Votes taken by / belair

  1. .

    2094

    bodyguard

    french
    epiphany
    taylor swift
    Si sentiva una di quelle persone con l’alzheimer che si perdevano per strada e non sapevano più come tornare a casa. Era sicuro che avesse una casa da qualche parte, o almeno lo supponeva dai vestiti che aveva addosso. Era vestito bene, sebbene non sapesse perché avesse uno smoking addosso alle cinque di lunedì pomeriggio, quindi non poteva essere povero. Oh gesù, non sarà mica stato un gigolò? Non sapeva perché fosse stata la prima ipotesi a balenare alla mente, ma ok. Play it cool. Tirò fuori il cellulare dalla tasca nella speranza che gli desse qualche indizio, ma quello che vide sullo schermo non fece che confonderlo maggiormente. C’era un ragazzo di bell’aspetto e un locale che non riconosceva (duh) come sfondo, e affianco a lui una ragazza dai capelli biondi. Ok. Fece per sbloccare il telefono ma si rese conto di non poterlo fare, perché era bloccato? Per VENTI FOTTUTI MINUTI???? Odiava già tutto. Non sapeva nemmeno dove fosse, o chi chiamare per farsi venire a prendere. Oddio, e se fosse rimasto così per tutta la vita? Senza memorie e perso per le strade di….una cittadina inglese, da quello che sentiva. Ma lui non era francese.
    Oh no.
    Si era perso all’estero.
    Qualcuno sapeva dove fosse? E se fosse rimasto lì per sempre.
    CHE QUALCUNO LO VENGA A PRENDERE.
    and some things you
    just can't speak about
    but you dream of some
    epiphany just one single
    glimpse of relief to make
    some sense of
    what you've seen
    gugi
  2. .
    whosinclair hansen
    roleguest +1 (groom's side)
    outfitsuit & hair
    infohydrokinesis + doctor
    infoformer rebel + abby's shadow
    William era un uomo debole, fin troppo incline a cedere agli istinti più basilari quando la presa ferrea sul proprio raziocinio veniva meno. Non era la prima volta che accadeva, e non sarebbe stata l’ultima. Eppure, in quell’occasione più di mille altre, avrebbe dovuto riconoscere la necessità di mettere un freno alle proprie pulsioni. E invece, aveva deciso di prendere la strada più facile e lasciare che fosse il vino delle proprie vene ad animare i suoi fili. Almeno, quando la mano di Jamie si strinse un po’ di più al suo fianco, William ebbe una scusa per crogiolarsi in quel contatto dopo mesi di distanza. Gli erano mancati, il peso e il calore dei polpastrelli dell’Hamilton a premere sulla sua pelle. E forse avrebbe preferito non averlo avuto affatto, perché il pensiero di perdere quel contatto era devastante. Il fiato si mozzò quando il capo di Jamie si avvicinò, un movimento impercettibile, se non che William era ormai consumato da ogni centimetro guadagnato. Fu costretto a chiudere le palpebre, le labbra dischiuse in una preghiera, quando quei centimetri furono annullati e poté sentire la sua fronte poggiata contro quella di Jamie. Era un uomo debole, Will, era ormai un fatto appurato, ma ne veniva ricordato a ogni respiro che avrebbe potuto rubare allo special. «odia me, non te» notizia flash: il Barrow era multitasking, e poteva benissimo odiare entrambi. Contava poco in quel momento, quando il concetto di odio sembrava così astratto, lenito dalla vicinanza di una delle persone più care che aveva. Era inutile tormentarsi con scenari di cosa sarebbe potuto essere, non importava quanto l’idea fosse seducente. Forse doveva appellarsi a Vin per cercare consiglio su come essere meno sottone, buoni propositi per l’anno nuovo and all. «puoi avermi, e odiarmi comunque. puoi amarmi, e odiarmi comunque» pareva ormai lontana la musica, un rumore di fondo allo spartito su cui lo stava facendo danzare Jamie, uno spartito composto da carezze e parole che promettevano un encore tanto agognato «lo sai che non posso» un sussurro flebile contro il suo orecchio, una supplica che bruciava in gola più del whiskey incendiario, mentre le dita si arrampicavano sù per il collo di Jamie e si insuinavano tra i suoi capelli. «perché non sarebbe la stessa cosa» riflessa nelle iridi chiare di William vi era la stessa testarda e nuda onestà di Jamie, un rimpianto a cui non sapeva mettere parole, ma che sapeva l’Hamilton potesse percepire nelle ossa «voglio averti come prima, e amarti senza doverti condividere con qualcun altro. non posso fare finta di niente» ci aveva provato, un disperato tentativo di non vedere i marchi lasciati da un volto anonimo, una qualsiasi scusa a cui appigliarsi ma che Jamie aveva raso al suolo ancora prima che avesse fondamenta concrete. «perché non ti basta mai niente? perché non ti basto io?» la presa sulla camicia dello special si fece più stretta, la piega delle labbra distorta dalla rabbia e da un dolore che non aveva ancora abbandonato. «puoi odiarmi e basta. Ti aspetto comunque, gugi.»
    Ti aspetto comunque, gugi.
    Crudeli, quelle parole. Quella promessa ormai futile.
    «non–» si inumidì le labbra, la bocca improvvisamente asciutta «non c’è niente per cui aspettare» scosse la testa, e fu costretto ad abbassare lo sguardo per qualche attimo. Non voleva che Jamie gli leggesse dentro, quando era maledettamente chiaro ad entrambi che era a un passo dallo sgretolarsi. «non so più come fidarmi di te» ti prego dammi una ragione per farlo. Insegami di nuovo.
    Reaching out for something to hold
    Looking for love where the climate is cold
    Manic moves and drowsy dreams
    Or living in the middle
    between the two extremes
    when3 september 2023
    avignon, provencewhere
    board'till death do us part
    out of touch
    hall & oates
    whowilliam barrow II
    roleguest (groom's side)
    outfitfront suit & back suit
    infofrench + traveller
    infotwenty-height + security
  3. .
    whosinclair hansen
    roleguest +1 (groom's side)
    outfitsuit & hair
    infohydrokinesis + doctor
    infoformer rebel + abby's shadow
    Voleva molte cose, William. Alcune di queste erano impossibili da ottenere, altre le aveva avute per un lasso di tempo finito, mentre altre ancora sapeva che non avrebbe mai stretto tra le dita. In quel momento, tuttavia, voleva essere libero di medicare il suo cuore spezzato con del costoso vino rosso senza che la causa del suo male apparisse alle sue spalle. Un fottuto cancro, una malattia terminale alla quale ormai si era rassegnato, e che era cresciuta in lui nel corso di quasi due decenni. Guardarlo gli faceva male, ma non guardarlo era quasi peggio, perché sapeva che quella manciata di minuti era tutto ciò che si sarebbe concesso del volto del suo migliore amico. Il Barrow sapeva di essere patetico, ma almeno il calore del vino leniva la vergogna che lo teneva ostaggio, e rendeva più facile perdonarsi quei momenti di debolezza. Com’era sempre stato. «te. vale?» ah, ma pensa. William non riuscì a non sollevare gli occhi al cielo a quell’uscita, l’angolo delle labbra a minacciare di sollevarsi in quello che non era un mezzo sorriso. «hai già avuto la tua occasione, non pensi?» era terribile e lo sapevano entrambi, eppure non fallì a causare un familiare moto di calore dentro di lui. Si odiava, e odiava ancora di più il suo corpo per quelle reazioni automatiche, ingranate in ogni fibra nel suo essere come una seconda natura. «mi manchi» per un attimo dimenticò come respirare, l’impatto di quelle parole a coglierlo impreparato e vulnerabile. La cosa peggiore era la sincerità nel tono dell’Hamilton, la peggiore arma con cui potesse colpirlo, quella che si insinuava bastarda tra le costole per andare a scavare un po’ di più nella carne rovinata. Esausta. Chiuse per qualche attimo gli occhi, non voleva vederlo, non voleva sentirlo- voleva smettere di esistere per un po’, era tanto da chiedere? Portò di nuovo la bottiglia alle labbra, la sua fedele compagna, buttando giù il liquido rubino con la stessa velocità con cui i radunanti svuotavano le bottiglie a Pescara. Fu triste di constatare, appena la portò controluce, che era a metà. In effetti si sentiva già meglio, il mondo più morbido e sfumato ai bordi. Uno sfortunato effetto collaterale era il bisogno di estendere la mano e cercare il contatto con l’Hamilton, ma credeva che sarebbe sopravvissuto. Probabilmente. Lasciò le parole di Jamie sospese tra di loro, senza trovare la forza di rispondere. A che pro? Avrebbe finito per lanciare l’ennesimo dardo avvelenato, la facciata costantemente in ombra della luna, quando era chiaro che con il cronocineta non funzionavano. «william. un ballo?» sconosciuto, quel nome a rotolare dalle labbra di Jamie. Troppo impersonale, sterile, un nome che sapeva di solennità e una supplica al tempo stesso. Posò la bottiglia sul tavolo, costringendo le sue dita a staccarsi da quello che era stato l’unico punto fisso della serata. L’unica risposta che William aveva per il suo ex era una risata dai contorni taglienti e sanguinanti, priva di qualsiasi umore e che contrastava con la tempesta a danzare nelle iridi del francese «perché no, tanto ormai che male può fare» che male può farmi, che non hai già fatto? Si alzò dalla sedia in un movimento che aveva poco di aggraziato, e si dovette reggere per qualche attimo al bordo del tavolo per riallineare la sua visione del mondo. Forse doveva smettere di piangersi addosso, rifletté lontanamente, pensiero che fu rapidamente sostituito dalle sue dita che si chiudevano intorno al polso dell’Hamilton per tirarlo dietro a sé. Momento in cui la scelta della musica ricadde su un lento, ovviamente. (E ve lo linko anche.) «volevi ballare con me, tutto qui?» domandò una volta che si trovarono sulla pista, le dita a scivolare naturali sulla spalla dell’Hamilton, mentre l’altra mano si stringeva alla sua «avrei dovuto bere di più» mormorò tra sé e sé quando la distanza tra lui e Jamie si accorciò inevitabilmente, la sua attenzione a passare dal suo sguardo alle sue labbra. Non era mai stato bravo a dare retta alla parte più razionale del suo cervello, non quando aveva dell’alcol in circolo «mi manchi anche te» strinse appena le dita sulla stoffa della camicia dell'Hamilton, un appiglio al quale sorreggersi per evitare di cadere nella spirale di verità scomode che non era pronto a divulgare «ma mi fa più male stare qui, vicino a te, quando so quello che hai fatto» niente da fare, ci aveva provato per quel battito di ciglia, ma stava fallendo miserabilmente- erano in ballo, tanto valeva ballare «ma soprattutto, mi odio per volerti ancora nonostante tutto» dovette resistere all'urgenza di premere la sua fronte contro quella di Jamie, a cercare un contatto che avrebbe placato le spine attorno alle sue corde vocali, e la vergogna a pesare sulla sua coscienza.
    Reaching out for something to hold
    Looking for love where the climate is cold
    Manic moves and drowsy dreams
    Or living in the middle
    between the two extremes
    when3 september 2023
    avignon, provencewhere
    board'till death do us part
    out of touch
    hall & oates
    whowilliam barrow II
    roleguest (groom's side)
    outfitfront suit & back suit
    infofrench + traveller
    infotwenty-height + security


