Posts written by i'm fine

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    CITAZIONE (honestly‚ mood @ 3/3/2024, 22:25) 
    oh, please
    @fr__
    @9096rola 💀ma davvero. non è scomparso nessun hotel lol il l0tus non è mai stato lì. go give us nothing girl
    22.21 - 03/03/2024 - powered by twizard


    fuck off
    @fuckoff
    @fr__ i fan dei Montrose Magpies ci vanno sempre durante la stagione. Le foto sono sui social.
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    fuck off
    @fuckoff
    @fr__anzi erano. Ora non le trovo più ma ricordo l'insegna. Smettila di dire puttanate se non sai le cose.
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  2. .
    nickname: soft boy, 🌻
    role attive:

    arci ft. nickelback [02.02]
    joey ft. stan [03.03]
    jd (libera) [01.03]
    hamish ft. saw [01.03]
    PE accumulati sulla carta fidelity: 20
    scheda livelli:
    dakota + nate + jade + arci
    noah + joey + nicky + mads
    heather + fitz + JD + ash
    dara + jojo + diàz + hamish
  3. .
    joey moonarie
    how to be a normal person
    1 Being Confident in Yourself
    2 Adjusting to Your Surroundings
    3 Having Good Interpersonal Skills
    4 Being Clean and Organized
    Spuntò un sorriso sottile di ricambio, all'immagine del cane bianco e pelosetto. Ovviamente, neanche (arianna) Joey avrebbe saputo dire che razza fosse, e se Stan l'avesse semplicemente detta sarebbe stato inutile, ma ricordava le scatolette di cibo citate dall'altro; non per le pubblicità (non aveva un televisore, mica aveva trent'anni; le cose le guardava in streaming come dio comanda), ma per le confezioni ricche viste ai supermercati. Non ne aveva mai comprate direttamente (le famiglie in cui era stato che avevano animali, di certo non compravano quelle) ma da bambino, quando andava a fare la spesa con o per i suoi tutori, si fermava sempre a osservare le confezioni più belle; baby Joey era convinto che il sovrapprezzo di certe marche di cibi per animali fosse giustificato dal fatto che quei cani e quei gatti sulle confezioni fossero modelli o attori pagati. Lo pensava ancora.
    Si incamminò, sguardo a vagare in giro per la strada con l'intenzione di non farsi investire.
    «stai cercando di sedurmi?»
    «No.» non scioccato, non secco. Una osservazione.
    «prima mi inviti a casa tua, poi mi offri il caffè. hai una cotta per me o qualcosa?» si voltò per chiedergli cosa stesse farneticando, e notò il sorriso di Stan. Cercò di immaginarsi le parole dell'altro come messaggi, la sua espressione uno sticker stupido ed esagerato. Ho già detto che per messaggio comunicare era più facile? I meme usati come reaction erano così esagerati da essere difficilmente fraintendibili, e Joey poteva prendersi il tempo necessario per rispondere senza creare silenzi per, alcuni, imbarazzanti.
    Decretò dovesse essere una battuta. Provò a rispondere a tono.
    «Sono sempre così affascinante» e aggiunse un occhiolino... Solo che non sapeva farlo, non era mica Lele sexy icon che ci fa i video mostrando quanto è smooth, quindi il risultato fu solo un po' comico, tanto più che il sorriso era sparito, sottolineando l'ironia della sua risposta. Non che ci fosse bisogno di spiegare a Stan che Joey fosse un... personaggio. Forse non sapevano molto l'uno dell'altro, ma sapevano l'essenziale (che riconoscevano di non essere particolarmente normali, o che avessero bisogno di una guida online per fare le cose più basic).
    Lo guardò stringersi al borsone come un bambino con un peluches, e continuò a camminare senza insistere.
    «Dimmi se cambi idea... Mi piace fare esercizio» si impegnò ad aggiungere la seconda informazione, perchè sapeva che Stan aveva bisogno di rassicurazioni per accettare la gente gli facesse favori. Un mood, onestamente, ma we dont have time to unpack all of that.
    «vivi lontano da qui? tra quanto passa il pullman? Possiamo andare subito, se preferisci. o mi... Boh. Swippi via??»
    «che cazzo vuol dire swappi» Aggrottò le sopracciglia fermandosi sul marciapiede, guardandolo confuso. «Non vivo in centro. I bus ci sono abbastanza spesso, ma ci vuole una vita ad arrivare a casa. Prendiamo un caffè qua» guardò l'insegna, fece per entrare- si fermò. Guardò di nuovo Stan. «Non lo vuoi?» una sorpresa, decisamente. Credeva fosse un'altra cosa che avevano in comune, avere più caffè nelle vene che sangue.
    «tu prendi qualcosa?»
    «sì» E aprì la porta, per far capire che comunque lui qualcosa lo voleva, anche solo al banco.
    La verità era che Joey avrebbe potuto farne a meno, ma di nuovo non voleva che Stan credesse che fosse un peso per Joey fare quella tappa per lui. Non lo era, ovviamente, o non l'avrebbe neanche proposto.
    «ma che. Soldi vogliono. dici che accettano i dinari. in effetti. Possiamo prima andare a casa»
    Richiuse la porta. Osservò Stan, cercando di capire cosa passasse nella sua testolina bionda.
    Kinda citando i pensieri dell'altro: Joey non sapeva se avesse fratelli, che lavoro volesse fare nella vita, o che scuola avesse frequentato, ma sapeva che si stava facendo troppe pippe mentali non necessarie, e che voleva quel caffè.
    «No. Lo prendiamo qua.» Decise per entrambi. Tornò a guardare la porta, e gliela aprì per farlo passare-... considerando poi di entrare per primo e dirigersi verso un tavolino così che l'altro non avesse un attacco di panico, ignorando lo sguardo confuso del cameriere perchè avevano aperto e richiuso la porta due volte. Aveva lavorato come commesso e cameriere per parecchio tempo, a Londra e nel 1919: sapeva che aveva visto di peggio, e che non gliene strafotteva una minchia di quello che facevano Stan e Joey, finchè non arrecavano disturbo al resto dei clienti.
    «Pago io. Quando cambierai i soldi, me li ridarai» Iniziò a togliersi lo zaino per cercare il portafoglio prendendo posto-... e poi si voltò deadpan verso di Stan.
    «O mi ripagherai in altri modi. Gnam gnam» una battuta, che però poteva suonare anche come una minaccia. Aggiunse un occhiolino anche sta volta.
    «Vuoi qualcosa da mangiare? Ho letto online che hanno cose-» cos'è che diceva sempre lui? «con una bella faccia» arricciò il naso. «L'ho usato nel modo giusto? Mi sento sporco. Ora penso al cibo con una faccia. Che cosa strana da dire, che problemi avete a Novi Sad?»
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    joseph 'joey' moonarie
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    2002 ✧ quidditch player ✧ freak
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    Stai morendo?
    «n-no, cioè non...»
