Votes given by Cassianyx

  1. .
    Non fingetevi sorpresi: sapevate tutti che fosse nell'aria, anche se non quando - e, badate bene, anche a conclusione di questa lettura, non ne avrete la più pallida idea.
    Né il cosa, per inciso.
    Il soggetto cosa potrebbe essere, se non.... *rullo di tamburi* la quest 11? OPLÀ!
    Rimarrete ancora all'oscuro delle meccaniche e del perché, o il come funzionerà in itinere - quando sarà - ma abbiamo per voi un sondaggio di logistica per le iscrizioni.
    Ci sono due opzioni, che sono anche quelle soggette a votazione.

    OPZIONE 1: iscrivi max 4 PG, e quei 4 PG te li porti dall'inizio fino alla fine della quest.
    Il principale pro è piuttosto ovvio: hai la possibilità di sviluppare maggiormente legami con il gruppo / il character development di quei personaggi. Inoltre, è la modalità più sensata per chi ha pochi pg. I contro non ve li dico neanche, perché sono i pro della seconda opzione qui sotto.

    OPZIONE 2: switch. iscrivi max 8 PG, dividendo i PG in settimane (max 4 la prima, 4 la seconda). I pro principali sono due: per chi ha tanti pg, e l'imbarazzo della scelta di chi iscrivere (un problema di pochi), e per chi non ha la possibilità di gestire più personaggi all'interno della stessa settimana, ma vorrebbe comunque iscrivere più pg a questa fantastica avventura. Un altro pro - di nicchia - è la possibilità di diversificare, quindi ritrovarsi a muovere pg diversi fra loro anziché scrivere sempre lo stesso. Il contro è che hai la possibilità di viverti quel pg quella settimana li, e poi sei /costretto/ a cambiare.
    Attenzione! Non per forza: potrete comunque portare un solo personaggio, e tenere lo stesso per l'intera durata della quest. Diciamo che la seconda opzione è un mix delle due, solo che anche tenendo uno stesso PG, con l'opzione 2 cambierete compagni di gruppo.

    Ora. So che sia...difficile dare una risposta secca, considerando che non sapete...tante cose, e potreste (ciao matti!) non avere pg a disposizione al momento, ma non preoccupatevi: come dice un saggio (Alessandro) trust the process, e pensate a questo sondaggio come regola generale senza le specifiche attuali.

    Fateci sapere cosa ne pensate, anche con feedback se volete! Vi attendiamo al varco

    E quel che sarà, sarà :-)
  2. .
    && I can't keep running, no, I won't keep hiding;
    (pero no es muy tarde para perdonarme, ahora si aprendí)
    I've been through hell, it take time but I'll fine.
    when & where
    15.04.03, dublin
    what
    teacher
    who
    river crane
    «potresti fingere almeno un po' di stupore»
    Nascose il sorriso intorno al bordo del bicchiere, mandando giù quello che rimaneva della sua bevanda, a si strinse nelle spalle: sapeva essere (a suo modo) divertente quando (era a suo agio e) voleva, non c'era da stupirsene. Peccato che Rain non conoscesse quel lato di Turo, più leggero e sereno, perché a malapena lo conosceva egli stesso. Ad Hogwarts non era stato certo famoso per essere l'anima della festa, e solo una volta uscito da scuola aveva imparato a (vivere) respirare correttamente. E a lasciarsi andare, un poco alla volta, per scoprire chi fosse Turo Hendrickson lontano da chi cercava a tutti i costi di farlo essere qualcuno che mai sarebbe stato.
    (La società, il rigore, i suoi genitori.)
    All'Hunt, rivolse la fine di un sorriso birbante e un silenzio ora meno impacciato, conscio che la situazione si fosse distesa abbastanza per entrambi da poter finalmente parlare con abbastanza libertà senza rischiare di urtare (accidentalmente o meno) la sensibilità altrui.
    Al punto che Turo si sentì persino abbastanza a suo agio da osare, con un commento che forse avrebbe tenuto solo per i suoi amici più stretti.
    Enfasi sul forse.
    «Mhhh penso proprio che non lo farò! diventerei troppo popolare e non avrei più tempo per te»
    «impossibile,» affermò, bicchiere lasciato libero e vuoto sul bancone, e busto ora ruotato in direzione di Rain, «mi adori troppo e faresti carte false per passare del tempo con me»
    Ci fu un momento, seppur effimero e dalla durata di un battito di ciglia, in cui l'insegnante non provò la sensazione di familiare disagio nell'essere andato troppo oltre; un istante in cui finse, mentendo persino a se stesso, di essere una persona normale e funzionale e spensierata, una a cui battute simili uscissero naturali e prive di imbarazzo.
    Poi, quella sottile patina di normalità cedette sotto il peso di una realtà ben più ingombrante, e lo stomaco si chiuse al pensiero di ciò che aveva detto, ciò che avrebbe potuto erroneamente far intendere, e l'ex serpeverde si sentì avvampare le guance, consapevole di aver acquistato un colorito di qualche sfumatura più rosso, nonché di aver appena fatto la figura dell'idiota.
    Tornò in fretta sui suoi passi, passando una mano sulla nuca con fare impacciato, e scusandosi col ministeriale. «non-non intendevo… cioè… scusa, io– non–» per un attimo, desiderò di avere un bicchiere pieno di qualsiasi-alcolico-disponibile, per avere una scusa con cui distrarsi (e nella quale affogare); ma c'erano solo lui, Rain, e l'enorme imbarazzo di un ventenne che non aveva ancora capito affatto come stare al mondo, e in mezzo alla gente.
    Sospirò; uno sbuffo d'aria che sapeva più della sconfitta che altro, e abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia.
    Per sua fortuna, erano già pronti a cambiare argomento — e sperava non sarebbero mai tornati alle sue parole idiote.
    «sempre torturatori ma, voglio avere più esperienza in tutto»
    Fu più forte di lui, l'istinto di dischiudere le labbra in una O incredula, e le palpebre a battere più volte per mettere a fuoco la figura dell'ex compagno di dormitorio. Che razza di dannato tumore aveva quella società, per far sì che specializzarsi nel torturare la gente fosse una scelta di carriera assolutamente normale? Turo non l'avrebbe mai capito, né mai condiviso; probabilmente, proprio per questo, sarebbe durato molto poco in quel mondo.
    La sua data di scadenza era già applicata sulla confezione, lo sentiva, ma per sua fortuna non era ancora riuscito a trovarla; dubitava gli sarebbe piaciuto sapere il momento esatto della sua morte, ma non voleva dire non sapesse fosse già lì. Forse era per quello che viveva sempre trattenendosi, per paura di lasciare poi qualcosa di incompleto dietro, al momento della sua sparizione.
    Dopo interminabili silenzi, durante i quali aveva solo osservato Rain prendendosi del tempo per cercare di capire cosa potesse spingere un giovane intelligente, e di buona famiglia, come l'Hunt, a macchiarsi di atrocità come quelle – salvo poi ricordarsi che lo stesso Turo, solo pochi mesi prima, aveva puntato la pistola contro innocenti pronti a combattere una guerra non loro – abbassò lo sguardo.
    Non sapeva come dire all'altro che quella particolare scelta lo preoccupasse, e spaventasse, in maniera esagerata; non poteva nemmeno dirgli che fosse in disaccordo, perché chi cavolo sei, Turo, per giudicare le scelte altrui; ma non poteva nemmeno fingere che andasse tutto bene, che quella consapevolezza non lo facesse rabbrividire almeno un po'.
    Non era mai stato bravo a mentire, e le sue espressioni erano sempre troppo aperte, oneste e sincere, per nascondere ciò che realmente provava. Immaginava che Rain non avesse difficoltà a leggere tutte quelle preoccupazioni sul suo viso, nei suoi occhi, ed era per questo che non si azzardava ad alzarli, per incontrare i suoi.
    «capisco…» non capiva; non capiva assolutamente. «sembri avere le idee molto chiare,» che non era un'accusa, né una frase invidiosa; semplicemente la speranza di star sbagliando, e capire che l'altro stesse semplicemente… sondando il terreno, facendo delle prove, sbagliando, prima di rendersi conto che quella scelta di carriera fosse orribilmente sbagliata.
    turo
    hendrickson
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  3. .
    bio. // ıɥɔɔo ılɓɐ ǝlıqısıʌuı ǝ̖ ǝlɐızuǝssǝ,l
    - 17.14 - 03/03/2024
    Voi ci credete nell'hotel scomparso nel nulla? 😳 Io ho delle #Teorie 🧐🤔
    COMMENTS RETWEETS LIKES


    Il TWIZARD è la nuova piattaforma magica che ha sostituito twitter dopo il ban del Ministero.
    Potete rispondere e partecipare alla discussione utilizzando il seguente codice.
    NDA: Le interazioni sono tutte on gdr, quindi potrete rispondere anche con più personaggi, se hanno cose diverse da dire. Fanno ovvia eccezione i dispersi del 24 Febbraio.