    WILLIAM: parla con jamie
  4. .
    Quando William era piccolo, c’era un gioco che puntualmente gli veniva presentato davanti. Uno di quei giochi vecchio stile, ormai una rarità in un mondo che si era evoluto oltre la necessità del giocare a domino. A dire la verità, non sarebbe stata la sua prima scelta, ma una delle sue cugine più piccole insisteva per provarlo ogni volta. Anche da bambino, William era sempre stato preciso, metodico e calcolato nelle sue scelte. Gli veniva naturale allineare i pezzi di plastica uno dietro l’altro, non troppo lontani o vicini, disporli secondo una fantasia sempre più elaborata. Quello che disprezzava più di tutto, e il principale motivo per cui quel gioco non gli andava a genio, era il momento in cui il primo pezzo di domino crollava, trascinando insieme a lui ore di lavoro. L’unica cosa che William poteva fare era osservare impotente, relegato al ruolo di spettatore che, anche volendo, non avrebbe potuto influenzare il destino di quello che era stato messo in moto. Al momento, il Barrow si trovava su quel precipizio, inerme davanti al primo domino che cadeva, e poi un secondo, un terzo ancora- ancora e ancora a disfare e a tirare e distruggere.
    Tracciò i bordi del livido violaceo sulla pelle di Jamie, come un bambino che ancora non aveva imparato a tenere le mani a posto, che ancora non era stato bruciato dalla fiamma dei fornelli. Non aveva idea di cosa fosse riflesso sul suo volto, dopotutto non era mai stato padrone della propria mimica facciale come lo special davanti a sé. Sollevò appena lo sguardo, guardingo e spaventato, un animale con le orecchie appiattite sul capo e i canini ad affondare nelle labbra. Quello che vide riflesso nelle iridi cerulee di Jamie fu fastidio. Poi niente. Vuoto, desolato, terribilmente solo.
    Sarebbe stato così facile fare finta di niente.
    Riavvolgere il tempo, fermare i pezzi uno dopo uno e riportarli al loro stato originale. Perfetti. Inviolati. Immacolati.
    Ma William conosceva bene il suo partner, forse meglio di se stesso, aveva speso la maggior parte della sua vita a fianco a lui e sapeva che non l’avrebbe fatto. Sarebbe stato troppo facile, e Jamie Hamilton amava farsi del male più di ogni altra cosa. Forse era l’ebbrezza del momento, la malata e perversa sensazione che finalmente scrollava il muscolo cardiaco dal suo sopore. Il Barrow non ne aveva idea, e non gli interessava scoprirlo in quel momento.
    O forse quella di William non era altro che una pia illusione. In fondo, non gli sembrava di conoscere affatto l’uomo che aveva davanti.
    Seguì il movimento dei polpastrelli del cronocineta sulla propria pelle, lo lasciò fare, incapace di mettere fine a un contatto che disperatamente bramava. Sempre, nonostante tutto. Era debole, William Barrow, e Jamie lo sapeva meglio di tutti. Sapeva che per lui avrebbe fatto sempre un’eccezione. Anche quando intrecciò le loro dita, e quel traditore del suo muscolo cardiaco decise di tornare in vita proprio in quel momento.
    «Ha importanza?»
    Ha importanza?
    No, supponeva che ormai non avesse più importanza.
    Non aveva mai avuto grandi pretese nella vita, William Barrow. Di certo, non che qualcuno lo amasse. Che lo stringesse al proprio petto quando il mondo diventava un po’ troppo. Era ben contento di farsi bastare se stesso, perché almeno, su quello, avrebbe sempre potuto fare affidamento. E poi Jamie Hamilton si era fatto strada nella sua vita con la forza di un tifone e William aveva dimenticato cosa volesse dire respirare.
    Deglutì, quando il cronocineta abbassò il capo per poggiare un bacio sulla sua mano, ma non trovò la forza di ritrarla. Di sottrarsi a quell’ennesima presa in giro. Distolse lo sguardo, poggiandolo sul pavimento, lontano da qualsiasi cosa che fosse Jameson Hamilton. Voleva andarsene da quella stanza e sbattere la porta, urlare e urlare ancora fino a che la gola non avesse sanguinato e fosse stato troppo esausto per continuare a inveire contro il suo migliore amico. Voleva restare lì e poggiare la fronte contro la sua spalla come aveva fatto decine di volte, cercare conforto nell’odore familiare -di casa- del suo dopobarba e chiedergli cosa avesse fatto di sbagliato. Sapeva bene di non essere mai stato abbastanza, il Barrow, non la persona più intelligente o più carismatica nella stanza, ma non aveva mai dovuto plasmarsi in qualcosa che non era per l’Hamilton. Aveva creduto, forse ingenuamente, che c’era stata una ragione se Jameson l’aveva scelto una volta, e ogni volta dopo quella. Evidentemente, si era sbagliato. William restò così, immobile, congelato nel tempo, con entrambe le braccia lasciate lungo i fianchi. Pareva una marionetta a cui avessero tagliato i fili all’improvviso, dimentica di cosa volesse dire avere un battito. «perché?» non riconosceva la sua stessa voce, ruvida e gracchiante, fragile nella sua stessa manifestazione. Un sussurro, una supplica, impossibile da non cogliere nel silenzio della stanza. Svuotò attentamente il volto di ogni emozione, distese le linee della bocca laddove minacciavano di tremare e impose ai suoi occhi di rimanere asciutti, testardo nel disperato tentativo di mantenere un briciolo di dignità. Voleva vomitare, William. Aveva bisogno di nascondersi dove nessuno l’avrebbe trovato e farsi sempre più piccolo. Voleva affondare la lama del coltello ancora più a fondo solo per ricordarsi cosa volesse dire provare qualcosa che non fosse la voragine nello stomaco. «da quanto tempo, jamie?» perché, almeno quello, meritava di saperlo. Da quanto tempo andava avanti, quanto poco ci avesse messo a buttarlo via come la carta stropicciata di un pacchetto di sigarette. «li conosco?» uomo, donna, whatever in between, sapeva bene che l’Hamilton non si era mai fatto scrupoli. E, in effetti, non era ironico? Le relazioni di William finivano sempre nello stesso modo, un loop continuo a cui non riusciva a scampare. Nemmeno se ne accorse quando le sue dita trovarono il polso di Jamie, istinto a sovrascrivere raziocinio, il pollice a poggiarsi sopra il battito dello special. Disperatamente a cercare un tocco, un conforto che sapeva di non poter più trovare nella pelle dell’altro. «e non mi dire che non ha importanza, cristo-» la voce non si ruppe, non si ruppe perché si rifiutava, perché odiava quello a cui si era ridotto. Aggrottò le sopracciglia, il petto a sollevarsi e abbassarsi un po' più velocemente, la lingua a inciampare e a rifiutarsi di collaborare «eri il mio migliore amico» un filo di voce, niente di più che un sussurro, la confessione di un uomo che stringeva tra le dita -incredulo, ostinato- l'ultimo pezzo del domino per evitare che crollasse. Era il mio migliore amico. Perché prima di essere il suo partner, l'uomo con cui voleva spendere la sua vita, era stato il suo migliore amico. E quel giorno, William sentiva di aver perso entrambi.
    william rowan barrow II
    And some things you just can't speak about
    But you dream of some epiphany
    Just one single glimpse of relief
    To make some sense of what you've seen
    french
    twenty-eight
    bodyguard


