Posts written by .indigo.

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    Nome Utente:.indigo.
    Periodo di Assenza: Purtroppo ( o perfortuna ) questo è un periodo in cui tra studio, lavori e impegni vari e vita sociale ( ogni tanto c'è anche quella) non riesco a stare dietro a questo forum quanto vorrei. Il che, ci tengo a dire, che mi dispiace un sacco, perchè davvero l'ambientazione e i personaggi mi piacciono un sacco, in più mi ero troppo affezionata alla mia sfigatissima Elia ç___ç come avrete notato sono praticamente sempre assente e non riesco a ruolare quanto mi piacerebbe. Non so dire fino a quanto sarò assente, spero bene che questo non sia un addio, semplicemente quando avrò abbastanza tempo per star dietro a questo forum come merita mi rivedrete comparire :3 E non sono troppo brava con queste cose delle assenze, quindi scusatemi tantissimo ç__ç
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    « CON LA ICEQUEEN AL CIMITERO, MATRIMONIO EVENTO VERO #WAT »


    La sensazione di abbandono era qualcosa con cui Elia si scontrava spesso. Erano particolari i suoi sentimenti, quasi quanto la sua mente. Avrebbe potuto ritenersi abbandonata dalla vita, eppure non faceva quasi caso a tutte quelle sventure che, una dopo l'altra, le accadevano senza sosta. Invece faceva caso alle piccolezze, magari ad una piccola macchia sul vestito, ad una rosa morta per terra o ad una persona che si allontanava senza preavviso. Non aveva delle vere e proprie facoltà di pensiero, ma la ragazza inconsciamente metteva in atto tutta una serie di comportamenti e stratagemmi per evitare di rimanere ferita, primo tra questi il non aspettarsi mai niente da nessuno. La Skeoch viveva la sua vita senza aspettative, non si chiedeva mai cosa l'avrebbe attesa il giorno o l'ora successiva, si limitava ad assaporare piccoli momenti di felicità poco per volta, cercando di accontentarsi di quelli. Purtroppo per la ragazza non sempre tutto ciò funzionava. Per quella giornata Elia, infatti, si era creata enormi aspettative e sfortunatamente per lei, quello era il momento di ritornare alla realtà. Aveva immaginato una giornata fantastica, all'aria aperta in compagnia di Abbi. Non avrebbe dovuto pensare a nulla, nemmeno a come tornare a casa, perchè lei le avrebbe guardato le spalle. Non le aveva chiesto forse lei di accompagnarla? Così quando improvvisamente si allontanò, Elia le porse un debole e dolce sorriso. << Certo, a dopo !>> Le aveva detto con tono di voce pacato e la sua solita espressione tranquilla, forse momentaneamente troppo occupata al riflettere sull'esistenza, o meno, degli alieni. Se c'è qualcuno capace di farsi rapire dagli alieni durante un matrimonio quella è Elia . Come vide la figura di Abbi allontanarsi e raggiungere un'altra ragazza, probabilmente sua coetanea, Elia distolse lo sguardo e si incamminò nella direzione opposta, ciondolando vagamente in mezzo agli altri invitati, come se fosse alla ricerca di qualcuno. Per qualche istante le prese il panico, consapevole di essere ufficialmente sola, in un mondo che non conosceva, con sconosciuti vestiti elegantemente che non facevano altro che parlare fra loro come se fossero tutti felicemente imparentati. Così dannatamente fuori luogo... Così evidentemente fuori luogo Elia riuscì a osservare il suo riflesso sullo specchio d'acqua di una fontana. Il vestito blu di Abbi le stava a pennello, poteva dirsi carina? Probabilmente si, non era certo per l'abito che si sarebbe detta un'intrusa. Era la sua espressione a tradirla. Niente anestesie, la sua mente quel giorno sembrava stranamente sveglia o quantomeno lo era abbastanza per toglierle il solito sorriso dalla faccia e donarle un'espressione piena d'ansia. CHe avrebbe fatto adesso? Non voleva disturbare Abbi nelle sue faccende, ma cosa doveva fare lei? Era brava a socializzare, una volta. Non avrebbe avuto problemi a trovare qualcuno con cui chiaccherare. Certo però, non poteva fermare qualcuno a caso e chiedergli "dello sposo o della sposa?", dopotutto se avessero fatto quella stessa domanda a lei, lei non avrebbe saputo cosa rispondere. Nessuno?
