Votes given by [bitch]craft

  1. .

    the gloomy tapes, vol. 2
    rebels
    call me karizma
    code by eliandi
    dakota wayne
    24
    healer
    rebel
    Guancia posata sulla mano, osservò Hastings armeggiare sul suo cellulare, lanciando occhiate e pronto a intervenire nel caso Jason pensasse fosse un buon momento per inviare foto compromettenti come richiesta implicita di sbrigarsi a tornare a casa. Non pensava Wren si sarebbe sconvolto, ma preferiva lo stesso le grazie del suo ragazzo fossero solo per lui.
    «Sono sempre molto diretto e schietto riguardo cosa cerco, e le persone lo sanno. Senza impegno, e senza condizioni. C'è a chi sta bene, e a chi no, ed in quel caso preferisco fare un passo indietro e salutare con una stretta di mano e niente più. e poi, li lascio sempre soddisfatti e felici, difficile che serbino rancore.»
    scosse la testa sorridendo leggero. «su quello non ho dubbi» no, davvero. Zero. «mi chiedevo più tu come la gestisci. Dove trovi il confine fra l'amore fra amici e- qualcosa di più, se c'è di mezzo il sesso» un dubbio sincero, a cui già sapeva non avrebbe ricevuto risposta soddisfacente. Alla fine, era un problema dei pg di Arianna e basta se non sapevano distinguere le due cose.
    «non è per tutti, in effetti.» annuì piano. «ma non parlerei di scopamici... piuttosto, scopasconosciuti?»
    «ah, ecco» «non è detto che rimanga in contatto con tutti quanti, ma se succede non c'è nulla di imbarazzante di solito. Né la sensazione di aver gettato le basi per qualcosa di più...» agitò la mano in aria.
    «avevo capito male» come nella vita fuori dal gdr, insomma . la conversazione più reale avuta in role. «credevo cercassi amici da scopare, con il "uno non esclude l'altro"» si strinse nelle spalle «con sconosciuti? slay. Comprensibile»
    (...)
    «tu?
    «Io? oh, l'esatto opposto.» Dakota scoppiò a ridere, portandosi di nuovo l'alcol alle labbra. Si sentiva leggero, la testa a girare ma in modo piacevole. «fortunello»
    «non sono fatto per le relazioni, e non credo che imparerò mai. Le persone mi piacciono, e anche tanto, ma non penso di essere il genere di ragazzo fatto per avere un solo partner per tutta la vita. e credo di attirare solo altri spiriti liberi come me»
    Meglio, avrebbe voluto commentare il Wayne: se non voleva impegnarsi in una relazione monogama, sarebbe stato tragico attirare gente che voleva Wren tutto per sè.
    «non ho avuto relazioni, ma tante esperienze. ma sai cosa? Mi piacerebbe adottare un bimbo, in futuro. Potrei anche non essere un buon partito, fedele o disposto alla monogamia, ma credo che sarei un buon padre»
    ...................ok. ok??? questo lo colpì, tanto che rimase col bicchiere a mezz'aria a fissarlo.
    «vuoi un figlio non che a dakota non piacessero i bambini, o l'idea di prendersi cura di un piccolo bisognoso di aiuto... ma era un impegno enorme, una responsabilità che ti cambiava la vita per sempre. Lui aveva adottato Vin senza battere ciglio, certo, ma era una quindicenne all'epoca, e lui sapeva che in caso di bisogno avrebbe avuto un giro di amici in grado di aiutarlo.
    «ma è ancora presto per fare certi discorsi, siamo giovani, non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro! sono certo che anche per te e Jason le cose prima o poi si stabilizzeranno, e la convivenza verrà da sola, naturale.»
    per un attimo aveva pensato intendesse che anche lui e Jason avrebbero adottato. Sullo stabilizzarsi- «già» non ne aveva idea. Avevano più bisogno di terapia di coppia per imparare a vivere l'uno senza l'altro, quello di certo.
    «e comunque, la monogamia non è l'unico tipo di relazione stabile possibile» si strinse nelle spalle «siamo nel 2023, puoi avere il tipo di relazione più adatto a te - romantico, solo sessuale, non importa... e invece che chiamarlo "tradimento", è un patto in comune» sorrise battendo il bicchiere contro di lui «tu sei un buon partito, Wren. E solo perchè non vuoi limitarti ad innamorarti di una persona persona soltanto, non vuol dire che chiunque non sarebbe fortunato ad averti»
    life is short
    stay awake for it
  2. .
    SLYTHERIN
    V YEAR
    BEN10
    VEGA
    VII YEAR
    LINGUINI
    «Lo sentite anche voi?» mantenne lo sguardo davanti a sé, mentre il comitato d'accoglienza controllava il biglietto e iniziava ad applicarle lo smalto alle unghie. In un primo momento non specificò a cosa si stesse riferendo. Se al vociare sempre più intenso, a testimonianza del fatto che la sala stesse continuando a riempirsi per l'inizio del ballo di fine anno. Oppure ad un brano familiare; il suo preferito, magari, quello che avrebbe richiesto a Balt una volta raggiunta la pista da ballo. O, ancora, al peso di quel clima surreale che aveva scandito l'avvicinarsi dell'evento. O a qualcosa di più futile, come un dialogo imbarazzante tra due studenti alle loro spalle. Si limitò a chiudere gli occhi, inclinare il capo all'indietro e restare in silenzio per una manciata di secondi. «chissà se balt è andato nudo davvero. nudo, e con solo i calzini»
    Ben:
    Gol:
    Probabilmente tutti:



    Spostò lo sguardo sull'amica, che aveva iniziato a fissare il vuoto per avviare un processo di forzata rimozione di quell'immagine, e, grata del fatto che almeno Ficus avesse scelto di cambiare le sue abitudini, concentrò tutta la sua attenzione sulle pieghe formatesi sui suoi vestiti – a tal proposito, aveva optato per un comodo ed elegante pigiabito, per sottolineare il suo status di imprenditrice (wannabe). Poi, dopo essersi ripromessa di evitare la parte nord dei cortili per il tempo necessario a cancellare quei pensieri dalla sua mente, riprese il suo discorso. «Dicevo... profumo di opportunità» scandì bene l'ultima parola, si voltò in direzione di Neffi e le sorrise. Senza aggiungere altro, perché quella considerazione si prestava ad un'infinità di conclusioni differenti. Tutte perfettamente valide. Opportunità di divertirsi, ovviamente, e approfittare di quella parentesi di normalità per non pensare alla guerra che si erano lasciati alle spalle soltanto un mese prima. Di creare nuovi ricordi con i suoi migliori amici – con cui aveva passato tutta la fase di preparazione. Di dichiararsi alla propria crush e poi dare (o meno) la colpa al punch che sicuramente era già stato corretto. Di dormire (non lei, figurarsi), alla festa più importante dell'anno, ed essere considerati perfettamente in tema. Di sfogare un po' di rabbia repressa prendendo qualcuno a cuscinate con più violenza del solito. Ma soprattutto, e quello era in cima alle priorità di Benagol, di ✨ fatturare ✨ (cit).
    Aveva già (sotto)pagato un gruppo di studenti del secondo anno (avrebbe preferito dei primini, ancor più economici, ma non si fidava della loro conoscenza del castello) per garantire un servizio puntale a tutti coloro che le avevano chiesto aiuto: nello specifico, i suoi collaboratori avrebbero tenuto d'occhio il diretto interessato e si sarebbero impegnati a riaccompagnarlo al suo dormitorio una volta raggiunto un tasso alcolemico tale da diventare troppo molesto, rischiare di perdere la dignità o intraprendere un viaggio senza ritorno verso la Foresta Nera. Problemi reali per i quali la Payne era ben felice di trovare una soluzione remunerativa. Aveva pensato anche a tutt* que* fidanzat* che avrebbero avuto bisogno di qualcuno che distraesse *l* rispettiv* compagn*, per appartarsi con una terza persona o vivere un prom parallelo con l'amante. Un business discutibile, certo, al quale aveva rinunciato perché non aveva ancora trovato un nome accattivante, né aveva condotto un'adeguata (per una quindicenne) indagine di mercato per capire se valesse davvero la pena investire così il suo tempo – ci avrebbe pensato per l'anno successivo; intanto, si augurò che ognuno restasse fedele alla sua dolce metà. Per quanto riguardava le altre idee che l'evento avrebbe sicuramente ispirato, aveva portato con sé una di quelle piume magiche, da giornalisti, che si sarebbe autonomamente occupata di prendere appunti.
    «Da cosa vuoi iniziare?»
    BENAGOL PAYNE
    NEFFI LOVELL
    I got a feeling
    That tonight's gonna be a good night
    That tonight's gonna be a good night
    (citazioni pregne di significato)
    GIACOMO LINGUINI
    JEAN BONNET
    I Gotta Feeling
    Black Eyed Peas