    tutti nella loro hans era quando ormai le parole sono superflue
  5. .
    William Barrow aveva avuto molte idee idiote in vita sua, ed era convinto che quella rientrasse in quella particolare lista. Si sarebbe fatto licenziare, come minimo. Ma ne sarebbe valsa la pena? Difficile dirlo, dipendeva se Jamie era disposto a fargli da sugar daddy. Non gli sfuggì l’aria divertita dell’Hamilton, ma se la fece scivolare addosso come se fosse di poca conseguenza- nonostante tutto, apprezzava quell’attenzione. O gli avrebbe tirato una testata da diversi anni, cosa che si meritava tutta. «Ciao» incredibile che, non importava quanto tempo fosse passato, il Barrow finisse sempre con l’essere catturato dalla sua voce. Voce che cercò di seguire con le labbra, ma che si allontanò troppo in fretta per i suoi gusti. Non mise il broncio perché era un adulto, ma poco ci mancò: Jamie e i suoi stupidi giochi. Come se avessero tempo per tutti quei preliminari. Trattenne un sospiro quando le mani dello special si insinuarono sotto la sua camicia e sulla pelle calda, conscio del fatto che chiunque avrebbe potuto passare dietro alla porta. Anche se l'idea che qualcuno avrebbe potuto sentirli non gli dispiaceva come avrebbe dovuto. «Dio, mi sei mancato» un sospiro delirante, parole a scivolare con una sincerità disarmante dalle sue labbra. Negli ultimi mesi era poco il tempo che aveva potuto dedicare a Jamie, e la mancanza si faceva sentire in ogni fibra del proprio corpo. Non erano sempre gli stessi i turni al Cheshire, e spesso era capitato che i loro orari non si sovrapponessero. Sollevò le braccia così che Jamie potesse spogliarlo dalla divisa, felice per una volta di lasciare il controllo nelle mani altrui. «lo sai che ti amo, vero?» fu allora che William sorrise contro le labbra dell’Hamilton, il cuore a saltare un battito come faceva sempre quando sentiva quelle parole- una novità che non smetteva mai di stupirlo. Ancora non lo credeva reale, che qualcuno come Jameson Hamilton amasse lui. La risposta di William era una che aveva passato anni a sussurrare sulla sua pelle come una preghiera, che aveva urlato ai quattro venti in stati di ubriachezza molesta, e che entrambi conoscevano. Eppure, non si sarebbe mai stancato di ripeterglielo. Fece per rispondergli, ma le sue labbra furono prese in ostaggio da quelle dello special; non sarebbe stato lui a lamentarsi. Spostò una mano sul fianco dell’altro, l’altra a scendere verso il suo sedere perché era pur sempre un uomo debole. Quando Jamie portò il capo indietro, Will fece per inseguire le sue labbra, portando da un istinto che urlava di godersi quel momento finché aveva tempo. Al contempo, non era per niente giusto che lui fosse già mezzo svestito mentre l’Hamilton vantava la sua solita compostezza. Portò le mani sui primi bottoni della sua camicia, le sue dita a inciampare e ad incastrarsi sui bottoni dalla foga. «Quanto dura la tua pausa?» rimase momentaneamente interdetto dal sorriso sul volto di Jamie -sotto al JamieExpress in tutti i luoghi e laghi. Dio, sarebbe dovuto essere abituato dopo diciassette anni, eppure ogni volta falliva miseramente. «Abbastanza» soffiò sulle sue labbra, le dita a riprendere la loro discesa mentre altre parti erano occupate a far sentire a Jamie esattamente quanto avesse bisogno che si dessero una mossa «dipende quanto sei bravo» e se aveva tutta l'aria di essere una sfida, era perché lo era. Decise di averne avuto abbastanza, avrebbe strappato quei due maledetti bottoni che gli rimanevano. Portò le mani al lembi della camicia e fece scivolare il tessuto dalle spalle dell'Hamilton-
    elisa 🍵, [21/08/2023 22:57]
    palla lo faccio?

