what if this song's on the radio? then somebody's gonna die

PREQ 10 | ft. ale sr

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    Tamburellava l’indice sulla coscia, respiri profondi a segnare tutti i bassi della canzone cazzuta - criminal di britney spears – sparata in uno degli airpods. Spazientita, perché odiava aspettare. Se si fosse ricordata che quel giorno ci fosse la fiera, col cazzo che sarebbe uscita di casa. Jericho si era svegliata con un impellente, necessario, frustrante bisogno del latte al caramello di Moonbucks, uno dei suoi segreti guilty pleasure (fingeva di adorare il caffè amaro per l’aesthetic, ma era una puttana per zuccheri e diabete) e dato che non era progettata per resistere alle tentazioni, aveva afferrato le chiavi della moto e si era diretta al punto vendita più vicino.
    Nel caos. Nello stra fottuto caos. L’avevano già toccata almeno tre persone, e le dita della telepata si erano avvicinate un po’ di più alle lame sotto il giacchettino di jeans; alla quarta, non gliene fotteva un cazzo, qualcuno sarebbe morto. Sistemò meglio la cuffietta all’orecchio, labbra sporte all’infuori a mostrare tutto il proprio disappunto nei confronti del genere umano. HE IS A VILLAIN BY THE DEVIL’S LAAW, HE IS A KILLER JUST FOR FUN, FUN, FU- «(h)» sibilo incomprensibile e stizzito dalle labbra dipinte di blu, occhi resi così sottili da poter scassinare una serratura. I polpastrelli ormai sfioravano il metallo, e lo sguardo azzurro della Lowell era posato sull’individuo che dando le spalle al bancone, si era girato verso l’esterno e l’aveva spintonata.
    Ed un secondo. E un terzo. «(HHHHHHHHH)» ma cosa stava succedendo. Se anche una quarta ed una quinta persona, perfino quello dietro il bancone, non si fossero spostate alle sue spalle seguendo i primi, probabilmente la Lowell avrebbe pugnalato il primo Cristo passato lì per caso per mero sfogo personale, ma no. Ai suoi tempi poteva anche essere stata una Grifondoro, ma neanche lei era così stupida. Corrugò le sopracciglia, seguendo il movimento della plebe ed interrompendo momentaneamente la peculiare dichiarazione lussuriosa di Britney Spears per cercare cosa, nel nome di Dio Signore, stesse accadendo in quel di Diagon Alley.
    Uno… schermo. Osservò i presenti, cercando sui loro volti qualcosa a spiegare tutto l’interesse mostrato verso il video. Non era tipo… uno di quegli interventi annuali, ed assolutamente noiosissimi, dove auguravano buona Primavera e buono shopping a tutti? Assottigliò le palpebre cercando di mettere a fuoco il viso riprodotto sullo schermo.
    Era miope. Fatele causa.
    «odio ripetermi ODIO RIPETERMI. Ho detto: volete sapere dove sono stato?»
    Era… Seth? Lo stesso Seth imprigionato sotto il Lago Nero, liberato da Vasilov, che aveva riportato in vita gente a caso e poi era sparito nel nulla? Credeva si fosse estinto da un pezzo, Jericho; forse perfino che fosse stata tutta un’allucinazione collettiva. «mah, sapete com’è. Un po’ di lì. Un po’ di qui. ma non è la meta l’importante, è il viaggio che conta. E gli amici che si fanno nel tragitto» Cristo…. Signore beato, cosa aveva appena sentito. Mimò un conato di vomito, naso arricciato e lingua all’infuori. Ew. Ew. Era una cosa così da boomer, che Brandon sicuramente l’aveva già repostato sul suo profilo facebook – sempre che internet prendesse, in Mozambico. Che schifo. «voi siete speciali. EPPURE! Eppure. avete permesso che il mondo appartenesse a degli inutili senza magia? UGH! senza magia.» Lì, Jericho, iniziò a prestare davvero attenzione. Tolse la cuffia, capo reclinato sulla spalla nell’osservare l’ennesimo uomo egocentrico nel pieno di una crisi maniacale. Aveva tutto un altro sapore, quando a farlo era qualcuno che se lo potesse permettere.
    Lo prese subito sul serio. O meglio: difficile prenderlo sul serio quando andava avanti a frasi fatte, ma perlomeno comprese non fosse un bollettino pubblicitario. Non sapeva molto di Abbadon, ma sapeva anche che non fosse il caso di chiedere.
