Votes given by habseligkeiten.

  1. .
    gifsactress
    deatheater
    former slytherindaisy bulgakov
    currently playing
    Did you know that there’s a tunnel under Ocean Blvd
    Lana Del Rey
    I can't help but feel somewhat like my body marred my soul, Handmade beauty sealed up by two man-made walls.
    When's it gonna be my turn?
    Don't forget me.
    « Non sarebbe una novità »
    Daisy apprezzò il dolce saluto di Adam e sorrise di sottecchi a sentire le parole del moro, ricordandosi di quando a Hogwarts li sorprese a sbaciucchiarsi nel giardino della meridiana, dietro a una delle grandi pietre non distanti dalla Foresta Proibita. Location interessante, effettivamente, dove scambiarsi effusioni. Daisy più volte, a suo tempo, l’aveva sperimentata sia con ragazzi che con ragazze e, a pensarci bene, perfino con uno degli assistenti scolastici. Ah, essere giovani e sconsiderati! Quella spensieratezza le mancava, non che durante la loro relazione a tre Adam e Tyler le avessero vietato di continuare a praticare l’amore libero, anzi. Forse gli anni migliori per lei, in tal senso, furono proprio quando concluse Hogwarts e mise il piede nel mondo teatrale, per non parlare di quello dello spettacolo. Alcuni tatuaggi che aveva sul corpo erano esperienza di quelle serate folli e nebulose che, diventata ora mamma, difficilmente avrebbe più cimentato. Dopotutto si era persino ripromessa di non toccare più il tabacco, l’unica cosa per cui sarebbe stata indulgente in un futuro non precisato era una e una soltanto: una delle delizie artigianali prodotte e rollate nientepopodimeno che dal suo amato Adam. Nel frattempo, si accontentava di dosi calmierate di caffè; il suo corpo era un tempio.
    « Attenta, stamattina è di cattivo umore » la avvertì il biondo sardonico e Margarita, al suo fianco, colse l’occasione per punzecchiarlo. Tyler abboccò alla sua provocazione e Rita soffocò una risata: « Non dimenticare le tue origini bulgare, i nostri avi si rivolterebbero nella tomba a sentirti! » proseguì, fingendosi toccata dall’argomento. « Cosa direbbe zia Dahlia del suo nipote preferito in questo momento? » rincarò la dose, sapendo perfettamente quanto Tyler ci tenesse all’opinione di sua madre che – per quanto fosse mezza inglese come sua figlia Daisy – andava molto fiera della sua discendenza bulgara, rafforzata poi dall’unione con Andrej Bulgakov, il padre della suddetta nonché parente diretto di Tyler. Questo, a tutti gli effetti, rendeva indelebilmente legati sia Margarita che Tyler stessi come cugini di lontano grado. a gran sorpresa di entrambi e soave compiacimento di Adam, che finalmente poteva far avverare una delle sue più nascoste kink.
    Rita non si lasciò sfuggire lo sguardo rabbuiato del cugino, quando sciolsero – o meglio, lui sciolse – l’abbraccio con cui lo aveva circondato solo pochi attimi prima. Comprese e decise di far finta di nulla, annuendo poi al biondo quando, inaspettatamente, chiese anche lui se tutto fosse a posto. Sorrise solare e rammentò a sé di parlare in seguito con Tyler, senza gli occhi indiscreti di Adam. Da quando era cominciata la guerra, iniziavano ad esserci argomenti per cui fra i tre non fosse più indicato parlare apertamente. Daisy, nella sua solitudine, si era già chiesta molte volte se questo non fosse iniziato ancora prima e per quanto ancora questa situazione sarebbe andata avanti. Tenere segreti con l’uno o con l’altra la metteva a disagio, da sempre. Non era mai stata brava a tenere a freno la sua lingua per troppo tempo, visto l’amore che provava sin dalla tenera età per entrambi.
    « Mi fa piacere sentirlo » disse, quando Adam le comunicò che il sonno della piccola Minerva si era interrotto un’unica volta, « È sgattaiolata di nuovo nella vostra stanza? » domandò, mentre osservava il Cox abbuffarsi di pancake e lei ne mordicchiava uno, che si era servita su un piattino a parte. Non era raro che Minnie si svegliasse nel cuore della notte, rifugiandosi poi nella camera da letto di Adam e Tyler. Da quando era nato Albie, non era più solita intrufolarsi anche nella stanza di Daisy, per paura di disturbare Albert, che sin dai primi tempi si era rivelato un fratellino facile al pianto. Non che ci fosse troppo da stupirsi, ma nessun libro aveva preparato abbastanza Margarita alle notti insonne che le sarebbero attese, tra coliche, incomprensioni e soprattutto la difficoltà ad allattarlo. Alla fine, Daisy, si era semplicemente arresa: non era capace di produrre latte. Era certa che persino Minerva durante quelle notti l’avesse sentita piangere disperata, a causa di quella sua mancanza. Solo grazie l’insostenibile supporto di Adam, la presenza assidua di Tyler, così come l’affetto che intravedeva negli occhi della bambina, riuscì a non sprofondare, a sentirsi accettata e meritevole di quella felicità che loro cinque, gradualmente, erano andati a crearsi. Daisy, a tutti gli effetti, si sentiva la matriarca di quella stramba famiglia e una parte di sé sperava che presto o tardi avrebbe continuato ad allargarsi.
    Sbuffò alla minaccia velata del cugino, pregustandosi il momento in cui sarebbe andata a svegliare Minerva, facendo una delle sue più grandiosi imitazioni della Maga Magò. Saranno stati il naso bitorzoluto e la finta dentiera che indossava per l’occasione a far sbellicare la piccola, ma certo era che perfino l’adulta Daisy si divertisse parecchio, sotto lo sguardo severo di Tyler. Specie quando travestita fingeva di inciamparsi e di cadergli addosso, importunandolo con avances poco velate. Questo teatrino era solito far ridere ancora più forte Minerva e Daisy adorava approfittare dell’imbarazzo del cugino.
    Prima che potesse rispondere a Adam, Tyler intervenne bruscamente, rimproverando la ragazza: « Dove sei andata? Non c’è scritto nulla, lì sopra. »
    Margarita, resasi conto che il moro non avesse tutti i torti, incassò abbassando lo sguardo. Non aveva avvisato nessuno dei due delle imminenti riprese di un lavoro che, ancora una volta, la vedeva protagonista. Forse per la notizia arrivata in contropiede, forse per paura che glielo impedissero, si era dimenticata di avvisare entrambi che quella mattina si sarebbe assentata, così come molte altre di seguito. Fu il Cox a rispondere per l’attrice e, dentro di sé, fu contenta di sapere che almeno lui non fosse arrabbiato con lei. Appoggiò il piattino sul bancone, ormai vuoto, di fianco a lei.
    « Gli studios hanno deciso di riprendere a girare, il Ministero ha dato la sua approvazione » annunciò, « Vorrebbero che ricreassimo qualcosa di unico, dedicato a quanto accaduto ma ci siamo rifiutati visto il clima di instabilità… » spiegò, parlando anche in vece del cast e della produzione.
    « Prima dello scoppio della guerra ero in trattativa per un dramma storico » continuò precipitosa, alzando il mento e lanciando lo sguardo prima a uno e poi all'altro « Come protagonista, su Morgan le Fay » enunciò, speranzosa che ricordassero e cercando un po’ di supporto almeno nel biondo, « Ho accettato » concluse in fretta, trattenendo il respiro e temendo la reazione di entrambi. Girare un film, in quel momento, non era proprio una cosa semplice e sia lei che la produzione stessa sapevano dei rischi che correvano. In primis a rifiutare una proposta politica come quella – che era molto rado che accadesse, in secondo luogo la difficoltà nel gestire dei set e delle persone in un momento storico come quello. Il rifiuto di Daisy, secondo il suo manager, era giustificabile dal fatto che in precedenza aveva ricoperto il ruolo di una Pavor e che quindi fosse più che comprensibile il suo disinteresse, non che vi fosse del mancato rispetto. Tuttavia, si trattava di una mezza verità, poiché era vero che quando il suo amato JD era ancora in vita Daisy lo avesse onorato interpretando la parte di una Pavor, la professione che lui fieramente svolgeva. Non era solo il desiderio di non ripetere qualcosa che avesse già fatto, era evitare la sofferenza di ricordare che suo cugino non ci fosse più, che un pezzo di sé fosse ormai andato.
    « Oggi sono andata a fare la prova costume, ma sono stata accompagnata » mentì solo in parte, visto che all’andata effettivamente qualcuno della sicurezza la venne a prendere, mentre per il ritorno aveva preferito rientrare da sola, temendo che avrebbe attirato su di sé solo più occhi indiscreti in compagnia di qualche energumeno. « Scusatemi, non riaccadrà » disse in riferimento al non averli avvertiti, notando le emozioni che balenavano sul viso di Adam « È una grande opportunità » si difese, pronta a quello che non solo a breve Adam gli avrebbe detto, ma persino alla sfuriata che sarebbe seguita da parte di Tyler… O forse sarebbe successo proprio il contrario? Daisy, difatti, per la prima volta dopo tanto rimase interdetta da quello che il giovane Cox disse: «Tu cerchi di far emergere la verità con le parole, nonostante tutto. Tu ci provi calandoti nelle vite degli altri, mentre però ti esponi in prima persona, fisicamente. Io…»
    Stette in silenzio, sbalordita. Riabbassò lo sguardo, dispiaciuta di quelle parole e sentendosi in colpa per essersi comportata da egoista.

