[miniq05] I'm like a ghost, I'm not hard to see through

[piano terra]

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    Dicono che nei casi di rapimento, le prime ventiquattro ore siano fondamentali. Che l'orologio inizia a ticchettare più lentamente verso l'obiettivo successivo; che oltre le quarantotto ore, sia solo questione di fortuna.
    Di ore, ne sono passate duecentoquaranta. Minuto più, minuto meno.

    Il 13 Febbraio era un giorno uguale a mille e cento d'altri, prima che trentotto persone venissero prelevate per le strade britanniche. Caste diverse, razze diverse, e nulla in comune se non l'ironico e crudele gioco che ogni anno prende due frammenti, e li forza a stringersi fra loro per formare un intero. Poligoni irregolari, ma di intrattenimento. Innocui, perfino nelle eccezioni più assurde e sanguinolente.
    Quando, un gioco smette di essere trattato come tale? Nel momento in cui cessa di essere divertente.
    Nessuno sorrideva più, dieci giorni dopo la scomparsa delle anime gemelle - nessuno a cui importasse, perlomeno.
    Com'era inevitabile fosse, la vita era andata avanti: lezioni ad Hogwarts con assenti ingiustificati, missioni ministeriali incomplete dei suoi membri, serrande lasciate chiuse in mancanza dei proprietari a sollevarne la saracinesca. Locandine lasciate appese ad Hogsmeade, e Londra, ed ogni palo su cui potessero arrivare le dita di amici, amanti; fratelli, genitori. Domande lasciate senza risposta, e richieste gridate ad orecchie sorde.
    Cercarli era uno spreco di risorse, dicevano. Sarebbero tornati, o non l'avrebbero fatto. Alcuni biasimavano gli smarriti, dicendo che di quei tempi avrebbero dovuto fare più attenzione; altri puntavano il dito contro sommosse babbane, o ribelli.
    Il Ministero promette giustizia, a chi cerca aiuto. A seconda del suo interlocutore, cambia versione della storia, decidendo se fossero vittime o carnefici.
    Pubblicamente, perlomeno. Le teste più importanti sapevano del Lotus; sapevano del riscatto.
    Il Ministero non trattava con i terroristi. Che sacrificassero pure trentotto dei loro cittadini: sarebbero passati a raccogliere le ceneri, dopo; li avrebbero pianti, unendo il pubblico sotto una stessa, miserabile, bandiera vendicativa, dando un obiettivo a chi così disperatamente andava a cercarlo in ogni angolo buio del mondo magico.
    Andasse come andasse, per il Regime sarebbe stata una vittoria.

    Se solo la pazienza non si fosse esaurita, certo.
    Se le voci riguardo il Resort non fossero arrivate alle orecchie giuste, quelle disposte ad ascoltare. Abbastanza disperate da prendere le redini della situazione, e stringere.

    Alcuni arrivano da soli, nell'imbocco della via per il Lotus. Altri in piccoli gruppi, sprimacciati fra loro come cuscini su un divano.
    Pugni chiusi lungo i fianchi.
    Armi alla mano.
    Tu che ci fai qui.
    Un passaparola risoluto, scivolato di bocca in bocca in maniera così naturale che sapete, dovete sapere, non possa esserlo affatto.
    Naturale, si intende.
    Ma a volte ne vale la pena, non è così? Perché ci sono i vostri amici, lì dentro. La vostra famiglia, scelta o trovata. Qualcuno per cui rischiare.
    E se non lo fa la legge, la legge dovete diventare voi.

    In qualche modo, ve ne accorgete. Istinto primordiale a far prudere il palato quando avanzate, cauti, all'interno del Lotus.
    Non pensate che qualcuno vi abbia visto, ma sapete l'abbiano fatto - e siete pronti.
    Non è quello, a preoccuparvi. Non lo è neanche il silenzio che vi attende oltre i cancelli, o il fatto che sembra non esserci anima viva.
    Qualcos'altro.
    Ma cosa.
    La magia funziona.
    E allora cosa.
    Avete sondato il territorio, e sapete quello che vi attende: sapete che stanno arrivando; sapete che non siano tutti.
    Una parte di voi rimane al piano terra a distrarre, e prendere un tempo che in qualche modo, sentite di non avere.
    Il resto del gruppo scende.

    Lo sapete, che sono lì sotto.
    E cosa sono, un paio - dozzine - di mercenari, quando sapete che loro - vivi; vi sembra perfino di riuscire a sentirne le voci, sotto gli incantesimi ed i colpi di arma da fuoco - vi stanno aspettando.
    Occhi sul premio, uh? Occhi sul premio.


    Siete i primi ad entrare, armi alla mano e muscoli tesi. I vostri passi non riecheggiano sul marmo che vi guida verso il banco in mogano della reception, ed è il primo campanello d'allarme. Il secondo, è il fatto che il pesante lampadario a cristalli sopra le vostre teste, non proietta alcuna ombra.
    Alla vostra sinistra, c'è una stanza ampia dal pavimento in legno, e la parete occidentale in vetro, ma non vedete nulla.
    La vostra percezione è falsata.
    Il momento in cui ve ne rendete conto, è anche quello in cui la stanza si riversa di individui in abiti scuri - non una divisa, solo abiti pragmatici - privi di maschera. Tutti portano sulla pelle cicatrici, o fredda crudeltà come le note prelibate di un profumo: mercenari, suggerisce qualcuno.
    Ed è in quello stesso battito di ciglia, che vi rendete conto siano li, ad un passo da voi. Potete vederli, potete sentirli; potete rassicurarli, se volete.
    È arrivata la cavalleria.
    Sono vivi, integri, così maledettamente vicini, ma - non potete raggiungerli. Un passo nella loro direzione, è un passo verso i nemici.
    Non li usano come ostaggi: vi impediscono di proseguire, però; i loro occhi sono su di voi.
    Così come le loro armi.


    wren10 pa20 pd40 psbō | geocinesi
    grey10 pa20 pd40 pscoltelli | magnetocinesi
    chouko20 pa10 pd40 psmartello meteorico
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    sebastian10 pa20 pd40 psassorbimento cinetico
    giacomino10 pa20 pd40 psspray al peperoncino | cronoconesi
    diodato20 pa10 pd40 psattacco: 12 (wren)balestra | onde sonore
    ghali20 pa10 pd40 psattacco: 14 (grey)pugnale
    dargen20 pa10 pd40 psattacco: 6 (chouko)fucile
    aldo20 pa10 pd40 psattacco: 13 (javi)kusarigama
    ethos20 pa10 pd40 psattacco: 16 (wind)mazza chiodata
    cyleno20 pa10 pd40 psattacco: 6 (vincenzo)shuriken
    sharpy20 pa10 pd40 psattacco: 10 (ethan)frusta | criocinesi
    brandi20 pa10 pd40 psattacco: 10 (yejun)alabarda
    bubbles20 pa10 pd40 psattacco: 16 (mina)rivoltella
    buck20 pa10 pd40 psattacco: 5 (john)fucile d'assalto | aerocinesi
    croz20 pa10 pd40 psattacco: 19 (ellis)macete
    g-baby20 pa10 pd40 psattacco: 11 (sebastian)glock
    danny20 pa10 pd40 psattacco: 9 (giacomino)pugnale


    WREN: Diodato ti disorienta con la sua canzone le onde sonore e ti lancia una freccia.
    GREY: Ghali tenta di sfregiarti la faccia con il pugnale.
    CHOUKO: Dargen, uomo evergreen, parte in scivolata per farti lo sgambetto.
    JAVI: Aldo ti guarda esausto, forse una supplica di liberarlo dalle grinfie delle BR, ma alla fine fa ruotare la catena della kusarigama sulla testa e te la lancia contro cercando di strangolarti.
    WIND: Ethos ti attacca alle spalle con la sua mazza chiodata, dritta verso la spalla.
    VINCENZO: Cyleno ti confonde di brutto con una pioggia di shuriken diretti verso di te.
    ETHAN: Sharpy crea una stalattite di ghiaccio e te la scaglia contro.
    YEJUN: Brandi non perde tempo a cercare di tagliarti un braccio con la sua alabarda.
    MINA: Bubbles corre verso di te e tenta una gomitata in faccia.
    JOHN: Buck prende spunto da Wind e cerca di trivellarti di colpi.
    ELLIS: Croz cerca di trapassarti lo stomaco con il machete.
    SEBASTIAN: G-baby, noto infame, mira la glock contro la tua gamba e spara.
    GIACOMINO: Danny cerca di prenderti per il colletto della maglia e di scagliarti contro il bancone della reception.

    ┉┉┉ recap.
    1. avete un massimo di 3 azioni a post, di cui solamente 1 di attacco, mentre le altre 2 di difesa. Ricordate che i propri personaggi valgono come un singolo e potranno fare comunque due difese (non in combo tra loro) e un attacco.
    2. INCANTESIMI - POTERI
    3. le difese combo fra più personaggi, devono essere postati a massimo due ore di distanza; non possono esserci combo in attacco. Avete 48h di tempo per difendervi, dopodichè l'attacco scadrà ed il pg lo prenderà tutto senza possibilità di difesa.
    4. specificate sempre sotto spoiler la strategia corretta.

    — LISTA OSTAGGI
    diaz & mira
    vin & scarlett
    kyle & dani
    ada & saw
    corvina & kai
    breccan & iris
    alice & shiloh
    hamish & moka
    lapo & chelsey



    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 24/2/2024, 00:51
     
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    E se una mattina, qualche giorno dopo San Valentino, vi foste svegliati e fosse giunta al vostro orecchio la notizia che un vostro caro amico non risultava essere reperibile da qualche giorno?
    Sparito nel nulla, come se mai fosse esistito, con altre persone, familiari, parenti, che mancavano all’appello da più di cinque giorni.
    Quando Wind aveva saputo di Barbie, da Yejun che si era fiondato a casa sua, si era messa a sedere e aveva poggiato due dita alla tempia, cosa che faceva molto spesso per pensare, era possibile che una persona sparisse senza alcun motivo e che non lasciasse alcuna traccia? aveva guardato il suo ragazzo e l’aveva rassicurato sul fatto che l’avrebbero trovato, poi si era vestita e precipitata al quartier generale per cercare di comprendere se qualcun altro sapesse cosa stava succedendo.
    aveva incontrato Javier, altre persone lì riunite, ed aveva scoperto che erano spariti Diaz, Moka, Mireia.
    aveva sentito il panico trasformarsi in potere nelle sue mani, in rabbia per essersi fatta sfuggire da sotto al naso quelle persone, aveva stretto i denti e i pugni evitando che il fuoco divagasse tra le proprie dita, era stata in silenzio, non sapendo ancora bene come esprimersi, ed era tornata a casa, trovando come unica soluzione rifugiarsi tra le braccia di Yejun.
    «dovremmo andare a recuperarli» aveva detto, mentre aveva sollevato il capo dal petto di Yejun e lo aveva guardato in viso, mentre lui affondava la mano nei suoi capelli, entrambi sul divano di casa sua, in religioso silenzio da quando avevano avuto quella terribile notizia; era pronta ad avere una delle loro solite discussioni, basate sul fatto che fosse pericoloso buttarsi in quel tipo di situazioni a capofitto, ma il mezzo italiano era consapevole di chi stesse decidendo di far entrare nella propria vita quando aveva deciso di aprirle il proprio cuore, e Wind poteva essere migliorata nei comportamenti, ma sapeva ancora battersi come le era stato insegnato e non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo, perché era ciò che la faceva sentire viva.
    al contrario, però, di ciò che si aspettava, ovvero un litigio con i fiocchi, Yejun sembrò capire il suo punto di vista, decisamente rassegnato ma consapevole del fatto che non l’avrebbe mai lasciato andare da solo in quel posto, quindi Wind scattò in piedi, pronta a preparare ciò che le serviva per andare in ricognizione.
    ben conscia che sarebbero andati, mano nella mano, a riprendersi i propri amici, a qualsiasi costo.