    «avete concesso a delle formiche di occupare tutto il posto che ci spetta? siamo più evoluti. siamo più forti. costretti a nasconderci come – come - come scherzi della natura?» Battè le palpebre, interessata. Cioè …….. aveva forse torto? I babbani non avevano né magia, né le loro risorse. Perchè… in effetti, perché si nascondevano? Una domanda che non si era mai posta, perché era cresciuta così, sapendo che la sua natura, nel mondo al di fuori del loro, fosse pericolosa.
    Ed avevano ragione, no? Lei c’era al -
    (sono felice abbiate disinnescato la bomba)
    - capanno. Lei fottutamente c’era. Strinse i denti ed i pugni, freddi occhi blu fissi su Abbadon.
    «da oggi tutto cambierà.
    Sono tornato per riprendere in mano le vostre vite.
    Sì, perfino quelle dei maghi. Siete adorabili, non è vero? Carini carini, con quelle vostre bacchettine»

    Sorrise, Jericho, un sopracciglio arcuato verso i brontolii dei maghi presenti. Che minchia volevano? Aveva ragione: senza catalizzatore magico, loro, non erano un cazzo - eppure continuavano a credere di essere superiori.
    Demoliamo lo statuto di segretezza.
    Calò il silenzio all’interno del locale. Calò il silenzio in strada.
    Probabilmente, in tutto il mondo magico si sarebbe potuto sentire il battito di ciascuno di loro.
    Jericho Karma Lowell era caotica e priva di morale: non aveva delle cause, non aveva dei principi.
    Era la donna perfetta. Così sorrise mostrando euforica tutta i denti, afferrando ufficialmente nel palmo le else dei pugnali. Chi era con lui? Oh, Abby: Jericho non era proprio con un cazzo di nessuno, quindi certo che era con lui.
    «da quando ci facciamo dire cosa fare da uno – uno di loro? Immondo» Una frase borbottata da un vecchio di passaggio, pesante casacca nera e sguardo arcigno. Lo sputo al suolo fece traboccare un vaso già al limite: un attimo prima quello brontolava, quello dopo si ritrovava steso a terra supino, e con una Lowell seduta sulla schiena a sbattergli violentemente la testa al suolo. «ma pensa. te. Sto figlio. Di mignotta.» normalmente, forse, non sarebbe permessa violenza gratuita contro un mago per quello specifico motivo, ma Abbadon, e Kimiko al suo fianco, dicevano più di quanto mille leggi potessero fare.
    Un nuovo mondo. Uno in cui una telepate aveva gli stessi cazzo di diritti di un mago di prendere a pugni qualcuno.
    Memo da aggiornare, perché qualcuno provò ad avvicinarsi per liberare il sanguinante mago al suolo. «HHHH» (threat) «VIECCE. VIECCE» aveva già sfoderato un coltello? Sì. «ce n’è di più da dove arriva questo.» ominous.
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    io davvero non lo so, mi dispiace, è andata così, il dado ha scelto jericho. te la becchi unhinged (non in a sexual way, tranq dardy ♥)dammi chi capita .
     
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    mort rainey
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    Mort Rainey aveva dei compiti importanti – non era solo una sua convinzione come millantavano in tanti, era un dato di fatto chiaro e inconfutabile; lo dimostravano i suoi rilevanti lavori al ministero, il suo tirocinio durissimo (ci aggiorniamo nelle prossime puntate per sapere come è andata a finire) e la macabra punizione che gli avevano assegnato a Hogwarts dopo la sua lettera di reclamo.
    Eh sì, anche quell’ultimo episodio, per quanto spiacevole e per quante grane gli avesse portato, non era che la prova che stesse facendo un ottimo lavoro e che la spilla da Caposcuola se la fosse meritata tutta, e che anche il suo futuro al ministero non era da mettere in discussione: aveva ragione, aveva sempre avuto ragione, gli altri erano solo troppo stupidi per capirlo e per accettare la realtà; gli insegnanti di Hogwarts e lo staff troppo corrotto e nullafacente erano solo troppo stupidi per accettare la realtà.
    Se – quando – fosse diventato Primo Ministro della Magia sarebbe stata una delle sue prime premure occuparsi del personale di una delle scuole di magia più famose e prestigiose al mondo eppure comunque una delle più abbandonate e corrotte, di assicurarsi che l’educazione e l’istruzione che ricevessero gli studenti fossero di prima scelta, e che i ragazzi non si lasciassero più andare a comportamenti inadeguati a un contesto scolastico – tutte cose che purtroppo succedevano giornalmente al Castello.
    Oltre ai festini alcolici, l’utilizzo, l’abuso e la circolazione di droghe all’interno dei confini scolastici, i casi di resistenza all’autorità (scolastica e ministeriale), cose di per sé già gravi, succedeva addirittura di peggio: gli studenti sgattaiolavano al di fuori del castello senza permesso per andare a fare shopping o incontrarsi con chicchessia durante l’orario delle lezioni – atteggiamento ovviamente lasciato impunito il più delle volte dalle molli cariche scolastiche.
