Votes taken by tentpole

  1. .
    It's beautiful how this deep normality settles down over me
    I'm not bored or unhappy, I'm still so strange and wild
    Non ricordava quando, esattamente, avesse scelto di fare capolino in quella stanza.
    A dirla tutta ricordava molto poco di ogni momento successivo alla fine. Ricordava Barry, finché Barry non era sparito dalla sua visuale. Mood, e quello strano scambio di sguardi; l’accusa che aveva interpretato nei suoi occhi, e che ancora non aveva avuto il modo, o il coraggio, di affrontare appieno. Qualcuno doveva averlo trascinato via dalla scena. Era abbastanza certo di non aver opposto resistenza, e se l’aveva fatto non doveva essere stato così bravo. Qualcosa — qualcuno — aveva mormorato tra i suoi capelli delle parole che vagamente somigliavano al conforto. Poteva esserselo immaginato. Harry era stato lì, in ogni caso. A scrutare negli occhi vuoti di Toothless, e a tenerlo fermo sotto la luce fioca del crepuscolo. Non aveva pianto, e non aveva urlato; guance miracolosamente asciutte e gola seccata dall’aridità nell’aria, ma non graffiante. Il pensiero era stato gratificante — sapere che nonostante tutto era riuscito a non attirare troppo l’attenzione su di sé, scalpitante come un bambino di fronte a tutto quell’orrore.
    Aveva scoperto solo dopo il destino dei Prescelti. E allora, nel privato della sua stanza, si era concesso di spingere i polpastrelli contro le estremità degli occhi fino a vedere bianco e lasciarsi andare. Liberatorio. Non l’aveva considerata, quella terza opzione. La morte, e quanto potesse bruciargli nelle vene. Il resto? Poteva imparare ad accettarlo. Lo aveva già fatto una volta.
    La routine che aveva seguito era stata al contempo familiare ed estranea. Trascinarsi in giro, crearsi uno spazio nel miasma post battaglia; in quel nulla totale, che a un certo punto avrebbe dovuto imparare a riconoscere come casa. I passi cauti attorno alla casupola, attorno alle persone; mento basso e occhi puntati sempre sull’inanimato. L’unico volto su cui era sostato per più di qualche secondo era stato quello di Aidan, alla quale aveva raccontato le sue avventure che avevano ben poco di eroico in sussurri prima di sgusciare via. Non si era chiesto se la sua presenza fosse accetta o meno; la porta era rimasta convenientemente aperta, e l’aveva preso come un segnale.
    Poi, chissà. Interesse morboso, forse.
    O la necessità di non appartenere da nessuna parte, ma con qualcuno al suo fianco. I passi lo avevano semplicemente guidato . Quasi un auto-tradimento.
    «tranquillo, non è così grave»
    Considerò l’idea di battere le nocche al muro e rendere la sua presenza ovvia, nascosto com’era tra le ombre del corridoio. Strinse i denti attorno al labbro inferiore, e spinse il peso contro l’arcata della porta, e alla fine non fece la cosa giusta. Si trovava meglio in quel limbo, Toothless. Abbastanza lontano da non dover essere inserito nella conversazione, e abbastanza vicino da poter fare i suoi conti e trarne i risultati.
    «davvero, non devi preoccuparti. gli vuole ancora bene, sai? nonostante tutto»
    Hm.
    E non si chiese chi, esattamente, il Morales stesse cercando di convincere. Ma una grazia — minima — glie la concesse. Spingendo la gomma delle Converse contro la pavimentazione e rompendo l’illusione. Se Clay voleva continuare a ignorarlo, a quel punto, era un problema suo.
    «non— non capisce perché Ani abbia fatto quello che ha fatto e, certo, si sente tradito»
    Sorrise. Un sorriso amaro, a pesare sul suo volto invece che illuminarlo. Lentamente, si sedette sul letto abbandonato. Strano ma vero, attese la fine di quel monologo senza infierire.
    «lo pensi davvero?»
    Fece scorrere lo sguardo su Remì, intoccato di fronte alle ferite esposte e il colore malaticcio della sua pelle. Non aveva mai vissuto direttamente gli orrori della guerra, Toothless, ma era cresciuto fra i risultati; persino Bodie, poco più che un punto su di una cartina della California, aveva assistito alle sue parate. Chi non era mai tornato; chi lo aveva fatto solo fisicamente, e neanche del tutto.
    Poi guardò Clay.
    «che gli voglia ancora bene, intendo. si può volere bene a qualcosa che non c’è più?» spinse la lingua contro il palato, e stese la schiena lungo il lenzuolo, reggendosi sui gomiti. «o forse vuole solo bene all’idea di anakin?» e roteò il capo indietro, perdendosi momentaneamente tra i popcorn del soffitto.
    «ciò che sperava diventasse.» ciò che non era più, e che forse non era mai stato.
    Le interpretazioni di Toothless tendevano a scendere sull’infelice. Che ci poteva fare: l’affetto, nella sua vita, era sempre stato collaterale. Una strana coincidenza di cui si parlava poco, perché non era in grado di esprimerlo apertamente.
    «scusa.» quello, però, stava diventando molto facile. Gli pareva quasi di averlo detto così tante volte, negli ultimi tempi, da sfidare Baltasar Monrique. Cinse un fianco con la mano, e schioccò con la lingua un paio di volte. «posso farti stare un po’ meglio, però.» parole che uscirono macchinose, impacciate nel suo palato.
    Eh, dopo avergli distrutto ogni sogno. Piegò la testa contro la spalla, lo sguardo ora puntato sulla porta in attesa di un pitter patter che non tardò ad arrivare. Ci aveva messo più tempo del previsto a capire come far funzionare lo strano meccanismo di Baby Allen in quel fulcro di magia potente e sconosciuta, ma alla fine ci era riuscito a sincronizzarlo a qualunque cosa lo tenesse in vita. Sincera e affettuosa, la curvatura delle sue labbra; e con un cenno del mento invitò anche Clay a guardare.
    Cosa? Ma che domande.

    «non farti mangiare le dita.» perché sapeva, duh, che la tentazione di prenderlo in braccio fosse tanta. Spinse meglio il gomito nel materasso, allora; e accavallò le gambe, riportando le iridi smeraldo su Clay. Non che fossero cazzi suoi, ma. «stai avendo ripensamenti?»
    Oh, cucciolo d’uomo.
    toothless
    simmons / baudelaire

    It's never too late, baby,
    so don't give up
    even stars
    burn out
    wizkid
    time traveler
    folk hero — la sanità mentale! — bubblin'You're in the wind, I'm in the water
    Nobody's son, nobody's daughter
    Suburbia, The Brentwood Market
    What to do next? Maybe we'll love it
    chemtrails over the country club
    lana del rey
    moonmaiden, guide us


    e facciamo che i crediti della gif nel post li metto qui o da telefono ti si apre il popup molesto.
  2. .
    toothless simmons
    i was just a kid
    nothing but thieves
    I was just a kid
    I needed answers
    I found a screen
    Promised adventure
    Tooth non stava avendo una bella giornata.
    Ne aveva avute di peggiori, tutto sommato. Nel grande schema delle cose, ecco. Ma quella si piazzava sicuramente a un punto della classifica tra il medio-alto; superata giusto dai traumi della guerra e quelli infantili tra la fanghiglia di Bodie, in pratica. E no, non era affatto un ragazzo melodrammatico, che dite, discriminazione.
    Anche perché aveva la tinta che si stava seccando contro la sua pelle, punto primo. Una che probabilmente aveva anche quel giusto livello di tossine elevate in grado di trasferirsi sul colore naturale della sua pelle e renderlo bluastro per almeno un paio di mesi. E di farlo stare male, anche, ma quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
    Poi. Era stato sedotto e abbandonato.
    Slealtà e inganno.
    Disonore ai Nickelback.
    Disonore alle loro mucche.
    «Neanche sapreste gestirle, delle mucche.»
    Detto da un vero avventuriero cresciuto nel Far West; un insulto vero. Serio, col suo peso emotivo.
    E POI MINCHIA VOLEVA DAVVERO INCONTRARE L’HELLFIRE MA CHE STORIA MISTICA ERA QUELLA.
    Lui che era un vero fan. Che sapeva dove fossero le priorità (Fear che prende le redini della storia e si appropria del potere, altro che Rezmir) (ALTRO CHE SAMMIE E KEAGAN BUUUUUUUUUUUUUUUU).
    Lui che aveva ignorato i compiti di Erbologia e ora non poteva logicamente più perché i suoi impegni del weekend erano, beh. Saltati non è il termine giusto.
    A quanto pare non erano mai esistiti.
    Ma sapete cosa.
    Non era solo, chiaramente.
    E sapete cosa but in a different font.
    Quel vago livello di disperazione (suo, di Aidan che si era probabilmente andato ad impiccare a uno dei pali degli stand col cravattino da piccolo lord) non lo avrebbe fermato dall’essere il solito, emerito dito nel «secondo me.»
    E a proposito di dita messe in luoghi dove non dovrebbero logicamente stare, spinse un indice praticamente in faccia dello sconosciuto.
    «Keagan nasconde qualcosa.» e con chi altro poteva star parlando, d’altronde, se non l’unico altro povero sfigato che aveva colto il memo sbagliato tanto quanto lui. Per niente intimidito dalla differenza di stazza; somigliava pure un po’ a quel pirla di Arci.
    «l’unico che non ha condiviso la sua storia, mhm. Nella seconda campagna rivelerà la sua vera identità.» palpebre ridotte a fessure, tono cospiratorio: «come, ad esempio, il fatto che la sua finta cottarella sia in realtà un modo per controllare Salem, perché lui è un servo di Daurgothoth.»
    LA SUA (!!!) TEORIA (!!!!!!) che sui forum gli veniva contestata. Maledetti shipper.
    Team marinaiosenzanome.
    «e comunque il tuo cosplay è inesatto.»
    Parliamone.
    dostoyevsky-official
    potatoes non grata
    persona au gratin