    L'illuminazione si presentò improvvisamente sotto i suoi occhi come un gruppetto di volti conosciuti. Erano i suoi compagni di dormitorio ovviamente, che ( ovviamente ) si conoscevano tutti ed erano venuti insieme. C'era quella bella ragazza dal nome particolare che Elia ricordava come "Jer" e l'altra con quel fantastico colore di capelli. Elia aveva sempre amato i capelli ramati erano così... fiabeschi? Le ricordavano le storie di principesse elfiche le raccontavano i suoi genitori da piccolina. Freya, si chiamava, giusto? E poi l'altro ragazzo, Thod? Thad? Elia si maledì per non aver passato più tempo con loro, ma d'altronde aveva dei problemi nell'inserirsi in un gruppo già così ben formato. << Hey, ciao!>> Disse loro avvicinandosi lentamente con un gran sorriso sul volto. Le sfuggì la rossa che lasciava cadere la polverina bianca nel drink, non aveva un occhio troppo attento per queste cose, altrimenti probabilmente sarebbe ancora con la sua famiglia. << Ma hai un vestito meraviglioso! >> Esclamò rivolta a Jericho, osservando lo stile particolare della ragazza con entusiasmo. << E amo i tuoi capelli, avrei tanto voluto un colore come il tuo >> Questa volta il complimento era per Freya. Elia era sincera, come sempre non riusciva a mentire su quelle piccolezze. << Vi disturbo? Sono contenta di avervi trovate, tutti questi sconosciuti mi disorientano >> Okay, quella figliola era probabilmente l'emblema della ragazza insicura e sfigata, si spera nella pietà degli altri per un un bullizzamento moderato.

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    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    Da noia a Freya e Jericho perchè è sfigata e non sa che fare ç__ç
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    Elia Skeoch *^*
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    Oddei sono capitata qui per caso ma ora mi metto a spulciare *^* il set di Hope è bellissimo!
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    « CON LA ICEQUEEN AL CIMITERO, MATRIMONIO EVENTO VERO #WAT »

    Elia era raggiante, felice come non era da molto tempo, quel giorno non era uno dei tanti 25 Settembre, era il giorno in cui avrebbe effettivamente potuto lasciare il castello e vedere dell'altro, il mondo vero oltre quella mura. Un breve viaggio all'insegna di un evento importante come un matrimonio. Elia doveva essere sveglia, non poteva lasciarsi sopraffare dai suoi demoni bianchi, voleva vivere a pieno quell'esperienza. E poi si era vista allo specchio e per una volta non era rimasta spaventata dal suo aspetto. Non erano i capelli bianchi, la pelle pallida o i graffi sulle braccia a catturare la sua attenzione. Era il vestito, un abito che per quanto semplice potesse essere, era comunque carino, pulito ed elegante. Elia non indossava un indumento del genere da anni ormai e sebbene non fosse completamente cosciente, ora che vedeva la sua figura magra avvolta da quei tessuti così eleganti e femminili intuiva vagamente il lasso di tempo passato dall'ultima volta e quanto fosse cambiata nel frattempo. I suoi capelli candidi erano agghindati con due trecce sobrie a torciglione che si univano dietro la nuca. Sembravano sparite le occhiaie, la stanchezza ed era ricomparso il sorriso. Tutto ciò non sembrava quasi vero ad Elia e il blu le stava benissimo!
    Ma la cosa più bella non era la festa, non era l'abito e non erano i capelli... per una volta Elia sapeva cosa doveva fare, con chi si doveva trovare. Non era un vagare casuale, un incrociare un qualche sconosciuto con cui avrebbe interagito per massimo un paio d'ore prima di scomparire e lasciare che il suo viso scomparisse nell'oblio. Abbi le aveva chiesto di accompagnarla e le aveva anche trovato un vestito e Elia si sarebbe impegnata per non rovinare nulla. Non poteva far altro che guardare la sua figura e complimentarsi con lei, perchè quella bellezza che per così tanto tempo aveva perso, le apparteneva, era merito suo.
    Elia entrò nell'auto di Abbi sedendosi accanto a lei con il sorriso già dipinto sul volto. << E' perfetto, grazie! >> Esclamò in riferimento all'abito. Elia si lasciò sfuggire un sorriso osservando il semplice tubino nero che indossava lei. Le stava bene, anche se probabilmente avrebbe potuto scegliere qualcosa di più particolare o colorato, in qualche modo quell'abito la rappresentava.