    Che cazzo, non poteva permetterlo. Aveva una responsabilità morale.
    Aveva fatto un giuramento, quando aveva baciato quella spilla, e l’avrebbe mantenuto fino alla fine del suo incarico, anche se tutti gli altri non riconoscevano la grandezza e l’importanza del suo operato, i suoi sacrifici, e la sua dedizione.
    Mort Rainey era l’eroe che Hogwarts non meritava, ma quello di cui aveva bisogno in quel momento – addirittura più importante di Batman, quindi, e come un Batman qualsiasi gli stavano dando la caccia, perché lui poteva sopportarlo, perché non era un eroe, era un guardiano silenzioso che vigilava su Hogwarts e i suoi studenti, un Cavaliere Oscuro.
    Senza macchia e senza paura, quindi, quel giorno aveva seguito un manipolo di mocciosetti del secondo anno che avevano deciso che fosse una buona idea saltare le lezioni per fare i fatti loro. In realtà, con quella fiera di primavera molti avevano fatto la stessa pensata, ma il Rainey non poteva avere occhi e orecchie e ovunque, e aveva deciso di concentrarsi su quel gruppetto perché dopotutto far togliere dei punti ai corvonero era sempre cosa buona e giusta.
    Era fermo sul suo obbiettivo, aveva lucidato la spilletta, sguainato la bacchetta, era pronto ad acciuffarli – eppure eccolo lì, con la testa alta verso il maxischermo, le labbra piegate all’insù in un sorriso convinto, fiero, gli occhi illuminati; era quasi emozionato, come se avesse finalmente trovato la sua ragione, uno scopo più grande da perseguire, e qualcuno che poteva capirlo.
    Seth parlava tanto, parlava tantissimo, ed era già perfetto così – ma non era solo quello, lui diceva anche le cose giuste.
    «avete permesso che il mondo appartenesse a degli inutili senza magia? UGH! senza magia.»
    Annuì, convinto, e gonfiò il petto.
    «avete concesso a delle formiche di occupare tutto il posto che ci spetta? siamo più evoluti. siamo più forti. costretti a nasconderci come – come - come scherzi della natura?»
    Strinse i pugni, serrò la mascella. Era vero, com’era possibile, come avevano potuto permettere una cosa simile – erano loro la razza superiore, come potevano nascondersi all’ombra di inutili babbani.
    «Oggi, amici, demoliamo lo statuto di segretezza. E ci riprendiamo il mondo»
    Gonfiò i polmoni con aria che profumava di rivolta e di nuovo mondo, un mondo in cui finalmente Mort Rainey poteva sentirsi giusto e compreso, un mondo di cui vedeva un florido futuro.
    Aveva dei compiti importanti, ma quello aveva appena scalato tutte le sue priorità.
    Avrebbe esultato, Mort, avrebbe rincorso la folla che scappava, quelli che urlavano, avrebbe stretto la mano a quelli che si erano accesi del suo stesso fervore e del suo stesso spirito, ma si limitò a godersi quello spettacolo silente: si guardò intorno e sorrise fiero.
    «da quando ci facciamo dire cosa fare da uno – uno di loro? Immondo»
    Con uno di loro il serpeverde immaginava che il vecchio si riferisse agli special, e sebbene non fosse una lotta che lo riguardasse più di tanto, non aveva niente di specificamente contrario a quelli come Seth – avevano dei poteri, e tanto bastava a qualificarli come meritevoli di diritti; i babbani, d’altra parte…
    Erano loro il vero nemico, come faceva la gente a non capirlo?
    Serrò le labbra e si girò di scatto verso il vecchio, allungando la gamba per tirargli un calcio e serrando il pugno per finire l’opera «minorato» con un ringhio tra i denti si rivolse al suo obiettivo, pronto a colpirlo, ma qualcuno arrivò prima.
    Qualcuno gli aveva rubato la preda.
    Si avvicinò con sguardo duro alla ragazza, inarcando le sopracciglia e serrando le labbra.
    «Freddy Krueger, libro 5, versetto 32-33» con espressione seria, guardò la vittima prescelta sanguinante sull’asfalto, e ne sfiorò un braccio con la punta della scarpa «e il Signore disse: la solidarietà e la correttezza è alla base della nostra società, per questo motivo non ruberai le vittime altrui» con tono quasi profetico, ma decisamente canzonatorio, citò le esatte parole a memoria, come se le avesse lette e rilette fino a fare di queste il suo personale motto.
