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  1. .
    Come spesso succedeva nella sua vita, Idys si stava lasciando trasportare dagli eventi e dalla conversazione senza fare programmi, tenendo a mente l’unico paletto fisso della sua intera (nuova) esistenza, e stando quindi attenta ai dettagli che avrebbero potuto farle intendere che Lux fosse troppo vicina a capire chi fosse veramente — fino a quel momento, però, la bionda sembrava beatamente ignorante riguardo quella spinosa questione, e quello contribuì ulteriormente a far rilassare una Idys già fin troppo a suo agio, intorno a quella che avrebbe dovuto, di fatto, essere una sconosciuta, ma che per qualche strano motivo non lo sembrava.
    «Adoro i tuoi capelli, sono stupendi!! Avrei voluto nascere rossa, ma mi è andata male.»
    Aggrottò le sopracciglia, senza capire perché quello dovesse essere un problema; lei non lo aveva mai fatto perché aveva sempre amato il suo colore naturale, ma sapeva anche che non avrebbe avuto problemi a farlo, se fosse stato necessario alla propria sopravvivenza.
    «Lo so che potrei benissimo tingermeli, ma…»
    Ecco, stava giusto per dire che la cosa poteva risolversi facilmente, che conosceva un sacco di prodotti e pozioni perfette per non rovinare il capello, e che sarebbe stata disposta persino ad aiutare (perché, tra le tante cose, era anche un'abile parrucchiera duhhh) quando: «… L’idea di tingermeli mi terrorizza.»
    Un po' il cuoricino di Idys si strinse.
    Oh povera bubi, anima speciale, cuore dolce. Paura?! Di cosa, precisamente?! Non riusciva a capire, né spiegarselo, perché per lei il concetto stesso di paura non era mai esistito (grifondoro…… derogatory………) nemmeno quando avrebbe dovuto averne.
    «Soprattutto perché… rischiare di diventare pelata?»
    Uh?!? Nel 2024???? Alzò una mano e la posò con fin troppa familiarità sulla spalla di Lux, sorridendole (ma in un modo anche un po' derogatory perché era pur sempre in parte francese, Idys, anche non sapendolo), e tentò di rassicurarla.«queste credenze popolari sono sbagliate, mia giovane amica. Esistono molti prodotti poco aggressivi o lozioni che proteggono sia il capello che il cuoio capelluto, nessuno diventa più pelato a causa delle tinte. Lasciamo che quello sia solo un problema solo genetico, che dici?! E non mi sembra assolutamente il tuo caso.» le fece patpat e aggiunse «poi, alle brutte, scommetto che staresti benissimo anche con un taglio militare o un caschetto. Hai un viso bellissimo, puoi permetterti di sfoggiare ogni look, stammi a sentire.» un po' di solidarietà tra donne non poteva mai mancare, e alla fine Idys non aveva detto nulla a cui non credesse con tutta se stessa.
    Poi, in un sussurro, prima di finire il gin tonic, disse: «ma non ti ammazzare, ok? Ci siamo appena conosciute» wink wink heart emoji moon moon moon eccetera eccetera.
    «Speriamo che qualcuno ci abbia riprese e metta il videro su TikTok…»
    Quasi Idys si strozzò con il nuovo gin tonic.
    Come scusa?!?
    Lanciò un'occhiata di sbieco alla bionda, preoccupata che quella possibilità fosse reale e concreta: e se qualcuno l'avesse riconosciuta?! Ok, lei era la prima a fare dirette su Instagram quando aveva nuovi prodotti da pubblicizzare o guide wiccan da spacciare ai babbani, ma in quelle circostanze era pronta, e soprattutto, partiva già con l'idea di mascherare parte di sé stessa per evitare di essere associata anche solo parzialmente a Daphne Blake, che fosse anche semplicemente l’accento o il modo in cui pronunciava qualche parole, o le movenze.
    Sul palco, invece, era stata se stessa. Senza filtri, senza maschera, senza finzione.
    Terribile!! Un errore da principiante, come aveva potuto?!
    Lasciò che una risatina isterica occupasse lo spazio tra loro, mentre tornava ad affogarsi nel gin e rifletteva se poteva permettersi un tecnomante in grado di hackerare tiktok (e l'intero Internet) per eliminare ogni traccia della loro esibizione. «Già!! Bellissimo, adoro!! Davvero, avrebbero dovuto…» oh mio dio tutto terribile.
    Per fortuna, però, Lux era già partita per la tangente parlando di musica e non sembrava essersi accorta del tono (sarcastico) morto nella voce di Idys. E la strega, dal canto suo, era più interessata (ed intenzionata) a rimanere su argomenti poco spinosi e leggeri come la carriera musicale della nuova amica, piuttosto che lasciar intendere che fosse leggermente preoccupata per i possibili esiti di quell’esibizione improvvisa.
    «Sono una bassista, più precisamente!! E canto anche, come sai»
    Proprio come aveva immaginato: ancora una volta le sue deduzioni erano state precise e infallibili, era proprio una Nancy Drew, con più stile e capelli più belli, ovvio.
    Sorrise leggera a Lux (che, oh mio dio) parlava davvero tanto.
    La adorava.
    Perfetta per riempire i tanti (troppi) silenzi che Idys ogni tanto lasciava — un po' per creare suspance e rendere i momenti più drammatici, e un po' perché, contrariamente a quanto sembrasse, non aveva così tanto da dire. Né la voglia necessaria per farlo. Si limitava quindi ad annuire ogni tanto, quando reputava fosse giusto farlo, e a lasciar cadere uno o due "oh, capisco" nelle (poche; quasi inesistenti) pause della bionda, felice di non dover contribuire alla conversazione ma anche abbastanza interessata da non volersene andare.
    Che, di per sé, era già una novità per Idys Gaffney, non propriamente famosa per il suo saper rimanere.
    «è molto che suonate insieme? Vi esibite da qualche parte? Potrei fare un salto, una volta o l'altra.» wink anche stavolta? Ovviamente, ma con moderazione perché c'era qualcosa in Lux che sì, la attirava, ma non in quel senso. Era un'attrazione diversa, qualcosa che non sapeva spiegarsi perché nonostante il bene che aveva voluto ai Blake e il senso di patriottismo che aveva condiviso con gli altri grifondoro, Idys non era mai appartenuta a nessun posto preciso e concreto, nello spazio e nel tempo, e di certo mai a nessuna famiglia.
    Con Lux, invece, aveva la sensazione di essere esattamente dove avrebbe dovuto (e voluto) essere.
    «Scusa, non volevo monopolizzare la conversazione… e fare mansplaining.»
    Con un gesto della mano, le fece capire che non c'era alcun problema. «Due delle mie attività preferite,» scherzò su, senza scherzare troppo. Specialmente sulla parte del mansplaining, che di solito rivolgeva agli uomini come la uno reverse card che meritavano.
    «Non mi sembri una tipa facile da dimenticare.»
    Era sempre stata un pelino narcisista e megalomane, Idys, e sentire qualcuno fare affermazioni del genere non poteva che boostare il suo ego già smisurato. Allargò il sorriso radioso e drizzò le spalle, carica di una nuova energia che solo complimenti del genere, fatti da donne del genere, poteva regalarle. «Oh, ti ringrazio.» in effetti, lo era; eppure l'aveva fatto — far dimenticare che fosse mai esistita, pullando lo scherzone più grande mai fatto a chiunque la conoscesse, e sparendo nell'etere. MA!! Le piaceva l'idea di essere qualcuno difficile da dimenticare.
    «Non è che hai… origini italiane?»
    Si distrasse un attimo ad osservare la risata di gusto dell'italiana, i capelli a ricadere oltre le spalle in maniera quasi ipnotica.
    (Il suo bisexual ass era davvero debole, ohi ohi)
    «Si sente così tanto?»
    Non rispose, perché dirle “minchia sì.” sarebbe stato poco elegante, ma si limitò ad annuire con il sorriso complice ancora sulle labbra, sorseggiando il gin tonic, e lasciando che pensieri intrusivi prendessero lentamente forma nella sua mente, all'idea di poter essere italiana anche lei — dopotutto, se non sapevi nulla della tua famiglia biologica potevi convincerti di essere letteralmente qualsiasi cosa volessi, no? Era il lato positivo (uno di molti, o di molto pochi, a seconda di a chi lo si chiedeva) della faccenda.
    «non so… non credo? Mi piace pensare di essere un po' cittadina del mondo intero,» le confessò, picchiettando con distrazione le unghie sul legno del bancone, «è un gioco che ho sempre fatto, sin da piccola» non aggiunse anche “da quando ho scoperto di esser stata adottata” perché avrebbe detto un po' troppo di leo e di Daphne, e anche se dubitava che Lux sarebbe stata in grado di collegare i puntini, avendo ben poche informazioni a riguardo, decise che fosse più saggio glissare su uno o due dettagli; infondo, non erano necessari per portare avanti la conversazione. «ma ci sono stata, in Italia! Ben tre volte» esclamò, con ancora i ricordi di quei viaggi (uno con i Blake, due in solitaria) incollati sulla pelle. «vado pazza per la cucina!» ovviamente. Era una persona semplice, Idys Gaffney, quando voleva.
    Sollevò entrambe le sopracciglia quando Lux si offrì nuovamente di offrire da bere (Idys non avrebbe mai detto di no; era povera e le piaceva farai un bicchiere in più di tanto in tanto, e se poteva non dare fondo ai suoi risparmi per farlo, era molto più che felice), ascoltandola ramblare riguardo roba bolognese che, immaginò la strega, l'avrebbe fatta sentire più vicina a casa. Aw.
    «Di cosa ci facciamo portare una bottiglia?»
    Ecco le vere domande, quelle importanti.
    «lo so che abbiamo appena bevuto due gin, ma ho davvero tanta voglia di vino rosso» suggerì con aria quasi sognante, mente posato sul dorso della mano e occhi castani a cercare idee tra le bottiglie messe in mostra alle spalle dei baristi, «mh, altrimenti una bottiglia di Jack? Johnnie Walker?» piegò appena il viso verso Lux, senza staccarlo dalla mano, e la osservò per qualche istante, in attesa di conferma o di qualche altra proposta. Idys, personalmente, avrebbe bevuto letteralmente qualsiasi cosa.
    idys
    gaffney

    But in this handmade heaven, I come alive
    Bluebirds forever colour the sky
    In this handmade heaven, we forget the time
    'cause birds of a feather fly together
    1997 | england, uk | neutral
    hekate emporium's owner
    once: amelia maxine linguini
  2. .
    gli anatemi hanno la resistenza e la capacità adatti per attutire l'offensiva avversaria, dando una possibilità in più per sferrare attacchi decisivi contro i nemici.
    Erisha invece, al contrario di Poor, aveva priorità ben chiare.
    e salvare Giacomino Linguini era una di quelle.
    Quando lo aveva saputo, non si ricordava dov’era e cosa stava facendo ma solo un suono ovattato nella sua testa dopo quelle parole, aveva rotto la pianta di gelsomino, lasciandola cadere sul pavimento.
    come il suo cuore a pezzi.
    ed aveva subito iniziato a cercare, si era quasi consumata, tra i ritagli di giornale e le teorie sussurrate da qualcuno, era caduta più e più volte e le uniche mani a rialzarla erano state quelle di benedictus.
    benedictus con cui aveva discusso, sul fatto che sarebbe andata in missione ancora, sul fatto che avrebbe rischiato la vita ancora, sospirò prendendo fra l’indice e il pollice il bicchierino da shot e portandoselo alle labbra, buttandone giù il contenuto e arricciando il naso al sapore forte del superalcolico, in un bar di sabato sera per scordarsi dei litigi e dell’imminente aria di morte che gravava sul proprio collo «anche per me un altro» non doppio, visto che già sentiva in fiamme la gola e le orecchie, occhiata quasi annoiata, dal contesto, verso Poor «ah non guardarmi, la lascerò al mio ragazzo in caso di morte» l’eredità, ovviamente, beh aveva già scritto una lettera chiusa nel mobiletto nella sua cucina, si doveva essere previdenti in quei tempi «la lista dici? » beh anche lei aveva un bel po di cose che voleva fare prima di essere morta e sepolta, del tipo… prendere una passaporta e andare a nuotare fra le balene?? si poteva fare?? «quindi. la finiamo insieme?» avvicinò lo sgabello a quello dell’affascinante e charming Poor «non sei mai andato a cavallo? se vuoi posso insegnarti » era stata o no una nobile in vita passata dopotutto? «bella quella dell’Empire State Building!! secondo te troviamo una passaporta per farlo?»
    Erisha
    Byrne


    "She's such a good girl"
    That's all they ever say, but there's so much more to me
    difensore anatema
    OFF: rimuove 5-10 pa da attacco avversario
    SPECIAL
    MAGO
    geokinesis — ex ravenclaw — orphanI'm so tired of hiding what I feel
    So here I am, not gonna disappear