    🔮 Palla Magica Bot, [21/08/2023 22:58]
    🔮 Le stelle dicono...
    Ovvio

    Ovvio.
    Anche lei pensava che Jamie si meritasse di essere giudicato dalla Giustizia Divina.
    «Uh-» molto eloquente, il Barrow, ma rimase interdetto per un momento nel vedere le macchie che avevano tutta l'aria di essere succhiotti. Sul suo fidanzato. «Cosa sono questi?» alzò gli occhi sul viso dell'Hamilton, occhi limpidi a specchiarsi nelle acque torbide dell'altro- non riusciva a leggerlo. Non vi era alcuna accusa nel tono del Barrow, se non una genuina confusione. Perché era impossibile. La sola idea faceva ridere. Giusto?
    william rowan barrow II
    And some things you just can't speak about
    But you dream of some epiphany
    Just one single glimpse of relief
    To make some sense of what you've seen
    french
    twenty-eight
    bodyguard
  6. .

    will
    iam
    barrow ii


    • neutral
    • mercenary
    • twenty-eight
    • future bb
    Percepiva la furia omicida di Lupe fin da lì. E il suo fin da lì era già troppo vicino. William Barrow II aveva ereditato il gene dell’alcolismo ma anche dell’incoscienza, della testardaggine e della stupidità. Se non doveva fare qualcosa, puntualmente era in prima linea. Persino in quel caso, nonostante gli odds fossero stacked contro di lui, aveva voluto compiere quel salto nel vuoto. E se l’era presa in culo, ma non come piaceva a lui. Si guardò intorno per cercare di determinare dove fossero finiti, lo sguardo a danzare attorno a loro per aggrapparsi a un qualsiasi punto conosciuto. «Dove siamo finiti?» e non era quella la domanda da un milione di dollari? Il Barrow ammetteva di essere stato in posti peggiori, dunque era relativamente calmo. Per quanto potesse esserlo dopo essere stato alla mercé di una cartomante e aver vicino una Ramos tutt’altro che entusiasta. «Direi che siamo ancora ad Hogsmeade. Per fortuna. Poteva andare molto peggio» per esempio l’essere spediti su un’isola deserta con delle scimmie carnivore. O chiusi in una stanza insieme a un’adolescente sociopatica. O una qualsiasi lezione di Hogwarts, ad essere sinceri. «Per inciso: è colpa tua. Dovevo lasciarti entrare da solo— il mercato nero degli organi non era poi male, come ipotesi.» Chissà che problemi aveva William con gli amici, per scegliere i più sour e bulli tra tutti. Non aveva alcun dubbio che, in un’altra circostanza, Lupe sarebbe stata ben felice di lasciarlo alle mani dei trafficanti di organi, anche solo per imparare una lezione. «I miei organi non valgono più così tanto, tra il fumo e l’invecchiare non faresti molti galeoni» così, mise la mani avanti nel caso in cui lo stesse considerando davvero. Era sempre disponibile a prestare una mano per gli esperimenti della professoressa, ma non quando ne andava di una cornea. O un polmone. «Se adesso esce fuori qualcuno per derubarci o ucciderci, ti offro come vittima sacrificale» poggiò i pugni sui fianchi, fingendosi quasi offeso dall’affermazione della donna «non lo so, ramos, non penso che hogsmeade pulluli di criminali» a meno che non si parlasse di quei teppisti che Hogwarts partoriva. Come i suoi nipoti. Abbassò lo sguardo verso la bacchetta puntata, deglutendo per un attimo, e si domandò se l’avrebbe trasfigurato in qualcosa per poi infilarselo nel taschino. Cosa che per fortuna non accadde. «troverò il modo di farmi perdonare, promesso» tentò di placare la Ramos, uno dei suoi sorrisi da schiaffi in full force sul viso: era il metodo paraculo dei Barrow.