    «non l’hai letta la Bibbia del Cattivo?» arricciò il naso verso la Lowell, rivolgendosi a lei con muso duro «era mio, dovevo finirlo io» era quasi offeso e oltraggiato, ma era anche prontissimo a contrattaccare per stabilire una certa gerarchia e rivendicare la sua vittima.
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    Ma che minchia voleva quello sgagno da giardino. Jericho assottigliò le palpebre, calibrando la presa sul coltellino per riuscire a lanciarlo, se ce ne fosse stata necessità, o per conficcarlo direttamente nella carne. Le andavano bene entrambe le opzioni.
    Mort Rainey non iniziava bene quella che avrebbe potuto essere una grande esilarante alleanza. Innanzitutto, era un uomo (derogatory), ed in secondo luogo «Freddy Krueger, libro 5, versetto 32-33» un testimone di geova. Battè le palpebre lentamente, molto lentamente, rivolgendo un'occhiata truce al nuovo venuto, mentre stringeva ancora a sè la sua vittima. «e il Signore disse: la solidarietà e la correttezza è alla base della nostra società, per questo motivo non ruberai le vittime altrui» Decise che probabilmente l'avrebbe pugnalato, e sistemò di conseguenza la sua presa sul coltello. Più soddisfacente, e Dio solo sapeva quanto sara Jericho meritasse quella specifica una soddisfazione. «non l’hai letta la Bibbia del Cattivo?» Breve storia triste: sì, l'aveva letta. Breve storia allegra: l'aveva corretta, mandando anche i suoi appunti in merito; era stata ignorata, e da allora era iniziata la sua faida personale e pubblica su Twitter e maginstagram, quando ancora usarli non era un problema.
    Fottuto JD. Bastardo pure da morto. SE STAI LEGGENDO, TI ODIO UOVO DI MERDA, TUTTA COLPA TUA.
    "con muso duro" oh baby, baby baby mortino.
    «era mio, dovevo finirlo io» Inspirò dalle narici.
    Finalmente un momento che Sara - sempre lei - attendeva da anni. Finalmente poteva dire «in primo luogo, attaccati a sto gran cazzo» senza che sembrasse una proposta, perchè conosceva (rob) i suoi lettori, e sapeva di non poterselo permettere con tutti i pg. Se avesse avuto una mano libera, gli avrebbe anche fatto il dito medio, ma era troppo impegnata a tenere La Sua Vittima, una mano ben salda dietro il collo, e la lama ancora puntata sul ragazzino. Si scrollò come un cane dal pelo bagnato, indirizzando la punta della lama contro il petto dell'altro. Non era neanche una minaccia (per ora.) era solo il suo modo di discutere: si risparmiava un sacco di tempo a conversare puntando un coltello contro il proprio interlocutore. «poi. se avessi letto con attenzione. nel capitolo successivo specifica che sia di chi arriva prima, a meno che tu non abbia un antico rancore contro la vittima - in quel caso, sai, onore e altre puttanate simili.» fermò la spiegazione dondolando appena il capo, gli occhi blu a rimbalzare dall'uomo a terra (chissà se era ancora vivo; le sembrava di sentirlo borbottare) all'altro. «ma io me ne fotto. anche se lo conoscessi, l'ho preso prima io. TROVATENE UNO TUTTO TUO» KIDS NOWADAYS. Per sottolineare la propria posizione, fece sbattere un'altra volta la faccia dell'uomo contro il suolo.

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    Mort Rainey (c’è poi da capire perché inizio ogni post di Mort annunciando in pompa magna il suo nome e cognome) era un cattivo vero, ma non per questo rinunciava a una certa classe: non era un buzzurro o un deliquentuccio di strada, aveva una sua etica e un suo codice morale, e aveva un certo modus operandi da seguire dettagliatamente. Era un signore.
    Un Signor Cattivo.
    Pertanto, non approvava appieno l’utilizzo di certe espressioni. In battaglia poteva capitare di rivolgersi in modo scorbutico al proprio avversario, soprattutto quando questi lo meritava; e dopotutto gli era capitato personalmente più di una volta contro Arturomaria o Mckenziehale, ma in quei casi si trattava di persone inferiori al suo livello e aveva dovuto per forza abbassarsi a certi mezzucci per comunicare con loro. Durante una trattativa con un proprio pari, o uno che perlomeno apparteneva alla propria gilda, certe cose non erano permesse, lo diceva proprio la Bibbia, quindi, quando la ragazza davanti a sé si rivolse a lui con un elegantissimo «in primo luogo, attaccati a sto gran cazzo» non poté fare a meno di piegare le labbra all’ingiù in un’espressione di pura disapprovazione, e far schioccare la lingua sotto il palato, scuotendo leggermente la testa. «facciamo che passo» rifiutò la proposta gentilmente e si avvicinò con fare posato e misurato ai due – Jericho e la loro vittima contesa.
