Votes taken by goodboy.

  1. .
    Tell me your secrets and ask me your questions.
    Oh, let's go back to the start.
    «lo pensi davvero?»
    ma all'animaccia de li mortacci suoi — che dovevano essere tanti, considerato tooth avesse circa centodieci anni o giù di lì.
    non poté evitarsi il salto di mezzo metro sul bordo del letto, con il rischio concreto ma fortunatamente sventato di finire culo a terra: no, no che non lo aveva ignorato. così preso dal film visto duecento volte e dal tentativo di rassicurare (se stesso.) un dormiente remì, che del Simmons non si era ancora accorto. e quello appariva così, dal nulla, a infierire sulla sua già provata psiche aggiungendoci anche un mezzo infarto.
    va bene toothless, va bene.
    «madonna, ti odio» c'era la virgola, attenzione. premette l'icona di pausa e portò la mano libera al petto, un respiro profondo a recuperare il battito perso. quando aprì gli occhi, trovando tooth sdraiato sul suo letto, l'insulto successivo si sciolse in una bolla di confusione; avrebbe voluto chiedergli che ci facesse in infermeria, a parte cercare di ucciderlo, ma la domanda l'aveva fatta prima lui.
    una che clay avrebbe potuto ignorare, se solo fosse stato capace di mettere un filtro tra se stesso e gli altri — non ci era mai riuscito, per inciso «a quale parte?» riconobbe il sapore amaro sulla punta della lingua, ma era troppo tardi per inghiottirlo; forse nemmeno gli importava. stava cercando di fare il punto, lì: raccontando a remì la versione della storia che clay per primo avrebbe voluto sentire. aveva tempo, avevano tempo, per affondare fino al collo nel pantano della nuova realtà che li circondava, lasciando che il cinismo si mangiasse anche l'ultima fetta di speranza.
    evidentemente toothless non era della stessa opinione.
    «che gli voglia ancora bene, intendo. si può volere bene a qualcosa che non c’è più?» fu l'istinto a guidare le mani di clay, i palmi già sollevati a mezz'aria in direzione di remì: per tappare le orecchie al ragazzino, anche se forse prendere il cuscino e schiacciarlo sul volto tumefatto sarebbe stato più clemente. solo in quel momento, una realizzazione tardiva ma in qualche modo rassicurante, si rese conto che il thornill stava facendo un viaggetto nel mondo dei sogni. sperava fossero belli, e che fossero sereni — almeno quello.
    «non è sempre così? ci affezioniamo alle persone e ci innamoriamo di quello che sono per noi» nel corrugare la fronte, rese chiaro nell'immediato a tooth e a se stesso quanto quel concetto fosse una novità; non aveva mai sentito la necessità di pensarci, prima. ed era ancora un'idea acerba, priva di una forma realmente concreta «di ciò che rappresentano. e finché ti tieni stretto quello, l'altra persona continuerà ad esserci» di nuovo, si mosse sul bordo del letto senza trovare pace. odiava stare fermo, clay, a meno che non fosse una sua scelta; una che faceva di rado.
    approfittò dello sguardo rivolto altrove per osservare il profilo del ragazzo, le dita aggrappate al lenzuolo «dici che è una cazzata?» dubbi leciti. di fronte alle sue scuse si strinse nelle spalle, perché non erano necessarie, ma lo aiutavano ad andare avanti chi era lui per negargliele. e poi, vuoi mettere: «posso farti stare un po’ meglio, però.» ora, potremmo dire che la mente del Morales non avesse elaborato in modo molto fantasioso quanto detto da tooth, e sulle guance non fossero affiorate chiazze rosse a confondersi con i lividi bluastri — ma non siamo qui a raccontare bugie. l'apparizione di baby Allen fu come la grazia per un condannato a morte, e nel vedere le orecchie flosce spuntare oltre la porta clay si sentì sopraffarre dall'insensata voglia di farsi un piantino.
    skin care accetera eccetera.
    «grazie» dell'avvertimento, per grogu. annuì e allungò comunque una mano, amante del rischio e del pericolo, grattando con i polpastrelli la pelle verdognola e rugosa della creatura «sai, non era così male nell'altra forma» poteva ancora sentire le urla di Kaz rimbalzare da un corridoio all'altro, come una sirena d'allarme che indicasse a tutta la Bolla quando Allen era nei paraggi. sorrise a quel pensiero, conscio che l'oh non avrebbe approvato il suo tradimento e la minaccia di non rivolgere a clay la parola per almeno dieci minuti sarebbe giunta inesorabile.
    poteva sopportarlo, se significava lasciarsi (mangiare) annusare da un grogu in carne ed ossa.
    «stai avendo ripensamenti?» e insisteva, a scavare con il dito nella maledetta ferita. da sotto i riccioli castani, il cinetico si limitò a sollevare un sopracciglio, lisciando un orecchio di Allen fino alla punta «perchè, tu no?» ma allora, toothless, chi è il cucciolo qui.

    clayton
    morales

    Nobody said it was easy
    It's such a shame for us to part
    im sorry anakin
    for all of it
    special
    kinetic absorption
    18 — rebel — (non in) bollaNobody said it was easy
    No one ever said it would be this hard
    oh take me back to the start
    the scientist
    coldplay
    Mother of Night, darken my step
  2. .
    CITAZIONE (#epicWin @ 7/5/2024, 16:46) 
    MA GLI ANIMALI RICORDANO I PADRONI NELLA BOLLA? non ci posso pensare è terribile in tutte le versioni. maledetta puntata di Futurama

    ma la fucking smetti.


    ok domanda ufficiale così magari aiuto anche qualche altro povero confuso.
    è possibile portare altri pg nella bolla a parte quelli che hanno partecipato all'oblinder/missione/quest?
  3. .
    Tell me your secrets and ask me your questions.
    Oh, let's go back to the start.
    It's over Anakin, I have the high ground.
    si mosse sul bordo del letto, improvvisamente a disagio. e sì che avrebbe dovuto saperlo — alla duecentesima volta di fronte alla stessa identica scena era previsto fosse pronto. forse, se quella situazione in particolare non avesse colpito un po troppo vicino a casa, clay l'avrebbe affrontata al solito modo: ginocchia strette al petto, piantino, enorme porzione di gelato trangugiato mezzo sciolto.
    ma non si trovava al quartier generale, schiacciato in mezzo a kaz e twat come prosciutto dentro ad un sandwich perché nessuno dei tre voleva cedere il posto su un divano troppo piccolo; non gliel'aveva mai detto, conservando gelosamente quel pensiero per gli attimi prima di addormentarsi, che stare tra di loro gomito contro gomito e gambe ad intrecciarsi una sull'altra lo faceva sentire al sicuro.
    batté leggermente la mano sulla spalla di remì, offrendo al ragazzino un sorriso tremolante che per fortuna l'altro non poteva vedere: si era addormentato dopo dieci minuti di film, in quel corpo martoriato la cui totale guarigione era ancora ben lontana «tranquillo, non è così grave» avrebbe voluto crederci un po di più, ma come poteva? si morse l'interno della guancia e valutò di mettere in pausa, mentre anakin skywalker strisciava privo di gambe e con il cuore spezzato tra le pietre laviche di mustafar.
    You were the chosen one! It was said that you would destroy the Sith, not join them! Bring balance to the Force, not leave it in darkness!
    bastava toccare lo schermo del telefono (dai, figurati se nella bolla non hanno internet mi rifiuto. ALMENO UN FILM SCARICATO ILLEGALMENTE), uscire dal sito, togliere gli auricolari che condivideva con un incosciente remì — di nuovo: scelte. il film sbagliato, certo; la parte sbagliata, anche? impossibile dire quante volte se lo fosse chiesto in quei due mesi, giorni ad accavallarsi uno sull'altro con troppe cose da fare per tenere il conto. un pensiero martellante che sfuggiva quando kaz gli toccava la spalla per rassicurarlo andasse tutto bene (non lo aveva appena fatto anche lui? e che cos'era una bugia a fin di bene, se non un atto d'amore?) e tornava di prepotenza nell'incrociare le iridi scure della skywalker.
    di Kieran.
    poteva solo essere grato che quegli occhi non si fossero posati su di lui, mentre il mondo finiva. che le urla disperate di dylan non l'avessero raggiunto mentre annaspava nel suo stesso sangue, il cervello misericordiosamente spento. avrebbe dovuto ringraziare Edward Moonarie, per aver colpito tanto duro; avrebbe dovuto—
    You were my brother, Anakin! I loved you!
    il movimento improvviso di remì lo fece trasalire. piegò la testa nella sua direzione, per trovare il thornill ancora addormentato; lo scatto, le dita a stringersi nella carne e un singulto nel petto: erano tutti suoi. persino il gemito di sconforto a scivolare tra le labbra secche, così estraneo da sembrare appartenere a qualcun altro «davvero, non devi preoccuparti. gli vuole ancora bene, sai? nonostante tutto» era così? come poteva essere altrimenti «non— non capisce perché Ani abbia fatto quello che ha fatto e, certo, si sente tradito» murphy, kieran, dylan.
    javi, moka, sin.
    joni, thor.
    giacomino.
    tutte quelle persone a cui aveva fatto del male.
    «ma quello che provano uno per l'altro è più forte di tutto, capisci? anche delle scelte sbagliate» e di quelle giuste. restava solo da capire da quale parte della barricata fosse andato a finire. chinò leggermente il capo, ignorando la fitta di dolore che dagli zigomi si irradiava a ciclo continuo fin dentro ogni singola cellula: stava cominciando a farci l'abitudine. più difficile era guardarsi allo specchio, ricordare che l'origine di quelle chiazze viola sotto agli occhi e intorno alla bocca glieli aveva procurati suo padre; che sulla terra del Messico bagnata di sangue, per un singolo momento aveva desiderato non doversi svegliare più «certi legami non si spezzano per così poco» tentò un sorriso, di nuovo. e fallendo — di nuovo. non poteva raccontare a remì come finiva la storia: una già scritta, a ripetersi sempre uguale.
    just the two of them, and the damage they had done to each other.