    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.


    AAALLORA, ho scritto un sacco, lo so, ma avevo voglia di esplorare in un po' di ricordi e nel frattempo che avete risposto e io vi ho leto, mi sono venute in mente un po' di cose, quindi ho avuto voglia di scriverle e spiegare un pochino. Ovviamente mi sono immaginata Rita che verso la fine parlava veloce, mentre Ty e Adam erano un po' in silenzio. Poi ho immaginato che Adam fosse il primo a spezzare questo silenzio... Ho lasciato qualche vassoio d'argento per cazziarla ahahah, soprattutto per Tyty. *smack*
    Eeeee lo so, sono stupida. Ho scritto tutte le cazzate che mi venivano in mente ahaha, avevo voglia di leggerezza. Inoltre sono in ritardo, chiedo venia çç mi sono un po' persa con la proclamazione della laurea e vita in seguito. Comunquele, spero si capisca dal mio post il timing di tutte e tre, visto che sono tutti e quanti witty (tu Adam di meno, ma facciamo finta) e zozzini, ancor di più se insieme. Infatti mi scassano moltissimo. <3
    Domani ricontrollo, adesso sono dai miei e non ho più una stanza mia, giustamente mia madre e mio padre mi stanno odiando.

    Obvsly Rita e Tyler non sono cugini di primo grado, ma tipo di secondo o terzo??? Non ricordo più. La mamma e il papà di Daisy, Dahlia e Andrej, vengono chiamati 'zii' da Tyler solo perché è più semplice riferirsi così a loro, in realtà papiAndrej sarebbe cugino di forse secondo grado di Tyler??, perché suo papà (quindi il nonno di Daisy) e la nonna paterna di Tyler sono fratelli. Perciò probabilmente Ty e Daisy sono cugini di terzo grado... Sono andata a cercare ma ho i ricordi un po' annebbiati, VA BENE LO STESSOOOO. *imita meme*


    Edited by daisy. - 4/4/2024, 15:51
  2. .
    CITAZIONE
    forse andava messo prima ma eh TW per contenuti espliciti SMACK