    Guardò l’uomo sanguinante per terra e si fece pensieroso, poi posò un piede sopra la sua schiena per marcarne la proprietà come se fosse un astronauta americano sul suolo lunare (sì, la punizione che aveva dovuto scontare nell’ultima lezione gli aveva insegnato anche qualcosa).
    «ho letto molto attentamente la Bibbia, sai, è stata pubblicata dalla stessa casa editrice per cui lavoro io» ma Jericho doveva per forza saperlo già, lo conoscevano tutti ormai, tutti sapevano chi fosse, le sue gesta venivano raccontate addirittura ai bambini per insegnargli i giusti valori (non all’Helius perché Arturomaria era un fesso corrotto che non capiva niente, ma negli altri posti sì) «e infatti gli ho dato io il primo calcio, l’hai visto anche tu, lo sai» annunciò fieramente e incrociò le braccia al petto, facendo pressione con il piede sulla schiena dell’uomo, stirandolo ancora di più sull’asfalto. «è mio, lo dice il nostro codice d’onore» alzò il mento verso la ragazza e annuì.
    Se si fosse trattato di una persona diversa, Mort avrebbe già attaccato, sguainato la bacchetta o il coltellino che portava nella tasca per marcare il territorio e mostrare all’altro chi comandava, ma non lo fece: riconosceva negli occhi di Jericho la stessa determinazione e la stessa convinzione: erano colleghi, non nemici, e sarebbe stato veramente un peccato uccidere qualcuno che aveva le sue stesse esigenze – potevano contrattare in effetti, giungere a un accordo comue.
    «almeno un orecchio e quattro dita me li merito» cercava di essere ragionevole, il Rainey, di trovare un ottimo compromesso per entrambi – non per il signore a terra, però, che sembrava stesse provando ancora a lamentarsi e a fare forza sulle braccia per alzarsi e scappare. Fissò meglio il piede sulla schiena del malcapitato, strisciando anche la suola della scarpa sul tessuto della sua maglia, e poi sospirò arrendevole.
    «ma io me ne fotto. anche se lo conoscessi, l'ho preso prima io. TROVATENE UNO TUTTO TUO»
    «non volevo attaccarti, ma probabilmente dovrò farlo» sbuffò quasi – anche quando era in borghese e voleva solo fare il suo sacrosanto lavoro lo costringevano alle maniere forti, duh «non ti conviene sai, l’ultima persona che mi ha rubato qualcosa non ha più la possibilità di raccontare come è andata a finire» oh Alan, poor Alan «e poi io sono Mort Rainey» si presentò ufficialmente, gonfiando il petto con fare fiero «potresti dover affrontare brutte conseguenze al Ministero; sai, mi conoscono tutti lì dentro, mi basta dire due paroline e puff» con uno schiocco di dita lasciò alla bionda (??? Mora???) immaginare quali sarebbero potute essere le sue conseguenze e concluse invece con una scrollata di spalle.
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    Non le piacevano le persone.
    Sicuro come l’oro non le piacevano i bambini.
    Mort Rainey era, tutto sommato, una persona, ed ai ferini occhi assottigliati della Lowell, anche un bambino. Non importava che avesse compiuto diciott’anni: dai ventitrè anni in giù, erano tutto marmocchi.
    Di merda. Marmocchi di merda.
    Cinque anni: «facciamo che passo»
    Cinque anni e mezzo: «ma te l’ho chiesto?» spinse il mento all’infuori, sfidandolo a replicare. Non ricordava ci fosse stato un punto di domanda alla fine della frase, e per un ottimo motivo: la sua non era stata una richiesta, ma una constatazione. Un dato di fatto. Una certezza, perfino. Curvò le labbra verso il basso, seguendo con lo sguardo il piede dell’altro sul suo (ugh.) uomo. «ho letto molto attentamente la Bibbia, sai, è stata pubblicata dalla stessa casa editrice per cui lavoro io» per cui lavorava lui? AH, BEH, allora si spiegavano tante cose. Offrì una risata asciutta ed ironica, forse un po’ enfatizzata ed accompagnato da un’occhiata che non era divertita per niente. «si spiegano tante cose» e visto che non era progettata per allusioni sottili, aggiunse «non capiscono un cazzo» ed ancora specificò, ammorbidendo in parte il tono di voce, perché più che un insulto, voleva essere una spiegazione. «come te» Jericho e Joey non si conoscevano, ed era un peccato: si sarebbero capiti subito, fra loro. «e infatti gli ho dato io il primo calcio, l’hai visto anche tu, lo sai» Mc-mcfUcKiNsCuSE me. Stava cercando di gaslightarla? Portò una mano al petto, quella con cui non reggeva il colletto dell’uomo. L’elsa del pugnale contro il costato, la fece sentire subito meglio.
