Posts written by anti you.

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    Liam era l’impersonificazione dell’apprendimento sulla strada, come dedusse dalle sue mosse goffe e imprecise. Distrarla con un oggetto contundente per colpirla con un pugno in faccia poteva funzionare in uno di quei vicoli bui, messo all’angolo e con nessuna tecnica se non uno spiccato istinto di sopravvivenza, magari contro un paio di thug di strada. Nel Bronx narrato dalle pellicole cinematografiche, sicuro avrebbe fatto la propria scena.
    Contro un professionista? Mh. Reclinò il capo sulla spalla, lasciando che la luce rimbalzasse sul pugnale stretto nel palmo. Per quanto odiasse ammetterlo a se stessa, in uno scontro diretto, Jericho era sempre in svantaggio: i suoi avversari pesavano almeno il triplo rispetto a lei, e contavano di media venti centimetri sulla sua altezza – perfino i nani come l’O’Sullivan. - e prenderli di petto avrebbe solo che aiutato loro. Doveva, invece, fare in modo che loro aiutassero lei, con quelle spinte cieche che avrebbero giocato a suo favore. Non doveva rispondere all’attacco, e non era nella posizione di pararlo – uhm, ciao, era anche un pugno rinforzato? - quindi non le rimaneva che schivarlo, ed approfittare della momentanea mancanza di equilibrio dell’altro per disimpegnare l’azione. Si spostò di un passo laterale per evitare il bancale, ed all’ultimo secondo possibile in modo che Liam non potesse prevedere la sua azione, si abbassò, strisciando nel mentre i piedi per spostarsi sul fianco sinistro dell’emocineta, e nell’unico secondo a sua disposizione, approfittò della forza del pugno dell’altro per spingerlo ed inclinare maggiormente il suo baricentro, così da farlo cadere, o farlo avanzare oltre la sua posizione.
    «idealmente, ho visto di peggio» trascinò le parole le une sulle altre, studiando il suo avversario con nuovamente un paio di metri di distanza fra loro. «in pratica, ho un pugnale» lo fece roteare fra le dita. Per scopi didattici, non l’aveva usato – ancora. - ma non significava che non potesse. «avrei potuto approfittare del tuo slancio per accoltellarti» picchiettò la punta dell’arma contro la fronte, sollevando gli angoli delle labbra nella pallida imitazione di un sorriso. «mi spiace essere io a dirtelo, ma non hai la stazza adatta per contrastare una lama con il corpo a corpo» alzò un dito, analizzando la sua posizione. «devi fare più affidamento sul tuo potere in maniera offensiva, piuttosto che difensiva» indicò i pugni rinforzati, davvero una figata, ma poco pratici se il suo addestramento base erano risse da locali malfamati. «o su armi da distanza, preparandoti ad alternative in cui non funziona la magia. Prima incapaciti il tuo avversario, poi puoi insaccarlo di botte» strinse i denti, spingendo pigra le labbra verso il basso.
    «quindi.» Allargò le braccia, mostrandosi inoffensiva, ed agitò pigra l’indice nell’aria. «riprova»
    chloeigh_
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    Quattro anni.
    Chissà quant’era cresciuta, in quattro anni. Maturata.
    Poco o niente, a giudicare dal setting: sparava ancora ai bambini, senza le remore di coscienza della gioventù riguardo la scena del crimine; girava ancora sporca di sangue, e senza alcuna intenzione di scusarsi in merito; odiava tutti.
    Una costante.
    Non posso però fare a meno di chiedermi come questo incontro sia avvenuto nel passato, considerando che le possibilità che uno strafatto Wren Hastings sopravvivesse ad una incazzata Jericho Karma Lowell, fossero nulle. Soprattutto quando la guardava con quel sorriso languido e stupido, accompagnato ad una faccia da demente, ed una strafottente posa da cazzone. Puntò gli occhi blu, ridotti ad una feroce fessura, sul ventiduenne.
    «chi ti ha fatto arrabbiare?!»
    Ma che stracazzo di domanda era da fare ad una persona arrabbiata? Jericho rimase incollata sul posto, la gravità a tenerla ancorata al suolo e poco sotto – direttamente negli inferi – tremando con la forza di una furia paragonabile solo a quella che, nel futuro, avrebbe distrutto intere città sotto il comando di mistiche entità al guinzaglio del Quinto Fondatore. Non le prudevano le mani per prenderlo a schiaffi, le prudeva la vita. La sua intera esistenza. Se ancora non aveva alzato né mani né mirino sul tossico di fronte a lei, era solo perché troppo sorpresa che qualcuno avesse così poca voglia di vivere da farle una simile domanda. In generale nella vita, figurarsi quand’era evidentemente in uno stato emotivo poco stabile.
    «vuoi morire?» Sembrava perfino razionale, il tono della Lowell. Basso, certo, ma più stupito che minaccioso, meravigliata di poter pronunciare parole di senso compiuto senza ringhiare. «cazzo. E cazzone. vuoi morire? Ma che -» battè con forza le mani fra loro, unendole sotto il mento e respirando dal naso per cercare di arginare la furia. Strinse i denti così forte, che potè giurare di sentirli scricchiolare. «MA CHE CAZZO DICI, MINCHIONE» Non volendo mettere mano alle armi, non si sarebbe fidata di sé stessa (ed all’epoca, evidentemente, era meno incline all’omicidio per motivi fallaci come i capricci: assurdo), optò per l’opzione migliore: calciargli addosso, e violentemente, una pietruzza di pochi millimetri. «TI SEMBRANO DOMANDE DA FARE? cHi TI HA FaTtO aRrAbBiArE - DUH. Cosa sei, la polizia dei SENTIMENTI?» Lo squadrò dalla punta delle scarpe, alla zazzera di capelli castano dorati che sembravano non essere in grado di riconoscere una spazzola neanche se gliel’avesse scagliata addosso. Con addosso, si intendeva nel cranio, possibilmente perforando l’osso per far fuoriuscire la materia grigia – sempre che ci fosse stata. «i cazzi tuoi devi farti. I cazzi tuoi» e passandogli di fianco, diede una manata al lecca lecca stretto fra i denti, provando a strapparglielo di bocca per farlo cadere. «ma pensa te. coglione» e superandolo, gli fece anche il dito medio.
    Self care.
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    jericho
    karma lowell
    08.04.2019
    gryffindor
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    hitman