    Joey strinse gli occhi e il pugno attorno al coltello - perchè per lui la reazione fight or flight era letteralmente quella, e notando dell'insicurezza nella risposta dell'altro era pronto a uccidere qualsiasi cosa stesse facendo del male a Dominic, che fosse una persona o una malattia. Minchia, avrebbe preso così forte a cazzotti quel virus (ovviamente nella sua testa fatto come quelli umanoidi di Esplorando il corpo umano) e-
    "Esplorando il corpo umano?".
    La rabbia passò immediatamente. Non... gli pareva di aver mai visto quel cartone (Lèon non gli lasciava mai mettere cose per bambini nell'unica TV che avevano). Come faceva a ricordarlo? Come mai lo collegava a ricordi felici, a pomeriggi sul divano rannicchiato contro un porto sicuro, cioccolata calda e sorrisi ancora più tiepidi? E c'erano persino i libri...
    «Anche tu picchi i virus cattivi, papà?» «qualcosa del genere-...»
    Sbattè le palpebre fra sè e sè confuso, puntando lo sguardo sul tavolo. Erano anni che aveva vaghi flash di ricordi non propri, ma quasi mai apparivano come immagini - se non in sogno - erano più... emozioni. Come l'immotivata voglia di rendere fiero Dom durante gli allenamenti di Quidditch, manco fosse il suo vero guru, Arabells.
    «spiegatemi.»
    Alzò la testa per guardare Hans. Spiegargli? Ancora? Ma non gli aveva già detto tutto lui? Cosa poteva aggiungere Dominic? Erano stati fratelli in un'altra vita e ora erano legati da questo filo rosso che chiedeva loro di proteggersi a vicenda per fare un favore ai loro vecchi sè, basta, moving on-... «oh» allungò le mani su una foto, prima che potesse (caso mai avesse voluto) farlo Hans.
    Conosceva quella casa.
    Non l'aveva mai vista prima.
    Passò il dito sullo sfondo, più interessato a quello di quanto non fosse ai soggetti di per sè (visto che erano di fronte a lui), ignorando ostentatamente il sorriso sulla faccia del ragazzino uguale a lui.
    «lui è Heathcliff» ascoltava Dominic, nel frattempo, pur sapendo già quello che stava spiegava. Dominic, che James gli aveva chiesto di controllare, di assicurarsi che finisse in una bella famiglia, in quella vita. Che fosse felice, amato. «e loro sono James e Wes»
    «James è un nome noioso. Perchè lui è Heathcliff, e io sono solo-... James?» «Ma è bello così, non trovi? puoi scegliere qualsiasi scrittore, personaggio, artista da cui il tuo nome è tratto, cambiare se ti annoi nel tempo... Oppure, puoi essere solo te stesso, ed essere tu il James a cui si ispireranno i futuri genitori»
    «e loro sono — »
    per qualche secondo, si ostentò a non guardare, ma poi qualcosa in lui cedette. Guardò quelli che erano stati i genitori di James. Sembravano così... felici. Jam non gli aveva lasciato foto del genere. Immaginava il rancore per la morte di Dakota avesse offuscato nel ragazzo la consapevolezza che i due uomini erano stati, effettivamente, felici, insieme. Era stato quell'amore a rovinare Jason alla morte del marito, secondo James.
    «— noi siamo fratelli. Lo eravamo in un altr-... lo eravamo prima che partissimo tutti quanti e finissimo... qui»
    Lo lasciò parlare, continuando a guardare con curiosità morbosa le foto, pur fingendosi indifferente. Voleva non gli interessasse, ma qualcosa dentro di lui chiedeva di più. Più immagini. Più sorrisi. Voleva prendere tutto, e imprimerselo nella testa.
    O tirarlo fuori.
    «Qualcosa non funziona» si obbligò a smetterla di guardare le foto, e frugò nello zainetto. Tirò fuori la sua lettera, senza tuttavia farla leggere agli altri. Lasciò le foto sul tavolo, tenendole separate da quelle di Cliff. Erano sue, e voleva riprendersele finito il summit tra fratelli. Solo perchè non voleva la vita di James, solo perchè non si considerava lui, non voleva dire non volesse custodire gelosamente quanto gli era stato affidato. Era del tutto normale!
    «James non sapeva che anche Heathcliff sarebbe partito. Lui se n'è andato in segreto, senza dirlo a nessuno, ma si aspettava Cliff sarebbe rimasto a casa a badare a- al resto. A chi sarebbe rimasto.» A loro padre. A loro fratello. Ai loro cugini.
    «Heathcliff è tornato indietro per cercarvi, per trovarvi, e per assicurarsi che stiate bene, che siate felici, e che abbiate trovato qui quello che non potevate trovare in quell’era malata»
    Strinse le labbra.
    Tipico di quel cazzone di Heathcliff, rinunciare ad una vita che a lui piaceva, per assicurarsi che-
    Interruppe il pensiero all'improvviso, rendendosi conto che lui non aveva davvero conosciuto Cliff. Non lo ricordava. Non lo ricordava, giusto?
    «lo so da un paio d'anni» cosa. «non ve l'ho mai detto perché non volevo intromettermi nelle vostre vite, e perché pensavo che il mio compito, quello che Heathcliff mi aveva chiesto di fare, fosse esaurito» Non sollevò le sopracciglia, perchè il brand di Joey era restare impassibile, ma
    che cazzo?
    Davvero Heathcliff/Dom? Davvero????
    «Avete fatto un lavoro un po' di merda.» Guardò Hans, tornò a guardare Dominic.
    Servivano altre spiegazioni?
    Ok, forse gli ultimi due anni erano stati più facili rispetto a tutta la sua cazzo di vita, ma forse Cliff avrebbe dovuto... intervenire prima? Dico, eh.
    «so che non cercate un fratello, e che tantomeno ne vedete uno in me, e lo rispetto — ma voglio che sappiate che voi avete comunque una famiglia qui. E non lo dico perché me l'ha detto Heathcliff, né perché me l'hai scritto tu, Joey, lo dico perché lo voglio io, come Dominic. Tutto qua.»
    «preferisco il concetto di squadra, a quello di famiglia» la seconda, lo aveva solo deluso - in ogni linea temporale. «ma non mi dispiace poter parlare di questa cosa con qualcuno» Mandò avanti le sue foto di Dakota e Jason. Il secondo, era in una foto più recente rispetto a quella di Heathcliff, e sembrava anche passarsela meno bene, a giudicare dalla borba e dalle occhiaie. «anche Cliff ti ha chiesto di tenerli separati?»
    Restava anche il dubbio del perchè Hans non avesse una lettera e le relative foto, ma tutta la questione futuro era... confusa. Magari le avrebbe ricevute un giorno, magari potevano andare a picchiare qualcuno che ne sapeva di più e obbligare a darglielo.
    O magari, visto che James non sapeva sarebbe partito, anche We l'aveva fatto in segreto, e non esisteva nessuna lettera, niente foto.
