go against me you’ll die hard

@dark street, libera

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    «mi hai SPARATO??»
    «puoi scommetterci il CULO, che ti abbia sparato» un’algida Jericho Karma Lowell dal tic nervoso al sopracciglio sinistro, con ancora stretta nel pugno la semi automatica rea confessa e calda dal colpo, osservò il ragazzino rantolare a terra in una pozza del proprio sangue. Chiuse gli occhi e massaggiò la radice del naso, trattenendosi a stento dal puntare ancora la Browning, e mirare ad un punto vitale – avrebbe detto la testa, ma non era certa ci fosse effettivamente un cervello da far spappolare sull’acciottolato di Hogsmeade. «cosa sei – ritardato? Hai tutte le gemme e fai la super con el primo IN MEZZO ALLA MISCHIA??» Piegò le ginocchia avvicinando il viso al metamorfo, la cui divisa grigia iniziava ad imbrattarsi mimetizzandolo fra i Grifondoro. «SONO STATA FIN MISERICORDIOSA» Si rendeva conto di quanto le costasse perdere cinque (5) trofei? Quale belino era il problema dei decerebrati che usavano brawler heavy-weight, che andavano sempre a fare gli sboroni a fine (fine!!!) countdown, pur sapendo di avere sulle spalle il peso dell’intera squadra? Giustizia andava fatta. Strizzò i denti per impedirsi di prenderlo a calci in testa, sapendo che un atteggiamento simile avrebbe solamente rovinato la sua reputazione: e sì che, in quel di High Street, a nessuno fotteva una sega che la Lowell avesse appena sparato ad un ragazzetto, ma sapeva che pur non intervenendo, non l’avrebbero dimenticato. Andava tutto a suo favore, eh – ma farsi vedere mentre usava violenza su un individuo già debilitato e disarmato, avrebbe deturpato la sua onorevole fama, e per quanto poco se ne sbattesse le palle dell’opinione altrui, a) le serviva per il suo lavoro: nessuno assumeva un sicario che mandava a puttane la scena del crimine e b) avrebbe deluso Marcus Howl, il suo mentore spirituale. «MI HAI UCCISO» «ma magari» sbraitò di rimando fra i canini, stritolando i pugni lungo i fianchi. Soggetti simili non meritavano di esistere, e la Lowell aveva il supremo compito di aiutare il darwinismo eliminando l’inettitudine prima che potesse propagarsi e contagiarli tutti con il peggior tipo di tumore – l’idiozia. A vederla da lontano, senza far caso allo spreco di carne ai suoi piedi, Jericho avrebbe incarnato tutti i clichè sull’adolescenza: sguardo truce enfatizzato da una spessa linea di eye liner nero; lunghi capelli bruni lasciati sciolti, tinti sulle punte di un viola fosco e ricco abbinato al colore del rossetto; braccia incrociate sul petto a testimoniare la sua chiusura verso qualunque tipo d’interazione.
    Ed abiti interamente neri, perché altrimenti qual era il punto.
    Anche da vicino incarnava l’adolescente medio, ma a distanza ravvicinata c’era anche il fattore serial killer che solitamente – seppur non sempre – mancava ai suoi coetanei - più per concreta realizzazione, che per intenti. Chi, nel proprio cuore, non era un po’ omicida, d’altronde?
    Scosse seccata la testa, ed infilò l’arma nella fondina sul fianco: se l’avesse tenuta ancora in mano, non era certa che non avrebbe sparato, e –malgrado non sembrasse- non era davvero intenzionata a ridurlo in poltiglia. Non per così poco, almeno. Se le avesse fatto perdere altri cinque trofei, però, non avrebbe esitato a premere il grilletto e porre fine alle sofferenze di migliaia di giocatori ignari del pericolo.