    gifs: emziess.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
  3. .
    toothless simmonsvi annomascotte
    Ma innanzitutto «KAZ PRESIDENTE.»
    E poi batti le ciglia due secondi e Ara sta di nuovo morendo (aw tutta suo papà in quest!!!!!).
    Clay: sguardo disperato
    Tooth, da dietro ai suoi dieci chili di costume:
    sub-buzz-16059-1514401669-3
    Gesticolò inutilmente per qualche secondo di troppo; e decise saggiamente di comprarsi un po’ di tempo, braccia tese verso la squadra cheer a ondulare come una danzatrice hawaiiana. Doveva comprarsi un po’ di tempo, Tooth. Rifletterci sopra con occhio critico come quella volta in cui aveva dovuto trattare con il nemico nel mezzo di una sessione tragica – metà del suo party pericolosamente vicino ai tiri di salvezza, decisamente troppi colpi critici necessari per buttare giù il lich. E giulia ha la sua mort che vuole a tutti i costi parlare, oggi, quindi è un po’ difficile ragionare.
    Lungo respiro, e schiarì la gola.
    Era giunto il momento del tifo ancora più head empty del tifo precedente.
    «SOLITA NOOOOOOTTE DA LUPI IN STAMBERGA
    NEL LOCALE STAN SUONANDO UN BLUES DEGLI STONESCHENONFARIMAAAA
    LOSCHI INDIVIDUI SUL CAMPO A GIOCAR
    E ARA NON PUò RAGIONAAAAR

    TUTTO AD UN TRATTO GLI SPALTI FAN SLAM
    IL GUERCIO ENTRA DI CORSA CON UNAAAA NOVIIIITààà
    DRITTA SICURA SI MORMORAAA CHE
    IL BOLIDE HA FATTO SLAAAM

    HAAAA—NNOOOOOO COLPITO LA MAZZA
    CHI SIA STATO NON SI SA
    FORSE QUELLI DELLA MAAAALA FORSE I CORVI PROPRIO Là
    HANNO COLPITO LA MAZZA
    NON SI SA NEANCHE PERCHé
    ARA AVRà FATTO LO SGARRO
    ALL’INDUSTRIA DEL BOLIDé»

    Sì.
    you only live once
    the strokes
    living in the middle between the two extremes
    (eliandi's version)


    tifo tassi!!
  4. .
    daniel shinbibliotecariotifiamo
    Dani, anni venti, il mento praticamente a toccare il petto per quanto stesse cercando di farsi piccolo: «stanno perdendo?»
    Una domanda onesta, la sua. Aveva mai seguito mezza partita di Quidditch in sette anni di studi ad Hogwarts? No. Era tra gli spalti della sua ex casata? Also no. Un errore in buona fede, il suo; che di imbucarsi nella balconata dei professori gli era parso un po’ eccessivo, e in un qualche momento imprecisato aveva semplicemente… perso la via. Si era lasciato trascinare dalla folla ovunque questa portasse, e la sindrome dell’impostore che era calata con grandezza grande sulla sua testa non gli aveva concesso di prendere nota del numero allarmante di stemmi bronzoblu che popolavano quella particolare area degli spalti.
    E a quel punto aveva deciso saggiamente di accettare il suo destino, piuttosto che girare i tacchi e ammettere sconfitta. Ok che era legalmente più grande di (buona parte, almeno: a Hogwarts non si può mai sapere) buona parte del corpo studentesco, ma il terrore provocato dall’adolescente medio non se lo era mica scollato di dosso. Un singolo sguardo perplesso puntato su di lui e sarebbe evaporato sul posto. No, grazie. Viva Corvonero, eccetera eccetera.
    «stanno morendo?»
    Ancora più onesto, come dubbio. Daniel Shin era stato il genere di studente che da quelle pratiche sadomasochiste aveva preso le debite distanze; difficile comprendere esattamente perché l’idea di venire presi a bolidate nel cranio fosse così allettante per il resto dei suoi amichetti, ma chi era lui per giudicare. Pubblicamente.
    Nel privato se lo concedeva, di tanto in tanto. As a treat.
    17PQ di bolidi (plurale): arrivano.
    «stanno decisamente morendo.»
    E lui non voleva guardare, quindi strinse una mano sul volto, faccia stretta in una smorfia dolorosa e spazietto tattico tra le dita perché un po’ curioso lo era lo stesso, insomma.
    «hhhhhhhhh» hhhh indeed.
    maroon
    taylor swift
    living in the middle between the two extremes
    (eliandi's version)


    tifo corvi!

    toccata e fuga con danielino perché non ho tempo per pensare al nome di una tipa che arriverà per i prossimi tifi. boop
  5. .
    toothless simmonsvi annomascotte
    Casomai ci fossero dubbi a riguardo: Toothless si era perso. Lost in the sauce, per entrare in tecnicismi più precisi.
    In momenti come quelli si sentiva un po’ come Giulia quando gioca da supporto e la tank si lancia contro un intero team al 100% dell’hp, muore, ci riprova (e muore di nuovo): spaesato, confuso, e con la continua domanda perché siamo qui. solo per soffrire? a balenargli nella mente all’incirca una volta al secondo. Gli mancavano gli spalti, e il suo ruolo passivo nel giro di scommesse. Strinse le labbra in una linea sottile, e si chiese se stesse perdendo guadagni.
    Probabile.
    Tanto quanto era probabile che qualcuno ci restasse secco a quel giro, E NON ERA MANCO LA PERSONA (balt) SU CUI AVEVA PUNTATO MANNAGGIA.
    «aiuto.»
    Aggiustò meglio il costume, e lanciò uno sguardo perplesso nella direzione dei cheer: non era solo per dire. La sua era una richiesta specifica. Sentita, dal kwore.
    E poi la mia docente mi ha scritto per il tirocinio, mi sono distratta, e ho dimenticato cosa volessi scrivere. Ma va bene così! Toothless core; probabilmente anche lui era stato attratto come una falena dalla zona vip, si era ricordato dei millanta compiti che aveva procrastinato in attesa della partita (perché chi sa fare più di una cosa nello stesso giorno? Di certo non lui e la sua fedele amica Ansia Daprestazione) ed era entrato in tilt. Menomale che c’era santo Clay.
    «oh ski.» trascinò la bacchetta contro il terreno – perché non si fidava a puntarla verso l’alto: al solito, preferiva evitare accidentali omicidi con il poco controllo che aveva sulla sua bestia di satana tutta speciale e lo scotch magico che la teneva ancora (vagamente) funzionante –, e prese un lungo respiro. «give me strength.»
    Skifo, con un singolo spruzzino di magia a uscire dall’estremità legnosa: not ao.
    E un tentativo fallimentare dopo, li produsse davvero quei segnaletti al neon – un ARACOELI decisamente troppo grande rispetto al SCHIVALO, ma si apprezza lo sforzo.
    «E QUELLO è IL NEMICO GIURATO COMUNQUE» rivolto a fucking Millepied MA TI SEMBRA IL CASO.
    you only live once
    the strokes
    living in the middle between the two extremes
    (eliandi's version)
  6. .
    si era reso conto di essere giunto a un impasse.
    succedeva, ogni tanto. è che il suo cervello giocava degli scherzi davvero interessanti, quando voleva. un momento era tooth – con la sua pergamena di storia della magia dimenticata tra i plichi nascosti sotto il letto del dormitorio, la cartella scolastica svuotata per dare spazio ai modellini freschi di pittura e i manuali di dungeons & dragons (plurale: quello da giocatore della quinta edizione, quello da dungeon master, quello sui mostri, quello sulla campagna su cui si stava basando), i quaderni di appunti (anche qui, plurale; una dedizione che i suoi professori potevano solo sognare di vedere riflessa nei quaderni distrutti e disordinati che si trascinava a lezione). quello dopo era toothless simmons – che forse quella pergamena di storia della magia non l’aveva dimenticata, ma la stava ignorando perché pensarci troppo provocava una morsa decisamente poco piacevole al suo stomaco. che rinviava le sessioni per la suddetta pergamena, e poi rimandava fino al tardo pomeriggio, e il dopo cena, e passava la nottata sveglio a fissare il soffitto e ripassare mentalmente il programma del giorno dopo. che doveva basarsi su di una precisa scaletta che lo voleva sveglio tre ore prima della colazione (la colazione l’aveva saltata perché aveva finito per svegliarsi troppo tardi) così da dedicarsi ai paragrafi che aveva procrastinato il pomeriggio prima, e poi in biblioteca dopo la lezione di trasfigurazione (si era presentato davanti alla biblioteca; aveva fissato la porta chiusa; era balzato come un furetto quando uno studente del settimo anno aveva picchiettato sulla sua spalla per chiedergli se fosse intenzionato, insomma, a entrare o a spostarsi; era schizzato verso la sala comune) per scrivere fino alle tre di notte (si era addormentato sulla poltrona e svegliato in tempo per la cena; aveva cenato; e la stanchezza che lo aveva fatto collassare in sala comune era tornata, permeando fino alle ossa; si era trascinato nei dormitori, ed era tornato a dormire).
    era toothless che trascinava uova e bacon nel piatto il giorno dopo ancora, il volto posato contro il pugno e lo sguardo distante. che combatteva contro l’acre sapore delle sue emozioni, perché non erano davvero giustificate. non era successo nulla, di fatto; si stava comportando come un bambino. i suoi compagni, due anni più piccoli, non solo erano riusciti a completare con largo anticipo, ma discutevano apertamente della consegna – lamentandosi di quanto fosse stata noiosa la ricerca, perché il libro utilizzava un linguaggio tutto fuorché scorrevole. menomale che avevano preso appunti durante le lezioni del professor quinn.
    tooth non aveva nulla da dire. durante le lezioni sul capitolo di storia della magia aveva disegnato lich e pensato al set da campeggio che aidan aveva promesso di comprargli in cambio di un voto decente. i suoi appunti erano frasi sconnesse e punti interrogativi e commenti; parole scambiate col suo compagno di banco.
    il libro lo aveva a malapena aperto. era incappato sulla prima parola difficile, la frustrazione lo aveva attanagliato, e aveva deciso di chiudere e pensarci in un secondo momento. perché c’era tempo, tanto.
    non c’era più tempo. aveva centodieci pagine sulla guerra dei goblin da leggere, un tema da scrivere, e a malapena un weekend. altre scadenze per il lunedì, anche quelle abbandonate agli albori, e la sessione che non poteva rimandare – perché aveva già bocciato troppe giornate – la domenica, e quella gli avrebbe tolto un sacco di ore. tra pianificazione, gioco, pause, debriefing.
    si sentiva stupido, e incapace di cose che sarebbero dovute risultare elementari alla sua mente di diciassettenne, e vicino al pianto. costantemente. una bomba a orologeria che macinava da giorni.
    inadeguato. imbarazzato dalla situazione, quindi aveva mentito a chiunque dicendo che aveva già concluso il tema, doveva solo consegnarlo. non era vero mai.
    i suoi piedi lo avevano portato quasi spontaneamente fino a quo vadis. ufficialmente, per farsi dare ripetizioni da quel saputo del cazzo (...affectionate; shh, non doveva saperlo davvero) di aidan gallagher.
    tanto che, aprendo le porte del locale, si diede appena il tempo di buttare la borsa su uno dei pochi tavoli ancora vuoti prima di schiaffare le braccia contro il bancone ed esordire con un «hai visto aidan?»
    a un livello… subconscio, se proprio vogliamo – senza la parte sub, a dirla tutta: ma non gli piaceva ammettere a se stesso di aver bisogno di aiuto, quindi non lo faceva –, ciò di cui necessitava era la persona che neanche stava guardando in faccia. gli occhi puntati contro le dita, occupate a tamburellare sulla superficie del vetro espositivo; eh, si vergognava di brutto, tooth, ma era un po’ di vecchio comfort a mancargli. un punto di riferimento e un’ancora allo stesso tempo.
    e magari di un ghost writer, se proprio riusciva a comprarselo abbastanza.
    tirò su col naso, e indietreggiò appena. poi spinse il polpastrello contro il vetro, incurante del cazziatone all’orizzonte. lasci impronte, poi devo pulirle. gngngn.
    «voglio quella ciambella.»
    e aveva anche bisogno di una ciambella.
    toothless
    simmons


