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    16 years old | defective muggle | telepatic v
    Her hair turned white and her soul became black
    Elia muggle Skeoch


    Elia, nella sua breve vita, non era mai stata una persona ritardataria, di questo l'avevano sempre lodata i genitori e i professori, che alle 8.05 in punto si ritrovavano la dolce ragazza dai capelli castani seduta e attenta in seconda fila. Elia non amava i ritardi, ne i ritardatari. Capitava spesso che Maya arrivasse ad un appuntamento con dieci e quindici minuti di ritardo, ma la loro amicizia era così forte che Elia riusciva a passare sopra a tutto. Dal canto suo faceva di tutto per presentarsi estremamente puntuale, come da routine calcolava il tempo necessario per ogni cosa: per prepararsi, per vestirsi e pure il tempo necessario a scendere tutti e quarantotto i gradini che dal suo appartamento l'avrebbero condotta in strada. Suo fratello Kyle spesso la prendeva in giro, deridendola per il suo eccessivo zelo che spesso definiva "svizzero" in quanto a precisione. Ma Elia aveva la risposta pronta, perchè erano tante le vole che aveva sentito quei discorsi e altrettante in cui lei aveva risposto " Se abbiamo deciso di incontrarci a quell'ora, è perchè deve essere a quell'ora, non prima e non dopo " E così con il sorriso dipinto sul volto scendeva in strada pronta per la sua avventura giornaliera. E' sempre stata una ragazza affidabile, Elia, i suoi genitori sapevano sempre cosa faceva e con chi era e lei non gli nascondeva nulla. Forse è per questo che erano tanto inclini al permettere di fare qualunque cosa. Sapevano che la loro piccola sarebbe sempre tornata a casa in orario. A quanto pare, però, dovevano essersi sbagliati... perchè nella prima volta in vita sua, Elia era in ritardo. Da quant'è che l'aspettavano? Un quarto d'ora? Venti minuti? "Forse anche trenta" Si disse Elia camminando leggiadra per i lunghi corridoi del castello di Hogwarts. "Dovrei avvisarli che ho già pranzato... ah, se non avessi perso il mio cellulare!" Pensò la ragazza fantasticando su quel che avrebbe trovato a casa. Elia era quasi sicura che sua madre le avrebbe preparato un dolce per festeggiare i suoi quindici anni in famiglia. Al cioccolato e con strati di panna e pasta sfoglia, esattamente come piaceva lei. Tempo addietro aveva intuito il regalo che le avrebbero fatto Jared e Kyle e non vedeva l'ora che i suoi fratelli glielo consegnassero. Li aveva uditi mentre ne parlavano con il padre, Elia aveva capito che aveva a che fare con l'astronomia... forse una mappa delle stelle! O forse era un nuovo binocolo potenziato. Elia non era sicura di meritarsi quei bei regali, specialmente considerando che di anni, ne aveva appena compiuti solo quindici. Non era certo una data importante come i sedici o i diciotto! E poi a facevano sentire in colpa, perchè lei avrebbe tanto voluto ricambiare con dei doni ancora più belli, ma sfortunatamente non aveva troppi soldi. "Devo andare a casa prima che i miei si preoccupino" pensò nuovamente Elia, affacciandosi alle grandi arcate che fungevano da finestre, osservando i ragazzi passeggiare nei cortili vestiti con canottiere e pantaloncini per non soffrire il caldo. Dal canto suo, Elia indossava una camicia a quadri a maniche lunghe e nella borsa portava una felpa, perchè era autunno e non si poteva mai sapere se avesse cominciato a piovere da un momento all'altro. Sono tante le cose che sfuggono ad Elia... il susseguirsi delle giornate, gli eventi che avvengono e svaniscono nella sua mente. Il desiderio di riabbracciare i propri cari era così forte che le faceva letteralmente dimenticare tutto il resto. E ormai erano quasi due anni che mancava da casa, Un anno e dieci mesi di ritardo pesavano sulle spalle della giovane ragazza, ma nessuno l'avrebbe rimproverata o sarebbe corsa ad abbracciarla quando sarebbe tornata. Perchè tutti i suoi amici, i suoi familiari e le persone che conosceva appena, anche solo di vista avevano subito l'effetto dell'incantesimo Oblivion. Nessuno sapeva chi fosse, nessuno tranne Delilah, quella giovane donna che si era occupata di lei dopo tanto che non lo faceva nessuno. Elia aveva ricordi vaghi a riguardo, ma almeno li aveva, Era una nuova insegnante della sua scuola? Non era troppo sicura.
    Non era sempre così, certo, c'erano i momenti in cui lei ricordava e prendeva coscienza di quel che le era veramente successo in quell'enorme lasso di tempo in cui era mancata da casa. Ma quei momenti scanditi dal riflesso del suo viso contornato da corti capelli bianchi e dalle lunghe cicatrici che le percorrevano la schiena erano per Elia così tanto dolorosi che preferiva la completa incoscienza. Preferiva abbandonarsi a quegli attimi in cui non comprendeva nulla del mondo in cui si era ritrovata catapultata senza che nessuno le avesse chiesto il permesso. "Perchè a me?" Questo era solita chiedersi Elia quando ripensava al suo rapimento. "Perchè fra decine di invitati avevano rapito proprio la festeggiata? " Se fosse stata una scelta casuale o dettata da qualche strano criterio Elia non lo sapeva. In ogni caso avevano preso la ragazza sbagliata, perchè lei non era stata tanto forte o tanto fortunata da uscirne con l'integrità di altri prigionieri. Ma tanto questo Elia non lo sapeva, poichè un pazzo non si rende conto di essere tale e i demoni che infestavano la sua giornata erano tanto buoni... non le volevano fare del male, anzi! Cercavano di esaudire ogni suo desiderio. Talvolta affacciandosi dalle finestre, Elia poteva vedere giardini bellissimi decorati con statue di marmo, poteva osservare ragazzi e ragazze vestiti con splenditi abiti di seta colorata e rifiniti da pietre preziose. L'atmosfera in cui viveva quei momenti era onirica, la realtà molto sfumata e l'impossibile si trasformava in possibile. Come se fosse perennemente immersa in uno stato di dormiveglia. L'unica cosa che i suoi demoni sembravano non poterle dare era la sua famiglia, la sua casa. Durante la notte Elia spesso li sognava, ma durante il giorno non li ricordava, poichè i sogni altro non erano che terribili incubi. Se il giorno era infestato da tanti buoni demoni bianchi, di notte, con il sonno, arrivavano quelli neri. E così quando il coprifuoco costringevano Elia a stare nella stanza, sdraiata sul letto, lei lentamente riprendeva consapevolezza e lottava contro la stanchezza per non doversi addormentare. Non erano poche le notti che aveva passato in bianco nella speranza si sfuggire al dolore, ma tanto questo arrivava ugualmente. Come lo yin e yang, malgrado la disfunzionalità c'era un equilibrio nella mente di Elia. Per ogni illusione, per ogni momento di pace e serenità la aspettava un momento di sofferenza e di ricordi.
    Ma torniamo al fattore principale... cosa stava facendo la giovane Elia vestita a quadri in quell'afoso pomeriggio di Luglio? Ovviamente cercava l'uscita, non era la prima volta che la tentava, ne sarebbe stata l'ultima. Dopotutto la maggior parte delle volte in cui Elia si trovava persa in se stessa, covava il grande desiderio di tornare dalla sua famiglia. Non l'aveva mai trovata, l'uscita, ma questo perchè in realtà non l'aveva mai cercata realmente. La giovane ragazza il più delle volte si limitava a girare a caso i corridoi della scuola, svoltando a destra o a sinistra dove il cuore o l'istinto la portavano. E così in maniera del tutto illogica, spesso la si poteva osservare mentre saliva una lunga scalinata a chiocciola, invece di scenderla, come logicamente avrebbe dovuto fare. Anche adesso Elia stava salendo, gradino dopo gradino sulla torre di Astronomia. La torre più alta del castello aveva già attirato diverse volte l'attenzione della giovane Elia. La ragazza inconsciamente ne comprendeva l'utilizzo e la collegava ad una delle sue più grandi passioni: osservare le stelle. La vecchia Elia ci avrebbe messo la firma su una torre tanto alta da sovrastare un intero castello, un posto perfetto dove passare intere notti con nient'altro che una volta celeste tutta da scoprire sopra la sua testa. Elia avrebbe voluto prendere tutti gli strumenti lì presenti e passarci la giornata. "Che bel panorama..." pensò la giovane dai capelli bianchi, mentre si godeva l'altezza. Questa volta non era il suo demone bianco a farle percepire quella bellezza... era qualcosa di reale e la differenza per lei era percettibile. Non avrebbe saputo dire cosa, se i colori più vividi o i suoni meno ovattati, ma quel qualcosa aveva, per qualche momento, liberato Elia dalla prigionia della sua mente. E così lentamente le lacrime cominciarono a uscire dagli occhi di Elia e corsero giù sul viso, lungo le sue guance, mentre la consapevolezza di essere sola e senza alcun aiuto in quel mondo così estraneo si faceva seme più viva.