    oh, i made myself sad.


    clayton
    morales

    Nobody said it was easy
    It's such a shame for us to part
    im sorry anakin
    for all of it
    special
    kinetic absorption
    18 — rebel — (non in) bollaNobody said it was easy
    No one ever said it would be this hard
    oh take me back to the start
    the scientist
    coldplay
    Mother of Night, darken my step
  4. .
    gran_crispy

    legge-legge

    police-police

    thnx(4nothing)

    tw hurt comfort
  5. .
    clayton morales
    tibiavorio, altair
    In spite of how the world decides to see my life
    Would I still have a chance for us to say good bye

    «ciliegie» vi dirò, inspirare a pieni polmoni l'aria poco salubre all'interno del SanMungo e sentire quel profumo non era esattamente nella bingo card di clay.
    giulia voice in the background: casomai te lo stessi chiedendo ciliegie è perché a quanto pare i profumi con note di ciliegia somigliano all’odore della putrefazione
    rob con un cucchiaino di marmellata di ciliegie in bocca: totem
    per fortuna del cinetico, non c'era nessuno pronto a rovinargli l'idea stessa della colazione con quell'associazione poco felice, e forse non l'avrebbe nemmeno permesso: stava chiaramente avendo un'epifania. non succede spesso, ma pare che almeno un pg di rob all'anno ci debba passare — ✨REALIZZAZIONE DI SÉ✨e prima Barry con (la sofferenza. il dolore. il tradimento) la sua insospettabile thing per prendersi cura dei ragazzini, poi Joni che scopre di essere davvero brava in qualcosa diverso dal Quidditch. se ci pensate bene, era inevitabile che tra Clayton e Ficus toccasse al primo: Benjamin sapeva benissimo cosa fare nella vita. nella sua stupida semplicità, era quello che si faceva meno paranoie sul futuro, rendendo la consapevolezza di se stesso e dei propri desideri molto più facile da leggere. non gli serviva nemmeno un traduttore interno — gli piaceva cucinare? e allora cucinava.
    ma per lo special, ritrovarsi all'interno di un ospedale, messo di fronte alla possibilità di aiutare persone malate o ferite, fu come ricevere una botta in testa. utile per liberare un pensiero che probabilmente aveva già avuto, ma non si era dato peso di ascoltare: ed è così che abbiamo trovato anche il tirocinio 🤟🏻«cioè, voglio dire, non è il più celestiale dei profumi, ma sempre meglio che l'odore di—» parlando, si era per istinto voltato nella direzione di Kaz. avevano camminato fianco a fianco fino a quel momento, e certo clay non si aspettava di trovarsi vicino un'altra persona al posto dell'amico «necrosi» concluse, sbattendo rapido le ciglia nel posare le iridi color ambra sulla figura di nahla. per quanto tempo si era perso nei suoi pensieri? abbastanza da permettere ai professori di dividerli in gruppi di lavoro senza accorgersi assolutamente di nulla, a quanto pare «scusa, ero sovrappensiero» alla ragazza dedicò un sorriso celestiale (non chiederò mai più parole random da inserire in un post), innocente e irresistibile — probabilmente quello che avrebbe rivolto a Kaz se fosse stato lui il suo interlocutore.
    bros for life.
    e qui ci mettiamo un doveroso [stacchetto].

    perché c'era un paziente da curare (ma aveva dei fili d'erba in testa??? e perché proprio di un color verde acido? eh, la challange), un voto decente da portare a casa e un post da finire prima delle 20:30 di questa sera. che poi rob si conosce: inizia Sanremo e non riesce più a scrivere una parola che abbia senso, ma nemmeno una che non ce l'abbia «ehm.. credo che questo sia sbagliato» rivolse a nahla la propria attenzione, mostrandole la cartelletta aperta tra le mani. all'interno sul primo figlio visibile, c'era un elenco di ingredienti tra quelli a loro disposizione; gliene indicò uno puntando l'indice, gli occhi scusi a cercare i suoi «il Capsicum chinense Habanero non lo metterei. voglio dire, è un peperoncino, quindi un vasodilatatore. se ha già la febbre alta rischia soltanto di aumentare la sudorazione e quindi disidratarlo più in fretta» diede una rapida occhiata al signor Fungus, che sembrava già messo male di suo «oltretutto aumentando la pressione sanguigna l'infezione potrebbe espandersi più velocemente» parve quasi cercare conferma sul viso della compagna, e quando ricevette un cenno di assenso si sentì subito meglio.
    a clay erbologia piaceva.
    alle lezioni di pozioni stava attento soprattutto per istinto di sopravvivenza.
    ma aveva sempre qualche difficoltà a mantenersi concentrato troppo a lungo, e spesso le nozioni gli entravano da un orecchio ed uscivano dall'altro senza sostare nel mezzo; non avere la magia, nonostante la situazione ultimamente fosse cambiata abbastanza da ribaltare uno status quo vecchio di anni, non lo aiutava a sentirsi del tutto sicuro. non nelle proprie capacità, almeno. sapeva di poter sbagliare, che fosse una probabilità molto alta, e se poteva raccogliere conferme lo avrebbe fatto ovunque. persino dal paziente, che trovò la forza per sollevare un po la mano e fargli thumb up — aaawwww<i> «quindi direi che per preparare il Sospiro del Diavolo ci serviranno.. allora» diede un'ulteriore occhiata alla lista, annuendo tra sé e sé «innanzitutto dell'acqua naturale. va messa a sobbollire a fuoco molto basso» ne misurò la giusta quantità, rovesciandola nel piccolo calderone a loro disposizione, e attese che fosse nahla ad accendere il fuoco al di sotto «una volta raggiunta la temperatura ottimale, bisogna aggiungere i pistilli di fairytopia ganja selvatica essiccati, che vanno prima ridotti in polvere» cosa che clay fece, pestandoli con il suo pestello, riducendo l'infiorescenza in grani finissimi. lasciò alla compagna il compito di spiegare le caratteristiche della pianta magica, conoscendola poco, e soprattutto quanto fosse importante la differenza tra quella naturale (che serviva per il loro scopo) e quella trattata con specifiche pozioni magiche (vedi spoiler) «sono l'elemento principale del veleno, e aiutano a contrastare l'infezione in corso. vanno lasciati sobbollire qualche minuto insieme ai petali di oleandro. si tratta di un'altra pianta velenosa, ma contiene anche dei... » <i>glicosidi cardioattivi.
    niente, non se lo ricordava.
    melma.
    «insomma, delle cose che aiutano a rallentare il ritmo cardiaco. in questo modo cala anche la pressione sanguigna e quella sui linfonodi» stava dicendo cose davvero strane, che si spiegavano soltanto con una totale e assoluta devozione alla causa: voleva portare a casa un bel voto, clay. dimostrare ai prof che l'intuizione avuta appena messo piede all'interno dell'ospedale non era proprio campata in aria; ricordare, soprattutto a sé stesso, che la paura provata nei mesi precedenti non doveva per forza opprimere ogni suo gesto. annuì, più convinto, girando gli ingredienti stemperarli «infine si aggiungono le foglie di menta piperita, che sono note per la loro azione spasmolidica, e qualche goccia di olio di cocco per mascherare il sapore amaro dato dalle altre piante. » così si che andava giù liscio come il velluto. osservò con attenzione nahla far cadere le gocce a una ad una nel paiolo, mentre lui continuava a mescolare in modo che le foglie rimanessero in superficie «a questo punto si spegne il fuoco e si lascia in infusione fino al completo raffreddamento, e solo a quel punto è possibile filtrare la pozione e somministrarne al paziente poche gocce per un breve lasso di tempo» sono pronti i muffins, spero di non aver scritto troppe cavolate SCUSATE PROFS ❤
    e sette parole su dieci.
    la prossima volta farò meglio 🙏