    Chiusa! Penso.
  7. .
    william barrow ii
    I don't ever wanna pick a slice
    One is pretty but the other lies
    Chewing on a fat smoke
    No filter but you're puffing
    Sentite.
    Cosa c’era di male nel vedere un uomo adulto che mangiava da solo seduto a uno dei tanti tavoli del Wizburger? Niente, ecco. Si chiamava self-care, una pratica che sembrava sfuggire alla maggior parte dei stakanovisti di cui pullulava Londra. Non era fatto per quella vita frenetica, il Barrow, francese fino al midollo e amante della bella vita. Era in momenti come quelli che le stringhe che lo legavano a Parigi incominciavano a tirare un po’ più forte, quei piccoli momenti ritagliati che erano colmati di malinconia per una realtà che non esisteva più. Ormai, era quella casa sua. Era in momenti come quelli che cercava conforto in ciò che più gli era familiare, un sapore che mai sarebbe cambiato, un panorama che aveva resistito all’erosione del tempo, e tutte quelle cose che suggerivano su WikiHow. Non che lo avesse mai aperto, ma supponeva che certe stronzate fossero universali. Nel suo caso, un hamburger e delle patatine erano ciò che di più vicino avesse a casa. Ancora ricordava le innumerevoli pause pranzo passate a uno dei fast food nei pressi del Louvre, seguito da una toccata e fuga nel Ladurée che si trovava dentro la piramide. Ma non si fidava abbastanza degli inglesi per arrischiarsi a consumare un macaron -c’era la concreta possibilità che sapessero di pongo- quindi aveva ripiegato sulla scelta più sicura. E dunque era così che William aveva deciso di passare il suo pomeriggio, a spizzicare patatine fredde che gli avrebbero fatto alzare il colesterolo. Un sogno, davvero, si sentiva già più a casa. Non erano molti i clienti del Wizburger a quell’ora, e nella sua solitudine il Barrow non aveva potuto fare a meno di notare un’anima affine. Undici pacchetti di patatine fritte, era sinceramente ammirato. Non aveva visto divorare quel quantitativo di patatine nemmeno da sua zia dopo una schimicata, il che era dire tante cose. William non aveva idea di come non fosse sull’orlo di rimettere, ma d’altronde il suo appetito tendeva a essere minimo, specie negli ultimi tempi. Il Barrow avrebbe volentieri continuato nella sua attività di people-watching, se non fosse stato interrotto da una delle classiche frasi che si sentivano in televisione «MANI IN ALTO, QUESTA è UNA RAPINA» ma perché tutte a lui.
    Voleva solo mangiare in pace e rannicchiarsi nel suo angolo di melanconia, magari farsi una risata su qualche cliente che veniva mandato a stendere, di certo non quello. Nemmeno si scompose al grido della persona, infilato una patatine tra i denti e masticando lentamente. Faceva pur sempre parte della security di un casinò, era preparato a ben peggio di qualcuno che sventolava una bacchetta come se fosse un giocattolo. Ma cristo, quello lì si era diplomato alla scuola delle merendine? «secondo te se la cava da sola o dobbiamo darle una mano?» si sporse in direzione della rossa, il capo a muoversi in un cenno verso la ragazza dietro al bancone. «non lo so, vorrei vedere un po’ come si evolve il drama» si strinse tra le spalle, per poi infilare l’ennesima patatine in bocca, per niente intenzionato ad alzare e dare una mano. William non pensava vi fosse un pericolo reale, dunque nessun potenziale omicidio, o sarebbe scattato in piedi molto tempo prima. Quello che gli premeva era che il karma facesse il suo lavoro, e che un'altra venture capitalista perdesse parte del suo incasso giornaliero. Stan i comunisti.
    gif code
    twenty-eight
    french
    security
  8. .
    William Barrow II aveva vissuto ventotto anni intensi, poteva dire di aver visto qualsiasi cosa in quel breve arco di tempo. Viaggi nel tempo, bambine psicopatiche che si credevano Dio, l’aver sparato a un suo stesso avo a sangue freddo. Aveva conosciuto Jameson Hamilton. E quello, Dio, era una parte della sua vita che meritava un capitolo a parte. Diciassette lunghi anni di conoscenza, e se il Barrow fosse stato chiamato a fare due calcoli, sarebbe equivalso a metà della sua vita. Ricordava ancora i primi anni passati a insinuarsi nella sua vita, lentamente, come un veleno a lenta azione, fino a che non si era insinuato nel suo sangue e non vi era più modo di rimuoverlo. Ricordava che un giovane William non aveva voluto avere nulla a che fare con una persona come Jamie, non vi era un preciso motivo dietro, se non che non gli andava particolarmente a genio. Quello che William non poteva sapere, era di non aver mai avuto una scelta. Prima, nel lasciare che Jamie entrasse nella sua vita, e anni dopo a lasciare che si prendesse anche il suo cuore. Lasciò vagare la mano sul taschino all’interno della giacca, le dita a sfiorare appena il rigonfiamento come se fosse un tesoro inestimabile. E, in fondo, per tutti i soldi che vi aveva gettato poteva benissimo esserlo. Diciassette anni, un’eternità, un battito di ciglia. Ci stava pensando davvero? No, certo che no. Ma custodire l’oggetto nel taschino, ironicamente il posto più vicino al cuore, era più di quanto potesse elaborare al momento. «amici! amici. vi sono mancato?» William alzò lentamente lo sguardo verso la televisione, le palpebre ad assottigliarsi al vedere un uomo apparire sullo schermo. Era così che iniziava la terza guerra mondiale? Difficile dirlo, tendeva sempre ad addormentarsi durante le lezioni di Storia della Magia. Buttò poi un occhio alla sala per testare la temperatura dei patrons, non aveva bisogno della sua personale terza guerra mondiale là dentro. Quello che il Barrow non si aspettava, era di incrociare lo sguardo di Jameson. Almeno, non quel pomeriggio. Non aveva idea che il Ministero fosse così morbido sulle proprie politiche, tanto che i propri cacciatori si ritenevano liberi di frequentare il casinò come un qualsiasi turista annoiato. «Abbiamo avuto pietà per secoli: non la meritano più. Oggi, amici, demoliamo lo statuto di segretezza. E ci riprendiamo il mondo» poco male, era uno degli aspetti di quel tempo cui aveva trovato difficile abituarsi. Non era sicuro che quell’uomo lì fosse la persona giusta per guidarli verso una società più civile, ma almeno era un passo verso la giusta direzione. Dopo aver controllato che la situazione nella sala non stesse sfuggendo di mano -ma in realtà poco gli interessava, ci sarebbe stato qualcun altro a fare il suo lavoro- fece cenno a Jamie di seguirlo. Sapeva esattamente cosa volesse, ma non voleva dire che glielo avrebbe ceduto su un piatto d’argento. Erano pure sempre a lavoro, cristo dio. E ok che ultimamente non avevano avuto tempo per nulla più che un friendly lavoro di mano o bocca, ma non voleva dire che avrebbe sbattuto l’Hamilton al primo muro disponibile. Unless. Non si fidava abbastanza di se stesso, quindi fece che condurre Jamie lungo un breve corridoio, per poi tirare fuori un mazzo di chiavi e smanettare con la serratura della stanza del personale. Una break room che nessuno usava, davvero. Era un posto abbastanza tranquillo per parlare, sapete. Poco frequentato. Perfetto per un omicidio. Cosa? Cosa? «era ora che qualcuno facesse qualcosa» buttò lì, perché non sapeva bene come processare la situazione. Non sapeva bene come processare la vita, a dirla tutta. Ma poco gli importava di Abbadon in quel momento, c'erano questioni più impellenti. Lasciò che Jamie chiudesse la porta alle sue spalle, prima di incrociare le braccia al petto, un sopracciglio sollevato mentre osservava la sua figura. «sei passato per un saluto o...?» davvero, alle volte era difficile decifrare le intenzioni dell'Hamilton. Ma non quella volta. Voleva solo sentirglielo dire, perché potevano giocare in due a quel gioco.
    william rowan barrow II
    And some things you just can't speak about
    But you dream of some epiphany
    Just one single glimpse of relief
    To make some sense of what you've seen
    french
    twenty-eight
    bodyguard
  9. .
    Forse, all’indomani, William avrebbe preso quell’episodio come una lezione di vita. Qualcosa da cui imparare per evitare di commettere gli stessi sbagli, ossia farsi spacciare come un escort. Non era che vi ci trovasse qualcosa di male, ma non era chiaramente tagliato per quello. Peccato non avesse bevuto abbastanza da fingere che quella serata non fosse mai successa. «aspetta- posso volare, o creare una corda-» ci aveva provato fortissimo, Jade, ma l’istinto suicida di Barrow era più forte di qualsiasi cosa. Volare? Una corda? Nemmeno ci aveva pensato, ovviamente, perché William era così abituato a fare di testa sua da dimentircarsi di live in a society. «il tuo amico sa cosa provi?» menomale, ringraziamo tutti Gesù, che non la sentì. Sarebbe partito per la tangente in quel momento, condividendo parti di sé fin troppo intime e crude, e davvero nessuno dei due aveva bisogno di quel momento a cuore aperto. Contro ogni aspettativa della Beech, William era riuscito a raggiungere la scala, le sue abilità da guardia che ancora una volta gli avevano salvato il culo. «...ma visto che potrebbe non pensarlo allo stesso modo e non mi va di uccidere qualcuno vestita così, cerchiamo un bar o qualcosa del genere dove nasconderci per un po' mentre si calmano le acque» logicamente parlando, sarebbe dovuto essere William il più badger tra i due, ma in quel momento sentiva le sue facoltà mentali venire meno. Si lasciò trascinare per la strada dalla ragazza, non del tutto conscio del fatto che si stesse fidando di una sconosciuta. Era sopravvissuto a peggio, Yuno rimaneva sempre la sua psicopatica preferita. «piacere, william» non aggiunse il cognome, perché sapeva per esperienza che l’avrebbe buggata «sai, sono più felice di aver trovato te al posto del vecchio» un sorriso appena accennato, lo sguardo a sfiorare il profilo di Jade prima di posarsi sull'insegna di un pub a pochi metri da loro.«sai cosa? è una storia lunga, te la racconto davanti a una birra» e fu così che Jade fu trascinata in un drama gay senza volerlo.
    wil
    liam
    barrow

    2120: wtf
    2094 + ex guard
    escort + confused
    Between the sheets
    we ain't pillow talking
    Is it love or are we just fucking
    Tell me babe, you can't keep me waiting
    tumblr_m7w2n46Pdl1r6o8v2 adam lambert – roses