    Fu in quel momento che squillò il telefono. Alzò un dito per mettere in attesa il suo compagno di squadra, sopracciglia aggrottate nel non riconoscere il numero. «eh» eh is the new pronto. «ehi, jk-» Allontanò il telefono dall’orecchio, e sollevò gli occhi verso un’altra galassia: poteva non riconoscere il numero, ma la voce era difficile da dimenticare. Comunque: «new number who dis» perchè uno, oh, ci provava sempre. Le persone intorno a lei cominciavano a prestare troppa attenzione al ragazzino sanguinante ai suoi piedi, e la Lowell iniziava a sentirsi vagamente – vagamente – a disagio. Fosse mai che qualche Giuda la denunciasse al Ministero, e poi le toccasse pure, pure!!, perdere tempo in un inutile deposizione. Se quelle merde Ministeriali non avessero ritenuto opportuno licenziarla, Jericho non avrebbe trovato nuovi hobby: era un gatto che si mordeva la coda – o un Barryl che rotolava su se stesso, come le piaceva pensare. «sono Friday. De thirteenth. La giornalista?» Meh. «no hablo tu idioma» distratta ed apatica come piaceva a lei, mentre si chinava verso Gianni intimandogli di tacere. In un altro momento forse, forse, a quel punto l’avrebbe (abbandonato) portato al San Mungo, ma a quanto pareva non avevano tempo per i convenevoli. Gli sfiorò la tempia modificando il ricordo di quanto appena successo, eliminandosi così dalla /lista dei sospetti/: non voleva avere problemi solamente perché un bimbetto di merda, non sapendo infilarsi le mani nel culo, s’era iscritto al club sbagliato. «ASPETTA NON ATTACCARE. stasera c’è un gala e pensavo -» GALA! Non ebbe bisogno di sapere come avrebbe concluso la frase, per sapere che la risposta sarebbe stata «no.» E, chiudendo la chiamata, si allontanò abbastanza da rantolante-Gianni per notare, con la coda dell’occhio, che fosse già arrivata la cavalleria.
    Yay.
    E figurarsi se non si trattava di quella scassa palle della Dallaire: mai – ma mai – una fottuta gioia.
    Con ancora il telefono fra le dita, inviò un pensato messaggio a Yale Hilton (perché sapeva ci fosse lui, dietro quella minchiata); se si fosse trattato di qualcun altro, tipo suo fratello, avrebbe semplicemente inviato un significativo dito medio – ma era yale-hilton, capite? E, di conseguenza, si ritrovò perfino ad addolcire la pillola “ti ammazzo” con un emoji sunglasses.
    Assurdo. Si infilò in Dark Street più per abitudine che per intento di nascondersi. Strofinò le mani sui jeans, e quando le ritrasse, le trovò sporche di sangue. Che sbattimento. Aveva più debito lei al Lavaggio che Eugene Jackson da Spaco, ed era tutto dire. Sentendosi osservata, sollevò seccati occhi blu verso l’intruso: «problemi?» che, nel ringhio a graffiarle la gola, era il suo esordio preferito secondo solo ad un bel coltellino lanciato al centro della fronte.
    Ah, quello sì che era il paradiso dei sociopatici.
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    jericho
    karma lowell
    08.04.2019
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    ALTRA ROLE LIBERA POI HO FINITO!!!!!!!!!!!!!!!
    è un po' sporca di sangue ed incazzosa, a voi la palla ihih DAI SO CHE VOLETE UNA JERICHO KILLER NELLA VOSTRA VITA - sempre utile, eh
     