    tyler n. wood
    slytherin ✦ 17 yo ✦ insufferable
    the road to love leads back to you
    you got me swimmin' in your ocean
    && in your eyes I see devotion
    but I will always take my time with u
    Ancora una volta, rimase impassibile alle osservazioni ovvie (e inutili) del tassorosso, che dimostravano solo quanto avesse ragione Tyler nei suoi riguardi; avrebbe potuto infierire e costringere entrambi a rimanere lì a fare quel gioco infantile per tutto il pomeriggio, ma i programmi del giornalista in erba prevedevano tutt'altro, per quel giorno, e non li avrebbe di certo fatti deragliare per colpa del Cox.
    «Tu con me non parli mai chiaro» avrebbe potuto fargli presente che non fosse lui a non parlare chiaro, ma Adam a non capire mai nulla — però, davvero, non voleva incastrarsi in una discussione senza fine con quel testardo di un tassorosso. C'erano già passati fin troppe volte, e sempre riguardo gli stessi discorsi, al punto che Tyler era stanco, svuotato, stufo di ripercorrere sempre gli stessi tracciati senza mai arrivare a nulla.
    Per questo motivo, perché era una storia vecchia quasi quanto la loro non relazione, le successive parole di Adam contribuirono ad alimentare il cattivo umore di Tyler, indispettendolo più del dovuto e procurando al prefetto un fastidio che avrebbe spiegato poi, più a se stesso che agli altri, come disappunto per l'ostinazione del Cox a voler rimarcare ancora e ancora su argomenti già affrontati a ripetizione.
    «Non lo so, infatti. Semplicemente lo sento. Lo vivo. Non è qualcosa che si può studiare o imparare. Lo si deve vivere e basta.»
    Mah, facile aprire la bocca e dargli fiato: erano parole incomprensibili per Tyler, non nella forma ma nel significato — perché parlavano di qualcosa di intangibile, di emotivo, qualcosa a lui (volontariamente) precluso. E Adam lo sapeva. «Lo sapresti, se la smettessi di avere un cuore così stitico» Adam lo sapeva e ogni volta tornava a spingere lì, fastidioso come sabbia dentro le scarpe o un dito puntato contro le costole.
    Forse, dopotutto, non se lo meritava il suo silenzio — non se lo meritava affatto. Nemmeno il rischio di finire a parlare per ore della stessa cosa ma in font diversi poteva fermarlo, ora, dal rispondere a tono al tassorosso, braccia incrociate al petto e sguardo duro.
    «Non hai appena detto che con me bisogna parlare chiaro? Forse sei tu che non sai spiegarti, invece di essere io a non capire.»
    «no,» c'era una punta di veleno già percettibile in quella singola sillaba, «sei tu a non capire.» annunciato come se fosse un dato di fatto, una banalità, una cosa così ovvia per cui non valeva la pena neppure sprecare più di quelle semplici parole o un tono che fosse meno smunto e incolore.
    «Sai qual è il problema?»
    «immagino che stai per dirmelo?» gli parlò sopra, fregandosene delle buone maniere e del rispetto: Adam Cox lo stava mettendo alla prova (come ogni dannata volta) e lui era stanco.
    «Ti concentri sempre sulle cose sbagliate. Vuoi spiegarmi le cose sbagliate. Inutili, persino.»
    Ah sì? E quali erano queste cose “inutili”? A Tyler non risultava. Lo esortò, con uno sguardo allusivo, ad andare avanti e illuminarlo con la sua saggezza.
    «Come i vestiti. Sono inutili. Certo, a parte per ripararsi dal troppo freddo o troppo caldo, ma perché civile dovrebbe essere uguale a vestito? Non ha senso.»
    «non sta a me spiegarti le basi della convivenza civile, Cox, hai due genitori per quello.» come avevano fatto a fallire così tanto, con lui e con quell'altra bestia di sua sorella? Era un quesito che spesso metteva alla prova la mente sveglia del serpeverde — e che cementava sempre di più la sua convinzione sul non voler avere figli suoi, in futuro; sembrava un lavoro troppo faticoso che lasciava volentieri a persone con ambizioni diverse dalle sue. «e non hai chiaramente colto il punto, nemmeno stavolta» una cosa che non avrebbe dovuto stupire Tyler, e infatti non c'era stupore nella sua voce, ma solo la stessa freddezza riservata all'altro fin dal primo momento.
    «Ma te l’ho già detto: mi piace soffrire»
    A quel punto rivolse lo sguardo scuro al soffitto incantato, allontanandosi dal biondo per iniziare a spogliarsi: ne aveva sentite veramente troppe, c'era un limite a tutto.
    Non poté comunque trattenere quel minimo di soddisfazione che lo costrinse ad alzare appena l'angolo delle labbra, quando sentì il verso poco umano che sfuggì da quelle di Adam quando la camicia venne via — non lo stava facendo apposta, e non era di certo colpa sua se l'eccitazione veniva trasmessa nel corredo genetico di Cox in Cox come la pelle chiarissima e gli occhi chiari, ma non poteva non sentirsi un minimo fiero del modo in cui, nonostante tutto, riusciva ancora a premere i giusti bottoni nell'altro, pur senza fare assolutamente nulla se non una cosa semplice e banale come sbottonarsi la camicia e prepararsi per un bagno.
    La piega delle labbra del serpeverde aveva un che di presuntuoso che non poteva – né voleva – nascondere. Non ad Adam, comunque.
    «Cristo santo»
    «puoi chiamarmi Tyler, ne abbiamo già parlato» gli ricordò con semplicità, facendo lo spiritoso, solo per creare maggior disagio in un Adam Cox già visibilmente provato, destabilizzandolo con vani tentativi di fare il simpatico.
    A giudicare dal nuovo verso gutturale (e animale) che suscitò nel minore, doveva star funzionando.
    «Sai cosa?»
    No, non sapeva cosa, ma aveva come l'impressione che, qualsiasi cosa fosse, lo avrebbe scoperto a breve.
    E non gli sarebbe piaciuto.
    E infatti: «Evanesco.» Ebbe appena tempo di notare la bacchetta del Cox puntata contro di lui (quella magica; l'altro era sull'attenti già da un pezzo e a Tyler non era sfuggito quel particolare) che improvvisamente la sua divisa immacolata era sparita, lasciandolo nudo come il giorno che era venuto al mondo.
    «adam.»
    Il tono gelido parlava da sé, e in quel nome c'erano tutti gli ammonimenti che non serviva ripetere ad alta voce: se c'era una cosa che Tyler non sopportava (beh, una delle tante cose che Tyler non sopportava) era che qualcuno rovinasse i suoi abiti, per errore o di proposito.
    Era pronto ad insultare il Cox e rammentargli quanto caro avrebbe pagato quel gesto, ma l'altro fu più veloce ad avvicinarsi e sussurrare quel «Vaffanculo» a fior di labbra, costringendolo a ricambiare quel bacio disperato che fece suo, rubandolo ad un Tyler immobile ed esasperato al cento percento.
    Queste le motivazioni che il serpeverde diede a se stesso come giustificazione del fatto che, alla fine della fiera, non oppose resistenza e lasciò che il Cox si prendesse quello che, era evidente dal modo in cui la sua erezione premeva conto quella ancora acerba di Tyler, desiderava disperatamente — era una persona magnanima, quando voleva, Tyler Wood.
    Sollevò una mano per posarla sui riccioli biondi del minore, incastrando le dita esili tra ciocche color grano, per poi tirare leggermente e costringere Adam ad interrompere il bacio. «credevo fossi in sciopero,» gli ricordò, «che ce l'avessi con me e blablabla» non si allontanò da lui, parlando a pochi centimetri dalle labbra arrossate e dischiuse dell'altro, presuntuoso e sicuro di sé e del potere che aveva sul tassorosso. «dunque avevo ragione, il sesso–» lo schernì, usando le sue stesse parole, «con gli altri non ti basta.» Sarebbe tornato sempre da Tyler; così come Tyler, suo malgrado, sarebbe sempre tornato da Adam. «sei davvero troppo prevedibile, Cox» e, così dicendo, portò la mano libera a scivolare tra i loro corpi, posandola maliziosa sull'erezione di Adam, massaggiando con movimenti lenti e calcolati, deciso a farlo soffrire più del dovuto. Se era quello il gioco che Adam voleva fare, Tyler era disposto a dimostrare che sapesse giocare — e che intendesse vincere.