    Because I cannot fake it
    Bad girl
    Aviva
    moonmaiden, guide us


    Edited by Melanie~ - 7/4/2024, 21:16
  3. .
    più razionali e metodici dei berserker, i cacciatori studiano attentamente le loro prede prima di passare all’attacco, considerando ogni punto debole.
    le serviva un posto in disuso per preparare la mazza.
    e quale posto migliore della cappella slash aula inquietante slash rifugio di ictus?
    non era di certo un segreto che ci fosse nell’aria quel sentore di ribellione nei confronti di chi, il ministero, nascondeva il fatto che fossero sparite delle persone.
    delle persone e dei ragazzini.
    Theo era sparito da un mese.
    Paris era depresso.
    ma davvero depresso.
    talmente depresso che si era confidato con lei.
    Paris Tipton e Delilah Parker avevano avuto una conversazione civile, senza minacciarsi di tirarsi un destro sul naso, e lei non lo aveva nemmeno trovato strano??
    soffiò via una ciocca di capelli corvini martellando l’ennesimo chiodo nel legno, con un martello che aveva trovato nel suo baule e rubato chissà da dove, non ci aveva pensato due volte a prepararsi alla missione per recuperare, tutti ma soprattutto, quella testa di cazzo di Theo; non poteva almeno non provarci, le mancava e, inoltre, i suoi amici erano d’accordo con lei sul partire e, se ce ne fosse stato il bisogno, combattere soprattutto.
    sollevò la mazza, ormai parzialmente chiodata, e fece caso all’ombra inquietante dietro di se che interrompeva il percorso del sole verso le sue spalle, strinse le labbra e la mano destra sulla mazza, mentre poggiava il martello sulla prima superficie possibile e si girava all’indietro pronta a colpire chiunque stesse cercando di colpirla di sorpresa alle spalle… «Ictus, mi hai fatto venire un infarto» e non disse un ictus perché le sembrava troppo scortese, a lei, sgonfiò il petto sollevata «stavo per colpirti, almeno avvisami la prossima volta» si sedette sul tavolo, rigirandosi qualche vite fra le dita «cos’è quella faccia da funerale,mh?» non aveva motivo di essere triste, se si escludeva il fatto che dovesse partire e lasciare la sua ragazza a casa.
    ma quelli erano dettagli


    Delilah
    Parker


    Grabbed my hand, pushed me down
    Took the words right out my mouth
    Guerriero Cacciatore
    hanno la possibilità di togliere da 5 a 10 pd ad una difesa avversaria. il numero estratto viene tolto secco dal totale della difesa del nemico.
    MAGO
    MAGO
    17 y.o. — slytherin — beaterEenie, meenie, miny, mo
    Your mother said to pick the very best girl

    And I am
    Tag, you’re it
    Melanie Martinez
    moonmaiden, guide us
  4. .
    più comunemente conosciuti come flank, i sanguinari si occupano di indebolire il nemico con attacchi rapidi così da poter sferrare gli ultimi colpi fatali con facilità.
    «sono un cazzo di principe azzurro in calzamaglia» Beh, non letteralmente, al momento era la cosa più lontana da un principe in calzamaglia ma rise da sola all'idea. In realtà se ci pensava più attentamente era contemporaneamente il principe e Cenerentola, il che era ancora più ironico. Sorta aveva un problema. Sorta aveva un grande, grandissimo problema e si chiamava Bertie. Il suo scheletro nell'armadio. Perchè sì, "costretta" a passare molto più tempo con Bertie, o almeno, la sua controparte femminile, aveva nuovamente provato... cose. Cose che non erano solamente platoniche, cose che non riusciva ancora ad ammettere a se stessa perchè non riusciva a dar loro un senso, cose che aveva rilegato in un anfratto della sua mente, chiuse a chiave e lasciate affondare. Quel vaso di Pandora però continuava a essere riaperto, era diventato impossibile ricacciare dentro tutti quei problemi. Perchè non erano altro che problemi. Era diventato estenuante. Quello doveva essere stato sicuramente il karma. Ogni volta che chiudeva gli occhi, riviveva la bionda e voleva rubarle ben più di un bacio. Aveva chiaramente bisogno di una vacanza e quale occasione migliore di una missione suicida dove avrebbe dovuto pensare solamente a sopravvivere e dove avrebbe potuto sfogarsi prendendo a calci qualche nemico? Era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento. Una vacanza suicida. Forse era solamente quello a mancarle, un po' di adrenalina, forse era in astinenza da emozioni che l'avrebbero lasciata devastata. Forse era per questo che aveva baciato Bertie: perchè sapeva che non sarebbe mai potuto esserci qualcosa e quella tensione la attraeva irrimediabilmente verso l'ignoto. Eccitante, era solamene eccitante e non aveva nulla a che vedere con sentimenti di amore puro. E ora che Bertie non era nelle vicinanze, lo vedeva più chiaramente: Bertie aveva ragione, lei lo stava usando. Sì, chiaro, perchè non c'era altra spiegazione logica. Dopotutto non era nemmeno stata la prima volta, no? Era successo al ballo di fine anno quando Bertie si era presentato per la prima volta sotto sembianze femminili e quella era stata la prima volta, poi lui dopo la guerra era rimasto intrappolato in quel corpo e lei ne aveva approfittato. Era qualcosa di puramente fisico. Le donne le avevano sempre dato alla testa. Ora che era tornato in sé, lei non avrebbe più avuto dubbi a riguardo. Sicuro non stava andando a salvare coloro che erano spariti perché si sentiva in colpa. «okay okay» prese il braccio di chiunque fosse nelle sue vicinanze e decise di trascinarli verso il bancone dove fece versare del Whisky Incendiario e dopo aver portato il bicchiere in alto urlò «ALLE SCELTE SBAGLIATE WOOOOOOO» e buttò giù il primo drink della giornata. «MONA !!» esultò rendendosi solo in quel momento che una delle persone che aveva trascinato era proprio lei. Si avvicinò a lei, alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungere la sua frante e lasciarle un bacio ma il suo attuale equilibrio non era abbastanza stabile da tenerla ferma sulla punta delle dita e finì per caderle addosso e a sfiorarle le labbra. «scusa, puntavo alla fronte» giurin giurello. «a meno che non ti sia dispiaciuto, in quel caso puntavo al 100% alle labbra» sorrise facendole l'occhiolino e accompagnando il tutto con un finger gun. Posò infine il bicchierino sul bancone, poi si girò nuovamente verso la ragazza. «andiamo a ballare» le prese entrambe le mani e la trascinò verso la pista.
    SORTA
    MOTHERFUCKA

    ducunt volentem fata
    nolentem trahunt
    ROGUE SANGUINARIO
    [ toglie ps al nemico nel tempo ]
    STREGA
    LVL MAGO
    19 yo — ex slytherin — neutralWhen I put on a show
    I feel the adrenaline moving through my veins
    Spotlight on me and I'm ready to break
    I'm like a performer, the dance floor is my stage
    Better be ready, hope that you feel the same
    Circus
    Britney Spears
    Mother of Night, darken my step
  5. .
    i cavalieri hanno sani principi ed un onore alto che li porta a mettere gli altri, e il bene superiore, al di sopra della loro stessa sicurezza.
    Se vi state chiedendo come Poor Withpotatoes fosse finito a mettere, metaforicamente parlando, il proprio nome all’interno del calice di quella missione, tranquilli: se lo chiedeva anche lui. Continuamente. Un pensiero che interrompeva la sua giornata nei momenti più disparati – la doccia, il pranzo, una partita a carte – obbligandolo a sollevare il capo ed osservare un punto nel nulla, sopracciglia lievemente corrugate ed il dubbio ad intiepidire la parentesi chiusa delle labbra. Come in quel momento. Era nel mezzo di un brindisi con perfetti sconosciuti, il boccale sollevato trionfante di fronte a sé, e si era nuovamente rotto, braccio alzato ed espressione alienata all’idea che di lì a poco si sarebbe trovato in compagnia di sconosciuti – o peggio, conosciuti - verso una meta di cui nessuno, ancora, sapeva niente, per risolvere il Mistero del Lotus del mese antecedente, e distruggere qualunque tipo di rivolta stesse avendo luogo dall’altra parte del mondo.
    Poor. Poor Edmund Withpotatoes.
    Poggiò il bicchiere sul bancone, asciugando distratto la condensa con la manica della giacca. Non era mai stato il tipo di persona disposto a mettere in discussione la propria incolumità gratuitamente, senza neanche avere in ballo una scommessa in denaro od una sfida personale, eppure si era arruolato. Aveva trovato assurdo che nessuno della sua famiglia l’avesse fatto, Darden raccattava ogni possibilità per sparire dal cosmo ed Isaac non aveva uno spirito di auto conservazione, e si era visto moralmente costretto a mettersi in fila e dare il proprio nome per partecipare a quell’assurda missione. Aveva atteso fino alla fine, con tanto di esitazione palese sotto gli occhi del cacciatore incaricato di prendere le disponibilità, che qualcuno gli dicesse fosse uno scherzo, o lo convincesse a non farlo.
    Ed era stato più o meno in quel momento che aveva capito perché fosse lì. Era da allora, che fingeva di non saperlo. Troppo vanesio ed innamorato di se stesso per poter credere, pur sentendolo pulsare come una gengiva dal dente infetto, che fosse il suo modo infantile e capriccioso di richiedere attenzioni. Poor viveva una vita tranquilla, portava avanti – non senza soffrire – il centro per l’impiego magico con Willa, sopravviveva alla mancanza di neuroni di Swag e King con classe, gestiva il proprio potere con eleganza, e non era una preoccupazione di nessuno, perché i Withpotatoes vantavano quasi più mine vaganti dei Quinn&co. Il fatto che Poor facesse parte di entrambe le famiglie e non spiccasse in nessuna delle due, era un enorme colpo alla sua autostima.
    Swag, era andato in guerra. Swag! Mentre lui, coerente alla sua indole pigra e indolente, era rimasto a casa ad aspettare di sentire Idem bussare alla sua porta bisbigliando che qualcuno non avrebbe più fatto ritorno. Si era tessuto addosso le vesti della moglie trofeo slash operaia in fabbrica mentre il marito combatteva al fronte, e per quanto non ci trovasse nulla di sgradevole, quando Dio l’aveva creato non l’aveva fatto per quello. Era destinato a grandi cose, a rimanere impresso.
    Si era rotto il cazzo di essere dimenticato, Poor. Emozioni instabili che portavano a scelte disperate e tragiche, e che lo vedevano ad un passo da una missione potenzialmente suicida con zero skills di sopravvivenza per arrivare all’alba successiva. L’unica altra volta in cui si era ritrovato a dover combattere per la sua vita, aveva avuto il potere dell’amore dalla sua parte, ma qualcuno aveva pensato di cercarsi un’anima gemella nuova ogni anno ed aveva finito per sparire nel nulla. Non che Poor serbasse rancore (sì invece) o fosse permaloso (era anche quello). Non era geloso tutto l’anno di Ciruzzo Linguini, ma uno su trecento-quanti-giorni-ha-un-anno-sì – soprattutto perché l’aveva aspettato, e Poor odiava prendere picche più di quanto odiasse l’idea di morire in atroci sofferenze in terra straniera.
    Poi certo. Volendo essere sentimentali, non gli dispiaceva l’idea di arrivare su un cavallo bianco a salvare zio Sin e la sua prole, uno con meno neuroni dell’altro in un lento discendere di generazione in generazione, per dimostrare come funzionasse un vero e proprio salvataggio. Gli piaceva, Sinclair Hansen. Gli piacevano perfino Murphy e Kieran, e non solo per dovere di non-sangue di un’altra vita - figurarsi – comunque non abbastanza da convincerlo a partecipare per salvarli.
    Ma lo era stato sentirsi invisibile, ci pensate. Che tristezza. Quand’era diventato così patetico? Svuotò il contenuto di bicchiere in un sorso, sbattendo poi il boccale vuoto sul legno. «un altro» mormorò verso il barista, indicando con l’indice il vetro di fronte a sé. «doppio» aggiunse, ripensando ancora a come la sua morte fosse imminente ed imbarazzante.
    Si girò dando le spalle al bancone, così da potervisi appoggiare. Reclinò il capo, sospirando con il dramma che le circostanze meritavano. «dicevo: in caso di morte, voglio lasciare la mia eredità ad una persona a caso» Cause it's iconic, and I love to do iconic shit. Alzò l’indice, sorridendo pigro ed affascinante ad Erisha Byrne. Forse erano andati a scuola insieme per un periodo, o forse la conosceva per l’infame storia con Romolo Linguini che aveva catturato l’attenzione di Polgy Girl anni prima – chi poteva dirlo, non Sara che non conosce la matematica. «e sempre in ipotetico caso di mancata sopravvivenza della mia persona, gradirei concludere il prima possibile la lista di cose che ancora non ho avuto il tempo di fare perché la vita è una continua sorpresa» tipo andare a fare rafting, cavalcare un cavallo, salire sulla cima dell’empire state building – boh, sicuro internet aveva una lista delle cento cose da fare prima di morire.
    «quindi.»
    Cosa.
    poor
    withpotatoes