    Non faceva freddo come in Siberia, non sapeva spiegare cosa si aspettasse, ma l’ultima volta che aveva imbracciato un fucile e si era ricongiunta con un gruppo di persone fuori da una struttura nella quale avrebbero dovuto irrompere si trovava dall’altra parte del mondo, con almeno 20 gradi in meno, con il vento che le graffiava le guance e lo stomaco in subbuglio.
    lo sguardo vagò sulle pareti di quel posto di merda, mentre stringeva le mani coperte da guanti di pelle di drago, una recente gentil concessione verso se stessa visto che la aiutavano a controllare i nuovi poteri, sul fucile.
    Erano lì per un motivo, ed era pronta a sparare chili di piombo per riportare a casa sana e salva quel gran numero di ostaggi.
    una mano andò a cercare quella di Yejun «non farti uccidere» disse mentre poggiava la fronte alla sua spalla, prendendo un bel respiro «ricorda che solo io posso avere questo privilegio» sorrise mentre gli lasciava un bacio sulla tempia, non glielo aveva detto a parole, ma era ben chiaro nei suoi gesti.
    ti amo.
    I passi riecheggiavano su quel pavimento ridicolmente bianco, puro come non lo era, Wind aveva alzato il fucile tenendolo dritto dinnanzi a se, pronta a reagire a qualsiasi cosa avesse allertato i propri sensi, un silenzio innaturale che le rimbombava nelle orecchie «qualcosa non torna» si guardò intorno senza però abbassare la guardia, un passo, due passi, in quell’enorme sala da ballo, giusto il tempo di rendersi conto che erano lì, li guardò velocemente e non disse nulla, premette le labbra fra loro sentendo una certa inquietudine, e poi.
    e poi era arrivata la cavalleria.
    sospiro bestemmia, mercenari, ovviamente, via la sicura del fucile, sollevò lo sguardo verso Yejun e vide quel tipo corrergli incontro con quell’arma sguainata, strinse i pugni contro il metallo del fucile e scattò verso Brandi, uno slancio con le braccia; provò a colpirlo con il calcio del fucile dietro la nuca «giù le mani dal mio uomo» scandito, quasi ringhiato, mentre si voltava verso Ethos, che sembrava volersi portare la sua spalla a casa, sollevò lateralmente la gamba cercando di colpirlo allo stinco destro, mentre sollevava il fucile e gli sparava 9 (fucking) colpi.
    vediamo se mi ricordo ancora come si fa





    E sono solo uno dei tanti
    Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
    Che non riesce più a fidarsi degli altri
    Con una mano mi abbracci e con l'altra mi ammazzi
    E sono stato sempre quello solo
    Perché non sono mai stato come loro
    Che hanno lo sguardo pieno d'odio e il cuore vuoto
    Il nostro amore maledetto mi mancherà in eterno



    HTML
    <b>(10) DIFESA YEJUN (yejun + wind):</b>
    <b>ATTACCO BRANDI (yejun):</b>

    <b>(16) DIFESA WIND (yejun + wind):</b>
    <b>ATTACCO ETHOS (wind):</b>


    (10) DIFESA YEJUN (yejun + wind): colpisce Brandi alla nuca con il calcio del fucile
    ATTACCO BRANDI (yejun):

    (16) DIFESA WIND (yejun + wind): calcio nello stinco destro
    ATTACCO ETHOS (wind): gli spara nove colpi
     
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    Yejun non aveva esitato a volersi aggiungersi al gruppo di ricerca delle persone magicamente sparite nel nulla la giornata di San Valentino. Aveva guardato Wind negli occhi e aveva annuito. «tu vieni con me» diciamo no alla mascolinità tossica e riconosciamo quando una donna sarebbe capace di trivellare anche la persona per cui prova sentimenti. Certo se fosse rimasta a casa magari sarebbe stata al sicuro ma neanche troppo, meglio al suo fianco dove poteva effettivamente difenderla se ne avesse bisogno o per farsi difendere, insomma, cose serie a parte, sarebbe potuto essere salvato come una principessa, scherzate? Chi mai avrebbe evitato di cogliere quell'occasione? Lui sicuramente no. Inoltre lei sarebbe venuta lo stesso, anche contro la sua volontà quindi l'avrebbe avuta vinta in ogni caso. «prendi le armi, piccerè. mo' ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost»

    Se Yejun si trovava lì in quel frangente era tutta colpa di Barbie. Yejun e Wind avevano trascorso il San Valentino alle terme e lui ne era uscito rigenerato solo per sciuparsi il giorno dopo, andando al BDE e non vedendo Barbie al solito posto alla stessa ora. Insomma come i drogati, Yejun aveva un posto (il BDE), un orario (che seguiva i turni di Barbie) e uno spacciatore (Barbie), solo che il suo spacciatore gli aveva appena dato buca. Si sentiva un po' come quando Wind l'aveva abbandonato in mezzo alla guerra: tradito. O almeno, era sicuro che non ci fosse perché il barbone (canon) al bancone non sembrava Barbie. Aveva anche controllato perché, di questi tempi non si sa mai in cosa una persona possa trasformarsi e non. Non era qualche tipo di festa di Carnevale, anche perché non era in Italia e il Carnevale inglese era in estate, tipo. Strange forti i londinesi. Due secondi in più al bancone gli avevano offerto informazioni preziose: Barbie e Roxanne, un'altra dipendente, erano spariti e nessuno sapeva niente di loro da San Valentino ed Eddie aveva deciso di sostituirli in 0.002 secondi. Gratificante. Insomma era sparito e forse assieme a questa Roxie e lui non sapeva niente. Nemmeno un bigliettino capito !! Oltraggio. Aveva provato a darsi alcune spiegazioni tipo... una fuga d'amore? ... una vacanza? ... era il suo modo per dirsi licenziato? Okay, ma ci aveva mai pensato a lui?? Nemmeno potevano immaginare cosa ciò significasse, era una tragedia. A Yejun interessava davvero Barbie, non era solo una persona che ascoltava i suoi monologhi. Non era la sua pausa caffè, era un suo amico, IL suo amico, il suo migliore amico a dirla tutta (e non gli importava che non fosse ricambiato), uno di quelli che a discapito dell'immaginario collettivo, era rimasto. E non erano rimasti in molti.
    Si era diretto subito a casa di Wind, per essere consolato ma anche un suo parere esterno. Si era presentato allo stesso posto alla solita ora anche i giorni successivi, incredulo potesse essere sparito così nel nulla. Pian piano gli erano arrivate altre voci di altre persone scomparse, studenti, colleghi, sconosciuti.

    E questa era la storia di come si fosse trovato dentro quell'edificio completamente sus. «non farti uccidere. ricorda che solo io posso avere questo privilegio» Oh, quello sì che era un buon motivo per non morire per mano altrui. Sorrise e con una prese la mano della ragazza e la portò al viso, baciandole il dorso della mano, mentre con l'altra le accarezzò dolcemente i capelli. «tu invece fai pure fuori tutti, ti copro io» Le lasciò un bacio sulla fronte prima di staccarsi da lei per prepararsi e mettersi in posizione. E quando si dice prima il danno e poi la beffa: Javier era in squadra con loro. OVVIAMENTE. Ovviamente avevano il trucidatore di bambini. Ora le loro speranze di fallire erano aumentare drasticamente. «pensavo dovesse essere una squadra di salvataggio non una trivellazione pubblica» ovviamente non gli era ancora andata giù la storia della Siberia. Era troppo tardi per cambiare gruppo? A quanto pare sì perché erano stati così bravi da imbattersi subito in dei fucking mercenari, con una buona parte degli ostaggi. E quando si dice prima il danno e poi la beffa x2: Barbie non c'era. Però c'erano altri volti conosciuti come quello di Corvina, per esempio. Non riuscì a concentrarsi sugli altri ostaggi che subito i mercenari partirono all'attacco. Già non vedevano l'ora di tagliarli un braccio. Portò la mano sinistra a metà del braccio della destra poi cercò di ritirare il braccio sinistro verso di sé, in un bellissimo gesto per mandare a quel paese l'altro, accompagnando il gesti da un passo indietro. «eheh, volevi» sperando di non aver già perso il braccio. Avrebbe voluto chiederglielo... Mi ameresti anche senza un braccio? Ma venne interrotto proprio dalla ragazza. «giù le mani dal mio uomo» ODDIO LO AVEVANO SENTITO TUTTI?? LE SENTIVANO LE SUE PALPITAZIONI?? Aveva vissuto tutta la sua vita solo per un momento come quello (e tanti altri che erano venuti e sarebbero - si spera - venuti). LA SUA DONNA. «THAT'S MY QUEEN» perché non era solo la sua fidanzata, era di più. Come erano finiti assieme era ancora un mistero. Puntò il mitra dritto verso colui che per primo lo aveva colpito e sparò diversi colpi cercando di ferirlo di rimando. Uno dei due non sarebbe sopravvissuto e non sarebbe stato lui quello a perire. Stranamente ammutolì perché era davvero tanto metabolizzare e a Vins si stanno chiudendo gli occhi. Quando vide Brandi attaccate di spalle LA SUA DONNA, non ci vide più. Gli arrivò lateralmente e con un calcio sul fianco cercò di buttarlo a testa. «vafammocc a mammeta»
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
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    <b>(10) DIFESA YEJUN (yejun + wind):</b>
    <b>ATTACCO BRANDI (yejun):</b>

    <b>(16) DIFESA WIND (yejun + wind):</b>
    <b>ATTACCO ETHOS (wind):</b>

    (10) DIFESA YEJUN (yejun + wind): fa un passo indietro e il gesto del vaffanculo per evitare il colpo
    ATTACCO BRANDI (yejun): spara qualche colpo (dovevo estrarli qui? chissà)

    (16) DIFESA WIND (yejun + wind): gli tira un calcio sul fianco cercando di farlo cadere
     
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    (10) DIFESA YEJUN (yejun + wind): 10+4=14pd (+4)
    ATTACCO BRANDI (yejun): 20+4=24pa
    DIFESA BRANDI: 2 (-22ps)
    Mi sento un po' sposata. REWIND!! E Yejun, chiaramente la presenza di Wind fa bene al tuo spirito e alle tue prestazioni, perché sei on fire: il tuo calcio sfonda... qualcosa, qualcosa di sicuro sfonda, e Brandi rimane a terra, sofferente.
    (Ma, spoiler!, poi si rialza.)