    stai zitta non dire nulla non guardarmi non percepirmi non rileggo nemmeno e getto il telefono oltre l'oceano qui finisce la mia zona di comfort e inizia il disagio SOLO PER TE
  3. .
    gifsjournalist
    deatheater
    former slytherintyler wood
    currently playing
    Ready for you
    Years & years
    thinking you might slip through,
    there won't be another day I let you get away
    'cause we started something good,
    but just know that before you
    I wasn't ready for you
    Perso nei suoi pensieri sempre più fitti e ingarbugliati, Tyler non aveva sentito quello che, in altri momenti, avrebbe colto senza problemi: il rumore di passi, reso ovattato dai tappeti che aveva costretto Adam e Daisy a comprare per decorare la casa; la porta che si chiudeva in maniera non così silenziosa come il tassorosso credeva; il cigolio del penultimo gradino della scala, che tutti sapevano facesse rumore ma nessuno alzava la bacchetta per sistemare. Ancora di più, non gli sarebbe di certo sfuggito l’ingresso del compagno in cucina, che invece Tyler notò con un pizzico di ritardo, il cucchiaino con cui aveva girato il té per i precedenti svariati minuti stretto tra indice e pollice.
    Il singolo sopracciglio a svettare verso la fronte, l’espressione più impassibile di cui fosse dotato e lo sguardo scuro a specchiarsi in quello ancora assonnato di Adam.
    «Appft! Fei qui!»
    Dove altro avrebbe dovuto essere?
    Non lo chiese, abbassando con deliberata lentezza gli occhi sul pancake stretto tra le labbra dell’altro, e che ora cadeva in terra, tazzina ancora a mezz’aria e linguaggio del corpo che parlava senza che Tyler avesse bisogno di dire alcunché.
    «Allora? Il tuo articolo? È uscito?»
    «Adam, puoi, per cortesia, far finta di non essere stato cresciuto dai lupi nel cuore della foresta? Almeno in casa?» Ma anche fuori, in realtà: portarsi dietro il Cox, molto spesso, era imbarazzante. «Stiamo crescendo una figlia, non delle bestie. Il minimo che tu possa fare è dare il buon esempio.» Nessun buongiorno, per lui, per loro; erano un po’ di mattine che, loro malgrado, si svegliavano sempre più lontani e i piacevoli risvegli pigri e pieni di passione erano solo uno sbiadito ricordo; la scusa ufficiale era che Minnie, sempre più spesso, lasciasse il suo letto per intrufolarsi nel loro nel cuore della notte, e rimaneva con loro fino all’indomani, ma sapevano entrambi che il problema di quella distanza aveva radici ben più profonde.
    Non era mai stato uno devoto all’ozio o alla poltronaggine, il Wood, ma aveva sempre trovato tempo per il compagno, mai a discapito del suo lavoro, certo, ma pur sempre impegnandosi per dedicare quante più attenzioni possibili all’altro e cedere a quelle che Adam stesso era solito riservargli; ma da un po’, fingere che non ci fosse una crepa nella loro casa, sempre più profonda, era diventato impossibile e si ripercuoteva non solo nella sfera emotiva, ma anche in quella sessuale, sì. Soprattutto lì. E Tyler, che non era mai stato bravo a indossare i propri sentimenti in maniera trasparente, affinché tutti potessero leggerli, aveva (non così) involontariamente richiuso quello spiraglio di onestà che l’aveva avvicinato, negli anni, al Cox. Suo malgrado lo amava – e sempre lo avrebbe amato – ma ignorare che ci fossero problemi seri a gravare sul loro rapporto non stava giovando alla cosa.
    Con una manciata di minuti di ritardo, ancora in piedi con la tazza di té fumante stretta fra le mani, si prese la briga di rispondere ad Adam. «Sì, è uscito.» Una risposta arida, il cui tono, sperava, avrebbe precluso altre domande: non ne voleva parlare, non quando non si reputava fiero del suo lavoro. Quello che avevano stampato, infondo, non era il suo operato.
    Sfidò comunque il Cox a chiedere altro, il mento appena alzato e le labbra tirate in una linea serratissma, conscio che dandogli troppe libertà avrebbe finito per ottenere esattamente il risultato opporto; ma non ci fu tempo per scoprire se avesse ragione o meno, perché proprio in quel momento sentirono la porta di casa aprirsi e una voce familiare annunciare il suo arrivo.
    «Sto forse interrompendo qualcosa?»
    Tyler ci mise qualche secondo di intensissimo silenzio prima di distogliere lo sguardo dal compagno e portarlo sulla figura appena giunta di sua cugina, parlando a bassa voce. «Non sarebbe una novità», commentò, al posto di un buongiorno. Non lo era. Lo era di rado, per lui.
    Osservò Daisy spogliarsi del suo camuffamento, impassibile ad una scena vista e rivista fin troppe volte; il modo in cui sua cugina sfuggiva alla stampa nel quotidiano era direttamente proporzionale al modo in cui la cercava negli eventi sociali. Indicò gli occhiali da sole, facendo schioccare la lingua contro il palato. «Quelli sono miei.» E, doveva ormai saperlo, un po’ di tutti: era così che gli avevano detto i due, no? Che in quell’unione condividevano tutto; Tyler aveva risposto di non aver firmato alcun pre-nup e, pertanto, di non essere d’accordo con tale affermazione. Le sue proteste erano state cordialmente declinate e ignorate.
    Non commentò, invece, lo sguardo gonfio di Daisy o l’aria triste; aveva imparato sulla sua pelle che il posto di cugino preferito avrebbe dovuto condividerlo per sempre con il fantasma di uno strappato alla Bulgakov prematuramente, e la cosa non lo preoccupava. La competizione, in generale, non lo preoccupava; menchemeno quella con i morti. Per tutte le altre cose che rendevano Daisy Bulgakov un po’ meno brillante, giorno dopo giorno, Tyler si impegnava a fare quel che poteva laddove poteva; c’erano molte cose che andavano ben oltre il suo potere. E l’empatia era sempre mancata, all’ex serpeverde.
    «Rita.» L’ammonì con il tono secco di chi era stanco, nel vederla scalciare via le scarpe da ginnastica: possibile che in quella casa fosse l’unico con un minimo di decenza e voglia di tenere le cose in ordine?
    (Forse anche troppo; la morsa di rigore che Tyler stringeva intorno alla sua famiglia era a tratti soffocante.)
    Lei, molto prevedibilmente, lo ignorò. «Molto british da parte tua»
    Lui non fece lo stesso, abboccando alla sua provocazione. «Io sono british.» Dalla punta dei piedi a quella dei capelli, e lo sapevano bene entrambi i maghi che gli stavano di fronte. Maghi che, chiaramente, erano in combutta contro di lui a giudicare dall’occhiata complice che si erano appena scambiati. Cercò di pensare a quella, Tyler, quando riabbassò lo sguardo cupo sul liquido ambrato, ignorando il bacio che i due si erano scambiati; non era geloso, un tempo forse lo era stato – se dell’uno o dell’altra era poco chiaro – ma non più, però certi atteggiamenti lo lasciavano ancora un po’ turbato pur sapendo che non avrebbero dovuto, avevano un figlio insieme quei due, per Morgana. E sapeva che Adam amasse entrambi, in egual misura; e che Rita amasse entrambi, in eguale misura; e che lui amasse entrambi, in egual misura — ma con bisogni ben diversi.
    Accettò comunque l’abbraccio di Rita, e quel bacio sapientemente calibrato e lasciato all’angolo delle labbra, riuscendo persino a non irrigidirsi a quel «Tutto okay?» bisbigliato nel suo orecchio.
    No, pensò, non è tutto okay.
    Ma a lei, quando la staccò con delicatezza da se stesso, rispose con il solito sguardo scuro e una scrollata di spalle. Non avrebbero intavolato quella conversazione di fronte ad Adam; così come Adam e Tyler non intavolavano certe conversazioni di fronte a Daisy e come, era certo, Daisy e Adam non intavolassero altre conversazioni di fronte a lui. Funzionavano così, loro tre.
    «Ecco qua, ora manca solo un buon caffè bulgaro!» Tyler riservò ai pancakes un’occhiata poco convinta, da sempre non un grande estimatore dei cibi troppo dolci, e lasciò che i due maghi si affogassero nello sciroppo mentre lui sorseggiava il suo té. «Minnie sta ancora dormendo?»
    Annuì, non riuscendo a trattenersi dall’aggiungere un caustico «è ancora presto» e se la svegliate vi affatturo lasciato non detto, ma chiaramente leggibile nella posa tirata delle labbra. «Dove sei andata?» C’era stato un periodo non particolarmente brillante della sua vita in cui Tyler aveva perso momenti, e spesso interi giorni, confuso e spaesato, sempre più distante e scollegato da se stesso, in cui dimenticava appuntamenti, cose già dette o sentite, persona e parole; erano stati giorni (settimane, mesi) terribili, per i quali aveva incolpato – almeno davanti a Rita – lo stress a cui era sottoposto a lavoro; sapevano tutti e tre che fosse una balla. Ma da quel momento in poi, comunque, – e soprattutto dopo, con l’arrivo di Minnie e Albie, e i loro doveri quotidiani triplicati – avevano deciso di tenere una lavagna dove segnare le cose più importanti di cui tutti dovevano essere informati, come uscite, appuntamenti, cene e la lista della spesa. Indicò la lavagna appesa al muro con un cenno della testa. «Non c’è scritto nulla, lì sopra.»
    Controllare dove andassero, quando e con chi, era l’unico modo che Tyler aveva per accertarsi che i suoi cari stessero bene; il minimo che potessero fare era rispettare quell’accordo e non dargli ulteriori preoccupazioni. Era troppo giovane per ammalarsi di ulcera al fegato.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.