    HTML
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  4. .
    hans belby
    13.01.2004
    malmö , swe
    L'aveva visto di nuovo.
    L’aveva visto di nuovo: per quanto cercasse di scacciare l’immagine dalla mente, era sempre lì, che fosse sveglio o che provasse (inutilmente) a dormire.
    Le immagini erano sempre lì, impresse dietro palpebre strizzate tra loro, con ferocia e disperazione, e marchiate a fuoco nel libro dei ricordi che aveva pian piano ricominciato a scrivere. Erano lì, e così anche lui — fermo, seduto sul selciato fuori dal resort, con gli occhi fissi sull'intera struttura che si stagliava sul promontorio contro le prime luci del tramonto. Una struttura discretamente grande, su tre piani, con più stanze di quante potesse (o volesse) contare; una struttura che, a vederla da fuori, sembrava solida e stabile, ben piantata nelle sue fondamenta sin dal giorno della sua apertura, svariati anni prima come indicava l’insegna all’entrata.
    Non avrebbe saputo dire, né allora né oggi, come ci fosse arrivato fin lì — forza della disperazione, probabilmente. O paura che Twat lo prendesse a calci nel culo se non avesse corso veloce come mai in vita sua pur di uscire di lì. Terrore di riaprire gli occhi e rendersi conto fosse tutto un sogno, che nessuno fosse arrivato lì per salvarli.
    Quale che fosse stata la sua ragione in quel momento, Hans non aveva perso nemmeno un attimo a pensarci su, e non avrebbe mentito a se stesso dicendo di averlo fatto: non aveva mai avuto un grande istinto di sopravvivenza in sé, ma persino lui aveva saputo subito che rimanere lì fosse da folli. Da idioti. Certo che sarebbe andato via; aveva mai avuto forse la possibilità di compiere una scelta diversa? No, mai; non lui.
    In qualche modo, comunque, sulle sue gambe o forse guidato da chi era riuscito ad uscire precedendolo, era arrivato fuori; e, seduto, aveva osservato il Lotus per interminabili minuti. Cos’altro (poteva) aveva da fare? Non poteva tornare a casa, quando non sapeva nemmeno dove si trovasse e quanta distanza ci fosse dalla sua attuale posizione a New Hovel; e poi, l'aveva saputo subito che non sarebbe stato in grado di farlo da solo.
    E poi, anche volendo, anche potendo, non avrebbe potuto far ritorno lo stesso — non senza gli altri.
    Lo aveva visto di nuovo, accarezzato dalle luci rossastre del tramonto: il portone d’ingresso con il fiore di loto intagliato, e aveva atteso che Twat e Mac lo varcassero per raggiungerlo. Loro, perché degli altri Hans non aveva nemmeno registrato la presenza; nei suoi pensieri, densi come melassa, faticavano a starci tutti. A malapena ci stava lui<i>.
    Lo aveva rivisto, occhi spalancati nel buio di camera sua, il fiato corto come in quei lunghissimi istanti in cui, fuori dal Lotus, aveva atteso. E atteso. <i>E atteso
    . Ma il momento non era mai arrivato, e Hans se ne era rimasto lì, ginocchia strette al petto nel vano tentativo di scaldarsi e di proteggersi e di convincersi che andava tutto bene anche quando non andava bene un cazzo, e aveva osservato incredulo l'intero resort sparire davanti ai suoi occhi.
    L’aveva visto, ma non lo aveva necessariamente capito subito. La sua mente si era rifiutata di processare, di elaborare.
    Di accettare.
    Per un attimo, o forse per ore era stato certo di averlo solo immaginato; doveva essere stata un'allucinazione, no? Per forza, gli edifici non sparivano nel nulla da un momento all'altro. Non sarebbe stata certo la prima volta che Hans Belby vedeva qualcosa che non c’era — più. Che non c’era più.
    Ci era voluto un po’ più del necessario per far sì che quel pensiero mettesse radici e prendesse forma nella sua testa e, tutto sommato, se non fosse stato Hans, sparito lui stesso in circostanze misteriose poco più di un anno prima, e con la sua buona dose di esperienze inspiegabili e ai confini della fottuta realtà alle spalle, probabilmente ci avrebbe messo ancora un minuto in più per arrivare alla realizzazione che fosse tutto vero.
    Sobrio, non sobrio; non importava. Sapeva quello che aveva visto, ma rimaneva comunque difficile credere che fosse successo davvero. Non voleva accettarlo.
    Persino così, sdraiato nel letto con gli occhi chiusi e strizzati così forte da riuscire persino a vedere giochi di luci scoppiare dietro le palpebre serrate, aveva sperato fino all'ultimo di esserselo immaginato; persino dopo giorni, ancora una parte di lui provava a crederci.
    Uno scherzo della sua già provata psiche, si ripeteva, dettato dagli eventi, e dagli apparenti dieci giorni di prigionia di cui non aveva memoria, e della droga somministrata senza il suo permesso.
    C’erano così tante motivazioni che avrebbero potuto giustificare tutto quanto. Motivazioni alle quali Hans aveva cercato di appigliarsi con tutto se stesso per rimanere sano. Aveva immaginato tutto — glielo avevano detto – a lui, a loro, agli sfortunati (o fortunati, a seconda dei punti di vista) sopravvissuti. – e a momenti alterni ad Hans piaceva credersi abbastanza stupido da crederci. Avrebbe fatto meno male.
    Eppure, ricordava come quel maledetto giorno, quando aveva riaperto gli occhi – senza nemmeno rendersi conto di averli chiusi –, di fronte a sé aveva trovato solo il vuoto laddove avrebbe dovuto riconoscere la forma del resort svanito nel nulla.
    E il silenzio, rotto solo dal respiro pesante — lo stesso di quella mattina (e molte altre precedenti), nel suo letto, al risveglio dall’ennesimo incubo.
    L’aveva visto di nuovo.
    Aprendo gli occhi di soprassalto e scrollandosi di dosso le coperte, il suo primo pensiero era stato, familiare e per un attimo confortevole nella sua possibilità di essere per davvero, che avesse immaginato tutto.
    Che se lo fosse inventato.
    Qualcuno gli aveva dato del pazzo – ha chiaramente dei problemi, hai sentito che di recente è stato ricoverato per un'overdose? non il più affidabile, chissà cosa gli frulla nella testa, cosa non si fa per un po’ di attenzioni – ma Hans sapeva ciò che aveva visto. Lo sapeva. E ne aveva la conferma ogni volta che, come in quel momento , scivolava fuori dalla sua stanza e andava a bussare a quella di Twat senza ricevere risposta.
    Per giorni aveva resistito all'impulso di aprirla e infilarsi dentro, tenendo fede al tacito patto stretto tra i due special di non azzardarsi mai troppo oltre la linea di confine che entrambi avevano tracciato per la necessità di avere i propri spazi — patto che l'emocineta aveva rotto a causa di forza maggiori, l’anno prima, assumendosi di fatto l'ingrato compito di guardiano di Hans.
    Ma lui che diritto aveva di intrufolarsi nella stanza di Twat durante la sua assenza? Nessuno.
    Farlo, inoltre, avrebbe significato darla vinta ai pensieri intrusivi che suggerivano che l'altro non sarebbe più tornato.
    Era tutto diverso, in quell'occasione.
    Ogni volta che Twat aveva qualcosa da fare (e Hans non chiedeva mai cosa, non era affar suo saperlo) lasciava sempre scritto un messaggio — mai una data di ritorno, ma sempre una nota che facesse credere in un rientro. Prima o poi.
    non finire i miei biscotti
    ho scaricato il film di cui parlavamo
    lezione mercoledì sera
    Piccole cose, che il Belby spesso ignorava perché fuck you twat, mangio i biscotti che voglio quando voglio pur sapendo che non lo avrebbe fatto — era comunque un modo come un altro che spingeva l'empatico a credere che l'amico sarebbe tornato. Prima o poi.
    C'era solo un biglietto che non aveva mai aperto, e Twat glielo aveva dato mesi prima, dopo il rientro di Hans a New hovel post riabilitazione, ed era stato accompagnato da poche parole e da una stretta così forte intorno al braccio dell'allora ancora pirocineta, che Hans aveva saputo subito contenesse qualcosa di importante.
    «nel caso dovesse succedermi qualcosa» e il Belby aveva sentito l'irrefrenabile voglia di alzare gli occhi al cielo e commentare con un secco «cosa mai dovrebbe succederti» — ma era più intelligente di così e sapeva che le possibilità fossero infinite, in un mondo come il loro. Lui, poi, che era la prova lampante che gli incidenti o le sparizioni misteriose potevano capitare in qualsiasi momento, pur senza volerlo.
    Pur credendo, scioccamente, che non sarebbe mai servito. L'aveva accettato, e l'aveva messo via, credendo fermamente che non ne avrebbe mai avuto bisogno; di tutte le (poche) persone che gravitavano intorno alla sua orbita, l'ultima che Hans avesse mai immaginato potesse andare via, quella era stata Twat. Gli avvenimenti del Lotus avevano dimostrato l'esatto contrario, e avevano lasciato uno squarcio nel petto dello special, e un vuoto che andava ben oltre il silenzio che sentiva prevenire oltre la porta chiusa della stanza dell’amico.