    . questo per dire che per me possiamo chiuderla, breve ma intensa. GRAZIE DI AVERMI RISPOSTO DOPO QUATTRO ANNI!! qusi cinque, haha. haha..............
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    Mordicchiò la cannuccia in plastica – quelle in carta potevano anche fare bene all’ambiente, ma si scioglievano mentre le usava, e lo trovava alquanto demoralizzante – aspirando la bevanda dolce e rimbalzandola da una parte all’altra della bocca. Non distolse lo sguardo dal ragazzo, studiandolo, e con un certo giudizio, a palpebre assottigliate. «Bullizzato? Essere rapito da piccolo ed essere torturato fino a che non mi sono spuntati dei poteri conta come bullismo? Perchè se è così, suppongo tu abbia ragione» Ugh, quindi era una di quelle persone che pensavano la propria vita fosse unica ed inimitabile, e loro i protagonisti della narrazione. Arricciò il naso, lasciando sfuggire uno sbuffo derisorio. Non era neanche una storia originale, per l’amor di Dio, troppe persone avevano subito lo stesso destino perché la Lowell si mostrasse impressionata. «non conta» roteò gli occhi al cielo, lasciando che la propria noia in merito fosse palese e cristallina. Non solo era incapace di mentire, ma non voleva farlo. Giocare a poker con lei, era semplicemente troppo facile. Strinse gli occhi, uno scatto repentino del mento per scuotere la testa e chiudere il canale, sempre parzialmente aperto, fra sé e gli altri. Liam stava pensando troppo intensamente, proiettando la sua vita come ad un drive in, e Jericho Karma Lowell non voleva saperne un cazzo – della sua esistenza, e le emozioni intrinsecamente tessute in ogni capitolo. Serrò la porta mentale a doppia mandata, staccandosi dai ricordi riflessi nello sguardo vacuo e distaccato del moro. Aprì la bocca per chiedergli seccata di abbassare il volume, ma la Lowell, contro ogni pronostico, prendeva seriamente i propri impegni, e se doveva, malgrado facesse già ridere così, addestrarlo, non gli avrebbe dato appoggi su chi fosse il proprio nemico. Che ci arrivasse da solo, o morisse provandoci. «Ma tutti quanti abbiamo avuto i nostri problemi, no? Perchè dal tuo modo di fare sembra proprio che i tuoi genitori non ti abbiano mai amato» Continuò a studiarlo sorseggiando indisturbata il suo tè, concedendo appena il fantasma di un sorriso. «devi lavorare sui tuoi comeback» liquidò con un vago cenno della mano, facendo poi ondeggiare la coda da una parte all’altra delle spalle. «quanti anni hai, undici e mezzo?» Innanzitutto, ovviamente i suoi genitori non l’avevano amata, morendo prima di averne una possibilità. In secondo luogo, non gliene fregava un cazzo, perché erano solo i primi di una lunga, lunga lista, che la Lowell non faceva che ampliare volontariamente ogni giorno: non voleva essere amata, voleva essere temuta. Che se ne faceva di un sorriso, quando poteva avere urla di terrore e suppliche per aver la propria vita risparmiata? Yikes. «il mio primo insegnamento è: chiudi la bocca.» che funzionava sempre, soprattutto con lei, ma in quel caso aveva davvero una funzione educativa. La Lowell era troppo poco accademica per offrire quel tipo di formazione, ma riconosceva anche lei fosse stupido ammettere con uno sconosciuto, per giunta qualcuno che fosse chiaramente in grado di ucciderti, che fosse stato rapito da bambino. Suggeriva non ci fosse alcuna famiglia a cercarlo, e di conseguenza, un omicidio facile. Tutorial, avrebbe detto qualcuno su lol.
    Poi accadde l’impensabile. Un momento quasi leggendario, nella sua unicità. Uno di quelli a cui non avrebbe creduto nessuno. L’inamovibile, gelida, Jericho Karma Lowell, le labbra ancora avvolte alla cannuccia, guardò il ragazzetto di fronte a lei con qualcosa di inquietamente vicino all’apprezzamento. Una nota di stupore nelle iridi chiare, perché conosceva altri emocineti (DEROGATORY – tranne Roxie, ciao bimba) ma non li aveva mai visti usare appieno il loro potere. O non lo facevano, o si trattava di applicarlo in situazioni pressanti, con poca chiarezza mentale. Lo guardò ancora qualche secondo mentre quello si avvicinava, analizzando come il sangue si fosse compattato attorno ai pugni chiusi. Reclinò il capo sulla spalla, gettando il bicchiere ormai vuoto – se ne appurò con un’ultima scrollatina, come un qualsiasi uomo cis – per terra, perché il green non occupava un gran posto nelle sue priorità. Dopotutto, voleva che il pianeta collassasse su se stesso, qual era il punto della raccolta differenziata. «ok. Questo era piuttosto figo» ammise, senza ancora mettersi sulla difensiva. Rilassata non lo era mai, ma non c’era preoccupazione nei muscoli tesi – solo l’attesa di un predatore. Lo indicò con un vago cenno del capo. «la perdita di sangue non ti indebolisce?» Un fattore importante e da tenere in considerazione. Il fatto che perdendolo potesse usarlo come arma, non le sembrava comunque utile ai fini di un combattimento. «prima impara ad accoltellare qualcuno, così usi il suo» pragmatica, scrollò il braccio perché una lama scivolasse fra le dita, brillando nella fioca luce del quartiere. Avrebbe potuto usare il proprio potere sia per difendersi che per attaccare, ma non era lì per prepararlo all’eventualità che incontrasse un telepate. Territorio neutrale fosse.
    E poi, Jericho odiava usare il proprio potere. Era una ragazza più fisica che mentale, grazie tante. Lasciava quei giochetti a chi non sapeva sporcarsi le mani. «seconda regola: mai girare senza armi, non importa che tu possa creartele. Non solo sono sempre utili, ma sono belle e danno credibilità.» fece spallucce, iniziando a spostarsi in modo che si girassero attorno piuttosto che affrontarsi di petto. «prima di iniziare ad umiliarti. Cosa vuoi imparare nello specifico?» corpo a corpo? Armi? Poteri? Come sopravvivere ad un mondo che improvvisamente lo venerava, ma ancora non abbastanza? «oppure viecce, e vediamo strada facendo» sorrise, invitandolo ad attaccarla con un movimento delle dita.
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    Niente da fare, la gente le stava proprio sul cazzo. Jericho Karma Lowell non era una creatura adatta alla società, malgrado fosse costretta a farne parte. Le comodità della civilizzazione le piacevano abbastanza da non averla ancora spinta a vivere come un’eremita – voleva una connessione wifi funzionante, e locali vicini dove andare a prendere i suoi bibitoni extra zuccherati, nonché la costante possibilità di pugnalare qualcuno semplicemente perché le andava – ma odiava ogni interazione con la razza umana, perfino quando non diretta a lei nello specifico.
    Era in fila al Capitan Platinum, ok. In uno strano moto di ottimismo e di rispetto nei confronti di Niamh (non Isaac. Chi cazzo era, Isaac), con cui aveva condiviso casata, amico, ed una pazienza molto sottile, non aveva neanche minacciato gli individui di fronte a sè con un coltello alla gola per farla passare avanti: a suo dire, era stata un angelo. Chi la circondava, non era evidentemente conscio di quale favore avesse fatto loro la Lowell a non accoltellarli in mezzo alle scapole, perché insistevano ad esistere in maniera rumorosa e altamente seccante. Il gruppo di adolescenti poco distante di lei, continuava a ridacchiare e spintonarsi, con il più alto fra loro (che forse si sentiva arrivato solo perché con il naso poteva sniffare le nuvole: ragazzini di merda, e pure ogm.) che continuava a fingere di scusarsi, ad un volume eccessivo perché fosse sincero, con il resto della clientela, per il comportamento dei suoi amici, scatenando di conseguenza altre risate dai compagni. I signori dall’altra parte, persistevano nel brontolare il loro fastidio, come se qualcuno lì dentro gliel’avesse domandato. La coppia esattamente dietro di lei, continuava a pomiciare, accompagnando quel triste pomeriggio – l’unico in cui non avesse le cuffie. - con suoni umidi e sospiri adoranti. Da qualche parte nel locale, un bambino continuava a piangere.
    Altri trenta secondi. Concedeva ancora trenta secondi della propria misurata pazienza, poi non avrebbe risposto delle sue azioni. Chiuse gli occhi, scandendo il tempo in respiri profondi che secondo la mindfulness avrebbero dovuto portarle serenità, ma che la Lowell usava per accumulare tutta la sua furia. La pressava tenendola a bada come una molla; non gliene fotteva un cazzo di chi ci andasse di mezzo quando, infine, la lasciava andare.
    Ventinove. Ventotto.
    «ihih STUPIDOHH»
    Ventisetteventiseiventicinque ZERO wow che magia la matematica, assurdissimo, e mannaggia la miseria, ora le toccava prendere provvedimenti. Spalancò gli occhi turchesi sullo stupidohh in questione, casualmente il GGC (Gigante Gran Coglione) di prima, che mostrava tutti i suoi dentini da pre pubescenza con l’apparecchio. in sorrisi languidi che puzzavano di ormoni perfino senza leggergli nel pensiero (e lei poteva, per inciso). Espirò, la lingua a scivolare sull’arcata superiore dei denti.
    Dopodichè, agguantò una sedia e la sbattè al pavimento. Violentemente. Più volte, fino a che l’unico rumore all’interno del locale non divenne il lento scricchiolare di viti che saltavano e metallo che si piegava. Quando le rimasero in mano due gambe, le roteò nei palmi facendosi spazio fra quelli che erano rimasti troppo sconvolti per spostarsi – ma che lo fecero, in quel momento – e puntellò la parte piatta del bastone contro il petto della ragazzina che aveva ridacchiato fino a qualche secondo prima. «avete rotto il cazzo. Sdrumato i coglioni. Scartavetrato i testicoli.» sottolineò ogni sentenza con una piccola spinta, i denti così strizzati fra loro da far uscire le parole in sibili. La biondina poteva avere sì e no, più no che sì, quattordici anni, ed a Jericho non poteva interessare di meno. «non frega. Niente. A NESSUNO, ok. NESSUNO. Non siamo qui per i vostri stupidi, patetici, insensati, riti di accoppiamento da ADOLESCENTI DI MERDA, con quelle risatine che vorrei imbottigliare e spaccarvi sulla calotta cranica. OK? BASTA» piroettò sul posto, e con un unico colpo secco, prese il retro delle ginocchia dello spilungone facendogli perdere l’equilibrio. «e tu. tu. “STUPIDOHH”? Si cazzo, sei un COGLIONE, e io ti ODIO. Se vuoi piacere alle persone, e fare qualcosa di simpatico per tutti, SPARATI. SPARATI! I morti piacciono sempre.» le parole ferivano, ma non erano abbastanza - non nel mondo della ex Grifondoro, dove tutto era tangibile e concreto; non usava la bocca come arma, se non per mordere – quindi, grazie all’ausilio del rimanente della sedia, lo spinse completamente a terra. Alzò lo sguardo sul resto dei clienti, mento all’infuori. Chi sarebbe stato il prossimo? Una domanda a cui non ebbe bisogno di rispondere, perché la calca si aprì come il Mar Rosso, mostrando il sospiro di Jayson Matthews, e la sua impassibilità, in tutto il suo splendore.
    Con tutta la calma del mondo, la Lowell si avvicinò al bancone.
    «quella la aggiusti»
    «no»
    Un intenso scambio di sguardi. Jay (oddio...come Barbie) non era pagato abbastanza per quello.
    «ok»