    Abbi passò quasi tutto il viaggio in silenzio, non era una tipa molto loquace, ma ad Elia non aveva mai dato fastidio, per quante ne dicesse, per quanto si comportasse in modo scortese, alla fine le aveva trovato un bellissimo vestito e la stava accompagnando ad un matrimonio. Abbi la lasciava parlare, senza schernirla e senza interromperla e ad Elia non interessava se in realtà la sua attenzione era in realtà rivolta ad altro. Come al solito la giovane babbana cominciò a parlare, del più e del meno, di cose importanti, di frivolezze. Lasciava che la voce la guidasse verso nuovi argomenti, inebriata dalla tranquillità che non era solita respirare in quegli ultimi anni. Niente voci strane nella sua testa, il tatuaggio era sempre lì sulla sua schiena, ma non si faceva notare. Elia osservò il paesaggio londinese scorrere, dal finestrino. "Casa" una piccola parola nella sua testa, Elie riconosceva la sua città, aveva camminato per alcune di quelle vie, ma sembrava quasi una vita fa. Ancora una volta il 25 Settembre 2014 in quel momento pareva una data fin troppo lontana. << Abitavo da queste parti >> Si fece sfuggire Elia quando intravide, in lontananza, il supermercato dove sua madre era solita andare a fare la spesa. << Forse la mia famiglia mi aspetta >> Stava per dire "per pranzo", ma poi si bloccò. No, non doveva lasciarsi rovinare la giornata da vecchi ricordi, nè addormentarsi sotto suggerimento dei suoi demoni bianchi.
    Alla fine arrivarono al luogo dove si sarebbe tenuto il matrimonio. Elia scese dalla macchina felice e si incamminò con Abbi verso la collina. Quando i suoi occhi si posarono sulla location, un lungo brivido attraversò la schiena della giovane ragazza. Quella villa, aveva un che di terribilmente sinistro, non sembrava un posto adatto per celebrare l'amore e la felicità. Elia sapeva, ricordava vagamente delle voci, qualcuno le aveva parlato di una villa stregata come quella, una villa dove la gente non si avvicinava. Elia esitò, ma poi venne trascinata via da Abbi e non poteè far altro che seguirla. Ben presto cominciò a non fare più caso a quell'atmosfera tetra. Anche Abbi doveva averla notata, ascoltando le sue parole pareva piuttosto chiaro. << Non sei mai stata ad un matrimonio?>> Chiese stupita Elia. << L'entrata della sposa è la parte più bella >> Asserì mentre prendeva il suo posto accanto ad Abbi su una delle panche. E ovviamente Elia aveva ragione, la sposa era fantastica. La giovane non conosceva la coppia, però non potè che essere entusiasta per loro. La donna era accompagnata da un giovane, entrambi avevano i capelli ramati. << Sono parenti?>> Chiese Elia in un sussurro ad Abbi, mentre li osservava avanzare eleganti e meravigliosi. Ancora non poteva credere di essere la spettatrice di un evento così bello. Non le sembrava vero.
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    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    Nome PG:
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    [URL=http://oblivion.hp.gdr.forumcommunity.net/?t=59026301]Elia Skeoch[/URL]

    Età: 26 anni
    Tipo di Esperimento: Defective muggle
    Dichiarato? :
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    Confermo la prenotazione del lavoro Toruratore di Hogwarts
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    ■Personaggio :
    HTML
    [URL=http://]Elia Skeoch[/URL]

    ■Razza: Defective muggle - telepatia
    ■Special: /
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    HTML
    [URL=http://oblivion.hp.gdr.forumcommunity.net/?t=59026301]ELIA SKEOCH[/URL]
    NEUTRALE
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    [size=0.5]&#8362; [/size][color=#EC8FCC]Tuppence Middleton[/color]: Elia Skeoch [URL=http://oblivion.hp.gdr.forumcommunity.net/?t=59026301][color=#E48B4F]scheda pg[/color][/URL]


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    Edited by .indigo. - 14/9/2016, 12:09
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    Elia Skeoch
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    Un tempo Elia avrebbe risposto alla rudezza di Abigail con qualche frase ad effetto e un po' di sano scherzo. Non aveva mai avuto problemi a rapportarsi con chiunque, in realtà le era sempre riuscito parecchio bene essere una ragazza che piace alla gente. Sapeva stare al gioco e non disprezzava nessuno che non fosse un qualche strano psicopatico pluriomicida, era gentile quando occorreva, ma non era la sua principale caratteristica. Un tempo. Era l'altruismo che la differenziava e non la gentilezza, anche se non sembra sono due cose molto diverse. La gentilezza è una pura formalità, rappresenta le classiche buone maniere apprese nel corso della vita. L'altruismo esula dalle buone