    Non aveva perso tempo a confrontarsi con nessuno di quelli lasciati indietro — perché, onestamente, chi cazzo siete. Non li conosceva, e non aveva voglia di imparare a farlo solo perché si sentiva in dovere di, avendo condiviso qualcosa. Aveva già troppe amicizie nate in seguito a traumi, grazie tante.
    Erano confusi i ricordi che l'avevano accompagnato dal Lotus, a Londra. E poi di nuovo a New Hovel. Ricordava vagamente di aver visto Dominic — era lì per la sua amica, quella rossa e col carattere troppo irruento per far sì che Hans la trovasse gradevole e di compagnia. Aveva visto le facce dei suoi vicini nel quartiere special e aveva letto sui loro visi domande di ogni tipo, a cui aveva lasciato che rispondesse il suo aver fatto ritorno. Aveva ignorato tutto il resto, perché non aveva risposte da dare ai continui dove sono finiti di Joey, o di Gaylord, o di Taichi. O di chiunque altro provasse a fermarlo per chiedergli qualcosa. Pochi, è vero; dopotutto, era un pazzo. Gli edifici non svanivano nel nulla.
    Aveva passato più tempo in casa di quanto avesse creduto possibile, fin quando l'aria e il silenzio non si erano fatti opprimenti. Orion, sopravvissuto a quei pochi giorni di solitudine tra la partenza di Twat e il ritorno di Hans, era stato felice di avere nuovamente qualcuno contro cui premere il muso umido, un petto su cui acciambellarsi per riposare. Era stato forse la ragione per cui Hans aveva resistito qualche giorno anziché qualche ora, prima di non farcela più e uscire da lì come se ne andasse della sua sanità mentale.
    (Era esattamente così.)
    Doveva allontanarsi, o avrebbe ceduto e messo sottosopra la camera di Twat per trovare dell'erba che, lo sapeva, era nascosta da qualche parte in quella casa; non poteva credere che l'amico si fosse sbarazzato di ogni cosa, solo per non dare a lui modo di cadere nella tentazione di provarci di nuovo. Era combattuto a metà tra il desiderio di scoprire se si fosse sbagliato o meno, e quello di non darla vinta a una dipendenza che aveva passato l'intero anno precedente a combattere.
    Piuttosto, aveva afferrato un quadernino dal cassetto in cui l'aveva rilegato anni prima, aveva messo il guinzaglio ad Orion ed era uscito, senza una meta.
    Meta che, svariati minuti (od ore; non era troppo affidabile quando si trattava dello scorrere del tempo) si era rivelata essere il giardino pubblico di Diagon Alley, con i suoi viali alberati e le panchine e fin troppi passanti per essere una mattina random di una giornata altrettanto random, e gelida.
    Trascinato da un Orion entusiasta di vedere finalmente altri esseri umani e canini, e dall'avere la compagnia di qualcuno che non fosse solo ed esclusivamente Hans (comprensibile), lo special ignorò perlopiù chiunque incrociasse il suo cammino (una delle sue specialità) fino a trovare una panchina libera e in disparte, dove riposare le gambe stanche. E fumarsi una sigaretta — un'alternativa banale e poco soddisfacente a quello che avrebbe desiderato davvero, ma doveva farsela bastare.
    Gli occhi, intanto, evitavano con cura di posarsi sul quaderno che aveva arrotolato e stretto nel pugno, incapace di iniziare anche solo a pensare qualcosa da scriverci; sapeva non dovessero essere necessariamente frasi coerenti, e che lo scopo di quell'insieme di fogli fosse proprio quello di accogliere i suoi pensieri così come nascevano, confusi e ingarbugliati e sbagliati e distorti, ma aveva ancora problemi, anche dopo tutti quegli anni, a credere potesse essere una vera soluzione.
    Ma, d'altronde, cos'altro gli rimaneva?
    hogwarts
    ivorbone
    special bornempathneutralmessed up

    what a shame we all remain,
    such fragile broken things,
    i question every human
    who won't look in my eyes;
    scars left on my heart
    formed patterns in my mind.


    indovinate? Role libera.
    Sorry not sorry, avevo bisogno di elaborare.
    Potete avvicinarvi (per accarezzare il cane.) ma non è detto che Hans dia segni di vita, non posso promettere nulla. Se siete dei sopravvissuti al Lotus come lui, stategli lontano (cosa?cosa.)
    Scherzo.

    Forse.
  5. .
    dylan kane
    LO$ER=LO♡ER
    TXT
    I say r u n,
    laugh like you’ve gone mad,
    time to say goodbye to tears.
    La situazione non era delle migliori per nessuna delle parti coinvolte, e Dylan se ne rendeva conto, ma ciò non le impediva di sentirsi comunque offesa e oltraggiata dal fatto che Rain la ritenesse l'unica responsabile o, ancora peggio, una stupida.
    Sì, ok, tecnicamente era stata lei a travolgerlo per via della sua sbadataggine e per una svista, ma non era la fine del mondo, no?! Si era anche scusata! Trovava quindi il «L'ho notato sai?» dell'altro superfluo, e detto solo ed esclusivamente per sottolineare qualcosa che entrambi già sapevano (che Dylan fosse una persona facilmente distraibile e sbadata) e non apportasse alcuna critica costruttiva a lei come persona, o alla situazione. Perciò: buhhh!
    Gonfiò le guance e strinse le labbra, pronta a replicare a tono perché era una persona adulta adesso e non più una bambina, non dovevano più dirle cosa fare o come farlo o quando farlo e chi era lui per sgridarla!!, ma le successive parole di Rain la obbligarono a ritrattare, sgonfiando l'espressione sul viso paffuto come un palloncino che avesse perso improvvisamente tutta l'aria contenuta al suo interno.
    «Fa niente, ho esagerato»
    Oh. Oh?
    Uh… uh. Wow. Che cambio repentino di atteggiamento?! Quindi la tattica del labbruccio tremulo funzionava davvero?!?! Chi l'avrebbe mai detto — Dylan la tentava spesso, ma era raro che funzionasse con le persone che la conoscevano bene, e di certo non comprava Joni o, figuriamoci, Kiel con le sue espressioni da cucciolina, quindi il fatto che avesse funzionato con Koreain era davvero una magia.
    Gli sorrise, felice e contenta di averlo calmato (cosa) e si azzardò persino ad offrire una mano perché – Dylan being Dylan – non era felice se non rovinava ogni cosa, specialmente dopo averle appena (in qualche inspiegabile modo) sistemate.
    «sto bene!» e poi «Assolutamente no»
    Cosa… cosa.
    Ugh?! Ma che diceva, era chiaro che non stesse bene, c'era qualcosa che gli faceva male (oltre all'orgoglio, evidentemente.) e si capiva dall'espressione sofferente a marcare i tratti asiatici; Dyl lo avrebbe preso di forza, se fosse stato necessario, non poteva accettare che soffrisse per colpa sua!!! E non esistevano cose come tossicità mascolina nel mondo della Kane, era stata abituata troppo bene da Kaz e Gaylord. Non lo accettava!!
    Per fortuna di Rain, però, le priorità della rossa vennero in fretta scombussolate dal suo averlo riconosciuto come Mr. Giugno. E di lì, tutto in discesa.
    Vide chiaramente il viso di Rain distendersi, e l’espressione farsi più solare e raggiante: com’era bellino!! PROPRIO UN IDOL!!!!!!!
    «Certo!»
    Non riuscì a trattenersi, e squittì un «oddio?!?!?!» con tanto di pugnetti davanti alla bocca, al settimo cielo: il suo secondo autografo sul calendario! YAY!!!!
    Non perse altro tempo a gongolare, ma si affrettò a ficcare la testa nella borsa, per rovistare al suo interno alla ricerca del calendario e dell'astuccio con le penne glitterate (ovvio – sempre le penne glitterate). Quando le ebbe recuperate, schiaffo il calendario sulle gambe di Rain e si mise alla ricerca della sua penna preferita (quella azzurra), che poi allungò al ragazzo con gli occhi che luccicavano per l’entusiasmo che non stava nemmeno provando a contenere. «mi chiamo dylan!!!! puoi farlo a nome di dylan!!!!!!» ovviamente… «e sono una cacciatrice!!! lavoro con Akelei Beaumont!!!! cioè… lavoro per Akelei Beaumont, immagino ci sia una differenza, ma!!! C’È ANCHE LEI SUL CALENDARIO LO SAI????» duh, certo che lo sapeva, come poteva non farlo?!?! AKELEI ERA LA PIU’ BELLA E SPECIALE DI TUTTI!!!!! IL SUO CAPO!!!!!! «guarda, te la faccio vedere!!!!!» e gli avrebbe strappato il calendario dalle mani, per tornare indietro fino al mese di aprile, e mostrarlo all’Hunt. «GUARDAAAAA.» Dylan biggest Akelei fan ever.
    sugarcubesinadauntlesscake
    I have more ships than the navy

    gifs: gifsbysymphony
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
  6. .
    Lotus Mirage Resort - the end
    i'm not hard to see throughmy eyes are on the prize
    Abbiamo deciso di contare 10 PE a post, perché l'esperienza può essere stata breve e concentrata ma l'impegno è stato invidiabile. i punti esperienza vanno a tutti i gruppi indipendentemente dal pg con cui avete partecipato, e vanno ritirati entro e non oltre il 15 marzo. Mi raccomando.
    Ovviamente se non vi tornano i calcoli fate un fischio: la matematica non sarà mai il mio pensiero.