    What am I waiting for?
    Feet planted beneath
    hufflepuff
    bodie, california
    can't handle change


    Edited by homini lupus - 30/4/2023, 02:48
  7. .
    toothless simmons
    gifhufflepuffhogwarts
    Would I rather be feared or loved? Easy. Both. I want people to be afraid of how much they love me.
    Silenzio.
    «ok.»
    Bee aggrottò la fronte, roteando il polso come un sommelier prima di svuotare il bicchiere pieno di noccioline in bocca. Spostò il peso da una gamba all’altra, gli occhi scuri ancora fermi sullo studente accucciato a terra – binocolo in mano ed espressione grave a completare il quadro da birdwatcher.
    «ok. posso chiederti che problemi hai?»
    Ma era un’usanza britannica che l* sfuggiva? Di tutta risposta, individuo-strano arricciò le labbra in una smorfia. Non sembrò sorpreso dalla sua presenza, né tantomeno particolarmente offeso dalla domanda. Poteva rispettarlo.
    «solitamente dipende dalla persona a cui lo chiedi.»
    Poteva rispettare anche quello. Registrò solo in un secondo momento l’accento americano. Niente usanza britannica, allora: era solo lui ad essere strange forte.
    Vabbè. «ok», ripetè. Si sarebbe sedut* a terra per assecondare le tendenze inquietanti del tipello, ma voleva davvero rischiare di essere pres* per la collottola da un prefetto e farsi spedire nell’ufficio del preside a causa sua quando, a conti fatti, se l* era stato concesso di partecipare al Ballo era stato esclusivamente perché sua madre era un’insegnante e aveva garantito per l*i?
    La risposta, realisticamente, era un forse.
    Masticò l’aria per qualche attimo – poi scrollò le spalle, sbottonò lo smoking, e si accomodò a terra. «che stiamo facendo?»
    E quello , che attirò l’attenzione di Toothless Simmons. Spostò finalmente lo sguardo su Beezus, cipiglio irritato neanche vagamente celato.
    «io», scandì lentamente, perché forse non era chiaro che il suo fosse un lavoro serio e individuale, «sono in missione per conto di dio.»
    Non era, indubbiamente, la cosa più strana che Beezus avesse sentito. Che non significava che non sedesse nella sua personale top 10, ma una volta suo padre aveva accidentalmente consumato una tegliera di brownie corretti e l’aveva scambiat* per un saggio gufo in grado di prevedere il riscontro delle partite di spellball, quindi c’era di peggio.
    Scrollò nuovamente le spalle, e pigiò un polpastrello nel cocktail di sale e briciole rimasto sul fondo del bicchiere; mandò giù con gran gusto, e annuì solenne.
    «mood.»
    Tooth rizzò le spalle, facendo saettare gli occhi da un lato all’altro: «…bigh è qui?»
    «chi.»
    Tooth batté le palpebre, ora genuinamente confuso. Con estrema concentrazione richiamò a sé il neurone che forse ancora balzava in giro per la stanza.
    «cosa.»
    Un ringhio frustrato: «vai via.» E tornò al suo binocolo, scuotendo un palmo in aria come se stesse scacciando una mosca particolarmente insistente. «ho da fare. drama da documentare. ship da far nascere. polgy da contattare.» un lungo respiro. Joker voice: «non potresti capire.»
    E Bee, che non voleva impacchettare i bagagli precocemente, trattenne l’istinto di piantargli una scarpa sullo zigomo. Esclamò un «sei noioso» con finalità, e calpestò il pavimento fino al tavolo delle bevande con la violenza che avrebbe voluto sfogare sul Tassorosso.
    Ignorò bellamente ogni tipo di conversazione attorno a l*i, gettandosi a capofitto sull’odore pungente dei punch. Sperava qualcuno li avesse impasticciati d’alcol, anche se ne odiava il sapore e gli effetti collaterali; per il gusto, insomma, di girarselo nelle guance come colluttorio e risputarlo nel bicchiere e lamentarsi di qualcosa.
    Quantomeno si prese la briga di usarne uno diverso da quello usato per i salatini. Non voleva davvero rimettere il pranzo di dieci domeniche prima sulla pavimentazione di Hogwarts. Quel castello era un dinosauro – come minimo l’acido l’avrebbe sciolto e sarebbe crollata l’infrastruttura intera sulle loro teste. Tempo di annusarne i contenuti e buttarli giù senza troppi fronzoli, che aveva un indice accusatorio puntato contro un chad qualunque.
    «mi chiamo Beezus Oberlin», petto infuori e mento alto, anche perché arrivava alle spalle di Paris. «e sono cert* di poterti fare il culo a strisce su di una scopa.»
    Fucking titolare della sua squadra, babey. Neanche se ne accorse, del veritaserum a scorrerl* nelle vene: quando eri Beezus i peli sulla lingua li avevi solo baciando con troppa aggressività la testa di un cane.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.
    gifwildcatsalembeezus oberlin
    time to pretend
    mgmt
    now
    playing
    And I knew exactly what to do. But in a much more real sense, I had no idea what to do.


    *taps mic* helloooooooo
    chi siamo:
    - lia: pgvero
    - tooth: studente di hogwarts (tasso), 17 anni, anno V. he/him, in inglese perché in italiano non mi piace come suona. è un bimbodiquest: nel 2017 alcuni prescelti sono finiti a spasso nel tempo. alcuni si sono ritrovati in francia, nel 2117, altri nella città fantasma -- allora popolata -- di bodie, nel 1917. lì, tra gli svariati casi umani, c'era tooth: un orfano dapprima spiritualmente adottato da alcuni viaggiatori del tempo, poi legalmente diventato di famiglia una volta tornati nella linea temporale giusta nel 2019. si veste male, è un po' scemo, ma è bellissimo ed è questo ciò che conta. una volta si è vestito come un membro degli abba per fare la promposal a una ragazza del settimo anno (CIAO SERSHA L'AMORE VERO TI ATTENDE SEMPRE KUI........ < 3). a scuola è la minaccia di ogni tifoseria di quidditch e leader di un giro illegale di scommesse su chi cade dalla scopa per primo, ed è nel club di d&d (che forse non abbiamo mai reso ufficiale, chissà, siamo pigri). fedele allo shipper club. fedele alla sacra voce di polgygirl. aroace. morde come un cane rabbioso ma non per cattiveria, he's just some guy.
    - beezus: studente di salem (wildcat), 15 anni, anno V. usa un po' tutti i pronomi indifferentemente. purosangue. la mami è un'insegnante di salem, il padre un casalingo malewife boyboss backstab belittle. i pv sono timothy olyphant e ashley johnson btw. if you even care. gioca a spellball e ha fatto più falli l*i della maggior parte delle persone con un solo anno di gioco alle spalle. ha una collezione di coltellini che puntualmente l* vengono sequestrati. una minaccia per il quieto vivere di tutti. l*i e la sua ex ragazza si mostravano affetto alzando reciprocamente un pollice in aria quando si beccavano nei corridoi (hanno parlato letteralmente due volte in quasi due mesi di relazione). la pizza con l'ananas è il cibo degli dei.

    che facciamo:
    - tooth vi osserva con un binocolo a debita distanza; vuole gli scoop
    - bee fa cose inutili, va al tavolo delle bevande, becca il veritaserum, bullizza paris
    - (sì, la cosa del gufo saggio è una ref al superb owl di wwdits, i am so normal about this show!!)
  8. .