maniere e tutte queste sciocchezze... l'altruismo è effettivo interesse per l'altro a prescindere dal come ci si rapporta e l'esperienza nei laboratori ha fatto si che Elia perdesse gran parte di questo altruismo che la caratterizzava. Non era svanito del tutto, semplicemente lo riservava a poche persone. Per quanto riguarda gli altri si rapportava sempre in modo gentile, ma a conti fatti non le importava poi molto di quello che facevano o succedeva loro. Elia non si stupiva dei modi rudi e ben poco femminili o aggraziati di Abbi, forse per abitudine, forse per indole, Elia li aveva accettati nel momento in cui aveva deciso che Abbi le piaceva, che pensava fosse una persona che avrebbe rivisto volentieri. Non si sentiva offesa da questi, anzi, a volte capitava che si risvegliasse ammirata e incuriosita. La giovane Skeoch non si ricordava di quello che le era accaduto nei laboratori, non era cosciente del cambiamento che le era stato apportato eppure sentiva che c'era qualcosa di assolutamente sbagliato nel cercare di modificare i modi e gli atteggiamenti altrui. Guardava sempre il bicchiere mezzo pieno, concentrandosi sui pregi e talvolta ( erroneamente ) ignorando i difetti. Forse si comportava in quel modo perchè sperava di essere amata in un mondo di sconosciuti, ma sicuramente c'era qualcosa di più vero e genuino che un semplice tornaconto.
    Ad Elia non interessava che Abbi avesse girato a vuoto prima di venire da lei, nè che ci fosse giunta per caso senza una valida motivazione. Non la faceva sentire sconfitta o meno voluta, per lei il semplice fatto che Abbi, in quel preciso momento, fosse lì con lei era una vittoria. Elia si mise a sedere su quel letto più simile ad una brandina appoggiando la schiena al muro e portando le ginocchia al petto. "Tra poco" aveva detto, quindi tra poco avrebbe effettivamente compiuto gli anni. Quella notizia la stupì un attimo, cercando di pensare a quanti anni effettivamente compiva. Sedici? Diciassette? Non di più. Quanto tempo era stata lontana da casa? Aveva dei vuoti di memoria piuttosto lunghi in realtà, punteggiati da piccoli flashback che sembravano più sogni a malapena ricordati che altro. Ora che ci pensava non riusciva nemmeno a ricordare come ci fosse finita in quel posto, in quello strano college. Tutti i dubbi e le domande più lecite svanirono quando Abbi riprese a parlare. «matrimonio. C'è un dannato matrimonio e ho un invito... ho anche un vestito -rubato- e l'intenzione di andarci. Fino ad oggi, per lo meno» Elia si sentì subito immensamente contenta per lui, i matrimoni le piacevano da sempre. Non sono per tutta quella storia dell'amore eterno e la celebrazione dei sentimenti ( anche se in parte si sentiva affascinata anche da tutto ciò), fondamentalmente si trattava di feste eleganti e Elia amava le feste. Cibo e bevande gratis, tante persone... tutto ciò esulava di certo dalla noia del quotidiano ed Elia non poteva fare altro se non apprezzare. «accompagnami. Mal che vada troverai facilmente qualcuno che ti riaccompagni.»
    E a quel punto Elia fu veramente felice. Era una fortuna che Abbi l'avesse trovata in uno stato di lucidità mentale che durante il pieno giorno le mancava. Perchè era come per la festa in piscina de Ilvermony, si risvegliava quella vecchia parte di Elia che amava socializzare e amava le feste senza che però prendessero il sopravvento tutte le sofferenze passate nei laboratori. Le faceva bene, era come una medicina dal potentissimo effetto, più potente di qualsiasi magia. Allora Elia prendeva lentamente coscienza del mondo senza esserne spaventata. Gli occhi già le brillavano per la gioia e in più il fatto che Abbi lo avesse chiesto a lei, proprio a lei, la rendeva come una bambina felice che scartava piena di curiosità tutti i suoi regali natalizi. Un fantastico, improvvisato Natale. << Si volentieri!>> Disse con la voce piena di entusiasmo. Non sapeva chi si sposava, non sapeva dove e non sapeva chi avrebbe partecipato, ma tanto non aveva importanza: non conosceva poi tanta gente. Elia si guardò attorno analizzando la sua piccola stanzetta buia illuminata solo da una piccola finestrella che dava sull'oscurità della foresta proibita. Dire che era ammobiliata sarebbe stata una bugia. Oltre alla sua brandina si poteva contare la sedia in legno su cui era seduta Abbi, un piccolo tavolino un po' mangiucchiato dalle tarme e una cassettiera contente qualche maglietta e due paia di Jeans smessi. Magliette e Jeans, ecco il suo intero guardaroba, con l'extra di maglioni extra-large per l'inverno. Quando si dice il disagio. << Però non credo di avere un vestito adatto >> Disse in riferimento al pessimo guardaroba che veniva riservato ai babbani che vivevano dentro le mura di Hogwarts.