    17, vii
    kinetic
    rebel
    red
    survive said the prophet


    HTML
    <b>lista ingredienti:</b>
    &#149; fairytopia ganja selvatica (vedi sotto) — essenza velenosa, contrasta l'infezione come un virus
    &#149; menta piperita — azione spasmolidica, rilassa i muscoli e riduce i crampi
    &#149; petali di oleandro — i glicosidi cardioattivi contenuti nella pianta (velenosa anch'essa) rallentano il ritmo cardiaco
    &#149; olio di cocco — maschera il cattivo sapore del veleno, rendendolo simile ad un qualunque dolcificante (amuchina nel caffè docet)
    &#149; acqua naturale — base degli ingredienti, va bollita in precedenza

    <b>ingrediente sbagliato:</b> Capsicum chinense Habanero (peperoncino in polvere) + sebbene questa pianta in particolare sia ricchissima di principi attivi (contiene infatti vitamine, sali minerali tra cui calcio, rame e potassio, carotenoidi, bioflavonoidi e lecitina), è anche nota per stimolare eccessivamente la circolazione sanguigna (che nel caso del nostro paziente favorirebbe l'estensione più rapida dell'infezione). inoltre, aumentando la sudorazione, è sconsigliata l'assunzione in presenza di febbre alta (già causa di disidratazione).
    non ha comunque effetti di sorta sulla buona riuscita del Veleno in questione.

    PIANTA INVENTATA
    <b>nome:</b> Fairytopia Ganja
    <b>descrizione:</b> da non trattata sembra una normalissima pianta di colore azzurro fluo, con la classica foglia a cinque punte, cresce rigogliosa e rampicante nei boschi nei dintorni dei pozzi d’acqua, quando viene invece coltivata in cattività viene annaffiata con delle pozioni specifiche che la rendono azzurra mentre, se è verde, risulta velenosa e non idonea da trattare.
    Sotto forma di ingrediente si presenta come erbetta disidratata che perde leggermente il colore azzurro fluo, diventando leggermente più verdognola, ma se risulta verde petrolio non è idonea da consumare e può portare effetti collaterali e anche gravi (leggere attentamente il foglio illustrativo)
    <b>proprietà:</b> di solito è usata nelle terapie del dolore in ospedale ed è uno dei metodi più efficaci per la guarigione di organi interni, si predilige quella di cui si sa la provenienza perché di solito la selvatica è di un colore difettoso e porta effetti collaterali tra cui: diventare verdi.


    CODICE
    <b>nome:</b> soffio del diavolo
    <b>descrizione:</b> si tratta di un veleno non letale, che può però portare a gravi complicazioni in quanto agisce  principalmente sul sistema cardiovascolare. sono noti moltissimi casi di reazioni allergiche alla polvere di foglie di eucalipto contenute nella soluzione finale, ma rari decessi registrati, e quasi tutti dovute ad un errore nel dosaggio degli ingredienti. il veleno si presenta come una soluzione acquosa trasparente e inodore, dal sapore dolciastro (dovuto all'olio di cocco), che copre quello più <i>verde</i> ed erboso della  Fairytopia Ganja. poche gocce sono sufficienti per rallentare il battito cardiaco e rilassare i muscoli fin quasi al totale intorpidimento; una dose maggiore somministrata può portare alla paralisi del soggetto, con rischio di soffocamento. viene utilizzato questo veleno in alcuni casi specifici di contagio da piante magiche, in quanto l'essenza di  Fairytopia Ganja agisce come inibitore dell'infezione.
    <b>lista ingredienti:</b>
    fairytopia ganja selvatica — 5gr di pistilli, polverizzati
    &#149; menta piperita — 5 foglie
    &#149; petali di oleandro — 20gr
    &#149; olio di cocco — 10 gocce
    &#149; acqua naturale — 300ml
    <b>procedimento:</b>
    1. far bollire 200ml di acqua naturale a fuoco molto basso
    2. aggiungere 5gr di pistilli di fairytopia precedentemente seccati e polverizzati. in alcune botteghe magiche è possibile trovare già l'ingrediente pronto sotto forma di polvere, ma è più facile recuperarlo fresco.
    3. lasciar sobbollire sempre a fuoco basso per almeno dieci minuti
    4. aggiungere 20gr di petali di oleandro freschi
    5. lasciar bollire altri dieci minuti
    6. aggiungere l'acqua rimanente
    7. spegnere il fuoco
    8. aggiungere 5 foglie di menta piperita essiccate e 10 gocce di olio di cocco
    9. coprire con un coperchio e lasciare riposare
    10. una volta raffreddato, filtrare il liquido ottenuto. deve risultare trasparente e privo di impurità visibili.

    <b>effetti:</b> poche gocce somministrate per almeno cinque giorni consecutivi (una volta al giorno), possono rallentare il battito cardiaco accelerato dalla febbre alta e rilassare i muscoli contratti per via dell'infezione. l'estratto di fairytopia ganja selvatica, opportunamente lavorato, contrasta molte delle infezioni dovute a contagio da altre piante magiche, agendo in modo simile alla penicillina — non è detto però che funzioni in qualunque caso. è sempre fondamentale scoprire l'origine del contagio e, se possibile, valutare soluzioni alternative alla somministrazione del veleno.
    <b>effetti indesiderati:</b> sebbene si base non sia un veleno letale, il soffio del diavolo rimane comunque potenzialmente dannoso per l'uomo. quantità eccessive, o errori anche infinitesimali nella preparazione, possono portare a conseguenze gravi sul sistema cardiocircolatorio e, in casi estremi, a paralisi totale o morte del soggetto.
    un effetto collaterale di importanza secondaria, ma sempre presente in seguito alla somministrazione di poche gocce giornaliere come cura medica, è la trasfigurazione di capelli (e peli) in sottili fili d'erba. se non contrastato entro la fine del periodo di cura, il cambiamento sarà definitivo.


    GRUPPO 2 – 2° PIANO VIROLOGIA
    (clayn erbologia e pozioni + nahla, pianta e trasfigurazione)


    CITAZIONE
    VELENO (NON LETALE)