    chiusaaa
  10. .
    william barrow ii
    William dubitava fortemente che una ragazzina che pensava trenta chili bagnati stesse cercando di rapirlo, o di portarlo in un vicolo buio e rapinarlo, ma non spiegava il perché l’avesse approcciato. La sua seconda ipotesi era che si trattasse di una delle conoscenze di Melvin, e che evidentemente l’aveva set up per qualcosa- cosa? Non lo voleva sapere, dopo il lavoretto da sugar baby aveva chiuso con i suoi strani gigs. Non giudicava, ma era chiaro a tutti che non fosse il lavoro per lui. Si lasciò trascinare dalla ragazza, che per com’era conciata pareva più un pusher che altro, mentre la sua mente tracciava la strada che stavano percorrendo e le eventuali uscite. Era sollevato di non aver bevuto troppo al Captain, perché in caso contrario non era sicuro che avrebbe avuto la lucidità per gestire la situazione. «Spiritoso» peccato che non stesse scherzando, e non conosceva questa persona. Oh Cristo, non era mica una delle amanti di Jamie? Ex, amante. Sentiva già un mal di testa a formarsi al pensiero, e non gli rimase che prendere un grande respiro, e pregare Gesù di risparmiarlo. Perché a lui?. «Piuttosto, ce ne hai messo di tempo!» mhh cosa? Lo stava aspettando fuori? Il Barrow si pentiva di aver messo piede fuori dal Captain, avrebbe preferito mille volte ascoltare sua zia che professava amore per la sua momentanea cotta. «a…..bere?» oddio. Ma non l’aveva mica scambiato per un certo Dominic? Sapeva che era famoso per cambiare spesso volto, e in effetti in passato avevano condiviso una certa somiglianza. Forse doveva stare al gioco, era l'unica maniera di fare chiarezza. Anche perché Bionda non aveva l'aria di qualcuno di tanto stabile- ma nemmeno William. Si erano proprio trovati. «sì, in effetti ho delle novità» si prese una pausa tattica, perché non aveva ancora elaborato l'enorme palla che le avrebbe raccontato. Non era lui il gaslighter della famiglia, ma ci poteva provare. Assunse un'espressione seria, continuando a guardare davanti a sé, quasi come se fossero due ragazzi normali che si stavano godendo una passeggiata «i miei contatti mi hanno detto che ci sono stati dei movimenti» i suoi contatti = i centauri della Valle. «il nostro bersaglio è stato aggredito da un team rivale, sembra che gli abbaino rotto entrambi i polsi» sì, alice ti sto raccontando della formula 1, concedimelo William non ha fantasia «penso si tratti di una forma di vendetta, forse per lanciare un messaggio. a quanto pare, la settimana prossima dovrebbe essersi un grande ritrovo dove ci sarà anche il bersaglio» un ritrovo che nessuno avrebbe cercato di vincere, perché si sa Bahrain maledetto.
    There's still some harmony
    In my deepest rights
    On and on and on
    And I'm so volatile

    twenty-eightfrenchfuture
  11. .

    will
    iam
    barrow ii


    • neutral
    • mercenary
    • twenty-eight
    • future bb
    Non c’era bisogno che William si voltasse ad osservare l’espressione della Ramos, perché sapeva già cosa vi avrebbe trovato. Non a caso il Barrow non si era mai proclamato come il più furbo tra i due. Perché usare il proprio intelletto quando c’era qualcuno disposto a fare il lavoro sporco per lui? Te l’avevo detto. Ok, e se non avesse ascoltato? William non era the biggest fan di accettare le critiche altrui, una volta che aveva imboccato la sua strada era determinato ad arrivare fino alla fine. A qualsiasi costo. Quindi, pensate che l’atteggiamento di Lupe lo scoraggiasse? Anzi, al contrario, era ancora più motivato a fare la sua cazzata del giorno. Ora, William non rientrava nella categoria delle persone che si facevano infinocchiare con quel genere di cazzate, ma era pur sempre una nuova esperienza. Non avevano quel genere di cose nel futuro, per lui era una novità! Una cinesata! Chi non amava le cinesate? William era pur sempre un discendente dei Barrow, c’erano due cose a cui non resisteva: i biondi e le cinesate. Lo sguardo di William si soffermò per un momento sulle candele, domandandosi se fosse opera della Eliandi- aveva sentito che potevano essere usate per dei giochi alcolici, ma non ci aveva mai provato. «Hai davvero soldi da buttare in ciarlatane del genere, William?» ok, rude, Guadalupe. William Barrow II era nato e cresciuto circondato dal benessere, senza mai doversi preoccupare di quando sarebbe stato il suo prossimo pasto o di avere un tetto sulla testa. Viveva della rendita dei suoi antenati, un’antica linea purosangue che usava i soldi per pulirsi il culo, che trattava il lavorare come qualcosa tanto per passare le giornate. O almeno, era quello che gli era stato detto quando aveva rischiato di ereditare un locale fondato da Niamh Barrow + socio, che la sua lontana parente l’aveva aperto come capriccio e ora avrebbe voluto che ricadesse sulle sue spalle. Ovviamente si era rifiutato: c’erano così tanti Barrow al mondo, che se ne occupassero loro. E poi Londra era una città di merda, non ci teneva a trasferirsi. Non si era mai posto il problema dei soldi fino a che non aveva messo piede del passato, e aveva realizzato che la safety net che aveva sempre dato per scontato non gli apparteneva più, che quei soldi appartenevano ad altri Barrow. Certo, Niamh si era offerta generosamente di condividere dato che “dobbiamo essere un po’ tutti più comunisti in questa economia” ma William si sentiva sporco ad accettare soldi altrui, quasi come se gli stessero facendo la carità. Il che, a dire la verità, era esattamente ciò che stava accadendo. Quindi ì, la questione soldi era particolarmente delicata per William, e l’amica lo sapeva bene. «touché, ramos, in effetti non ho un galeone» a suo nome. Ma William era una persona resourceful, e aveva deciso che si sarebbe trovato un lavoro. Non poteva continuare a fare il kept boyfriend- anche se aveva sempre sognato uno sugar daddy, fategli causa. William era particolarmente turbato da quella situazione, ma era convinto che facesse parte dell’esperienza, del fascino di farsi leggere le carte da una cartomante. Dopotutto, se non si settava il vibe si perdeva metà dell’esperienza. Dietro di lui, sentiva Guadalupe che stava iniziando a fremere, con tanto di colpetti alla sua povera nuca. Non poteva nemmeno più comunicare con gli occhi, quindi ormai era destinato a subirsi il suo codice morse. «Sono una donna di scienza.» il Barrow era grato che quello scambio di battute fosse finito lì, non era pronto a un degenerarsi della situazione. «O forse no.» ora però ce l’aveva con lui. Non era una novità, ci era abituato- non lo apprezzavano, era quella la verità. Forse avrebbe dovuto darle retta per una volta, perché la Signorina Vilmer stava iniziando a destabilizzare persino lui. In che senso non poteva lasciargli usare i suoi tarocchi? Doveva solo toccarli, mica glieli avrebbe portati via. Al vedere un secondo mazzo sul tavolo arcuò le sopracciglia, gli occhi cerulei a spostarsi dalle carte al suo angelo custode alle sue spalle. FORSE, e dico forse, non era una grande idea. «Dai William, accetta il mazzo che la signorina ti sta offrendo.» William Barrow II aveva già tasted l’amaro sapore del tradimento -ogni riferimento a persone o luoghi realmente esistenti è puramente casuale- ma anche da parte di Lupe? GASP! «guardi, miss vilmer, non è che non mi fidi di lei....» ma in effetti era proprio così. Avrebbe preferito non finire in una puntata di Elisa TrueCrime. «ma se mi succede qualcosa non riceverà alcun pagamento» alla fine ci aveva ripensato e aveva ceduto? Sì, perché si sentiva vagamente in trappola. Si fidava abbastanza della Ramos da sapere che avrebbe risolto la situazione, era uno dei prof più cazzuti di Hogwarts dopotutto. William allungò la mano, le dita a sfiorare la superficie della carta «hai visto lup-AAA???» le carte erano, indeed, stregate.
    Una fuckin' passaporta.
    Lupe vieni a salvarmi.