    Il giorno in cui era sparita, Elia era vestita a festa. Era il suo compleanno, il 25 Settembre 2014 e indossava una morbida camicetta nera che scivolava dentro una gonna a ruota dalla fantasia color porpora a vita alta, sotto calze nere e calzettoni di lana che uscivano dagli stivaletti e arrivavano fino al ginocchio e sopra la camicetta una leggera giacchetta dai colori neutri per prevenire il freddo delle sere autunnali, per completare il tutto indossava una collana in argento con un disegno molto fine. Se li avesse avuti avrebbe potuto ricavare qualcosa di decente con quei suoi vecchi vestiti, ma quando le avevano assegnato la "divisa" da paziente dei laboratori, le avevano tolto tutto e Elia non aveva più rivisto i suoi effetti. Le rimanevano solamente i vecchi stivaletti. Una volta erano di un bel verde bosco, ora apparivano scoloriti e rovinati. << Sai non credo che ci passino gli abiti da festa qui...>> Asserì in riferimento a quanto il resto del mondo sembrava disprezzarla. In realtà alcuni degli abitanti del Different Lodge sembravano essere messi decisamente meglio di lei, forse avevano parenti che se ne preoccupassero o forse avevano conosciuto qualcuno o ancora, forse non erano esattamente come Elia. Si sentiva molto sola in realtà, anche in quel posto. << Chi si sposa?>> Chiese improvvisamente cambiando argomento. Dopotutto sarebbe stato scortese presentarsi ad un matrimonio senza sapere chi fossero i festeggiati. Elia non aveva una grande cultura di quel posto, però aveva capito che c'erano persone più importanti di altre e lei non voleva assolutamente infastidire nessuno, ci teneva a non peggiorare la sua condizione. In verità non vedeva l'ora di andarsene e riacquistare la sua libertà. Ma come fare? Non poteva contare su nessuno, se anche avesse provato a scappare l'avrebbero presa in poco tempo e Elia aveva sentito brutte storie. Se solo qualcuno l'avesse realmente supportata, lei se ne sarebbe già andata.

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  12. .
    Nick prima utenza + link .indigo.
    Nick nuova utenza + link: .Aphrodisiac.
    Link alla presentazione: Propongo di abolire i titoli
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    Scheda ULTIMO pg creato: Elia Skeoch
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    Elia aveva un grosso problema con l'arrivo della sera, più il sole calava più la sua mente aveva il brutto vizio di risvegliarsi. Ecco perchè con il calare delle tenebre era più facile vedere la ragazza dai capelli bianchi assorta in un'aura nostalgica o palesemente confusa. Malgrado quello che si poteva pensare, mantenere l'anestesia al mondo esterno era più faticoso di quanto appariva. Insomma, in una normale giornata di routine Elia poteva benissimo andarsene in giro trasformando elaborati incantesimi in azioni quotidiane del mondo babbano e un'enorme scuola di magia in un museo di storia medievale con riproduzioni al suo interno, ma nemmeno lei si rendeva effettivamente conto di quanta energia le servisse per fingere. Verso le sette del pomeriggio, però, l'anestesia e il bel sogno cominciavano a svanire, le torri del castello apparivano troppo alte e troppo abitate, l'aria fresca e uggiosa di Settembre se ne andava, lasciando spazio ad un clima ben più primaverile e tutto ciò che le rimaneva era la rassegnazione di essere irrimediabilmente lontana da casa. Lontana e circondata da sconosciuti.