    devo uscire con barrie, giuro che poi (forse.) rileggo. io e tyler vi sbaciamo in tutta la nostra diticità :v:
  4. .
    Dapprima, un piede a battere contro il pavimento del palco; poi i capelli biondi ad ondeggiare, mentre la testa teneva il ritmo di quel pezzo che conoscevano anche i sassi; poi, finalmente, anche la voce.
    «Oh, whoa, oh, oh!! Oh, oh-oh, I’ll get him hot, show him what I got…»
    Allora il suo intervento era servito; brava Idys, ancora una volta aveva risolto la situazione.
    Il sorriso felino sulle labbra truccate si allargò, mentre annuiva in direzione dell’altra, tenendo anche lei il ritmo di Poker Face, il microfono stretto in entrambe le mani e la voce bassa per fare il controcanto ai versi della bionda; non era la più intonata delle cantanti, la Gaffney, ma le piaceva intrattenere, e in quello rientrava anche l’esibirsi del tutto a caso in un karaoke, senza invito e senza arte né parte, solo per il gusto di farlo.
    «CAN’T READ MY, CAN’T READ MY… NO, HE CAN’T READ MY POKER FACE!!!»
    «YEAAH» almeno quello, ebbe l’accortezza di non urlarlo nel microfono per non rovinare il momento della sconosciuta; doveva ammettere, però, che si stava prendendo molto bene. C’erano poche cose che Lady Gaga non potesse curare, dopotutto.
    «she’s got me like nobody!»
    Ah, se solo non fosse stata sua zia.
    Ma Idys non lo sapeva, no?
    Si che poi c’era anche “la questione Niamh” — che non era una questione, quanto più una persona, ma ugh?? okay?? VA BENE. Avrebbe tenuto certi pensieri per sé. «po-po-po-poker face, po-po-poker face» perché affidare al microfono, e all’intera folla, quel fu-fu-fuck her face avrebbe minato – e disintegrato – tutti i suoi nuovissimi e brillantissimi propositi. «I WANNA ROLL WITH HIM, A HARD PAIR WE WILL BE» mah, dubitava: a meno che di duro non ci fossero altre cose, in quel caso avrebbe potuto comprendere, identificarcisi e sottoscrivere; che c’è (era figlia di Lapo), i piaceri carnali non erano di certo un tabù per lei, e non era così pudica.
    Trascinata dal ritmo, dalle parole e dagli spettatori che ora applaudivano a tempo e cantavano insieme a loro, Idys si avvicinò alla bionda e iniziò a cantare nel suo microfono, abbastanza vicina da rischiare una testata se l’altra avesse continuato ad agitarsi come una forsennata. Ma alla ex grifondoro piaceva il rischio. «and baby when it’s love, if it’s not rough it isn’t fun» Sua Maestà Stefani Joanne Angelina Germanotta diceva sempre e solo la verità, slay.
    Andarono avanti così ancora per un paio di strofe, alternandosi senza bisogno di cedersi la scena a vicenda, avendo trovato inaspettatamente il loro ritmo subito dopo l’inizio un po’ tentennante — ed ora è canon che a Maxie, nel futuro, non piacevano così tanto gli altri Linguini ma le piaceva zia Lux; non era raro vederle esibirsi, se fosse stato anche solo per loro stesse, nelle più assurde delle performances.
    Quando la musica sfumò, sul finire della canzone, Idys era: sudata, entusiasta, ancora più ubriaca di prima e pronta a concedere bis, tris, e quatris. Ma il tizio del karaoke era già sul palco con loro, pronto a reclamare i due microfoni e i riflettori, per presentare i prossimi cantanti.
    Mentre (venivano accompagnate giù dal palco senza cortesie) scendevano di loro spontanea volontà dal palco, Idys bisbigliò all’orecchio dell’altra: «abbiamo già vinto, nessuno può competere, ma ci hai viste?» erano bellissime, spavalde e avevano messo su uno spettacolo meraviglioso: il premio di quella gara era già loro.
    (In che senso non era una gara e il premio non era un conto aperto in quel bar da lì a per sempre, assurdo. Avrebbe dovuto esserlo.)
    Con un cenno della testa, la rossa indicò il bancone. «vieni? c’è un gin tonic con il tuo nome che ti aspetta» tanto lei ne aveva ancora uno suo da finire, tsk, «per l’essere stata FAN-TA-STI-CA» e le schiaffò una mano sul sedere, molesta come una pandi che palpa chiunque ai raduni. «dobbiamo brindare! piacere, sono idys!» e le allungò la mano, nel solito tintinnare di braccialetti che riempivano entrambi i polsi, lasciati appena scoperti dalle maniche a sbuffo del kimono semitrasparente che indossava sopra il vestito viola scuro.
    Nessuna delle due aveva davvero bisogno di rinforzare la dose già massiccia di alcol che avevano in corpo, ma nessuna delle due era abbastanza lucida da rendersene conto: Idys amava definire quel caso come “l’ubriaco di Schrödinger”. «magari prima della fine ci chiederanno anche di esibirci di nuovo, li abbiamo stregati!»
    idys
    gaffney

    But in this handmade heaven, I come alive
    Bluebirds forever colour the sky
    In this handmade heaven, we forget the time
    'cause birds of a feather fly together
    1997 | england, uk | neutral
    hekate emporium's owner
    once: amelia maxine linguini
  5. .
    gifsactress
    deatheater
    former slytherindaisy bulgakov
    currently playing
    Did you know that there’s a tunnel under Ocean Blvd
    Lana Del Rey
    I can't help but feel somewhat like my body marred my soul, Handmade beauty sealed up by two man-made walls.
    When's it gonna be my turn?
    Don't forget me.
    Infagottata nella sua felpa, una figura si muoveva per le strade di Londra. A occhio esterno, non si saprebbe saputo dire se si trattasse di un uomo o di una donna, con l’altezza con cui si ergeva e per il vestiario che portava; anonimo, largo, e gender neutral, Margarita si nascondeva da occhi curiosi, sospetti. Uscendo, non aveva voluto attirare l’attenzione di nessuno, né del partito né di chi potesse appoggiare l’emergente forza in contrapposizione. Non solo per sé ma, sopra ogni cosa, per la piccola creatura celata al suo petto: Albert, suo figlio.
    Daisy lo osservò per un momento, ancora le pareva impossibile che fossero trascorsi già più di cinque mesi dalla sua nascita. Tutto era stato così veloce ed emozionante come una montagna russa e mai su nessun set aveva provato un’emozione simile, neppure a una delle tante feste a cui aveva partecipato in passato, a Hogwarts, o da grande all’interno dell’ambiente artistico o di Partito. Ormai era così abituata a sopprimere le proprie emozioni e ad emulare quelle altrui, che a stento faceva fatica a riconoscere le proprie. Si morse il labbro, nervosamente, nascondendo meglio il figlio da occhi indiscreti.
    I suoi capelli, una volta lunghi, erano ora più corti e nascosti sotto un cappellino nero, con visiera abbassata. Lo sguardo, guardingo e circospetto, coperto dagli occhiali da sole più maschili che avesse trovato fra gli averi di Tyler.
    Quella mattina era uscita solo perché così le era stato richiesto, per una prova costume di un nuovo progetto e per non disturbare Tyler, che sapeva essere un giorno importante per lui, e per non svegliare Adam o Minnie, come spesso faceva, aveva deciso di portare con sé il piccolo Albert. Era difficile per lei lasciarlo a qualcuno, non perché non si fidasse delle sue dolci metà – be’, Ty non era super affidabile in cucina e Adam combinava pastrocchi ogni due per tre, ma dopotutto sapeva essere un ottimo casalingo… È che, semplicemente, amava godersi i suoi piccoli momenti di crescita. Albie era, in ogni caso, ancora un lattante, e Rita – che la maternità l’aveva sempre desiderata fortemente – sapeva quanto fosse fondamentale la figura materna nei primi cruciali anni di vita. Al lavoro, però, non aveva e non avrebbe mai rinunciato. In fin dei conti, era lei che portava “i pantaloni in casa” – era così che aveva sentito dire nel mondo babbano?, senza di lei il loro stile di vita sarebbe stato molto diverso. Già, pensò Senza di me e i Bulgakov forse tutti questi problemi per la mia famiglia non ci sarebbero… riconobbe, amaramente.
    A passo svelto Daisy si diresse verso il quartiere magico, a casa. Lì la aspettava la sua vera famiglia, quella che si era scelta e che l’aveva scelta. “Famiglia”. Dirlo, anche solo pensarlo, di questi tempi, le faceva venire una stretta al cuore. Aveva già perso tanto, perché doveva rischiare di perdere di nuovo qualcuno?
    Dalla manica della felpa, tirò fuori la sua bacchetta di nocciolo e formulò a sottovoce le parole magiche per accedere all’interno del quartiere. Il cuore le batteva forte, non le piaceva questa sensazione così familiare. Strinse i pugni, fino a sentire le unghie contro i palmi delle mani e rilasciò la presa dopo quello che le parve essere un minuto. Fece un respiro profondo, diaframmatico, come le aveva insegnato la sua coach e poi riprese a camminare, dirigendosi verso casa Bulgakov-Cox-Wood.