    trying to become a better person fr
    but i got a few evil tasks left in me
    paladino cavaliere
    [ difende 15-20 pd e subisce un attacco ]
    special, moltiplicazione
    MAGO
    22 y.o.— legacy del dick — f. slytherinForty-four lies
    Told in your twenties
    Keep you alive
    Made you feel empty
    44 lies
    two feet
    Mother of Night, darken my step
  6. .
    i berserker hanno la violenza nel sangue. scatenano la loro furia sul nemico con efferatezza, incuranti della propria salvaguardia.
    Seduta sulla sedia della cucina di un appartamento che non era il suo, eppure che aveva iniziato a sentire un po' casa in quelle ultime settimane, Dylan fissava un punto imprecisato oltre la finestra senza realmente mettere a fuoco ciò su cui le iridi chiare si posavano; aveva completamente dimenticato anche l'esistenza della tazza di caffèlatte che si era preparata, più come distrazione che per fame. Aveva perso peso, in quell'ultimo periodo, per la gioia di sua mamma e per la preoccupazione di tutti gli altri; aveva perso anche la scintilla gioiosa e malandrina che per anni l'aveva caratterizzata, anche (e forse soprattutto) nei momenti peggiori; quella che nemmeno il processo di Kiel, avvenuto forse quando lei era troppo piccola e influenzabile per capirlo davvero, era riuscita ad affievolire.
    La sparizione di decine di persone, di amici ed ex compagni, era stata invece più che sufficiente a incidere in maniera netta sull'esistenza di Dylan Kane e arrecare danno; la sparizione di Kaz, l'aveva distrutta. Poteva anche essersi diplomata, e aver lasciato una volta per tutte Hogwarts alle spalle, ma era ancora una furia, e lo sarebbe stata sempre; più di tutto, faceva parte di un duo impossibile da separare – o così aveva creduto –, un binomio scritto persino tra quelle perline colorate con cui la rossa, ora, giocava distrattamente. Kaz era sempre stata la sua metà, allo stesso modo in cui lo era anche Joni, o Thor, o Gaylord. Aveva tante metà, Dylan Theodora Kane; tutte importanti nella stessa misura, per motivi uguali o diversi che fossero. Sapere che Kaz, il suo Kazzino, fosse sparito e non aver potuto fare nulla, in quei primi giorni, l'aveva piegata; sapere che ci fosse la possibilità di andarlo a riprendere, e poi vederla sfumare e perdere anche altri, tra cui il suo prom king Giacomino, l'aveva infine spezzata.
    Se andava ancora avanti come un essere semi funzionale era solo per merito delle sue amiche, e di Gay, e di Akelei — quest'ultima, soprattutto, non le dava modo di respirare, figuriamoci pensare, e Dylan gliene era grata. Aveva già quei terribili momenti di silenzio in cui rimaneva da sola con i suoi pensieri ed era terribile; apprezzava che, almeno a lavoro, la Cacciatrice la tenesse abbastanza impegnata da non darle nemmeno il tempo di ricordare quale fosse il suo nome. Non avrebbe saputo come andare avanti, altrimenti, se non avesse avuto il lavoro ad occupare ogni singolo momento della giornata.
    Ma c'era anche il risvolto negativo del lavorare al ministero: quello di sapere prima degli altri, volente o nolente, cosa sarebbe successo. Non lo aveva capito subito, certo, troppo presa a combattere i cattivoni come Callie le aveva insegnato (bacino al cielo), e come Akelei si aspettava che facesse – troppo occupata ad occultare (e a trovare una spiegazione) per quelle morti inaspettate che avevano iniziato ad apparire dal nulla; ma quando era stato chiaro che i Sei (così venivano chiamati i sei ostaggi che erano stati in grado di scappare e far ritorno a casa) avevano informazioni utili che avrebbero portato alla possibile liberazione di tutti gli altri, allora era stato chiaro. Cristallino. Persino per Dylan.
    Ed era diventato il suo roman empire.
    C'era una possibilità; potevano ancora salvare i loro amici (Kazkazkaz) e riportarli a casa. Riabbracciare chi avevano perso, e assicurarsi che non sarebbero più andati via.
    Non era una ragazza da azione, Dylan Kane, e ci aveva messo un po' anche ad ingranare nel reparto cacciatori, ma era cresciuta in quell'anno; era cambiata, era maturata. Sapeva di avere dei limiti, così come sapeva di avere dei punti di forza: la sua lealtà e la sua dedizione, tratti che sicuramente avevano influito molto al tempo dello smistamento in tassorosso, erano più forti che mai in lei, così come lo era la determinazione di fare qualcosa. Troppo a lungo era rimasta in silenzio ad osservare tutto dalle retrovie, ma non poteva più farlo.
    Non quando sapeva, senza ombra di dubbio, che a parti invertite Kaz avrebbe fatto la stessa identica cosa — e molto prima di lei. Che amica terribile sarebbe stata, se non ci avesse almeno provato?
    Per questo, il giorno precedente, si era convinta a parlare finalmente con Akelei e chiederle il permesso di partecipare alla missione; era importante, per la Kane, avere la benedizione e il lasciapassare del suo capo, perché non voleva a) essere licenziata al suo ritorno, e b) deludere Akelei Beaumont.
    E la donna, quel permesso, lo aveva accordato.
    Ora rimaneva solo un ultimo scoglio, forse quello più difficile da superare: dirlo a Gaylord. Non era preoccupata che l'altro non capisse, perché sapeva che l'avrebbe sempre sostenuta in ogni sua scelta così come aveva fatto per tutto quel tempo, ma era preoccupata per quello che, la missione, avrebbe significato per il loro rapporto. E, più in generale, odiava l'idea di spingere Gaylord a preoccuparsi per lei, pur sapendo che fosse impossibile per il Beckham non farlo.
    Con un sospiro, si alzò dalla sedia e rimise la tazza ancora piena nel lavandino, scivolando verso la camera da letto, poi, con passi lenti e inconsuetamente silenziosi per una Dylan Kane; una volta lì, si richiuse la porta alle spalle e si sdraiò di nuovo accanto a Gaylord, posando la testa sul petto del fidanzato, strizzando gli occhi e trattenendo a fatica le lacrime, come spesso succedeva da San Valentino a quella parte.
    dylan
    Kane

    At the end of this road, where should we be?
    What should we become, in what form?
    guerriero berserker
    [un tiro PA bonus]
    strega
    Lvl leader
    2005 — cacciatrice — furia rossaat the end of this road,
    if we must become something in this form,
    I hope to be myself.
    (passion, young, fever.)
    turbulence
    ateez
    Mother of Night, darken my step
  7. .
    If the wind turns, if I hit a squallAllow the ground to find its brutal way to me
    april 20th, 2024
    «il cielo…»
    Non sai a chi parlare, se a te stesso o a chi ti è intorno. Il punto è che, di certo, passare per uno schizzato che comunica da solo non è il tuo problema principale.

    Va tutto bene.

    «il cielo… sta…»
    Alzi l’indice, indicando lo spazio sopra di te. Lo segui distrattamente, per il semplice fatto che è nel tuo campo visivo, ma non ti sfugge il fatto che sta tremando. Lo ritieni del tutto comprensibile.

    Apri gli occhi.

    «sta… crollando…»
    Nel secondo stesso in cui lo dici, ti rendi conto di quanto sia assurdo.
    Eppure lo sai, lo senti, che i tuoi occhi non ti ingannano.

    Lo vedi?

    Quella voce… fino a quel momento, non sei riuscito a percepirla davvero. Un brusio di sottofondo, parole lasciate al vento dal marasma di gente della piazza, un rumore bianco a rimbalzare dentro di te senza attecchire da nessuna parte.
    Adesso, non puoi ignorarla, così come non puoi pretendere di non conoscerla: lo stesso senso di déjà-vu che hai vissuto con i tuoi compagni da quando…
    Da quando…
    Da quanto?
    Dieci minuti. Due ore. Cinque giorni. Tre mesi. Due anni.
    Non sai quantificarlo, mentre ti volti alla ricerca della voce. L’unica impressione che hai è quella di aver vissuto una vita intera, un’intricata trama che ti aggroviglia e alla quale ti avvinghi con le unghie e con i denti.
    Lo sguardo si ferma sulle persone. Su quelle che continuano a camminare in quel tiepido, infinito sabato pomeriggio, ignare del fatto che il cielo stia crollando; su quelle immobili, i cui contorni e segmenti divergono dallo standard e si spostano, scorrono su loro stessi, spariscono, e poi tornano al punto di partenza; su quelle poche con la testa sollevata, come te.

    Non è così male.

    Non è… non è così male?
    Non è così male che i palazzi e le case, dalle cime dei loro tetti, stiano iniziando a perdere pezzi? Tratti di costruzioni, sfumature di marrone che si erodono a blocchi e si staccano da ciò che erano fino a due secondi prima, che scivolano avanti e indietro e a destra e a sinistra e scompaiono, lasciando dietro di sé… il nulla. Spazi del nero più scuro, con venature geometriche di blu elettrico e rosso sangue, laddove avrebbero dovuto lasciare il posto, idealmente, agli spazi interni dell’edificio.
    Non è così male che chiunque si sia fermato, lo sguardo perso nel nulla? Se gli si muove una mano davanti, essi non si muovono; se vengono presi a schiaffi, non fanno una piega. Continuano ad esistere nel momento in cui si sono bloccati, ed in nessun altro al di fuori di quello.
    Non è così male che pezzi di cobalto si stacchino dall’alto, come pannelli di un soffitto logoro, e che cadendo a terra perdano forma e consistenza? E che dietro di essi, lo stesso spazio nullo – senza profondità, senza fine, con vene e arterie che si accavallano quasi, quel posto, fosse un organismo?

    È solo un –

    Li guardi. I tuoi compagni, che fermi ed incuranti iniziano a disintegrarsi come gli edifici, come il cielo.
    Pezzo
    dopo
    pezzo.
    E tu lì, impotente. Cerchi di raggiungerli, cerchi di svegliarli ancora, e ancora, e ancora, e ancora, senza riuscire nel tuo intento.
    Fino a che del primo non resta che una sagoma vuota. E del secondo, e di quelli a venire, e non puoi più raggiungerli – perché sotto di te l’asfalto incorre nella stessa, medesima e tragica fine.

    Ohi?

    Sollevi le mani, solo in quel nulla cosmico.
    Non sei solo, però: c’è ancora qualcuno. Qualcuno che ti guarda con la stessa espressione che sai di aver dipinta sul viso, e tu guardi quella persona – e poi di nuovo le tue mani, mentre sempre un po’ troppo lentamente, e troppo velocemente, le dita iniziano a svanire sotto i tuoi occhi.

    Mi senti?

    E le mani. E le braccia. Le sollevi, ma non ci sono più.
    E non ci sei più.




    Si staccò dal muro, da dove per un breve periodo di tempo era rimasto ad osservare la stanza nel suo complesso, in un silenzio rotto soltanto dai rumori dei motori e dei macchinari in funzione. Non c’era una singola ruga d’espressione a corrucciare il volto dell’uomo, impassibile nonostante le circostanze: in fin dei conti, era tutto sotto controllo.
    Andava tutto come doveva andare.
    Raggiunse il ragazzo al centro della stanza, piegando il capo sulla spalla e picchiettando con il pugno chiuso sulla sua testa. Non si mosse di un singolo centimetro quando le nocche impattarono su di un materiale appena più duro di quanto non avrebbe dovuto essere il corpo umano, esattamente come aveva immaginato – un po’ meno come aveva sperato, ma erano lì per quello.
    Fece scivolare lo sguardo cioccolato dalla mano, poggiata su un prisma olografico, fino al volto, gli occhi fissi su di un punto imprecisato davanti a sé. Sarebbe stato difficile, per chiunque altro, affermare che quella fosse una persona e non una sua replica, una statua di cera fatta e finita.
    «ok, direi che va bene così, ora apri gli occhi.» gli batté le mani di fronte, ma il ragazzo non fece un singolo movimento. Sporse il labbro inferiore, braccia incrociate e dita della mancina a tamburellare sul gomito. Secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto svegliarsi subito: non era preoccupato, semmai affascinato nonché desideroso di capire cos’era che intaccava il processo. Con ogni certezza, un nonnulla per il quale non avrebbe nemmeno avuto bisogno di chiamarla. «non è così male, uh?» qualsiasi cosa stesse succedendo, intendeva. Non che quel che, a conti fatti, era un guscio momentaneamente vuoto potesse rispondergli; avrebbe aspettato che tornasse in sé.
    O forse no.
    Prese mentalmente nota di quel lieve tremolio nel corpo immobile del giovane, e del lieve bagliore all’interno del prisma tra le sue dita. «oh, capisco picchiettò ancora sulla sua testa, avvicinando le labbra al suo orecchio: i canali naturali, a quel punto del lavoro, avrebbero dovuto funzionare correttamente. «ohi, mi senti?» tecnicamente, sì. «è solo un glitch, non preoccuparti.» facile parlare dal canto suo, ne era consapevole – a volte, era anche quello il bello di essere lui.
    Il fatto che la matrice stesse glitchando, poteva voler dire soltanto due cose.
    La prima, era che chi l’aveva messa in moto stesse uscendo: doveva davvero perfezionare quel fattore.
    La seconda, era che la realtà stava per implodere su sé stessa – il che avrebbe implicato o la morte di chi vi era all’interno, o comunque innumerevoli deficit mentali.
    Rischi che andavano corsi.
    Rischi che erano stati corsi.
    «alla buon’ora!» sorride, l’uomo, quando lentamente il ragazzo torna a muovere la gabbia toracica. «mancavi solo tu.» indica, con nonchalance, altre persone rimaste fino a quel momento in silenzio; non salutano, perché anche loro devono ancora riprendersi.
    «non dovreste essere qui.» serio ed imperscrutabile, sul suo volto non permane nemmeno l’ombra della piega che fino a pochi infinitesimi d’istante prima premeva sulla bocca. «seguitemi.»
    E lo sanno, che non possono fare altrimenti.
    Sanno, di essere già andati troppo oltre.
    «cos’era quello?»
    È notte: un’informazione apparentemente irrilevante, ma non per chi ha messo piede in quella stanza.
    È notte, e mentre passano davanti alle stanze, alle casupole all’esterno dell’edificio fuori dal quale siete appena stati scortati, se ne rendono realmente conto. Non c’è anima viva che si aggiri per quella che, ormai da un mese e poco più, è diventata una piccola comunità. Ognuno è nelle sue stanze, e dorme.
    Perché non noi?
    «oh, quello volge il capo sopra la propria spalla, guardando il piccolo gruppetto senza mai smettere di camminare. «quello, come lo chiami tu, è… una misura cautelativa, diciamo.» torna a guardare davanti a sé. «un piano b, ecco. uno dei tanti.»
    Si guardano, quelli dietro l’uomo, e tutti quanti si stanno ponendo la stessa domanda – lo sanno, senza il bisogno di doverla esporre a voce.
    «sapete, le cose potrebbero andare male sempre, da un momento all’altro. non si può mai sapere cosa succederà, è sempre meglio tenersi quanto più preparati. quella in cui sei stato tu,» con il pollice, indica il ragazzo. «era la… realtà virtuale, chiamiamola così,» fa intendere che è molto più complicata di così. «più verosimile. la mia preferita è quella in cui sei capitata tu,» e guarda la giovane donna, sorridendo estasiato. «voglio dire, cowboy spaziali!» c’è bisogno di dire altro?
    Non è mai stato un uomo di tante parole, in quell’ultimo periodo. Diceva quanto necessario, senza mai sbilanciarsi: manteneva l’equilibrio, e pochi sapevano l’avesse sempre fatto; in quella situazione, non sarebbe certo stato da meno. Avevano sempre saputo, tutti quanti, il necessario.
    Niente più.
    Quindi: perché, dopo averli colti in fragrante, stava anche spiegando cosa fosse quella stanza?
    «oh!» si ferma di colpo, battendo le mani tra di loro. «siamo arrivati.»
    Non c’è bisogno che spieghi dove sono arrivati. È chiaro, che quello sia il Confine.
    «spero vi sia piaciuta l’esperienza, ma mi dispiace…» unisce le mani e si picchietta il mento, pensieroso. «sono cose top secret quelle che avete visto…»
    Sospira; chiude gli occhi.
    «non posso continuare a tenervi qui.»
    Un pretesto.
    Tutto ciò che gli serviva.
    «mi dispiace, ragazzi.»
    Tira fuori la bacchetta, e non esita a puntarla contro il petto – uno dopo l’altro, senza che possano fare nulla per difendersi. Come se avessero una minima possibilità di farlo, s’intende: tutti loro sanno che è ben oltre le loro capacità.
    Un gesto secco ciascuno, all’altezza della clavicola sinistra e poco sopra al cuore. Lo sentono, che non serve difendersi – perché, d’altronde, quando dal petto viene tolto un peso. Qualcosa che non avrebbe dovuto essere lì, e che dal ventiquattro febbraio spinge tra la carne e le ossa.
    L’uomo solleva la mano, dove sospesi a mezz’aria giacciono i microchip che erano stati impiantati nei loro – come in quelli di tutti gli altri – corpi. Affari di magi-tecnologia che a lui erano sempre interessati relativamente, ma che si erano rivelati molto utili: sinceramente, dubitava che nella loro progettazione non ci avesse messo lo zampino anche quell’altro; erano un’arma vera e propria. Bastava non rientrare entro l’orario stabilito, dire una frase fuori posto, e – puff. La medimagia non avrebbe nemmeno saputo bollare la causa del decesso.
    A mali estremi, estremi rimedi: l’aveva sempre saputo; che gli piacesse o meno, era un altro discorso.
    «siete liberi di uscire, ora!» spalanca le braccia, gioviale, ma nel sorriso c’è qualcosa… di sbagliato.
    Machiavellico.
    Non fanno in tempo, i sei di fronte a lui, a chiedersi cosa significhi.
    «oblivion» un gesto della bacchetta fluido, che coinvolge i presenti lasciandoli inermi.
    Soppesa i chip, studiandoli vago. Per inciderci sopra una magia potente come quella che portava alla morte al minimo sgarro, bisognava vincolarli in qualche modo, a qualche condizione: costringevano le persone a non gironzolare senza meta, a tenerli relegati lì dentro, per cui aveva pensato che per eliminarli dall’organismo, dovesse venire a mancare la possibilità di rimanere. Quale miglior occasione, se non l’eventualità che un segreto così grande trapelasse?
    Un rischio, certo: non era sicuro avrebbe funzionato, e nelle peggiori delle ipotesi avrebbe avuto sei persone sulla coscienza.
    Tutto bene quel che finisce bene, no?
    «ricorderete quel che è necessario ricordare, tranquilli.» incalzò, veicolando l’incantesimo di memoria a proprio piacere: non aveva senso che dimenticassero ogni cosa. Dovevano poter portare delle prove, al mondo esterno, appigli cui aggrapparsi. Immagini, scene di vita, alcuni nomi. Gli bastava resettare alcuni punti, tutto lì.
    Un altro, lieve colpo con il catalizzatore. Un «imperio» necessario, affinché arrivassero esattamente dove voleva arrivassero.
    «tornate a trovarci, mi raccomando!»
    Li guardò voltarsi, succubi della maledizione, e non guardarsi mai alle spalle mentre oltrepassavano la soglia.
    L’americano si sistemò la giacca, e sventolando la mano al cielo si smaterializzò.