    Paziente: Mr. Fungus
    Sintomi ed evidenze: gonfiore dei linfonodi, febbre, sudorazione
    Diagnosi: infezione da contagio vegetale
    ndF: vi diro, a occhio e croce credo che i suoi capelli non fossero verde pisello prima
  6. .
    clayton morales
    w/ héctor diaz
    its too scary. far far to scary by far, i was scared

    allora.
    avrete senz'altro molte domande.
    come si erano conosciuti clay e diàz? quante volte il ragazzino aveva già chiamato l'altro papà? cosa accidenti ci facevano i due al lilum? tutti questi sicuramente interessanti, ai quali cercheremo di dare risposte per niente soddisfacenti e assolutamente incomplete — non tutti gli headcanon si possono davvero elaborare.
    tanto per cominciare, ci sono già dei dubbi sul come, perché non ho ancora ben capito se baby Hector bazzica per il quartier generale o meno; nel dubbio, non sorprenderà nessuno sapere che il morales aveva attaccato bottone per primo. vuoi un'affinità intrinseca dovuta alla loro comune nazionalità, vuoi il fatto stesso che il faunocineta fosse stato in guerra — un fascino terribile, ma irresistibile, soprattutto per chi come il diciassettenne non ne aveva preso attivamente parte. e forse, il loro conoscersi e trovarsi era dovuto a quella che clay non avrebbe mai ammesso essere la continua ricerca di una figura paterna.
    certo, ora sapeva chi era sui padre.
    conosceva il nome dell'uomo, dove lavorava, persino come si muoveva.
    ma Edward Moonarie non poteva essere il papà dell'anno, e mai lo sarebbe diventato: aveva visto decisamente troppe cose, il cinetico, il naso premuto sulla vetrina del BDE mentre l'uomo in questione sputava nelle vaschette del gelato. si era detto che poteva comprenderlo, avvicinarsi abbastanza da condividere una vita, ma la verità nuda e cruda era che Eddie gli faceva paura. non aveva paura di niente, non esisteva nulla al mondo capace di scalfire la superficie — come poteva già solo questo (senza contare il fatto che provenisse direttamente dall'inferno) non terrorizzare a morte chiunque?
    questo ci porta rapidi come criceti su una ruota alla seconda domanda: tante è la risposta. la prima volta che aveva chiamato diàz papà, si era limitato a negare l'evidenza («If anything I see you as a "bother" figure cause you're always bothering me.»), gonfiando il petto nell'espressione più tipica dell'orgoglio adolescenziale. alla seconda si era scusato. la terza aveva scatenato in entrambi una crisi di ridarella incontenibile e apparentemente infinita.
    da quel momento in poi, ogni volta che la parola magica si sostituiva al più ufficiale signor diàz senza che clay potesse fare assolutamente nulla per evitarlo, i due avevano deciso di tenere ciascuno per sé qualunque tipo di commento, un patto che non aveva avuto bisogno di essere stretto a voce alta.
    e veniamo dunque alla terza domanda, quella da un milione di galeoni: cosa mai poteva aver spinto i due special ribelli a recarsi in quel del locale notturno. un uomo pacato, timido, un pathetic wet little meow meow; un diciassettenne con gli ormoni a palla ma tenero e soffice quanto una cheesecake giapponese — l'universo li aveva fatti trovare per poi spedirli senza troppi complimenti tra le cubiste e i divanetti in pelle dei privè. il fatto che avessero iniziato quella serata convinti entrambi di recarsi ad assistere ad un balletto classico, la diceva lunga sulla quantità di neuroni in libera circolazione tra i cervelli di entrambi [affectionate]
    «kaz, pick me up, I'm scared» spalmato contro una parete, quasi perfettamente mimetizzato con una pianta di plastica grande quanto lui, clay non riusciva a fare altro se non guardarsi intorno convulsamente. alla ricerca di un'uscita, si, ma soprattutto del signor diàz (papà): un attimo di distrazione (e di distrazioni sotto quelle luci soffuse ce n'erano anche troppe), e se l'era perso. PERSO, capite? cosa avrebbe detto a William, se fosse riuscito a districarsi tra quel groviglio di persone e ballerini poco vestiti, tornando a casa senza Héctor con sé???? nemmeno gli passò per la testa l'idea che il maggior lo avesse abbandonato, perché era chiaro e palese che le dita di papà si fossero allontanate dal suo braccio per puro caso.
    la stretta era stata, fino a pochi minuti prima, talmente convulsa che solo andare a sbattere contro un cameriere aveva ottenuto di scioglierla.
    con un sospiro, e una bestemmia lieve nel cuore, il diciassettenne si fece forza abbandonando il muro, una mano a tuffarsi fra i riccioli color cioccolato —in mezzo a tutti quei corpi che si muovevano, vibrando a diverse intensità, clay riuscì ad individuare l'unica persona apparentemente poco incline a rendersi partecipe di quel brusio da api affaccendate. «ehilà! buonasera!» dovette alzare la voce per farsi sentire sopra al chiacchiericcio e alla musica, comunque senza successo; non gli piaceva particolarmente, ma aggiunse comunque alle parole anche un tocco lieve delle dita sulla spalla nuda ora al suo fianco. non voleva spaventare heloise o metterla a disagio, anche se probabile era tardi per evitare entrambe le cose.
    oh, mommy «dcusi, sto cercando mio pad-» hmmmm la paura che scherzi può fare. ricominciamo «un mio amico. si. è tipo alto cosi» e fece segno con il fianco della mano tesa a toccare la propria fronte «capelli scuri, sguardo da Labrador.. sembra un bambino ma con la barba» reale «per caso l'ha visto? non lo trovo più» e mi ha smollato qui da solo, in questo luogo di perdizione che mette a dura prova i miei sensi, ma questo era meglio non dirlo.

    altair
    vii, cheer.
    kinetic
    daddy cool boney m.
  7. .
    *totem*
  8. .
    clayton morales
    Workin' hard to get my fill
    Everybody wants a thrill
    Payin' anything to roll the dice
    Just one more time


    2006 ✧ special born ✧ rebel
    Some'll win some will lose:
    Some are born to sing the blues
    Whoa, the movie never ends
    It goes on and on and on and on

    «Ehi Clay, sono Jerome, come butta?» un inizio peculiare, non c'era alcun dubbio.
    era ormai abituato ad un certo tipo di diffidenza, clay, quella che faceva tenere gli sconosciuti sempre a distanza di sicurezza; dopotutto, in un quartiere magico dove la maggior parte dei negozi era di proprietà e sotto la gestione di maghi, non era raro trovare chi si guardasse bene dal concedere subito confidenza al primo arrivato.
    conosceva bene le reazioni della gente quando scoprivano che nelle sue vene di magia non ne scorreva nemmeno una goccia — poteva solo andare peggio, e stava per farlo. ma per la guerra c'era ancora tempo, e le uniche preoccupazioni del Morales erano ascoltare gli insegnamenti di nelia e uscire vivo dalla sala torture quando gli capitava di finirci. quasi mai per sua volontà, ma a volte era inevitabile. quasi avessero un debito da pagare, lui e tutti quelli come lui: diversi, e quindi colpevoli.
    di cosa, questo clay non l'aveva mai capito.
    a ragion veduta, fu cauto nel rispondere al saluto dell'uomo con un sorriso, sollevando la mano destra a mezz'aria. poi l'altra, mimando nel vuoto il gesto di premere su tasti invisibili — memoria motoria. non gli serviva avere un pianoforte sotto le dita per ricordare perfettamente come si suonasse Für Elise, o Angel di robbie williams «eh? no, veramente—» tentò, ma Jerome si era già messo a suonare la sua chitarra immaginaria con tanto di, clay ne era quasi certo, assolo rock sul finale. dopo il quale non poté fare a meno di battere le mani in un applauso, sinceramente affascinato «non credo di essere così bravo, sa? voglio dire, a malapena me la cavo con uno strumento vero in mano..» ma in realtà un po ci si vedeva.
    avrebbe potuto chiedere a kaz, convincerlo a fare il batterista raccontandogli di quanto fossero fighi; per la chitarra poteva sempre chiedere a giacomino: non che gli servisse una scusa per parlare con il linguini, ahahah, quando mai. ovviamente gli rivolgeva la parola senza nessun problema. non si bloccava mai a fissarlo rendendo tutto imbarazzante. non pensava mai alle fossette che gli spuntavano vicino alla bocca quando sorrideva. ah!
    «Ehi, serviti pure, senza complimenti eh! Se vuoi anche da bere lo ho!» batté rapidamente le palpebre sugli occhi color caramello, ancora più perplesso di prima. sua madre avrebbe detto di guardarsi da tutta quella gentilezza, che fidarsi era un bene ma non fidarsi ancora meglio; e avrebbe voluto ascoltare le parole della donna nella sua testa perché era l'unica cosa a cui poteva ancora aggrapparsi, ma la natura di un individuo non si poteva cancellare e basta. mettere a tacere. clay era sempre stato un ragazzino socievole, aperto e disponibile — uno di quelli, e qui si spiega la preoccupazione della donna, che sarebbe stato capace di salire sul furgone di uno sconosciuto se gli avesse mostrato un cucciolo «davvero, posso? non le dispiace?» prese la ciambella dalla scatola, rigirandosela tra le dita, poi le diede un morso. sentendosi quasi subito in colpa, ma questo cercò di non darglielo a vedere «hm! è davvero buona, grazie» pulí entrambe le mani dai residui di zuccherini, passando i palmi appiccicosi sui jeans, prima di tornare a guardare Jerome, le spalle a stringersi appena «mi sarebbe piaciuto imparare il basso, ma non ho mai avuto l'occasione» preferì non aggiungere altro, perché avrebbe finito per raccontargli tutta la sua vita così su due piedi, e decisamente non era il caso di spingersi così oltre.
    guardandosi attorno, però, individuò giusto lo strumento appena citato.
    «lei cosa suona?» chiese, avvicinandosi al ibanez color prugna appeso alla rastrelliera; senza toccarlo, però: l'ultima cosa che voleva era lasciare sulla superficie lucida l'impronta zuccherina delle dita.