    « Sto forse interrompendo qualcosa? » la sua voce, chiara e squillante, si fece sentire dalla porta.
    Rita aveva osservato da distante la scena, incuriosita, ma allo stesso tempo impaurita. Era un momento complesso per lei e la sua famiglia. Lei stessa, che spesso fingeva di essere matura, faceva ora molta fatica a tenere uniti tutti e tre. Si sentiva in mezzo a due fuochi.
    Sbuffò, mentre sfilava il cappello e gli occhiali, rivelando il suo caschetto ondulato e i suoi tristi occhi ambrati, ancora gonfi dal pianto della scorsa notte. Scalciò le scarpe da ginnastica che aveva ai piedi, mentre Albert russava ancora al suo petto – per sua malaugurata sorte ben poco prorompente. Una delle cose che, difatti, sin da subito aveva fatto sentire in colpa Daisy era proprio la sua mancanza di latte. Si ricordava ancora le prime notti insonni con Adam, in piena crisi, in cui lui cercava di confortarla e le ripeteva che questo non la pregiudicava dall’essere una buona madre, che sicuramente, nessuno dei due, né Adam né Ty, la giudicavano per questo. Questo, nella sua mente, era un ricordo che quotidianamente cercava di soffocare.
    Daisy andò leggiadra verso Adam, sfilandosi delicatamente la sua felpa grigia e larga – probabilmente di due taglie più grosse a causa di qualche spiacevole inconveniente, con la lavatrice babbana in disuso nel loro bagno o con qualche bestia stramba di cui conosceva solo lui la provenienza, rivelando di indossare una semplice maglietta bianca, a cui allacciato vi era il marsupio dove Albie ancora dormiva beatamente. Accennò un sorriso al biondo, mostrandogli la schiena, in richiesta d’aiuto. Chiamò nel frattempo la culla a sé e poi, con attenzione, vi appoggiò all’interno il figlio. Tornò in salotto, cullandolo e facendogli una carezza mentre lui faceva le bolle dal naso. Ridacchiò a quella buffa visione. Decise infine di dirigersi in cucina, verso i due mariti e compagni di vita.
    «Wow, tè! » esclamò Daisy, guardando da dietro le spalle di Adam la tazza che Tyler sorreggeva. Le cadde l’occhio anche sul contenitore del latte, oltre che sul bollitore ancora caldo sul fuoco, « Molto british da parte tua », lo prese in giro Daisy lanciando un’occhiata d’intesa ad Adam, non prima di avergli schioccato un bacio sulle labbra. Andò a salutare anche Tyler, baciandolo all’angolo della bocca, come era solita fare con lui. Appoggiò le proprie mani sulle sue spalle, forti, che tanto spesso le avevano dato stabilità e lo strinse. In quel periodo, nonostante Daisy sentisse un tumulto dentro e fuori di sé, sapeva di trovare un alleato in Ty, suo cugino. Sapeva che qualcosa non andasse, che le tenessero nascosto qualcosa. Daisy però era determinata a scoprire cosa, perché vedeva le crepe nella sua casa. Era stufa di sentirsi tremare la terra sotto i piedi, adesso non aveva più solo i Bulgakov e i Mulciber da proteggere, bensì due minori che non avevano scelto tutto questo.
    « Tutto okay? » bisbigliò al suo orecchio, simulando un abbraccio e un bacio sul collo. Si allontanò, sorridendo, e andandosi a sedere su uno dei banconi vuoti; afferrò il piatto che Adam sorreggeva in mano, sfilò la bacchetta e i pancake del giorno prima cominciarono a volteggiare per un attimo sopra la sua testa, per poi ricadere ora caldi e soffici sul vassoio, guarniti di frutti di bosco, zucchero a velo e cannella.
    « Ecco qua, ora manca solo un buon caffè bulgaro! » esclamò, tutta soddisfatta, appoggiando i dolci sulla tavola con un tocco di bacchetta. « Minnie sta ancora dormendo? », chiese ai due, comodamente seduta come una bimba, mentre Adam e Tyler la osservavano dal basso.

    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.

    SURPRISEEEEEE!

    :morgan: :che succede:

    Scusatemi, sono molto arrugginita, cotta, dolente fisicamente (cervicale e schiena non aiutano) e sono andata totalmente a braccio, con le info che ricordavo AHAHAHAHA. Quindi vabbè, abbiate pietà di me. Recupererò pian piano tutto. Forse ad ottobre tornerò a vivere.

    P.S. Ho deciso che Daisy non sa nulla dei problemi di alcolismo di Ty, segreto della Tydam.