    You think it's all over
    Get up and try again
    You've got to act your age, darling
    Before you fall back in

    «ogni tanto mi piacerebbe vivere una giornata noiosa e normale. no, eh?»
    Tooth sbuffò una risata, labbra arricciate in una smorfia al limite del disgustato.
    «com’è caduto questo posto.»
    Aggiustò la bandana che dalla fronte era scesa al collo, e fece scivolare lo zaino a terra con un tonfo. Neanche si preoccupò di evitare di terrorizzare accidentalmente il povero cristo davanti a lui; un problema suo, se non l’aveva notato arrivare. L’intenzione era quella di tornare a perlustrare la mappa, ma non poté fare a meno di riportare lo sguardo serrato sul tipello che si stava piangendo addosso.
    Ah. «ma io ti conosco.»
    Pausa. Stropicciò la mappa tra le mani, e reclinò la testa sovrappensiero; si preoccupò persino di alzare un indice nella direzione generale dell’altro, gesto universale dell’aspetta un attimo frà.
    Se se lo ricordava da Hogwarts? «sei quello della lanterna.» ma ovvio che no, pff. Della maggior parte dei suoi (ex, correnti, futuri) compagni di sventura del castello gli interessava relativamente poco. Un amico, in Tooth, si vedeva all’infuori di quelle mura claustrofobiche; un nemico, lo si vedeva negandogli libri essenziali per il wordbuilding della sua campagna sotto la codarda scusa della legalità. Gngn, stai cercando di prendere in presto un libro destinato a un pubblico più grande. Gngn, chi me lo dice che tu non voglia sacrificare caproni e maledirmi casa.
    Tirò su col naso, annuendo piano. «sei quello che non mi faceva passare guida alla cucciolata perfetta di mamma Fearjad e solo perché aveva provato a prenderlo a sedici anni non compiuti e il libro era potenzialmente stato stregato con una magia di gran lunga superiore al suo livello. L’ironia, a guardarli ora! Toothless prevedibilmente pronto a fare il Rambo della situazione e Finn spaventato come un baby uccellino caduto dal ramo.
    Avrebbe potuto fare la persona matura e non sottolinearlo, ma era un Tooth. Tirò il petto in fuori, la testa a dondolare allegra e pura, incontenibile soddisfazione ad illuminargli lo sguardo: «ah, how the turntables.»
    Passò i palmi contro la carta per lisciare nuovamente la mappa, ancora un brodo di giuggiole. «mi neghi il sapere e ora sei qui, a fare il–» batté le palpebre, sinceramente perso per qualche secondo di troppo. Poi, in un sussurro: «cos’è il takscdsbhcfehs castle.» chiedeva per un amico. Lui, lui era l’amico.
    Vabbè. Dicevamo: «ora sei qui e in vantaggio sono io.»
    Vendetta vera, non finirò in galera.
    Lui, inutile dire!, quell’esperienza beargryllsiana la faceva ogni anno da quando ne aveva scoperto l’esistenza. Era partita come una scusa per praticare le mosse del suo mezzo orco barbarico che si era, in un secondo momento, specializzato nell’arte druica; un modo per entrare di più nel personaggio, pensare ad azioni più creative e in character. Poi Benji l’ammazzademoni era morto tragicamente per mano di un cupcake velenoso – l’incidente ai più noto come la Vaniglia di Maggio –, e Tooth aveva continuato a presentarsi. Un mix di nostalgia per la gang di orfani bodiotti con cui si rotolava nel fango come un branco di suini e la necessità di scaricare energia in una maniera che fosse meno frustrante, per lui, rispetto agli incantesimi esageratamente complessi che era solito propinargli Hogwarts e le interminabili pagine di Storia della Magia da studiare.
    Fece scoccare la lingua contro il palato, e considerò le sue opzioni.
    Ok, quindi. Punto primo: «mantieni alto l’onore della torta suprema.»
    Non era semplice cibo, quello. Era il frutto degli dei. Un sacro attimo di ricreazione alla fine del viaggio. Un’esperienza! Ma che ne capiva, lui.
    Poi: «io ti aiuto a uscire da qui tutto d’un pezzo e tu» di nuovo, fece una pausa. Aggrottò la fronte, studiando Finn di sottecchi: «anche se non… sei… giapponese……» ma era una regola non scritta che aveva ignorato finora? Nessuno glie l’aveva mai spiegato perché Tooth era bello e non doveva morire? Chissà.
    Alzò un pugno in aria, e liberò il pollice. «mi dai parte della tua torta.» uno.
    Lasciò andare anche l’indice. «mi aiuti a rubare la biografia di sir Keagan dai Buchi Molteplici.» tutta reference.
    Inarcò un sopracciglio. «aggiudicato?»


    tooth
    less
    simmons


    bodie odie odie - hufflepuff - 17 y.o.

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon
  9. .
    ↳ PRIMA UTENZA: homini lupus
    ↳ NUOVA UTENZA: tentpole
    ↳ PRESENTAZIONE: tooth_irl
    ↳ ROLE ATTIVE:
    aidan
    arci [26.09]
    esorcismo [09.10]
    dick
    indagini [09.10]
    mads [09.10]
    ken
    jd [29.09]
    jd [09.10]
    ↳ ULTIMA SCHEDA CREATA:
    fa ridere ma fa anche un po' piangere. dick [25.05 a.c.]
  10. .

    per scaramanzia eggsy starà molto lontano

    aggiorno e già che ci sono faccio cambio tattico con han jisung
    (ciao blaisito tornerò da te)
    HTML
    <span class="pv-n">Gaten Matarazzo prenotato da tentpole</span>
  11. .

    number one fan
    muna
    saves the world
    code by eliandi
    anathema & eggsy saintwich
    16 / 19 y.o.
    theatre kids (derogatory)
    Premette la lingua contro il palato, tastando il sapore del tabacco in bocca. Ragazza bionda? Era abbastanza certo di averne viste almeno dieci, di teste bionde. Nessuna apparentemente incline ad accostarsi a qualcuno come Mac Hale, ma che ne poteva sapere Eggsy. Gli sembrava ormai chiaro che la mezza idea che si era fatto di lui fosse del tutto errata. Forse l’avrei preferito: ah. Ma in quale senso. What is going on… in the House of Commons.
    Scivolò con la schiena lungo la parete, abbastanza da stendere le gambe in avanti e testare i limiti del ginocchio destro. Quello era chiaramente uno dei suoi giorni meno collaborativi; soffiò tra i denti e spinse la mano contro il menisco, riaggiustando la sua posizione così da bloccare quel dolore sordo. Vabbè, sarebbe rimasto in piedi a fissarlo dall’alto come un serial killer degli anni ‘50. Scusa, amico.
    Sospirò, improvvisamente grato di avere un minimo di lucidità dalla sua parte. Neanche si era reso conto di aver strizzato gli occhi; batté le palpebre rapidamente, ignorando i punti neri che gli annebbiavano la vista, e accettò volentieri il joint.
    «senza offesa.» e forzò l’ennesimo sorriso in volto, perché voleva essere rassicurante, Eggsy, ma aveva usato l’onestà cruda come difesa per tutta la sua vita e questo comportava non avere un filtro – anche nelle situazioni che lo richiedevano. Forse Mac non voleva sentirsela dire, una cosa simile; aprì bocca lo stesso.
    «ma credo proprio che tu sia stato… un minuscolo punto nella sua serata.» studiò la ciliegia della sigaretta per qualche attimo, e ciccò via la cenere. Insignificanti granelli di polvere dispersi nell’aria; e se non era una metafora, quella.
    «si sarà dimenticata già di te.» che era un bene, no? Umettò le labbra, piegando il busto in avanti per trascinare il filtro tra le labbra dell’altro, e nascose nuovamente le mani nelle tasche. Scrollò le spalle, casuale.
    «con quel tipo di persone…?» scosse la testa, prima di trascinare una mano tra i ricci – premere sulla nuca, tastare il fantasma di un tocco stranamente gentile. Okay, oops. Forse era il caso di non farlo mai più.
    Poco più di un sussurro, il suo, a quel punto: «è sempre così.»
    Che era vero. Forse non particolarmente bello, ma vero. Eggsy non aveva mai avuto la pretesa di significare qualcosa per qualcuno. C’era chi nasceva con gli attributi necessari per essere protagonista della storia; la capacità innata di accendere ogni stanza in cui entrava. E c’era chi era destinato a rimanere al buio in attesa – che si alzava e applaudiva e ammirava.
    «salva la cheerleader, salva il mondo?» che fuori contesto aveva comunque il suo peso, a detta sua. O forse stava dicendo un sacco di cazzate incomprensibili indotte dalla canna. (both is good.)
    Scelse saggiamente d’ignorare la questione sulla verginità, perché ora che Mac era un interrogativo ancora più grande di prima non voleva davvero scoprire che le sue dita scheletriche fossero in grado di spaccare pugni micidiali contro la sua mandibola. Logicamente? Non avrebbe avuto senso. Ma neanche la facilità con cui aveva scherzato di scambiare saliva con lui aveva senso, quindi cosa poteva saperne, parte 2: electric bugaloo.
    «palesemente un acquario,» e fine della discussione. Grazie prego ciao.
    E, certo, poi le sorprese non potevano finire lì. Corrugò la fronte, cercando uno sguardo che non voleva incontrare il suo: più delicato di quanto avrebbe voluto che fosse, il tono della sua voce, quando mormorò un «per cosa mi stai ringraziando?»
    C’era decisamente di meglio a quella festa di lui. Non per piangersi addosso. Non per essere umile. Era vero e basta; il suo ragazzo non era il bff del proprietario di casa? Pausa: si erano lasciati? Lui e Moonaire erano mai stati insieme?
    Boh, non che cambiasse qualcosa. Eggsy era comunque uno sfigato colossale che vendeva droghe ai ragazzini per divertimento, qualunque cosa era meglio di lui.
    «finora un solo minorenne mi ha chiesto x, quindi la considererei una serata decente, tutto sommato.» aveva avuto anche la faccia tosta di offrirgli cinque galeoni per cinque pillole, che era esilarante e terribile al contempo. Non poteva pensare che Eggsy fosse così disperato da vendergli MDMA per un galeone a pillola.
    Alzò le braccia al cielo. «pensano sempre di… di potermi corrompere a fornirgli cose che sanno che non gli venderei – scusa, non l’ho precisato, non vendo roba pesante ai bambini principalmente perché non voleva averceli sulla coscienza, ma ok, possiamo anche fingere avesse a che fare con qualche questione etica. Sotto i diciassette anni da un Eggsy Saintwich ricevevi una pacca sulla spalla e un grammo di Cherry Wine. Lo rendeva meno popolare di altri, sicuro, ma gli stava bene così. Nulla a cui non fosse già abituato. Ha ha.
    «in compenso ho dovuto leccare panna dal dito di una ragazzina, e quello, hale, è stato traumatico.» si lasciò andare a una risata a pieno petto, premendo la testa contro la superficie fredda alle sue spalle, e chiuse nuovamente gli occhi. «hey, se usciamo entrambi in manette da questo posto sappi che io mi prenoto quelle col pellicciotto rosa.»
    Tutto sommato, non il peggiore degli scenari. Potrei conoscerti meglio, avrebbe potuto dire.
    «e il pavor più carino.»
    Meglio di no.