    A quel punto alla ragazza non rimaneva che una sola opzione per evitare il contatto con ogni forma di stranezza che respirava dentro quelle mura: rinchiudersi nella sua camera nel Different Lodge e attendere che fosse mattina. La mattina portava sempre belle notizie, l'importante era non dormire troppo o il rischio di incubi cresceva esponenzialmente. Che poi più che incubi erano flashback, ma questo non era certo importante. In quei momenti ad Elia veniva voglia di tirare fuori tutti i suoi più vecchi hobby. Si ricordava del suo tatuaggio sulla schiena e delle serate passate a osservare le stelle con suo padre, su nella veranda del suo piccolo appartamento londinese. Quanto le piaceva osservare le stelle! Così tante, così infinite... Quando si era fatta tatuare il suo tema natale dietro la schiena, l'aveva giustificato alle sue amiche e alla sua famiglia con le seguenti parole: - E' qualcosa di molto personale... Secondo l'astrologia in questi disegni c'è racchiusa tutta la mia vita, tutta la mia personalità, tutto il mio passato e tutto il mio futuro - E ci credeva davvero, o meglio, non all'astrologia in sè per sè ( anche se la affascinava tantissimo ) quanto più ad un disegno di destino incognito e prestabilito. Forse era per questo che le risultava tanto difficile accettare che lei dovesse vivere quella vita che non le apparteneva più. Era stata del segno della Bilancia, ascendente acquario e ora si trovava come Elia, la ragazza " un po' fuori di testa", ma ovviamente lei non lo sapeva. Insomma, non si è mai visto uno "un po' fuori di testa " rendersi conto di essere tale ed Elia non faceva eccezione.
    Le lezioni le viveva in un mondo che aveva un che di onirico, come se tutti quegli scenari assurdi li stesse solamente sognando. Una volta le avevano detto che aveva un potere e che doveva imparare a controllarlo. Okay, in realtà glielo avevano detto ben più di una volta, ma Elia aveva prontamente rimosso. Tutto quel che le era arrivato era un discorso motivazionale della serie " devi imparare a sfruttare le tua capacità, abbi fiducia in te stessa ". A quel punto se la sua compagna di corso non avesse alzato davanti a tutti i presenti un muro di fuoco, probabilmente lei si sarebbe messa a cantare. Aveva una bella voce, Elia, dolce e gentile e il canto era una delle sue doti naturali. Non si doveva sforzare per azzeccare qualche nota e addolcire gli animi. Poi c'erano le lezioni di scherma che lei davvero non riusciva a capire... perchè mai si ritrovava con una spada in mano? Che se ne faceva? Lei non si era mai iscritta a nessun corso del genere. Eppure insistevano che partecipasse e lei non avrebbe mai osato contraddire nessuno così si era fatta forza e aveva affrontato l'avversario. Non andava mai troppo bene, in realtà. La forza fisica mancava spesso ad Elia e il suo buon cuore aveva paura di ferire chiunque, anche per sola finzione. In quei momenti la sua testa si riempiva di voci che la offendevano, che la ridicolizzavano. "I demoni neri", così li chiamava lei. Tutte le volte che lei cercava di fare del bene, questi venivano a farle visita. Capiva che c'era una differenza sostanziale fra lei e gli altri ragazzi, ma non capiva quale. Perdeva sempre, in ogni caso. Così aveva conosciuto Abigail, le dava ripetizioni di scherma. Elia non era sicura di volerle, non si sentiva a suo agio con la spada in mano, però era fin troppo sola ad Hogwarts per rifiutare la compagnia di chiunque e alla fine era capitato che i due legassero in un qualche strano contorto modo. Difficile da definire un legame del genere, non era amicizia, questo era chiaro. Forse era una questione un po' unilaterale, Elia si era affezionata all'altra giovane, non importava come si comportasse, lei pendeva dalle sue labbra.
    Se ne stava stesa sul letto quando sentì entrare qualcuno, forse Jericho una delle altre ragazze che vivevano in quel posto. Elia la ignorò, non sapeva mai cosa dire agli altri ragazzi che vivevano in quel posto, anche solo rivolgere loro un sorriso le risultava difficile e lei aveva una naturale predisposizione nei confronti del buon vicinato e dei rapporti gentili con gli altri. Si cambiò velocemente la maglietta, indossandone una blu sgualcita e rovinata in più punti. Non aveva dei bei vestiti Elia, tutti quelli presenti degli armadi del Different Lodge venivano dalla scuola, abiti smessi dagli altri studenti immaginava lei. Quando riprendeva lucidità spesso si chiedeva quale fosse la reale differenza tra lei e i ragazzi che abitavano nel bel castello, aveva intuito che si trattava di una specie di college, ma non si ricordava di aver mai fatto richiesta di entrare. E poi non era un po' giovane per il college? Nell suo bel sogno Elia immaginava di essere riuscita a superare gli esami di ammissione con il minimo e quindi, per questo a lei toccavano gli alloggi più brutti.