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    La vita di Wren era una vita tranquilla.
    Anche troppo, avrebbe aggiunto qualcuno, ma non lui: gli piaceva il dolce far nulla che si concedeva quasi ogni giorno; stare a bivaccare sul divano, o sul letto, senza una singola responsabilità a gravare sulle spalle, e conscio del fatto che l’unico lavoro a cui dovesse rendere conto era quello nella pasticceria di sua madre — luogo nel quale, comunque, Wren gravitava solo per fare qualcosa quando il non fare nulla lo portava alla noia e lui, allora, per dare un po’ di brio alle sue giornate, scendeva nel laboratorio e infornava qualche dolce.
    Sua madre era molto vicina all'esasperazione, e al perdere le staffe, ma continuava a pretendere da lui qualcosa che Wren, in ventidue anni di vita, non aveva mai dimostrato di possedere: maturità e senso del dovere. Aveva provato ad incastrarlo con degli orari di lavoro più serrati, arrivando persino a presentarsi in camera sua dal nulla per trascinarlo nel negozio per un orecchio, ma non era servito a nulla: a Wren, di faticare, proprio non andava. I soldi, tanto, li faceva per vie traverse, e per quello non doveva nemmeno impegnarsi: il suo dono gli permetteva di entrare così tanto in sintonia con le piante da riuscire a sfruttarne ogni proprietà, anche quelle più segrete, per creare miscele da fumare (o masticare, o sciogliere sotto la lingua — a discrezione e preferenza del cliente) così particolari ed efficaci da essersi fatto una certa nomina e un discreto giro di clientela: erano loro a tenerlo a galla, nonché la sua (unica.) principale entrata mese dopo mese.
    A chi serviva un lavoro?!
    La sua vita gli piaceva, calma e rilassata come era lui, senza orari e scadenze a scandire le giornate o pesare sulle sue spalle. La sua unica preoccupazione era rispondere ai messaggi, prendere gli ordini, andare nel luogo accordato per l’incontro, e scambiare la sua roba per qualche falce o galeone. Easy peasy.
    La stessa roba che, ovviamente, provava in prima persona per accertarsi che funzionasse, eh! Non era mica un venditore di aria fritta, lui! Come la leccalecca che aveva in bocca in quel momento, ad esempio, al gusto fresco della menta con le proprietà allucinogene dello stramonio che aveva essiccato e cotto nel preparato, insieme allo zucchero per confezionare poi il dolciume. Una bomba!
    Con le mani in tasca, passeggiava senza letteralmente un pensiero nella testa che fosse uno, per questo ci mise un po’ a rendersi conto di star fissando un’estranea apparsa letteralmente dal nulla.
    «problemi?»
    «nemmeno uno» fu la risposta che diede alla ragazza, un sorriso tutto fossette e denti scoperti tutto fuorché rassicurante. Il tono di voce di lei, quasi un ringhio a risalire dalla gola, non lo preoccupò minimamente: aveva l’aria di uno completamente dissociato dal mondo, Wren Hastings (e lo era realmente), il genere di persone che non badava al resto del mondo e di certo non faceva attenzione a dove andava, o cosa faceva, ed era esattamente così: difficile avere una percezione della realtà, o anche solo della propria esistenza, quando eri quasi sempre alticcio e strafatto per quello o quell’altro miscuglio inventato di sana pianta (no pun intended).
    Tuttavia, il pasticcere bazzicava spesso per Dark Street, vuoi per qualche consegna a nome di sua mamma (hey, anche chi frequentava quei posti aveva diritto ad una fetta di torta limone e crema!) vuoi per raggiungere qualche cliente tutto suo (molto più facile ci arrivasse per questo motivo, in effetti), e aveva imparato a non dare troppa corda alle persone che incontrava, nonostante ogni fibra del suo corpo lo invitasse a fare esattamente il contrario. Era una persona estroversa, Wren, cordiale e socievole: intrattenere una conversazione anche con il primo individuo incontrato era per lui quasi una necessità, nonché una cosa totalmente prevedibile.
    Perciò non c’era da stupirsi se, nel suo vagare per Dark Street alla ricerca del cliente da rifornire con la sua ultima miscela Made in Hastings, imbattendosi in una JKLo ricoperta di sangue, avesse deciso di fermarsi.
    Non conosceva Jericho (nda: o almeno credo di no, ho provato a controllare ma sono confusa), ma era comunque peculiare l’immagine di una ragazza così carina e dagli occhioni enormi, ringhiare con disprezzo ai passanti e ignorare bellamente il fatto che del sangue (quasi certamente non suo) macchiasse i suoi abiti. Gli venne naturale, dunque, fermarsi a guardarla.
    Masochista, Wren Hastings, lo era sempre stato.
    «chi ti ha fatto arrabbiare?!»
    Era praticamente impossibile non cogliere l’aura di incazzatura che proveniva dalla mora, non serviva essere un empatico per rendersi conto che quella lì, se avesse potuto, avrebbe dato fuoco al mondo intero.
    Beh che, in effetti, l’avrebbe fatto anche non potendo.
    Quel pensiero (unito alla droga in circolo nel suo sistema) lo fece sorridere.
    Rimise in bocca il leccalecca allucinogeno e si poggiò alla parete alle sue spalle.
    Non sapeva davvero cosa dire, o perché si fosse fermato a chiacchierare con la sconosciuta quando si era ripromesso più volte di ascoltare i consigli di sua mamma non dare confidenza ai soggetti poco raccomandabili di Dark Street — ma, ancora una volta, era strafatto e aveva smesso di pensare lucidamente già da un pezzo.