    Zona: bancone accoglienza
    Si fa mettere lo smalto e parla con Ben/Mona/Neffi
  3. .
    Passo 1 di 678324 verso la resurrezione forumistica
    ("Alice, ma hai altre mille cose da fare prima" "shhh")
    (e chissà se cambierò idea sui pv, nel frattempo)
    (o se ho cannato qualcosa, tra tag e gif che non si vedono)

    CODICE
    <tr>
      <td colspan="2" style="border-top:3px solid #BDC442;"></td>
      </tr>
     
      <tr>
      <td rowspan="3" width="40%" style="padding:10px" bgcolor="#0c0c0c">[URL=https://blakesgifs.tumblr.com/aj/na/1]<div style="background:url(https://66.media.tumblr.com/2e2b2ad494efd63eb1eaab821a9d394f/tumblr_inline_ppkznuTfpx1rooebp_540.gif) no-repeat center; background-size: cover;width:175px;height:80px;"></div>[/URL]</td>
      <td>pv: Avan Jogia</td>
      </tr>

      <tr>
      <td>profilo: [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?act=Profile&MID=12470230]Python C. Sharp[/URL]</td>
      </tr>
     
      <tr>
      <td>altro: [URL=https://pin.it/3DQPBWZ]pinterest[/URL]</td>
      </tr>


    CODICE
    <tr>
      <td colspan="2" style="border-top:3px solid #BDC442;"></td>
      </tr>
     
      <tr>
      <td rowspan="3" width="40%" style="padding:10px" bgcolor="#0c0c0c">[URL=https://kaceyrps.tumblr.com/antonia]<div style="background:url(https://64.media.tumblr.com/60b08468f75ee24865546bb07ffb4546/5618761e4d78341d-62/s540x810/7e705d2f09429cd2c469f6ccc6343865e4cd31a9.gif) no-repeat center; background-size: cover;width:175px;height:80px;"></div>[/URL]</td>
      <td>pv: Antonia Gentry</td>
      </tr>

      <tr>
      <td>profilo: Benagol Payne</td>
      </tr>
     
      <tr>
      <td>altro: [URL=https://pin.it/79mdNAC]pinterest[/URL]</td>
      </tr>
  4. .
    pepper joni peetzah
    Sometimes I'm beaten
    Sometimes I'm broken
    'Cause sometimes this
    is nothing but smoke


    17 ✧ team cap ✧ hufflepuff
    Is there a secret?
    Is there a code?
    Can we make it better?
    'Cause I'm losing hope
    Tell me when the
    light goes out
    That even in the dark
    we will find a way out

