ricordava con piacere in tempi in cui chiamava gli Icesprite e i Bulstrode suoi colleghi. Purtroppo, tale epoca era giunta a un termine e la Beaumont avrebbe lavorato con quello che si trovava tra le mani. Almeno aveva ancora qualche Hamilton tra i ranghi. Chiamò la sua segretaria nella stanza, la donna così acclimatata al capo cacciatori da aver bisogno di un mero cenno per correre da lei. Billie Jeans poteva anche essere una semplice segretaria, ma la Beaumont considerava il suo lavoro al pari del resto dei suoi impiegati; Billie era parte integrante di quell’organismo, la collaboratrice che più di tutti aiutava Akelei a gestire i suoi compiti. «mi hai chiamato?» la testa corvina della Jeans fece capolino dalla porta appena aperta, la sua immancabile disposizione solare ad intensificare il mal di testa della francese. Tra lei e la Jackson non sapeva chi fosse peggio, ma non aveva fretta di scoprirlo. «sì, ho bisogno che distribuisca i turni della prossima settimana. se hanno dei problemi possono parlarne con te, o risolversela tra loro» perché la Beaumont aveva già due figli a casa, non aveva bisogno di fare da babysitter a nessun altro sul posto di lavoro. «poi voglio i report settimanali dell’ufficio di quo vadis entro questa sera» perché fare lo sforzo di recarsi fino all’ufficio quando poteva mandare la segretaria? Era una persona efficiente, dopotutto. Porse la pila dei turni alla donna, che per un momento vacillò sotto il peso del Potere ™ . «io vado, non mi chiamare a meno che non stia andando a fuoco l’ufficio» si alzò dalla scrivania e congedò la donna con un segno della mano. Radunò le cose che le sarebbero servite per la missione, avendo cura di riporre i documenti riservati sotto metaforica chiave. Fingiamo che mi ricordi l'incantesimo per crittare le cose, o che esista. La Beaumont poteva aver finito i suoi doveri amministrativi per la giornata, ma essere il capo dei cacciatori non significava sedere dietro una scrivania mentre mandava i suoi agenti sul campo. Certo, avrebbe potuto, dopotutto Palmer era stato quel tipo di capo. Ma non tutti erano delle merde che si nascondevano dietro dei fascicoli mentre gli altri facevano il lavoro sporco per lui quindi vaffanculo Palmer. Si trattava semplicemente di tracciare gli special che erano evasi da un laboratorio per interrogarli, per capire se ci fosse qualche deviante tra di loro, magari stanare quel covo di ratti.
    Morale della favola: beccatevi la role di prova così posso allungare il brodo.

    La partecipazione dei cacciatori al Blitz era stata marginale, e proprio per quello la Beaumont aveva avuto cura di leggere tutti i rapporti riguardo la missione. C’erano dei dettagli che non le tornavano, eventi che all’apparenza non avevano nessun filo conduttore ma che osservati da un’altra angolazione incominciavano a prendere una forma coerente. E poi, non le piaceva arrivare impreparata alle riunioni. «se siete seduti a questo tavolo, è perché qualcuno si fida di voi» Akelei lasciò scivolare lo sguardo sui membri presenti nella stanza, le sue labbra a piegarsi all’ingiù e le sopracciglia a corrucciarsi quando intravide la figura del Crawford. Come qualcuno potesse ritenerlo ancora degno di fiducia non le era chiaro, non dopo il suo cadere in disgrazia. La Beaumont non era una persona che concedeva la propria fiducia ciecamente, non era infatti un caso che nessun cacciatore fosse presente (o forse sì hihi chi lo sa, di certo non lo era alle 23:29). «in questi mesi, abbiamo revisionato le prove che avete trovato durante il Blitz alla lanterna» la cacciatrice non era sorpresa dalle tempistiche degne di Poste Italiane, lo ripeteva sempre che rimpiangeva i tempi in cui aveva come colleghi Icesprite e i Bulstrode. Altro che momento giusto. «sta succedendo qualcosa, in tutto il mondo magico e non. I fenomeni sono sempre più frequenti, e sempre più inspiegabili. Crediamo che Helianta Moonarie stesse indagando su questo. su una… conoscenza in comune» persone che sparivano, fenomeni inspiegabili, la Beaumont sembrava essere stata teletrasportata a qualche anno prima. Non le piaceva la situazione, la mancanza di intel era preoccupante e non le piaceva brancolare nel buio, ma per il momento non poteva fare molto altro. Ascoltò quello che i suoi colleghi e non avevano da dire, trovando i loro interventi non completamente idioti per la maggior parte. La proposta di Henderson era….qualcosa. Collaborare con gli altri Ministeri era una pessima idea per tutte le ragioni che Daniels aveva sottolineato, mostrarsi deboli non era quello che avevano bisogno in quel momento. Non aveva particolari domande, la Beaumont, o suggerimenti for the matter, per il momento preferiva osservare la situazione e studiare la stanza. Il silenzio ai sentimenti.
    gifs: riptides.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
     
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