    E quella era la breve storia di come Jericho Karma Lowell arrivò a New Hovel con una tazza di tè con più zucchero di quanto qualunque essere umano avrebbe dovuto essere in grado di processare. Bevendo dalla cannuccia colorata, assottigliò le palpebre verso il ragazzino striminzito che l’attendeva. Il come fossero arrivati a quello, non aveva importanza: un annuncio? L’aveva sentito mentre cercava di fissare un colloquio con un effettivo docente? Amen: in qualche modo, Jericho aveva scoperto che c’era un ragazzino in vena di farsi insaccare di botte, perché a sua volta voleva insaccare di botte qualcuno (Liam: ah sì….?) e tanto le era bastato per decidere di offrirsi come sensei. Un tempo era stata anche lei una creatura inetta e senza capacità come il moro; poteva rendere il mondo migliore offrendo sul loro piano un altro villain.
    O ucciderlo nel mentre. Per lei, era sempre una vittoria.
    «liam o’sullivan?» domandò, senza allontanare le labbra dalla cannuccia, squadrandolo dal basso verso l’alto. «ti bullizzavano, vero? Hai la faccia di uno che è stato bullizzato.» Schioccò la lingua contro il palato, avvicinandosi quanto bastava a non dover urlare per farsi sentire. «cosa sai fare?» in generale, nella sua esistenza. «schifo non vale, quello lo vedo.» A quel punto, sorrise.
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    CIAO MATTI SMACK
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    Non aveva risposto riguardo gli abiti. Aveva alzato l’indice per intimarle di aspettare, prendendo il telefono e scorrendo la galleria alla ricerca di qualcosa da mostrarle, più semplice dello spiegarlo e basta. Certo, eccetto quando Nice si sentiva particolarmente creativa, i loro abiti non avevano nulla di speciale: erano semplicissimi vestiti, tutti esclusivamente neri, con scritte particolarmente significative ricamate sopra. Una di quelle che più andavano a ruba, fra tutti i gender come aveva fatto notare loro l’apposito modulo google compilato ad ogni acquisto – certo, vendevano solo online: ci mancava solo il costumer service irl, alla Lowell - , diceva “la vagina è più discreta”. Reale. Sincero. Onesto.
    Non aveva mai avuto modo di mostrare alla Larson le loro creazioni, perché sulla strada era apparso un chiaro simbolo d’inquietudine e morte, accompagnato da un povero pennuto chiaramente maltrattato. «ho visto un horror che iniziava allo stesso modo» Fece sollevare parte della bocca di Jericho in un sorriso, gli occhi ad illuminarsi. Ma magari. Provò anche a cercare nei dintorni se apparisse la sagoma di qualche fantasma omicida, mostro lovecraftiano, o serial killer mascherato, così da dare una nota piccante a quella giornata – invece niente, l’unica creatura abominevole nei dintorni, era quella da cui Darden sembrava incapace di togliere lo sguardo. «non possiamo lasciarlo qui» Jericho la osservò, sbuffando dal naso la propria opinione in merito. Certo che potevano lasciarlo lì, anzi, dovevano. Non potevano mica mettersi a rapire bambini per strada come dei trafficanti del mercato nero quals- beh.
    In effetti… Sì. Fu con un nuovo interesse che affilò lo sguardo, testa reclinata sulla spalla.
    «dici che ci darebbero tanti cammelli?» Non sarebbe stato male avere un esercito di cammelli nel proprio cortile di New Hovel, avevano dei denti pazzeschi – e dei musi simpatici, ma quello non l’avrebbe rivelato a nessuno, perché aveva una reputazione da mantenere e non implicava trovare dei dromedari a due gobbe dalla faccia idiota adorabili. Le bastò la breve occhiata dell’altra per tornare seria e rendersi conto che ci fosse una questione irrisolta, e che Darden Larson fosse drammaticamente onesta nel suo non volere lasciare l’infante in mezzo alla strada. Poteva anche aver adottato il cognome del padre, ma era pur sempre una Withpotatoes. «Ho troppi bambini sulla coscienza per fare finta di niente» Non le offrì uno sguardo di compatimento, né tanto meno di comprensione, perché non poteva capirla. In Siberia non c’era stata, ed in guerra – pur sapendo che bambini fossero morti, certo che l’avevano fatto - non si era mai trovata coinvolta in prima persona nella loro dipartita. Non era neanche sicura le sarebbe importato. Le persone provavano… tenerezza, nei confronti dei bambini, un senso di protezione naturale, perché rappresentavano ancora l’innocenza: non avevano colpe, con quegli occhi troppo grandi per la loro faccia e quelle orecchie deformi a spuntare da una testa ossuta. Lei? Non lo sapeva. Immaginava che per scoprirlo, avrebbe dovuto vederne morire uno davanti ai suoi occhi, e scindere come si sentisse in merito. Corrugò piano le sopracciglia, rendendosi conto di non fremere all’idea di un infanticidio. Forse poteva tracciare la linea prima di superarla. «e in ogni caso avrei te a guardarmi le spalle, no?» Un altro sbuffo, ed occhi alzati al cielo. Abbassò lo sguardo sulla Larson per darle la risposta dispregiativa che si meritava, ed invece si ritrovò davanti uno sfarfallare di ciglia, e l’abbozzo di un sorriso che le fece perdere un paio di battiti ed arrossire le guance. Terribile, e sconsigliato. Distolse in fretta gli occhi dalla ragazza per posarli seccata sul pavimento, le braccia incrociate sul petto. «di certo non ti farò uccidere da un fuckin bambino» quel diritto era suo, dopotutto. Se l’era guadagnato molto prima di uno sgagno qualsiasi, tsk. Mentre l’altra tentava l’approccio fisico verso la creatura, Jericho cercò di sondare il terreno allargando il proprio potere nei dintorni, tentando di captare la mente dei genitori. Dovevano pur essere da qualche parte, no? La gente non si volatilizzava, a meno che non si chiamasse Darden Anja Larson.
    Poi quel suono.
    La coscienza di Jericho tornò con uno scatto quasi fisico alla sua persona, gli occhi azzurri abbassati di fronte a sé. Dischiuse anche le labbra, sorpresa. «HHH-Holaaaa» Quel tono sembrava provenire direttamente dagli abissi più gelidi dell’inferno; la voce di Lucifero in persona, rocce a sgretolarsi le une con le altre. Era il suono più agghiacciante che avesse mai udito in vita sua. Si sentì: conquistata.
    E non pensava l’avrebbe mai pensato nei confronti di «è l’uccello» ma a quanto pareva, quella era la nuova vita dei pg di sara. Dopo il primo, tutto in discesa kind of thing. Battè le palpebre, improvvisamente affascinata. Cos’era… cos’era quel pezzo di demonio di fronte a lei, e no, non il bambino – era un complimento che non meritava ancora. «sai vero cosa dobbiamo fare adesso?» Lo… sapeva? Staccò nolente lo sguardo da quello che credeva sinceramente essere il suo spirito guida – nero, e cattivo – per spostarlo sull’emocineta. «ti dirò: secondo me, non stiamo pensando la stessa… cosa» ed era una telepate, quindi ne era davvero abbastanza sicura. Non che avesse bisogno del proprio potere, per sapere che Darden non stesse pensando a come Jericho sarebbe stata bella con il corvo ogm sulla spalla mentre conquistava città dopo città, tutte salutate da quell’HOLA terribile e meraviglioso. «pensi sia una creatura di abby?» La sembrava. Di certo, non era il corvo più normale che avesse mai visto. Si avvicinò, infine. Si chinò al fianco di Darden, mentre quella diceva al bambino che avesse la faccia da pirla. «ti somiglia», le disse senza pensare, continuando a guardare il volatile – e lui guardava lei, come l’abisso che era. Con la coda dell’occhio, notò che il viso del bambino fosse sporco, l’espressione corrucciata. I vestiti strappati ed impolverati. Quando allungò una mano cicciotta e lurida verso la Larson, fu quasi tentata di spostarla; se non fosse stata impegnata con una guerra di sguardi e dominazione con l’uccello, forse l’avrebbe fatto.
    Quello la posò sulla guancia di Darden. «ma-mma?»
    Cosa stava succedendo.
    Jericho guardò fortissimo il corvo, inviandogli mentalmente l’obbligo morale di dirle lo stesso: VOLEVA ESSERE SUA MADRE! VOLEVA LA RICONOSCESSE COME PARTE DI LUI! ABBADON NON L’AVEVA FATTA POSSEDERE, MA POTEVA ALMENO AVERE QUELLO!
    «magari ha avuto un imprinting. Come le anatre» specificò, perché parlando di “imprinting”, se il primo pensiero della Larson non era Twilight, non potevano essere amiche – figurarsi altro. «riesci a sentire se è come noi? Con il sangue, eccetera» special. Magico in generale, perché se non lo fosse stato, si sarebbe aperto un sipario di alternative molto minore – ed anche meno possibilità di smollarlo da qualche parte, il che era un problema. Frugò nelle tasche trovando solo un altro lecca lecca. Guardò il bambino, e gli sorrise.
    Poi pestò selvaggiamente (Gigi) la caramella sotto il piede, frantumandola. Aprì l’incarto, versò le briciole nel palmo, e le offrì all’uccello.
    Perchè così andava la vita.
    «diventiamo amici?» E con la mano libera, stava già cercando su Google.
    Che non la deludeva mai: come addomesticare un uccello; ci torneremo al prossimo post.
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    Gli occhi di Jericho seguirono le dita di Darden strette attorno alle braccia, un sopracciglio a scattare cinico verso l’alto nel notare l’improvvisa rigidità dell’altra. Flemmatica, spostò lo sguardo sul viso, lasciando che intravedesse nelle linee severe della propria espressione un monito a controllare le proprie reazioni, ed i pensieri che percepiva pulsanti di rabbia e sconforto. Non voleva davvero sapere a cosa stesse pensando, perché poteva immaginarlo e tanto le bastava; avrebbe preferito vivere nella propria ignoranza, potendo scegliere, evitando posizioni… scomode. Non era un segreto così ben custodito che combattessero guerre diverse, ma finché non ne aveva conferma, poteva persistere nell’ignorare la questione. «no, e credo che sopravvivrò» Credeva era forse la parola chiave, perché alla Lowell non sembrava così scontato, viste le circostanze. Reclinò il capo da un lato, osservandola senza aggiungere altro. Una parte di lei – una importante parte di lei – voleva aggrapparsi a quell’aridità per graffiarla e graffiarcisi. Era un nuovo mondo, avevano un nuovo capo, ed il tono piatto della Larson lasciava intendere più di qualsiasi altra inflessione avrebbe fatto. Era un onore, essere posseduti ed avere la libertà di distruggere intere città – o meglio, avrebbe dovuto esserlo. Forse sapendo di non averne pieno controllo non sarebbe andato a genio neanche a lei, ma dubitava fosse quello il punto di Darden. «per ora.» spalle drizzate, braccia incrociate sul petto e sguardo spostato sulle strade deserte di Chinatown. I contorni delle parole affilati, ma non necessariamente rivolti offensivi verso la Larson.
    Un altro avvertimento.
    Che lasciò congedato al nulla, permettendo a Darden Larson di prendere il timone e cambiare rotta. Non era che Jericho non volesse litigare, quando mai, ma preferiva non farlo su questioni etiche e morali: le trovava impersonali ed oggettive, mentre a lei il sangue piaceva caldo e tutto contorto dalla complessità paradossale della natura umana. Insomma, cereali con o senza latte tipo di diatriba; quale arto fosse più utile eliminare per primo e per quale motivo; cose così. «magari troviamo qualcosa di aperto. lo spero, perché ho fame» Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che avevano mangiato insieme, se si escludeva la colazione post siberia, che, ovviamente, non aveva condiviso con l’emocineta.