    So I heard the bad news
    Nobody likes me and I'm gonna die
    alone In my bedroom


    (non vale per la bet, è che sennò poi mi dimentico quello che volevo dire .)
    sempre lì con mac in paradiso

    toto alcol
    egg: 1 + 1 + 2 + 1 (è come film di orore)
    ems: 1 + 2

    edit no scherzo metto anche la canzone. paradise by the dashboard light perché ci penso ogni volta che scrivo "paradiso" ciao
  12. .

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    muna
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    “Interessante.”
    Arcuò un sopracciglio, lasciando vagare lo sguardo sul Grifondoro – nella sua pienezza, ovvio, perché le circostanze glie lo permettevano –, e gli rivolse un sorriso divertito. Ma chi, lui?
    Evidentemente non era da tutti i giorni baciare lo spaccino di zona senza secondi fini in mente. Boo hoo.
    “Spero sia più entusiasmante del leccare la panna su qualcun altro.”
    A Eggsy venne dato mezzo minuto per combattere i suoi demoni interiori, prima di decidere che in quel momento potevano avercela vinta loro. Mormorò un «dipende da chi sto leccando», quindi, prima di stringere prontamente i palmi attorno alla vita dell’altro. L’alcol in quella casa doveva avere seri favoritismi, perché a differenza sua Ezra sembrava più che felicemente inebriato: qualcosa stava facendo il suo sporco lavoro, e si chiese se sarebbe stato in grado d’assaggiarlo nel suo palato.
    No, a quanto pare, perché a quel mondo esisteva ancora gente che non ti forzava la lingua giù per la gola al primo contatto, e si dava il caso che il tipello italiano tra le sue braccia fosse tra i pochi prescelti. Non fu in grado di sopprimere il sussulto, nel sentire dita estranee danzare contro la sua pelle, né tantomeno la sorpresa in volto. Pregò che l’alcol l’avesse reso cieco a qualunque cosa che non fosse il suo obiettivo finale, perché c’era qualcosa di profondamente umiliante nell’arrossire per del semplice contatto umano. Premette appena le dita contro la curvatura dei suoi fianchi, e lo incontrò a metà strada: breve e per niente intenso, perché nonostante lo shock di poco prima lo avesse lasciato a labbra socchiuse, il Linguini preferì essere un fottuto signore. Va bene.
    “Per il bis, quando vuoi.”
    Batté le palpebre e lo lasciò andare in silenzio, perché di certo non voleva aprire bocca e rilasciare suoni che avrebbero messo alla prova il fischio d’una pentola a pressione. Prese uno shot dal bicchiere dimenticato da qualche parte nelle vicinanze, piuttosto; e lo fissò, accigliato, prima di tentare un nuovo (altrettanto deludente) sorso. Non aveva visto chi gli avesse mescolato quel drink, felice dell’alcol gratis abbastanza da scegliere di non farsi troppe domande, ma qualunque cosa tenesse fra le mani era una chiara presa per il culo. Preghierina silenziosa che CJ Knowles fosse intenzionato a uccidere tutti i presenti di coma etilico; in tal caso, almeno, Eggsy poteva sperare di avvicinarsi all’ubriacatura.
    Ne aveva chiaramente bisogno.
    Satana aveva scelto di rendergli la vita proprio complicata; alzò un palmo in segno di saluto, prima di far cadere il braccio e maledirsi, mentalmente, per il gesto da deficiente. Eliminò la distanza fra lui e Mckenzie, e batté un pugno contro la tasca della giacca di pelle che, nonostante la patina di sudore che iniziava a collezionarsi lungo l’attaccatura dei suoi capelli, era rimasta saldamente attaccata alle sue spalle. Forse era il caso di toglierla; non in quel momento, però, perché non era particolarmente interessato all’idea di terrorizzare l’ex Corvonero con gesti suggestivi. Dio, era di cattivo gusto trattarlo come un animale selvatico? Chi cazzo lo sapeva.
    Per illustrare meglio il suo punto, però, aprì la tasca in questione e roteò il busto così che Mac potesse spiarne i contenuti: l’accendino, le sigarette, la scatola in latta.
    «pausa?»
    E sperò suonasse meno pesante di sette minuti in paradiso.
    Citando un saggio qualunque (Joel Hammond): fuckity fuck.
    Lontano dal chiacchiericcio della festa si concesse un respiro a pieni polmoni; fece aderire la schiena contro la parete, quindi, prima di liberare una Winston dall’involucro e lavorare con mani esperte sulla cartina. Spinse il tabacco nella scatola, e accartocciò il filtro a terra, prima di appoggiarne uno nuovo contro l'OCB. Azzardò un’occhiata verso Mac, e prese a sgretolare il dry sift tra pollice e indice.
    «non dobbiamo fare nulla.»
    Si sentì in dovere di annunciarlo ad alta voce – casomai Mac avesse i suoi ragionevoli dubbi. Non si conoscevano, dopotutto, ed Eggsy era fin troppo conscio di quanto i suoi occhi mettessero in soggezione le persone; specie in quel momento, con la pupilla che aveva mangiato via ogni traccia del caldo color cioccolato. Grazie, Ciruzzino.
    Fece una breve pausa; finì di comporre il joint, prima di leccare lungo la cartina e usare il dorso della mano libera come appoggio e picchiettare una, due volte. Lo ispezionò brevemente, solo in parte soddisfatto del risultato, e lo spinse tra le labbra. «la tua serata procede bene?»
    Una domanda stupida; il genere di convenevoli che lui odiava. Accese la sigaretta e inalò un primo, lungo tiro, prima di allungarla verso Mac.


    So I heard the bad news
    Nobody likes me and I'm gonna die
    alone In my bedroom


    niente di utile, ciruzzo moment + 7 minuti in paradiso con mac

    toto alcol
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    babydoll - ari abdul
  13. .