  12. .
    william barrow ii
    No, Elisa non ha bevuto. Sia chiaro.
    Possiamo fare finta che William avesse un lavoro onesto, che non passasse le sue giornate al bar di sua zia (fingiamo che Niamh sia sua zia, perché non ho voglia di pensare alle parentele) a sentirla lamentarsi della sua ultima conquista amorosa ma sarebbe stata una menzogna. Non aveva un cazzo da fare, ed era arrivato il momento di rimediare. Ma non in quel momento, era troppo impegnato ad ascoltare l’ultimo gossip. «gelato al cioccolato dolce un po’ salato, il gelato al cioccolato» così, deadpan. William inclinò il capo, socchiudendo gli occhi per osservare meglio la Barrow. Aveva bevuto? Non escludeva che Niamh bevesse sul lavoro, dopotutto l’alcolismo era un qualcosa che era presente in famiglia da generazioni. Raramente quello che la Barrow gli raccontava aveva senso, quindi non si sforzò troppo si impiegare le sue funzioni mentali per comprendere quello strano enigma. «era una poetessa, william, non puoi capire. mi ha dedicato un verso della sua nuova opera e poi mi ha ghostato a caso?? sarei dovuta essere io a doverla ghostate, SONO IO LA GHOSTATTEICE» doveva…..hyparla? Non era sempre un genio, quando si dai troppo amo sei una chica mala «si fra vai tra, qui la gang non si infama perché la mia trama è infinito come l’infunitoc» cir elisa ora. Notate il degenero nel corso nel post, prima che la benza uccidesse. «sa, io vado» batté una mano sul ginocchio, alzandosi dallo sgabello e dirigendosi verso l’uscita. Fintiamo che Niamh l’avesse salutato, anche se era convinto che fosse ancora occupata a parlare di Emilia. Peccato, aveva a malapena avuto modo di digerire il suo drink- come elisa e La benza del liDEL. Uscì dal Captain Platinum e fu accolto dalla frigida aria di dicembre, che poi dopo il riscaldamento stile africa di Niamh era un benessere. Come si dice……toccasana. Mentre camminava per le strade affollate di Diagon Alley, fu improvvisamente preso per un braccio e tirato all’indietro «continua a camminare.» ominous ok. Avrebbe potuto facilmente liberarsi dalla presa, ma ad un'occhiata veloce quella che l’aveva approcciato era una ragazzina dall’aspetto….innocuo. Sapeva meglio che fidarsi delle apparenze delle persone, quindi decise di chiedere KOLTO SAGGIAMENFE «ci conosciamo?.» eh.
    There's still some harmony
    In my deepest rights
    On and on and on
    And I'm so volatile

    twenty-eightfrenchfuture


    Edited by / belair - 23/2/2023, 18:21
  13. .

    will
    iam
    barrow ii


    • neutral
    • mercenary
    • twenty-eight
    • future bb
    «William, lo sai vero che non credo nei tarocchi?» e? William non vedeva il problema, nemmeno lui ci credeva ma lo faceva per pura curiosità. Forse era quello il problema, che fin troppe volte l’aveva condotto dritto nei guai. Ma se lo poteva permettere, quindi era difficile che si soffermasse troppo a ponderare le proprie scelte di vita. «E non dovresti nemmeno tu» ah no? Chiedo. Il Barrow annuì lentamente alle parole saggie dell’amica mentre gli entravano da un’orecchio e uscivano dall’altro. Non c’era modo di fermarlo una volta che si era convinto di una cosa, e la Ramos avrebbe dovuto saperlo meglio di tutto- il fatto che fossero entrambi due muli non aiutava la loro amicizia, ma avevano imparato a conviverci. Con varie minacce di essere dato in pasto a delle piante carnivore, ma non era nulla di nuovo. Le minacce, non essere il pasto delle piante. «Se ti danno una botta in testa per tramortirti e rubarti gli organi, io me ne vado.» perché, pensava che gli organi di William valessero così tanto? Ogni tanto gli servivano gli occhiali, e i geni Barrow gli avevano trasmesso una (poco) sana passione per i vizi della vita, quindi dubitava che potesse donare molto al mercato di organi. «rude, ma lo accetto» qualcuno doveva pur dare la notizia della sua scomparsa, no? I professionisti della Dark Street erano imprevedibili, ma alcuni di loro ancora ci tenevano a mantenere le tradizioni- leggasi: il cliché non falliva mai di attirare i clienti idioti che avevano le palle di avventurarsi per il quartiere. La…..sciamana? -William non aveva idea di come si chiamasse- aveva messo banco in mezzo alla strada, con tanto di tenda che dava vibes di un circo. Il Barrow si fece coraggio e ne scostò un lembo, avventurandosi all’interno. Anche se era tecnicamente pomeriggio, all’interno del tendone regnava la penombra. Alcune candele posizionate in punti strategici rendevano l’ambiente meno lugubre, o almeno William credeva che quello fosse l’intento- non aveva funzionato, ma dettagli. Davanti a lui si presentò subito una scena bizzarra: una ragazza che non poteva avere più di una ventina di anni, il capo chino su un cellulare babbano e un foulard avvolto attorno al capo. Gli abiti che indossava parevano un costume, un accozzaglia di colori che urtavano la vista e un mantello che aveva l’aria di provenire da un cosplay fantasy. La ragazza alzò lo sguardo al sentire il rumore dei passi dei nuovi arrivati «giovane……vieni più vicino» William si voltò verso Lupe, un sopracciglio inarcato come a dire ma quanti anni ha questa. Ma faceva sempre piacere essere definiti giovani, quindi il Barrow le diede corda. In ogni caso, sapeva di potersi difendere. La mano della ragazza scattò in avanti, le sue dita si strinsero attorno al mento mentre gli occhi vacui si concentravano in un punto oltre la sua spalla.«tu……..sì, ne sono certa, tu sei il portatore della falce di nilufar» il Barrow era interdetto, se avesse potuto avrebbe cercato l’aiuto del pubblico. Strinse il polso della ragazza per tirarlo via, ma prima che poté fare contatto la sciamana scosse la testa violentemente e il suo corpo jerked back. «chi è nilufar?» «cosa?» «cosa?»
    Lupe: sto cazzo.
    William aveva molte domande ma Elisa vuole tanto dormire.
    «ah, ogni tanto il terzo occhio si triggera. ma non ci interessa! prego, sedetevi» William era ancora parecchio turbato, ma si accomodò a uno dei due sgabelli che erano posizionati davanti al banchetto della ragazza. «il mio nome è vilmer, tra i miei servizi c’è la lettura del palmo, dei tarocchi ma anche l’interpretazione della carta astrale. tecnicamente potrei facilitare anche il passaggio al piano astrale, ma vi avverto che è un servizio costoso» annuì serio, il mercenario, anche se aveva compreso la metà delle parole che uscivano dalla sua bocca. Niamh avrebbe capito, ne era certo. «sono venuto qua per i tarocchi, pura curiosità. anche se lei non si fida molto» indicò con un cenno del capo la figura della Ramos, che chissà se nel frattempo era fuggita. Anche se Vilmer -chiaramente un nome falso- non gli sembrava il tipo da mercato di organi. «a quanto pare è un qualcosa che potrebbero fare tutti. persino io» hahah just joking…….unless? «dici? forse potresti provare su di lei» a William pareva tanto che più di essere intrigata, Vilmer non aveva voglia di fare il proprio lavoro. Un mood, davvero. Il Barrow si voltò propriamente verso di Lupe, un’aria di sfida sul suo volto «che ne dici?» tanto peggio di così.