    [ «cosa devo fare perché tu mi creda?»
    E Jericho l’aveva guardata, Darden Larson, corrugando le sopracciglia e scuotendo appena il capo. Non capiva? Non - non capiva, che fosse proprio quello il problema di fondo? Che non esistesse una cazzo di risposta a quella domanda, perché le basi di una replica si fondavano proprio su quello che mancava? La Lowell non si fidava più, di Darden.
    «niente» aveva sibilato, prendendo respiri poco profondi e tutti spezzati.
    «non puoi fare un cazzo di niente» che era vero, e tragico, e maledettamente reale. Darden non poteva fare nulla perché Jericho le credesse: sarebbe successo e basta, o non sarebbe successo e fine. Tempo, ecco di cosa avevano bisogno. Non Darden, non Jericho, ma Jericho-e-Darden - per dimostrarlo, per crederci. ]

    Strinse le labbra fra loro, ancora tesa come le corde di un violino. Era sempre difficile per la telepate abbassare le armi, fisicamente o moralmente che fosse. Non essere costantemente sul piede di guerra, non era da lei. Deglutì, mordicchiando l’interno della guancia e stringendosi nelle spalle. «ramen?» che non era buono quanto sembrava, ma aveva un significato per Jericho, e quel significato erano anni ed anni passati a guardare anime illegalmente. Iniziò a camminare, a passo più spedito del necessario, senza realmente guardare quali attività fossero aperte o meno. Solo dopo qualche minuto rallentò l’andatura, distrattamente, trovandosi al fianco di Darden. Testarda a rimanere in silenzio, perché non sapeva… non sapeva tante cose, l’ex Grifondoro, men che mai cosa avrebbe dovuto sapere, il che, per mera logistica, era un problema. «dimmi la verità, ti aspettavi che tornassi?» Ah così, subito. Non c’era - ancora - compiacimento nel tono dell’altra, ma Jericho si mise comunque sulla difensiva, digrignando i denti e sibilando l’aria nella fessura fra essi.
    Avrebbe potuto dirle che non le importava.
    Ma allora che senso avrebbe avuto presentarsi lì quel giorno.
    Avrebbe potuto dirle che non se l’era neanche chiesto.
    Perchè rimanere, però.
    «non così presto» sillabò quindi, strappandosi le parole una per una. «magari fra qualche mese. Un anno» e non stava neanche scherzando. Si strinse nelle spalle, imponendo alla propria voce di suonare il più leggera possibile. «ma non mi stupisce più di tanto: avevi detto l’avresti fatto» e mantieni sempre le promesse? quando mai. Un guizzo sulle labbra, che non era propriamente un sorriso ma neanche un non sorriso. «e sei una testa di cazzo, quindi per principio immaginavo oggi ci saresti stata» ad aleggiare fra loro, il per quanto? che già le aveva domandato, e che aveva ricevuto la sua risposta un mese prima.
    Non abbastanza.
    Ma magari se lo sarebbero fatte bastare comunque. Un atto di fede. Non la specialità della Lowell.
    «sono felice che tu l’abbia fatto» Distolse in fretta il volto dal campo visivo della Larson, nascondendolo verso la parte opposta della strada. Perchè non era semplice e basta. Perchè non poteva andar bene così e fottutamente basta. «non che avessi dei dubbi» Liquidò la questione con una stretta di spalle; non lo prese come un complimento, ma come il dato di fatto che era, e di conseguenza non aveva nulla da aggiungere in merito. «già.» la famosa loquacità di Jericho Karma Lowell! Lasciò nuovamente che il silenzio si insinuasse fra loro per un lunghi, infiniti, minuti, cercando un (1) argomento a cui appellarsi per fare conversazione e che non alimentasse il conflitto sempre in attesa sotto pelle. «ho un’attività in proprio. Una linea di abbigliamento. Con -» Una pausa. Battè le ciglia, fermando la voce ma non il passo.
    La aveva ancora?
    Ripensò alla radura, alle foglie attorcigliate alle gambe dell’ex Serpeverde, alla sua espressione distrutta ma risoluta. Avevano combattuto da parti opposte, e non poteva fingere di non sapere come in altre (pump pump pump) casistiche.
    Forse non il miglior input di conversazione.
    «- nice disegna alcuni abiti.» decise di scendere in territorio neutrale, l’unica certezza che ancora avesse. Non sapeva per quanto, la Hillcox aveva giustamente altre ambizioni nella vita, ma se la sarebbe tenuta finché la ragazza avesse voluto. Cos’altro si era persa Darden in quegli anni…? Alzò lo sguardo al cielo, cercando l’ispirazione da una forza superiore. Girò l’angolo, ma non era da quelle parti il ristorante di ramen? e si fermò repentina in mezzo alla strada, sopracciglia corrugate e già un coltellino a scivolare nel palmo. Istintiva.
    Abbassò lo sguardo al centro del vicolo. Batté le ciglia. Non strinse la presa sulla lama, ma non la infilò neanche nella guaina; di quei tempi, non ci si poteva fidare di nessuno, men che meno di un bambino intento a giocare con un enorme volatile dalle dubbie intenzioni. Spostò gli occhi sul circondario. Probabilmente i genitori stavano lavorando in una delle rare attività ancora funzionanti, ed il marmocchio era scappato attratto dal mostro con le ali.
    Beh. Certamente non un problema di Jericho Karma Lowell.
    «forse dovremmo ripiegare sui ravioli» priorità.
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    jericho lowell
    She got the power
    She’s a mood
    Lookin’ in her eyes look like fuck you
    Jericho stava tenendo il coltellino in bilico sul proprio palmo, quando si conclusero i famosi sette minuti in Paradiso, ed i morti - oh, li aveva sentiti spegnersi come stoppini premuti fra pollice ed indice – fecero il loro trionfale ritorno alla radura. Le espressioni perseguitate da fantasmi invisibili. Gli occhi a cercarsi con il disperato bisogno di dire qualcosa che sulla lingua non ci stava più.
    La sagra dell’ipocrisia.
    Aveva inarcato entrambe le sopracciglia ed aveva scagliato il coltellino contro il suolo, osservandolo conficcarsi fino all’impugnatura, strizzando i denti per impedirsi di rendere bersaglio anche tutti i presenti. Le lacrime, lo stupore, le mani poggiate drammatiche contro il petto, ma cristo Dio santissimo, erano quelli i soldati che avevano combattuto un mese di guerra? Patetici bastardi, la morte andava bene solo quando gli faceva comodo, uh? Anzi, anzi!: erano perfino sopravvissuti per raccontarlo, e sembravano desiderare l’opposto.
    Oh, beh. Abbadon poteva anche averli salvati e preservati, ma se proprio volevano morire, bastava un cenno nella sua direzione e sarebbe stata più che felice di accontentarli. Ma che cazzo di problemi avevano. E la magia persa di qua, e la libertà di là, e oh mio Dio sono stato posseduto e ho ucciso milioni di persone!!”” (come se scendere sul campo di battaglia, nell’una o nell’altra fazione, non avesse comunque sporcato le mani del sangue di migliaia di persone: ma crescete, cazzoni.), allora sapete cosa: i binari dell’Hogwarts Express erano (probabilmente) dove li avevano lasciati, ed il treno passava almeno una volta al giorno. Se invece volevano essere martiri fino in fondo e non essere un peso sulle vite degli altri morendo molesti, di precipizi ne era pieno il mondo.
    Era proprio vero che chi aveva il pane, non aveva i denti.
    Corrugò le sopracciglia osservando cinica i sovversivi, perché a lei quella non sembrava una punizione: dov’era il suo bagno di sangue? Dov’erano le sue decapitazioni? Era un oltraggio. E dov’era, soprattutto, la sua nube tossica portante entità da altre dimensioni a possederla? Anche lei voleva un migliore amico oscuro e potentissimo che convivesse con lei. Voleva distruggere SHANGAI! TOKYO! GIACARTA! Accartocciarle sotto il piede come carta riciclabile, che faceva anche bene agli alberi ma era utile come il cazzo (derogatory) per scrivere. Ma vaffanculo a tutte quelle regine del dramma, manco fossero stati i protagonisti di una serie trash di Netflix con un basso budget. Scrollò i capelli impiastricciati di sangue da una parte all’altra della spalla, livellando sottili occhi blu su ciascuno dei compagni di sventura ed avventura.
    Li odiava tutti.
    Qualcuno la fase 3mo non la superava proprio mai.
    Si strinse nelle spalle, calciando il coltellino al suolo per rilanciarlo in aria, afferrarlo, e infilarlo nella guaina al proprio fianco. Schioccò la lingua sul palato e roteò gli occhi al cielo inglese.
    «seh, vabbè»
    E quello era quanto avesse da dire in merito.