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    muna
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    anathema & eggsy saintwich
    16 / 19 y.o.
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    «come sono organizzati. è l’effetto del diploma?»
    Anathema, persona normale tì-em, balzò come un ratto e rimosse la mano dalla cesta di puff del primo millennio. Cercò con occhi sbarrati Mood, casomai lo avesse immaginato – di quei tempi non si poteva mai sapere.
    Tentò una risata nervosa; le sue attenzioni, intanto, erano state di nuovo prese dalla tavolata. Sistemò i puff orfani scivolati dal piatto nel caos del momento in un tovagliolo, abbastanza certa che lo Skylinski neanche se ne sarebbe accorto di un po’ di disordine, ma non al punto da volersela rischiare. Buttò giù un sorso d’alcol – probabilmente più succo di frutta che altro, perché semicit non sentiva niente. «non posso biasimarli.»
    E perché Anathema Saintwich era tante cose fuorché interessante, lasciò la risposta a mezz’aria e non disse nulla per decisamente troppo tempo, neanche provando a far passare il silenzio imbarazzato come una pausa naturale. Si premurò di lanciare uno sguardo furtivo in direzione dell’altro, prima di poggiare disinvolta il fianco al tavolo. Casomai se ne fosse – ragionevolmente – andato nel frattempo.
    «voglio dire, favoloso, no?» scrollò le spalle, stendendo le labbra in un sorriso. «svegliarsi la mattina» e turuturututtu «con la certezza che nessuna Anjelika Queen verrà a soffocarti nel sonno per aver dimenticato una relazione sui bezoar.»
    Non che a lei fosse mai successo, sia chiaro; era facile stare al passo con i suoi impegni scolastici quando il terrore del fallimento la teneva sveglia la notte. Grande incentivo. Un bene perché, in sua difesa, Anathema ci provava davvero un sacco a fare la persona normale. Che poteva farci, poi, se la sua mente disordinata aveva spazio unicamente per le prove del drama club e Hogwarts sembrava disegnata per creare il più alto numero possibile di distrazioni allo stesso tempo?
    Salvata dal gioco della serata, a quel punto, ma manco troppo.
    Perché «oh no»
    Oh no –
    oh no no no no no.
    Anathema guarda Joey.
    Joey guarda Anathema?
    Alzò le braccia al cielo, sospirando. «sono la persona più indecisa dell’universo.» tradotto: sarebbero stati lì un po’, mentre Anathema cercava di unire forte forte i neuroni così da strizzare fuori qualcosa di concreto da proporgli.
    Vabbè, intanto – le basi. Si avvicinò appena al Moonaire, con fare cospiratorio, e abbassò la voce così da creare una qualche sorta d’intimità. «hai dei… limiti?»
    Mica era un animale come Barry: lei rispettava le boundaries di tutti, dove possibile. Poi si dava il caso che il suo partner di gioco fosse un Joey, il quale aveva ritenuto saggio informarla del fatto che non voleva domande personali (che, bello, ma concretamente? cosa non era off limits, a quel punto. non lo disse: annuì in silenzio, e accettò il suo destino di spaccagioie.), ma quelli erano dettagli.
    Non chiese un parere sul campionato che si erano giocati i Montrose Magpies solo perché era abbastanza certa che il resto dei partecipanti non fossero pronti al genere di discussione che avrebbe fatto partire. Lei era lì, d’altronde, mentre i fucking Chudley Cannons gli rubavano la finale con la peggior strategia possibile. Prese mentalmente nota di menzionare l’argomento in un secondo momento, in ogni caso.
    Soffiò tra i denti, e prima che il suo sguardo (terrorizzato, per giunta) potesse cadere su Delilah, lasciò il suo sudato obbligo («40 jumping jacks, 60 flessioni; puoi alternare, ma non puoi farne meno.») e la sua ancor più sudata verità («dai un’opinione brutalmente onesta su tutti i capitani delle altre squadre. se scatta il sangue non l’ho chiesto io.») all’ex Corvonero.
    Aveva baci da attendere, lei.


    «hm.» eh.
    Asciugò grossolanamente la bocca con la manica della giacca, sguardo sofferente fermo sullo Skylinski. Quoque tu, brute. Prima Eggsy gli aveva offerto un blunt gratis, poi si era fatto trascinare fuori dal suo angoletto silenzioso e pacifico per il gioco della bottiglia («se provate a farmi baciare un quindicenne uccido voi e poi me stesso», brontolato a tutti e nessuno prima di prendere posto accanto al resto dei dannati), e ora la bestia voleva pure denudarlo?
    Fece schioccare la lingua contro il palato. «strapperai questa maglietta dalle mie fetide mani fredde.» ok il fascino del metallaro, ma anche meno, Barry.
    «ho rischiato di venire travolto da un mosh pit di cinquantenni sudati, per lei.» ne afferrò un lembo, scuotendolo appena per enfatizzare. La stampa dei Mötley Crüe che ne ricopriva lo spazio frontale era in parte sbiadita o mangiata da lavaggi imprudenti, ma l’aveva pagata due pound, era un’originale del 1983 e il cotone tirava delicatamente su tutti i punti giusti: the garbage will do.
    Niente toga fatta di tenda per lui, insomma. Non che la verità lo mettesse in una posizione migliore; si chiese brevemente se avrebbe incontrato la morte precoce per mano di una folla d’italiani incazzati, piuttosto che padri di famiglia infognati per Nikki Sixx. Neanche cercò la posizione dei Linguini in quel momento, convinto che nel sentire le parole opinione e inno e roma lo stessero fiutando come predatori di fronte a una lepre.
    Sospirò; semicitando user Andrea Martino di YouTube, «tutti sanno che l’inno della roma è un'ode allo sport in generale e ti fa venire i brividi in una maniera incredibile e se li diceva Andrea.
    A differenza di Andrea lui non era juventino, ma era in possesso di due cose ben più importanti: orecchie funzionanti da musicista e cuore romano caput mundi per il suo essere un pgdilia. «passionevole, travolgente, emozionante. fa proprio venire voglia di alzarti dal divano e dire carpe diem, vado a comprare il latte al bar.»
    Non capiva le parole ma ne percepiva comunque (il) la potenz(i)a(le), Eggsy.
    Incredibilmente ancora vivo (forse), si diresse da Bengali. Tentò di offrirle un sorriso rassicurante, ma era troppo occupato a morire dentro. Mai si era sentito un uomo vecchio e sudicio come in quel momento; optò per farle segno di offrirle la sua mano, così da poter stendere un velo di panna sulla punta dell’indice della ragazza – il punto meno offensivo a cui era riuscito a pensare, e pace all’anima sua. Un altro sospiro, stavolta più pesante.
    Quindi scrollò le spalle, e premette semplicemente le labbra contro la nuvoletta a ricoprire il polpastrello, tanto rapido quanto gli permettessero i sensi. A debita distanza dalla Tipton, leccò via il sapore dolciastro dalla bocca, spingendolo nel palato; produsse una caramella all’anice dimenticata e uno scontrino (boh, per pulirsi rapidamente la mano tra una cosa e l’altra?) dalla tasca dei jeans, infine, e li porse in segno di pace alla ragazza.
    «è stato molto strano.» vorrei dire.
    Nuovo giro, nuova corsa.
    So I heard the bad news
    Nobody likes me and I'm gonna die
    alone In my bedroom


    (sono le prime penitenze, mancano quelle nuove; in mia difesa non pensavo sarebbe stato tutto così rapido TORNERò)

    - anathema risponde a mood, va a fare obbligo e verità con joey, attende pazientemente il bacino di delilah
    - egg fa obbligo o verità
    CITAZIONE
    verità: devi dire cosa pensi dell'inno della Roma (e rischia la faida con Lollo)

    obbligo: denudati e avvolgiti in una tenda come fosse una tunica

    (ROMA CAPUT MUNDI), lecca la panna montata dal dito di bengali (però poi ti regala una caramellina dai.), attende meno pazientemente il bacino di ciruzzo

    toto alcol
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    sweet transvestite from transsexual transylvAAAAniAAAAAaAaAaAaA - tim curry
    under pressure - queen + bowie
  14. .

    like a river runs
    strange desire
    bleachers
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    tooth simmons & reggie lynch
    16 - 18 y.o.
    princess
    pauper
    Rilassò le labbra in un sorriso mellifluo, roteando in una mano il bicchiere in plastica con decisamente troppo alcol all’interno.
    Bla bla bla, voglio essere ignorata, bla bla bla.
    A una festa?
    Reagan prese un sorso del liquido radioattivo, e le iridi nocciola viaggiarono dal taccuino alle scelte discutibili che avevano portato l’altra ragazza a presentarsi vestita in quel modo.
    «andiamo, roxie.»
    Inclinò lateralmente la testa, e fece schioccare la lingua contro il palato. «questo è uno spazio condiviso; puoi dirlo, che sei troppo noiosa per pensare di socializzare.»
    Spalancò le braccia, a quel punto, roteando sui tacchi vertiginosi per indicare la folla inesistente.
    Una battuta che si scriveva da sola. «evidentemente i tuoi fan già lo sanno, però.» non l’avrebbe definita cattiveria, la sua: un eccesso d’onestà, al massimo.
    Scelse di accompagnare l’affermazione con una risata squillante, però – premurandosi persino di coprire delicatamente la bocca con una mano, gli occhi accesi di mirto. Non voleva di certo essere… hm. Incompresa.
    Alzò il bicchiere in alto in un brindisi silenzioso, quando la sua attenzione fu brevemente rubata da CJ Knowles; poi tornò sulla O’Death, ancora sorridente e deliziosa come un cupcake, e prese un secondo sorso. Non c’era bisogno che l’altra rispondesse con entusiasmo alle sue provocazioni; Reagan Lynch era più che in grado di portare avanti quel one (wo)man show.
    «se ti fa sentire meglio, però, non sei di certo l’essere più patetico a questa festa.»
    Per quanto incredibile potesse sembrare quella semplice realizzazione. C’erano gli asociali, dopotutto, e c’erano i totali inetti: Roxanne ricadeva nell’infelice purgatorio dei ragazzini con l’ego più grande delle loro stesse spalle, e il suo piccolo taccuino di merda era la semplice prova che meritasse l’ultima ondata di punzecchiamenti acidi che Reagan poteva permettersi.
    Spinse meglio la coroncina sulla testa, e sospirò. Chissà cosa sarebbe successo, a quella scuola, con l’ultima ondata d’élite ad abbandonarne le mura.
    Heather Morrison e Berenice Hillcox avevano lasciato un grande vuoto, nella scala gerarchica (e nel suo cuoricino di ghiaccio, nda); un vuoto che Reagan non era stata interessata a ricoprire e, per il grande disappunto di Reggie, neanche quella primadonna mancata di Aidan Gallagher. E i freaks non erano necessariamente Barbie e Ken del ventunesimo secolo, ma, volenti o nolenti, stabilivano comunque una qualche sorta di ordine: uno che Reggie, sanguinaria di teoria e di fatto (ha ha), aveva sempre trovato particolarmente divertente. Le vaghe speranze che nutriva nella piccola Benshaw non la rassicuravano, ma se ne sarebbe fatta una ragione. Alla fine della fiera augurava le fiamme dell’inferno a tutte le persone in quella casa indistintamente. Un po’ di bullismo scolastico non avrebbe fatto troppo la differenza, nel grande schema delle cose.
    «tipo:» batté le palpebre, spingendo via le prime vertigini. Offrì il suo bicchiere alla ragazza, perché le regole erano regole per tutti. Avrebbe potuto riempirle un bicchiere nuovo, ma perché farlo? Voleva che Roxanne assaggiasse il suo lucidalabbra, prima di lavarlo giù con la tequila.
    Puntò un indice laccato nella direzione generale di un ammasso di ricci disordinati. Inarcò un sopracciglio, nel notare le dita paffute del Simmons stringersi attorno al bicipite di Asher Ketchum. «lui ti batte al tuo stesso gioco.»