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    aaahhh che bella idea !!! 🧡🧡🧡
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    ODDIO BELLI I PICSPAM GRANDE FAN!! SPERO FARSI ANCHE GLI SKTRI ANCHE SENZA ZUCCHETTE !!!
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    joey moonarie
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    "O forse...sei tu."
    Tutti quanti, e probabilmente persino i sassi, sapevano che Joey avesse qualche difficoltà a capire le battute: non sempre riusciva a cogliere le sfumature della voce, i segnali sociali, le intenzioni nascoste dietro una parola quando, in realtà, si voleva dire qualcos'altro. Peccava di empatia - quella umana e comune, non solo quella magica. Capire le emozioni altrui? Un dramma.
    Tuttavia, questi problemi li aveva meno per iscritto - quanto aveva il tempo di ponderare i messaggi, e soprattutto gli piacevano le citazioni. I tormentoni ripetuti sempre uguali, che fanno ridere senza bisogno di doversi fermare a pensare. Li capiva.
    Quindi sorrise al messaggio, sinceramente divertito, e stava pensando di rispondere con un'altra canzone di sanremo ("Ogni volta è così" o "ora e qui"? Forse Stan non avrebbe capito, ma non era importante; fra loro, non lo era mai, and it was beautiful), quando arrivò un altro messaggio: "Lo spero. Ma dicono che abbiamo sette sosia al mondo. Sta alzando la mano?"
    Uh.
    Alzò lo sguardo.
    Sì, stan\sosia aveva alzato la mano.
    Sorrise.
    Forte.
    Incrociò lo sguardo di Stanley, e spense lo schermo del cellulare, attendendo che il ragazzo gli andasse incontro. Non gli interessava l'aspetto o l'età di Stan, e non poteva dire di essere felice o meno di vederlo... così. Era stato parole e basta per (n tempo, non so quantificare), quindi tutto quello che gli interessava era come si sarebbe comportato o avrebbe parlato.
    E poi, aveva solo un borsone: bene. Occupava poco spazio. Questo gli faceva guadagnare punti stima.
    «ehiiiiila» guardò il palmo alzato. Imitò il gesto, per salutarlo, restando con la mano alzata qualche istante e poi riabbassandola, stile capitani di navi spaziali che si salutano. Joey provó un certo orgoglio nell'aver evitato la classica figura di andare per dare il pugno e ricevere un 5 o viceversa.
    «c'era un cane sul treno» Sbattè le palpebre, ascoltando in silenzio. Quando capì che non avrebbe continuato, commentò: «Di che razza?» Gli piacevano i cani. Non riconosceva tutte le razze, ma magari era una che avrebbe riconosciuto, o potevano cercarla insieme online. Sarebbe stato un buon argomento di conversazione-...
    «sei una persona» pausa «giovane. pensavo fossi vecchio»
    Doveva ammetterlo: era lusingato, come sportivo, che Stan lo credesse giovane. Era una cosa positiva, considerando che in realtà non era neanche il più giovane fra i migliori giocatori del torneo nazionale (stupido bodie che gli aveva fatto perdere anni). «Ho vent'anni» l'incipit di una domanda al termine della frase. "Vuoi dirmi la tua età?". Non gli interessava davvero saperla, a essere onesti perché l'età è solo un numero and all that, ma l'avrebbe ascoltato.
    «caffè? per favore»
    Indicò con la testa la strada. «Di qua» Prese di nuovo il cellulare, guardò velocemente lo schermo, lo ripose di nuovo in tasca. Non disse a Stan che non era mai stato in quel bar, che aveva cercato il più vicino alla stazione con Maps, per fargli fare colazione appena arrivato, o che si era studiato il percorso ma aveva paura di portarlo per sbaglio nel posto sbagliato. Aggiunse, piuttosto: «A casa ho la moka» love language «possiamo prenderlo di nuovo»
    Prima di prendere a camminare, allungò la mano. «Ti porto io il borsone, se vuoi» Ma non avrebbe insistito: lui non avrebbe lasciato qualcuno conosciuto online portarlo per lui.
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    joey moonarie
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    Se lo staranno chiedendo tutti in sala (o almeno, io e le mie quattro personalità lo facciamo): cosa avevano da spartire (Sara) Stan e un Joey? In che modo le loro vite così diverse, potevano essersi intrecciate? Non c'erano stati la scuola, o le case famiglie a unirli, né la magia o il quidditch. Ah, vorrei potervi spiegare meglio come fosse successo, ma alcune cose accadono e basta, senza un senso più grande alle spalle, o senza un senso e basta. Certo, potremmo dare la colpa (il merito!) a qualcuno (e perchè proprio arianna) che non ha role per attivare hamish, o a sara presa in un momento di debolezza, ma dovremmo anche lasciare a cesare quel che è di cesare.
    Stan e Joey, avevano un importantissima cosa in comune, e io shock basita nessuno l'abbia fatto notare prima: erano entrambi totalmente, irrimediabilmente,
    casi umani.
    Diversi, non c'è che dire, ma più che fra loro dal resto del mondo, e niente unisce di più del sentirsi parte di qualcosa, sentirsi finalmente meno soli.
    Chissà che effetto farfalla aveva portato tanto tempo prima Joey e Stan a commentare il medesimo articolo su wikihow ("how to be a normal person", ovviamente), chissà quale illuminazione divina aveva portato, dopo qualche chiacchiera scritta in una bacheca pubblica, a scambiarsi i numeri per poter continuare la conversazione in privato (l'articolo "how to make friends online" forse)! Galeotto fu chi scrisse quell'articolo (che, se ve lo stat chiedendo, ho letto, e no non credo aiuti a sentirsi normale; vi cito solo: "Try the Wonder Woman pose: throw your shoulders back and place your hands on your hips, place your feet shoulder-width apart, and hold your head up high"; esatto).
    In ogni caso.
    Joey non avrebbe saputo spiegare cosa l'aveva portato a offrire un tetto sopra la testa al babbano (non era neanche appassionato di quidditch): non posso neanche dire che gli servisse un coinquilino perchè era piuttosto certo Stan, almeno per il primo periodo, non sarebbe stato in grado di contribuire con le finanze.
    L'aveva proposto de botto, senza starci troppo a pensare.
    Erano amici, e Joey aiutava sempre i propri amici, anche se a modo suo: era leale, e non è che si sentisse un po' perso dall'averne perso una buona metà dei già pochi che aveva che dite ahahah ah)
    ... osservò lo schermo del cellulare illuminarsi.
    Un audio.
    "Non lo ascolto" iniziò a scrivere, per poi notare che comunque l'alto ragazzo era stato sotto i cinque secondi di audio, una regola del "how to not be a dito nel culo col tuo amico che odia gli audio", quindi apprezzava. E comunque sempre meglio di una chiamata - come aveva suggerito di fare il "how to meet a person you met online".
    «sono qui?»