    A loro.
    Per chiunque fosse stato disposto ad ascoltarla, aveva un intero essay su quanto ingiusta fosse stata quella conclusione. Ok che lei si era divertita un sacco a sgozzare e mutilare le persone, però scusate tanto, agli stronzi che avevano lottato contro di loro un potere e una nuova vita, ed a lei manco la mancia? Nemmeno una statua in una piazza cittadina? Il suo nome incastonato in qualche montagna? Signor Abby?? Le priorità? Jericho era furiosa, e ne aveva tutte le ragioni. Cioè, va bene farlo per la gloria, ma anche meno. Era così che si perdeva il voto del popolo, quando non c’era un governo di meritocrazia. Per principio, ed equa par condicio, avrebbe dovuto seminare terrore e caos gratuitamente: fanculo a quella guerra, fanculo alle fazioni, Jericho giocava solo per se stessa. E che non le rompessero un’altra volta il cazzo con quelle stupide missioncine di merda che finivano sempre con qualcuno a piagnucolare: si era già fatta fregare due volte, alla terza sarebbe stato non necessario bullismo. Non aveva scritto a nessuno al suo ritorno, ma aveva mandato emoticon di dita medie a chiunque si fosse preoccupato di cercarla per confermare che fosse viva, caso mai a qualcuno fosse venuto il dubbio. Non era neanche tornata all’accampamento a recuperare i suoi pochissimi averi, che li dessero pure ai meno fortunati (i pgdilele), non erano più affar suo. Nuovo mondo, nuova vita, eccetera eccetera. Spostò il lecca lecca da una parte all’altra della guancia, specchiandosi in una vetrina distrutta per assicurarsi che i capelli fossero in ordine.
    Cioè.
    Per assicurarsi che SUSCITASSE TERRORE E PAURA, nel suo outfit scelto casualmente, mica con un crollo mentale di lieve entità (eh, le priorità) ed un paio di messaggi a Nice giusto per confermare che andassero bene. Poteva tenere il broncio a chi le pareva, la Hillcox, perché era giustificata a temere i penedotati della sua vita non avrebbero fatto ritorno: Dominic? Bertie? Lecito, il fatto che non avessero tirato le cuoia era perfino offensivo. Nessuno al mondo, però, poteva pensare che la Lowell non tornasse trionfante da qualunque battaglia scegliesse. Una preoccupazione in meno per i pochi a cui interessava. Si era preparata a dovere, quella volta, perché certa che la Larson ci sarebbe stata: Darden era troppo una testa di cazzo per evitarsi di sventolare moralmente il dito con un io l’avevo detto, e dubitava che Laboratori o viaggi nel tempo l’avrebbero tenuta lontana da Chinatown quel giorno. La morte, forse, ma se era sopravvissuto perfino Archibald Leroy, non dubitava l’avesse fatto anche lei. Passò il pollice sul bordo del labbro inferiore, sistemando il contorno del rossetto blu elettrico, ed inspirò profondamente. Una sola volta. Secca, tenendolo tutto fra le costole, schiena dritta e passi sicuri.
    Svoltò l’angolo.
    (No invece. Si fermò a metà passo)
    Svoltò l’angolo.
    (e se invece… me ne andassi…)
    SVOLTò L’ANGOLO.
    (VA BENE.)
    Battè le ciglia, ed incrociò le braccia al petto. Le indicò con un cenno la parete alle sue spalle, un «più forte» necessario, perché se voleva prendere a testate il muro, che almeno lo facesse bene.
    Poi dondolò sui talloni, ma perché minchia c’era andata. Principio, immaginava. Morale poco cristiana. Tacque un paio di secondi, gli angoli della bocca curvati verso il basso e lo sguardo a scivolare su una strada parzialmente distrutta. Magari avrebbero completato l’opera. «a te hanno posseduto?» domandò infine, perché nessuno l’aveva preparata ad un appuntamento post guerra mondiale e a quali fossero le frasi d’approccio più opportune. Era un appuntamento? NON ERA UN APPUNTAMENTO. «chiedo.»
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  8. .
    ABILITOOOOOOOOOOOOO AAAAAAAAAAAA
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    TWISTED FATE IL MIO INCUBO NON BECCO MAI LA CARTA GIALLA! LA MALEDETTA CARTA GIALLA! la mia origin villain story. (sì era un commento importante da fare, fondamentale even.)