    BEA: 4 40
    ELI JR: 4 40
    SARA SR: 7 70
    LELE: 9 90
    ROB: 6 60
    PULCE: 3 30
    NYX: 4 40
    SARA VJ: 3 30
    VINS: 12 120
    MATTIA: 3 30
    ISE: 14 140
    GIADA: 8 80
    LIA: 6 60
    PANDI: 8 80
    MATTEO: 2 20
    ALICE: 3 30
    VIO: 5 50
    Ebbene.
    E dunque.
    Eh.
    Che dire, follettini e follettine: anche questo evento è giunto al termine. Un'esperienza bellissima, poco traumatica, dai risvolti felici! Buon San Valentino, am I right?
    Ahah, scherzi a parte.
    Grazie a tutti per la partecipazione, i fati bellissimi sperano vi siate divertiti tutti in questi giorni di panico ed incognite!
    Alla prossima fantastica, meravigliosa ed entusiasmante avventura! Fate bei sogni :)
    Fati out.
  7. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    Pyrokinesis
    13.11.2003
    Amaranth Nott
    Milo Lackadaisical

    Ingenuamente, Milo credette alle parole di Rain, portatosi più vicino. Non voleva vedere le pupille dilatate negli occhi dell'altro, voleva credere che quello strano momento d'affetto fosse dettato solo dall'amore, dalla voglia di rivedersi, recuperare il tempo perso e non da qualche droga iniettata da chicchessia.
    Inspirò il profumo del minore sperando che bastasse per allontanare quello ferroso del sangue ma senza successo. Quello che gli fece dimenticare dov'era e cosa stava facendo, invece, fu proprio il bacio che Rain gli scoccò! E pure quello dopo! Ora non solo il tizio del bagno, ma ora c'erano davvero molti più testimoni a poter confermare che aveva il ragazzo! Signor Giudice metta a verbale haha.
    «Potresti solo...» Rain era già bello che andato, ma non fu solo per questo che fermò a metà la frase: con che coraggio stava per chiedere al Pavor di essere meno violento, quando con quella bacchetta anche lui toglieva vite? Il Gratta et Netta era un incantesimo davvero s p a v e n t o s o!
    Si rigirò il catalizzatore tra le dita mentre negli occhi rivivere la brutta fine di Gertrude. Mise via la bacchetta nella tasca e poi iniziò a vagare superando pezzi di qualcuno, un ammasso grumo di sangue, quello che riconobbe essere un dito medio che sembrava proprio messo lì a posta per mandarlo a fanculo... un po' come aveva fatto Roxie, ma lei aveva ancora tutta la mano attaccata, e pure tutto il resto del corpo!
    Raccolta la palla, si mise in un angolino e sembrò accarezzarla, mentre la faceva girare fra i palmi, tastandone l'aderenza coi polpastrelli. Quando fu pronto, la lanciò in aria senza perderne il contatto e quando raggiunse il punto più alto, i piedi di Milo si mossero a sua volta.
    Uno. Due. Tre.
    Tre passi e poi con le ginocchia ben piegate fece uno stacco da terra e volò in cielo maremma maiale che manco Aang, e da lassù, con il braccio impegnato a stendersi per aumentare la potenza di tiro, Milo vedeva tutto. Tutto. Poteva quasi toccare il soffitto alto poco e un cazzo ma va bene così, facciamo finta siano almeno 10 metri. Un' aquila.
    Vide le raffiche di colpi scagliati sui nemici, e quelli che ormai gli ultimi rimasti cercavano di sferrare a loro volta. Nello specifico vide Ama sparare dalla sua Calibro 9 22 e salteremo la parte in cui piange dentro perché vede una pazza col MACHETE* correre al nemico, ho poco tempo e vorrei finire la canna con calma (nooo postale, il mio pg, dico).
    Milo dopo almeno 13 puntate in cui era in aria a calibrare il tutto, schiaffò la palla che come un raggiomissile si diresse contro Vanya.
    Che miniquest incredibile. Che gdr meraviglioso, grazie a tutt*!! ❤️
    Anche la più bella rosa diventa appassita,
    Va bene, ti aspetto, ma non tutta la vita.
    Ti giri un momento, la notte è finita,
    Le stelle già stanno cadendo 🎶


    (2) DIFESA ADRIAN (ama + roxie + nahla): spara perché non ho fantasia :') 11!!
    (5) DIFESA LENA (ama + cory + nahla): vedi sopra parte 7482
    (4) DIFESA MIS (clay + cory + styx):
    ATTACCO VANYA (milo + clay + nahla): schiacciata
  8. .
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    HEMOKINESIS
    DEATHEATER
    ROXANNE O'DEATH | riddikulus
    NON HO TEMPO DI FARE NUOVI SCHEMI SO QUI ABBIAMO ROXIE E REMì

    «ordini? oh no no no. il mio era un consiglio, faccia come vuole. piuttosto, vuole anche lei una granata?» mah, alla fine se sapevi cosa piacesse a Roxanne, non era tanto difficile non starle sul cazzo. Regalarle delle armi per far esplodere persone e cose? Quella sicuro era la giusta via. «ti pare la faccia di una che non vorrebbe una granata? che domande sono.» Certo che la voleva. No, non l'avrebbe lanciata lì dentro, anche se l'intrusive thought si far saltare tutti in aria era sempre presente ma non era così stupida da far saltare in aria anche se stessa con gli altri. Non aveva manie di suicidio lei, solo di omicidio. Si rigirò la granata in mano, notando lo smile attaccato su e fece un sospiro prima di intascarla. L'avrebbe lanciata dopo per demolire quel posto o l'avrebbe tenuta in casa come souvenir. Quando rialzò gli occhi, la faccia di rain stava per essere mozzata, lo aveva visto ben prima accadesse perchè Rain era proprio in traiettoria e non sembrava aver notato niente. Si avvicinò lentamente e non fece niente fino all'ultimo, tirandogli un calcio per cercare di abbassarlo il tanto che bastava per vedere - si sperava - un ciuffettino di capelli cadere. «ma che razza di pavor sei se non riesci manco a guardarti le spalle» ma dove li raccattavano sti pavor ultimamente? Se solo le fosse interessato minimamente andare a lavorare per il Ministero, lei sarebbe stata probabilmente molto più competente di tutte le persone che ci lavoravano. «dovresti andare ad affogare la faccia nella vasca da solo dalla vergogna» disse quella a cui avrebbero salvato il culo poco dopo giusto perchè aveva perso tempo ad insultare quel deficiente di Rain. Ma lei ci avrebbe rimesso solo un polso - ed era ambidestra - al massimo mentre lui la testa, sarebbe stato worth it lo stesso. Lasciò Rain nella miseria di se stesso e andò invece verso Vanya alla quale face semplicemente uno sgambetto, sperando che cadesse pure di faccia questa volta.

    Quando aveva capito che quello non fosse un Oblinder come gli altri perchè non solo era stato selezionato ma era pure stato preso in ostaggio, Remì aveva sorriso perchè significava solo una cosa: la sua ora era finalmente giunta. Era un po' combattuto perchè voleva morire ma non che lo facessero gli altri in quella stanza quindi era felice ma non così tanto ecco. Poi erano arrivati i loro salvatori o almeno i salvatori degli altri perchè Remì non era quel tipo di persona per cui qualcuno impiegava tempo a cercare e salvare. Probabilmente lo avevano dato per finalmente morto già dal primo giorno scomparso a Hogwarts e nessuno aveva battuto ciglio, per sua sfortuna però non era ancora morto. «a qualcuno serve uno scudo umano? mi offro volontario come tributo» avrebbe accettato trivellazioni, incantesimi, bastonate e le avrebbe prese anche bene nel suo completo da burlesque. Qualcuno lì doveva pur avere quel kink. Era disposto ad avverarlo !! Basta che si fossero mossi di lì. «VI DO UNA MANO» prese il pugnale caduto a uno dei nemici e lo soppesò. Doveva andare bene, era pure comodo qualora volesse pugnalarsi il petto. Chissà se poi se lo sarebbe potuto portare anche a Hogwarts. «da me o prendete tutto o niente, la mano solo se mi volete sposare» arrossì poco dopo averlo detto, rendendosi conto di non averlo solo pensato. Se tutto andava bene, nessuno l'avrebbe sentito, tanto erano tutti troppo pressi a combattere o pensare ad amici e familiari da salvare. Manifesting. Saltà sulla schiena di Idris e sorrise. «posso farti un tatuaggio?» e cercò di disegnargli una stellina "u tried" sulla schiena perchè ci aveva davvero provato ad ammanettarlo e farlo fuori - e lui lo apprezzava - ma ancora una volta l sua maledizione aveva colpito ancora.
    E se in giro è tutto un manicomio
    Io sono la più pazza che c’è, che c’è
    Io sono pazza di me, di me
    E voglio gridarlo ancora
    Non ho bisogno di chi mi perdona
    io, faccio da sola, da sola