    È il venti aprile, e va tutto bene.
    Siete liberi. Siete a casa.
    Liam, Amaranth, John.
    Adrian, Corvina, Scarlett.
    Non avete fatto rumore, quando siete tornati alle vostre vite, ma solo perché non era il momento di farlo. Vi siete mossi in automatico, guidati da memoria muscolare ed istruzioni che neanche sapevate di star seguendo. Un libretto destinato a giungere alla sua conclusione dopo un paio d'ore; cinque, sei. Tutto normale, finché in un battito di ciglia non lo è più, e la realtà si schianta su di voi rendendovi improvvisamente consapevoli.
    Giunge casuale: mentre fate colazione; mentre uscite per andare a cercare la vostra famiglia; mentre vi state gustando il vostro letto dopo quaranta giorni lontani da lui.
    Ma giunge, e sapete bene qual è la vostra missione.
    Una sola – la più semplice, e la più pericolosa.
    Parlare.
    Sapete, perché lo sa colui che vi ha affidato quel compito, da chi andare, e dove farlo. Cosa dire, soprattutto: avete ricordi frammentati - camere d'hotel, fronde spesse dietro cui nascondervi, il sudore lungo la schiena, le corse a saltare radici; le persone con cui avete condiviso quel mese lontano dalla società popolano ogni vostro brandello di memoria, anche dove non riuscite a rimembrare cosa abbiate fatto, o dove abbiate vissuto. Non ricordate se siete scappati, o se siete stati liberati; non ricordate né il viso né la voce di chi ha passato l'ultimo mese a darvi ordini - ed anche se il messaggio da consegnare non ha alcun senso per voi, non ha importanza. Lo ha, per qualcun altro: non tutto è perduto. La guerra non è stata vinta. Respiriamo; esistiamo; resistiamo. E vi stiamo aspettando.
    Il prezzo da pagare è un debito ancora aperto: potete scegliere la moneta.
    O lo faremo noi.

    Chi non vi prenderà per pazzi, così come è già successo a chi, quel lontano ventiquattro di febbraio, è riuscito a fuggire dal Lotus Mirage Resort.
    Chi vi ascolterà realmente, quando racconterete di aver contribuito alla costruzione di –
    un mondo nuovo... alcuni di noi lavoravano all’interno, altri dovevano uscire in piccoli gruppi e... cercare qualcosa. non potevano restare
    –; chi lo farà da dietro un angolo, carpendo quel che serve.
    Chi, quelle informazioni, le farà girare nei giusti posti, e con le giuste persone; chi creerà una rete funzionale, utile, schermandola dalle istituzioni ufficiali e mobilitando piccole masse.
    Chi saprà decifrare le coordinate rimaste impresse a fuoco nella corteccia, mappa alla mano così da segnare i punti più strategici per circondare la zona e organizzare l’operazione di recupero. Voi sei non siete gli unici a cui è stata affidata una missione, ce ne sono altri come voi - ma non tutti a riportare le stesse vostre coordinate: buffo, non è vero? - e per ciascun punto d'incontro, il Ministero stesso prenderà provvedimenti.
    Il messaggio è arrivato chiaro e forte, ad Abbadon, e non gli è piaciuto. Squadre vengono organizzate per estirpare il malessere alla radice, prima che possa allargarsi come una malattia: l'obiettivo è sterminare.
    Ma c'è anche chi avrà bisogno di sentirsi raccontare qualcosa, qualsiasi cosa, per avere uno spiraglio di speranza. Chi di quel messaggio sentirà solo che i loro amici sono vivi, da qualche parte. Qualcuno connetterà i puntini: i morti che sono apparsi per le strade di Londra e dintorni, tutti deceduti senza apparente motivo, e tutti con il medesimo segno sulla clavicola che portano i Sei. Una cicatrice; un chip a controllarli. Qualcuno capirà che l'unica differenza è insita nella memoria, e che il chip funzioni come un hard disk: con un contenuto danneggiato - ad esempio, ipoteticamente, una memoria manipolata e selettiva - non ha più motivo di funzionare. Non ha nulla da proteggere. Nessun segreto da portare alla tomba.
    E ci sarà, fra chi ascolterà il vostro racconto, chi storcerà il naso quando capirà, o supporrà, chi ci sia dietro tutta quella storia; chi ne sorriderà guardingo. Chi alzerà gli occhi al cielo, capendo che in ballo ci sia molto più di quanto non appaia.
    Voi, dovete solo fare la vostra mossa.
    Una soffiata.
    Dovete soltanto accendere la miccia: il resto, verrà da sé.
    but
    pay as you go.
    well,
    you don't know me
    ..
    but i know you
    and i've got a message
    to give to you
    here comes the planes
    so you're better get ready,
    ready to go
    can you
    meet me halfway
    &&. iscrizioni
    Avete tempo per iscrivervi fino alle 23.59 del 05.04.
    Dal 06.04 al 13.04, sarà possibile svolgere le role pre quest. Sono facoltative ma faranno guadagnare PE, e ricordo che alle role pre quest (che saranno... role normalissime, semplicemente ambientate prima della quest, e di conseguenza dopo quanto avvenuto in questo post) potranno partecipare solo pg effettivamente iscritti alla quest.
    La Quest inizierà ufficialmente il 14.04.

    &&. come funziona
    ON GDR, come deducibile dal post, la missione è organizzata dal Ministero.
    Sempre on gdr parlando, esistono più missioni, in quanto non tutti i tornati portano le stesse informazioni. Nessuno sa quali siano le coordinate giuste, quindi vengono prese in considerazione tutte quante. OFF GDR, seguiremo solo un tipo di coordinate (:moon:) che saranno quelle riportate dai nostri amici del Lotus. Ufficialmente, l'obiettivo della missione è scoprire cosa stia succedendo, e distruggere eventuali minacce al Regime di Abbadon; meno ufficialmente? Citando i Linguini, ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost'. Starà a voi scegliere i motivi per i quali i vostri personaggi partecipano alla quest, ma sappiate che possono essere i più vari (vendetta, dedizione al regime, salvataggio: you do you!) e che dall'arrivo dei tornati alla missione vera e propria, passeranno una decina di giorni (info utile nel caso vogliate svolgere role pre quest, che andranno ambientate in quel lasso di tempo).
    Aggiungo che i sei fortunelli (ne è stato estratto uno per player dei player già precedentemente contattati per sapere se sarebbero o meno rimasti al Lotus, aka coloro con pochi, se non unico, pg) sanno solo quanto scritto nel post, ma se vorrete portarli in quest e avrete bisogno di specifiche precise, hit us up.

    In seguito al sondaggio, a maggioranza di voti ha vinto l'opzione con switch o senza switch. Funzionerà esattamente come la scorsa quest. Per chi non ricordasse:
    I PG che si possono portare sono un totale di 8, 4 per ogni settimana. A tal proposito, avrete due scelte: fare uno switch di personaggi tra la prima e la seconda settimana, o proseguire con gli stessi per tutta la durata della quest.
    [ESEMPIO PRATICO]
    Switch. Lele decide di portare Justin, Balt, Al e Dave, ma di muoverne soltanto due per ciascuna settimana: la prima Justin e Balt, la seconda Al e Dave. In questo caso, Justin ed Al varranno come un solo personaggio (stesso discorso per Balt e Dave) al fine dei PE presi a fine evento e di progressi lungo tutto la sua durata (punti salute, eventuali bonus, etc…).
    Senza switch. Lele decide di portare Justin, Balt, Al e Dave, e di muovere sempre loro per tutto il tempo: alla fine della prima settimana, questi PG lasceranno il gruppo con cui sono stati per essere riallocati in un altro della seconda settimana.
    Nel caso del non-switch, sarà possibile portare un massimo di quattro personaggi. Nel caso dello switch, otto personaggi ma in modo che siano in numero pari così da fare in modo di avere una continuità (quindi verranno iscritti in coppia – appunto, Justin-Al).


    &&. incantesimi, poteri, armi e bonus
    Al momento dell'iscrizione, vi sarà concesso di scegliere un'arma: qui trovate la lista delle armi bianche, qui di quelle da fuoco; ciò non toglie che possiate portare qualsiasi cosa voi desideriate (anche un coltello da cucina, per intenderci.)
    NOTA BENE: Le munizioni delle armi da lancio e di quelle da fuoco, come il numero di granate, non sono illimitati. Per arco e balestra saranno disponibili 24 frecce. Shuriken e coltellini da lancio saranno riutilizzabili (a discrezione del Fato) e saranno 5. Le granate di qualsiasi tipo saranno in confezioni (?) da 5. I fucili disporranno, che siano a canne mozze o semiautomatici, di 12 munizioni ciascuno. Le pistole semiautomatiche avranno 2 ricariche (una già all’interno dell’arma e l’altra di scorta) da 12 proiettili ciascuna. Le rivoltelle hanno un tamburo con la capacità di contenere 6 proiettili, e ci saranno 4 ricariche per un totale di 24 proiettili. Le pistole mitragliatrici hanno un totale di 60 proiettili, ma ogni volta che si spara con quest’arma sarà il Fato, estraendo un numero compreso tra 1 e 10, a decretare il numero di proiettili sprecati nell’attacco.
    Sempre al momento dell'iscrizione, dovete specificare la classe del personaggio (spiegate in regolamento combattimenti); il livello dei punti esperienza (qui il regolamento); il gruppo di livelli per i quali guadagnerete i PE; il potere (se wizard/muggle). Qui trovate la lista incantesimi e la lista poteri come dovrà essere usata all'interno della quest. Qui trovate una simpatica guida nient'affatto simpatica sempre utile quando si parla di quest. attenzione: nel momento in cui aderite ad una quest, accettate che i vostri pg possano subire ripercussioni a livello di storyline (perdita di memoria, di arti, di vita), quindi prestate molta attenzione alla vostra scelta.