    (16) DIFESA WIND (yejun + wind): 8+11=19pd (+3)
    ATTACCO ETHOS (wind): 9+3=12pa
    DIFESA ETHOS: 7 (-6ps)
    E lo prendi, minchia se lo prendi. Non con tutti e nove i colpi, ma poco ma sicuro ti ricordi ancora come si fa. YOU GO GIRL!!

    WIND: Ethos non ci sta, e rilancia agitando la mazza chiodata per colpirti (di nuovo!) alla spalla. la stessa, sì.
    YEJUN: Brandi è provatissimo, ma è allenato e abituato a sopravvivere a qualsiasi cosa (tranne ai rewind) perciò non demorde, e carica di nuovo contro di te per aprirti in due come un cocco usando la sua alabarda
     
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    Wren aveva creduto di aver perso tutto all'alba del primo giugno dell'anno precedente, quando la sua anima aveva smesso di essere sua e la sua vita aveva preso una piega di cui non andava assolutamente fiero.
    Poi Lapo era sparito.
    E Wren si era reso conto, stupidamente e in maniera improvvisa, una gettata d'acqua gelida ricevuta in pieno volto, che qualcosa da perdere ce l'aveva ancora. Ce l'aveva avuta — e l'aveva persa.
    Non era stato l'unico, ma svegliarsi quella mattina e non trovare il Linguini lì dove s'era aspettato di trovarlo, nudo accanto a lui nel letto che continuavano a condividere nonostante tutto, l'aveva destabilizzato; nel rincoglionimento mattutino, il post sbronza e post qualsiasi altra cosa avessero mandato giù la notte precedente a rendere sconnessi e densi i primi pensieri coerenti, aveva semplicemente pensato che fosse andato a comprare la colazione — era pur sempre San Valentino, no? Magari voleva stupirlo. Wren ce l'aveva una sorpresa per il minore, era solo troppo presto per rivelarla.
    E quindi aveva aspettato. Aveva atteso, sdraiato nel letto del Linguini, pigro e con qualcosa a bruciare nel petto che si avvicinava a una qualche sfumatura di felicità e contentezza, pur non raggiungendole appieno.
    Aveva aspettato.
    Si era persino riaddormentato, per chissà quanto tempo. Di Lapo, al suo risveglio, ancora nemmeno l'ombra. L'aveva chiamato per l'appartamento, e poi al telefono. Si era ripetuto che magari Ginevra l'aveva trattenuto al Bar per quella o quell'altra emergenza. Aveva aspettato. Aveva preparato il caffè come l'italiano gli aveva insegnato, e aveva fottutamente aspetto.
    Ma la pazienza non era mai stata una virtù degli Hastings. E a mattinata inoltrata, aveva smesso di aspettare. Aveva rimesso i panni della sera prima, e aveva raggiunto il Bar dello Sport, annunciandosi con uno stupido se la colazione non viene da me, vado io dalla colazione prima di essere informato dagli altri Linguini che Lapo non fosse li.
    «nun po' manco entrà» gli aveva detto Lollo, scherzando (ma non troppo) e indicando il poster affisso all'entrata dove la foto di un cane e quella di Lapo osservavano curiosi i clienti e i passanti; sotto una delle due c'era scritto IO NUN POSSO ENTRÀ e non era la foto dell'adorabile cagnone.
    E più o meno lì si era fatta sempre più prepotente quella sensazione alla bocca dello stomaco che per ore Wren aveva ignorato, riuscendoci, perché ad ignorare i problemi era sempre stato bravissimo; e poi Gin aveva ricevuto una telefonata che aveva messo in allerta non solo i Linguini in UK, ma tutti quelli presenti nel Bel Paese; anche Ciruzzo non si trovava più.
    E così, nei giorni successivi, moltissimi altri.
    Giovani e adulti, ribelli e mangiamorte, uomini e donne. Ragazzini. Altri come lui: Sinclair. Moka.
    Melvin.
    Proprio quando Wren aveva creduto di non avere più nulla da perdere, si era reso conto che non fosse vero, e che avesse ancora moltissimo che potesse essere sottratto dalle sue mani, troppo distratte e troppo spaventate per stringere ancora. E l'aveva perso.
    Voleva riaverlo indietro.
    Ed era per quel motivo che, pur andando contro se stesso e contro il buon senso che gli ripeteva fosse una pessima, terribile, idea quella di andare a farsi giustizia da solo, non quando non poteva essere certo di rimanere se stesso abbastanza a lungo da arrivare anche solo vicino alla traccia di Vittorio, s'era comunque presentato fuori dal Lotus.
    Insieme a tanti altri come lui, disperati di riavere indietro i propri cari.

    Mega respiro.
    Stacchetto.

    Un discorso quasi totalmente opposto valeva per Grey.
    Grey continuava a non avere assolutamente nulla da perdere — perché non aveva una famiglia, nonostante la lettera ricevuta mesi prima diceva ben altro. Si era sforzato molto per continuare a vivere la sua esistenza – perché chiamarla vita pareva un po' estremo – senza lasciarsi toccare dagli eventi che l'avevano ribaltata e rimessa in discussione, perché per lui non valevano nulla. E non aveva amici, Grey. Aveva qualche cliente fisso, dei rifornitori, dei gattini che provavano testardamente a cercare uno spazio che fosse per loro nel cuore nero dello special; aveva dei nemici, al massimo. Molti. Aveva dei target, degli obiettivi. Delle missioni.
    Ma aveva anche una Melvin.
    E avrebbe dovuto saperlo anni prima, quando aveva incontrato la micetta a quella stupida festa e aveva lasciato che lei leggesse il suo futuro in carte nelle quali Grey non credeva affatto, che affezionarsi – sebbene a modo suo, e per questo caratterizzato dall'imperfezione di chi non fosse abituato a farlo – sarebbe stato un problema. Nello specifico, un suo problema.
    Il fastidio dei primi giorni di ingiustificata assenza dal negozio era stato, in breve, soppiantato da una sterile e impassibile consapevolezza che fosse successo qualcosa, quasi una certezza, che fosse successo qualcosa, quando, recandosi al Lilum, il Hwang aveva scoperto che Vin si fosse assentata anche dall'altro lavoro.
    Lei, e un paio di altre ragazze, gli aveva comunicato uno dei colleghi. Un ragazzo che non aveva battuto ciglio pure quando Grey aveva fatto scivolare silenziosamente una lama alla sua gola, minacciandolo di lasciarlo ad annaffiare l'asfalto umido del retrobottega se non gli avesse detto ogni cosa, anche l'informazione più stupida. Non che sapesse molto, e a quanto pareva l'ipotesi che qualche cliente un po' troppo affezionato le avesse prese per qualche psicopatica idea, magari tenersele come ballerine private, non era da escludere.
    Era quello che si provava ad avere una persona per cui valesse la pena mettere a ferro e fuoco il mondo? Era orribile. Quell'urgenza di prendere qualcuno e stringere col proprio potere fino a renderlo incosciente; di affilare le lame e premerle contro la carne morbida e spillare sangue. Di riavere indietro quell'unica persona che, nonostante tutto, lo rendeva umano.
    Se aveva accettato la proposta di Ryuzaki (e non lo aveva accoltellato nel momento stesso in cui l'aveva sentito imboccare nel suo appartamento) era solo perché sapesse già, nel suo cuore, che non si sarebbe fermato fino a che non avesse ritrovato Melvin.

    Altro stacchetto.

    Il resort, in un altro contesto, sarebbe piaciuto parecchio a Wren; e persino a Lapo, ma dubitava sarebbero tornati molto presto a soggiornarvi, PTSD and all that. C'era comunque qualcosa che non quadrava, una sensazione sulla pelle che Wren non riusciva a scrollarsi di dosso, diversa dalla consapevolezza di essere un burattino imprevedibile nelle mani di un folle.
    Lo metteva in allarme, e gli faceva venire la pelle d'oca. Con una rapida occhiata ai compagni, decise che fosse una sensazione comune. Il ché non lo rassicurò affatto.
    E il cuore, subito dopo, perse diversi battiti nel riconoscere, tra gli ostaggi riuniti alle spalle dei mercenari, i visi familiari delle persone scomparse.
    Impossibile per Wren non concentrarsi su uno, e dovette fisicamente lottare contro se stesso, e contro gli uomini e le donne pronti ad attenderli, per non correre verso Lapo e stringerlo a sé. Una cosa alla volta. Guardò quello che – gASP! – solo pochi minuti prima, all'ingresso del Lotus, aveva scoperto essere il fratello del Linguini, e pregò forte che riuscisse anche lui a mantenere la mente lucida: non gli sembrava un tipo particolarmente impulsivo, voleva pregare di non essersi abagliato.
    Usò il bastone per allontanare il mercenario diretto nella sua direzione, scacciando la sensazione di confusione innescata dall'uomo (uno special, probabilmente) e concentrandosi sulla missione. Non potevano sbagliare, la posta in gioco era troppo alta.