    HTML
    <b>(3) DIFESA RAIN (clay + roxie):</b>
    <b>(6) DIFESA ROXIE (twat + reggie + styx):</b>
    <b>(11) DIFESA TWAT (twat + reggie + styx):</b>
    <b>ATTACCO IDRIS (remo + remì + cory + reggie):</b>

    <b>(2) DIFESA ADRIAN (ama + roxie + nahla):</b>
    <b>(5) DIFESA LENA (ama + cory + nahla):</b>
    <b>(4) DIFESA MIS (clay + cory + styx):</b>
    <b>ATTACCO VANYA (milo + clay + nahla):</b>


    REMI' PRENDE UN PUGNALE

    (3) DIFESA RAIN (clay + roxie): tira un calcio a rain per farlo abbassare
    ATTACCO IDRIS (remo + remì + cory + reggie): gli disegna una stellina u tried sulla schiena con il pugnale

    (2) DIFESA ADRIAN (ama + roxie + nahla): sgambetto a Vanya
  9. .
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    1999 | chef | dork
    2003 | doctor | emok.
    remo linguini
    tvättbjörn cömmstaj
    E quindi quella era la sua vita, la sua strada – l’Aureliano di TBM, tanto la vela di Tor Vergata ce l’aveva a cinque minuti di macchina: tutto perfettamente accurato ed on character, gli mancava solo l’impero della droga ma su quello ci avrebbe potuto tranquillamente lavorare una volta uscito di lì. In fondo, aveva già il bar di Ginevra come lavoro di copertura.
    «dimmi se sei un uomo… vero… un pistolero…» tanto, dissociazione per dissociazione, tanto valeva prenderla a bene – che a prenderlo di dietro era un attimo: cazzo in culo non fa figli eccetera eccetera. Rivolse uno sguardo a Regina, dannatamente serio, e le fece cenno con l’indice sul proprio orecchio di ascoltare attentamente: già a Kredic aveva avuto modo di darle una prima infarinatura sulle leggende metropolitane del Bel Paese su Baby K e Giusy Ferreri, era il momento di portare l’istruzione al nuovo livello. «sai già dove mirare… amore criminale-eee.» un suggerimento su come usare quella pistola? Forse.
    La cosa bella è che Remo Linguini, a parte attaccare, non avrebbe fatto assolutamente nulla in quel lasso di tempo.
    «mi chiami e non rispondo su facetime, ho un bikini solo per te, ma non mando foto in direct» quindi, sì: avrebbe vagato per la stanza, roteando la semiautomatica tenendola per il grilletto con l’indice. Contributi importanti, i suoi. «non faccio mai la fila per il club, ti raggiungo dentro al privé, ma tu parli solo di te!» particolarmente preso a bene, si piegò sulle ginocchia per canticchiare allegro ad uno dei nemici ammazzati poco prima: aveva chiaramente l’aria (deceduta) di un narcisista patologico. «hai castelli di carte di credito, mi dai tutto quello che ti chiedo,» uno sguardo a Cory, richiamando a sé la fratellanza criminale appena instaurata. «promettimi l’oceano pacifico, il circolo articooo!»
    Per inciso, e per onor di causa: non era intonato. Non spaccava i timpani alla gente, ma aveva sempre e solo cantato i cori dello stadio – e lì, la tecnica vocale non serviva così tanto.
    «ma dimmi se sei un uomo, vero, un pistolerooo!» cercò di passare un braccio attorno al collo di Twat, ma il norvegese non stava vibando con lui – era piuttosto impegnato a coagulare il sangue nelle gambe dello gnomo con l’ascia, e gli puntò un sai alla gola molto più esplicativo di tante parole. Al ché, dato che non voleva farsi ficcare quell’arma nei bulbi oculari come aveva già visto succedere, retrocedette. «poi dimmi una bugiaaa» a quel punto, prese sotto la sua ala Rain e Cory, che gli sembravano molto più disposti a dargli corda, e passò attorno alle loro di spalle le braccia. «per farmi solo tuaaa» stampò un bacio sulle guance di entrambi, e si rigettò in pista. «cercavo solo un uomo, vero, un bandolerooo che mi rubi il mareee» arrivò da Reggie, e posò il gomito sulla sua spalla. Un cenno del capo verso Idris, ed un sorriso. «amore criminaleee.»
    E dunque.
    «te amo,» caricò la pistola (si caricano le semiautomatiche?, domanda lecita – ma tanto il Linguini lo fece unicamente per la coreografia).
    «te quiero,» sollevò l’arma, e socchiuse un occhio per prendere la mira.
    «tequila e sparò in testa all’uomo.
    E sono solo uno dei tanti
    Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
    Che non riesce più a fidarsi degli altri
    Con una mano mi abbracci e con l'altra mi ammazzi


    DIFESA ROXIE: trombo alla gamba destra!
    DIFESA TWAT: trombo alla gamba sinistra!
    ATTACCO IDRIS: spara in testa

    CODICE
    <b>(3) DIFESA RAIN (clay + roxie):</b>
    <b>(6) DIFESA ROXIE (twat + reggie + styx):</b>
    <b>(11) DIFESA TWAT (twat + reggie + styx):</b>
    <b>ATTACCO IDRIS (remo + remì + cory + reggie):</b>

    <b>(2) DIFESA ADRIAN (ama + roxie + nahla):</b>
    <b>(5) DIFESA LENA  (ama + cory + nahla):</b>
    <b>(4) DIFESA MIS  (clay + cory + styx):</b>
    <b>ATTACCO VANYA (milo + clay + nahla):</b>


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    rebel & geokinetic
    rebel & kinetikinetic
    murphy
    clay

    nemico: attacca con le ombre
    clay: i pretend do not see it.
    sicuro come l'oro, se mis non fosse intervenuto tempestivamente clay avrebbe fatto un tuffo olimpionico in piscina, e lì che poteva dire se sarebbe annegato o meno.
    se si guardava solo alla sua volontà, forse dubbio veniva.
    «hhhhhhh grazie» ed era davvero grato per essere ancora vivo, ma esprimersi con la bava del jacksson che gli gocciolava in bocca era un'esperienza così intima da sconfinare dentro molti confini. troppi, perché clay potesse ragionare e comportarsi come un adulto™ — dire all'altro di evitargli un trauma cranico, la prossima volta. ma è solo un esempio. invece si limitò a sollevare la mano destra per fargli un grattino dietro l'orecchio peloso, e in quel momento il cervello del Morales realizzò di non aver colpito il pavimento forte quanto si era aspettato.
    qualcuno lo aveva afferrato, proprio all'ultimo secondo.
    istintivamente, piegò la testa riccia all'indietro roteando gli occhi all'insù « Stai bene, piccino? » oh my. clayton nella sua principessa era. o magari più Oliver Twist che chiede una seconda scodella di zuppa, ma perché dirglielo e rovinare così un sogno proibito? «eh???» gli ci vollero ben dieci secondi per trovare l'amor proprio perduto e rimettersi in piedi; qualcuno in più per scrollare via i peli di mis e asciugare la saliva dalla faccia «ah si, certo. sto benissimo. grazie per avermi preso» aveva visto film che cominciavano così, il cinetico — romcom ovviamente, lo specifico per voi malpensanti. « Ciao cagnolino!!! Ma sei venuto a salvare degli ostaggi con anche il tuo cagnolino? Ma che cosa carina, come Belle e Sebastien... » se possibile (e non lo era) ancora più confuso di prima, clay aprì la bocca per tentare una spiegazione, ma poi decise che non era il caso. chi era lui per infrangere la visione™ di Selena?
    soprattutto se lei nel mentre gli dava piccole pacche di incoraggiamento sulla spalla, facendolo sentire estremamente combattuto: comportamento da mamma (creepy) vs bella ragazza troppo grande per lui che lo vede solo come uno sgagnetto.
    the same old story all over again (ciao Heather un bacio ❤)
    e questo è il momento in cui scrivo le combo perché la pausa sta finendo — come passa veloce il tempo quando ci si diverte.
    «AAAAHHHHH» era il minimo che potesse fare, urlare: capita, quando vedi un pazzo furioso imbracciare un fucile (credo) e girare su se stesso cercando di trivellare quanti più corpi possibile. vide i primi proiettili conficcarsi nei cadaveri mutilati abbandonati a pavimento, gente ancora viva lanciarsi a terra nel tentativo di sfuggire alla raffica. lo avrebbe fatto anche clay, parlando fuori dai denti, se la figura immobile di Rain non fosse stata nel suo campo visivo «MA CHE STAI FACENDO» lì impalato, deciso a sfidare la sorte proprio davanti ai suoi stanchi occhi — decisamente un altro livello di roulette russa, quello.
    senza pensarci oltre, agendo più per istinto che senso del dovere, clay si lanciò addosso al mago, afferrandolo per i fianchi (come gli avevano insegnato sin e ptolemy) e spingendo il corpo dell'altro a terra insieme al suo.
    [cory in the background che non basta capendo assolutamente nulla e vede clay volare addosso a rain] «ok» dal canto suo, nella posizione leggermente defilata nella quale si trovava, Leonard si sentiva quasi al sicuro; aveva una colonna nella parete a proteggerlo in parte dalla raffica di proiettili, e fu dietro a questa che andò a premere la schiena, valutando le sue opzioni.
    la prima, inutile dirlo, era togliere le tende.
    un tizio l'aveva ammazzato, no? sul sasso che teneva stretto nel palmo il sangue non si era ancora asciugato.
    di tutti i presenti, compresa la task-force di recupero, non sarebbe potuto importargli di meno.
    nel guardare la pietra sorrise, la testa bionda leggermente reclinata verso la spalla: perché la seconda ipotesi era più divertente, un passatempo come un altro. dopotutto, cosa aveva da perdere — alla peggio si beccava un colpo in fronte e moriva, questa volta per davvero. fece saltare il sasso nella mano un paio di volte, prima di caricare il braccio e lanciare il suo piccolo proiettile personale in direzione di Idris, mirando proprio in mezzo agli occhi. ed è più o meno qui che un braccio gli piombò sulle spalle e per poco Cory non tirò una testata sul naso a remo.
    storie per un altro au.
    perché, fortunatamente, riconobbe l'italiano prima di compiere l'insano gesto (fargli schizzare via due denti); e quasi se ne pentì «poi dimmi una bugiaaa» cioè, capite cosa succede quando si accetta di fare vita sociale? è il momento di trovarsi degli amici, dicevano in chat; bonding time, ripetevano sempre gli stessi, sapendo sarebbe stato terribile. scusa Remo non sei tu sono io «quando vuoi bro» gli diede una lacca sulla schiena, abbastanza forte per scollarselo di dosso, poi raggiunse vanya e dopo averle concesso un inchino trovò giusto tirare a lei quella testata che il linguini canterino si era risparmiato giusto un istante prima.
    cosa non si fa (quando è finita la pausa e bisogna tornare a lavoro) per sentire un faffanculo.
    aiuto è tardissimo scusate mi sono persa, quindi acceleriamo. lo vedete clay? bene. lui non vede voi, perché sta con gli occhi chiusi: ancora concentrato sulla figura di mis, uno scudo invisibile creato dall'energia assorbita nella stanza ad innalzarsi tra la figura dello special e la sua assalitrice. ne aveva davvero le scatole piene di vedere i suoi compagni presi di mira con tale accanimento da quei due sfigati rimasti in vita, la cui ostinazione gli impediva di fregarsene del resto e andare finalmente a liberare Kaz. era davvero ora di dire basta e andare a lavoro: a vanya lanciò ancora una volta il rampino, questa volta cercando di colpirla alle gambe per farle vedere un ginocchio e lasciare ai suoi amiki il compito di mandarla al creatore.
    fine.