    &&. fittizi
    Un pg fittizio è un pg da utilizzare solo e soltanto per la quest, per cui non sarà necessaria una scheda pg. Saranno personaggi che voi strutturerete in tutto e per tutto, carattere e biografia, ma la cui storia accennerete solamente nelle role e non in una scheda vera e propria. Potrete decidere la fazione, se Ribelli o Mangiamorte, se Esperimenti. Ovviamente per rendere il tutto più intrigante, potrete per questi pg creare degli inciucci con pg già esistenti, oppure fra i pg fittizi stessi. Ad esempio, un fratello, un cugino, un vecchio amante, un amico dei vostri o di altri pg. Una volta che avrete in mente un personaggio, se vorrete potete chiedere in wanna..? delle relazioni esattamente come fate per i pg normali.
    NOTA BENE: Se avete un pg in costruzione, o pensate ad un futuro personaggio che vorreste provare a muovere, questa è la vostra occasione!


    &&. modulo per iscriversi
    SENZA SWITCH
    HTML
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    <tr>

    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> arma & potere </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>
    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> arma & potere </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>

    </tr>
    <tr>

    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> arma & potere </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>
    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> arma & potere </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>

    </tr> </table>


    CON SWITCH
    HTML
    <table cellspacing="2" bgcolor="#0a0a0a" width="100%" style="font-family:nunito,sans-serif;font-size:10px;line-height:14px;color:#aaa;width:520px">
    <tr>

    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td>
    <td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> nomepg: arma & potere
    nomepg: arma </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>
    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td>
    <td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> nomepg: arma & potere
    nomepg: arma </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>

    </tr>

    <tr>

    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td>
    <td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> nomepg: arma & potere
    nomepg: arma </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>
    <td width="50%"> <table width="100%" bgcolor="#101010" style="border-radius:5px" cellpadding="3" cellspacing="2">

    <tr><td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td>
    <td width="50%" align="center" style="border-radius:5px;font-weight:bold;text-transform:uppercase" bgcolor="#0a0a0a"> nomepg </td> </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:uppercase;font-size:9px"> <b>livellogruppo</b>
    classe bonus </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"> <i class="fa-solid fa-gun" style="color:orange;transform:rotate(-20deg);border:1px solid #222;border-radius:100%;padding:3px 6px;line-height:16px"></i>
    <div style="padding-top:5px"> nomepg: arma & potere
    nomepg: arma </div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="center"> <div style="background:#222;height:1px"></div> </td>
    </tr>

    <tr><td colspan="2" align="left" style="text-transform:lowercase;font-size:9px"><i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> accetto le conseguenze delle mie azioni
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    <i class="fa-solid fa-arrow-right" style="font-size:7px;transform:rotate(45deg);color:#555"></i> prendo i pe per: <b>gruppo I/II/III/IV/V/V</b> </div> </td>
    </tr>

    </table></td>


    </tr></table>


    Edited by #epicWin - 2/4/2024, 14:58
  8. .
    If the wind turns, if I hit a squallAllow the ground to find its brutal way to me
    april 1st, 2024
    Vieni accolto naturalmente, ed in maniera altrettanto spontanea ti muovi per quella piazza.
    Non c’è niente di strano in quei sorrisi casuali che i passanti ti rivolgono quando incroci il loro sguardo; tantomeno, nei timidi cenni del capo con cui ricambi quel saluto. Quella piazza è sempre affollata, d’altronde: nessuno sembra far caso a quelle cinquantasei persone in giro, e nemmeno tu ci fai caso. In ogni passo, in ogni gesto, non c’è l’ombra di disagio – solo… serenità.
    E tranquillità, e libertà.
    Ma libero da cosa?
    Non ti viene in mente niente, sebbene per qualche istante cerchi di fare mente locale – nel secondo successivo, però, capisci che non c’è nulla che debba fare capolino nella memoria.
    Hai solo una domanda. Semplice e banale per molti, ma non per te.
    Ti avvicini alla donna con il passeggino, e gettando uno sguardo nella minuta culla scopri che il bambino pare essersi finalmente acquietato. «salve,» sorridi alla giovane madre. A vederla meglio, non diresti abbia molti anni in più di te. «perdoni la domanda, ma saprebbe dirmi che giorno è oggi?»
    Lei ricambia il tuo sguardo, genuinamente sorpresa e confusa da quel quesito. Chi è che esce di casa senza nemmeno sapere che giorno sia, giusto? «sabato!» gioviale, candida, la sua voce: “oh beh”, deve aver pensato, “magari è qualche tipo di esperimento, o di trend, in effetti sono fuori dal giro dei social da un po’ di tempo”.
    Ma non è quello che ti interessa. «mi scusi… intendevo la data.»
    È abbastanza istintivo quel noi a balenarti nella testa, quando la vedi tentennare a quella richiesta e chiedere una risposta al cielo sollevando lo sguardo: sempre complicato, quando ci sono dei numeri di mezzo.
    «ventiq-»
    Apri gli occhi.
    «ventiquatt-»
    Apri gli occhi.
    «ventiquattro febbr-»
    Apri gli occhi.
    «primo apri-»
    Apri gli occhi.
    «oh cielo,»
    si passa una mano sulla nuca, occhi chiusi e fossette sulle guance.
    Tu, invece, corrughi le sopracciglia.
    È successo? È realmente successo? Per un attimo hai creduto che la ragazza si fosse fermata – anzi, non fermata: bloccata.
    Forse stava solo pensando, ed è normale che la stanchezza del badare un bambino la porti ad assentarsi in pubblico – no?
    Ma… è successo? O magari hai solo guardato il sole per troppo tempo, quando hai aperto gli occhi: i segmenti corporei della gente, dopotutto, non vanno a scatti.
    «ci credi che non mi viene in mente?» piega la testa, e sai che è sincera. «devi scusarmi, questo periodo è davvero...» non c’è mica bisogno che finisca la frase, dopo quello sbuffata sarcastica. Ne ridi con lei, e la ringrazi comunque prima di lasciarla.
    Alla fine, è sabato.
    Sabato, lo era anche il ventiquattro febbraio.
    Alzi lo sguardo sui tuoi compagni, e sui palazzi che circondano la piazza.

    Lo vedi?
    you can come as you are.
    and i said
    okay, who is this
    really?
    ..
    and the voice said
    this is the hand

    the hand that takes
    to be continued
  9. .
    If the wind turns, if I hit a squallAllow the ground to find its brutal way to me
    april 1st, 2024
    Apri gli occhi.
    Lo senti? Il piacevole tepore del Sole primaverile sul viso: ti sembra una vita dall’ultima volta che hai dovuto chiudere le palpebre per non rimanere accecato dalla sua luce, e nemmeno un giorno.
    Non sai davvero dirlo, ma non ti interessa realmente quanto tempo sia trascorso da quando hai potuto sentirlo premere sulla pelle, scaldandola ed alleviandone ogni tensione. L’importante è che ci sia, in questo momento. Ti sembra che ogni singola cellula del tuo corpo ne stia godendo, raccogliendo tutte le particelle di luce che può e tenendole per sé, ed è tutto ciò che ti serve adesso – nient’altro che questo.
    Apri gli occhi.
    Lo senti? Non serve nemmeno che ti impegni più di tanto, per accettare che quell’odore penetri nelle narici, solleticandole. Dopotutto, potresti riconoscere il profumo del pane appena sfornato lontano chilometri: arriva da est, e non ti è difficile credere che alla tua destra ci sia un forno.
    Quello un po’ più acre del tabacco arriva con qualche secondo di ritardo, ma non ti dà così tanto fastidio.
    Ciò che ti fa prudere il naso, che odi dal profondo delle tue viscere, giugne con un po’ di ritardo – più tenue, infido bastardo che si maschera e si fa percepire appena. “Polline”, ti viene da pensare, “polline infame”.
    Apri gli occhi.
    Le senti? Tutte quelle voci – e no, se te lo stai chiedendo, non sono tutte nella tua testa. Arrivano da ogni dove, e dietro quel sipario scuro che ti cela la vista riesci a malapena a capire quanto siano distanti da te.
    Un bambino che piange, le ruote della carrozzina che si muovono – avanti e indietro, avanti e indietro – sull’asfalto, e la soffice voce della madre che canta una ninna nanna nel tentativo – vano, supponi – di farlo tornare a dormire.
    Un gruppetto di adolescenti che parlano animatamente dell’ultimo film uscito al cinema, e che sembrano aver appena visto: anche tu conosci la pellicola, ma non ricordi di averlo ancora visto; sapevi sarebbe uscito tra poco, ma forse ti sei sbagliato. Ti arriva anche lo zampillare dell’acqua – una fontana!, ma certo, come potevi aver dimenticato ci fosse una fontana lì? –, da quella che ti sembra essere la stessa distanza.
    Una coppia, e dalla cadenza dei passi riesci a dire che di anni insieme devono averne già vissuti parecchi, che non parla molto: passeggia non molto lontano da dove sei tu, commentando piano gli sprazzi di vita che si susseguono tutt’attorno – dal “ricordi tesoro? anche susan piangeva sempre così tanto!” ai borbottii dell’uomo uniti alle risatine di sua moglie, ormai avvezza ai modi poi non così tanto burberi di lui, quando dei ragazzini giocando gli correvano davanti.
    Quella donna d’affari che se ne frega, al contrario dei due anziani, di cosa succeda fuori dai propri spazi personali: ha la sua chiamata di lavoro da fare, tutto il resto per lei è fuffa.
    E tante persone, tante vite, tante voci che piano piano si fanno spazio.
    Apri gli occhi.
    L’hai sentito? Non si è scusata, quella donna impegnata, quando ti ha dato la spallata – troppo presa dai suoi doveri, per rendersi conto di averti urtato per il semplice fatto che eri sulla tua strada.
    Carne contro carne – e tu, che avevi creduto essere inamovibile fino ad ora, che ti sposti, un corpo la cui inerzia è stata annullata senza che potesse rendersene conto.
    Apri gli occhi.
    Va tutto bene, apri gli occhi.
    Sei vivo, apri gli occhi.

    Lo vedi?
    È esattamente come te lo sei immaginato, come ogni parte di te l’ha sentito.
    Ci metti un po’ a riabituarti alla luce naturale di quella giornata, ma la fontana è esattamente al centro della piazza esagonale – non grande, ma nemmeno così piccola –, e sul suo muretto c’è quel gruppo di ragazzetti che parlano animatamente. Andranno al liceo, forse è il loro ultimo anno. Alzi lo sguardo, e vedi quel vecchietto brontolone che rimprovera il bambino che gli ha tagliato la strada, la moglie che a sua volta gli dà un tenero schiaffo sulla spalla – imbronciata, ma non davvero. Segui il pianto del bambino, che ancora non cede alle preghiere della mamma: lei ti sembra stanca, evidentemente il figlio non smette mai di lamentarsi per qualcosa, ma comunque felice. Sulla spalla, tiene una busta con il logo di un – ma certo, il forno! È proprio dietro di lei, la porta ancora socchiusa. E della donna che ti ha colpito, vedi solo lo strascico mentre si allontana. Indossa un tailleur nero, elegante, i capelli bruni e mossi lasciati cadere sulle spalle: non si volta a guardarti, non potrai mai dire che aspetto abbia.
    Conosci quel posto.
    Non ricordi perché, né se ci sei mai stato; forse l’hai soltanto visto in un film quel piccolo borgo appena fuori Portsmouth, o ne hai letto in un libro.
    Non sai come tu ci sia arrivato, lì.
    È importante?
    Quando senti la mano calare sulla tua spalla, e sorridi, ti dici che non lo è poi così tanto.
    Sovrappensiero ti tocchi il collo, e quel lembo di pelle appena dietro l’orecchio, prima di voltarti a guardare di chi sono quelle dita – non che ce ne sia poi così tanto bisogno, per sapere che si tratta di una di quelle persone che senti di poter chiamare compagna.
    Ma compagna di cosa?
    Compagna perché?
    Tutto ciò che ti sovviene, è compagna da quando e compagna da dove: ventiquattro febbraio, Lotus Mirage Resort, Montrose, costa est della Scozia.
    «siamo…» ti guardi intorno, e finalmente li vedi. Alcuni sono ancora lì dove sei tu, altri si sono già lanciati a perlustrare la zona, altri ancora si sono seduti sulle panchine dietro di voi, a scroccare una sigaretta – o forse qualcosa di più pesante e rilassante: non li giudichi.
    «a casa?» annuisci.
    «se abiti qui direi di sì, io sto un po’ più al nord a dire il vero.»
    you can come as you are.
    hello?