    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    madonna sono passati quattro mesi scusa matte ❤❤
  9. .
    UN'ALTRA ROB!!!
    CIAO ROBERTA IO SONO ROB (si, lo so, potevo cominciare meglio ma this is who I am as a person), purtroppo di anni ne ho molti più di te, ma ne dimostro al massimo 22 quindi siamo praticamente coetanee ❤
    su Silente pg preferito non commento, qui non giudichiamo (forse.); considero come figli personaggi decisamente messi peggio HHHHHH.
    e niente, vedrai che ti troverai benissimo qui con noi (per sempre), devi solo abbracciare il caos, chiudere gli occhi e lasciarti trasportare dalla follia
    :ihihih:
    quindi BENVENUTA ❤

    PS. bizzarria nei rapporti umani??? GURL sei nel posto giusto
  10. .
    clayton morales
    QUOTE
    QUOTE
    QUOTE
    QUOTE
    madonna ho perso davvero un sacco di tempo, chiedo umilmente scusa.
    cerchiamo di andare dritto al sodo: clay non stava esattamente un fiore.
    cercava di mostrarsi allegro, un sorriso sempre pronto per l'occasione, ma dentro si sentiva come accartocciato.
    non era stata la guerra, a fargli quell'effetto, forse più l'idea di non averla saputa affrontare: si era sentito spaccato in due, lo special, quando Kaz gli aveva annunciato che sarebbe andato, doveva andare!, e insieme a lui altri membri della Resistenza che forse con il senno di poi avrebbero fatto una scelta diversa.
    tutti quei morti.
    e clay? clay alla fine aveva scelto la via più semplice.
    raccontando a se stesso che rimanere ad Hogwarts non era una mossa da codardo — qualcuno doveva pur stare accanto agli studenti e dare una mano a mantenere l'ordine. ma il tarlo, quel dubbio martellante alla base della nuca, un retrogusto di inderogabile verità a solleticare il palato, quello proprio non era riuscito a toglierselo.
    «forse non è stata una grande idea» il passo del diciassettenne era rallentato fino a fermarsi, e quando sollevò lo sguardo vide la schiena di Joni già ad almeno tre metri da lui; lei nemmeno si girò, limitando i movimenti ad un'occhiata oltre la spalla.
    lo stava giudicando?
    l'espressione di Joni Peetzah dava sempre un po quell'impressione, perennemente derogatory, ma dentro racchiudeva altro — un giudizio ancora più marcato, se possibile «vuoi fare di nuovo l'elenco dei pro e dei contro?» preferì evitare di rispondere, clay, attorcigliando una ciocca di capelli al dito, le iridi nocciola improvvisamente attratte da un sassolino sotto la suola «ok. pro: siete amici; non hai niente da perdere; è probabile che ci vada comunque con gli altri linguini; è una patata quindi dubito qualcosa possa andare davvero storto.» aveva sollevato le dita contando ogni singolo punto, Joni, e finito con un elenco gli mostrò la mano destra chiusa a pugno «contro: non ce ne sono. se dovesse dirti che è già impegnato amen, puoi sempre decidere di non andarci»
    questa volta clay la guardò.
    indeciso, come sempre, se ringraziarla o sentirsi vagamente minacciato; decise, così a brucio, che entrambe le cose fossero legittime «sai cosa?! hai ragione» ma si, non aveva niente da perdere, il Morales.
    la dignità, d'altronde, era un optional.
    «lo so, clay. adesso muoviti, la tua finestra d'azione sta per chiudersi» e si indicò il polso con l'indice, Joni, puntando un orologio immaginario. quello, in effetti, si era rivelato un problema: i momenti in cui giacomino linguini poteva essere approcciato senza tutto il clan di italiani al seguito, si potevano contare sulle dita di una mano.
    non che clay avesse problemi con i linguini, sia chiaro, ma erano troppi e lo mettevano in soggezione; qualcuno più di altri — e perché proprio Ciruzzo.
    quindi se li era studiati per un po, i movimenti dello special, approfittando per osmosi delle tecniche di stalkeraggio tanto care a rob, e alla fine aveva scelto di agire nel preciso span temporale a sua attuale disposizione «si ok, vado! joni—» ma la peetzah era già sparita. volatilizzata. l'eroina (non la droga. unless) di cui questa città ha bisogno. clay soffiò un bacio al cielo, seguito da un breve segno della croce.
    non rivolto ad un Dio in particolare, ma a qualunque divinità fosse interessata a guardare giù e dargli una mano.
    «it's showbiz baby» convinto, convintissimo, mentre avanzava a testa bassa verso Dwight e immediatamente si pentiva di ogni scelta mai fatta nella vita «GIACOMINO!» hhhh meno clay, meno «cioè, volevo dire. ciao!» molto meglio, continua così vai alla grande.
    dove fossero, o cosa stesse facendo l'italiano (dava da mangiare a Spirit???????) non è dato saperlo; il contesto non rientra nelle nostre priorità. quello che ci interessa, prestate bene attenzione, è il foglio piegato in due che clay si affrettò a tirare fuori da sotto la divisa, passando la mano libera dietro la nuca e poi sulla spalla sinistra: gli stava venendo un infarto? probabile «senti, volevo dirti..anzi no, darti! una cosa.» porse il foglio al ragazzo, aprendo il. biglietto per lui.
    all'interno non c'era nemmeno una parola, manco l'ombra di una firma; certo non una domanda.
    ma un disegno in formato A4, la riproduzione fedele di uno degli stickers più usati da clay (soprattutto nella chat con Kaz, ma andava bene per quasi tutte le conversazioni):
    39d27bfdbab33514c8bc65bc6ebc320c
    «è un buono. sai, per una spalla su cui piangere nel caso l'occasione lo richiedesse» been there done that, giusto? spostò il peso del corpo da una gamba all'altra, rendendosi conto con una smorfia di aver saltato l'intro del suo discorso «scusa, intendevo al prom. se ci vai. cioè non dico che avrai bisogno di piangere, spero di no» mani avanti: clay aveva partecipato una sola volta al prom e si era divertito molto, ma per un piantino su una spalla amica l'occasione saltava sempre fuori «puoi usarlo con chi vuoi, ovviamente»
    già.
    gli sorrise, decidendo in quel momento di fermarsi li. andava bene così, giusto? la sua parte l'aveva fat— incrociò lo sguardo di Joni peetzah, riapparsa dal nulla solo per minacciarlo silenziosamente da dietro un angolo. ok, ominous. «hm..ecco, che poi, insomma. se proprio non sapessi con chi andare, no??» fece spallucce, il cinetico, affondando entrambe le mani nelle tasche, il mento sollevato nel tentativo di apparire abbastanza sciallo mentre già si preparava al "certo che so con chi andare" «io ci verrei. cioè ci andrei. al prom. e in quel caso potremmo andare, che ne so, insieme? » una domanda, un'affermazione, both.
    difficile a dirsi.
    «come amici, eh» non lo dire. taci. non
    [sospiro]
    [sospiro]
    [soso8ro]
    «bros!»
    l'ha detto.
    [bestemmia]

    gif code
    17 | vi
    kinetic
    hhhh


    oops. ciao giacomino sali a 3 un bacio ❤
  11. .
    ficus millepied
    Sweet creature
    We're running through the garden
    Oh, where nothing bothered us
    But we're still young
    I always think about you
    and how we don't speak enough