    A Grey, invece, del dove fregava molto poco. Aveva altre priorità, e non sarebbe importato fosse stato un hotel, il fottuto Sahara, o la luna: avrebbe ucciso ciascuno di quegli ostacoli fatti di carne ed ossa pur di raggiungere Vin. Avrebbe ucciso persino Ethan, ma quello solo per soddisfazione personale: perché poteva, e perché era una promessa ormai che si portava dietro da troppo tempo. Troppo anni. E che aveva rinnovato anche quando il mago era tornato al PP accusandolo di esser stato lui a rapire quello o quell'altro amico — Grey gli aveva assicurato che se fosse stata opera sua, Ethan l'avrebbe saputo.
    Quando lo affiancò, in silenzio e muovendosi con passi leggeri come da abitudine, ne approfittò per ricordarglielo ancora una volta. Richiamò a sé il coltello appena scagliato contro Sharpy, e poi lo lanciò di nuovo, puntando alla giugulare.
    «non posso lasciare ti uccidano altri prima di me»
    Che in qualsiasi altro contesto avrebbe dato l'impressione di essere l'inizio di una enemies-to-lovers slow burn hurt/confort, ed invece era una promessa ed una minaccia, tutto insieme.
    Some things I'll never know && I had to let them go
    I'm sitting all alone feeling empty


    (12) DIFESA WREN (wren + vinc): lo attacca col bastone
    (10) DIFESA ETHAN (grey + ethan): tira un coltello
    ATTACCO SHARPY (grey): tira un altro coltello

    CODICE
    <b>(12) DIFESA WREN (wren + vinc):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (vinc):</b>

    <b>(6) DIFESA VINC (vinc + yejun):</b>
    <b>ATTACCO CYLENO (yejun):</b>

    <b>(10) DIFESA ETHAN (grey + ethan):</b>
    <b>ATTACCO SHARPY (grey):</b>
     
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    era iniziato tutto dieci giorni prima, quando una mattina di quelle era semplicemente andato a lavoro, nel bordello di suo fratello, e lui non si era presentato manco una volta a scartavetrare i coglioni, manco per dieci minuti!! capite quanto la giornata di Vincenzo era migliorata grazie a quella piccola accortezza? aveva preso quella notizia benissimo, era strano, ma si era convinto che magari quel coglione avesse da fare per san valentino?? insomma sapeva che aveva un ragazzo (povera anima pura, pregava ogni giorno per lui) e magari era impegnato, sperava fosse tornato il più tardi possibile e super rilassato, lui che era appena tornato da Naples city per la (non) vittoria di Geolier, che aveva comprato le sim tarocche, che aveva votato con i cinque cellulari nella tuta gold, aveva avuto una gioia?? un week end lungo da passare in pace?
    un sogno, forse una favola
    e poi.
    e poi avevano ricevuto la notizia, e si erano riuniti nel bar di famiglia.
    erano spariti, non solo i suoi familiari, ma gente di ogni tipo, e li avevano rapiti?? ma che cazzo lui voleva solo che il fratello si facesse un weekend di sesso sfrenato mica che sparisse per sempre, mannagg a [redacted].
    lo aveva deciso mentre fumava una sigaretta, fuori al bar dello sport, che sarebbe andato a riprenderlo per le orecchie, e aveva scoperto che Remo e Giacomino erano con lui.
    Non ci andava d’accordo, ma Lapo era l’unico consanguineo che gli era rimasto e che, a malincuore, doveva salvare.
    testa di cazzo.

    Gettò il mozzicone della sigaretta per terra schiacciandolo con gli anfibi, quel posto non sarebbe potuto essere più una merda di quanto già era, dopotutto, gli ricordava un po’ i laboratori dove l’avevano rinchiuso qualche anno prima, privandolo della magia e del beneficio di rimanere da sua madre, sospirò e si passò indice e pollice sulle sopracciglia, una mano sulla spalla di giacomino «ce li riportiamo a casa, mh?» che sapeva un po’ di c arripigliamm tutt chell ca è o nuostr, un po’ di autoconvinzione non faceva mai male visto che se fossero tornati a mani vuote gin li avrebbe uccisi, resuscitati, e poi uccisi di nuovo, e poi aveva conosciuto suo cognato. Un fucking santo, lo adorava già, e gli aveva pure chiesto se fosse un cugino di Lapo, lui aveva risposto deadpan che era il fratello purtroppo.
    Strinse nella mano destra la semiautomatica, mentre entravano in quel postaccio, aveva una leggera pelle d’oca sulla spina dorsale perché gli sembrava tutto troppo tranquillo, dove straminchia erano gli ostaggi? mentre il silenzio tombale aveva invaso la stanza, quell’enorme sala da ballo che gli pareva uscita dai miglior romanzi di King, lo sapeva lui, che l’inculata stava dietro l’angolo, soprattutto quando vide il fratello lì per terra.
    non si mosse di una virgola.
    almeno stava bene.
    dal cielo (come se fossero stati una visione di Diego Armando Maradona) scesero (Madonne) i power ranger in giacca e cravatta, che iniziarono ad attaccarli, ovviamente «c sfaccimm» semplice, coinciso, mentre correva verso Wren e cercava di colpire Diodato (fuck you ridacci aldo moro) con una gomitata, come dicevano i suoi cugini ndo cojo cojo, strinse i denti e sparò due colpi verso Ghali, minchia ma quanto era alto quel bastardo «fa fridd la ngopp?» chiese, mentre cercava di fare lo sgambetto a Brandi «stai pure morendo, fai il bravo» a quanto pare non era ancora il momento di buttare il sangue




    E sono solo uno dei tanti
    Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
    Che non riesce più a fidarsi degli altri
    Con una mano mi abbracci e con l'altra mi ammazzi
    E sono stato sempre quello solo
    Perché non sono mai stato come loro
    Che hanno lo sguardo pieno d'odio e il cuore vuoto
    Il nostro amore maledetto mi mancherà in eterno



    [html]
    (12) DIFESA WREN (wren + vinc): gomitata
    ATTACCO GHALI (vinc): gli spara due colpi

    (6) DIFESA VINC (vinc + yejun): fa lo sgambetto
    ATTACCO CYLENO (yejun):

    (10) DIFESA ETHAN (grey + ethan):
    ATTACCO SHARPY (grey):
     
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    Ethan lo aveva capito subito che qualcosa non andava. Quando si era svegliato, Finn non era in casa e Ethan era sempre il primo a svegliarsi. Nessuno dei due aveva un San Valentino quell'anno quindi avevano deciso di passarlo assieme dopo lavoro con un film o un videogame e qualche snack. Non era la prima volta che uno dei due spariva per San Valentino, era già successo ed entrambi sapevano cosa significasse, quindi aveva chiuso un occhio ed era andato a lavoro sperando che sarebbe tornato la sera stessa. Non era stato così. Non era riuscito a stare fermo, ad aspettare e sperare che tornasse da solo. Sarebbe già tornato se non gli fosse successo qualcosa, gli avrebbe almeno scritto un biglietto prima di uscire o gli avrebbe risposto al telefono o richiamato appena possibile. Non era il tipo da far preoccupare la gente però Ethan finiva sempre con il farlo. Sapeva com'era fatto caratterialmente, sapeva leggerlo meglio di quanto sapesse fare con se stesso. Gli era successo qualcosa e ora era in completo panico e lui non sapeva come o dove cercarlo. La prima persona che gli era venuta in mente era stata Grey. Non era difficile pensare che stesse cercando un altro modo per vendicarsi e che avesse catturato Finn a questo scopo. Per lui era lapalissiano che il ragazzo ci avesse messo lo zampino, eppure quando era andato al PP, Grey gli aveva assicurato che nob fosse stato lui e non gli avrebbe creduto se non avesse aggiunto la clausula del "se fossi stato io, lo avresti saputo".
    Si era ripromesso di non dirlo a JD, almeno non subito, perché sapeva che lo avrebbe rilegato a compiti inutili e che non lo avrebbe aggiornato sui suoi movimenti, come aveva fatto con Blaise. Ethan e JD poi non parlavano da un po', le foto dei gattini che mandava solitamente ogni giorno, negli ultimi tempi erano diventate foto mandate sporadicamente. L'ultima volta che si erano sentiti, JD aveva mostrato nuovamente paura al pensiero che Ethan si sarebbe messo nei guai per colpa sua. Non era stata la prima volta che avevano intavolato quel discorso e probabilmente non sarebbe stata l'ultima. Era stato un discorso confuso, più del solito, era andato da lui, dopo tanto tempo ed erano rimasti nel buio della sua camera, in silenzio. Era una cosa che facevano entrambi di tanto in tanto, quando i propri sentimenti erano troppo... troppo e non riuscivano a parlarne ma sentivano comunque la necessità di avere qualcuno al proprio fianco. Era un sono qui silenzioso che non pretendeva di dire che andasse tutto bene. Significava tutto e niente. Si era promesso che sarebbe stato solo per una volta. Il giorno seguente era nuovamente di fronte alla sua porta a consegnare una cheesecake e una piantina e a discutere tramite messaggio sul fatto di entrare o meno. Era stato difficile, ma aveva rifiutato e dopo la consegna si era teletrasportato nuovamente a casa. Avevano discusso per l'ennesima volta di cosa fare per far in modo che lui lo odiasse.Ethan non voleva odiarlo, anche perché le proposte di JD erano spesso una contraddizione e sapeva che lui non voleva essere odiato, you keep me sane gli aveva detto giusto il giorno precedente. JD aveva paura che lui sarebbe stato il suo Ryan, che Ethan si sarebbe messo in pericolo e sacrificato per lui. Aveva deciso in quel momento di ridurre ancor di più contatti: meno Ethan sapeva di JD e meno lui avrebbe dovuto preoccuparsi per Ethan e viceversa. Non sarebbe sparito del tutto, se mai lui gli avesse voluto scrivere o avesse bisogno di qualunque cosa, gli avrebbe risposto. Aveva inventato quella cosa della piantina, come se una piantina potesse essere il suo sostituto. Gli aveva detto che lo rappresentava e di prendersene cura e man mano aveva diminuito anche la frequenza con il quale gli mandava le foto di gattini. Non era sicuro fosse stata una grande mossa ma era risaputo che lui riuscisse solo a incasinare sempre di più le cose. Inizialmente non gli aveva scritto per Finn ma dopo qualche giorno gli aveva chiesto aiuto. Era lui l'hacker fra i due e informazioni in più gli sarebbero sempre servite. Quando scoprì che Finn non era il solo e che anche molti altri erano scomparsi, aveva preso una decisione. «mi unirò alla squadra di ricerca e tu non potrai fermarmi» era questo il messaggio che aveva poi scritto prima di posare il telefono e far finta che non esistesse.