    "Qui dove?" rispose per iscritto, ma senza cattiveria o ironia. Alzò il cellulare con l'intenzione di fotografare dove si trovava lui, e notò un ragazzo. Gli scattò una foto, e la inviò.
    "Sei tu?"
    E mi direte, mi direte, ma non poteva chiederglielo a voce?
    No.
    Vi immaginate arianna e sara che rischiano di parlare con qualcuno di sbagliato? io no. (invece pulce l'ha fatto al primo radunord, stan)
    Quindi si fece una foto deadpan e gliela inviò.
    "selfie col morto (io. Dentro)."
    Essere simpatico: check. Lo diceva la guida.
    Sentite la loro amicizia funzionava (punto) così, non devo stare a spiegarvi il gran piano fidatevi e basta.
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    non ho neanche riletto questo è un viaggio onirico, scusate ma poi avevo paura rispondesse qualcun altro I CALL SHOTGUN
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    joseph 'joey' moonarie
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    Non aveva assolutamente idea del perchè Dominic volesse parlargli, ma aveva deciso di presentarsi alla sua chiamata senza stare a rimuginare troppo sui perchè o per come - ed evitare così di di ignorarlo e bloccare il suo numero (non dopo essersi offerto di essere sempre reperibile). Una parte del Moon sperava che il Cavendish volesse semplicemente organizzare qualcosa per gli Almighty Gunners, una serata insieme per vedere la partita di champions registrata. Sperava che volesse consigli sul quidditch, o su Arabells... ma immaginava di sapere che non gli avesse chiesto di incontrarsi in quel luogo neutro e per qualcosa del genere; era più probabile che c'entrasse il bigliettino che Joey gli aveva lasciato tempo prima. Forse non lo aveva contattato per motivi stupidi, forse gli servivano soldi. Forse gli serviva un trapianto di reni.
    Forse gli servivano semplicemente risposte.
    Il fu corvonero aveva cercato di arrivare al parco giochi preparato: aveva messo nello zaino non solo la lettera e le foto del suo passato-futuro, ma anche un po' di soldi in contanti, se era quello di cui Dominic aveva bisogno, dei chiodi, perchè potevano servire per armarsi, una fiaschetta di alcol, e una canna già pronta: documenti del 2043 a parte, era il suo specialissimo kit di intervention per ogni problema. Il coltellino in tasca era un classico, non serviva neanche menzionarlo.
    Arrivato al parco giochi aveva notato Hans in dirittura d'arrivo, gli aveva lanciato un'occhiata impassibile alzando una mano in segno di saluto, ma non gli aveva chiesto perchè fosse lì, arrivando purtroppo alla conclusione da solo.
    Niente Almighty Gunners, eh?
    Si avvicinò al tavolino, indugiando prima di sedersi, la mano in tasca a giocare nervosamente con l'arma.
    C'era un motivo se aveva lasciato dei biglietti ad Hans e Dominic.
    Parlare non faceva per lui.
    «sono felice che siate venuti»
    «ti ho scritto che l'avrei fatto.» nel bigliettino, e in risposta al suo messaggio. Non c'era da sorprendersi tanto o farne una questione di stato - piuttosto che arrivasse al punto senza tergiversare tanto. Di nuovo, guardò Hans, ignorando la fitta al petto.
    Era la prima volta che li vedeva insieme nello stesso posto, e da soli. Faceva... uno strano effetto.
    C'era qualcosa di assurdo (Hans e Dom non c'entravano niente l'uno con l'altro, non pensava neanche si conoscessero) eppure era- giusto.
    Familiare.
    Distolse in fretta lo sguardo, soffocando quel pensiero.
    Non poteva essere familiare. Come già detto, non li aveva mai visti insieme, e lui non era James. Non lo sarebbe mai stato.
    «mi dispiace avervi mandato un messaggio, non sapevo come contattare entrambi contemporaneamente. La mia alternativa era chiedervi di venire in ospedale per un prelievo a sorpresa, ma ho come l’impressione che non vi piacciono troppo i dottori, mh?»
    Dom ridacchiò, e Joey intuì dovesse essere una battuta un istante prima di chiedergli perchè mai avrebbe dovuto far loro un prelievo a sorpresa. Non faceva un cazzo ridere e non capiva, ma attese che continuasse per non tirarla troppo per le lunghe.
    Sebbene non stesse troppo male, a stargli vicino. Non voleva parlare, ma non voleva dire che non volesse essere lì.
    «ehm, io… credo che voi già sappiate perché ho chiesto di vedervi, vero?»
    «no. Stai morendo?» secco, un po' apatico, ma non cattivo. C'era anche una sorta di preoccupazione nella voce che qualcuno che lo conosceva meglio di Dom e Hans avrebbe potuto captare «Se è per quello che ti ho scritto, non mi devi niente. Non cercavo un fratello» scrollò le spalle, e non cercò di unire i discorsi continuando dopo pochi secondi con un: «non ti avevo detto di Hans.»
    Guardò il citato.
    E ad Hans non aveva detto di Dominic.
    «anche lui fa parte della squadra» indicò il fu infermiere col pollice. «ma forse già lo sai» Tornò verso il Cavendish. Che anche a lui fosse stata consegnata una lettera? Eppure, in quella di James c'era scritto che Heathcliff era rimasto nel 2043 con Wes, quindi Joey aveva dato per scontato la loro presenza nel 2023 fosse un errore, e lui l'unico a esserne a conoscenza.
    Invece a quanto pareva non era Joseph a dover dare risposte al doc, bensì il contrario.
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    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Joey aveva detto molte cose, se ne rendeva conto - e non solo a livello di numero di parole, ma anche a livello di concetti, condensando in meno frasi possibili cose con cui lui era venuto a patti in anni, che aveva scoperto gradualmente. Prima c'erano stati i dubbi, poi la certezza che viaggiare nel tempo fosse possibile, che questo creasse nuove realtà, e solo infine, quando tutte le puttanate che aveva dovuto sopportare l'avevano resa plausibile, era arrivata la lettera a dare un senso a tutto.
    Capiva lo sguardo scettico di Hans, sul serio - ma il tempo non era mai stato dalla sua parte, e tergiversare, non raccontare tutto, era inutile. Dio solo sa quando sarebbe successa un'altra bodiottata, quando Hans sarebbe sparito di nuovo, quando sarebbe scoppiata una guerra a dividerli e impedir loro di spiegarsi.
    «Glielo devo»
    «ah si?»
    Annuì lentamente. Non sapeva spiegargli come a parole, senza di nuovo parlare più di quanto gli sarebbe piaciuto, ma era così. James aveva sacrificato tutto perchè Joseph vivesse, e da come sembrava nella lettera, aveva fatto la cosa giusta, scappando da un mondo di merda schiacciato da guerre a malattia. Joey poteva non sembrare felice della propria vita-... ma lo era. Gli piaceva guadagnarsi da vivere col quidditch, sfogarsi al casinò clandestino di jane facendo brutto contro le teste di cazzo, uscire a fumare con i propri amici (insultare Sandy quando osava videochiamare, preferendo dargli dello stronzo e fare scena muta piuttosto che ammettere che gli mancava, che lo odiava, che non lo avrebbe forse mai perdonato).
