[oblinder] e ti sto odiando ma al contrario, forse sono solo sadico

È uno scrupoloso studio che va avanti da anni, ormai.
Un esperimento sociale che, anno dopo anno, Febbraio dopo Febbraio, prende piede e miete vittime; alcuni sono riusciti a scampare al destino fino ad oggi, altri sono invece cavie abitudinali di queste osservazioni peculiari e dai metodi alternativi.
Ma nessuno, nessuno, può sfuggire al destino.
Prima o poi verrete chiamati tutti.
Il Signore lavora in modi strani; gli psycho shipper in modi ancora più strani. E sono devoti, ancor più dei BDSM. Per la loro fede, per la loro causa, farebbero di tutto.
Persino rinchiudervi in una stanza e lasciare a voi il compito di capire come uscirne.
D’altronde, se son rose fioriranno.
E se ci son porte, si apriranno.

Sembrerebbe tutto quasi facile: un’escape room alla quale non avete scelto di partecipare, ok, vi dite che potrete comunque sopravvivere alla cosa.
Continuare a chiedervi come siate finiti lì è inutile; la vera domanda, quella giusta, dovrebbe essere perché. Perché voi, perché ora, perché.
Un bagliore accecante, una luce bianca. Poi il buio totale.
Non siete soli, quello riuscite a percepirlo, e per quanto vi sforziate di ricordare dove foste, cosa steste facendo un attimo prima, non riuscite a trovare risposte.
Poco male, è il minore dei vostri problemi: quando i vostri occhi iniziano ad abituarsi all’oscurità, mettete a fuoco i primi dettagli della stanza.
Eccetto che non si tratta davvero di una stanza: alcune pareti sono solide, sembrerebbero di marmo, o di pietra; altre sono più soffici al tatto, ma anche pungenti. Tutte sono alte, molto più alte di quanto vi sareste aspettati, e pur reclinando il capo all'indietro per seguirne l'ascesa, non vedete dove terminano. La flebile luce che filtra dall'alto illumina debolmente le superfici ma studiandole notate come alcuni siano, in effetti, cespugli sapientemente curati e tagliati, in modo da creare, insieme alle pareti solide, giochi e forme e linee di quello che non tardate a riconoscere come un labirinto di Wicked Park; con la sola differenza che tutte le vie, sono vicoli ciechi.
E lì terminano le cose a cui riuscite a dare un senso, un nome. Le persone intorno a voi, nonostante tutti i tentativi fatti, rimangono anonime, confuse, irriconoscibili. Sagome che si confondono con le ombre, con la stanza. Ne vedete i contorni, ne riconoscete le forme e la consistenza, lo spazio che occupano, ma nessun dettaglio. Non il viso, non la voce, neppure il colore dei capelli o il tessuto degli abiti indossati.
Più cercate di metterli a fuoco, più fate fatica e sentite la concentrazione venire meno; sembrerebbe quasi di essere in un sogno, se non fosse che avete la certezza di essere svegli.
Contate le vostre dita, se volete; provate a leggere qualche parola dal foglio che vedete a terra, o darvi un pizzicotto. Non è un sogno.
È solo magia.
Vi accorgere anche che, se provate a dire il vostro nome o fornire informazioni su di voi, la voce viene meno; non vi è possibile fornire dettagli, dire chi siete. Raccogliete il foglio, lo leggete.
Vi da delle risposte che forse non erano quelle che vi aspettavate, o che desideravate.
“L’unico modo per uscire da qui è trovarvi; dovrete aprire il terzo occhio, conoscervi e parlarvi, trovare le affinità e spezzare l’incantesimo. Niente bacio del vero amore, è una storia sopravvalutata e vecchia. Al giorno d’oggi, è già difficile capirsi e accettarsi.
Pensate di esserne in grado?
Noi vi osserviamo.”
Alzate lo sguardo e lo posate sulle figure confuse quanto voi; uno scherzo di cattivo gusto, vi dite. Ma non avete altra scelta se non giocare. Mischiarvi, conoscervi, interagire con la stanza che vi tiene prigionieri e sperare che sia sufficiente a guadagnare favori dalla vostra presunta anima gemella. Solo così sarete liberi di uscire da lì; quando tutti avranno trovato la propria metà, allora potrete tornare alla vostra vita.