    E così aveva fatto, aveva posticipato il solito workshop in Francia e si era preso dei permessi di qualche giorno, poi si era unito alla squadra di volontari. Ethan non aveva mai usato un'arma, sin da quando era piccolo aveva usato la bacchetta per attaccare o difendersi, era stato allenato a dovere quando abitava a New York e al massimo se la cavava con un pugnale e sapeva scassinare bene le serrature anche senza l'uso della magia. Arrivato lì dunque, aveva semplicemente chiesto un'arma che gli permettesse comunque di muoversi liberamente in modo da sfruttare la sua agilità. Aveva già lavorato con cose simili ad aste durante i suoi spettacoli, quindi sapeva manovrarle, non le aveva mai usate per attaccare, ma quello era un altro discorso, avrebbe capito come sfruttare al meglio i suoi punti deboli e le sue capacità. Non sarebbe uscito di lì prima di aver visto e recuperato Finn. Quando però erano apparsi gli ostaggi insieme ai mercenari, non lo aveva visto tra i presenti. Aveva osservato uno a uno gli ostaggi, trasalendo quando il suo sguardo si era posato su Kyle e Dani. Sembravano stare bene o almeno così sembrava. Nessuno era a terra morto, il che era già un grandissimo passo avanti ed erano vigili. L'unica cosa a dividerli da loro erano i mercenari. Sharpy doveva averlo già preso in simpatia perché cercò di impalarlo con una stalattite. Cercò di evitare la stalattite spostandosi di lato e non nascose la sorpresa quando Grey provò a salvarlo. «non posso lasciare ti uccidano altri prima di me» Oh, quindi era così che stavano le cose, adesso. «non pensavo la tua ossessione per me sarebbe arrivata a un tale punto da sbloccare addirittura la possessione» il suo Lov'ometro era salito alle stelle a quanto pareva. Era quella una enemy to lovers story? «sappi che non mi sentirò in debito con te per questo»

    Poco più in là, Yejun si era spostato leggermente da Wind per prendere per il colletto Vincenzo e tiralo verso di sé. «fai attenzione, non voglio ulteriori morti in missione» side eye. Perché l'aveva presa seriamente quanto lo smantellamento in Siberia. Sarebbe stato abbastanza vigile da cercare di mettere al sicuro tutti lì. Erano tanti ma ce l'avrebbe potuta fare. «tu invece, muori» e mitra in braccio, sparò qualche colpo verso il suo stomaco.
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
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    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE


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    <b>(12) DIFESA WREN (wren + vinc):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (vinc):</b>

    <b>(6) DIFESA VINC (vinc + yejun):</b>
    <b>ATTACCO CYLENO (yejun):</b>

    <b>(10) DIFESA ETHAN (grey + ethan):</b>
    <b>ATTACCO SHARPY (grey):</b>


    (6) DIFESA VINC (vinc + yejun): lo prende per il colletto e lo sposta verso di sé
    ATTACCO CYLENO (yejun): gli spara allo stomack

    (10) DIFESA ETHAN (grey + ethan): schiva
     
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    (12) DIFESA WREN (wren + vinc): 19+20= 39 (+27)
    ATTACCO GHALI DIODATO (vinc): 8+27= 35
    DIFESA GHALI DIODATO: 9 (-24ps)
    Come direbbe un saggio, sto cappero e sto capperone: tra bastonate, gomitate, (e diodato che guarda confuso ghali che sta prendendo tutte le botte senza aver fatto niente) Vincenzo, nella sua cecchino era, riesce a colpire il rapitore di Aldo Moro al ventre. Vi dirò: non ha un'ottima cera. C'è molto, molto sangue.

    (6) DIFESA VINC (vinc + yejun): 15 + 4 = 19 (+13)
    ATTACCO CYLENO (yejun): 6+13 = 19pa
    DIFESA CYLENO: 10 (-9ps)
    Cyleno, chiaramente un ballerino come Ethan, è più preparato del collega, e con una Mossa TM (BALLAVAMO NELLA ZONA NORD QUANDO MI CHIAMAVI FRA) riesce a schivare il proiettile, che lo colpisce solo di striscio ad una gamba.

    (10) DIFESA ETHAN (grey + ethan): 18+8 = 26 (+16)
    ATTACCO SHARPY (grey): 4+16=20
    DIFESA SHARPY: 10 (-10)
    Sharpy non riesce a spostarsi in tempo, ma a proteggere parti vitali si: il coltellino si conficca in una spalla.

    WREN: Diodato è troppo provato per muoversi, quindi cosa fa? (niente) usa il proprio potere per rilanciarti il coltellino che il tuo amico, grey, ha lasciato conficcato nella spalla di uno dei mercenari. uno reverse card!
    VINC: è già il momento del calcio rotante? eh sì, eh sì! salta, cercando di colpirti allo stomaco e lanciarti in piscina.
    ETHAN: quando abbassi lo sguardo, ti rendi conto dello strato di ghiaccio sotto i tuoi piedi. Sharpy sta cercando di bloccarti sul posto

     
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    Era stufo di dover ricevere missive da chichessìa dove lo avvertivano che uno dei suoi parenti era scomparso nel nulla, era davvero stufo di dover fronteggiare quel tipo di debolezza manifesta che lo imputava come un marito e padre degenere, non in grado di proteggere la sua famiglia. Era davvero stufo di dover ballare sul filo della depressione ogni volta che succedeva una cosa come quella perché, per lui, era la seconda volta in due anni che qualcuno – questa volta il povero Duncan – lo avvisava di non aver più visto un membro dei Campbell. Prima la moglie. Ora la figlia.

    Anni di pratica nel dover dire ai parenti dei pazienti che non ce l’avevano fatta gli aveva dato la forza di mantenere un tono piatto e neutrale mentre le poche righe vergate dal secondogenito venivano elargite al tavolo dove sia lui che Mina stavano mangiando. Il rumore di vetri rotti venne incamerato immediatamente e senza dire una parola, sfoggiando la miglior tecnica di incantesimi non verbali, riparò il bicchiere, pulì il vino da terra e si mise a curare la ferita di lei esattamente come aveva sempre fatto. Alice era sparita, Duncan non l’aveva vista a colazione ed il primo pensiero dell’uomo fu ci hanno preso di mira. La paranoia cominciò a rimpolpare i vuoti che nella mente dell’uomo si erano creati dall’assenza della moglie, assenza ancora sofferta e in qualche modo avevano cambiato la natura pacifica del marito.

    I dieci giorni successivi dormì poco, praticamente niente, masticando a labbra chiuse tutta la bile che la situazione gli stava rilasciando in bocca: il Ministero non voleva fare niente, come al solito. Quando c’erano dei guai del genere se ne fregavano, era già un miracolo che Mina fosse tornata e non poteva di certo sperare in un altro. No, aveva già avuto la grazia, figuriamoci se potevano averla di nuovo. Se la prima volta il suo animo si ruppe in mille pezzetti, ora qualcosa di vischioso, putrido e marcescente tenevano insieme i cocci rotti, una rabbia ribollente ed appiccicosa, simile alla resina di albero – difficile da mandar via o sciogliere. Il Ministero non avrebbe fatto nulla? Non c’era davvero una buona ragione per salvare gli ostaggi?
    Amen.
    Avrebbe trovato un modo lui.

    Neanche ipotizzò di non dirlo alla moglie, non aveva segreti con lei e nel suo pallore dalle troppe poche ore di sonno, dal poco cibo ingollato a sufficienza per poter sopravvivere, dichiarò i suoi intenti accettando qualsiasi risposta da parte sua. Iniziò così la ricerca spasmodica di informazioni, cosa in cui lei era migliore e trovarono effettivamente ciò che cercavano.
    Una voce. Una pista da seguire.
    Era rimasto passivo per tutto il tempo durante l’estenuante attesa per il ritrovamento della moglie. Non avrebbe fatto di nuovo quello stesso errore.

    Una volta ritrovatisi al punto di interesse John non poté non notare come tutti fossero estremamente giovani, solo lui, sua moglie e all’apparenza un’altra persona sembravano avere un’età da mago socialmente adulto. Non che fosse davvero quello il problema, ma nella mente dell’uomo tutti gli altri potevano avere più o meno l’età di sua figlia. La cosa non gli piaceva, così giovani e già così disperati.
    Un’ingiustizia.

    Entrati fu palese che qualcosa non stesse andando secondo i piani. I loro passi non facevano rumore, il grosso lampadario di cristallo non emanava l’ombra naturale di cui era disposto e fu ben presto chiaro a tutti che quella era una situazione da cui cavarsi d’impaccio il più presto possibile. Erano entrati nella tana dei lupi, ne erano consci e nel suo spirito albergava l’odio innato di un padre verso chi aveva osato sfiorare sua figlia.

    Un ragazzo poco più in là era preso di mira da un tipo che stava utilizzando un’arma di matrice nipponica ed il suo sangue orientale bruciò forte in aggiunta alla rabbia di prima. Sollevò la bacchetta, quei due rudimenti di duelli ai tempi della scuola li ricordava ancora e tentò di aiutare uno dei suoi “alleati” cercando di rendere nullo l’attacco del mercenario, muovendo la bacchetta per puntare non tanto alla persona quanto allo strumento. «Permutatio gypsi!» L’incanto Gypso, se fosse andato in porto, avrebbe tramutato il materiale della catena in gesso, con il preciso intento di spezzare definitivamente l’arma durante la rotazione.
    Nella sua visuale entrò immediatamente l’unico altro adulto insieme alla moglie, un tipo che era stato preso di mira da una più normale arma da fuoco babbana, una Glock anche se non poté riconoscerla (la sua cultura da videogiocatore avrebbe potuto però dargli una mano). Ben peggiore, sua moglie era lì vicino e non avrebbe permesso a nessuno – nessuno - di poter alzare un solo dito su di lei neanche per sbaglio.
    Bacchetta dritta. Un rapido gesto antiorario del polso e una sferzata verso l’alto mentre dalle labbra un nuovo incantesimo veniva lanciato «Obice Medusa!» Dalla bacchetta sarebbe dovuto uscire un fascio di luce color acquamarina, luce che si sarebbe addensata su entrambe le persone per poter fermare il proiettile a mezz’aria – in realtà un effetto calcolato. John voleva precisamente che il proiettile rimanesse fisicamente lì.
    Così da poterlo rispedire al mittente.
    «Magneto!»
    C’era una sottile e negativa soddisfazione nel poter rendere il mercenario un magnete vivente per fargli schizzare di nuovo contro il suo proiettile.
    Father, into your hands
    I commend my spirit
    Father, into your hands
    Why have you forsaken me?


    (11) DIFESA SEBASTIAN (mina + john): Barriera Medusina sul proiettile
    ATTACCO G-BABY (john): Incanto di Calamita con lo stesso proiettile

