Il rumore del risucchio della cannuccia risuonò secco nell’aria, mentre la Weasley sollevava in alto il gomito per far scendere un cubetto di ghiaccio dritto nella sua bocca.
Era sempre tutto quello che non ci si aspettava da una donna a modo, e questo non doveva affatto sorprendere chiunque avesse avuto l’onore di conoscerla un minimo, o anche solo di osservarla per qualche istante.
Fece un verso soddisfatto quando riuscì a morderlo, stringendo forte le palpebre e resistendo all’impulso di aprire la bocca per inspirare un po’ d’aria per riscaldarlo. Le piaceva mangiare il ghiaccio fin da quando era bambina e l’unica vera attrattiva dei cocktail o delle bevande fancy che servivano nei locali era proprio quel momento, quando ormai non restava null’altro nel bicchiere, se non quel minuscolo frammento di polo nord, venuto dritto dal primo freezer a disposizione.
Non aveva paura le si potesse congelare il cervello – questi erano i vantaggi di non averne uno – e a volte si concedeva addirittura il lusso di succhiarlo piano per assaporare ciò che restava del contenuto di quello che era il suo drink.
Sprofondò ancora di più nel divanetto, arrivando a poggiare la testa sullo schienale, le gambe aperte a quattro di mazze sotto il tavolino, solo perché poteva permetterselo.
“Sapevi che oggi non ci sarebbe stato?” chiese quasi all’improvviso, interrompendo ogni eventuale monologo il biondo stesse portando avanti. Non c’era bisogno di mettere soggetti, era decisamente scontato di chi stesse parlando: il loro dio, la loro musa ispiratrice, la ragione più profonda di ogni loro gesto, l’unico motivo per cui ogni giorno meritava di essere vissuto, l’essenza stessa della vita.
“Ieri aveva detto che ci saremmo visti oggi, ma non si è fatto vedere neanche agli allenamenti.” Era triste, Chelsey, allenarsi senza l’occhio vigile – nzomma – di uno dei battitori più dotati al mondo rendeva il tutto quasi monotono.
“Eh.” Sospirò pescando un altro cubetto di ghiaccio da sgranocchiare e portandoselo alla bocca. “Non capisco cosa ci sia di più importante del Quidditch.” E non era un eufemismo, davvero non aveva idea di come la gente fosse in grado di stare al mondo senza quella che poteva tranquillamente essere definita come la sua ossessione.
Sì, ok, probabilmente aveva cambiato squadra non per le giuste motivazioni – infatti erano giustissime – ma l’occhio voleva pur sempre la sua parte e Dominic non riusciva a colmare il vuoto che lasciava la presenza di Elwyn. Gli voleva bene, sia chiaro, ma erano entrambi consapevoli che non avrebbe mai raggiunto certi livelli.
E, a proposito di cose da raggiungere. “Senti,” si sporse avanti, la Weasley, facendo tintinnare i suoi bracciali – rigorosamente scelti dal Cavendish perché lei non sapeva neanche si dovessero abbinare ai vestiti – e assumendo per un breve attimo quella che, almeno in apparenza, poteva sembrare un’espressione particolarmente seria “a Capodanno avevi detto che mi avresti reso felice, no?” Domandò in maniera retorica, certo che Dom lo aveva detto! Lei ci sentiva ancora benissimo e aveva la memoria di un elefante. “ed è quasi finito gennaio… cos’hai intenzione di fare? Hai già pensato a qualcosa?”
Era molto interessata e non vedeva l’ora di scoprire cosa l’ex Corvonero avesse in serbo per lei. Non che ci volesse molto a renderla tale, alla fine bastava portarla semplicemente su un campo da Quidditch e liberare i due bolidi, ma questo non era abbastanza per frenare la sua curiosità.
Poi si fermò un attimo, folgorata da un pensiero che la sua mente aveva appena partorito: “Davvero pensi io sia una persona triste?”
E ok che viveva con Hyde, ma non pensava fosse contaggioso.