  14. .

    will
    iam
    barrow ii


    • neutral
    • mercenary
    • twenty-eight
    • future bb
    Avevo una bellissima intro per la role di prova come mercenario ma non ho davvero voglia di finirla a quest'ora quindi pandi ti becchi le mie 300 parole scritte con il kwore.
    «sai cos’ho scoperto?» William portò la cannuccia alle labbra, prendendosi un momento per bere il suo pumpkin spice latte (sì, lui era that bitch) prima di continuare il suo monologo «a quanto pare, se hai più di venticinque anni o usi le emoji quando messaggi sei considerato un boomer» scosse la testa sconsolato, il nostro ventottenne che usava le emoji come fossero il suo pane quotidiano, arrendendosi all’evidenza dei fatti. E sì, questa è una classica conversazione eliandi. «anche se più che boomer sono ultracentenario» ogni tanto se ne dimenticava, ma era riportato alla realtà da notizie che il mondo percepiva come catastrofiche ma che per lui erano diventate date su un libro di testo. Avrebbe voluto dire loro che guardate, sono sopravvissuto comunque! ma poco ci era mancato un re-enactment della stessa vita del protagonista di Interstellar- sì, aveva recuperato decine di film storici da quando era arrivato nel passato. Si sentiva come un turista a spasso nel tempo, con la differenza che era rimasto bloccato nel periodo sbagliato come un Doctor Who qualsiasi, spaesato e traumatizzato dalle informazioni con cui veniva bombardato ogni giorno. Certo, con gli anni le cose erano migliorate, seppur c’erano cicatrici che non sarebbero mai guarite: l’esistenza della pizza all’ananas, Starfucks che pareva aveva colonizzato tutta Londra. Assaggiò nuovamente il suo pumpkin spice latte, schioccando le labbra tra loro un paio di volte per poi osservare la bevanda come se l’avesse offeso personalmente «fa schifo sta roba» roba che aveva pagato 7 galeoni, per inciso. Sapeva di chai latte sporco, anche se era abbastanza sicuro che fossero due cose diverse. Non aveva quel gusto nel futuro, come osavano ingannarlo in quel modo. William non era una Karen che sarebbe tornata dentro al negozio per lamentarsi, ma non negava di essere rimasto amareggiato e deluso. Probabilmente, William avrebbe continuato a girare per il resto della giornata con una nuvolina nera sopra la testa, se solo il Fato non avesse avuto altri piani per lui. Non si sa bene come o quando, ma Gugi e Lupe avevano imboccato una delle traverse che confluivano nella Dark Street. Non fosse stato il Barrow un mercenario abituato a frequentare quelle vie sarebbe stato più allarmato, ma non è questo ciò che ci interessa. Quello che ci interessa è che si imbatterono in uno di quei tendoni cliché che ospitavano i fortune tellers, con tanto di cartellone fuori che invitata solo i più audaci ad entrare per farsi leggere il futuro. C’era da dire che William Barrow non era un idiota, sapeva bene che a) non era una buona idea avventurarsi in luoghi sconosciuti nella Dark Street e b) i tarocchi erano un pacco di cazzate. «entriamo? sono curioso di sapere cosa dice» eppure, alle volte la curiosità vinceva sulla razionalità e ci si trovava a sfoderare gli occhi da cucciolo bastonato alle persone «e no, non mi guardare così lo cosa stai per dire» Lupe era la sua coscienza, dopotutto «...ma non sei curiosa?» spoiler: no.

  15. .
    Jameson provava un perverso piacere nel tormentare il Barrow, nei loro tredici anni insieme non c’era stato un momento dove William fosse salvo dall’ombra di Jamie Hamilton, sempre in agguato per tendergli nuove trappole. Delle volte erano in forma di tradimenti da parte delle sue fidanzate, altre volte quei tormenti prendevano la forma di provocazioni e sguardi che al tempo non aveva saputo definire. Tredici anni dopo, nulla era cambiato: «no». William era ancora fermo al bacio, al sapore di Jameson sulla sua lingua e al modo in cui il Barrow rabbrividiva ogni volta che le sue dita lo sfioravano. Non aveva avuto il tempo di registrare Jamie prendere le distanza, allontanarsi da lui senza che potesse impedirglielo. Si lasciò colpire, ridere in faccia, non reagì nemmeno quando gli prese il mento tra le dita. William chiuse per un momento gli occhi, esercitando un controllo affinato negli anni pur di non fare l’errore di far scivolare quel dito tra le labbra «voglio sentirtelo dire» e staccarglielo a morsi.
    Almeno quello l’avrebbe distratto.
    William rimpiangeva di essere bloccato in quel vicolo, nessuna via di uscita che includesse una fuga facile. Perché, in fondo, non era ciò che aveva fatto tutti quegli anni? Eppure, a un punto indefinito di quella fuga aveva deciso di fermarsi e voltarsi indietro. Che motivo c’era di scappare quando tutto ciò che desiderava era finalmente a portata di mano, un miraggio a cui stentava a credere. William non sapeva cosa Jamie volesse sentirsi dire, se delle scuse o una confessione che avrebbe dovuto concedere anni prima. Non voleva mettersi a nudo, nonostante tutto quello che era accaduto tra i due, il Barrow aveva il terrore che Jamie si sarebbe tirato indietro all’ultimo- sapeva che non era nel suo stile, ma quella paura paralizzante bastava per alterare ogni suo pensiero logico. «definisci questa cosa» una richiesta più ragionevole, ma non del tutto priva delle sue spine. Era proprio la loro incapacità di dare un nome alla loro relazione che li aveva portati in quel vicolo, anche se a dire la verità, il Barrow ce lo aveva pronto sulla punta della lingua, in fremente attesa del momento in cui un bicchiere di troppo gli avesse fatto perdere ogni inibizione.
    «cosa vuoi...?»
    Te.
    Aveva sempre voluto Jameson Hamilton, e non avrebbe cambiato idea tanto presto.
    Non si lasciò ingannare dal tono dell’Hamilton, tenue come una carezza sulla guancia ma affilato come la punta di un coltello. William aveva imparato ad andare oltre le parole seducenti e un sorriso usato come diversivo, e per quanto volesse scegliere la strada più facile e ricadere nelle vecchie abitudini, sapeva che non era tra le carte in tavola.
    Il Barrow voleva morire, voleva chiamare un altro William Barrow e farsi sostituire pur di non dover ammettere quelle parole ad alta voce. Aveva passato così tanto tempo a scappare dalla verità che ora non sapeva più come smettere di correre. «Cosa…voglio?» William abbassò lo sguardo sulle dita dell’Hamilton ancora premute sulle sue labbra, decise di prendere quella stessa mano tra le sue e si stringerla in cerca di un supporto, di una momentanea distrazione. «Voglio tenerti la mano» iniziò, stringendo il palmo di Jamie, le loro dita intrecciate «perché ne ho voglia». Alzò lo sguardo ad incontrare gli occhi di Jamie, sentendo tutto il coraggio che aveva racimolato svanire- e se gli avesse riso in faccia? E se gli avesse detto che non volevano la stessa cosa, che era un’idiota per credere che potessero essere qualcosa di più di amici con benefici? «voglio baciarti quando voglio senza inventarmi scuse» anche perché non ne aveva più, dopo tredici anni tendevano a svanire rapidamente. Prese un respiro profondo, stava incominciando a sentire il mondo chiudersi su di lui, il battito impazzito del suo cuore a rimbombare nelle orecchie «voglio stare con te» fino a quando mi vorrai «non come amico, o qualsiasi ibrido siamo stati questi anni» portò la mano dell'Hamilton alle proprie labbra, lasciando un bacio sul dorso- fin troppo casto, per quello che erano soliti fare. Forse perché voleva fargli capire che per lui non erano solo quello: una banale danza di corpi che si intrecciavano, un mero piacere carnale senza nessun sentimento dietro. «Voglio essere il tuo ragazzo» oh my god, these bitches gay.
    william II
    barrow
    You have stolen my heart
    Never let it go
    Lightning straight to my heart
    I got all the feels for sure
    2094future boieigasson
    gifs
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
58 replies since 28/1/2014
.
Top