    ..
    this is your
    mother,
    are you there?
    are you
    coming home?
    to be continued
  10. .
    nathaniel henderson
    «Cosa sta succedendo?»
    Fray voleva la versione corta e facile, o quella onesta?
    Aspettò l'assicurazione che la rossa stesse bene, soppesandola da capo a piedi, e annuí ai suoi commenti sul non sentirsi fisicamente, capendoli un po' troppo perfettamente. Cazzo, allora stavano davvero rivivendo il ricordo esatto? Non era solo un trucco della Veggente?
    Spostandosi provò, inutilmente, a nascondere ancora il se stesso più giovane e compagni dalla vista dell'americana, ma avrebbe dovuto placcarla fisicamente per riuscirci del tutto, e non gli pareva il caso (non conoscendo Fray: per scoprire cosa stava cercando di non fargli vedere, sarebbe arrivata a picchiarlo e farsi del male). Con un mezzo sospiro si lasciò superare, permettendole di assistere al dialogo fra i grifondoro - e all'inizio di uno degli errori più grandi della sua vita. Sapeva quanto fosse pericoloso giocare con la testa e con i ricordi delle persone, ed era una miracolo non le avesse cambiato la vita con quell'incantesimo-... o forse l'aveva fatto e non lo sapeva. Gli ultimi MAGO che aveva seguito avevano gettato sale su una ferita mai rimarginata, ma solo ignorata.
    «È un ricordo? Sembra un ricordo»
    «Questa serata non ti dice proprio nulla?» forse poteva ancora fingere con la donna, dirle che niente di quello a cui stavano per assistere era vero-... un pensiero tentatore, ma sbagliato. Avrebbe salvato l'amicizia con l'americana, ma per quanto ancora? Finchè non avesse casualmente scoperto comunque la verità, odiandolo ancora di più?
    «è un tuo ricordo?»
    Si passò una mano fra i capelli che iniziavano a brizzolare, e si condannò al proprio destino, sperando che la caduta non avrebbe fatto troppo male: «»
    e non uno che amava rivivere.
    Per quello che aveva fatto a Fray, per la propria stupidità - a cui non voleva pensare. Arricciò il naso seguendo il suo sguardo verso il biondo Dallaire.
    «Io e Elijah non abbiamo mai- non c'era mai stato niente di romantico fra noi»
    Non era il luogo o il momento per indagare al riguardo: l'importanza di quel ricordo non era tanto su Nate e i sorrisi che gli procurava il suo migliore amico, o la fitta al petto che ricordava di aver provato a ogni sguardo rubato.
    «mi dispiace Fray. Davvero. Potessi tornare indietro-... non ero in me» Era così stupido ripensarci adesso. Ancora, si tormentò le mani, mentre la conversazione davanti a lui avanzava. Il tempo stringeva. Se voleva dirle la verità prima che l'altro Nate gliela mostrasse, doveva trovare le parole giuste.
    Elijah si alzò, lasciando Nath a seguirlo con lo sguardo per qualche secondo. "Puoi farcela. Puoi dirglielo, prima che sia tardi-"
    «Sto cercando di trovare le parole. Dammi un secondo- Ok, storia breve? Io ricordo questa serata. E so-... perchè tu non la ricordi. Non volevo la ricordassi» pensava che si sarebbe sentito meglio. Si sentiva peggio.
    Dio, parlare era difficile, soprattutto quando hai un cronometro che gira e il te adolescente pronto a fare una puttanata in nome di un amore che non sarà mai corrisposto nel modo sperato. «sono sempre stato bravo con gli incantesimi mentali»
    I often wonder why the things
    that I want are so hard to find
    but I often fail to see the things I need
    are right here by my side

    deatheater32 y.o.hopeless romantic
  11. .
    berenice hillcox24 | censorfashion designer
    Contrariamente a quanto molti potessero sostenere, a Nice Hillcox non piacevano i confronti. O meglio, le piacevano, ma solo quelli dove non era costretta a mettere in gioco nulla di se stessa, quelli dove non rischiava di perdere un pezzo di sé lungo la strada. Vincere non aveva lo stesso sapore se per farlo era costretta a rinunciare a parte della sua essenza. Non ne valeva la pena.
    Preferiva, in quei casi, chiudersi nei propri silenzi e ripararsi dietro le spesse mura che avvolgevano non solo il suo cuore, ma ogni parte di lei; quelli facevano da filtro per questioni per cui valesse la pena esporsi, e quelle che, al contrario, era meglio non affrontare. Albert era una di quelle questioni; così come a lungo lo era stato Dominic, o come continuavano ad esserlo i suoi genitori in quel tempo. Perché non vedeva un solo, singolo, scenario che finisse con il proprio cuore ancora intatto, e non aveva la minima voglia di concedere a nessuno, neppure al cugino, quel potere; non quando, anche per colpa del ragazzo, aveva passato l'ultimo anno a rivalutare ogni singolo aspetto della propria vita, per capire se valesse la pena o meno avere nuovamente delle persone da amare, quando poi l'unico finale era sempre e comunque uno che annegava nel dolore, e lei con esso.
    Non poteva farlo, fine.
    Ma non abbassò lo sguardo quando sentì Albie ammettere di non riuscire a guardarsi allo specchio, perché era troppo orgogliosa per dimostrare le proprie debolezze, anche a qualcuno che le conosceva tutte a memoria, una per una, come il fu Cox-Bulgakov-Wood. E una di quelle debolezze era la consapevolezza di aver vissuto sulla propria pelle quella sensazione, il non riuscire a guardarsi allo specchio a causa di un aspetto che faceva troppo male: subito dopo il viaggio, anche Nice aveva avuto difficoltà a incontrare il suo riflesso, troppo uguale a sua madre per non sentire una fitta al cuore ogni volta che il pensiero finiva inevitabilmente a Zoe, e di conseguenza a Cameron
    Anche se le motivazioni erano diverse, comprendeva più di quanto Albie potesse immaginare; lo aveva sempre fatto. Ma non glielo avrebbe detto.
    C'era un'altra cosa che condivideva con Zoe Cox, ed era l'orgoglio.
    «Ma come darle torto, visto che l’hai praticamente rapita? Si merita di fuggire…»
    Mentre chiudeva la porta alle spalle, rispose all'accusa del cugino con un «cosa ti aspettavi che facessi? Che la lasciassi sola, a badare a se stessa mentre tu andavi a morire chissà dove? Io l'avrò anche rapita, come dici tu, ma almeno ero con lei» Un tono di voce troppo piatto, troppo controllato, per non percepire almeno in parte quanto quelle parole non fossero solo per la gatta; era troppo forzata la postura dritta e impassibile, per non capire che servisse come difesa contro una rabbia troppo forte, delle emozioni così grandi che rischiavano di farla esplodere, e per le quali Nice incolpava, ancora una volta, il lato Cox del suo DNA.
    Odiava che solo in pochi non avrebbero letto tra le righe di quelle accuse, e odiava ancora di più che una di quelle persone fosse proprio il cugino.
    Nel vedere come Bee – famosa per essere sempre poco prona alle coccole che non fossero da parte di Nice o di Bertie – avesse accettatto senza neppure un miagolio infastidito che l'altra la prendesse nel suo abbraccio e nascondesse il viso nel pelo nero e morbido, colpi più vicino di quanto Nice fosse fosse disposta ad ammettere. Non aveva mai avuto dubbi che quella persona lì fosse Albert, ma non aveva nemmeno voluto (stupidamente) elaborare l'informazione, e accettare che fosse vero.
    Non il fatto che Albie fosse ora una donna, o uno special — a chi interessavano quelle cose, di certo non a Nice. Quanto più che fosse davvero lì, a casa sua, con la coda tra le gambe nonostante il mento alto, e la scusa più vecchia del mondo come riparo dietro cui nascondersi.
    Fu istintivo dunque per la Hillcox controllare le difese perennemente innalzate, e accertarsi che non ci fosse nulla fuori posto, neppure una minima intaccatura che avrebbe potuto rivelarsi fatale, facendo entrare più emozioni di quante Nice non volesse processarne. Persino il fatto che Albie cercasse di litigare con lei non la faceva stare meglio, perché era esattamente quello che Albert avrebbe fatto, e Nice non poteva accettarlo.
    Semplicemente, non poteva.
    «E poi guarda com’è contenta Bee…»
    Strinse le labbra tra loro, arricciandole e decidendo che quello fosse il momento perfetto per raggiungere la cucina e dare le spalle alla bionda figura ancora vicina alla porta. Aveva bisogno di aria, di spazio e tempo per riflettere e riprendersi e ricaricare il proprio arsenale.
    Avrebbe potuto dirgli che la spilla era un regalo, non che lui potesse capire, ma non lo fece perché, per qualche stupido e infantile motivo, non voleva cedere alle provocazioni del Behemoth e dargli la possibilità di insinuarsi sotto la pelle.
    L'aveva già fatto fin troppe volte, e dove l'aveva portata quell'atteggiamento? Lasciò che la spilla parlasse per lei, prima di rimuoverla dal petto dove era appuntata e appoggiarla sul tavolo della cucina.
    «Me li ha prestati Chelsey.»
    Un quasi inudibile tsk sfuggì dalle labbra ancora serrate della stilista, che si guardò dietro solo un secondo, prendendo nota degli abiti di Albie e commentando, semplicemente, «non mi stupisce.»
    Chelsey era tante cose, tra cui una forza della natura e una sua cara amica, ma sapeva di moda tanto quanto Nice sapeva di quidditch.
    No, anzi: Nice, per sua sfortuna, sapeva fin troppo di quidditch; quanto Bertie sapeva di quidditch, ecco.
    «Mi chiedevo se volessi trovarmi qualcosa di più consono da mettermi. Sai, grazie al tuo giusto senso estetico…»
    Stava cercando di comprarsela elogiando i suoi gusti e il suo talento? Beh, avrebbe funzionato in altre circostanze; in quella, invece, serviva solo a stringere ancora di più una morsa intorno al cuore gelido della Hillcox — proprio per questo, sempre più a rischio di rottura: un cuore come il suo, duro e dalle parete troppo rigide, non poteva essere strizzato e poi pretendere tornasse alla sua forma originale, o che continuasse a battere come se nulla fosse successo. Una volta incrinato, il muscolo cardiaco non era più in grado di riprendere le sue normali funzioni, di pompare sangue e amore e comprensione come avrebbe dovuto fare. Nell'ultimo anno, aveva subito fin troppe pressioni e Nice non sapeva quanto a lungo, ancora, avrebbe resistito prima di spaccarsi completamente, lasciando al suo posto solo migliaia di schegge di ghiaccio utili a nessuno. Di certo, non a lei.
    «non faccio la carità, e non ti presterò i miei abiti.» Avrebbe preferito che non avessero lo stesso body type, ma in quelle forme Albie era ancora più simile a lei di quanto non lo fosse normalmente, tanto che avrebbero potuto benissimo essere scambiate per sorelle.
    Un tempo, era stato esattamente così; Nice si era sentita più sorella di Albert che non di Flo, o del piccolo Paris. Era sempre stato più di un cugino — un confidente, una costante importante, un'anima gemella.
    Cosa era successo, poi?
    A quando risaliva quella frattura nel loro rapporto? Potevano incolpare il viaggio nel tempo, e il loro muoversi in quel nuovo-vecchio mondo a ritmi differenti, o era iniziato tutto dopo la morte di Cam? Nice non avrebbe saputo dirlo, perché si era nascosta dietro la cieca e infantile convinzione che andasse tutto bene per troppi, troppi anni.
    Osservò la figura del cugino attraverso il riflesso di Bertie sulla vetrina della cucina, quella dove Nice teneva il servizio di piatti buono, e i bicchieri più belli da servire a degli ospiti che non aveva (né avrebbe) mai avuto. Faceva male guardarlo, e poco dopo distolse lo sguardo, preferendo armeggiare con la teiera per avere qualcosa da fare, e l'unica che potesse davvero offrirle un caldo supporto in quel momento era il tè.
    Ancora dandogli le spalle, e osservando senza realmente vederlo il getto d'acqua corrente, gli chiese: «hai davvero fatto tutta questa strada solo per implorarmi di sistemare il tuo guardaroba, dopo che per anni hai denigrato la mia passione e il mio talento? Sei caduto molto in basso.»
    Ciò che non riuscì a chiedere: è una condizione irreversibile? Non tornerai mai più alle tue sembianze originali? Voleva convincersi non le importasse, ma Nice Cox-Hill era sempre stata una bravissima bugiarda.
    mars
    sleeping at last
    living in the middle between the two extremes
    (eliandi's version)
  12. .

    1987

    death eater

    designer
    fashion
    lady gaga
    Fra guerre e sequestri di persona di massa, aveva dilatato anche troppo i tempi ed i preparativi per l'inaugurazione. Non che a gestire una casa di moda, le cose con cui affaccendarsi le mancassero: avete idea di quante fashion week sparse per il mondo ci fossero, soprattutto adesso che il mondo babbano era stato assimilato? Un'ottimo esito sociopolitico a proposito, quello della Guerra di Primavera, visto che aver aperto gli occhi e le porte anche ai poveri sfortunati privi di magia per una come Héloïse voleva dire una sola cosa: più clienti con soldi da spendere.

    In ogni caso, fra sfilate, collezioni, viaggi di lavoro e fogli di giornale il suo calendario non era stato comunque una passeggiata e il periodo delle feste comandate, nel suo caso, più che dare un momento di respiro le dava altro di cui impensierirsi, con tutto il micromanagement di rapporti diplomatici che inevitabilmente avveniva in una famiglia numerosa e sparsa per il globo come la loro.
    Sapete cosa le dava respiro, invece?
    Organizzare feste.
    Non amava partecipare a quelle degli altri, ma pianificare le sue la metteva di buon umore quasi quanto il mettere giù bozze per collezioni future e abiti di design fantasiosi, che rimaneva comunque il passatempo piacevole imbattuto assieme al prendersi cura delle preziose creaturine custodite nel rettilario.
    Non era la prima cosa della lista, d'accordo, ma la medaglia di bronzo era modestissima e, in quel caso specifico, portare a termine i preparativi per il negozio a Londra voleva anche dire che poteva organizzarne finalmente la festa di inaugurazione.

    La data prefissata, il quattordicesimo giorno di marzo, era giunta non senza farsi attendere, dopo essere slittata di quasi un mese per via di quell'incresciosa quisquillia della presunta sparizione del Lotus - sulla quale lei, per inciso, non aveva una vera opinione perché, anche fossero sparite delle persone o un intero edificio, il suo interesse o empatia verso la vicenda era pari a zero.
    Alle quattro in punto, dopo una preliminare mezz'ora in cui le prime dozzine di persone, fra invitati e curiosi, s'erano accalcati davanti alla boutique nuova di zecca Héloïse, tinta di un bel rosso ramato e fasciata da un abituccio bianco e sobrio dei suoi, aveva trasfigurato in farfalle monarca il consueto nastro d'inaugurazione davanti alle sontuose porte a vetri e l'insegna del negozio in lettere capitali di ferro battuto era magicamente apparsa dal nulla sopra l'arco di pietra in cui l'ingresso era incastonato.