    attendo la scheda con anzzzzia! ♥
  10. .
    AIUTO TROPPE EMOZIONI MA COSA HO APPENA LETTO
    *respiro profondo*
    CITAZIONE
    Io e lui ci conosciamo dalla prima media ma quel periodo l'ho completamente rimosso dalla mia vita (o quasi) quindi mi ricordo poco e un cacchio ma non ci parlavamo molto; ci siamo risentititi intorno ai miei 18 anni ed è il mio migliore amico da allora

    cioè ma vi prego, è bellissimo, QUESTE SONO LE VERE AMICIZIE! Anche io e la mia migliore amica ci siamo conosciute alle medie (e di nuovo: fortunatamente ricordo poco, perchè quello che ricordo sono tutti traumi.) poi ci siamo perse al liceo e ritrovate in... tempi casuali. Il bello della diretta!
    CITAZIONE
    dei timpani grossi così a furia di sentirmi parlare di questo posto

    no vabbè pulce ma paRLAVI DI NOI???? HHHHHHH e l'hai (brainwashato. chiaramente. pulce ha proprio il faccino da evil mastermind, lo so) persuaso ad unirsi alla nostra setta BIG FAMILY! Sono davvero euforica e tutta un fremito di emozione, grazie ragazzi a entrambi di averci dato una possibilità, mi commuovo!! (e sì, scusa mattia, ne approfitto a scriverlo qua visto che beh... come al solito "sisi arrivo!!" ma mica sono mai arrivata a dare il benvenuto a pulce. l'ho conquistata di soppiatto su telegram. MHMH)
    Ok possiamo tornare al resto.