    Cioè. Aveva dei fan, Jklowell. Aveva degli haters, perché – e lei per davvero. - era un personaggio pubblico, e le persone erano impegnative, ma nessuno… NESSUNO! Aveva mai cercato di gaslightarla. Si sentiva tradita, ma in qualche modo anche lusingata. «e sei pure BUGIARDO.» era proprio giunto il momento di lanciare il primo coltellino verso il ragazzo; lo mancò per scelta, perché, per quanto poco le andasse a genio, conosceva le meccaniche del loro settore, grazie tante. Fra cattivi ci si minacciava spesso, e si scendeva poco nei fatti: erano una razza a rischio d’estinzione.
    (chissà perché; eh, lo so, inconcepibile.)
    «almeno un orecchio e quattro dita me li merito» Pensava non si meritasse proprio un bel cazzo di niente, ma lei era una donna d’onore – e Grifondoro, ricordo; risponde a tante domande che nessuno ha fatto – e ci riflettè un paio di secondi. Non era che le servisse tutto. Potevano scendere ad un compromesso – tipo due dita ed un lobo.
    No. Era suo. Fuck him.
    «non ti conviene sai, l’ultima persona che mi ha rubato qualcosa non ha più la possibilità di raccontare come è andata a finire. e poi io sono Mort Rainey»
    [blank space]
    «potresti dover affrontare brutte conseguenze al Ministero; sai, mi conoscono tutti lì dentro, mi basta dire due paroline e puff»
    [death stare]
    «ma. Mort Rainey» riportò la mano contro al cuore. «mi stai……..minacciando?» cioè… davvero? Sul serio? Lei aveva dei coltelli?? DUDE? «me? JKLOWELL? senti. Mi sembri una persona» punto. Non in gamba, una persona, ed era già qualcosa (derogatory). «e non è necessario che ti uccida, no? Puoi ancora crescere e migliorare. Anche io alla tua età» dodici anni? «ero. Beh. Non come sono oggi.» in tutti i sensi.
    «ma se mi stai minacciando TI AMMAZZO.» per sfogare la propria frustrazione, conficcò infine la lama sulla spalla dell’uomo a terra. Lui strillò. Jericho manco sorrise, stringendo i denti ed affilando lo sguardo su MortRainey. «e il ministero? Stiamo andando IN GUERRA, CHI TI CAGA» non che qualcuno normalmente l’avrebbe preso in considerazione, ma che ne sapeva la Lowell.
    Pausa.
    Pausa.
    Piegò il collo, un cenno con il capo. «tu ci vai?» small talk :piccoli cuori rosa:
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    La ragazza davanti a lui gli ricordava vagamente il sé di un paio di anni fa, più giovane e inesperto, quello che non aveva ancora ricevuto l’adeguata educazione del Professor Jackson da Spaco: ugualmente feral ma meno saggio e meno preparato.
    Era cambiato ora; una volta sarebbe scattato subito in avanti e avrebbe attaccato quella che gli stava di fronte senza criterio, ma ora aveva anni di esperienza, di sofferenza, di botte date e di botte prese, strategie rafforzate e affinate. Quindi respirò profondamente e piegò la testa di lato, indispettito ma anche un po’ divertito dalle parole della Lowell; sorrise un po’ malizioso e scosse lentamente la testa, facendo schioccare la lingua sotto il palato. «non l’hai proprio letta la Bibbia, eh?» strinse le palpebre e assottigliò lo sguardo «oppure hai dimenticato quel passo che dice di dover sempre dare una scelta al proprio nemico, e dopo, solo dopo, attaccare, perché a quel punto lo merita e tu non hai altra scelta» citò con fierezza anche quel passo, alzando il mento e contemporaneamente affondando ancora un po’ la scarpa nella schiena dell’uomo spiaccicato per terra, per marcare il territorio e per reclamare la sua proprietà, ma anche per il semplice gusto di sentirlo lamentarsi un altro po’.