    Edited by daisy. - 3/4/2024, 21:23
  6. .
    Ho aspettato una settimana, dieci giorni — tutta la vita per questa ff #aton e ora che è qui non so cosa provare in merito STUPIDI FIGLI AIUTO COME SIETE BELLI (ma pandi tu non hai fatto nulla per contribuire alla loro nascital) (NON FA NIENTE I WAS THERE SIN DAL PRIMO /kinda ship il figlio con il dipendente/ letto mentre passavo l'aspirapolvere IO C'ERO!!! I WAS THERE)
    MA COME SI FA!1!!1!1 BAMBINI STUPIDI (affectionatory, per quando sono un po' entrambe le cose.)
    GRAZIE SARA DI QUESTA MERAVIGLIA ORA HO BISOGNO DI PIÙ CONTENT ATON NELLA MIA VITA AIUTO 😭😭😭
    (e della scena post crediti) (cosa?cosa) (🥰🥰🥰🥰) BELLI BELLI BELLI GRAZIE DI TUTTO COME SI FA AD ANDARE AVANTI AIUTOOOOO
  7. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    nice insult, hannah montana.
    ma sì dai, apriamo questo dannatissimo wanna. non so proporre if my life depended on it ma #moga. e poi magari a qualcuno torna utile. senza riassunti perché quelli già stanno qui, mi pareva inutile. ciao baci stellari
    aidan gallagherritter scullyrichard quinn
    he / him taken any prns single he / him taken
    irish, ex-gryffindor, deatheater korean, special, rebel british, neutral, ex-horned serp.
    • una vita sociale se vi avanza. da quando si è diplomato vede la luce del sole attraverso le finestre come i carcerati.
    • qualcuno che lo Metta In Riga al ministero. ma anche qualcuno che si faccia bullizzare da lui. he goes both ways!
    • ex compagni di scuola che gli facciano attraversare il marciapiede quando li incontra per strada.
    • single ma never ready to mingle. la prima volta che si è innamorato di una persona era il figlio di un traditore della yakuza e l'ha trovato morto. la seconda volta, il suo amico d'infanzia totalmente fuori fase che è pure tornato in corea. gli basta così. ora vuole solamente un po' di meritata pace mentale.
    • sta vivendo a scrocco nelle case della gente (a loro insaputa) da quando jd si è fatto saltare in aria, ma ha comunque bisogno di soldi. qualcuno che vuole morire ce l'abbiamo?
    • taken (for granted) perché in realtà è solo perseguitato dalle voci nella sua testa. e da eddie.
    • dick è un grandissimo rompipalle (e infatti si chiama così per questo) quindi non saprei manco cosa fargli cercare. amici di bevuta con cui non condividere nulla se non il silenzio e la morte interiore. qualche amico pseudo-intellettuale con cui discutere dei massimi sistemi?
    • studenti da bocciare?
    • qualcuno che faccia una intervention? di motivi ce ne sono svariati
    chouko mizumakireagan lynchjavier iglesias m.
    she / her single she / her single he / him single
    british, ex-hufflepuff, neutral british, special, neutral scottish, special, rebel
    • ex tassina quindi .. di vecchi compagni di scuola ne abbiamo?
    • clienti di piediburro che non la fanno sentire terribilmente a disagio
    • amici di giocate
    • amici e basta
    • gente con cui condividere le fanfiction sui comacolla
    • ha bisogno di ROLE. ha bisogno di essere MOSSA.
    • è una piccola jennifer check: uccide gli uomini, non le persone!&
    • volete sacrificare qualche caprone con lei al chiaro di luna, mangiare il cuore di una persona e poi baciarvi romanticamente in un bagno di sangue? è tutta esperienza da curriculum < 3
    • in due mesi di vita javi ha più movimenti di certi miei pg dopo anni, il che fa ridere ma anche riflettere. non ho idea di cosa potrebbe cercare perché in realtà funziona un po' per tutto. one night stand? he's your man. qualcuno con cui allenarsi? he's your man. figura paterna? he's your man. qualcuno con cui ubriacarsi fino a vederci doppio? he's your man. amico fedele che c'è nel momento del bisogno? he's your man. qualcuno da prendere a pugni in faccia? he's your man.
    • non proveremo manco a negare che si è fatto metà della popolazione mondiale. vi servono vecchie fiamme per pg adulti? chissà. lui si offre. basta che siate adulti da almeno dieci anni, non è un nate con la passione per i bambini.
    • ma anche fiamme future. idk. sconsigliato vivamente perché è lana del rey coded nel peggior modo possibile ma 🤷
    toothless simmonsedelgard saintwichblaise han
    he / him hell naur he / they single he / they single
    american, hufflepuff, neutral american, ex-gryff, deatheater british, special, (kinda) rebel
    • amici dello shipper club che si sorbiscano le sue domande scientifiche. prende molto sul serio il suo lavoro ma le sue esperienze romantiche sono pari a zero e vorrebbe mantenere il suo record intoccato, grazie e prego.
    • qualcuno che lo aiuti a mandare avanti il suo ring illegale di scommesse sul quidditch, ma che non accetti sopra il 15% del contributo. può considerare il 20% solo se siete particolarmente bravi, sennò nisba.
    • conoscenze. cose. chissà
    • aiuto. eh boh. qualcuno che gli dia un prestavolto ufficiale magari. ci torneremo
    • la gif dice già tutto ciò che vi serve sapere. cerca il sonno eterno. la pace. il nirvana
    • qualcuno che lo faccia sentire meno terrorizzato a new hovel
    • medium disposti a insegnargli a vivere?
    • una mano amica che non sia federica. e chi vuole intendere, intenda. team amicizie platoniche 100% siamo abbastanza traumatizzati
    beezus oberlindaniel shinapril leroy-g.
    any prns single he / him single she / her idk
    american, slytherin, neutral korean, ex-huff, deatheater british, 2043, vigilante
    • baby boy. baby! evil
    • ex amici di salem? secondo me non era particolarmente amat* perché sua madre insegna e quindi si è fatt* passare un sacco di cose. era wildcat pur non essendo un cishet frat boy ed era vist* malino per questo. grande casinaro per natura. le piace la pizza all'ananas e ne va fiera. il quidditch è per gli SFIGATI. square up
    • filo ribellino, ma non ci ha pensato abbastanza. tanto per ora è fittizio ciao amici
    • non lo so lo scopriremo vivendo
    • no money
    • no family
    • 16 in the middle of miami 😔
    • non lo so. torneremo anche qui
    • odia tutti. ma odia te un po' di più < 3
    • è qui solo per riempire spazio in realtà e non sappiamo niente di lei. non è manco ufficialmente mia. bella che è però
  8. .
    @ I'M THE PROBLEM, IT'S ME E RADIO ITALIA

    Così, de botto.
    Esattamente.
    È IL MATCH CORRETTO.
    Non siete poi così cause perse, dai.
    Ora potete guardavi, studiarvi, decidere se siete soddisfatti o meno.
    Non che interessi davvero qualcosa: niente rimborsi, il fato ha voluto così.


    // OFF.
    Complimenti! Potete rivelare la vostra identità alla vostra anima gemella e al resto del gruppo.
    In ON, tutti i partecipanti potranno vedervi anche se voi continuerete a non vedere loro.
  9. .
    ridere istericamente è positiva anche per me (8/10) cioè abbiamo le stesse azioni? muoio.
    e
    risponde a una domanda con i versi di una canzone @ mic drop
    è positiva per me!!-& so che l'hai detto a mic ma insomma....ti sento. quindi valead[is]agio (vabbè sai cosa ti lascio taggata qui in mezzo alla caZZO. è già tanto sia riuscita a fare questo con i miei potenti mezzi)
    sai che significa?
    10/10??? COSI DE BOTTO???

    THE PROBLEM, SEI TU IL MIO MATCH?


    Edited by haha? - 17/2/2023, 09:11
  10. .
    CITAZIONE
    «comunque bella la canzone, ma secondo me ci serve qualcosa di più movimentato. qualcosa alla sanremo, sapete? ma più il sanremo di rosa chemical, non di ultimo»
    «Sentito Davide DJ?»
    (Davide: dondola avanti e indietro «supereroi... solo io e te....... per sempre....... se avrai paura amore prendimi le mani...........»)
    («Forse si è addormentato»)

    cristo santo
  11. .
    madonna aiuto (con o senza virgola è indifferente)
    vi droppo qui temporaneamente il recap (mio personale) di radio italia, così appena posso scrivo, ma se intanto volete vedere quanto siamo fregati......la risposta è tanto. come direbbe taylor:
    everybody moved on (10/10)
    iiiii stayed there (0/10)
    e torno pure indietro sui miseri progressi. ma anche voi siete messi male come me??
    (recap)
    MICDROP: 0/10
    BRAINWASHED: 0/10
    THEPROBLEM: 2/10
    MACHETEGANG: 0/10
    TERZOCUORE: -2/10

    OH THE PROBLEM, -2 per parlare dell'incubo




    AZIONI
    (old) canta

    REAZIONI:
    oversharing - positiva
    inciampare - positiva
    offrire una canna - negativa
    segreto - neutra
    caps - neutra
    cantare - neutra
    pettinarsi - neutra
    pat - neutra
    gesù - neutra
    incubo - negativa
    stretching - neutra
    sedersi - neutra
  12. .
    NB. Il punteggio di ciascuna azione vale solo la prima volta che si compie. Se PG1 ha come bonus "rotolarsi", anche se PG2 si rotola tre volte in tre post diversi, guadagnerà i punti con PG1 solo per la prima volta, e non per quelle successive.