    Toothless aveva una missione.
    «deficiente.» ok, due.
    Strinse la presa attorno al braccio di Asher, scuotendolo come una maraca e ignorando qualunque tipo di lamentela da parte del diretto interessato.
    «hai visto egg?»
    Giustamente, la prima faccia familiare che beccava doveva essere quella di un vippino nel suo habitat naturale. Premette i polpastrelli contro le tempie, e riempì i polmoni d’aria prima di rilasciarla in un lungo, stanco sospiro. «Eggsy Saintwich del sesto anno, Ketchum. Lo hai visto?»
    Asher: blink blink.
    Tooth strinse le labbra in una linea retta, e stavolta premette i pugni contro i fianchi; l’espressione severa scivolò brevemente, quando con la coda dell’occhio spiò strani movimenti alla sua destra. In un attimo i ben10 avevano rubato le sue attenzioni – e tastò l’amaro sulla lingua, ingoiando il nodo alla gola.

    Loro non lo sapevano, che anche lui aveva un ben nel nome.
    Asher: blink blink, but not blink blink paziente, blink blink sto per tornare a ignorarti.
    Scosse la chioma indomabile, e riprese il suo interrogatorio. «capelli lunghi, ricci, frangetta orribile che si taglia da solo. Occhi scuri. Un po’ alto?»
    Quantomeno era rimasto coerente alla persona che era a Bodie, Asher: vide il fumo uscire dalle sue orecchie prima ancora che potesse dire una sola parola. Alzò una mano in segno di resa, borbottando fra sé e sé qualcosa sull’essere fottutamente inutile, ketchum, grazie, prima di tornare alla sua ricerca disperata.

    Dunque: Tooth doveva, a quanto pare, scusarsi.
    Glie lo aveva detto Aidan, una spatola stretta pericolosamente in un palmo e l’espressione meno divertita che avesse mai visto a stropicciargli il volto. Toothless aveva corrugato la fronte, prendendo un’altra cucchiaiata di cereali: non so di che parli, aveva risposto, una maschera di calma placida nonostante il cuore che gli martellava in gola.
    Ma Aidan era in uno di quei suoi mood orribili – uno di quelli che detestava con tutto se stesso, perché gli faceva contorcere le spalle sotto ad occhi pieni di disappunto. Aidan aveva ricoperto la padella scoppiettante, si era seduto su uno degli sgabelli della cucina, e glie lo aveva spiegato, di cosa parlasse.
    Toothless ci aveva ragionato un po’ su, poi aveva storto le labbra in una smorfia. Hai sicuramente fatto di peggio, tu, gli aveva detto. Ed era stato ovviamente uno sbaglio, e le sue prime scuse dovute erano andate ad Aidan, che le aveva accettate con la mandibola tesa: glie lo aveva ripetuto, allora, perché era giusto che Tooth imparasse a comportarsi come una persona decente anche quando non era l’opzione meno dolorosa per lui.
    Vai e chiedi scusa alla persona che hai lasciato senza partner.
    Che ok, aveva senso, e in sua difesa non lo aveva fatto con malizia. Era sinceramente eccitato al pensiero di andare al ballo di fine anno, Toothless. Il pomeriggio post-prompose si era ritirato dalla Sala Grande con un Eggsy bianco in volto al suo fianco, e aveva passato il resto delle giornate seguenti a vantarsi con chiunque gli concedesse un paio di orecchie di come aveva ballato con Sersha Kavinsky.
    E se in cambio riceveva una risata incredula e un non viene comunque con te alla festa, lui neanche ci faceva caso. Non era quello, il punto.
    Aveva ballato con Sersha Kavinsky. Con Sersha. Kavinsky.
    Secondo il suo personalissimo parere, la sua vittoria se l’era presa.
    Poi la notte del ballo era arrivata, e Eggsy lo aveva guardato spingere aria fuori dalle guance come un pesce, aveva atteso pazientemente che finisse di rimettere il nervosismo nel lavandino del bagno più vicino, e lo aveva portato via. Archibald li aveva trovati a scambiarsi note sulla campagna di Dungeons & Dragons contro le scalinate, lo smoking noleggiato ancora addosso a Tooth. Lo aveva intimato di non dire nulla, ma evidentemente non sapeva tenersi un cazzo di niente per sé, il Leroy-Baudelaire, perché due settimane dopo si era presentato all’appartamento di Genitore 2 e Aidan aveva rischiato di strangolarlo seduta stante.

    (Aidan aveva lanciato uno sguardo assassino al cellulare, che per la decima volta da quando aveva varcato la soglia di casa Gallagher stava vibrando contro il piano dell’isola. «…e vedi di mandare segnali di vita ad Arci, prima che mi faccia implodere il telefono.»

    E Tooth lo aveva fatto.
    Aveva preso il suo iPhone 8 col vetro scassato, premuto le parole “sei in timeout finché non mi passa lo scazzo, ARCHIBALD” con più forza del necessario, ed era tornato a divorare i suoi Fruit Loops.)

    Il problema, ovviamente, era che non sapeva chi fosse il suo (quasi) partner misterioso. E necessitava del supporto morale di qualcuno, perché la sua unica opzione in quel momento era vagare per la festa e droppare, casualmente, il tema prom con gente a caso nella speranza di non venir appeso al muro da qualche jock esaltato. Afferrò il primo bicchiere di (acqua minerale cit #1) alcol vacante che gli si piazzò davanti, obbedendo meccanicamente al brindisi di CJ.
    Musica per le sue orecchie, allora, l’amen di Dustin Dearduff. Cercò con occhi strabuzzati l’ex bodiotto, prima di sbracciarsi come un uomo alla deriva e planargli addosso. A malapena registrò il terzo incomodo (tooth. sei tu. sei te il terzo incomodo.): strizzò una spalla dell’altro tra le mani, e rilasciò un suono strozzato che voleva somigliare alla parola aiuto.
    Tooth gli aveva salvato la vita con un nat 20, una volta. Erano praticamente fratelli d’armi, ormai.
    Egg dimenticato, fissò l’altro con un’espressione grave. «sto per partecipare a una missione suicida, dearduff.» pausa drammatica. «fisicamente e socialmente parlando. tocca invocare il santo patrono delle anime disperse.» abraham shaw, ascoltaci tu.
    «preghierina al fly?»
    I'm trying hard but I can't win
    And I've played the victim for a
    long long time, And I wanna grow up


    reggie parla con roxanne, tooth chiede ad asher se ha visto eggsy in giro, poi va a importunare dustin
    giuro non so com'è diventato così lungo.................... xdono.........................

    tooth: freaks - surf curse
    reggie: love game - lady gaga

    TOTO BEVUTE:
    tooth: 1
    reggie: 4 + 5


    Edited by homini lupus - 22/8/2022, 02:26
  15. .