    Dopo quella trita ma dovuta pantomima, la titolare era entrata col suo solito seguito, fra cui la sorella minore, e quelli che dalla folla s'approssimavano all'entrata furono passati al vaglio dal servizio di sicurezza assunto per l'occasione, anche se l'evento era stato pubblicizzato in modo tale nelle settimane addietro che, in ogni caso, l'interno addobbato a festa, con tavoli, piano bar e quant'altro ci mise poco a popolarsi di gente ben vestita, fra semplici invitati e membri della stampa specializzata.
    I feel alive when I transform
    But this love's not material
    Now take it in and turn me on
    Zip me up, it can't be wrong
    'Cause your new look's ethereal
    héloïse


    NOTE OFF per chi è pigro, come me, e possibilmente vorrebbe non leggere proprio i vaneggiamenti di Hél e sapere invece le cose davvero importanti per scrivere un post o due in questo topic
    Bene, amici cucciolotti, non sarò breve, ma sempre meglio di leggere un mio post. Questo spunto era molto fuori tempo massimo per la mia timeline mentale (sì, mi fingo una persona seria nel tempo libero), quindi era il momento di cavarlo fuori. Anticipo per chiunque avesse una tara mentale e volesse usare lo stesso schema role che ho usato io, che vi droppo il link dalla bacheca codici oblivion (e baci virtuali ad Eli jr. che ne è l'autrice).

    Siamo a Mayfair, quartiere di Londra noto fra le altre cose proprio per le boutique di superlusso, dalle quattro di pomeriggio in poi del giorno 14 marzo 2024. Il contesto è una festa di inaugurazione, per l'appunto, di una boutique!! Quella della casa di moda di Hél, chi lo avrebbe detto mai (trovate temporaneamente una descrizione sommaria anche nel topic del regolamento negozi, smack).

    Come avete ottenuto l'invito? Beh, sicuramente non è un'occasione per poveri tutti, ma tutti i membri dell'aristocrazia magica, la gente straricca, i ministeriali, le persone che lavorano nel mondo della moda&affini e i giornalisti possono aver avuto facile accesso senza problemi. Per il resto, inventatevi pure quello che vi pare o non inventatevi nulla affatto, work smarter not harder.

    Cosa si fa in questo posto? Isa ma che vuoi dalla mia vita?? A differenza della descrizione linkata sopra, gli interni del negozio pur mantenendo i due piani con fancy scale per fare su e giù, sono quasi completamente sgombri ed addobbati ed arredati a festa, con buffet, fontane di cioccolato, servizio catering attivo che gira distribuendo antipastini e champagne, piano bar e insomma, inventate davvero quello che preferite, è una gigafesta per ricconi magici.
    Unica cosa rimasta inalterata apposta per l'evento sono i magici e spaziosi camerini della Haus, dove potete sfogliare "virtualmente", come una sorta di touch screen sugli specchi il catalogo; tutte le persone nel camerino possono provarsi abiti, completi, tutto quello che volete, insomma, si tratta di un giochino: tenete conto che pur essendo prêt-à-porter è tutta roba griffata super fancy e, pur se pienamente indossabile per più di cinque minuti senza morire soffocati, di design, quindi ovviamente è solo "in prova" ed una volta che uscite dal limite del camerino, vi torneranno addosso i vostri normali vestiti. La volete sapere una chicca simpatica? Secondo me no, ma ve la dico ugualmente. Facciamo i corsetti e la sexy lingerie. Anche per uomini? Anche per uomini, siamo nell'anno del signore duemilaventiquattro insomma. E un'altra chicca è che la persona che sceglie gli abiti sul "touch screen" non deve essere per forza la stessa che li "indossa", diciamo che le pareti a specchio servono proprio a far riflettere chi è dentro in modo che possa essere "selezionato" come "indossatore" o meno.

    E il dress code? Ovviamente c'era un dress code. Abbigliamento elegante da giorno, perché l'evento si conclude alle sei e mezzo con un brindisi di chiusura e poi ciau (niente strascichi lunghi sei metri coi paggetti annessi, insomma). È un'inaugurazione di una boutique e non il Met Gala, ma sono sempre contenta di poter giocare Hél che giudica non silenziosamente chi arriva credendo di essere al rinnovo delle promesse di Kate e William (rip Kate, eri anche tu al Lotus? chissà). Ancor più ovviamente, non è obbligatorio indicare nel dettaglio come sono vestiti i personaggi, che sia tramite link di reference o descrizioni, ma se a qualcuno piace farlo questa è un'occasione congrua, insomma.

    E quindi? Niente, in sostanza role liberissima in cui potete inserirvi, se vi compiace il contesto, anche solo per un post aggratis se vi manca la fidelity o dovete attivare pg, ma anche se volete far interagire personaggi in questi contesti molto specifici. Having fun in cringe jail insieme a me.
  13. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    16 y.o. | VI
    gaslight, gatekeep & girlboss
    ravenclaw
    amethyst harmony (arwen) sage
    Ew. Nahla l'aveva abbandonata lì da sola sparendo nel nulla e lei era nuovamente su una barca in una gita scolastica. Non odiava le barche o il mare, amava andare in nave con suo padre in qualche crociera durante le vacanze, quello di cui non si fidava erano le lezioni di Hogwarts, in mezzo all'oceano con persone in procinto di partorire e leccate di ostriche. Ew. «ew» si scrollò per togliersi la bava di dosso. «sei una creatura così... affettuosa» odiosa. Fra tante cose, proprio leccare doveva? Era proprio l'aspetto di quella creatura a schifarla, di certo non aveva la stessa espressione quando un cucciolo di cane o un gattino le leccava il braccio. I suoi vestiti erano comodi ma anche costosi, non andava mai in giro con un outfit da meno di 350 galeoni ossia 2100€, persino quando era in costume e i suoi vestiti erano tutti originali e cuciti su misura per lei. Non era quindi immotivata la sua voglia di uccidere quella ostrica schifosa. «è un medaka» A casa aveva un cappotto di pelliccia, regalatale da sua nonna. Era bellissima, onestamente. La usava principalmente quando lavorava al Lilum spacciandosi per Arwen, la sua seconda identità, sua sorella gemella - che per inciso, non esisteva. «dovremmo proprio aiutarlo, poverino, non voglio vederlo morire» portò la mano al cuore, rattristandosi ma non alzò un dito per aiutarlo. Era un invito per l'altra, lei il suo lo aveva già fatto: esisteva.

    Don't you let these pretty faces fool you
    Savage underneath (Underneath)



    HTML
    <b>› MEDAKA:</b> XXXX per "pericoloso, serve un mago esperto" se affrontato sulla terraferma, passa a XXXXX per le creature più pericolose, "noto ammazzamaghi, impossibile da addestrare o addomesticare" se affrontato in acqua. È conosciuto come il ghepardo del mare ed è la creatura più luminosa dell'oceano Pacifico. Sulla fronte presenta un corno arcobaleno luminoso che gli permette di illuminare le profondità del mare insieme alle macchie multicolori su tutto il corpo. Quella non è l'unica particolarità in quanto sia il corno che le macchie sul corpo hanno due funzioni essenziali per la caccia: le macchie sul corpo secernono una sostanza simile ai feromoni che disciolta nell'acqua attrae le prede in nel suo raggio di azione e una volta individuata una preda, dal corno scaturisce un arcobaleno che avvolge la preda e rende per qualche minuto l'acqua attorno alla vittima gelatinosa, soffocando l'avversario. Come ogni ghepardo che si rispetti ha una coda che ruota come un'elica e gli permette di nuotare a una velocità impressionante. Le gambe gli permettono sia di camminare che di nuotare e non attacca solamente nelle profondità del mare, ma anche in superficie se durante uno dei suoi salti trova una superficie su cui atterrare, come una nave abbastanza piccola o un'isoletta. Nonostante riesca a respirare in entrambi gli ambienti, preferisce rimanere sott'acqua dove i suoi poteri sono più forti.
    <b>› altro: </b>
    — si nutre di tutto ciò che trova sott'acqua ma predilige creature più grandi di lei. Quando caccia in superficie lo fa più per divertimento che per nutrirsene, lascia i fatti le prede morenti e in balia di altri predatori.
    — il suo corno viene utilizzato in alcune pozioni mortali
    — viene cacciato anche per il suo manto particolare e per questo è in via di estinzione


    Edited by sa(va)ge - 16/3/2024, 00:06
  14. .

    prefect

    16 y.o.

    slytherin
    ugly ending
    best frenz
    Come diceva un saggio, e si parlava di nientedimeno che il prof Quinn, se doveva andare all’inferno, tanto valeva andarci in grande stile. Salendo sulla nave, infilò gli occhiali dalle lenti scure, inspirando l’umida aria di mare che popolava tutti i suoi incubi migliori ed i suoi sogni peggiori. Guardava l’orizzonte con l’espressione leggera di chi nelle onde dell’oceano vedesse la quiete che la società sembrava tanto integerrima nel non concedere, e nel cuore possedesse la morbida e confortante consapevolezza che la morte sarebbe sopraggiunta per tutti, e per alcuni prima di altri. Con un gomito al parapetto e la guancia sul palmo, rilassato come solo uno studente in gita poteva permettersi, Mood Bigh sognava ed immaginava tutti i modi in cui avrebbe potuto far affondare quella cazzo di nave con sopra tutti i suoi abitanti, forse se stesso compreso. La sua immagine mentale preferita, era quella della Nave Fantasma, con il filo di metallo a staccarsi tranciando di netto tutti i presenti a bordo della crociera.
    Era un sorriso felice, quello del Serpeverde. Gli scenari di morte, tendevano a fargli quell’effetto. Per quanto fallace, decise di prendersi il sollievo del proprio au delulu dove sacrificava i compagni allo spirito del kraken o la maledetta balena bianca, masticando pigro una gomma alla menta. Quando Eugene Jackson avesse guardato nella sua direzione, con pensieri MENDACI ED ERRONEI (è successo solo una volta ok. Non è che abbia come vizio di sbattersi qualunque creatura che volesse potenzialmente ucciderlo.) non avrebbe visto altro che un adorabile sedicenne entusiasta di affrontare un’altra emozionante avventura insieme alla sua compagnia del cuore, perché con l’anello aveva già dato. Yay, am i right.
    Avvicinò maggiormente l’oggetto al proprio fianco. Sospirò con sincera, sentita, malinconia, perché quelli sì che erano tempi d’oro, abbassando gli occhiali da sole il tempo di ammiccare al proprio riflesso – ed ora come allora, si sarebbe affogato per se stesso. Self love and all – prima di rialzarsi e poggiare la schiena a quello che perlomeno spero non essere legno. I swear to god, nel santo anno 2024 basta vascelli, spero bene. «mood» e chi. Chi altro poteva essere, con quella voce roca proveniente direttamente da uno dei gironi infernali, se non uno dei Monrique. Erano peggio del resto, loro due; popolavano perfino i suoi momenti di veglia, con la loro affatto placida esistenza.
    «maluma» morbido. Quasi intenerito, pur apparendo senza una minima preoccupazione al mondo, viso al sole e mani affondate nelle tasche dei pantaloni. Era quasi il loro anniversario. Molto romantico da parte loro ritrovarsi in una situazione specchio alla precedente. Arricciò solo appena il naso, al millesimo conato di Balt. Romantico, dicevo. Immerse l’asciugamano nell’acqua del secchio al proprio fianco, strizzandolo con un sospiro divertito ed esausto. Lo poggiò sulla fronte del Tassorosso, le ciocche bionde sulla fronte spostate gentilmente con la punta delle dita.
    «sto vomitando»
    «lo vedo» mormorò, tenendo premuto lo straccio sul viso sudato di Balt.
    Sognava, Mood. Sognava di abbassare lo straccio alla bocca, e farglielo ingoiare. Sognava di accompagnarlo all’uscita, spingendolo nelle stesse acque dove stava riversando la propria anima, così che potessero essere riuniti per sempre. Sognava, le labbra dischiuse in un broncio poco pronunciato.
    Sognava il giorno in cui Balt Monrique sarebbe stato felice. Allora e solo allora, toglierlo dall’equazione sarebbe stato soddisfacente: doveva concedere il diritto alla vita finché la vita non fosse valsa qualcosa, altrimenti qual era il punto. Godeva del suo stato miserabile, se la tenerezza con cui asciugava la pelle madida poteva esserne un segno – se aveste conosciuto almeno un poco Mood Bigh, avrebbe dovuto esserlo.
    Guardò le ostriche. Intensamente.
    wow. C’erano proprio tutti: Mood, Balt, Liz. Eli, da brava medium, era la morte nel cuore di tutti loro. Mannaggia, allora forse il timore del Jackson era reale.
    Inspirò profondamente. Più profondamente, all’idea di farsi leccare e quasi ingoiare da un’ostrica gigante.
    Ma perché a lui.
    Sollevò l’indice, scambiandosi intense occhiate con le milf di mare.
    Meno uno.