    DIMMI IL TUO MAIN DI LEAGE OF LEGENDS E TI DIRò CHI SEI!!
    Tra l'altro anche io ho il mio amichetto che mi carryaaaaaaa IL MIO ESCAAAA io gioco da ...tre anni? E sono ancora una pippa. Ovviamente main lulu e nami, supp4life. Non mi dire che sei un main assassini, non mi fido di chi masterizza gli assassini .

    TRANQUILLO MATTIA TI SRUGGINIAMO NOI! Sarai tu a dover aver pazienza con noi, chiedo scusa in anticipo, mi rendo conto che siamo... molto a cui abituarsi, ma giuro che poi ne vale la pena! quando superi il "ma...dove sono finito... che succede..." TI SENTIRAI SUBITO A CASA E CI AMERAI!

    BENVENUTISSIMO NANI!!!
    Io sono sara sr - siamo in tre, le altre sono sara jr e sara vj - il mio account principale è #epicwin e su telegram sono.... sono. Sara sr? Penso? Cos'è la vita. Ieri ero alla comunione di mia cugina, ed una tizia mi fa: "beh ma skus quanti anni hai te, 20? sembri una teenager" e secondo me dice tante cose di me (ho quasi 29 anni.) su più fronti. Lavoro? Si. Soffro? Sempre. Mi piace il mio lavoro? Sì. Mi terrorizza tutto il resto? Sempre, e questo è il prezzo da pagare per lavorare nelle sette (eh) (MA LA MIA COLLEGA PREFERITA MI HA REGALATO DUE BIGLIETTI PER IL CONCERTO DEI FALL OUT BOY, COSI A CASO, CAPITO?? LA AMO E MI AMA e per lei sopporterei qualunque roba lì dentro). Sono dipendente dalla caffeina in modo imbarazzante, ma a questo punto del mio sproloquio immagino che si capisse. Scusa, my hand slipped, vorrei dire che di solito sono più normale ma citando un grande saggio:
    eppure-non-e%CC%80-cosi%CC%80-baci-768x355

    PER QUALUNQUE COSA NON ESITARE A CHIEDERE ♥ dubbi, curiosità, chiacchiere random - scrivimi pure su telegram, ho un pessimo rapporto con gli mp!
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    L'HO DETTO
    E STAVOLTA
    SONO ARRIVATA DAVVERO!!!! ISE CI PUOI CREDERE (no, perchè al tuo ancora devo arrivare. In realtà in tutti i gruppi quest sei con me così ho potuto conquistarti in altri modi. mastermind!)
    CIAO MATTEO!!! Aiuto, come sono felice che tu sia giunto fra noi, grazie di averci dato una possibilità!! ♥ La mancanza di daddies si fa sentire forte, ma anche quella di mommies eh, quindi confido che ce ne sfornerete un po'. waiting, tapping my foot.
    HHH grazie per i complimenti ai dieci anni, sigh, sono così fiera di noi!! Perchè l'oblivion è proprio lavoro di gruppo, ogni player - anche quelli rimasti poco sui nostri lidi - hanno contribuito a costruire qualcosa, quindi ogni volta che ci penso vado proprio in brodo di giuggiole. E PRATICAMENTE SONO CRESCIUTA CON LUI, almeno nei miei veri anni formativi, quindi devo ringraziare tutti i presenti (e non, ciao amici) per essere diventata quella che sono!! BAH, TROPPE EMOZIONI, ANDIAMO AVANTI O PIANGO

    IO SONO SARA SR!
    sr perchè ce ne sono altre due - jr e vj - siamo la santa trinità come Streghe.
    Sono molto vecchia dentro, anche se fuori sembro una dodicenne, vivo la mia vita un "sono stanca" alla volta, e non faccio niente per porre rimedio. Millenial con Gen z core, e ... basta, secondo me queste info ti bastano per conoscermi, come avrai notato parlo (troppo.) un sacco e ci becchiamo sempre in chat ♥ avrò modo di farmi conoscere anche li! (minaccia)