    (13) DIFESA JAVI (ethan + john): Incanto Gypso sulla Kusarigama
     
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    era un po’ che javi non sentiva i pugni prudere così insistentemente.
    il primo giorno non si era fatto domande. il secondo aveva stretto il muso di dante tra le dita, aveva affondato il volto nel pelo del cane, e si era imposto di non farsene ancora. il terzo, aveva fissato lo schermo del telefono — tutti quei messaggi privi di una risposta, mai ricevuti — e si era chiesto se fosse il caso di cambiare tattica. aveva sfiorato col dito il contatto di william barrow, e poi aveva cambiato idea.
    era una coincidenza, e andava tutto bene.
    al sesto twat aveva battuto violentemente piede nel suo appartamento, un lecito mi sono rotto il cazzo come forma di saluto, e lui gli aveva piazzato una birra tra le mani. incapace di fare altro, se non osservarlo da dietro ai cuscini del divano mentre gli veniva detto — a lui — di restare fermo. mentre twat — twat — andava a recuperare chissà cosa, chissà dove.
    giunti al decimo, voleva solo spezzare qualcosa. di pensieri, nella sua mente, ne erano frullati parecchi; nessuno particolarmente positivo. ne fosse stato in grado avrebbe persino riso, quando avevano riunito le forze e si era ritrovato di fronte alle stesse facce che lo avevano affiancato in siberia. niente olga, ma quello non lo aveva particolarmente sorpreso. però la mancanza di moka a sfiorargli le dita, sempre più vicino di quanto fosse consentito, era stata una doccia fredda. e ci aveva provato, javi, a non rendere palesi le immagini che continuavano a presentarsi dietro alle palpebre. non era certo di esserne stato del tutto capace, in quegli attimi precedenti all’ingresso in struttura. occhi scavati, assenti; labbra bluastre, arti rigidi. questo quando si concedeva di intrattenere l’idea che ci fossero ancora resti da riportare a casa. e quando l’olezzo della carne bruciata, spettro del novosibirsk, non tornava a infestargli le narici.
    strinse le labbra in una linea retta, e posò lo sguardo su wind. e finì per cadergli anche sull’hastings, un’altra serie di ricordi vaghi a stringergli la gola. fu istintivo battere le nocche contro la sua spalla, mormorare uno «stai bene?» — un anno dopo, e la fine di quella guerra era ancora pesante sulle spalle di javi. un’altra serie di sagome anonime da inserire nella lunga lista di quelle che lo perseguitavano. e non lo conosceva abbastanza, wren, ma cristo iddio. cristo, se meritava di non vedere più le sue stesse mani imbrattate del sangue altrui. non in quel modo; mai in quel modo.
    certo, e poi imbracciò il fucile; fece quei passi in avanti, i pensieri rivolti ancora al gruppo di volontari separato dal suo — e li vide davvero.
    non tutti. distolse gli occhi da quelli di diaz, ironicamente primo a catturare la sua attenzione, e contò uno ad uno i presenti nella manciata di secondi a disposizione. un autocontrollo che aveva poco di naturale; figlio, piuttosto, dell’addestramento rigido che gli aveva concesso di mantenere lucidità in situazioni peggiori di quella. ne mancavano svariati, all’appello. ne era certo, perché tra le teste non riconosceva quelle di marcus howl e sinclair hansen.
    (hansen con la a, per i posteri.)
    non si concesse di ragionare troppo su qualunque cosa stesse vedendo. anche se finì lo stesso per perdere più tempo del necessario a fissare le manette che univano mireia al suo fottutissimo amico. e sulle dita rotte e sanguinanti di sua sorella.
    e di nuovo, pensa il caso!, su diaz.
    stavolta, le iridi scure erano pregne di emozioni in contrasto con quelle mostrate poco prima; non c’era davvero bisogno che lo dicesse ad alta voce, quel te voy a matar. abbastanza certo si percepisse già nell’aria.
    piuttosto spinse il calcio del fucile verso il fianco di (checks notes) GHALI????&& ghali. con l’intento di fargli quantomeno arrestare l’avanzata. già troppo vicini rispetto allo stretto necessario, ma aveva da tempo smesso di farsi domande sulle scelte strategiche dubbie della popolazione magica. tanto che non batté cigliò manco di fronte all’improvvisa presenza di catene pericolosamente vicine al suo braccio; chouko mizumaki, per quel poco che ne sapeva, era un altro soggetto tutto particolare. lo aveva capito nel momento in cui si era presentata con un sorriso nervoso stampato in faccia ed entrambe le mani strette attorno a quello che pareva a tutti gli effetti uno strumento di tortura medievale. e ne stava avendo la conferma in quel momento, mentre tentava di scostarsi prima che la palla micidiale della ragazzina potesse impattare contro la sua, di testa, invece di quella del nemico.
    e allora. allora, con un sospiro a smuovergli il petto, cedette alla tentazione di cercare moka nella folla. quell’emerito coglione; lui e le sue scariche elettriche che quasi non lo avevano fatto fuori più volte di quanto gli piacesse ammettere. lui e le sue cazzo di sparizioni immotivate, e — corrugò la fronte.
    assottigliò lo sguardo.
    piegò appena il volto nella sua direzione.
    quasi effetto collaterale, la confusione che tramandò telepaticamente al tipo di passaggio. perché aveva un po’ di punti da sollevare, javier. iniziavano tutti con la bandiera americana drappeggiata sulla sua figura, e finivano con il genere di bestemmie sottovoce che il telly era solito tirargli fuori.
    ma perché.
    ma perché.
    «sentite.» e batté le palpebre, cercando di scacciare quell’immagine frutto, evidentemente, di strane fantasie del subconscio. «è troppo presto per pentirmi di essere qui?»
    (no.)
    Ma l’amaro torna Ed è la prima volta
    La vita che mi togli Passa dalle mani
    Ma tu già lo sai Che io non sarò mai
    Un porto sicuro In un mare calmo


    (14) DIFESA GREY (giacomino + javi): calcio del fucile nel fianco per destabilizzarlo
    ATTACCO GHALI (chouko): mazzata in testa

    (19) DIFESA ELLIS (javi + mina ): gli passa un po’ di sana confusione telepatica
     
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    «sono preoccupato, sai?» confessò a Vincenzo, voltandosi brevemente verso di lui prima di spostare lo sguardo sul sentiero davanti a sé. Una risposta perfetta, tra le tante, a quel «ce li riportiamo a casa, mh?» pronunciato dal cugino poco prima; assolutamente condivisibile dal momento che non erano altro che un gruppo di eroi improvvisati che avevano deciso di aggrapparsi a voci di corridoio e andare incontro ad una trappola certa, senza alcuna garanzia di successo. Tuttavia, i pensieri dell'italofrancese erano rivolti altrove. Non era preoccupato per i pericoli che li avrebbero attesi, non quanto avrebbe dovuto e non quanto lo sarebbe stato se avesse avuto meno fiducia nel suo potere o se avesse vissuto più spesso nel mondo reale che nella sua bolla ovattata. E si era fatto bastare la notizia della (presunta) presenza degli ostaggi in quel resort per sentire il peso sul petto allentarsi e convincersi non soltanto del fatto che fossero vivi, ma che avrebbe potuto portarli in salvo – non aveva idea del come, ma sarebbe stato un problema del Giacomino del futuro. Era qualcos'altro a turbarlo, in quel momento. Qualcun altro. «Gin non ci perdonerà così facilmente» e no, non perché avrebbero riportato indietro anche Lapo; per quello sarebbe stato rimproverato dal resto della cuginanza. Non gli piaceva disubbidire, e non era solito farlo, ma non ci aveva pensato un attimo prima di decidere di unirsi agli altri volontari. C'erano due Linguini nel Lotus, più due in missione – c'era Ciruzzo, che aveva fatto scattare il primo campanello d'allarme quando aveva ignorato i suoi meme sulla Formula1. C'era Barbie, che il cronocineta aveva cercato, al BDE, per aggiornarlo sull'andamento delle sue lezioni alla scuola di cinema e su altri avvenimenti irrilevanti che non avrebbero meritato alcuna condivisione. C'era Vin, che non era riuscito a trovare né al P-Power né al Lilum (era stato anche lì, sì, a mali estremi) (potendo scegliere, però, preferiva essere circondato da mici). C'era Iris, la sorella di Myrtille. C'era Kaz, con cui aveva condiviso i traumi di un braccio mozzato e sventolato come trofeo di guerra, e Clay nel team di salvataggio. Ai suoi occhi, «non potevo non venire» aggiunse, come se stesse parlando direttamente con la proprietaria del Bar dello Sport. «ma sono sicuro che capirà» com'era sicuro del fatto che la notizia fosse già giunta alle orecchie di sua madre, e che la donna avesse immediatamente avvisato nonno Lino, e che quest'ultimo avesse richiamato tutte le conoscenze mobilitate in quei giorni di ricerca e le avesse indirizzate verso il resort per fornire loro i rinforzi necessari. E per dare fuoco a quel posto, molto probabilmente.
    Affondò le mani nelle tasche del giubbotto, fece un respiro profondo per allontanare quei pensieri e sfruttò i pochi minuti a loro disposizione per osservare l'ambiente circostante, prima dell'ingresso in scena dei mercenari e degli ostaggi. Ignorò momentaneamente i primi – e le cicatrici, gli sguardi feroci, le armi puntate nella loro direzione, il fatto che fossero in numero superiore rispetto a ciò che il Linguini aveva sperato (cioè zero) – e agitò la mano in direzione di Vin, Lapo e Iris – il viso di nuovo illuminato da un sorriso che cozzava con la situazione in cui si trovavano e che si smorzò in un attimo. «dove sono gli altri?» chiese, rivolto tanto ai suoi compagni quanto ai prigionieri; e avrebbe voluto ripetere la domanda, e sprigionare tutta la sua italianità per esprimersi a gesti e domandare loro come stessero, ma i rapitori sembravano impazienti di sterminare i presenti il prima possibile. Quindi, si costrinse a rimandare quello scambio di battute, tenere sotto controllo quella sensazione di panico che andava a diffondersi e provare a rendersi utile alla causa. Tanto per cominciare, rallentò il tempo per accostarsi a Ghali e tentare di sfilargli dalla mano il pugnale con cui stava cercando di colpire Grey; poi, sfruttò quella condizione per spostare Mina quel tanto che bastava per permetterle di evitare la gomitata di Bubbles; infine, mentre restituiva al tempo il suo scorrere naturale, si piazzò accanto a Bubbles per parlargli. Certo, avrebbe potuto sfoderare immediatamente la sua potentissima arma e chiudere lì la questione, ma non voleva mostrarsi così aggressivo fin da subito. Il primo – e il secondo, e il terzo, e il quarto – tentativo prevedeva sempre un approccio pacifico, nonostante all'improvviso avesse più fretta del previsto. «senta, scusi, salve, deve proprio?» si rivolse all'uomo, aspettandosi di leggere lo stupore, sul suo volto, nel vedere la figura del Linguini comparsa improvvisamente al suo fianco. «non voglio farle del male» non ne sarebbe stato in grado neanche se avesse voluto, ma non gli sembrava un'informazione da condividere con il rapitore. «può lasciarci andare e dirci dove sono gli altri?» un attimo, non aveva formulato bene la sua gentile richiesta. «non dei vostri» non sia mai, erano già abbastanza. «dei nostri dico»
    Perché Giacomino non è l’eroe che Lotus merita,
    e neanche quello di cui ha bisogno adesso.