    aveva atteso pazientemente il suo turno, ficus.
    seduto a gambe incrociate sul pavimento, i gomiti a premere sulle cosce e il mento appoggiato contro i palmi. quella era la sua posizione™, perché a stare seduto su una sedia finiva sempre per sentirsi a disagio: non riusciva a stare fermo, le ginocchia gli finivano sempre in bocca perché evidentemente fuori misura (mai come ictus, povero goblin), e non sapeva mai dove mettere le mani.
    per terra, così raggomitolato su se stesso, si sentiva già più in pace con il mondo.
    «sai cosa, Paris? sei una merda» il tono morbido della Meisner aveva appena decretato la fine di una discussione particolarmente accesa, durante la quale nessuno dei ben era riuscito a cavare dalla bocca del Tipton più di quanto già non sapessero — va bene Parigi, tieniti pure i tuoi segreti.
    tanto Theo era condannato comunque, ammissioni spontanee o meno.
    il che riportava, seppure indirettamente, al bigliettino che Benjamin teneva appoggiato sulla gamba, il numero 6 scritto sopra a pennarello.
    perché si, alle riunioni dei ben10 bisognava mettersi in fila come dal macellaio della esselunga al sabato mattina.
    «oh Ficus, ci sei?» c'era? ottima domanda. annuì, il diciassettenne, passando una mano nei capelli biondi prima di distendere le gambe davanti a sé; sembrava nervoso? era nervoso??? una data da segnare in rosso sul calendario «si, allora—» le iridi cerulee del diciassettenne fecero un giro passando da un volto all'altro, il cuore a scaldarsi un po di più man mano che incrociava i loro sguardi — la sua famiglia.
    sorrise, e si fece un po più di coraggio; grande e grosso com'era, la contrapposizione con il lieve rossore a tingere le guance imberbi era letale «il prom» ah, il prom [derogatory per molti, ma non per Ficus]: aveva sempre sognato di andarci in gruppo con i ben, perché senza la loro presenza costante al proprio fianco non era del tutto certo di poter sopravvivere.
    e voleva ancora andarci con loro, eh!!!!! la gang non si infama! però
    però.
    «stavo pensando» e già qui abbiamo un problema «che potrei invitare Jojo. cioè, vorrei??» nove paia di occhi presero a fissarlo con maggiore intensità, qualcuno vibrando un po' più di altri. e il Tassorosso accolse quelle vibrazioni per ciò che erano: love language «magari ha già degli impegni» annuì, la zazzera bionda a seguire i movimenti del capo.
    non un'ombra di tristezza o apprensione nella voce del ragazzino, mentre preventivava a se stesso la possibilità di ricevere in cambio un rifiuto — faceva parte della sua natura, accettare i no senza leggere motivazioni più profonde tra le righe. dopotutto, nessuno gliele aveva mai fornite.
    batté lentamente le palpebre, entrambe le sopracciglia inarcare, in attesa.
    poteva quasi vedere gli ingranaggi muoversi dentro quelle nove teste [redacted] e gli venne spontaneo sorridere; morbido, da orecchio ad orecchio.
    quando tutti guardarono ben, non si sorprese, ficus. dopotutto, era lei che li aveva presi uno ad uno per la collottola e messi insieme come ingredienti di una porzione: tanti, apparentemente slegati tra loro, tenuti insieme da una forza che andava oltre la disperazione. la guardò anche lui, raddrizzando le spalle.
    «ok ficus, adesso ascoltami bene»
    e ficus ascoltò.


    ficus: quali sono i piatti tipici australiani?
    nessuno:
    nessuno:
    ma proprio nessuno:
    google: zUPpa di oSTRiChE e tORTinO di cANgURo
    ficus: [yikes].
    ci voleva poco a confondere il Tassorosso, ma niente come quella ricerca su Internet. anche perché aveva reso il suo (di ben) piano più complicato del previsto: mica poteva nascondere la pallina dentro una zuppa di ostriche, no? quanto alla carne di canguro... eh, troppo extreme persino per lui.
    quindi alla fine aveva optato per una onesta via di mezzo.
    «jojo! ehi!» quando l* vide, sedut* su una delle panchine nel cortile della scuola, ficus sollevò il braccio destro per richiamare la sua attenzione, il sinistro nascosto dietro la schiena. ci mise poco a raggiungere l* special, con quelle gambe da fenicottero che si ritrovava, e ciondolando sul posto piantò i piedi proprio davanti alla panchina «ti stavo cercando!» non era il solito sorriso, quello che apparve sulle labbra del sedicenne, ma uno leggermente più tirato — si trovava in un territorio inesplorato, ficus.
    fuori dalla sua comfort zone, per la prima volta abbandonato a se stesso.
    beh, piu o meno.
    potevamo come non potevano esserci delle losche figure (9) nascoste dietro i cespugli alle loro spalle, ma it was none of JoJo's business.
    «volevo darti questi» mostrò finalmente la mano nascosta, le dita a stringere un sacchetto bianco di carta che porse a Jojo invitandol* ad aprirlo. all'interno avrebbe trovato una scatola di latta con dentro una manciata di biscotti Anzac, tipici del continente, e un avocado intero «ho provato a seguire la ricetta, spero ti ricordino un po' l'Australia. paese stranino forte comunque, ma è vero che si mangiano i canguri?» che vi devo dire, aveva già perso il filo del discorso.
    da un cespuglio giunse un *delicato* colpo di tosse, quasi in codice morse, e ficus annuì: back on track.
    «quello invece dovresti aprirlo» indicò il frutto, che era già stato tagliato precedentemente a metà e poi riassemblato.
    ed è qui che parte la musica? grazie Paris.
    e le mille lucciole a fare ambient? idea di benagol.
    ciascun ben aveva partecipato all'Operazione Jojo, chi assicurandosi non passasse nessun altro (come servizio d'ordine avevano piazzato ictus a spaventare la gente), chi assaggiando i biscotti (ben), chi costringendo ficus a cambiarsi d'abito almeno sette volte in dieci minuti — alla fine mona gli aveva ribaltato tutto l'armadio senza trovare qualcosa che le andasse a genio, e aveva rimediato portandolo a fare shopping: un sogno, forse una favola.
    e fu nel colletto della camicia nuova che ficus strinse entrambe le mani, incapace di stare fermo sul posto, mentre Jojo apriva l'avocado in due: all'interno, dove normalmente sarebbe dovuto esserci il seme, l* special avrebbe trovato una pallina di plastica; come quelle che si prendono alle macchinette con dentro i Winnie the Poo, esatto.
    dentro quest'ultima, un bigliettino piegato in quattro
    siamo sopravvissuti insieme alla casa infestata, cosa vuoi che sia un prom! ci vieni con me? potrebbe essere SPAVENTOSAMENTE divertente!!!!! e ci aveva pure disegnato i fantasmini?
    oh, ficus.
    età media: 5 anni.
    bubi.

    gif code
    17 y.o.
    huffle, v
    ben10
  12. .
    clayton morales
    Workin' hard to get my fill
    Everybody wants a thrill
    Payin' anything to roll the dice
    Just one more time


    2006 ✧ special born ✧ rebel
    Some'll win some will lose:
    Some are born to sing the blues
    Whoa, the movie never ends
    It goes on and on and on and on