    E NIENTE, BENVENUTISSIMO ANCORA (ma l'avevo detto? chissà) per qualunque cosa hit me up! Il mio account principale è #epicwin, ma mi trovi .....ovunque, quindi chiamami e arriverò come lessie ♥
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    ABILITO HHHHHHHHHH DAJE DI SECONDO PG ISE WAITING FOR THEM ALL
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    jk lowell
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    i don't even know what passive means.
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    Non sapeva quando, con esattezza, si fosse dissociata. Lo stava ascoltando, perfino incuriosita, sopracciglia aggrottate e sguardo critico, e poi - niente. Blank space. Battè le palpebre, la Lowell, e si rese conto di essere rimasta a fissare un punto imprecisato oltre le spalle dell'altro sorda ad ogni tipo di rumore, affatto cosciente di se stessa o dell'ambiente circostante. Un errore da principiante, ma un errore dal quale (alessia) mort poteva imparare tante cose in previsione di una quest: stordire i nemici funzionava alla grande. A chi servivano le onde sonore, quando si aveva una villain origin story a cui attingere? «ma se mi ammazzi allora dovrò ammazzarti prima io» era così falso che Simona in confronto aveva il bollino blu del profilo certificato, e non potè che inarcare un sopracciglio.
    E sorridere, una curva appena accennata delle labbra. Alla fine i sociopatici con tendenze killer, un po' le piacevano.
    «certo che ci vado. Sono Mort Rainey, se Seth spera di vincere questa guerra e abbattere quella merda dello statuto ha bisogno di me; e ti conviene stare dalla mia parte, Jklowell, se non vorrai fare una brutta fine»
    Idealmente. Nella pratica, non era certa di quale opinione avere in merito a Mort Rainey.
    «schizzato» (affectionate) non completamente negativa, a giudicare dall'espressione della telepata. Sistemò il colletto della giacca, sfilando nel mentre un altro coltellino. Con un sospiro sibilato fra i denti, lo piantò secca nella gola dell'uomo.
    Così. Semplice. Da parte a parte, come un arrosticino. Umettò le labbra, sfilando la lama prima che il sangue potesse sporcarle la manica, osservando cinica il liquido cremisi allargarsi sotto il corpo ancora caldo. «al volo» gli lanciò il pugnale con cui aveva appena ucciso l'uomo, stavolta senza cercare di colpirlo: un regalo, da fratm a fratm. «fanne buon uso» e visto che non era sottile, aggiunse «finchè puoi. con il prossimo lancio non sarò così gentile» Persone che urlavano.
    Qualcuno doveva essersi accorto che fosse volato il [league of legends voice:] primo sangue, e la Lowell tinse lo sguardo di sfida.
    «una brutta fine.................ma da dove minchia sei uscito» (affectionate) «disturbato» (sempre affectionate) fra sè e sè, un soffio per spostare i capelli chiari dalla fronte, e mano sollevata per salutare il suo pubblico mentre portava via il cazzo.
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    jk lowell
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    Non le piacevano le persone.
    Sicuro come l’oro non le piacevano i bambini.
    Mort Rainey era, tutto sommato, una persona, ed ai ferini occhi assottigliati della Lowell, anche un bambino. Non importava che avesse compiuto diciott’anni: dai ventitrè anni in giù, erano tutto marmocchi.
    Di merda. Marmocchi di merda.
    Cinque anni: «facciamo che passo»
    Cinque anni e mezzo: «ma te l’ho chiesto?» spinse il mento all’infuori, sfidandolo a replicare. Non ricordava ci fosse stato un punto di domanda alla fine della frase, e per un ottimo motivo: la sua non era stata una richiesta, ma una constatazione. Un dato di fatto. Una certezza, perfino. Curvò le labbra verso il basso, seguendo con lo sguardo il piede dell’altro sul suo (ugh.) uomo. «ho letto molto attentamente la Bibbia, sai, è stata pubblicata dalla stessa casa editrice per cui lavoro io» per cui lavorava lui? AH, BEH, allora si spiegavano tante cose. Offrì una risata asciutta ed ironica, forse un po’ enfatizzata ed accompagnato da un’occhiata che non era divertita per niente. «si spiegano tante cose» e visto che non era progettata per allusioni sottili, aggiunse «non capiscono un cazzo» ed ancora specificò, ammorbidendo in parte il tono di voce, perché più che un insulto, voleva essere una spiegazione. «come te» Jericho e Joey non si conoscevano, ed era un peccato: si sarebbero capiti subito, fra loro. «e infatti gli ho dato io il primo calcio, l’hai visto anche tu, lo sai» Mc-mcfUcKiNsCuSE me. Stava cercando di gaslightarla? Portò una mano al petto, quella con cui non reggeva il colletto dell’uomo. L’elsa del pugnale contro il costato, la fece sentire subito meglio.
    Cioè. Aveva dei fan, Jklowell. Aveva degli haters, perché – e lei per davvero. - era un personaggio pubblico, e le persone erano impegnative, ma nessuno… NESSUNO! Aveva mai cercato di gaslightarla. Si sentiva tradita, ma in qualche modo anche lusingata. «e sei pure BUGIARDO.» era proprio giunto il momento di lanciare il primo coltellino verso il ragazzo; lo mancò per scelta, perché, per quanto poco le andasse a genio, conosceva le meccaniche del loro settore, grazie tante. Fra cattivi ci si minacciava spesso, e si scendeva poco nei fatti: erano una razza a rischio d’estinzione.
    (chissà perché; eh, lo so, inconcepibile.)
    «almeno un orecchio e quattro dita me li merito» Pensava non si meritasse proprio un bel cazzo di niente, ma lei era una donna d’onore – e Grifondoro, ricordo; risponde a tante domande che nessuno ha fatto – e ci riflettè un paio di secondi. Non era che le servisse tutto. Potevano scendere ad un compromesso – tipo due dita ed un lobo.
    No. Era suo. Fuck him.
    «non ti conviene sai, l’ultima persona che mi ha rubato qualcosa non ha più la possibilità di raccontare come è andata a finire. e poi io sono Mort Rainey»
    [blank space]
    «potresti dover affrontare brutte conseguenze al Ministero; sai, mi conoscono tutti lì dentro, mi basta dire due paroline e puff»
    [death stare]
    «ma. Mort Rainey» riportò la mano contro al cuore. «mi stai……..minacciando?» cioè… davvero? Sul serio? Lei aveva dei coltelli?? DUDE? «me? JKLOWELL? senti. Mi sembri una persona» punto. Non in gamba, una persona, ed era già qualcosa (derogatory). «e non è necessario che ti uccida, no? Puoi ancora crescere e migliorare. Anche io alla tua età» dodici anni? «ero. Beh. Non come sono oggi.» in tutti i sensi.
    «ma se mi stai minacciando TI AMMAZZO.» per sfogare la propria frustrazione, conficcò infine la lama sulla spalla dell’uomo a terra. Lui strillò. Jericho manco sorrise, stringendo i denti ed affilando lo sguardo su MortRainey. «e il ministero? Stiamo andando IN GUERRA, CHI TI CAGA» non che qualcuno normalmente l’avrebbe preso in considerazione, ma che ne sapeva la Lowell.
    Pausa.
    Pausa.
    Piegò il collo, un cenno con il capo. «tu ci vai?» small talk :piccoli cuori rosa:
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    Ma che minchia voleva quello sgagno da giardino. Jericho assottigliò le palpebre, calibrando la presa sul coltellino per riuscire a lanciarlo, se ce ne fosse stata necessità, o per conficcarlo direttamente nella carne. Le andavano bene entrambe le opzioni.
    Mort Rainey non iniziava bene quella che avrebbe potuto essere una grande esilarante alleanza. Innanzitutto, era un uomo (derogatory), ed in secondo luogo «Freddy Krueger, libro 5, versetto 32-33» un testimone di geova. Battè le palpebre lentamente, molto lentamente, rivolgendo un'occhiata truce al nuovo venuto, mentre stringeva ancora a sè la sua vittima. «e il Signore disse: la solidarietà e la correttezza è alla base della nostra società, per questo motivo non ruberai le vittime altrui» Decise che probabilmente l'avrebbe pugnalato, e sistemò di conseguenza la sua presa sul coltello. Più soddisfacente, e Dio solo sapeva quanto sara Jericho meritasse quella specifica una soddisfazione. «non l’hai letta la Bibbia del Cattivo?» Breve storia triste: sì, l'aveva letta. Breve storia allegra: l'aveva corretta, mandando anche i suoi appunti in merito; era stata ignorata, e da allora era iniziata la sua faida personale e pubblica su Twitter e maginstagram, quando ancora usarli non era un problema.
    Fottuto JD. Bastardo pure da morto. SE STAI LEGGENDO, TI ODIO UOVO DI MERDA, TUTTA COLPA TUA.
    "con muso duro" oh baby, baby baby mortino.
    «era mio, dovevo finirlo io» Inspirò dalle narici.
    Finalmente un momento che Sara - sempre lei - attendeva da anni. Finalmente poteva dire «in primo luogo, attaccati a sto gran cazzo» senza che sembrasse una proposta, perchè conosceva (rob) i suoi lettori, e sapeva di non poterselo permettere con tutti i pg. Se avesse avuto una mano libera, gli avrebbe anche fatto il dito medio, ma era troppo impegnata a tenere La Sua Vittima, una mano ben salda dietro il collo, e la lama ancora puntata sul ragazzino. Si scrollò come un cane dal pelo bagnato, indirizzando la punta della lama contro il petto dell'altro. Non era neanche una minaccia (per ora.) era solo il suo modo di discutere: si risparmiava un sacco di tempo a conversare puntando un coltello contro il proprio interlocutore. «poi. se avessi letto con attenzione. nel capitolo successivo specifica che sia di chi arriva prima, a meno che tu non abbia un antico rancore contro la vittima - in quel caso, sai, onore e altre puttanate simili.» fermò la spiegazione dondolando appena il capo, gli occhi blu a rimbalzare dall'uomo a terra (chissà se era ancora vivo; le sembrava di sentirlo borbottare) all'altro. «ma io me ne fotto. anche se lo conoscessi, l'ho preso prima io. TROVATENE UNO TUTTO TUO» KIDS NOWADAYS. Per sottolineare la propria posizione, fece sbattere un'altra volta la faccia dell'uomo contro il suolo.

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