    (14) DIFESA GREY (giacomino + javi): rallenta il tempo e prova a togliergli il pugnale di mano
    (16) DIFESA MINA (yejun + giacomino): sposta leggermente Mina
    ATTACCO BUBBLES (giacomino): lo confonde parlandoci

    CODICE
    <b>(11) DIFESA SEBASTIAN  (mina + john):</b>
    <b>ATTACCO G-BABY (john):</b>

    <b>(13) DIFESA JAVI (ethan + john):</b>
    <b>ATTACCO ALDO (ethan):</b>

    <b>(14) DIFESA GREY (giacomino + javi):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (chouko):</b>

    <b>(16) DIFESA MINA (yejun + giacomino):</b>
    <b>ATTACCO BUBBLES (giacomino):</b>

    <b>(19) DIFESA ELLIS (javi + mina ):</b>
    <b>ATTACCO CROZ (mina):</b>
     
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    Con un'occhiata più attenta notò che alcuni di loro erano feriti, tranne qualche livido qua e là, quello che notò prima era la mano di una ragazza. Chissà se aveva cercato di ribellarsi ed era stata messa a tacere, per il resto sembrava star tutto sommato bene. «state bene?» una domanda posta agli ostaggi al di là del della schiera di mercenari, lo sguardo però soffermato sugli unici volti familiari: Dani, migliore amico di Blaise e cotta intramontabile del suo migliore amico e Kyle, praticamente uno sconosciuto che aveva dissotterrato una volta in un cimitero e che le persone dovevano davvero odiare, prima sotterrato e poi fatto ostaggio, di solito andava diversamente. O forse erano stati sempre loro a sotterrarlo una prima volta ed erano tornati a riprenderlo una volta che si erano resi conto di non averlo fatto fuori correttamente. Ora si sentiva un po' in dovere di tenerlo d'occhio, chissà dove l'avrebbe trovato la prossima volta, altrimenti. «dove sono gli altri?» un'altra domanda perchè non gli piaceva non avere le cose sotto controllo. Era un maniaco dell'ordine e in quel momento aveva solo domande e alcuna risposta. La sua presenza lì non sarebbe stata vana lo stesso ma aveva anche delle priorità. Non li avrebbe lasciati lì per seguire invece chi era di suo interesse cercare, ma voleva avere almeno la certezza che fosse davvero lì. Diede una bastonata con la lancia sulla mano di Aldo (ma quello di Aldo, Giovanni e Giacomo?? Se non lo era, ora è canon .) per bloccare il lancio o per almeno deviare la traiettoria. Ma poi sapete quanto fa male un'astata sulla mano? Chiedetelo a tutti i bambini bacchettati nelle scuole. Fece qualche passo indietro e con la bacchetta invece disegnò in aria una spirale, soffiandoci dentro fino a far prendere vita a un tornado di dimensioni umane per spostarlo verso Aldo e rimanere poi concentrato.

    Meanwhile, Yejun. «hanno diviso gli ostaggi o sono tutti qui?» sperò nella prima opzione perché la seconda voleva dire che se mai c'erano stati altri lì, non avevano fatto una bella fine. «sentite, ma come mai siete legati a due a due?» che cosa diavolo avevano con gli ostaggi? «cioè non siete nemmeno legati a un palo o cosa, sembrano più di bellezza quelle manette» Avrebbero potuto letteralmente alzarsi e andarsene o aprirle con i giusti strumenti o se avessero recuperato le chiavi, potevano anche combattere legati. Un po' come quel gioco che si fa da bambini dove si è legati ad una gamba e si deve andare avanti assieme, ma più semplice perchè erano le mani quelle legate. Erano tenuti liberamente, il che era davvero strano. Se gli fosse effettivamente importato degli ostaggi avrebbero prestato più attenzione. Poi erano stati rapiti per? Non sembrava nemmeno esserci un filo conduttore, non erano stati chiesti soldi, erano solo stati presi e appoggiati lì come vetrinetta mentre loro stavano l' a combattere contro i mercenari. Un diversivo? E per cosa? «pft, principianti, dopo vi faccio vedere come si fa» appena fosse riuscito a liberare una coppia, li avrebbe ammanettati a dovere. Per il momento gli avrebbe dimostrato un'alternativa. Con la bacchetta puntò verso Bubbles e castò un Incarceramus, in modo da evocare delle funi da usare come lazo e acchiappare il malandrino, spingendolo verso di sè. «questo potete usarlo anche a letto se non siete bravi con i nodi»
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
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    <b>(11) DIFESA SEBASTIAN (mina + john):</b>
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    <b>(16) DIFESA MINA (yejun + giacomino):</b>
    <b>ATTACCO BUBBLES (giacomino):</b>

    <b>(19) DIFESA ELLIS (javi + mina):</b>
    <b>ATTACCO CROZ (mina):</b>


    (13) DIFESA JAVI (ethan + john): bastonata sulla mano per bloccare il lancio
    ATTACCO ALDO (ethan): vortex
    CITAZIONE
    evoca un tornado d'aria di piccole - medie. Può raggiungere massimo le dimensioni di un essere umano medio. Il mago che lancia l'incantesimo può controllare dove spostarlo oltre alla dimensione che deve tenere, l'importante è restare concentrati altrimenti il tornado prenderà vita propria e sarà difficilmente domabile. Incantesimo non verbale, bisogna disegnare una spirale partendo dal centro e soffiando al suo interno finché il tornado prenderà le dimensioni volute e da lì basterà muoverlo con la bacchetta. Il colore dell'incantesimo è argento.

    (16) DIFESA MINA (yejun + giacomino): incarceramus
    CITAZIONE
    Genera delle grosse funi dalla bacchetta che avviluppano la persona o la Creatura Magica contro cui è lanciato l’incantesimo. Per immobilizzare sia uomini che animali.
     
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    Ricordava a malapena di averlo in mano, il bicchiere.
    Il tredici febbraio sarebbe dovuto essere un giorno come tanti, per Mina. Un maledetto giorno qualsiasi, finalmente, dopo essere tornata a casa da poco più di un anno e aver dovuto vivere nel timore di una guerra incerta dopo una manciata di mesi che erano sembrati un battito di ciglia.
    Battiti di ciglia.
    Le sembrava di chiudere gli occhi per un attimo e poi riaprirli per dover assistere impotente all'ennesima, crudele trovata del Destino.

    Sparita nel nulla.
    Alice era scomparsa dalla sera alla mattina. O almeno così diceva la comunicazione che tempestivamente era arrivata da Duncan. Non si erano visti a colazione come al solito in Sala Grande, nessuno l'aveva vista al risveglio nel dormitorio Corvonero, e tanto era bastato al più piccolo di casa Campbell per sentire la necessità di avvertire i genitori il più in fretta possibile.

    Per quanto affettuoso potesse essere il loro secondogenito, non era certo il tipo che mandava lettere o messaggi a casa tanto per. Ad altri genitori avrebbe sicuramente dato un pizzico di dispiacere, come consapevolezza, e John e Mina non erano esenti dal risentire un minimo del fatto di sapere i propri figli così lontani da loro per la maggior parte dell'anno; nonostante ciò, non si crucciavano mai troppo dello spirito indipendente della loro prole, e pretendere che scrivessero per raccontare ogni minima sciocchezza non era proprio da loro.
    Che potesse essere successo qualcosa, l'aveva pensato nel medesimo momento in cui John le aveva detto della missiva. La paranoia era un sussurro sottile che rimaneva relegato perlopiù nei meandri remoti della sua mente, però; non era qualcosa che aveva dovuto costringersi ad imparare, quanto più una sua inclinazione del tutto spontanea.
    Così, quando l'uomo aveva letto ad alta voce il contenuto di quel messaggio, aveva sentito per intero e senza sconti la sensazione della terra che veniva a mancarle sotto ai piedi.
    Aveva premuto tutte simultaneamente tutte le dita della mano destra in un moto di frustrazione involontaria. Le stesse dita che, opportunamente distribuite sul calice di vino a reggerlo, si impressero con una forza tale sul vetro da spezzare lo stelo all'attaccatura della coppa, facendola schizzare per terra assieme al suo contenuto.

    In situazioni come quella non era il tipo di persona, di madre, che piangeva, urlava, strepitava di dolore o perdeva i sensi, e non per una questione di dignità: non era semplicemente parte delle fibre del suo essere avere quel tipo di reazioni scomposte.
    Per un lungo momento, la sua mente aveva fatto tabula rasa in una maniera così estrema che non si era nemmeno accorta del suono di vetro che andava in frantumi ai suoi piedi, o dello stelo spezzato che le aveva graffiato un paio di dita spillando immediatamente sangue.
    Era sempre John ad avere contezza di certi dettagli. John raccoglieva i suoi cocci, risanava le sue ferite, cancellava il brusio confuso che le annebbiava il cervello di pensieri prendendole il viso fra le dita per riportarla sulla Terra.

    In quei dieci giorni aveva dormito quel poco che bastava a poter essere in piedi e funzionale dal mattino alla sera. C'era poco da dormire, visto il modo in cui la macchina inarrestabile del Mondo sembrava pretendere di voler continuare a funzionare nonostante quella vicenda.
    Loro, come altri, non volevano demordere.
    La ricerca di fughe di notizie concrete al di là dei meri canali ufficiali era qualcosa che Mina aveva perseguito attivamente.
    E alla fine anche loro lo avevano scoperto.
    Aveva respirato abbastanza l'aria degli uffici ministeriali da non potersi sorprendere minimamente della linea che avevano deciso di adottare; a quell'età, a quel punto, non perdeva neanche un secondo della sua vita a farsi bruciare il fegato per una cosa del genere.
    E in fondo, era meglio così.
    Non avrebbe affidato a quella gente neanche l'ultima falange del suo mignolo sinistro, figurarsi la vita di sua figlia.



    Non avevano di certo amici o parenti che avessero intenzione di coinvolgere in un'iniziativa del genere, loro due. Amici e parenti a cui non farne parola per evitare di preoccuparli, al massimo, ma al Lotus arrivarono soli, salvo capire subito che non erano gli unici ad aver colto la possibilità.
    Chiaramente.
    Una parte di lei voleva istintivamente sottrarsi al momento cooperativo, ma la più ragionevole riconosceva che in gruppo, anche se perlopiù si parlava di sconosciuti, avrebbero avuto più possibilità. Non c'era solo Alice lì dentro, in fondo. E dubitava che dei sequestratori che volevano contrattare con il Ministero non fossero armati e organizzati, non era così ingenua né così priva di esperienza rispetto a certe circostanze da potersene convincere per sentirsi meglio.

    Avrebbe accettato di coordinarsi con altri, ma di certo non di separarsi da John.
    Poteva sentire la tensione di lui come se fosse la propria anche solo camminandogli di fianco mentre mettevano piede sul marmo della reception. Le servì appena di accorgersi di quanto sbagliate fossero le circostanze che si erano presentate davanti a loro per rendersene davvero conto, tanto le bastava percepire in lui l'impressione che gli dava quel luogo.
    Non che sapessero in cosa si stavano cacciando, loro due.
    Un medico, un avvocato.
    A stento avevano trovato qualcosa da portare con loro a parte la bacchetta del marito.
    E si sentiva davvero stupida con la striscia da scherma a penzolarle dal fianco, diciamolo. Ma si doveva fare di necessità virtù o qualcosa del genere. A dirla tutta, ci avrebbe rimesso volentieri anche più di un capello, se non direttamente la vita, se avesse voluto dire che la sua bambina poteva tornarsene a casa salva e riuscire ad andare avanti a vivere serenamente.
    Le si sarebbe dovuto gelare il sangue nelle vene a vedere una scena del genere. Persone in nero armate fino ai denti che si riversano in contrapposizione alla massa disorganizzata.
    Eppure, Mina sentiva solo il sangue andarle a fuoco. Di rabbia.
    Ben lungi da esternarla esplosivamente, per fortuna, o sì che ci avrebbe rimesso il collo, ma era livida, livida come poche cose. Se fosse stata più puerile, forse, la testa le si sarebbe invasa di pensieri malvagi in tempo zero.
    Fortuna.