    «è vero, non capiscono un cazzo» le concesse sollevando il labbro in una smorfia scocciata e anche un po’ esasperata. Quante volte aveva litigato con quegli incompetenti della casa editrice perché volevano modificare parti della sua storia? Quante volte aveva minacciato di licenziarli (sebbene dicessero che non poteva farlo perché non lavoravano per lui) perché non vendevano abbastanza copie? E quante cazzo di volte aveva dovuto mostrare il suo tesserino da ministeriale – quello finto comprato su una bancarella di dark street e poi fatto personalizzare, sì, one must do what’s necessary to keep a high profile – perché gli dessero il giusto credito? Terribili. Aveva avuto perfino fin troppa pazienza con loro, il buon Mort Rainey, trattenendosi dal pestarli almeno un paio di volte.
    Persone che non sapevano minimamente svolgere il proprio lavoro, ecco cos’erano – ma almeno aveva pubblicato la sua autobiografia, e questo dimostrava che almeno un po’ di sale in zucca ce l’avevano.
    «ma avresti davvero dovuto leggere il mio libro, se proprio non volevi leggere la Bibbia: lì viene spiegato tutto nei minimi dettagli, di come Alan aveva una scelta, e di come io sia stato magnanimo nei suoi confronti, di come lui abbia avuto più volte l’opportunità di fare la scelta giusta, e di come ogni volta abbia scelto il suo destino: è così che facciamo, noi chiediamo» utilizzò il solito tono solenne nel parlare di quell’argomento – uno dei suoi preferiti – e guardò la ragazza dritto negli occhi «io gliel’ho chiesto più volte, sai: “Alan, mi ridarai il mio lego?” e lui ha negato ogni volta di aver preso il mio sceriffo, e solo allora ho dovuto per forza fargliela pagare» ah, non si stancava mai di raccontarlo. L’aveva segnato eh, perché la fine di un’amicizia del genere è sempre dura da digerire, ma gli aveva anche aperto gli occhi sulla realtà circostante e l’aveva reso quello che era, e quindi in fondo doveva anche essergli un po’ grato per quello che aveva fatto per lui «quindi darò per scontato che tu me l’abbia chiesto, perché sono buono e perché voglio concederti una possibilità di redenzione» era proprio cresciuto, si vede che all’inizio del mese aveva raggiunto la maggiore età; chi se lo sarebbe mai aspettato dal Rainey quel livello di giustezza e di generosità?
    Ed ecco come venivano ripagate le persone giuste e responsabili: gli venivano lanciati i coltellini dietro, ugh. Non fece una piega, non si spostò di mezzo centimetro, guardò la traiettoria della lama mancarlo di poco e annuì lentamente, l’espressione piuttosto impressed. I coltelli non erano la sua arma preferita, preferiva di gran lunga usare le mani nude, era più personale e più umano, ma doveva ammettere di essere comunque molto colpito: avrebbe potuto imparare molto da quella donna; e lui, d’altra parte, avrebbe potuto offrirle molto. Avrebbero potuto formare un’ottima squadra, se lei fosse stata appena più sveglia e più avveduta – era chiaro che non fosse (stata) una Serpeverde, e gli dispiaceva per lei perché avrebbe davvero meritato di più.
    Ascoltò ciò che aveva da dire – ma ascoltò davvero? difficile a dirsi, con molta probabilità no, ma riuscì a captare comunque le parole chiave per agganciarsi al suo discorso: bugiardo e minacciando.
    Rise di gusto e si strinse nelle spalle. «sono stato e sono molte cose» prefetto, cercatore, co-capitano, caposcuola «e ne sarò molte altre» stratega, capo stratega, primo ministro magico, dominatore del mondo, padrone dei quattro elementi, padre dei draghi, cose così «ma mai un bugiardo, jklowell» alzò anche l’indice destro in segno di ammonizione – ma come si permetteva? Lui, un bugiardo? Mai una volta in vita sua aveva detto una falsità, e dopotutto perché avrebbe dovuto? Aveva sempre ragione, non aveva bisogno di inventare.
    «e non minaccio mai, se avessi letto il mio libro lo sapresti» poteva sembrare che si stesse facendo pubblicità, ma in realtà voleva solo essere buono e dare un consiglio a Jericho. Lui ormai era famoso e conosciuto in tutto il mondo, lei a quanto pare invece aveva bisogno di rispolverare alcune nozioni di base. «le minacce sono per i deboli, per chi non ha il coraggio di agire veramente» abbassò il tono di voce, divenne più rauco e più sinistro: non era una minaccia, ma un monito sì. «ma se mi ammazzi allora dovrò ammazzarti prima io» si strinse di nuovo nelle spalle; semplice, no? Alla fine, quella era la legge della giungla, no hard feelings Jericho, era così che funzionava, e Mort Rainey era prontissimo per quel momento.