    «Ti è mai sembrato di avere sprazzi di ricordi non tuoi? Sapere cose che non avresti dovuto sapere?»
    «Non lo so.»
    «forse ora ci farai più attenzione» per lui era stato così. Era difficile riconoscere se il suo amore a prima vista per i freaks fosse stato dato da James, o da Joey, era passato troppo tempo e potevano essere meant to be per altre ragioni, ma ad esempio ricordava come Jason avesse attirato il suo sguardo, come Dakota gli avesse sempre trasmesso insieme affetto e rabbia senza una vera ragione. Un sacco di suoi pensieri avevano più senso, ora che sapeva.
    «perché non ci credo»
    scrollò le spalle.
    «ok»
    «Mi rendo conto che non sei il tipo che va a bussare a casa di altri senza una ragione, quindi penso che tu abbia un motivo valido per essere venuto qui oggi, ma-» gli diede il tempo di continuare, perchè odiava quando la gente interrompeva lui. «a parti inverse non ci avresti creduto nemmeno tu»
    sorrise leggermente.
    Poteva dirgli che aveva delle foto (che, sì, potevano essere state manipolate, ma c'erano), che c'erano altri a poter confermare quella storia, o ancora che - loro due - erano fratelli sul serio di sangue, e che sarebbe bastato un test a confermarlo (non era certo di come funzionassero i viaggi nel tempo, ma non pensava gli avessero cambiato il dna).
    Ma non lo fece.
    Non era compito suo mandare a puttane la sanità mentale di Hans obbligandolo a credere a una storia più grande di loro entro cinque minuti da quando l'aveva scoperta.
    «no» confermò. a parti inverse non ci avrebbe creduto nemmeno lui «puoi prenderti del tempo per pensarci, o dimenticare cosa ti ho detto. La scelta è tua» si strinse nelle spalle «ma, ripeto, non cambia il fatto che io ci sarò se avrai bisogno di me.» neanche precisò che intendeva che ci sarebbe stato per massacrare chi gli faceva torti o cose simili, e non certo per parlare di sentimenti: era ovvio che Joey non fosse la persona giusta per quello. «considerami un membro della tua squadra. Puoi provare a vincere da solo, certo, ma è più sicuro affidarti ai tuoi compagni e passare la pluffa, a volte»
    Sentì un rumore, e si voltò verso la porta.
    Non gli aveva neanche chiesto se Twatt era a casa... ma in effetti, che importava? Non era un gran segreto, avrebbe potuto dirglielo hans stesso quello che era andato a dirgli joey. Mal che vada Twat non gli avrebbe creduto (spoiler: e invece!) «Ho detto quello che dovevo, posso andare. Non serve che mi saluti Twatt» anche perchè era stato una merda gli ultimi mesi con Mac (prima ancora che sparisse), e di conseguenza con gli altri ex corvonero, non presentandosi alle amichevoli varie pur essendo invitato, e Joey era ancora petty al riguardo.
    Un ultimo saluto, la testolina di banana che si affacciava dalla maglia, e si diresse di nuovo alla porta.
    exile
    Taylor Swift
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  11. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Restò sull'uscio, lo sguardo ad andare ai propri piedi. Aveva provato a pulirsi nel tappeto all'esterno, ma fuori pioveva, avrebbe sporcato tutto in casa-... dio, sperava Hans non gli chiedesse di togliersi le scarpe: non gli piaceva l'idea di stare calzo in casa d'altri.
    Ma non gli piaceva neanche l'idea di lasciare orme in giro-...
    «ok.»
    La risposta secca, semplice - apprezzabile perchè tale - lo riportò al presente, e Joey tornò a fissare il biondo. Non aveva mai notato quanto fosse simile al proprio riflesso, credendo che l'impressione fosse sempre arrivata dal modo di fare spiccio di entrambi; ma no, oltre ai capelli e gli occhi chiari, era familiare in Hans anche qualcos'altro. La linea del naso, forse, se Joey non se lo fosse rotto da bambino, la fronte alta, magari il mento-...
    «una cosa inutile. i telefoni non prendono ovunque»
    «lo so» purtroppo. Bodie, anyone? «Tu hai idee migliori?» che poteva sembrare un commento sassy, ma non lo era. Esistevano oggetti magici, probabilmente, ma erano costosi, ed erano invasivi. Ad esempio, quando era passato in un negozio a cercare qualcosa, gli avevano suggerito uno specchio gemello, ma trovava violazione della privacy avere uno scherzo sempre acceso sulla vita di qualcun altro.
    «passi in tutte le case di new hovel ad offrire i tuoi servizi?»
    Neanche gli rispose, per non distrarlo e continuasse a leggere, se ancora non aveva finito.
    Piuttosto, si mise a guardarsi in giro, a studiare la casa.
    Era sicura? Non gli sembrava. Qualcuno avrebbe potuto entrare e derubarlo, o rapirlo-
    «ti manda-... Mac?» questo attirò nuovamente la sua attenzione.
    «no» cosa c'entrava adesso il ragazzo? solo perchè era un'amicizia in comune? Come gli era venuto in mente? «tu e Mac state insieme?» dubbio lecito: perchè altrimenti chiedere di lui?
    «fai spesso questo genere di favori agli altri?»
    e ancora «no» decisamente, no.

    «secondo: non sono bravo a chiedere aiuto. non ti prometto che lo farò.»
    Annuì. Capiva fosse difficile - a parti invertite, avrebbe detto lo stesso - ma apprezzava per lo meno che ci avrebbe provato. «tu ricorda che è una possibilità»
    Capiva anche il disagio di Hans ad ammettere che, solitamente, non parlava tanto. Come avrebbe detto un saggio: mood (non il pg). Parlare era sopravvalutato, e lo stavano facendo... parecchio più di quanto aveva immaginato.
    E ancora non avevano finito.
    «è vera quella storia del fratello?»
    Eh.
    Eh!!!
    «credo lo sia» c'era del dubbio nella semantica della frase, ma non nel suo tono deciso. Da quando aveva scoperto del 2043, pezzi della sua vita erano stati messi insieme, sistemando un puzzle più grande di lui. Era difficile razionalmente pensare che fosse tutto reale, ma emotivamente? Aveva fottutamente senso. Le reminiscenze, il video visto nel 2017 a Salem-... «C'è gente che gioca a fottere l'universo, ed esistono realtà e tempi diversi da questo. Ho scoperto di recente che... diciamo un'altra versione di noi, adulta nel duemilaequarantatrè, è tornata a inizio anni duemila, obliviata per vivere un'altra vita» abbassò lo sguardo sui muffin, prendendone uno «nel duemilaequarantatrè eravamo fratelli. Non lo siamo noi, non ti chiedo ti considerarmi tale, nè pretendo che tu mi creda, ma l'uomo che-... sono stato voleva tu fossi al sicuro» per il momento, evitò di dirgli che James non sapeva neanche che suo fratello sarebbe finito negli anni duemila, e gli aveva chiesto di andare a controllare che crescesse in una famiglia che l'avrebbe amato - magari proprio con Jam: un trauma alla volta.