    il tempo era una brutta bestia.
    a volte i minuti sembravano ore, le ore secondi, i giorni si rincorrevano insieme infiniti e troppo brevi. com'era possibile che fossero passati già quasi due mesi? — e perché pesavano come dieci? Einstein ci aveva provato a spiegare un fenomeno altrimenti incomprensibile, teoria della relatività e altri paroloni mistici buttati qua e là per cercare di dare un senso a qualcosa che evidentemente non lo possedeva.
    batté una volta le ciglia, la tassorosso, uscendo per un istante dai propri ragionamenti astratti per ritrovarsi dove un attimo prima non era; aveva camminato spedita senza rendersene conto, il cuore a martellarle nel petto ad una velocità che comunque era niente in confronto a quanto rapidi scorressero i suoi pensieri. joni peetzah era sempre stata brava ad agire prima di pensare, e per lei tutto quel tramestio di ingranaggi prodotto dal suo cervello nel disperato tentativo di trovare una soluzione rappresentava una scomoda novità.
    è che non le era rimasto altro.
    «joni?» non si voltò. sapeva che se l'avesse fatto, gli occhi scuri di Julian e l'espressione preoccupata a piegare le labbra del ragazzo avrebbero causato un cedimento: strutturale, definitivo. tanto si sentiva fragile, arrivata a quel punto — sottile come carta velina tra le mani paffute di un bambino «joni, non dovremmo-» solo allora la tassorosso si rese conto davvero di dove i suoi piedi si fossero fermati, spinti fino a quel momento da pensieri ingarbugliati tra loro: alle sue spalle, nel gelido grigiore di metà dicembre, Hogwarts svettava immobile e silenziosa, fregandosene altamente dei suoi ex studenti che scomparivano nel nulla. davanti a lei, oscura e pesante quanto il cratere a scavarle nel petto, una distesa intricata di alberi neri e contorti «sei tu che non dovresti» del tono ruvido si rese conto solo troppo tardi, quando già le parole avevano abbandonato le labbra sbiancate dal freddo.
    se una parte di joni era dispiaciuta, conscia che Julian non avesse fatto nulla per meritare la sua frustrazione, l'altra meno razionale avrebbe voluto scavare più a fondo, girare il coltello nella ferita finché l'altro non fosse ceduto per primo. si girò comunque verso il ragazzo, senza scostare i capelli ramati dal volto: aveva rinunciato a tagliarli, raccoglierli, pettinarli — a modo loro, quelle lunghe ciocche simili a lingue di fuoco rappresentavano perfettamente come si sentiva dentro. in balia di un caos che non riusciva a spiegarsi né, tanto meno, domare «ti farai bocciare un'altra volta, Bolton. torna a scuola» già mentre parlava, si rese conto con orrore di un pizzico estraneo nel fondo della gola, e si affrettò a richiudere la bocca. quello era solo uno dei tanti motivi per cui joni avrebbe preferito essere da sola: con il proprio senso di impotenza, con la propria rabbia, con quelle lacrime che minacciavano di traboccare da un momento all'altro.
    le odiava. odiava sentirsi soffocare da quel groppo che le ostruiva la trachea, odiava il modo in cui le appannavano la vista. soprattutto, odiava l'idea che qualcun altro potesse vederle, scambiandole per debolezza. perché in quel momento, dove niente di ciò che faceva sembrava avere un senso, l'ultima cosa di cui joni peetzah aveva bisogno era sapere di essere vulnerabile, di possedere un punto debole, di non essere in grado.
    anche se sarebbe stata la verità: le aveva provate tutte, senza ottenere alcun risultato — Mac era scomparso; Hans era scomparso. e rimanevano scomparsi, qualunque cosa lei facesse o pensasse, indifferenti agli incubi che la tormentavano ogni notte da quasi due mesi. incubi dei quali non aveva mai parlato a nessuno, perché per quello di solito c'era mckenzie.
    how ironic.
    «posso fare da sola, davvero.» era tornata a guardare la Foresta Proibita, un muro di alberi che non prometteva niente di buono; sempre meglio che dover sostenere lo sguardo di Julian, leggendovi dentro una verità che joni già conosceva: non li avrebbe trovati li dentro. non li avrebbe trovati da nessuna parte, punto. ma la razionalità in quel caso specifico contava meno di zero «torna a scuola» concluse, le braccia strette al petto mentre compiva già i primi passi, gli scarponcini ad affondare in un letto di foglie morte e terra bagnata. quello era solo un posto come un altro, l'unico nel quale non li avesse cercati; certo, rischiava di essere punita, espulsa, forse persino morire (nessuna delle tre conseguenze l'aveva davvero sfiorata), ma a quel punto del suo percorso scolastico le importava poco.
    di vivere già un po di più, ma anche quell'aspetto sembrava essere passato in secondo piano, sepolto sotto il peso eccessivo di tutti i precedenti tentativi falliti. quando si era ammalata Dylan, joni aveva creduto di impazzire, e forse l'avrebbe anche fatto: ma la missione era stata fondamentale per darle uno scopo — una distrazione. la consapevolezza di poter fare qualcosa, anche solo un salto nel (1600) buio. sempre meglio che rimanere con le mani in mano a piangersi addosso, sbattendo ripetutamente la testa contro un muro in apparenza impossibile da superare. perché era così che si sentiva ora la peetzah, messa alle strette e senza più nemmeno un'opzione: sono morti, suggeriva la logica, ma lei non poteva stare a sentire «so che sono da qualche parte. e sono ancora vivi, ok? devo solo-» si era fermata di nuovo, joni, e con i passi scemarono anche le parole.
    era quello che odiava di Julian Bolton, sopra ogni cosa: sentiva sempre la necessità di raccontargli quello che provava. una cosa mai successa prima, perché la regola principale della tassorosso era sempre stata tenere per sé i propri pensieri e mascherarli dietro ad un'espressione da giocatrice incallita di poker. ma con lui, maledetto palo della luce, non ci riusciva «capire come arrivarci» aggiunse, con un filo di voce, rivolta più a se stessa che al ragazzo. come detto, le era rimasta una sola possibilità: accettare che la spiegazione più irrazionale fosse anche l'unica accettabile. e esisteva un'ipotesi più folle di quella che includeva un posto impossibile da trovare se non nei propri incubi? joni riteneva di no. eppure i ricordi sconnessi e sfilacciati messi di gran fretta su un quadernino parlavano di una realtà completamente diversa; una realtà ben più concreta di quanto lei e Mac avrebbero mai pensato mentre tracciavano linee confuse sulla carta.
    solo che questo, Julian, non lo sapeva.
    non ne aveva mai parlato a nessuno, nemmeno a Dylan; quel quadernino, che adesso si portava dietro infilato nella tasca posteriore dei jeans, lo aveva condiviso solo con l'hale «posso farcela» disse, senza muovere un passo, sentendosi scuotere dall'interno come una maracas — experienced a feeling once, not raccomended.