    number one fan
    muna
    saves the world
    code by eliandi
    anathema & eggsy saintwich
    16 / 19 y.o.
    theatre kids (derogatory)
    «beh?»
    Non c’era bisogno che guardasse Anathema per sapere che si stesse dondolando sui talloni come una bambina sovraeccitata – gli occhi splendenti come diamanti e le labbra stese in un sorriso a trentadue denti.
    Si voltò lo stesso nella sua direzione, studiandola mentre assorbiva ogni dettaglio dei suoi dintorni. «che ne pensi?»
    Lui, di tutta risposta, batté le palpebre pesanti, perché Eggsy non pensava. Si limitò a scrollare le spalle, prima di tornare a fissare il piccolo culto di ragazzini problematici che si erano raccolti attorno all’entrata. Portò l’accendino ad altezza sigaretta, infine, e (ignorò le proteste della sorella) inalò un primo, lungo tiro di fumo. Attese che la nicotina spingesse un minimo di lucidità nel cervello, e grattò azzardatamente un sopracciglio, incurante delle ciocche di capelli che per brevi attimi rischiarono di prendere fuoco. Rischi del mestiere.
    «cazzo, sono strani.»
    Le statue che salutavano, accoglienti, i nuovi arrivati? Anche.
    Il professore di Arti Oscure che svuotava un pullman pieno di minorenni davanti al cancello? Sempre.
    Ma le pozze scure di Eggsy seguivano i movimenti dei benbenbenbenbenbenbenbenben e – corrugò la fronte, lo sguardo decisamente troppo intenso per poter mettere a suo agio chiunque lo incontrasse; un bene, forse, che il destinatario sembrasse troppo preso da altro per notarlo – Mckenzie Hale.
    «sacrificano capre, secondo te?»
    Un dubbio lecito. Intrappolò la lingua fra i denti, e prese un altro tiro dalla sigaretta. «forse sono più tipi da vergini.»
    E rilasciò il fumo, stavolta lasciando che la Winston Blue penzolasse liberamente dalle sue labbra. Non fece caso manco alla cenere che si depositò sui vestiti; un problema per l’Eggsy sobrio del domani.
    «hey.» spinse un gomito nella direzione generale di Anathema che chiaramente mancò, perché invece di sbattere contro la seta della sua maglietta, il suo braccio si dimenò a vuoto. «hey, secondo te è vergine?»
    Fece un cenno col mento nella direzione generale del(...l’ex, ormai: auguri!) Corvonero, e dio, se la sua bocca non finiva mai di tirare fuori aria quand’era così.
    «per me è vergine.» così, de botto.
    Nascose nuovamente le mani nelle tasche della giacca in pelle; poi, perché non sentiva il familiare (nonché incessante) ciarlare alla sua destra, ci riprovò: «ems?»
    Niente. «emmie? eeeeeemmie.»
    E Anathema Saintwich si dimenò nuovamente come un pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo (cit) dall’interno della villa, decisamente troppo esasperata per una persona appena approdata alla festa dell’anno. Chissà chi si era subito il discorso illuminante di Eggsy. Un’aiuola, probabilmente.
    Poco importava: c’era una Master of Puppets da conquistare. «santissimo james hetfield.»
    Si guardò intorno, movimenti scattosi e occhi spalancati, in cerca di (pipistrelli) una fonte che giustificasse quel suono magico. «padre, sei tu?»
    Ma nessun James Hetfield scese dal cielo per baciargli la fronte e benedirlo; né tantomeno sentì le manine di Lars Ulrich trascinarlo giù nei gironi dell’inferno. Turns out: i ragazzini ricchi fighetti inglesi si ascoltavano i Metallica ai raduni di fine anno. Ed Eggsy non se li era cagati per anni. Quasi si sentiva in colpa.
    Improvvisamente ringalluzzito, si scollò dal cancello per fare la sua gloriosa entrata e incastrare un braccio attorno a quello della sorella; forse non sarebbe stato obbligato a sentire David Guetta per ore. Rivolse uno sguardo alle sue spalle, a quel punto, studiando chiunque li stesse seguendo: enfasi su forse.
    Scelse saggiamente d’ignorare il fatto che ogni cosa, in quella villa, costasse più della sua vita intera, anche perché stava ciccando un po’ ovunque, sorriso rilassato stampato in volto e orecchie del tutto sorde ai continui richiami della Saintwich minore. Si fermò al cospetto di Barrow Skylinski, semplicemente; una Anathema stressata da una parte, custodia in latta dall’altra.
    Gli occhi scivolarono pigramente sul resto della gang del bosco; poi piegò il collo verso l’alto, esalando un’ultima nuvola di fumo. E siccome era un signore, lasciò la presa attorno alla sorella per stringere pollice ed indice della mancina sul mozzicone della sigaretta, depositando il filtro e i pochi centimetri di tabacco bruciati ancora attaccati saldamente alla cartina nella tasca della giacca.
    «bella la reggia.»
    Alzò un dito verso il soffitto, disegnando cerchi immaginari col polpastrello, mentre Anathema balbettava un saluto imbarazzato. Con meno sativa nel cervello, probabilmente, gli sarebbe interessato di più del fatto che lui e lo Skylinski non si fossero mai rivolti davvero la parola.
    «bella anche la scelta musicale.» Aprì la custodia, a quel punto, per estrarre un blunt girato a opera d’arte. Lo alzò in aria così che Barry potesse osservarlo in tutta la sua gloria.
    Housewarming gift, se vogliamo. «un dono.»
    Perché lui era, dopotutto, quello che ci aveva kinda sorta provato con il suo amico dalla testa scintillante. Venire ucciso da Sersha Kavinsky nel garage di Barrow Skylinski non era necessariamente tra i suoi piani.
    Lo depositò nel suo palmo, e con un ultimo, raro sorriso gli voltò le spalle.

    «okay.»
    Sentì Anathema prendere un lungo, tremante respiro. «okay. non ero affatto a disagio.»
    Egg sbuffò una risata, muovendo delicatamente la testa a ritmo di musica – Kirk Hammett, risveglio bisessuale delle persone colte, stava raggiungendo la fine del suo assolo –, sorvolando al contempo l’area in cerca di un posto tranquillo dove poter aprire le danze. Non che lui capisse tutta quella paura nei confronti dei fricchettoni: appena psicopatici, vero, ma di casi umani ne aveva incontrati parecchi, Eggsy Saintwich. Lui stesso indossava con (debatable) orgoglio il suo badge di individuo strano e vagamente inquietante. Vedere oltre quella farsa era la normalità, per lui.
    «vedi di non fare cazzate, Egg.»
    Si voltò verso una fin troppo seria Anathema, quindi – tempo di mormorare un mhm, come se non stesse per vendere molly ad adolescenti con troppi soldi da spendere, che già se n’era andata verso il buffet.
    Si strinse nelle spalle. Comunque.
    Fece per andare verso la cucina, quando il suo sguardo cadde nuovamente su Mckenzie Hale. Inarcò un sopracciglio, considerando le sue opzioni; quasi non si rese conto di essersi avvicinato – troppo tardi per una fuga tattica, perché ormai la punta del suo anfibio quasi toccava la gamba dell’altro.
    Probabilmente l’essere più miserabile che avesse avuto modo di osservare. O forse no: c’erano padri di famiglia che non riuscivano più a guardarlo negli occhi, dopotutto. Vabbè, poco importante. L’essere più miserabile in quella stanza. Fair and square.
    Pensò di chiedergli se fosse vergine; così, per provare la sua teoria.
    Fece schioccare la lingua contro il palato, invece, e mormorò un «tutto ok?»
    Non che si aspettasse una risposta – benché meno, una sincera – da Mckenzie. Mckenzie, che probabilmente neanche ricordava della sua esistenza. A differenza di Eggsy, qualcuno che gli rivolgesse la parola oltre lo stretto necessario lui ce l’aveva, d’altronde: è che non erano con lui, in quel momento.
    Piegò la testa verso la cucina, occhi morbosamente curiosi a studiare l’altro. «se hai bisogno di un refill.»
    E i suoi occhi caddero brevemente sulla sigaretta per metà girata tra le sue mani; poi cercarono ancora quelli dell’Hale.
    Non si fidò di se stesso, a quel punto. Barrow aveva iniziato un qualche tipo di monologo di cui, francamente, non gli interessava minimamente, e ai piedi di Mckenzie la vena nervosa che doveva al più presto ammazzare con un nuovo, fresco joint lo avrebbe portato a dire qualcosa di troppo. Di scomodo. Si era arreso da tempo, ormai, al suo destino di persona sgradevole.
    Alzò un palmo in segno di saluto, e andò a rivendicare i banconi della cucina prima che qualcuno potesse pensare di scoparci dentro e rovinargli i piani.
    So I heard the bad news
    Nobody likes me and I'm gonna die
    alone In my bedroom


    - potrei mentire e dire che egg non è lì solo per supporto morale (per me.) ma lo è
    - parla con anathema - e, accidentalmente, anche a vuoto: vuoi essere tu, il fortunato ascoltatore? go ahead!! - regala un bellissimo blunt prerollato al padrone di casa, rivolge due paroline a mac, si ritira in cucina. ha la roba buona e se gli state simpa vi fa anche lo sconto sulla merce ♡ [NO PERDITEMPO]
    - anathema saluta barry con egg, poi va dritta verso il cibo e si guarda attorno. fine

    info sui pg, dato che sono fittizi:
    - sono entrambi di new orleans. si sono trasferiti ad hogwarts a dicembre '17, in seguito alla caduta di salem (vedi qui). anathema aveva appena iniziato il secondo anno, eggsy era al quarto. egg è poi sparito dalla faccia della terra per un po', è tornato come se nulla fosse, e ha finto di non esistere per il resto della sua carriera. do per scontato che nessuno se ne sia accorto perché 1. pochi mesi prima era sparita un sacco di gente 2. era nuovo di zecca ad hogwarts, ma se qualcuno vuole citare che si ricorda di lui??? you're welcome to. anathema sta per iniziare il sesto anno, egg il settimo.
    dove vengono visti di più:
    anathema:
    - hogwarts: sala comune (di che casata? chissà. lo scopriremo a breve), drama club, partite di quidditch (da spettatrice; è una tifosa sfegatata, ma non ha la coerenza mano-occhi necessaria per giocare e i cheers le fanno paura), giardini
    - fuori hog: piediburro, avis, grande fan del cibo del b&b
    egg:
    - hogwarts: biblioteca, piano infestato, stanza delle necessità (che è dove spaccia, fyi), lago nero
    - fuori hog: bde, locali sfigati, vialetto buio near you

    egg sceglie head like a hole dei nin, emmie va per girls make me wanna die delle aces
16 replies since 18/8/2022
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