    • azione positiva solo per chi la compie: 0 punti
    • azione positiva solo per chi la riceve: +2 punti entrambi i pg
    • azione positiva sia per chi la fa che per chi la riceve: +4 punti per entrambi i pg
    • azione negativa solo per chi la compie: 0 punti
    • azione negativa solo per chi la riceve: -2 punti entrambi i pg
    • azione negativa sia per chi la fa che per chi la riceve: -4 punti a entrambi i pg
    • azione positiva per chi la compie, e negativa per chi la riceve: 0 punti (+2 e -2 si annullano)
    • azione negativa per chi la compie, ma positiva per chi la riceve: 0 punti (-2 e +2 si annullano)

    Vi faccio anche il riepilogo fino ad ora.

    I’M THE PROBLEM, IT’S ME
    Azioni:
    - farsi un bel piantino
    - inciampare / inciampare nei propri piedi
    - fare oversharing
    - dire parolacce

    Reazioni:
    - //

    MACHETEGANG
    Azioni:
    - dire parolacce
    - citare sanremo

    Reazioni:
    - farsi un bel piantino 0 (si annulla col positivo di PROBLEM)

    TERZOCUORE
    Azioni:
    - offre una canna
    - toccare qualcuno

    Reazioni:
    - farsi un bel piantino 0 (si annulla col positivo di PROBLEM)
    - dire parolacce +2 (@ machetegang)
  13. .
    In che senso un labirinto.
    In che senso qualcuno piangeva.
    Scattò subito in piedi, perchè le persone che piangevano facevano scattare l'istinto pericolo insito in ogni ingranaggio di radiolina, ruotando il capo per cercare da dove provenissero le lacrime. Ci mise qualche secondo più del necessario a rendersi conto che non fosse la sua miopia ("radio, ma mica sei miope" "ah già") a fargli vedere tutto sfocato: qualcosa, indubbiamente, non stava qualcosando. Ma una cosa per volta.
    «non piangere» anche quello istintivo, una supplica. Aveva superato la fase in cui sentire i singhiozzi di qualcuno faceva singhiozzare anche lei, ma non significava che non sentisse il remoto...? Bisogno...? Di farlo smettere.
    «non iniziare a piangere eh non ti conviene farmi venire il mal di testa altrimenti poi sono cazzi tua» Magari non così. Corrugò le sopracciglia, e si toccò anche la faccia per assicurarsi di averle ancora (era davvero tutto strange forte). «vuoi un parere [redacted]» Uh? «un parere [redacted]» cosa? «un parere [redacted]» cosa stava succedendo. Si schiarì la voce, radio, fermandosi impettita al centro della stanza.
    «bugo» ok
    «cipolla» ok
    «suini militari» bella
    «[redacted]» ???
    Si guardò attorno spaesata. Era come in quei film dell'orrore in cui non si riusciva a correre e gridare? COSA STAVA SUCCEDENDO AIUTO.
    «non ti preoccupare, capita a tutti almeno una volta nella vita di affogare nelle proprie lacrime» e chi diceva di no, non aveva mai visto Coco. Fece scivolare lo sguardo da uno, all'altro, a wow ma quante persone c'erano, testa reclinata sulla spalla e unghie a grattare la nuca. «niente canne per favore. siamo al chiuso» pausa.
    Sguardo confuso alla telecamera.
    «penso. e sono allergica» mh. «mi viene l'orticaria» ma soprattutto. «e mi fa venire da piangere OKAY??? visto che machetegang non vuole mal di testa - come in che senso so il tuo tag? lo so e basta, moving on- possiamo evitare? gentilmente» che donna di classe. «the problem... bro. amico. bro. senti. cantiamo una canzone? ti aiuta? non il medley dei pooh, un grande classico. tipo» ...
    ...
    «voglio andare dove mi va.... e non fermarmi qua......» BAM BAM BAM!



    micdrop
    brainwashed
    theproblem
    machetegang
    terzocuore


    Eddai non puoi
    Farmi sempre le stesse tre domande


    abbinamento
    in corso...
    radio italia
    Stiamo verificando
    le tue compatibilità.


    (recap)
    MICDROP: 0/10
    BRAINWASHED: 0/10
    THEPROBLEM: 4/10
    MACHETEGANG: 0/10
    TERZOCUORE: -2/10

    OH THE PROBLEM, +2 per oversharing e +2 per inciampare , entrambe positive per me!
    OH, TERZOCUORE, -2 per offrire una canna



    cosa fa radio italia?
    CITAZIONE
    iniziare a cantare
  14. .

    Boom....
    «ti prego non piangere...» . Non era capace di consolare le persone, zero proprio. Quando capitava a l** di solito funzionava una sola cosa e per esperienza sapeva che poteva essere una buona cosa per tanta altra gente. Così scosse le spalle della persona che aveva pianto
    «vuoi una canna? Con me funziona » mostro una canna che aveva sempre dietro. C'è chi esce sempre col cellulare e chi con i soldi il terzocuore con una canna.

    *micdrop*
    brainwashed
    I’m the problem‚ it’s me.
    machetegang
    radio italia


    True love is neither physical nor romantic. True love is the acceptance of all that is, was, will be, and will not be.

    abbinamento
    in corso...
    terzocuore
    Stiamo verificando
    le tue compatibilità.

    Azione: offre una canna
    Toccare qualcuno

    Reazione:
    negativa: farsi un piantino
    Positiva: dire parolacce
  15. .
    «Siamo all'helius fondation, ma non credo sia rilevante ai fini del gioco. Penso dovremmo solo... vivercela» ma quale gioco. Ma quale Helius Foundation. Ogni giorno che passava di pentiva di esistere sempre di più, ma perché sempre a lei. In tutto quello, in qualche modo si era anche intrufolato un bambino insieme a loro. Osservò i suoi compagni avvicinarsi al bambino, cercare di consolarlo con le loro azioni. A parere suo, stava avendo l’effetto contrario: sembra più spaventato, che altro. «fidatevi, so quello che faccio» inclino la testa, incrociando le braccia al petto per fissarl* perplessa «dici? a me sembra terrorizzato» non che fosse un’esperta, ma quel terrore era palpabile da chiunque un minimo di tatto. Avvertì la sua pancia brontolare, e si ricordò di non avere fatto cena. Era una fortuna che portasse sempre con sé qualcosa da mangiare, in quel caso…un pacco di biscotti. Aprì la confezione e ne prese uno, poi si guardò intorno. Andava contro i suoi principi non offrire qualcosa, quindi avrebbe fatto lo sforzo anche se…ma chi siete «volete?» tese il pacchetto verso i suoi compagni, in attesa che qualcuno facesse il primo passo. E poi, oh, non potevano nemmeno essere avvelenati perché li aveva aperti davanti a loro.
    abuelita
    AAAlbano
    collanonna
    comaCosa??
    fru fru
    numero


    Idling on the fringe
    staring at the sun
    Water sitting on the skin
    sulfur in the cut


    abbinamento
    in corso...
    enchantix
    Stiamo verificando
    le tue compatibilità.


    femminile is the new gender neutral

    azioni:
    mangiare un biscotto (positiva, rivolta a tutti)
    regalare qualcosa a qualcuno (neutra, rivolta a tutti)

    reazioni:
    raccontare una barzelletta //
    cita sanremo //
    ballare la macarena //
    fare stretching //
36 replies since 10/2/2023
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