    «ti disturbo? Beh, in ogni caso- buon non-compleanno a te» Elia si voltò velocemente al suono di quelle parole, ritrovandosi di fronte Abbi. Sorrise radiosa come al solito, era sempre contenta di vederla se aveva voglia di farle visita. «e se dovesse essere in realtà il tuo compleanno, cancella il non ma scordati il regalo.» Solo in quel momento captò il vero significato delle parole della giovane donna. " Che giorno è? " Si chiese realizzando solo in quel momento che non lo sapeva. C'erano mattine in cui si svegliava convinta che fosse il 25 Settembre 2014, il giorno in cui era stata rapita e portata nei laboratori. Fortunatamente Elia era abbastanza razionale al momento, altrimenti avrebbe accettato felice gli auguri di Abbi, considerando che il 25 Settembre era anche il giorno del suo compleanno.
    << Il mio compleanno è il 25 Settembre... >> Bofonchiò leggermente confusa assottigliando il tono della voce. Quelle parole non erano altro che un'ulteriore conferma che il tempo passava e lei se lo stava perdendo. << Ma grazie mille ugualmente! >> Esclamò con il suo solito tono gentile e radioso, come se non avesse ascoltato il tono di puro menefreghismo che accompagnava le parole di Abbi, un semplice modo per introdursi nei suoi spazi. << Oh, siediti pure dove vuoi! Sono contenta che tu sia venuta a farmi visita >> Disse con l'innocenza di una bambina. Elia dopo i laboratori aveva preso il vizio di esternare tutti i suoi sentimenti più felici senza alcun imbarazzo. Il punto era che "il dove vuoi" comprendeva la vasta scelta di una piccola sedia in legno e il letto di Elia, nient'altro. << Devo venire a fare altre ripetizioni?>> Chiese senza lasciar trapelare il disagio che provava durante le ore di scherma, se c'era Abbi si poteva anche fare. << Va tutto bene? Posso fare qualcosa per te? >> Elia ci teneva per fare il possibile per le poche persone con cui passava il tempo. Che fossero Thea o Eleanor o Abbi, a meno che Elia non fosse sotto minaccia avrebbe fatto qualunque cosa per aiutarle come più poteva.

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  14. .
    Ditemi che posso (?)

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    Elia Skeoch
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    Dopo anni passati ad osservare i volti di perfetti sconosciuti, fingendo con se stessa che tutto fosse normale, che non ci fosse niente di insolito, l'aver ritrovato Eleanor e Thea aveva come destato Elia dal suo bellissimo sogno. Non che ora fosse totalmente cosciente, ecco, tuttavia ora poteva effettivamente notare che era immersa in un mondo di estranei, un mondo sconosciuto. Sebbene in realtà il suo modo di comportarsi restò invariato, nei giorni a seguire della festa, qualcosa era cambiato in Elia. Lei, che mai si era sentita spaesata circondata da chiasso e rumori e risate di gente sconosciuta, quando Eleanor e Thea si erano separate da lei per raggiungere le rispettive squadre, Elia si era sentita finalmente persa, aveva sentito tutte quelle sensazioni sbagliate da cui aveva avuto cura ad anestetizzarsi. E così aveva finito per passare la festa quasi impietrita, ferma e immobile, mentre le sue amiche si erano divertite probabilmente molto più di quanto non si sarebbero aspettate. In realtà, in fin dei conti, Elia era anche contenta per loro... l'aveva sempre fatta sentire bene vedere la gente a cui teneva essere felice. In realtà questo discorso valeva per tutti, la babbana e il suo altruismo natio avevano quello strano istinto di voler aiutare chiunque. Adesso sembrava quasi che girare per la scuola avesse un criterio. E così eccoci ad un nuovo 25 Settembre, solo che questa volta non era più tanto difficile fingere che fosse realmente così, probabilmente perchè Settembre era evidentemente alle porte e il caldo asfissiante aveva lasciato spazio a temperature più miti. Presto ad Hogwarts sarebbero ricominciate le lezioni e Elia, ancora una volta, uscì dagli appartamenti degli esperimenti alla ricerca della strada di casa. Era routine, ormai. Forse persino lei sapeva che dopo una mezzoretta di vagare a vuoto avrebbe incontrato qualcuno di interessante o qualcuno che le avrebbe fatto domande e la sua ricerca si sarebbe interrotta, distratta da qualcosa di più importante. Ma c'è effettivamente qualcosa