    «Glielo devo»
    Alzò lo sguardo su Hans.
    «Ti è mai sembrato di avere sprazzi di ricordi non tuoi? Sapere cose che non avresti dovuto sapere?» Suonava come un pazzo, lo sapeva. Scosse la testa. «Va bene se non credi a tutto questo. Ma io, Joey, voglio comunque.... che tu sappia che se posso aiutarti, aiutare te, Hans, lo farò. Il perchè, non è importante»
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  12. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    «Perchè» avrebbe dovuto segnare il suo numero sul cellulare di Hans?
    Joey quasi sbuffò, ma non lo fece. Perchè la gente si salvava i numeri di telefono? Dai, Hans, un po' di sforzo intellettivo!
    Indicò con lo sguardo il bigliettino che gli aveva porto: aveva scritto le sue ragioni apposta, per evitare di dover rispondere, ma fu così educato da spendersi in altre sei parole: «per contattarmi in caso di bisogno» quale altro motivo poteva esserci? inviarsi vicendevolmente i buongiornissimo o le ricette di dolci? Forse non erano migliori amici, ma Hans doveva conoscerlo abbastanza per sapere che non usava il cellulare per messaggiare casualmente.
    «non so dove sia il mio telefono» «impara il numero» glielo aveva anche scritto. «potrebbe servirti chiamare da altri telefoni, o da cabine telefoniche» Sarebbe stato inutile in caso di viaggio nel tempo, o viaggio dimensionale (been there, done that), ma non si può avere tutto nella vita.
    Neanche fece segno di averlo sentito, quando gli disse che non gli piaceva il quidditch (I pretend I do not see it), dandogli il beneficio del dubbio visto che non aveva mai giocato... almeno non aveva sprecato soldi per il biglietto del campionato.
    Lo osservò leggere, non a disagio nello stare fermo sulla soglia di casa, ma neanche totalmente a suo agio. Non gli interessava del rifiuto di Hans, era pronto a sentirsi dire che era una puttanata, ma aveva comunque paura di deludere James. Non ne andava fiero: non gli piaceva dipendere da qualcuno che neanche conosceva.
    Chiuse gli occhi, inspirò l'odore di pioggia, diede un'altra lenta carezza al furetto bianco... quando tornò a guardare Hans, questi stava facendo intendere di star entrando in casa.
    Joey si aspettò un ciao.
    Hans non lo disse.
    Joey si aspettò che gli chiudesse la porta in faccia.
    Non lo fece.
    «entra il freddo» commentò confuso, ma Hans non lo sentiva più- «perché dovrei chiederti di uccidere qualcuno»
    «ti serve un elenco scritto di casistiche?» che sembrava una battuta petty, ma era una domanda sincera. Lo avrebbe fatto sentire meglio sapere esattamente quando Joey sarebbe, o no, intervenuto? Poteva prepararglielo, in caso.
    «puoi chiedere a Twat come rimuovere il sangue, comunque»
    «mh» buona idea: si segnò mentalmente di tenere da conto l'opzione per i casi disperati.
    Hans non tornò a chiudere la porta. Joey lo prese come un segno per entrare, ma lo fece timidamente, restando comunque sulla soglia, in piedi sopra lo zerbino. «la porta-» indicò. «chiudo?»
    «ripeto: perché?»
    ripeto: «entra il freddo» capì dall'espressione di Hans, dal suo sguardo a passare dal foglio a lui, che non si riferiva a quello.
    Ah, giusto. Joey si morse l'interno della guancia, pensando alla risposta.
    «sto facendo un favore a qualcuno» a una versione diversa di se stesso, ma il senso era quello. «non dobbiamo avere altri contatti se non quelli necessari - ma non farti ammazzare o rapire solo perchè non hai voluto chiedere aiuto» ironico, perchè joey non avrebbe mai chiesto una mano ics dì. Oh l'ipocrisia non è ancora illegale.
    «se vuoi un muffin, sono lì»
    Finalmente capì che , lo stava invitando a entrare, e chiuse la porta dietro di sè. Non gli piaceva stare in posti sconosciuti, ma almeno era vicino all'uscita «Sono per te. Se non ti piacciono li porto via»
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  13. .
    when & where
    20.01.96, el paso, tx
    what
    erbology teacher
    who
    (don't call her) lupe
    «Tieni, e non perderlo»
    Dopo averlo placcato al termine di una partita, Arci aveva passato al giocatore di quidditch un foglio stropicciato. Confuso, Joey lesse di sfuggita le parole di quella che era stata la sua insegnante, alzando poi di nuovo lo sguardo sul panettiere. «Perchè la professoressa Garcia Ramos ti ha scritto un'autorizzazione a entrare nei territori di Hogwarts?»
    «Non a me» Arci picchiettò sul foglio. «A te. Vogliono indagare su quanto successo l'anno scorso nella foresta proibita, gli eventi misteriosi in cui siamo rimasti... coinvolti. Hanno organizzato un gruppo di ricerca, ma ho pensato non ti saresti però abbassato a chiederle un'autorizzazione per partecipare, così l'ho fatto io»
    «Perchè dovrei volerlo fare..?»
    «Perchè potresti essere utile? Perchè sei curioso?» Sollevò le sopracciglia «Perchè non vuoi finire di nuovo in un universo alternativo e sarebbe interessante scoprire cosa cazzo sta succedendo prima che succeda, per una volta?»
    Doveva ammetterlo, era vero. Farsi i fatti propri fino a quel momento era servito a ben poco, e nonostante i suoi tentativi di stare alla larga da qualsivoglia evento mistico, continuava a restare invischiato nelle puttanate dell'universo.
    «Verrai anche tu?»
    Arci scoppiò a ridere, alzando le mani in aria «Dio, no! Io non ho intenzione manco per il cazzo di rischiare di farmi un altro viaggio nel medioevo per due anni. Ho due nipoti a cui mostrare chi è lo zio più fiko, e Bells mi ucciderebbe se sparissi di nuovo» Joey non era particolarmente empatico, e non colse differenze nella voce del ragazzo o nella sua espressione - ma non voleva dire che non sapesse cosa aveva perso il Leroy durante Bodie e perchè avesse tanta paura di ritornare in un posto simile, nè che Bells avesse bisogno del suo migliore amico dopo la scomparsa del (Fraser e del) Milkobitch.
    «Ho la mia vita anche io» ribattè, ma un po' troppo in ritardo: Arci si era già girato, un braccio intorno alla spalla di Arabells a decantare la sua abilità con le palle.
    Tornò a guardare l'autorizzazione.
    Aveva una vita anche lui. Perchè metterla a rischio?