    mi han detto che il destino te lo crei soltanto tu
    vai a tempo col respiro e se corri ne avrai di più
    ma se morirò da giovane, spero che sia dal ridere


    (3) DIFESA RAIN (clay + roxie): afferra rain per i fianchi e lo sposta
    ATTACCO IDRIS (remo + remì + cory + reggie): gli lancia il sasso in fronte

    (5) DIFESA LENA (ama + cory + nahla): gomitata a vanya
    (4) DIFESA MIS (clay + cory + styx): scudo di energia
    ATTACCO VANYA (milo + clay + nahla): rampinata
  10. .
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    2003 | doctor | emok.
    remo linguini
    tvättbjörn cömmstaj
    Bene. Hans aveva fatto la scelta giusta – come se in realtà avesse davvero la possibilità di decidere se rimanere o meno – e se n’era andato, dopo «scusa» e «non è colpa mia» ai quali aveva deciso di non rispondere perché non c’era motivo di farlo: non doveva perdonargli nulla e sapeva, razionalmente, non fosse colpa sua. Meno razionalmente, non riusciva ad accusarlo di averlo fatto nuovamente preoccupare (l’unico, insieme a Mac, in grado di fare una cosa del genere: aveva rivissuto quei quattro mesi senza sapere dove fossero finiti entrambi nel giro di dieci giorni, e piuttosto che pensare a quanto fosse terribile una sensazione simile aveva preferito odiarlo, di nuovo) ed accusarsi, perché si era preposto il compito di tenere sotto controllo lui e la sua testa di cazzo.
    Guardò chi ancora rimasto legato.
    Attentamente, e con intenzione, gli occhi chiari puntati sulle figure di Kaz e Theo. E sorrise loro, perché voleva liberarli. Sul serio.
    Aveva una ben delineata scaletta di priorità riguardo a quella missione, Tvättbjörn Cömmstaj.
    Primi tra tutti venivano Hans, Barbie e Reggie, e Kai nel piano superiore: poco contava fossero stati suoi fratelli solo in un’altra vita o che non se li cagasse di pezza nella quotidianità; aveva dei principi, anche se difficili da esternare e comprendere.
    Poi c’era Moka infame, il suo [sospiro] [bestemmia] brotellone, e c’era Dani – perché Twat non aveva dimenticato la prompose che gli aveva rifiutato anni addietro, ed onorava i suoi debiti.
    Poi c’erano i ribelli, alla fine ma solo per una questione temporale di conoscenza – Chelsey, Kyle, Sin (sebbene ormai non potesse più considerarsi tale), Kaz e Theo.
    Ma sopra a tutto c’era l’entropia, l’unica legge universale alla quale il norvegese sapeva di appartenere: tutto tendeva al disordine, al caos; così, anche lui.
    Sapeva ci fosse un non detto – nemmeno troppo celato, a dirla tutta – che aleggiava in quella stanza, e sinceramente? Lo divertiva.
    Per questo, volgendo appena l’attenzione allo stronzo che non è con noi attentava alla vita di suo fratello e decidendo di passare dall’attacco ischemico all’infarto del miocardio, gli rivolse un semplice «tenete duro.» convinto, un po’ sarcastico, prima di girarsi sul posto e tagliare le manette che costringevano Sin a Marcus.

    Nel mentre, Remo aveva deciso di dissociarsi. Tutto bello, fino a quando non ti finivano lembi di corteccia cerebrale, dita, occhi e – «ao menomale che sei schiattato frà, st’appendice tra mpo’ andava in peritonite» minchia quanto ce l’aveva gonfia: meglio morire così che con atroci sofferenze su un letto d’ospedale; am I right?
    Non era un tipo violento, il romano, ma la brutalità aveva sempre fatto parte della sua vita: quanti occhi neri, labbra spaccate, ossa rotte aveva mostrato e nascosto ai genitori nel corso di quelle due decadi e mezzo di vita, lo sapeva soltanto Romolo. A tutto c’era un limite, e sentiva di essere a tanto così dall’esprimere quanto l’avesse superato vomitando il panino che si era preparato al Bar Dello Sport prima di partire.
    Quindi: meglio assentarsi a sé stessi e all’ambiente circostante, pistola alla mano e canna (non di marijuana, tristemente) (a proposito: «A REGÀ, QUALCUNO C’HA ’NA CANNETTA?» assurdo che nessuno l’avesse ancora tirata fuori, o chiesta) puntata alla testa di Jacques. «mangia baguette de merda ma ancora campate e rompete er cazzo?» questioni personali irrisolte, okay? E niente, gli sparò in mezzo agli occhi.
    E sono solo uno dei tanti
    Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
    Che non riesce più a fidarsi degli altri
    Con una mano mi abbracci e con l'altra mi ammazzi


    difesa mac: fa venire un infarto a jacques
    attacco jacques: spara in testa a jacques

    TWAT LIBERA

    CODICE
    <b>(2) DIFESA LENA (lena + rain):</b>
    <b>ATTACCO PILAR (lena + styx):</b>

    <b>(7) DIFESA MAC (twat + lena + styx):</b>
    <b>ATTACCO JACQUES (remo + rain):</b>

    <b>TWAT LIBERA SIN & MARCUS</b>
  11. .
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    38 y.o.
    mommy
    deatheater
    Milena Shevchenko
    «Ma allora sei mudak.»
    E, in effetti, Pilar era proprio stronzo.
    Lena, invece, era piena. Pilar un po’ meno, visto il buco che si ritrovava in fronte. Però era ancora in piedi. «Quando si dice senza cervello…» Ci guardò dentro, a quel buco, per nulla impressionata, a differenza di Bertie, dalla visione del gelato alla fragola tra i brandelli sanguinolenti.
    Dopo quella giornata aveva bisogno di una vacanza. In un resort con spa, magari.
    Possibilmente non il Lotus, però.
    Senza staccare gli occhi, e il fucile, da Pilar, Lena intravide Vanya in avvicinamento. Voleva toccarle i capelli? «Non ci provare, ho appena fatto la piega.» Piega ora coperta di resti umani non ben identificati, ma comunque una piega. Le diede una gomitata per allontanarla da sé, per poi controllare la situazione generale.
    I suoi bambini stavano davvero diventando grandi.
    Si concesse un accenno di sorriso, specie alla vista di Mis che faceva, be’, il cane, tirando un sospiro di sollievo quando Clay uscì quasi illeso. Però qualcosa non andava…
    Mollò il fucile, che le scivolò a tracolla, e sfoderò la bacchetta. Jacques voleva sparare a Mac? MAC?? «Recussus!» Due piccioni con una fava, per la gioia di Sin (che stava chiaramente facendo un riposino, mentre Marcus, da bravo umarell, controllava lo stato dei lavori senza muovere un dito, ma lamentandosi): mai sprecare un proiettile, quando poteva deviarlo dalla traiettoria dell’Hale e scagliarlo su quella merda di Pilar.
    Aveva davvero bisogno di un Synflex.
    Il tempo ha cucito qualche ferita
    e forse tolto anche ai miei muscoli un po’ di elasticità,
    ma non sottovalutare la mia voglia di lottare
    perché è rimasta uguale.