    Abbandonate le lenti scure, alzò gli occhi al soffitto della struttura.
    E sapete che c’era? Che lui, al contrario di Ben, avrebbe preferito tornare sulla nave ed aiutare il prof Jackson a partorire un mostro roseo e piagnucolante, piuttosto che rimanere un altro istante in compagnia di qualcuno che, in una stanza circondata da vetri ed al cospetto di una creatura dall’aria alquanto incazzata (sul serio questa volta.) ed orripilante, lo avvertiva di non toccarla. Ma perché cazzo avrebbe dover voluto toccare la versione marcescente di Staryu.
    «cercherò di resistere» le lampeggiò un sorriso divertito, piacevole a vedersi e falso quanto un immagine creata con l’intelligenza artificiale.
    Si avvicinò cauto alla superficie trasparente, cercando di osservare il Riotan con occhio clinico. C’era indubbiamente qualcosa che non andava con le squame solitamente brillanti della creatura, e quello avrebbe potuto riconoscerlo perfino la Roux, ma cosa? Sembravano in rilievo, quasi pietrificate, ma non… proprio. Se fosse stata roccia, non avrebbe vinto contro la gravità riuscendo a rimanere appesa al vetro. Cristallo? Non sapeva se potessero usare blandi incantesimi di illuminazione li sotto, o se avrebbero fatto entrare le bestie in uno stato di eccitazione febbrile e omicida, quindi attese che la luce naturale si riflettesse sulle squame. Non avevano l’aria di essere ghiaccio, e non sembravano neanche gli effetti di un incantesimo di trasfigurazione andato male – yabai, anyone? Da qualche parte c’è ancora Alec che cerca di afferrarlo – eppure c’era qualcosa di… Battè le ciglia, capo piegato sulla spalla. Roteò riflessivi occhi scuri su ogni parte visibile della creatura, mordendo distratto l’interno del labbro. «lo sapevi che le squame del riotan vengono usate per creare gioielli?» le indicò, senza toccare il vetro. «non al loro stato naturale, certo. Ma diventano gemme, quando la creatura...» Una pausa, giusto per assicurarsi che la ragazza avesse seguito il ragionamento. «invecchia.» si solidificavano, permettendo una facile lavorazione e risultati eccezionali. Certo, c’era bisogno di tempo, e il mondo quando mai ne aveva più? Volevano tutto e subito, indipendentemente dal come. Quella era la vera condanna del loro secolo.
    «immagino che venga usato spesso l’incantesimo di invecchiamento. Per gli affari» tono piatto, privo di alcuna inflessione. Non ne aveva mai visto uno all’opera. Non poteva dirsi… non deluso. Intrigato, anche se per tutte le ragioni sbagliate. Per inciso: non approvava la tortura sugli animali.
    Solo sulle persone. E solo quando ne aveva voglia.
    «il contro incantesimo è … complesso» mormorò, tenendo per sé fosse impossibile al loro livello - e con loro intendeva se stesso, non aveva fiducia nella ragazza. Manifesting che avrebbero fatto gli scambisti e sarebbe toccato a qualcun altro <3
    Now I'm bored
    I'd like to skip ahead
    And see the ending
    #mood


    CITAZIONE
    3. Mood, Myrtylle
    Riotan: il suo corpo è ricoperto da formazioni cristalline che appaiono dolorose alla vista. queste gli impediscono di muoversi con agilità, rendendola una preda facile


    Incantesimo della vecchiaia


    Formula: Vita Inverso. Causa il rapido deterioramento temporale di un oggetto, una persona, o una creatura. Più si mantiene attivo l'incanto, più passeranno gli anni. Usato spesso sugli oggetti - più facile che sulle persone - per aumentarne il valore, ed uno strumento di tortura terribile e dei più efficaci contro le persone. Possibile usarlo solo su una parte, umana o meno che sia, e non sull'intero soggetto. ATTENZIONE! Esiste il rischio che possa essere irreversibile, ed il contro incantesimo non funzioni.


    non verbale. Roteare la bacchetta in senso orario, puntarla sulla parte interessata, e piegare il polso verso di sè. Il colore del fascio si scurisce mano a mano che l'incantesimo viene mantenuto attivo, dal rosa al purpureo.




    Incantesimo del Giusto Tempo


    Formula: Tempus Fugit. Permette di far acquisire al soggetto od oggetto colpito dall'incanto oscuro Vita Inverso, gli anni persi. Più viene mantenuto attivo, più possibilità ci sono possa tornare allo stato originale. ATTENZIONE! Non sempre funziona, dipende dal mago e dal tempo passato dall'incanto oscuro. Non è possibile utilizzarlo ex novo per ringiovanire qualcuno: funziona solo come contro incantesimo di Vita Inverso.


    non verbale. Portare la bacchetta verso di sè, quindi puntarla verso la parte interessata, e roteare il polso. Il colore si schiarisce mano a mano che l'incantesimo viene mantenuto attivo, dal porpora al rosa.



    HTML
    <div class="card objs master oscuro">
    <h2>Incantesimo della vecchiaia</h2>
    <p><b>Formula:</b> <i>Vita Inverso</i>. Causa il rapido deterioramento temporale di un oggetto, una persona, o una creatura. Più si mantiene attivo l'incanto, più passeranno gli anni. Usato spesso sugli oggetti - più facile che sulle persone - per aumentarne il valore, ed uno strumento di tortura terribile e dei più efficaci contro le persone. Possibile usarlo solo su una parte, umana o meno che sia, e non sull'intero soggetto. ATTENZIONE! Esiste il rischio che possa essere irreversibile, ed il contro incantesimo non funzioni.</p>
    <h6><span>non verbale. Roteare la bacchetta in senso orario, puntarla sulla parte interessata, e piegare il polso verso di sè. Il colore del fascio si scurisce mano a mano che l'incantesimo viene mantenuto attivo, dal rosa al purpureo.</span></h6>
    </div>

    <div class="card objs master guarigione">
    <h2>Incantesimo del Giusto Tempo</h2>
    <p><b>Formula:</b> <i>Tempus Fugit</i>. Permette di far acquisire al soggetto od oggetto colpito dall'incanto oscuro Vita Inverso, gli anni persi. Più viene mantenuto attivo, più possibilità ci sono possa tornare allo stato originale. ATTENZIONE! Non sempre funziona, dipende dal mago e dal tempo passato dall'incanto oscuro. Non è possibile utilizzarlo ex novo per ringiovanire qualcuno: funziona solo come contro incantesimo di Vita Inverso.</p>
    <h6><span>non verbale. Portare la bacchetta verso di sè, quindi puntarla verso la parte interessata, e roteare il polso. Il colore si schiarisce mano a mano che l'incantesimo viene mantenuto attivo, dal porpora al rosa.</span></h6>
    </div>
  15. .

    hufflepuff

    vi year

    17 y.o.
    stuck
    unlike pluto
    Era tutto terribile.
    Tutto.
    Avrebbe voluto dire, o anche solo pensare, che non ci fosse una sola persona coinvolta in quella lezione che non odiasse dal profondo del cuore – dai professori, agli assistenti, ai suoi stessi compagni. Tristemente, sapeva di non esserne davvero capace: si limitò, dunque, a morire.
    Nell’anima, ma anche un po’ nel corpo.
    Ma che problemi avevano con le navi, i docenti di Hogwarts? Quali traumi infantili gli avevano causato i genitori per portarli a spostare i propri istinti sadici mandando i loro studenti in mare aperto su veicoli in balia delle onde?
    Non lo sapeva. Probabilmente, non lo avrebbe nemmeno mai scoperto.
    Perché dopo lo schiaffo di Ben sulla schiena ed il suo «sei proprio un uomo», a cui rispose con un grugnito poco elegante, comprese di aver lottato contro i suoi organi interni fin troppo – lì, seduto sul pavimento del ponte, occhi chiusi e viso pallido; avrebbe voluto essere fatto come una pigna, così da resistere almeno il tempo di quel tragitto così come aveva sopportato un’intera vacanza estiva in yacht.
    «mood,» gutturale, provato; le mani strette attorno alla balaustra della prua e la testa piegata oltre quest’ultima. Non aveva davvero bisogno di aprire gli occhi e di alzare il busto, per sapere che il Serpeverde fosse lì: trauma buddies et al, riconosceva la sua presenza ormai nel momento del bisogno, ossia – «sto vomitando.» parafrasi di una citazione cult, con tanto sentimento ma probabilmente diverso da quello provato da una Kate Winslet a braccia spalancate che viveva il momento migliore della sua esistenza.
    Le circostanze, com’era ovvio che fosse, resero quell’esperienza, minuto per minuto, una tragedia sempre peggiore.
    Prima il Jackson, inizialmente suo compagno di nausea, che aveva deciso fosse il momento giusto per lanciare via un essere umano dalla sua vagina in affitto ed annunciarlo a tutti quanti. Avrebbe voluto urlare – sia per l’entusiasmo, perché una bella notizia era sempre ben accetta, sia per l’orrore al pensiero del possibile parto in mondovisione –, ma il suo corpo interpretò diversamente quelle intenzioni, e dalla bocca non poterono che uscire altri contenuti gastrici e versi da pterodattilo.
    Poi il video del Barrow, che grazie al cielo era troppo impegnato a cercare di lanciarsi di sotto per prestare attenzione al video che mostrava l’ex professore di strategia posare in mutande: per carità, very slay, ma era un qualcosa che se lo aiutava, lo faceva solo nella discesa a capofitto.
    Infine, delle ostriche che facevano il cosplay di sua sorella. «dovete rimanere immobili», disse lo Skylinski; [bestemmia] [sospiro] [bestemmissima], disse Baltasar Monrique, facendosi maledettamente leccare da cima a fondo come un Chupa Chups.
    «voglio cambiare scuola.» chissà come se la passavano a Durmstrang, probabilmente una favola rispetto a quella tortura.

    Comunque.
    «ma voi avete ascoltato?» ancora pallido, ancora trascinandosi, si limitò a guardare Bennet. Non una singola emozione a dipingere il volto del tassorosso, il che era già indicativo di molte cose; decise di risparmiare le forze, di non esplicare quel “ho la faccia di uno che ha ascoltato qualcos’altro oltre ai suoni del mio intestino che si accartocciava su sé stesso come carta straccia, o ai versi disumani provenienti dalla mia gola?”, ma non aveva dubbi lei, Ictus e Dara avrebbero capito. «avete la xamamina?» chiese piuttosto, a loro e un po’ a chiunque fosse nei paraggi.
    Nessuno?
    No?
    Okay.
    E poi Barrow lo separò dai suoi amici. Pure. Non c’era davvero alcun rispetto per gli studenti.
    Guardò Kul, cercando (per quanto la nausea residua glielo permettesse) di sorridergli. Non aveva grandi rapporti con lo special, ma voleva bene a suo fratello. «ehi, mh…» si morse le labbra, chinando brevemente il capo a terra: voleva dirgli che fosse amico di Kaz, se non lo sapeva, che era il colpevole del suo rapimento di quell’estate, che lo aveva portato a più party di quanti potesse aver avuto idea fino ad allora; che anche a lui mancava, e che sicuramente – sicuramente! – stava bene, stavano bene. «come stai?» fortunatamente, non era abbastanza in vena di parlare a sproposito e rievocare i traumi.
    «è un buscofen.»
    Kul guardò Balt.
    Balt guardò Kul.
    Intensamente.
    «ma io non ho il ciclo…» corrugò le sopracciglia. «mi serve la xamamina.» beh, forse prima non lo aveva sentito, ma apprezzava molto il tentativo di aiutarlo con un antidolorifico per i – «aaaaah!» intendeva la creatura. Pensa te.
    «dai fai qualcosa per salvarlo!!!» iniziava ad allargarsi un po’ troppo con la confidenza: cosa voleva che facesse, di grazia. Al massimo poteva cercare di comunicare con il Buscofen per farsi guardare negli occhi e farsi lobotomizzare.
    Un sogno.
    «forse so cosa succede… devo averlo letto da qualche parte.» o, molto più probabilmente, ne aveva sentito parlare dai Ben.
    Un incantesimo originario dell’antica Grecia, inizialmente ideato per rendere più fertili le donne così da generare sempre più soldati da mandare in guerra, che si era rivoltato prima contro le stesse (perché evocato male, prendendo i connotati della maledizione arrivata fino al ventunesimo secolo) e poi sugli uomini che avevano avviato una simile barbaria, per mano delle loro stesse mogli, ed il cui unico controincantesimo, sostanzialmente, (castrava) rendeva magicamente sterili chi veniva guarito? Decisamente qualcosa che le Monet avrebbero raccontato loro per cultura generale di Arti Oscure e Incantesimi.
    «so anche come curarlo, ma non sarà piacevole.»
    Build me a fantasy
    With the lights on,
    The darker the history
    Turn the lights off, forget
    balt-o


    CITAZIONE
    2. Balt, Kul
    Buscofen: il corpo piumato è piegato in modo contorto per il dolore costante e presenta chiazze di pelle nuda dove mancano le piume

    HTML
    <div class="card objs apprendista oscuro">
    <h2>maledizione della fecondità</h2>
    <p><b>Formula:</b> <i>permotum ubertas</i>. L'incantesimo induce nel soggetto forti dolori addominali e pelvici, causati da emorragie interne degli organi riproduttivi dovute ad una crescita abnorme degli stessi che andranno a distruggerne i tessuti. La conseguente sovrapproduzione ormonale può causare alopecia, disturbi neurocognitivi e comportamentali, forte nausea ed emicranie. Può condurre alla morte in tempi brevi.</p>
    <h6><span>non verbale, di colore rosso sangue. per essere eseguito, bisogna disegnare con la bacchetta una linea ondulata dal basso verso l'alto, terminando con un cerchio.</span></h6>
    </div>


    HTML
    <div class="card objs apprendista guarigione">
    <h2>incanto della sterilità</h2>
    <p><b>Formula:</b> <i>cruoris lustratio</i>. Controincantesimo della maledizione della fertilità, agisce direttamente sugli organi colpiti riportandoli alla dimensione originaria e necrotizzando i tessuti lesi. Il prodotto di scarto di questa guarigione viene espulsi in maniera indolore e fisiologica: salva il soggetto maledetto, ma induce una condizione di sterilità irreversibile.</p>
    <h6><span>non verbale, di colore giallo paglierino. bisogna disegnare con la bacchetta tre onde dall'alto verso il basso all'altezza dell'inguine.</span></h6>
    </div>
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