    clay era felice.
    come potrebbe esserlo un ragazzino di sedici anni (ma quando è successo.) sempre capace di trovare il lato positivo in ogni situazione. perché era fatto così, il Morales, una di quelle creature speciali che affrontava la vita con un sorriso stampato sulle labbra e il cuore a battere forte nel petto.
    ci credeva, clay, che il mondo fosse un bel posto.
    nonostante tutto, voleva continuare a crederci.
    forse, se quella role l'avessero ambientata anche soltanto un mese dopo, l'opinione del cinetico sarebbe stata diversa; forse, guardandolo dritto negli occhi scuri, qualcuno avrebbe avvertito un'improvvisa mancanza — non era stato sul campo, clay, ma la guerra gli aveva comunque strappato qualcosa.
    innocenza e convinzioni.
    ma quello sarebbe successo dopo.
    nel prima, Clayton Morales era ancora un adolescente incapace di stare seduto per più di due minuti, con gli ormoni a palla e riccioli indomabili, lo sguardo a posarsi affascinato su ogni cosa.
    e quel giorno, nel bel mezzo di una sessione di shopping intensiva in vista del diciassettesimo compleanno che alla fine non avrebbe festeggiato, le iridi nocciola dello special furono attratte da una vetrina in particolare. contro la quale spiaccicò letteralmente la faccia, fronte premuta contro il vetro e labbra leggermente dischiuse; aveva passato la maggior parte della sua vita come un qualunque altro babbano, clay, e la madre si era sin dall'inizio premurata di fargli una cultura.
    tutta roba da boomer (cit. elisa derogatory), che per il ragazzino rappresentava la spensieratezza di un'infanzia tranquilla, pomeriggi passati a cucinare le tortillas con gli Aerosmith come sottofondo, i Guns come ninna nanna prima di andare a dormire. e che clay ascoltava sempre con un pizzico di amarezza, quel posto rimasto vuoto nel cuore a fare ogni giorno un po meno male.
    «ehilà! salve?» alla fine aveva ceduto.
    mise prima la testa all'interno del negozio, poi si decise a fare il passo™; si sentiva quasi un intruso, considerato che non aveva con se abbastanza galeoni per permettersi di comprare alcunché, ma la tentazione fu comunque più forte della probabilità di venire cacciato via. non a tutti piaceva avere adolescenti squattrinati che toccacciavano ovunque muovendosi come trottole nel proprio locale.
    «sono clay» nessuno glie l aveva chiesto, ma gli venne comunque spontaneo presentarsi. al nulla, perché la figura di Jerome non era ancora entrata nel suo campo visivo: questione di educazione. e quando finalmente lo vide, quasi si mise sull'attenti, il Morales «buongiorno! ha un bellissimo negozio! sa, mi chiedevo..» già, si chiedeva «non è che posso..» fece un gesto vago con le braccia, poi mosse le dita delle mani a mezz'aria come se stesse suonando un pianoforte.
    cosa che era, in realtà.
    l'unico strumento che sapeva suonare, e che non toccava da quando sua madre era morta e lui si era dovuto trasferire in Inghilterra.
    I... sad.

    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  13. .
    gifselettricity23 | half frenchmoka telly jr.
    currently playing
    the decline
    NOFX
    Lost the battle, lost the war
    Lost the things worth living for
    Lost the will to win the fight
    One more pill to kill the pain

    «grazie di aver ritagliato un po’ del vostro tempo per partecipare alla… presentazione, ecco.» moka, che quando il Crane lo aveva chiamato a rapporto si era appena seduto allo scopo di mettere tra i denti il primo boccone della giornata, non si mosse.
    i muscoli contratti del viso suggerivano una seria concentrazione, ma il suo sforzo per il momento era dovuto a ben altro: se quella /riunione/ fuori programma si fosse protratta più del necessario, non era da escludere che il telly si mangiasse anche Al. strinse con maggiore forza le braccia al petto, sospirando un po' troppo forte: qualcuno aveva accennato ad una festa, ma l'elettrocineta avvertiva aria di fregatura «Giuro che non vi ruberò più tempo del necessario, e che presto potrete tornare ai vostri doveri.» moka chiuse gli occhi; pensò al suo sandwich con tonno e maionese; «mh» poi si sforzò di allontanare quell'immagine (quel profumo) dalla mente.
    prese tra le mani le foto che il compagno al suo fianco gli tese, occhi azzurri rivolti allo sfacelo che ormai avevano imparato a conoscere: tutte cose già viste — la solita, snervante mancanza di spiegazioni. in pratica, non sapevano un cazzo, proprio come prima «Jeanine Lafayette, esatto.» carramba! pensa te che novità. il volto sfocato della donna gli passò sotto gli occhi per un istante, poi moka fu svelto a passare la fotografia sgranata al ribelle successivo.
    era tutto bello, bellissimo, ma restava il fatto che la Moonarie non si fosse lasciata indietro un beato cazzo, a parte briciole di informazioni che nessuno riusciva a mettere insieme o a seguire, molte delle quali finite comunque tra le mani dei mangiamorte. non era certo, il guerrigliere, che si potesse considerare un punto a favore della Resistenza.
    ma d'altronde, che ne sapeva lui.
    difficilmente il telly metteva becco nelle questioni burocratiche o strategiche, limitava il suo operato all'azione: dove gli dicevano di andare, andava; dove c'era da fare un po di casino, lui era presente. non faceva questioni, raramente chiedeva, mai si tirava indietro.
    «sarebbe da presupporre che il nucleo della Resistenza francese stia indagando questi avvenimenti, come noi.» senza poter fare nulla per evitarlo, moka telly jr. alzò gli occhi al cielo. rotearono proprio, un giro completo riservato solo alle peggiori rotture di coglioni: in quanto mangialumache lui stesso, anche se solo per metà, sapeva bene quanto se la menassero gli abitanti d'oltralpe, e quanto poco amassero collaborare. il corredo genetico ereditato dalla madre francese lo obbligava ad essere un gran rompicoglioni ma la parte inglese chiedeva pegno con uno sprezzo immotivato per i baguettari «se ogni tanto condividessero anche le informazioni..» buttò li, poco più di un sussurro mentre l'ennesima foto gli scorreva tra le mani e poi più nulla — god bless.
    «Un’ultima cosa.»
    una breve occhiata alla lettera sollevata dal crane fu più che sufficiente.
    il telly spostò lo sguardo altrove, tornando a stringere le braccia attorno al proprio torace, il mento basso; aveva tenuto le spalle dritte fino a quel momento, nonostante la spossatezza che di recente non gli dava tregua, ma il peso delle parole del ribelle era troppo da sopportare senza che si incurvassero. «Questa lettera è di Michael Bennet.» quel grandissimo coglione. il suo migliore amico dai tempi di scuola. testa di cazzo. mortomortomorto. moka gliel'aveva detto che era solo questione di tempo: avevano scommesso su chi dei due ci avrebbe rimesso prima le penne — si era guadagnato 20 galeoni che nessuno poteva più dargli.
    chiedere alla fidanzata di Micky sembrava eccessivo.
    doveva assolutamente ricordarsi di ringraziare il Crane per la descrizione dettagliata e minuziosa della scena del crimine. chi non vorrebbe avere in mente quella come ultima immagine del proprio bff? si schiarì la gola con un leggero colpo di tosse chiuso nel pugno, quando finalmente Al diede ai presenti la parola: qualcosa da riportare Moka ce l'aveva — un fatto reale, niente voci di corridoio. se poi fosse legato alla questione in discussione, questo non stava a lui stabilirlo. fece per alzare la mano (una questione di educazione, ok????), ma dovette fermarsi a mezz'aria «sono ptolemy.» ma che comportazione era quella. erano nel 2023 e ancora la gente non aveva imparato ad alzare la mano per prendere la parola????? ma il telly non disse nulla, rispettoso della sua posizione nella scala gerarchica: gli veniva chiesto di essere pragmatico, non di questionare con i superiori. e uno che parlava senza prenotarsi doveva per forza essere un superiore.
    si voltò comunque deadpan in direzione della voce, cercandone l'origine e, buonsignore, trovandola «*gasp*» a daddy. il risucchio d'aria coprì, con tempismo perfetto, il gracidio del suo stomaco, e un paio di teste si girarono verso l'elettrocineta per sincerarsi non stesse soffocando; moka non si preoccupò di tranquillizzare i compagni: quello che aveva di fronte, con tutta l'aria di volersi scavare una buca profonda abbastanza da sotterrarvisi dentro, era un perfetto esemplare di pathetic little meow meow nella sua daddy era™, e la sua rumorosa reazione non sarebbe potuta essere più giustificata di così.
    la mano sul cuore, moka telly la mise per rispettare il volere di lia — mi sono innamorata seduta stante di Pedro (cit.)
    ascoltò attentamente quanto lo sconosciuto avesse da dire (non aveva ascoltato una parola) piegandosi addirittura in avanti quando Ptolemy mostrò loro l'ennesima fotografia «Sabine Decima. Trentadue anni. Milizia. Elusiva, si tiene a debita distanza dai suoi colleghi.» un nome che al guerrigliere diceva poco o niente. sembrava lo stesso anche per i suoi compagni ribelli, almeno a giudicare dalla maggior parte delle espressioni perplesse. il secondo individuo, invece, era tutto un altro paio di maniche «Lamovsky che si fa un viaggetto fuori porta per scambiare due chiacchiere con una della milizia?» chiese, dopo qualche istante di silenzio, passando anche questa volta la foto al ribelle alla sua destra «questa sembra tutto tranne che una persona qualunque» concluse con una stretta di spalle, citando in parte quanto detto poco prima dal telepate «anyway» eh già, back on track.
    fu il suo turno di tirare fuori un foglio dalla tasca posteriore dei jeans, aperto e stirato con la mano contro una gamba «due giorni fa ho ricevuto una soffiata» da suo cugino, quello che giocava nel Milan «una piccola comunità montana sul confine tra Italia e Francia è stata colpita da una valanga. niente di straordinario, quasi tutte le abitazioni sono state risparmiate e le autorità locali hanno confermato l'assenza di vittime o feriti» diede una rapida occhiata al foglietto e al breve elenco di informazioni da lui stesso descritte, poi se lo rimise in tasca «sappiamo da fonti attendibili che nella zona si era installato da alcuni mesi un gruppo di maghi francesi, per lo più medimaghi e pozionisti: portavano avanti alcune ricerche forse collegate alla cura dell'epidemia» indicò con un cenno del capo il buon Ptolemy «ma si tratta di supposizioni, ovviamente» già detto che quelli non spillavano un cazzo? «io e Reilly siamo stati inviati per controllare la situazione» solo a questo punto moka spostò lo sguardo dai compagni ad al, da al a William «dei soggetti nessuna traccia. neanche un cadavere sepolto nella neve, sono semplicemente scomparsi nel nulla.» moka si strinse ancora una volta nelle spalle, questa volta senza poter far nulla per impedire al suo stomaco di gorgogliare e farsi sentire in tutta la stanza «insieme alle loro cazzo di ricerche segrete» chissà, magari si erano solo presi una bella vacanza.
    felice di aver contribuito alla causa, riportando un fatto di probabile scarsa importanza in mezzo a tutta una serie di fatti di scarsa importanza parte di un puzzle che non potevano mettere insieme, il telly fece un passo indietro, entrambe le mani spinte in avanti «comunque non soffro di daddy issues» sia mai che qualcuno se lo stesse chiedendo.