    (2) DIFESA LENA (lena + rain): gomitata
    ATTACCO PILAR (lena + styx): recussus sul proiettile rivolto a mac

    (7) DIFESA MAC (twat + lena + styx): recussus sul proiettile perché da mac finisca su pilar


    incantesimo del rimbalzo
    Formula: Recussus . Permette di rendere momentaneamente l’oggetto su cui è lanciato in grado di rimbalzare, così da deviare la sua traiettoria. Da un lato, evita che l’oggetto colpisca la persona, o la cosa, verso cui è diretto, facendolo appunto rimbalzare; dall’altro, il rimbalzo dell’oggetto rende più facile afferrarlo a chi ha lanciato l’incantesimo. Simulare con la bacchetta una sinusoide, muovendola in una curva che prima va verso l’alto, poi verso il basso, poi verso l’alto e infine nuovamente verso il basso. fascio di luce arancione tipo pallone da basket. verbale
  12. .
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    model
    aug 28th 1992
    huntress
    selena vitalyevna volkova | c00kiemonster
    Forse per le sostanze ancora in circolo, forse perché era un po' troppo tranquilla di suo anche quando l'istinto di sopravvivenza dell'individuo medio avrebbe suggerito altrimenti, ma Styx non si era fatta impressionare così tanto da tutto il parapiglia fra mercenari e gente venuta a salvarli.
    O meglio, non si era fatta impressionare finché non aveva notato che nel gruppo dei loro salvatori c'era anche un bellissimo cagnolino. Un bellissimo cagnolino che si stava rendendo utile ad affrontare i mercenari, capite?! Un sogno, praticamente.
    La mente ancora poco allenata alle numerose variabili del mondo magico le aveva naturalmente impedito di rendersi conto che il cagnolino in questione non fosse un semplice cagnolino, ma era importante? Secondo me no.
    Insomma, era stata tutto il tempo a fare suoni sorpresi e a riposizionarsi per poter guardare il bellissimo animaletto all'opera, una cosa che stava monopolizzando la sua soglia attentiva in maniera totalizzante.

    Poi le manette si erano aperte.
    « Ohw, liberi. » si rimise in piedi con attenzione, combattendo una piccola vertigine inevitabile visto lo stato in cui vertevano. « Ci sei? » si voltò verso Barbie, giusto per controllare che fosse in piedi e più o meno integro, ma senza accollarsi troppo: le sembrava un tipo che sapeva badare a sé stesso, Barnaby, anche se le faceva tenerezza comunque e avrebbe voluto preparargli una bella cioccolata calda - sperando che non fosse intollerante.

    Non sarebbe scappata, naturalmente. Anche in quelle condizioni e vestita da marinaretta, aveva tutta l'intenzione di rendersi utile. Non riusciva a pensare di scappare o starsene con le mani in mano dopo che tutte quelle persone si erano mobilitate per salvarli, sarebbe stato un po' scortese. E non le piaceva avere debiti in sospeso, ma questi sono dettagli.
    Ah già il cagnolino, c'era anche il cagnolino.
    La prima cosa che fece fu ovviamente cercarlo.
    Era praticamente nella sua prossimità - ma che bel pelo! - quando lo vide saltare addosso ad uno dei ragazzi che si stavano battendo contro i mercenari. Clay era vicinissimo, in effetti, e quando vide Mis in forma canina saltargli addosso, ebbe il riflesso di arrivargli alle spalle per prenderlo, nel caso perdesse l'equilibrio. Ovviamente, zero contezza dell'ombrocineta che stava cercando di fare cose, insomma.
    « Stai bene, piccino? » aveva decisamente scambiato Clay per un quattordicenne o qualcosa del genere. Sì per lei i quattordicenni erano ragazzini piccini. « Ciao cagnolino!!! Ma sei venuto a salvare degli ostaggi con anche il tuo cagnolino? Ma che cosa carina, come Belle e Sebastien... » si illuminò di immenso non appena salutò Mis, continuando a guardarlo anche mentre si rivolgeva a Clay che, in fondo, le dava anche le spalle, quindi guardarlo era un poco inutile. Però gli stava facendo delle carezzine molto affettuose sulle spalle, per niente creepy - davvero, in realtà è solo molto materna, però puoi anche inquietarti Clay.
    Di solito non chiacchierava così tanto, ma capitela, è stordita.

    « Se state bene scusa, ma ti lascio un attimo, mi serve un'arma. Ciao cagnolino, sei bellissimo! » si congedò così da Clay, dopo essersi assicurata che fosse in piedi, per allontanarsi un attimo verso il primo cadavere vicino che aveva... una balestra, dei quadrelli. Dejà vu, quelli belli.
    Una volta incoccato il primo dardo, si guardò attorno per notare uno dei mercenari iniziare ad agitare la bacchetta. Era vicinissima, Pilar, così ci mise davvero poco ad arrivarle vicina per darle una botta con la parte posteriore della balestra, altezza spalla più o meno. La stessa spalla in cui poi, con un mezzo passetto indietro, tentò di infilzare un dardo.
    Con una mano mi abbracci e con l’altra mi ammazzi
    E sono stato sempre quello solo
    Perché non sono mai stato come loro
    Che hanno lo sguardo pieno d’odio e il cuore vuoto
    Il nostro amore maledetto mi mancherà in eterno

    (Prendo la balestra)

    (5) DIFESA CLAY (twat + mis + styx): acchiappa Clay al volo per le spalle

    (7) DIFESA KIERAN (twat + lena + styx): dà una botta a Pilar con la balestra
    ATTACCO PILAR (lena + styx): cerca di piantarle un dardo di balestra nella spalla
  13. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    21 y.o - good boi
    16 y.o. - good doggo
    mckenzie hale
    mis jacksson
    Kaz aveva finito le parole. Rimase ad osservare mentre tutti, letteralmente tutti, venivano liberati dalle manette, mentre il suo corpo, stanco e provato, continuava ad essere sbattuto e ribattuto contro la parete a cui erano poggiati a causa di quell’emerito stra cazzone con cui condivideva ogni disagio. Gli occhi neri dell’Oh, gonfi di lacrime ingoiate febbrilmente, erano fissi su Clay. La bocca, dischiusa fino a quel momento in orrore e stupore, finalmente chiusa. Rassegnata. PERFINO I TOSSICI ERANO STATI LIBERATI PRIMA DI LUI! VOLEVA AIUTARE! E invece non solo lo costringevano a guardare mentre facevano tutto il lavoro, ma lo lasciavano con Theo.
    Theo!
    Si creò uno spazio libero, di fronte a loro. Kaz pensò davvero che fosse finalmente giunto il suo momento. Sorrise alle orecchie dritte del pastore tedesco, fischiettando piano un «qui, tsktsktsk, qui » a cui il cane rispose roteando il capo. Gli strilli del Kayne, erano ormai un flusso costante di improperi a cui Kaz si era abituato tanto da considerare rumore bianco, se forma né intenzione. Si rese conto di quanto si fermarono, però.
    Come uno tsunami. L’acqua a ritrarsi solo per diventare più devastante.
    Kaz Oh non aveva mai saputo i cani potessero sorridere, fino a quando non vide le zanne bianche di Mis Jacksson brillare sotto le luci della SPA prima che mostrasse loro la coda tornando nella mischia.
    Ed il suo corpo, dell’anima non c’era più traccia da un pezzo, venne nuovamente trascinato nell’oblio ch’era il disastro naturale di Theo Kayne.