    Gli ostaggi ha fatto appena in tempo a considerare che siano lì, a non cedere alla tentazione di cercare Alice in mezzo a quei volti sconosciuti, acerbi. Come lo sono quelli della maggior parte delle persone che con loro si sono precipitate al salvataggio, d'altronde.
    Ma non poteva prendersi quel tempo proprio adesso.

    Lo sguardo saettò con un percorso non dissimile a quello del marito e non dovette neanche pensare a cosa fare: uno spirito defunto dall'aria vissuta a dir poco si materializzò semplicemente di fronte alla faccia del povero cristo che aveva avuto la pessima idea di puntare la sua glock contro Sebastian.

    E mentre oculatamente lui pensava a come proteggere efficacemente forse anche lei, era lei tuttavia che si spingeva a interporsi fra Ellis e un mercenario armato di machete, dopo aver sfoderato la striscia dalla fodera appesa al fianco. Abbiamo già detto che si sentiva in colpa.
    « Fatti indietro, cara, ci penso io qui temo...! » tutti quegli anni di esercizio dovevano pur servire a qualcosa, anche se dall'altra parte c'era un mercenario addestrato col machete. Se non altro, la sua dimestichezza con la lama non era proprio impossibile da intravedere, e anche se non fosse riuscita a deviare quel colpo senza farsi male, avrebbe tentato agilmente di conficcargli la punta acuminata e sottile della striscia nella spalla, possibilmente abbastanza da fargli spillare sangue, ma magari era chiedere troppo.
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    Tuck the kids in without worry
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    (11) DIFESA SEBASTIAN (mina + john): materializza uno spettro di fronte a g-baby per fargli prendere un coccolone

    (19) DIFESA ELLIS (javi + mina ): cerca di deviare il machete interponendosi con la spada
    ATTACCO CROZ (mina): affondo mirando alla spalla
     
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    vincenzo10 pa20 pd40 pssetmiautomatica | emocinesi
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    yejun20 pa10 pd40 psmitra
    mina10 pa20 pd40 psstriscia | medium
    john20 pa10 pd40 psbisturi
    ellis10 pa20 pd40 psfucile a pompa | atmocinesi
    sebastian10 pa20 pd40 psassorbimento cinetico
    giacomino10 pa20 pd40 psspray al peperoncino | cronoconesi
    diodato20 pa10 pd16 psattacco: 4 (wren)balestra | onde sonore
    ghali20 pa10 pd24 psattacco: 9 (grey)pugnale
    dargen20 pa10 pd40 psattacco: 6 (chouko)fucile
    aldo20 pa10 pd34 psattacco: 16 (javi)kusarigama
    ethos20 pa10 pd34 psattacco: 11 (wind)mazza chiodata
    cyleno20 pa10 pd31 psattacco: 20 (vincenzo)shuriken
    sharpy20 pa10 pd30 psattacco: 20 (ethan)frusta | criocinesi
    brandi20 pa10 pd18 psattacco: 13 (yejun)alabarda
    bubbles20 pa10 pd30 psattacco: 10 (mina)rivoltella
    buck20 pa10 pd40 psattacco: 5 (john)fucile d'assalto | aerocinesi
    croz20 pa10 pd27 psattacco: 8 (ellis)macete
    g-baby20 pa10 pd39 psattacco: 11 (sebastian)glock
    danny20 pa10 pd40 psattacco: 9 (giacomino)pugnale


    (11) DIFESA SEBASTIAN (mina + john): 10 + 10 = 20 (+9pa)
    ATTACCO G-BABY (john): 2 + 9 = 11pa
    DIFESA G-BABY: 10pd (-1ps)
    Brillante l'idea, ma quella faina di G-baby riesce a schivare l'impatto con la pallottola, che sfrega appena sulla pelle prima della conclusione dell'incanto. John, hai ragione ad arrabbiarti, e non ti biasimeremo se vorrai usare la sua testa come piatto della batteria!

    (13) DIFESA JAVI (ethan + john): 10 + 7 = 17 (+4pa)
    ATTACCO ALDO (ethan): 7+4 = 11pa
    DIFESA ALDO: 5 (-6ps)
    lo sballotti un po', ma a tuo favore, è davvero difficile mantenere la concentrazione necessaria per fare davvero danno, senza però intaccare i tuoi amici.

    (14) DIFESA GREY (giacomino + javi): 6 + 12 = 18 (+4pa)
    ATTACCO GHALI (chouko): 16 +4 = 20pa
    DIFESA GHALI: 4 (-16ps)
    THAT'S MY DAUGHTER!!!! sempre i più insospettabili, sapete. Difesa eccezionale del buon Grey, ed una vendetta severa e ineluttabile da parte della tenera Chouko. La mazza gli si conficca decisamente nel testolino, con un crack che ti dice tu abbia commesso danni irreparabili. esce anche molto sangue. FAM!

    (16) DIFESA MINA (yejun + giacomino): 5 + 16 = 21pd (+5pa)
    ATTACCO BUBBLES (giacomino): 7+5 = 12pa
    DIFESA BUBBLES: 2 (-10ps)
    giacomino, bimbo mio. bubbles efficacemente confusx, in effetti. quasi pensa a tornare a casa. quasi.

    (19) DIFESA ELLIS (javi + mina ): 20 + 11 = 31 (+12pa)
    ATTACCO CROZ (mina): 10 +12 = 22pa
    DIFESA CROZ: 9 (-13ps)
    OH, MINA! io, come john, sposata e conquistata. la striscia (di cocaina, o pedonale che sia) è precisa. chirurgica. si conficca nella spalla come un grissino nel tonno riomare.

    SEB: g-baby non è soddisfatta (o? mah.) e cerca di colpirti alla tempia con il calcio della pistola. così, for fun.
    JAVI: e sai che fa aldo? prova a darti una testata. gratis
    GREY: incazzato, è indubbiamente incazzato. si fionda su di te provando a pugnalarti allo stomaco.
    MINA: e bubbles? noiosx. fa pat pat a giacomino linguini, poi prova a spararti in testa.
    ELLIS: guarda, basic. prova a dart un manrovescio di pura rage shakespeariana. tiè


     
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    Mentre si trovava ancora all'esterno del Lotus, la telecamera del suo telefono era puntata sul proprio viso, stava riprendendo il suo sorriso mentre alle spalle aveva la struttura dell'hotel/Recidance o quello che diavolo era. Il video stava registrano ogni secondo del suo arrivo sul posto che poi avrebbe postato su ogni social media su cui aveva un account... ovvero più o meno tutti.

    «Eccoci qui, siamo arrivati. Non oso pensare a cosa stanno provando quelle povere anime intrappolate nel Residance in questo momento. Prego per la loro incolumità ogni secondo che passa e fortunamente ora SONO qui, pronto ad aiutare nell'assalto al Lotus e liberare questi poveri innocenti. Non vi preoccupate, faremo di tutto per salvarli, fino ad allora non perdete le speranze. Augurateci buona fortuna.»
    E con volto serio e determinato, Sebastian interruppe la registrazione con lo sguardo rivolto verso il Lotus, in una posa quasi trionfante, come se dovesse assaltare quel luogo da solo. Una volta riposto il cellulare in tasca, il suo tono di voce ed espressione sul volto cambiarono drasticamente. Da speranzoso e combattivo, sul suo viso si dipinse un'espressione totalmente scazzata, come se essere li fosse una vera e propria rottura di scatole.

    «Ed ora, a salvare questi idioti. Almeno la location non è male, mi aspettavo dover assaltare una fottuta caverna, ma a quanto pare i terroristi di oggi vogliono stare comodi.»

    Sussurrò tra se mentre osservava per un ultima volta i contorni del Lotus, prima d'iniziare l'assalto al residence con quel branco di "scappati di casa". Nemmeno i Pavor si erano messi in mezzo, tutta quella gente erano personi comuni come lui. Bhe, non proprio come lui, Sebastian era speciale in ogni senso, gli altri erano solo pedine da mandare avanti e sacrificare per fargli fare bella figura dopo, una volta salvate le persone rapite con delle belle foto per commemorare questo importante aiuto che aveva dato alla comunità. La fama che avrebbe ricevuto dopo lo avrebbe aiutato a slanciare ancora di più la sua popolarità già in crescita.
    Se qualcuno gli avesse chiesto cosa fosse successo nelle primissime fasi dello scontro, Sebastian si sarebbe dovuto inventare qualcosa di sana pianta, dato che era rimasto in coda al gruppo appositamente per non incappare in qualche trappola, ma il suo smisurato egocentrismo gli impediì allo stesso tempo di prestare bene attenzione all'azione che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Esplosioni, colpi d'arma da fuoco, gente che si affetta con spade, coltelli ecc ecc. Si, tutto un po' incasinato.
    Lui non aveva portato nessun arma particolare, solo dei guanti per coprirsi i pugni con i quali avrebbe dispensato un po' di "giustizia" (?) non che credesse molto in stronzate del genere, faceva solo più scena staccare la mascella a qualcuno con un pugno grazie ai suoi poteri.
    Ovviamente doveva farsi notare e per farlo non poteva solo prendere a sberle i malviventi, doveva anche aiutare gli altri "salvatori". Ne scelse due, per nessun particolare motivo in realtà, non gli serviva nemmeno che fossero in serio pericolo, erano solo un modo per far vedere che stava aiutando. Un uomo che sapeva il fatto suo nel combattere ed una donna asiatica furono scelti a caso per ricevere il suo aiuto e furono ricoperti da uno scudo creato dai suoi nuovi poteri.

    «Lasciate che vi aiuti.»

    Disse sorridente mentre si preparava a proteggere i due con gli scudi mentre nel frattempo si avvicinò ad uno dei malviventi, provando a tirargli un destro ben assestato per cercare di metterlo KO ( Ovviamente quello messo peggio, non vogliamo di certo che l'avversario ponga una qualche resistenza).
    Sebastian non si accorse se qualcuno in quel momento lo stava prendendo di mira, no no, era troppo impegnato ad interpretare la parte per rendersi conto del pericolo attorno a se o di chi stesse cercando di aiutarlo.


    Questa è la storia di un mare di delusioni
    E affoghi fino a quando non provi emozioni
    Lui ha imparato come si sopravvive là fuori
    Molto più dagli errori che dai suoi professori


    DIFESA JOHN (mina + seb): Mette uno scudo su di lui
    DIFESA CHOUKO (seb + mina):Mette uno scudo su di lei
    ATTACCO DARGEN (seb): Gli tira un pugno.
     
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