    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    Edited by yeet! - 15/12/2022, 20:21
  5. .
    ANFJSKFKEKRKRK AHHHHH VABBÈ che meraviglia svegliarsi così socc!!! ❤❤❤❤❤ è bellissimo, posso metterlo in firma???? (manca giusto l'avatar abbinato *wink*)
  6. .
    Sei rimasto chiuso all'interno di un supermarket, di notte, insieme ad altro PG: non avete altro modo di uscire.


    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    swag jättelik
    18 y.o. - telekinesis - god is a woman my father
    Prese posto in piedi sulla grata del carrello e tirò giù gli occhiali da sole – sebbene non ce ne fosse assolutamente bisogno visto che si trovava in un luogo chiuso e le luci erano tutte pressoché spente; ma a dire il vero non aveva bisogno neanche di un carrello, Swag, eppure volle usarne comunque uno per muoversi tra le corsie del… no, non era un supermarket, non era un magazzino, non era una delle tante sedi di una grande azienda multinazionale, era casa, e poteva comportarsi come se stesse letteralmente passeggiando nel corridoio di casa sua solo perché era ormai notte, era passato da un po’ l’orario di chiusura, e lui era rimasto chiuso dentro. Oh che volete, a livello semantico non c’è alcun errore nella frase “era rimasto chiuso dentro”, poi a voler essere proprio pignoli potremmo dire che non era stato un avvenimento del tutto casuale ritrovarsi lì quando tutte le luci si erano spente, i dipendenti erano già tutti belli che andati, e le corsie erano libere da il caotico vociare dei clienti fedeli.
    C’era qualcosa di essenzialmente poetico e romantico nel frequentare un luogo di culto in piena notte, e lo svervegese sentiva di avere bisogno di un momento del genere, una notte per ritrovare la pace interiore e l’intimità con la propria famiglia.
    Certo, con ogni probabilità la mattina successiva avrebbe dovuto affrontare qualche guardia, probabilmente un mandato di arresto e qualche fasulla accusa legale riguardo la detenzione di droga o l’occupazione abusiva di proprietà privata e qualche altra cosa simile, ma in fondo anche Gesù aveva dovuto affrontare dei problemi legali e ne era uscito alla grande, no? Non ne era sicuro in realtà, non aveva mai prestato troppa attenzione alle lezioni sulla Bibbia, durante le ore di religione solitamente si rollava un paio di canne per poter aprire un canale diretto con il suo Dio e celebrare il proprio culto; comunque gli sembrava che quello delle grane legali fosse un ostacolo che avevano dovuto superare tutti i grandi figli di (Gesù, Lapo Elkann, Renzo Bossi, il figlio di Jackie Chan…), quindi era più che pronto – era nel suo destino sopravvivere anche a quell’eventualità.
    Quindi, la location c’era, gli occhiali da sole pure, il carrello sui cui fare surf l’aveva recuperato, toccava solo allungare la mano per sfruttare la telecinesi e far muovere il carrello attraverso le ampie corsie dell’ikea, e poi poté anche recuperare l’accendino dalla tasca posteriore e dare fuoco all’estremità dello spinello che pendeva dalle sue labbra – e poi poteva anche iniziare la sua notte al museol’ikea.
    «nel mezzo del cammin di nostra vita» 33 diviso 2 fa 16.5 e lui ne aveva ben due in più, ma in matematica non era mai stato troppo bravo quindi non si perse in inutili calcoli; Swag era, com’è evidente, più appassionato di letteratura e poesia, un gran saggio intellettuale dedito allo studio matto e disperatissimo – e che le sudate carte fossero solitamente le cartine rizla e al massimo i manuali d’istruzione dell’ikea, questo è tutto un altro par di maniche su cui sorvoleremo in questa sede.
    «mi ritrovai per una selva-» si trovava nel reparto giardino ed esterni, non a caso «-ILLUMINATA!» alzò le mani verso il soffitto, facendo sollevare tutte le lampade, lampioni, lampadari, candele profumate, e pezzi di arredamento vari che potevano far luce, per creare un ambiente vastamente illuminato.