    Non aspettava altro, a dire la verità, di ammazzare la sua vittima lì per terra, e se non fosse stato per la special avrebbe già ottenuto le sue dita e il suo orecchio. Ancora più disrespectful da parte della mora fu conficcare nella spalla del suo uomo un coltello, ma glielo lasciò fare e serrò la mascella, pronto al contrattacco; completamente fuori luogo, però, fu l’urlo da parte dell’uomo. Ma come si permetteva quello? Ma nemmeno lui l’aveva letta la bibbia? Le vittime dovevano stare mute, non avevano diritti. Nel momento in cui venivano scelti perdevano qualsiasi possibilità di riscatto.
    Il serpeverde alzò il piede dalla schiena dell’uomo solo per potergli dare un calcio dritto sul viso, puntando al naso e alla bocca – tanto i nasi non gli piacevano; le dita erano molto più utili, poteva ricavarne il DNA e usarlo come meglio necessitava – per zittirlo, finalmente, salvo poi tornare nella stessa posizione di prima, lo sguardo fisso sul viso ormai sanguinante della vittima.
    «e il ministero? Stiamo andando IN GUERRA, CHI TI CAGA»
    Lo cagavano in molti, altroché. Era una risorsa unica e irrinunciabile all’interno del Ministero, e stava per farglielo presente, con lo stesso mento alto e la stessa fierezza che lo contraddistingueva.
    «tu ci vai?»
    Ma piuttosto scrollò le spalle con una risatina, come se fosse ovvio e gli avesse appena chiesto a quanti gradi bolle l’acqua.
    «certo che ci vado. Sono Mort Rainey, se Seth spera di vincere questa guerra e abbattere quella merda dello statuto ha bisogno di me; e ti conviene stare dalla mia parte, Jklowell, se non vorrai fare una brutta fine» anche questa, non una minaccia ma un monito.
    Lui era Mort Rainey, suvvia, era ovvio che sarebbe andato in guerra. Era nato per quello. Era la sua occasione d’oro, una chance irrinunciabile per ottenere finalmente il potere di cui aveva bisogno per portare a termine i suoi piani.
    (mort: il primo a morire)
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    Non sapeva quando, con esattezza, si fosse dissociata. Lo stava ascoltando, perfino incuriosita, sopracciglia aggrottate e sguardo critico, e poi - niente. Blank space. Battè le palpebre, la Lowell, e si rese conto di essere rimasta a fissare un punto imprecisato oltre le spalle dell'altro sorda ad ogni tipo di rumore, affatto cosciente di se stessa o dell'ambiente circostante. Un errore da principiante, ma un errore dal quale (alessia) mort poteva imparare tante cose in previsione di una quest: stordire i nemici funzionava alla grande. A chi servivano le onde sonore, quando si aveva una villain origin story a cui attingere? «ma se mi ammazzi allora dovrò ammazzarti prima io» era così falso che Simona in confronto aveva il bollino blu del profilo certificato, e non potè che inarcare un sopracciglio.
    E sorridere, una curva appena accennata delle labbra. Alla fine i sociopatici con tendenze killer, un po' le piacevano.
    «certo che ci vado. Sono Mort Rainey, se Seth spera di vincere questa guerra e abbattere quella merda dello statuto ha bisogno di me; e ti conviene stare dalla mia parte, Jklowell, se non vorrai fare una brutta fine»
    Idealmente. Nella pratica, non era certa di quale opinione avere in merito a Mort Rainey.
    «schizzato» (affectionate) non completamente negativa, a giudicare dall'espressione della telepata. Sistemò il colletto della giacca, sfilando nel mentre un altro coltellino. Con un sospiro sibilato fra i denti, lo piantò secca nella gola dell'uomo.
    Così. Semplice. Da parte a parte, come un arrosticino. Umettò le labbra, sfilando la lama prima che il sangue potesse sporcarle la manica, osservando cinica il liquido cremisi allargarsi sotto il corpo ancora caldo. «al volo» gli lanciò il pugnale con cui aveva appena ucciso l'uomo, stavolta senza cercare di colpirlo: un regalo, da fratm a fratm. «fanne buon uso» e visto che non era sottile, aggiunse «finchè puoi. con il prossimo lancio non sarò così gentile» Persone che urlavano.
    Qualcuno doveva essersi accorto che fosse volato il [league of legends voice:] primo sangue, e la Lowell tinse lo sguardo di sfida.
    «una brutta fine.................ma da dove minchia sei uscito» (affectionate) «disturbato» (sempre affectionate) fra sè e sè, un soffio per spostare i capelli chiari dalla fronte, e mano sollevata per salutare il suo pubblico mentre portava via il cazzo.
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