    "Shhh non piangere, non urlare, va tutto bene stai tranquilla" Chi era? Chi parlava? Era buio, era freddo e aveva fame... Da quanto era rinchiusa la dentro? Elia aveva perso il conto dei giorni da quando era entrata nei laboratori. " Non ti preoccupare, ci sono io, ti darà la forza " Stava già impazzendo? Probabile, non era la prima volta che sentiva quelle strane voci. Erano dentro la sua testa, di questo ne era sicura... eppure erano così vive, sembravano così reali! Sentì la porta aprirsi e con il panico di un animale in gabbia, Elia corse a farsi sempre più piccola nell'angolino della sua cella, sperando che l'oscurità la celasse dalla vista del suo aguzzino. Era terrorizzata, con ancora il braccio coperto di sangue. Se avesse avuto il coraggio probabilmente si sarebbe suicidata. " Non dargliela vinta, sii forte" Di chi era quella voce? Elia non avrebbe saputo dirlo, ma era certa che fosse femminile.

    "Devo essere forte" Si disse la giovane dai capelli bianchi mentre tutti i ricordi arrivavano come una grossa ondata a travolgerla. E poi arrivarono nuovamente le lacrime e i tremolii alle mani, finchè un luminoso raggio di sole le appannò la vista e tutto tornò come prima. Elia si era calmata, si era anestetizzata ora non aveva più nulla da temere dal mondo, bastava che stesse tranquilla e osservasse il panorama. Bastava che seguisse le lezioni, poi magari quando tornerà a casa potrà raccontare ai suoi genitori di tutto quello che ha imparato. Come il saper leggere nella mente. Una grande abilità, quasi "paranormale" si direbbe, peccato che Elia non sappia di averla. Quelle voci... "Sono i miei demoni bianchi, mi vogliono bene"

    - sorry dear, i'm allergic to bullsh*t - code yb ms. atelophobia


    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 8/12/2016, 20:13
     
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0 replies since 31/7/2016, 18:22   205 views
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