    «ah, quanto a dir qual era è cosa fika» svoltò l’angolo a tutta velocità con il carrello e allungò una mano per accarezzare i soffici piumoni in piume d’oca «esta selva fikissima e sacra e forte, che al pensier si svuota la vescika» che oltre ad essere il frutto di un aulicissimo estro poetico, doveva anche essere la prova di una forte e improvvisa intromissione dell’inconscio nel suo poetare. Una mezza verità, quindi, senza alcun dubbio. Dopotutto, prima che arrivasse l’orario di chiusura e potesse sgattaiolare all’interno del negozio dall’uscita – usata come entrata, ecco cosa succede quando l’uomo utilizza il 100% del proprio cervello – di emergenza, si era preso il suo tempo per fare qualche lavoretto: portafogli, orologi, un paio di telefoni e qualche bracciale o collanina dorata il suo bottino della giornata, dopodiché si era potuto rilassare nascondendosi quatto quatto nel vicoletto con un paio di birre e qualche soda.
    E così aveva aspettato.
    Ore.
    E ore.
    E ore.
    Quando era finalmente arrivato il momento di aprire lentamente la porta per entrare nel negozio e nascondersi dietro uno scaffale fino a quando anche l’ultimo dipendente non fosse uscito, avere lo stimolo di fare la pipì era più che normale – e il buon padre non si sarebbe offeso se prima di iniziare la loro festicciola religiosa privata si fosse svuotato, no? Decise deliberatamente di no, Swag, e poi si dice che Ikea è uno e trino e quindi la loro volontà doveva per forza essere collegata no?
    Fermò bruscamente il carrello e dovette tenersi ai bordi per non cadere, poi saltò giù per posare di nuovo i piedi a terra e camminare in direzione dei bagni, mentre intanto il suo cervello si arrovellava su questioni dalla massima importanza e dalla massima urgenza – visto anche il luogo importante in cui si trovava.
    È uno dei massimi dogmi della religione, no? Come quello che Ikea è buono e Leroy Merlin cattivo, così sanno tutti quanti che Ikea è uno e trino, e quindi ci sono tre persone; prese una boccata profonda dalla canna e poi fermò il suo passo, con l’espressione stravolta di chi ha appena avuto un’epifania. Ma se papà è la prima persona, e io sono la terza persona…. Again, non era troppo bravo in matematica e dovette contare sulle mani, alzando prima l’indice, poi il medio, e poi, lentamente, l’anulare, per comprendere che gli mancasse un pezzo.
    «oh…»
    Unexpected and surprised; pensava ormai di aver raggiunto il massimo livello di comprensione e di possedere tutte le verità sulla (sua) vita, e invece a quanto pare gli mancava il 33% finale per raggiungere la santità.
    Fu un rumore tra gli scaffali alle sue spalle a destarlo e a farlo voltare con estrema urgenza e preoccupazione – magari era un seguace di Leroy Merlin, magari era la pula, magari era il direttore generale, o magari…
    «sei tu…?» mormorò quasi, la bocca dischiusa in un’espressione di puro stupore «sei proprio tu?» si sfilò gli occhiali dal viso per vedere meglio la figura dell’altro, per esaminarlo anche con una certa curiosità, piegando la testa verso la spalla destra e allungando la mano libera verso di lui. «papà ha invitato anche te qui stasera?» e soprattutto: «sei il 33% che mi manca?»
    a walking disaster
    the son of all bastards


    so di dover chiedere pubblicamente scusa per questo post quindi SCUSA ZIA!!!! è andata così. poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio dai!!! (credo, era difficile fare peggio comunque)
    a mia discolpa posso dire che sono anch'io un po' fatta tra vivinc, brufen, sciroppo per la gola, pasticche per la gola, aerosol e vicks scaduto da quattro anni, quindi spero potrai perdonarmi . bacibà