    Come avrebbe detto un saggio (Alessandro, giocando a lol): godeva in culo, cazzo. Scodinzolava felice, Mis, passeggiando fra cadaveri ed arti mutilati, sangue ed altri liquidi corporei. Sentiva ogni odore in maniera pungente ed asfissiante, ma preferiva quel dolore lì, ed il ringhio basso ad accompagnarne ogni sfumatura, rispetto al girare per quella stanza con gambe e braccia. Era stanco di essere visto, e vedere a sua volta. Non voleva esistere nel campo di percezione altrui con quello strano e buffo corpo rosa che gli avevano affibbiato alla nascita.
    Quella, era la sua vera natura. Coltello fra i denti compreso.
    Abbandonò la lama solo quando vide Murphy e Clay brancolare nel buio.
    Letteralmente, non solo con l’usuale confusione che abbracciava le mini/quest della vita. Gentile, poggiò il naso sulla gamba della Skywalker con un basso guaito per rassicurarla fosse lui, lasciando che aprisse la mano per passarci sotto e farsi accarezzare; poi, aprì la bocca e la strinse attorno alla mano della geocineta, accompagnandola distante sia dal bordo della piscina, che dal cuore della battaglia. Li vedeva… turbati, ma non capiva da cosa. Provò a guardarsi attorno e capire da dove arrivasse quella vibrazione nella forza, ma purtroppo nessuno aveva un’insegna al neon indicante cosa stessero facendo. Assurdo che nel sacro anno venti ventiquattro, ancora non esistessero gli [s p o i l e r] nella vita vera.
    Con il Morales fu meno cortese, perché era dall’inizio che piagnucolava di voler liberare Kaz, e col Kazzoh proprio che gliel’avrebbe permesso: era già difficile sopportare il Kayne a distanza, figurarsi quando liberato nel gregge. Così, anziché accompagnarlo verso un posto sicuro, dopo un’ultima leccatina confortante al polso di Murphy prese la rincorsa e saltò, attaccando l’accecato Morales con trentacinque kilogrammi di pelo e bava, e zampe grandi quasi quanto la sua faccia premute sul petto. Non lo schiacciò a terra sotto il proprio peso solo perché temeva di ucciderlo, e già così, senza Styx a frenare la caduta, la giocata era rischiata. Quando fu coricato al suolo, però, gli salì comunque sopra per affermare la propria dominanza, naso umido contro il naso dell’assorbente (lines) cinetico ed occhi nel… beh, lo sguardo cieco e vacuo dell’altro.
    Sbuffò, spargendo saliva e alito caldo sulla faccia di Clay, il disappunto papabile in ogni goccia di sputo.



    Quando Mac si rialzò, si trovò alle spalle di qualcuno.
    Non sapeva che in quel momento stesse usando il proprio potere per accecare Clay e Murphy, come avrebbe potuto, ma sapeva fosse in mezzo alle palle, e che come tutti gli altri suoi colleghi, avesse fatto una scelta.
    Quella sbagliata. Che dire, la gente moriva per i soldi dall’inizio dei tempi.
    Tremava troppo per usare la magia, ed aveva ceduto la pistola a Reggie. Cosa gli rimaneva?
    «ueeeeeeppa» non la simpatia, quando mai, bensì il gomito con cui lx colpì alla gola. Un, dos, tres!

    Tu sai che avevo bisogno d'aiuto,
    potevi pure mandarmi a fanculo
    Invece mi hai detto che gli occhi che indosso
    non sono mai stati più tristi



    ](3) DIFESA MURPHY (mis + rain): trascina murphy lontano!!
    (5) DIFESA CLAY (twat + mis + styx): salta addosso a clay!!
    ATTACCO DOMNHALL (mac + rain): e se mi tocca prenderti a pugni lo farò ok wow nuova era davvero (non è vero, ho optato per una gomitata alla gola)

    CODICE
    <b>(3) DIFESA MURPHY (mis + rain):</b>
    <b>(5) DIFESA CLAY (twat + mis + styx):</b>
    <b>ATTACCO DOMNHALL (mac + rain):</b>

    <b>(7) DIFESA KIERAN (twat + lena + styx):</b>
    <b>ATTACCO PILAR (lena + styx):</b>

    <b>TWAT LIBERA HANS & AVERY</b>
    <b>LENA LIBERA CYBIL & AZ</b>
  14. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    38 y.o.
    mommy
    deatheater
    Milena Shevchenko
    Si vedeva che quelli non erano bambini siberiani, comunque. No, non i suoi bambini, ma i tizi con facce e nome improponibili e del tutto interscambiabili che cadevano come mosche intorno a loro. Sapeva bene che anche solo formulare quel pensiero era peccare di hybris, ma era anche la verità, una verità che tornava a galla ogni volta che chiudeva gli occhi.
    E, a proposito di occhi, le sembrò di vederne schizzare uno nella sua direzione, motivo per cui si spostò dalla sua traiettoria, già fin troppo coperta di liquidi non ben identificati saltati fuori da Hakkai poco prima. E da Gertrude. E da parecchia gente, in effetti.
    L’emicrania continuava a pulsarle sorda intorno al sopracciglio destro, un rimbombo basso e al contempo acuto, come un rampino piantato ogni secondo di più nel cervello. «Khrystos», borbottò, giudicando il penoso tentativo di incantesimo di Pilar sull’arma di Kieran. «Qualcuno gli tagli quella mano moscia, vi prego.»
    Per quanto giudicante, però, Milena era anche capace di provare pietà, soprattutto per qualcuno che aveva avuto la sfortuna di essere chiamato Pilar dai propri genitori. Motivo per cui, nuovamente, imbracciò il fucile e glielo puntò verso la testa.
    «Vedete di non fargli sbattere la testa per terra, mi raccomando.» A Clay chiaramente, quella di Pilar, di testa, doveva sparire.
    Letteralmente.
    Il tempo ha cucito qualche ferita
    e forse tolto anche ai miei muscoli un po’ di elasticità,
    ma non sottovalutare la mia voglia di lottare
    perché è rimasta uguale.


    (7) DIFESA KIERAN (twat + lena + styx): giudica pilar.
    ATTACCO PILAR (lena + styx): spara in testa a pilar.

    LENA LIBERA CYBIL & AZ
  15. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    2000 | dancer | neutral
    1996 | pavor | deatheater
    ETHAN LYNX
    YEJUN MUN
    «MA CHE CAZZO TI PASSA PER LA TESTA.» (vins@vins ogni giorno della sua vita) Fortunatamente si erano feriti leggermente e non gli era caduto addosso l'intera struttura. Ma chi, von un minimo di cervello, lanciava un bombarda all'interno di un edificio? Inspirò e espirò per calmarsi. C'erano troppe persone lì dentro per far saltare tutto in aria. Le cose stupide che faceva fare l'amore. Ne sapeva fin troppo a riguardo e non era nemmeno il tempo di pensarci altrimenti avrebbe avuto molte cose da ridire anche sul suo comportamento e non voleva essere messo di fronte a tali fatti, non ancora, per lo meno. «non abbiamo bisogno di sterminarci a vicenda» qualcuno lì poteva avere ancora qualcuno a cui tornare una volta a casa, non era il caso di morire in quell'hotel abbandonato. Si sarebbe preso cura di quegli ostaggi come si aspettava che avrebbero fatto, si spera gli altri, con coloro che mancavano all'appello. «tu sei» quello del cimitero. «quello della foresta!» Same thing, meglio che ricordasse la scena più poetica di quanto lo fosse. «proprio io. vorrei dire che è un piacere rincontrarti ma-» sfarfallò la mano attorno a sé. «la situazione non è delle migliori. almeno questa volta non sei sottoterra, è già un passo avanti»
    «vogliono congelarti»
    «li capisco, a volte capita di voler preservare la bellezza» il problema più grande è che avessero puntato proprio i suoi piedi e gli servivano. L'intera sua carriera veniva sorretta da quei piedi e non voleva tornare a casa senza. È da due ore che sto ridendo all'idea ma anche no, grazie. Non avrebbe affrontato l'ennesimo ostacolo alla sua felicità, preferiva la cicatrice figa. Ne aveva già una, inferta proprio dall'altra persona che per l'ennesima volta stava cercando di salvarlo. «cosa... tentavi di fare?» chiese confuso a Ghali che stava cercando si schiccherare la fronte di Grey che Ethan cercò di bloccare con l'asta della lancia. Si riprese poco dopo perché non voleva fosse una tecnica per confonderli e abbassargli le difese e quindi ne approfittò per affondare la punta della lancia nel suo stomaco.
    E dulcis in fundo si spostò verso la sua anima gemella e cercò di bloccare il braccio di Croz, stringendo la mano attorno al suo polso.
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
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    HTML
    <b>(20) DIFESA ETHAN (grey + mina + kyle):</b>
    <b>ATTACCO SHARPY (wren + kyle):</b>

    <b>(2) DIFESA GREY (ethan + javi + dani):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (ethan + dani):</b>

    <b>(11) DIFESA CHOUKO (javi + wind + corvina):</b>
    <b>ATTACCO DARGEN (chouko):</b>

    <b>(9) DIFESA VINC (wind + giacomino + dani):</b>
    <b>ATTACCO CYLENO (wind):</b>

    <b>(8) DIFESA ELLIS (mina + ethan + corvina):</b>
    <b>ATTACCO CROZ (mina + corvina):</b>

    GREY LIBERA VIN E SCARLETT


    (2) DIFESA GREY (ethan + javi + dani): lo blocca con l'asta della lama
    ATTACCO GHALI (ethan + dani): cerca di perforargli lo stomaco con la lancia

    (8) DIFESA ELLIS (mina + ethan + corvina): gli prende il polso e glielo blocca
153 replies since 31/7/2023
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