    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.


    ehhh, niente.
    moka telly è guerrigliere, 23ish anni, frequentava Hogwarts con Michael Bennet.
    riporta al gruppo della scomparsa di alcuni madimaghi e pozionisti in una piccola comunità montana sul confine tra Francia e Italia >> teorizza che forse stavano facendo ricerche sulla malattia/cura. cose random assolutamente casuali
  14. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted

    clay era un ragazzino per bene.
    vorrei partire da questo presupposto prima di andare avanti: non si sarebbe buttato nel fuoco se heidrun crane glielo avesse chiesto (forse), ma aveva comunque sufficiente rispetto per le autorità da essere disposto a grandi sacrifici pur di rimediare al suo errore.
    che poi avesse anche una piccola crush (del tutto giustificata: ma l'avete vista? i mean) era solo la ciliegina sulla torta.
    per questo forse non si rese nemmeno conto del peso specifico delle proprie parole mentre le pronunciava, ignaro di quanto il loro significato potesse diventare potente se giunto alle orecchie (giuste) sbagliate: come quelle di una shipper™ cugina di una psycho!shipper™.
    che ne sapeva clay, sempre così naive.
    poi da quella posizione supina e vulnerabile, come un cucciolo di Labrador che mostra la pancia al proprio padrone in atto di sottomissione (e per farsi fare un grattino), vedeva solo gli occhi supermegabellissimi e verdissimi della mimetica; pur sentendosi molto vicino ad un principio di attacco cardiaco, non perse comunque l'occasione di sorriderle timidamente. da una parte, nel profondo del suo cuore, clay morales sapeva che sarebbe potuta andargli molto peggio — non era nuovo gli scomodi soggiorni in quel della sala torture, per quanto facesse di tutto per tenersene alla larga.
    si mise seduto mentre run gli faceva cenno di aspettare e prendeva il walkie-talkie, stringendo le ginocchia al petto senza trovare il coraggio di alzarsi in piedi. un po perché non aveva ricevuto il permesso (.) e un po perché temeva di scivolare un'altra volta, vanificando così il tentativo di passare per affidabile e degno di fiducia agli occhi della crane. molto meglio starsene lì fermo con il culo sul pavimento, fradicio dalla testa ai piedi, in attesa — di un verdetto, qualunque esso fosse.
    «mama, qui bahama. passo. ho trovato la talpa. Passo.» magari non quello.
    un nome in codice già sentito.
    come la voce che rispose affermativo all'altro capo dell'apparecchio: murphy skywalker stava arrivando armata di ciabatta per rimetterlo in riga? quante sessioni di allenamento al quartier generale gli sarebbe costato quel piccolo errore di valutazione? non voleva nemmeno pensarci. anzi, all'idea si raggomitolò ancora di più su se stesso, immensamente grato quando run gli lanciò un asciugamano: ok essere giovani (punto) e forti, ma nemmeno i sedicenni erano immuni ai colpi d'aria. vi si avvolse dentro lasciandone una parte sulla testa per tamponare almeno un po i capelli che ancora gli sgocciolavano sul viso, occhi sgranati e sguardo terrorizzato attento quando la crane gli si sedette vicino.
    avrebbe potuto alzarsi e magari rivestirsi, ma per qualche ragione Clayton sapeva che non era il caso di muoversi o fare mosse azzardate — doveva solo cercare di farle tenerezza, e in quello era un maestro.
    al puoi fare qualcosa il cinetico si illuminò.
    alla parola intelligence corrugò la fronte perché non aveva idea di cosa significasse.
    al devi essere un ninja avrebbe voluto sollevare il dito indice e fare un piccolo appunto riguardo le sue inesistenti skills fisiche. gli mancava tutto: coordinazione, agilità, velocità. ma richiuse la bocca dopo averla appena aperta, per non interrompere run. mentire sulle proprie capacità non era così terribile in fondo — nelia non aveva ancora rinunciato nella sua missione di donargli un baricentro funzionante. «Scindere realtà dall’inganno. non è un lavoro per tutti» si trattenne a stento dall'urlarle in faccia, con una nuova luce di puro orgoglio a brillare nelle iridi cioccolato, che lui sapeva tutto di realtà e inganno!!! che il prof Jackson e il prof Barrow gli avevano fatto un corso accelerato ma completo!!! CHE ERA DIVENTATO IL RE DEI PARCHETTI MICA PER NIENTE!!!!!!!, limitandosi ad annuire con l'asciugamano stretto sotto il mento «posso farlo!!! davvero, mi metta alla prova!!!!» disse clay, e allora run: «ma prima di scendere nei dettagli, devo farti una domanda» damn, girl.
    non gli erano mai piaciuti i test, ma avrebbe comunque affrontato la domanda e il proprio destino «ah» un argomento delicato che non si aspettava certo venisse messo sul piatto proprio in quel momento. abbassò lo sguardo sulle ginocchia, cercando di ricordare quanto Ross aveva tentato di insegnargli; prima di arrivare a Londra, quando la sua vita in quel di Barcellona sembrava scorrere nel modo più normale e anonimo possibile, Clayton non si era mai concentrato davvero su serie tv e fanfiction. complice l'incapacità di rimanere seduto e concentrato su una (1) cosa per più di cinque minuti, da ragazzino aveva rinunciato anche ai libri che superassero le 100 pagine. quello dello shipping era un mondo nuovo per il neo sedicenne, ma poteva ancora imparare.
    doveva.
    «ehm.. direi.. le otp sono quelle coppie destinate a stare insieme per sempre? come si dice.. endgame Murphy, apparsa dal nulla come Batman quando accendono il batsegnale sul tetto della caserma di polizia: «oh signore mio.»

    aveva ancora molte cose da imparare, Clayton Morales. le otp sono endgame— ma in quale realtà alternativa viveva?

    the journey
    dont stop believin'
    Some will win,
    some will lose
    Some were born to sing the blues
    Oh, the movie never ends
    It goes on and on, and on, and on
    clay m.gifs cr.playlistaesthetic


    oh mamma scusa freme ci ho messo cinque (5) mesi. sono terribile. ok se vuoi possiamo a) chiuderla, b) fare salto temporale con clay che fa pratica come spione shipper o c) andare avanti. as you wish ❤
  15. .
    CITAZIONE
    un po’ come quando dai del “lei” ai genitori di una tua amica, poi rimanete amiche per quindici anni, frequenti casa loro un giorno sì e l’altro pure, diventi la loro seconda figlia, ma comunque quando devi chiedergli come stanno resti in bilico a balbattare tra un “come sta vossignoria?” e un “uè bella frà come butta?” e alla fine non dici niente e ridi in modo imbarazzante

    alessia Julian

    odio tutto
26 replies since 17/10/2021
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