    edit: ho anche postato con l'account sbagliato, doveva proprio andare /così/
  7. .
    ➡ nome negozio: bar dello sport
    ➡ genere: bar/café/tavola calda??/chiunque tu vuoi che io sia??
    ➡ descrizione:
    CODICE
    <i>Bar dello sport</i> è quello che recita la semplice - quasi spartana - insegna consumata a lettere color oro appesa sulla parete esterna del locale,  ma è anche la stampa rossa sulla mantovana della tenda da esterno che all'occorenza si può allungare per fornire ai clienti riparo dal sole o dalla pioggia. Il tipico bar italiano, quindi, posto all'angolo di una piccola piazzetta di Hogsmeade, che accoglie clienti più o meno tutti i giorni dell'anno e più o meno a tutte le ore - in verità di tanto in tanto è possibile trovare all'entrata il cartello <i>"chiuso per commissioni"</i> anche ad orari totalmente random della giornata, mentre il cartello "<i>chiuso per ferie</i>" è fisso durante tutto il periodo delle vacanze natalizie, delle vacanze pasquali e  delle vacanze estive; per tutti gli altri giorni di lavorativi, invecce, il Bar dello Sport rimane aperto dalle 7:30 am alle 8:00 pm senza pause - ma anche in questi casi la direzione potrebbe prendersi la libertà di fare un po' di testa propria. Insomma, non contate troppo sul Bar dello Sport per l'affidabilità degli orari, quanto per l'affidabilità dei prodotti: il made in italy è ovviamente la chiave, ma il made in (Canosa) Linguini è il segreto. Marmellate, salse, sughi, zuppe, brodini, e ricette speciali vengono (<i>quasi</i>) tutte servite con il copyright speciale di Nonna Rosetta, mentre vini, liquori, amari, e oli vari portano il copyright di Nonno Lino. Non solo le ricette classiche e tradizionali di famiglia, però, sono esposte nelle vetrine del bar, ma anche piatti tipici della tradizione che attraversano l'intera penisola da nord a sud: per essere sintetici, potrete trovare l'ossobuco e la polenta così come potrete assaggiare dei prelibatissimi cannoli o mangiare una deliziosa caponata; un angolino a parte del bar è ovviamente dedicato al forno a legna per cuocere le pizze (solo napoletane, diffidare dalle imitazioni), rispettosamente servite a prezzi popolari come se la steste mangiando nel centro storico della città campana. Vanto del locale è ovviamente il <i>caffè</i>, che, come indicato dal poster appeso dietro il bancone principale, viene servito in tutti i modi possibili ad esclusione dell'americano e del solubile che potrete comodamente trovare da Starbucks e altre cafonate simili.
    Non sono solo le pietanze, però, a contribuire a far viaggiare il cliente nella penisola a forma di stivale, perché anche l'arredamento rispecchia il tipico bar italiano: la facciata esterna è decorata con una pianta rampicante sempreverde che circonda l'entrata principale e l'insegna con il nome del locale, e dona una visuale colorata a chi occupa i tavolini esterni che si allargano per parte della piazzetta; l'interno, invece, è composto di due sale ampie e luminose, arredate con piante varie sui tavolini e quadri colorati appesi alle pareti. Il bancone è un lungo rettangolo dai bordi smussati in legno e marmo chiaro, abbastanza ampio da ospitare la cassa e un paio di alzatine e vassoi con dolcetti tipici e cornetti caldi a tutte le ore, e pizzette e rustici salati, anche questi caldi a tutte le ore. Sono disponibili all'uso per i clienti bagni, e una stanzetta con fasciatoio e altre comodità varie per i mostriciattoli urlanti.
    NB: all'interno del bar gironzolano sistematicamente due gatti, Cacio e Pepe, esserini dolci che potrebbero richiedere solo coccole o pretendere un pezzo della vostra pietanza, chiunque sia infastido dalla loro presenza è pregato di starsi zitto oppure andarsene, perché al Bar dello Sport non è il cliente ad avere sempre ragione, ma Gin.

    ➡ proprietario e commessi:
    — proprietaria: Ginevra Linguini
    — commessi: tutti i Linguini
    ➡ dove si trova? hogsmeade

    vi aspetto cugini -- e non è un invito, è una minaccia.
7 replies since 18/8/2022
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