    I'd rather be
    funny than pretty,
    but good thing
    I'm both

    wren
    hastings
    1997
    special
    geok.
    stoned


    un giorno aprirò role post quest e andrò avanti ma non è questo il giorno
     
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    Quattro anni.
    Chissà quant’era cresciuta, in quattro anni. Maturata.
    Poco o niente, a giudicare dal setting: sparava ancora ai bambini, senza le remore di coscienza della gioventù riguardo la scena del crimine; girava ancora sporca di sangue, e senza alcuna intenzione di scusarsi in merito; odiava tutti.
    Una costante.
    Non posso però fare a meno di chiedermi come questo incontro sia avvenuto nel passato, considerando che le possibilità che uno strafatto Wren Hastings sopravvivesse ad una incazzata Jericho Karma Lowell, fossero nulle. Soprattutto quando la guardava con quel sorriso languido e stupido, accompagnato ad una faccia da demente, ed una strafottente posa da cazzone. Puntò gli occhi blu, ridotti ad una feroce fessura, sul ventiduenne.
    «chi ti ha fatto arrabbiare?!»
    Ma che stracazzo di domanda era da fare ad una persona arrabbiata? Jericho rimase incollata sul posto, la gravità a tenerla ancorata al suolo e poco sotto – direttamente negli inferi – tremando con la forza di una furia paragonabile solo a quella che, nel futuro, avrebbe distrutto intere città sotto il comando di mistiche entità al guinzaglio del Quinto Fondatore. Non le prudevano le mani per prenderlo a schiaffi, le prudeva la vita. La sua intera esistenza. Se ancora non aveva alzato né mani né mirino sul tossico di fronte a lei, era solo perché troppo sorpresa che qualcuno avesse così poca voglia di vivere da farle una simile domanda. In generale nella vita, figurarsi quand’era evidentemente in uno stato emotivo poco stabile.
    «vuoi morire?» Sembrava perfino razionale, il tono della Lowell. Basso, certo, ma più stupito che minaccioso, meravigliata di poter pronunciare parole di senso compiuto senza ringhiare. «cazzo. E cazzone. vuoi morire? Ma che -» battè con forza le mani fra loro, unendole sotto il mento e respirando dal naso per cercare di arginare la furia. Strinse i denti così forte, che potè giurare di sentirli scricchiolare. «MA CHE CAZZO DICI, MINCHIONE» Non volendo mettere mano alle armi, non si sarebbe fidata di sé stessa (ed all’epoca, evidentemente, era meno incline all’omicidio per motivi fallaci come i capricci: assurdo), optò per l’opzione migliore: calciargli addosso, e violentemente, una pietruzza di pochi millimetri. «TI SEMBRANO DOMANDE DA FARE? cHi TI HA FaTtO aRrAbBiArE - DUH. Cosa sei, la polizia dei SENTIMENTI?» Lo squadrò dalla punta delle scarpe, alla zazzera di capelli castano dorati che sembravano non essere in grado di riconoscere una spazzola neanche se gliel’avesse scagliata addosso. Con addosso, si intendeva nel cranio, possibilmente perforando l’osso per far fuoriuscire la materia grigia – sempre che ci fosse stata. «i cazzi tuoi devi farti. I cazzi tuoi» e passandogli di fianco, diede una manata al lecca lecca stretto fra i denti, provando a strapparglielo di bocca per farlo cadere. «ma pensa te. coglione» e superandolo, gli fece anche il dito medio.
    Self care.
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    08.04.2019
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    . questo per dire che per me possiamo chiuderla, breve ma intensa. GRAZIE DI AVERMI RISPOSTO DOPO QUATTRO ANNI!! qusi cinque, haha. haha..............
     
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2 replies since 14/4/2019, 23:05   233 views
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