di più importante che tornare a casa? A mente fredda Elia vi avrebbe risposto di no, ma ora le sue facoltà di ragionare sono piuttosto ridotte. Per cui probabilmente avrebbe finito per farsi bullizzare da qualche stronzetto presuntuoso di turno senza dire una parola. Elia non conosceva il significato della parola "umiliazione", sotto minaccia avrebbe fatto qualsiasi cosa e forse ne era addirittura cosciente. Forse, sotto minaccia, avrebbe addirittura tradito Eleanor o Thea o Delilah, l'unica persona che si era veramente presa cura di lei, l'unica che lei ricordasse sul serio. Tutti gli altri non erano che un mucchio di ombre che andavano a mischiarsi con i suoi demoni, neri o bianchi che fossero. Non c'erano vie di mezzo per Elia, tutto era nero o bianco, felice o triste, bello o brutto, buono o cattivo. Era necessario un equilibrio, questo lo capiva... per questo quando la sua anima diventò nera i suoi capelli divennero bianchi. Ancora, quando si guardava allo specchio, la Skeoch fingeva di vedere se stessa nel 25 Settembre dei suoi 14 anni, con i folti capelli color cioccolata e il sorriso sulle labbra e questo la faceva andare avanti. Alla fine, vagando come un fantasma fra quei corridoi ebbe la terribile sfortuna di incrociare un gruppo di studenti non proprio ben disposto verso gli esperimenti. Elia, ignara come al solito del problema sorrise loro con il suo solito fare molto dolce senza sapere che forse l'opzione migliore era camminare a dritto e a testa bassa, cercando di farsi notare il meno possibile. Tuttavia era abbastanza difficile non essere notata, l'aura di Elia strillava "esperimento" a pieni polmoni, insieme alle sue piccole cicatrici e carnagione pallida che ben si intonava al colorito ebano dei suoi capelli. E poi non portava la divisa di Hogwarts, non teneva con sè uno dei quattro colori delle case della scuola, anche se probabilmente sarebbe stata un'ottima tassorosso. << Guardate la sfigata! >> Disse un ragazzo alto con ricci biondi e carnagione abbronzata, sembrava essere appena tornato dalle Hawaii . La telepatia che Elia non sapeva di avere le fece arrivare un sacco di voci alla testa, voci che lei attribuiva in modo casuale ai ragazzi in piedi davanti a lei. " Feccia - povera ragazza - ora ci divertiamo - sembra una stracciona - stupida babbana - non capisce nemmeno cosa la aspetta " Queste frasi e molte altre, eppure Elia mantenne il sorriso sul volto ignara di quello che la aspettava. Volarono incantesimi, ovviamente, ma Elia non li vide. Sentì i graffi, i pugni e li schiaffi, ma le bacchette magiche non esistevano. Solamente in quei momenti la sua coscienza si risvegliava e lei poteva capire che da anni ormai era lontana da casa, solo ora poteva rendersi conto di tutto quello che le era stato ingiustamente fatto. Sapeva che doveva chiedere aiuto a Eleanor e Thea, loro la avrebbero ascoltata. Quando il gruppo ebbe finito ad Elia colava il sangue dal naso, la sua maglietta era sgualcita e si sentiva tutte le ossa doloranti, ma tempo tre minuti e tutto tornò ad assopirsi nel suo bellissimo sogno. Quando arrivò ai cortili si sentiva particolarmente in vena di socializzare, forse il suo inconscio stava tentando di porre rimedio ai fatti di qualche minuto prima. Vide una ragazzina molto carina dai capelli castani che le ricordavano tanto i suoi. Stava giocando con dei fogli di carta? Elia non lo capiva, molti fogli accartocciati la circondavano e la ragazzina sembrava avere un'aria avvilita, quasi sconfitta. Elia si sentì dispiaciuta per lei, non le piaceva vedere le persone tristi. Chissà, forse avrebbe potuto aiutarla in qualche modo! Sul viso il suo solito dolce sorriso e si avvicinò a lei con passo tranquillo. << Ciao >> La salutò come se vederla fosse la cosa migliore che le fosse capitata in giornata ( e probabilmente lo era ) << Io sono Elia >> Disse presentandosi non curante dei vestiti rovinati, dei capelli sfatti e del rivolo di sangue che le usciva dal naso. << Ti serve un aiuto? >> Chiese, con la sua positività e il suo altruismo che la spingevano sovente a cercare di aiutare gli altri. Chissà, forse inconsciamente si aspettava che gli altri si sarebbero comportati allo stesso modo con lei, eppure di risultati ancora non ne aveva visti.
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