    Anche una volta nella foresta proibita, faticava a trovare La Risposta.
    Era andato, alla fine, mani in tasca (la destra stretta attorno alla bacchetta), scarpe per una volta diverse da quelle di tela bensì anfibi (tarocchi) comprati usati, cappuccio calato sulla testa sopra il berretto.
    Non si riteneva altruista, era quasi certo di non essere lì per evitar altri studenti finissero nella morsa di una setta del 1400, ma le alternative non sembravano comunque convincenti. Davvero il suo subconscio pensava fosse una buona idea andare nella tana del lupo, invece che continuare a scappare? O era solo un corvonero fatto e finito, desideroso di sapere che cazzo era successo l'anno precedente - e quello ancora prima? Se alcune cose che aveva visto, sentito, fossero collegate all'una o all'altra esperienza? Insomma, era anche giustificato dal volerci capire qualcosa: si era risvegliato da una presunta allucinazione con una pianta - e la volta prima con un foglietto minaccioso. Le allucinazioni non funzionavano così.
    Nel dubbio, c'era già aria di pentimento dentro di lui.
    Garcia Ramos e Quinn che cazzo se li erano portati dietro a fare quel branco di persone confuse, se tanto confabulavano fra loro? Carne da macello in caso di attacco? Esche? Non gli erano mai piaciute le figure di comando - e i professori non facevano eccezione. Neanche quando non erano più i suoi.
    Sbuffò, cercando di origliare il discorso mentre accelerava per avvicinarsi di più a loro.
    Che poi, non è che avesse da contribuire con cose intelligenti da dire eh, però già che era lì, almeno voleva sapere il piano d'azione.
    Sempre che ci fosse, ovvio.
    «Ci sono ancora dei punti della foresta dove vorrei arrivare.»
    E niente.
    Non rispose.
    Si guardò intorno: magari qualcosa avrebbe triggerato Tea a uscire allo scoperto e fargli ricordare qualcosa di interessante almeno su quella parte di storia, dentro di sè un filo di eccitazione nonostante la paura. Aveva sentito i professori parlare di una divinità, del cuore della foresta... qualcosa pensava di saperla, doveva solo impegnarsi (o forse no. Forse Joey non sa e via)
    joseph "joey" moonarie
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    questo post è inutile ovviamente, ma almeno posso dire che joey c'era.
    Boh si guarda intorno per vedere se ha lampi di genio (flashback da Tea (?))
  14. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    «Mh, no.»
    Strinse lo sguardo.
    No?
    Aveva fatto una richiesta semplice, non gli sembrava difficile dargli il cellulare per trenta secondi. Joey non gli aveva mai chiesto niente, possibile non potesse fidarsi che se lo stava facendo, c'era una buona ragione? (Sì; molto possibile. Probabilmente, anche Joey avrebbe detto lo stesso, evitando addirittura il "mh"). Espirò, cercando di far mente locale su quello che gli dicevano sempre i suoi amici sull'accettare che non tutti erano come lui (...anche se in sto caso, probabilmente il problema era il contrario; Hans era troppo come lui).
    «ti sei perso»
    Ecco, ora l'aveva confuso. Aggrottò le sopracciglia, e si guardò intorno, studiando il quartiere attraverso la pioggerellina. «no» Era alla casa giusta, e lo dimostrava che ad aver aperto fosse stato il Belby.
    Tornando su Hans, cercò di ricordarsi che anche a parti inverse avrebbe voluto più spiegazioni, quindi ci provò: ormai era ovvio che avrebbe dovuto spendere i suoi preziosi gettoni conversazione di quel mese così.
    «se mi dai il cellulare, segno il mio numero di telefono» ovvio, no? Facile.
    Portò la mano libera in tasca, prendendo il foglietto piegato che aveva preparato, e glielo porse. Se e quando l'avesse preso, si sarebbe messo ad accarezzare Banana «segnatelo da solo, se ti va. Basta tu lo faccia»
    Non si fidava manco per il cazzo di Hans - davvero troppo simile a lui, più passava il tempo più se ne ricordava - e avrebbe preferito aggiungere lui stesso il numero, ma poteva venirgli incontro e provare a dargli una possibilità «il terzo numero è un sette, non un uno. Ci assomiglia solo» Come direbbe sara ad una ari qualsiasi "un sette da parte tua wow assurdo" ma non era colpa (di arianna) di Joey se quel numero lo seguiva ovunque, persino lì. La sua data di nascita, la sua maglietta nei corvonero- ecco, a proposito: «ti piace il quidditch?» ad Hans non aveva lasciato un biglietto per gli Europei: era stato tentato (ma neanche troppo; costavano un fottio), ma alla fine aveva deciso che non sembrava il tipo da andare ad una partita da solo, quindi gli aveva dato un carnet di biglietto del cinema. Non figo quanto una partita, ma close enough.
    Allungò anche i muffin. «toh.»
    exile
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  15. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Joey era a conoscenza del 2043 da anni, ma da qui a dire che sapeva del 2043, passavano oceani. Almeno, prima di quella settimana.
    Non staremo ore a parlare di come la lettera era arrivata nelle sue mani, di quanto avesse aspettato prima di leggerla perchè non gli interessava, nè staremo a meditare nei dettagli sul cosa, infine, l'avesse spinto a sbirciare le parole scritte di suo pugno in un futuro passato: quest'ultima cosa, soprattutto, resterà un segreto fra Joey, James e il pentagramma scritto al posto del destinatario che il Moon si era deciso a tradurre totalmente solo quando aveva avuto l'impressione di riconoscere la melodia.
    Sta di fatto che a un certo punto Joseph aveva saputo, e purtroppo non poteva dimenticare.
    Aveva saputo della guerra e della malattia, ma soprattutto di Dakota e di Jason, di Ronan, dei suoi mille cugini.
    Di Heathcliff e Wesley.
    Joey non era il ragazzo di quella lettera, sapeva di non esserlo e non voleva esserlo (James non era neanche stato così felice, o quello traspariva dalle parole aspre del ventenne), eppure aveva lì, a torturarlo, la consapevolezza di dover un favore a quel tipo: il Moonarie era lì, era vivo, grazie a lui.
    Che cazzata, mh? Aveva passato la vita a maledire dei genitori che non ricordava per averlo messo al mondo in una Terra allo scatafascio senza il suo permesso e di poi averlo abbandonato, insultava di continuo gli adulti che davano alla luce nuovi bambini solo per egoismo e narcisismo senza pensare a quanto dolore avrebbero vissuto, e ora si sentiva grato verso il se stesso del futuro che aveva sacrificato la propria vita perchè Joey avesse la sua. Perchè gli aveva dato - si era dato - una seconda occasione per non mandare tutto a puttane.
    James gli aveva chiesto tre favori (il quarto, riguardante il ritrovare i freaks, non era considerabile tale: James si diceva sicuro che il nuovo se stesso li avrebbe trovati e amati; gli uccelli di uno stesso stormo volano insieme).
    Joey doveva solo scegliere quale cercare di esaudire.
    Il favore meno interessante, e anche l'ultimo scritto sulla lettera (un post scrittum scribacchiato veloce e disordinato, come se fosse stata un'idea dell'ultimo minuto), gli chiedeva di lasciare perdere Ronan. Joey si sentì punto sul vivo e offeso che il proprio interesse per Sandy (maturato in tutti quegli anni, e che ci aveva messo altrettanto tempo a capire) derivasse da James. Decise quindi di ignorare la questione, anche perchè il 13, in ogni caso, era ormai a fanculonia (letteralmente e metaforicamente).
    Il favore più strano gli richiedeva di separare quelli che James definiva i propri genitori. Joey era stato sorpreso di apprendere che li conosceva, e aveva sentito un po' di stizza nel leggere i loro nomi. Si rese conto immediatamente di non essere lui ad avere qualcosa contro Dakota Wayne e Jason Maddox (Dakota era stato un assillo per anni come assistente/infermiere, sempre lì a obbligarlo a farsi curare qui o lì quando Joey odiava l'infermeria, ma non lo odiava, anzi), e capì che tante cose che aveva sentito, provato, pensato, nel corso degli anni, non gli appartenevano completamente, ma erano ricordi di James. Di nuovo, ne fu offeso. In ogni caso, non sarebbe andato in giro a separare gente innamorata: non capiva l'amore, non credeva qualcuno potesse stare insieme per sempre se non per abitudine e amicizia, ma di certo non voleva decidere lui per altri come vivere la propria vita. Magari un giorno avrebbe detto a Dakota cosa sarebbe successo dopo la sua morte (ovvero come Jason ne avrebbe sofferto) perchè decidesse da solo, magari no. Non erano i suoi genitori in quella vita. Non erano una sua responsabilità. Non erano i suoi burattini con cui poteva giocare: che si rovinassero la vita da soli.
    Il terzo favore sembrava il più facile, ma era anche il più difficile.
    "Trovali; per favore."
    James voleva che il sè del futuro andasse a controllare la nascita dei suoi fratelli, di cui aveva scritto il compleanno nella sua linea temporale e dove avrebbe - sperava - potuto trovarli indicativamente, e che si assicurasse avessero una bella vita nel nuovo mondo.
    "Li ho abbandonati, e non so se qua avranno un buon futuro. Spero di sì. Non so neanche se la mia linea temporale si distruggerà, dopo i nostri viaggi, o se si creerà un universo alternativo... posso solo sperare, e sperare che si ameranno abbastanza, che papà si ripigli, che la mia partenza li unisca".
    C'era solo una piccola, enorme incongruenza.
    Joey aveva guardato le foto.
    Wes e Heathfliff, quelli di James, erano nella linea temporale di Joseph.
    Di nuovo, si era chiesto se fosse un caso che li conoscesse.
    Se fosse destino.
    Voleva ignorare la cosa, ancora: Dominic e Hans non erano suoi fratelli lì, e non voleva averci a che fare; aveva già la sua famiglia.
    Tuttavia.
    Doveva ancora quel favore a James e purtroppo, purtroppo, qualcosa in sè desiderava assicurarsi stessero bene.
    Sembrava più facile tenere d'occhio Hans e Dominic, piuttosto che cercare due neonati forse neanche nati.
    Aveva deciso di iniziare da Hans e-
    era sparito.
    "Cazzo, ho fallito prima ancora di iniziare". Nessuno sapeva dove fosse, come era successo con Mac (effettivamente, erano spariti lo stesso periodo), e poteva solo sperare fosse scappato e fosse al sicuro, o che sarebbe tornato.
    Quindi passò a Dominic.
    Avrebbe potuto parlargli, ma la cosa richiedeva una certa capacità di comunicazione in cui non eccelleva, quindi dopo un allenamento gli aveva lasciato di nascosto un bigliettino nella tasca con scritto il suo numero di telefono, e veloci parole:
    "Sei felice? come va la vita? Se hai problemi chiamami
    però prima scrivimi
    non mi piacciono le chiamate improvvise
    impara il numero a memoria
    uccido solo se necessario perchè il sangue non viene via bene
    allego un buono per un biglietto per gli europei di quidditch
    se vuoi andarci con qualcuno compragli tu il biglietto
    non sono la gringott

    sii felice

    ps comunque ero tuo fratello in un'altra vita"


    Quando Mac tornò dalla sua missione in culonia (storia per un altro post la reazione di Joey alla sua scomparsa e alla sua riapparizione, ma comprende tristezza, insulti, un "ti sei perso un sacco di amichevoli. Avevi promesso." e anche un mezzo abbraccio), andò a controllare anche se era tornato Hans e- MAGIA! Era tornato pure lui, o così dicevano.
    Joey gli aveva quindi scritto un biglietto simile a quello di dominic per consegnarglielo il prima possibile (prima che risparisse, per dire).
    Non restava che portarglielo
    Zaino in spalla, cappello e cappuccio calati in testa, quel giorno si diresse dopo un allenamento a new hovel sotto una leggera pioggerella con l'intento di smollargli foglietto. Arrivato lì, si rese conto che il suo piano di lasciare il foglio nella buca, era una pessima idea visto si sarebbe annacquato, sbavando ovunque. Metterlo sotto la porta? Rischioso: non avrebbe mai potuto controllare gli fosse arrivato, perchè era certo che Hans (fortunatamente) non avrebbe mai scritto al numero scritto sul biglietto se non, forse, in caso di reale pericolo.
    E visto che già era sparito una volta, meglio non rischiare di nuovo.
    Decise di bussare (suonare il campanello? chissà).
    Se Hans fosse andato ad aprire, si sarebbe trovato un Joey bagnato, i capelli appicciati alla fronte, furetto che spuntava dalla felpa chiusa, e fra le dita un pacchetto confezionato malamente di muffin comprati sulla via del ritorno da madama piediburro. Un'offerta di pace; se avesse avuto le mani impegnate a mangiare, magari non avrebbe cercato di strozzare il belby (Cosa? Cosa). La mano libera, invece, si sarebbe tesa quando l'altro avesse aperto la porta: un invito palese: «dammi il cellulare» mentre gli porgeva i muffin.
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    ho scritto sto post in così tante riprese che non so se più se ha senso o no. probabilmente no.
    MUFFIN DI NATALE !!

    CITAZIONE
    5) [ON] muffin verita: dolcetti un tempo veduti da Madama Piediburro, prima del cambio gestione (ma ancora trovabili di tanto in tanto come dolcetti speciali). Un impasto soffice e dolce, all'interno una noce di puro cioccolato fondente. Vi è una pozione molto simile al Verita Serum, il quale vi impedirà di raccontar menzogne per un lasso di tempo variabile (dalle 2 alle 4 ore)


    Edited by ‚soft boy - 29/1/2023, 17:11
281 replies since 25/4/2017
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