[PROM '23] i'll sleep when i'm dead

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    i'll sleep when i'm dead



    1 Luglio 2023.
    Dopo una guerra civile e mondiale durata più di un mese, non tutti hanno voglia di festeggiare.
    C'è chi vuole farlo, certo, per celebrare la fine della battaglia e la vittoria della stessa, chi vuole semplicemente dimenticare le ultime settimane fingendo di essere tornati alla normalità (ruggenti anni '20, anyone?) ma sono in molti a non avere intenzione di ballare lasciandosi alle spalle la morte e la distruzione come se niente fosse. Non basta uno schiocco di dita per cancellare gli eventi recenti, né chiudere gli occhi o indossare un bell'abito per dimenticare che il mondo sia cambiato, e in maniera impossibile da ignorare. C'è chi ha perso la propria casa, fra gli studenti di Hogwarts, chi ha perso la propria famiglia, la vita che conosceva, e tutto quello che vorrebbero è rintanarsi sotto le coperte e fingere per un po'di non esistere, piuttosto che festeggiare una vittoria che non sembra la loro vittoria.
    Nessuno ha torto, nessuno ha ragione.
    Sono modi diversi di elaborare il lutto.
    E come unire le due scuole di pensiero, se non con un gigantesco pigiama party?
    Toglietevi le scarpe e, se non vi siete attrezzati precedentemente, usufruite delle ciabatte nuove messa a disposizione all'ingresso dell'annuale Prom scolastico. Quelli che vi accolgono sono sorrisi di plastica e al neon, ma anche timide speranze che il peggio sia finito. Ricominciare insieme, partendo da una nuova ultima lunga notte.
    Guardatevi intorno, entrando negli (irriconoscibili a prima vista) Corridoi.
    Benvenuti allo Sleepover Club.



    Quest'anno, per conciliare e rispettare ambo le parti, il comitato studentesco ha deciso di limitare l'esuberanza delle decorazioni ed il numero di attività ludiche offerte da (matricole bullizzate e staff scolastico) simpatici volontari in favore di un ambiente più intimo e raccolto. Quello che si presenta ai vostri occhi è un ballo scolastico moderato, sobrio, ma ugualmente soddisfacente (si spera!) per coloro i quali si siano recati al prom con la voglia di divertirsi e dimenticare, almeno per qualche ora, che fuori dalle mura di Hogwarts li aspetta un mondo nuovo e capovolto.

    All'entrata potete trovare l'usuale bancone accoglienza gestito dagli studenti del II e III anno: controllano i vostri biglietti, vi offrono (se non le avete con voi) delle comode ciabatte con cui poter proseguire, e vi dipingono le unghie di colori che si illuminano al buio. Ciascuna coppia avrà lo stesso colore, così che possa riconoscersi e ritrovarsi nella folla, mentre nessuna coppia avrà un colore uguale alle altre. Classica attività da sleepover, immancabile al vostro prom '23. Ancora prima di mettere ufficialmente piede all'interno dei locali, potete notare le centinaia di stelline appese al soffitto dei corridoi e sospese sopra il cortile interno, che lampeggiano alla pallida luce dei fuochi e della luna. La leggenda narra che per ogni desiderio espresso fra sé e sé, una delle stelline si spegnerà.

    Oltre il bancone, si snodano i Corridoi, dove sono posizionati tavoli pieni zeppi di cibo (ala est) e bevande (ala ovest): per alcuni saranno decisamente familiari, in quanto quasi tutte leccornie provenienti dall'infanzia di ciascuno studente, indipendentemente dalla provenienza geografica e/o sociale. Oltre alle caramelle classiche del mondo dei maghi, ci sono anche dolci e salatini dal mondo babbano. Qualcuno potrebbe aver corretto il classicissimo punch con pozioni particolari, ma sta a voi scoprirlo.
    E se proprio non doveste trovare nulla che vi aggrada, oppure aver voglia di sperimentare, niente paura! Da novelli Masterchef troverete anche delle postazioni per cucinare tutto quello che vi viene in mente. Il comitato è sollevato da qualsiasi causa per avvelenamento, però.

    OFF: si possono citare gli effetti dei dolcetti elencati nella discussione in infopoint (link: trick or treat), inventarne di nuovi (che finiranno in discussione a disposizione di tutti) o semplicemente dire che le bevande sono corrette (o correggerle voi on gdr; siamo qui per creare *stelline* drama *stelline*); in questo caso, dovrete specificare voi con cosa sono stati corretti i drink, diventerà canon per tutti.


    Quello che però salta veramente all'occhio, ed è praticamente impossibile da non notare, è la mole preoccupante di fortini che ricopre invece il suolo del cortile interno in lungo ed in largo; fortini di coperte e cuscini, sembrerebbe quasi abbandonati con poca cura, ma posizionati strategicamente per far sì che tutti possano occuparne uno insieme al proprio accompagnatore, o insieme agli amici. Sono tutti, ovviamente!, incantati: chiudendo con un lenzuolo l'entrata, diventano magicamente insonorizzati, e nessuno potrà sentire cosa succede all'interno (per serata karaoke? rivelarsi segreti? qualsiasi cosa facciate, mantenetevi sotto il PG13 per cortesia...). Unica accortezza? L'effetto dura per cinque minuti, e non vi avviserà quando sta per terminare; studenti avvisati, mezzi salvati. Inoltre, si mormora che dicendo ad alta voce a qualcuno un desiderio dentro uno di questi fortini, aiuti a realizzarlo. Siete pronti a scoprirlo da voi?
    Naturalmente, nulla vi vieta di non chiudervi dentro, ma di dedicarvi a qualsiasi attività tipica dei pigiama party. Skincare? Lavoretti fatti a mano in stile Art Attack e Giovanni Muciaccia? Giocare a obbligo o verità? Dormire (sì, non ci crederete mai, ma c'è anche chi dorme, alla fine, allo sleepover club. E no, non è Pandi)?
    Potete fare tutto!
    Circa.

    Qua e là per il Cortile sono state disposte stazioni per la lotta con i cuscini, perché divertirsi e nello stesso momento sfogarsi un po'non può fare male. Se invece siete pigri e i cuscini richiedono troppo sforzo – vi capiamo, tranquilli – nei punti un po' più defilati del Cortile troverete anche coperte da picnic piene di cuscini e lanterne su cui potervi accomodare in compagnia dei vostri amici e… dei giochi da tavolo! Sì, perché vi basterà pensare a qualsiasi gioco da tavolo perché questo si materializzi nella vostra postazione. Rovinerete per sempre amicizie sfidandovi a Uno o passerete tutta la serata (e probabilmente i tre giorni successivi) nel bel mezzo di una partita a Monopoli?

    Al centro e nel cuore della festa, invece, è stata sistemata una bellissima palla stroboscopica magica in grado di fornire le risposte a qualsiasi quesito, purché posto ad alta voce. Per ricevere risposta (e, badate bene: la palla tende ad essere un po' petty, le risposte non sempre quelle che uno possa – o vorrebbe – aspettarsi) bisogna colpirla delicatamente con l'apposito bastone, facendola ondeggiare. La luce colpirà le scaglie argentee, lasciando piccoli arcobaleni su tutte le superfici, e la risposta verrà proiettata sul lenzuolo appeso alle mura di Hogwarts.

    OFF: per la lotta con i cuscini non esiste un "regolamento" off, potete giocarla come preferite; per la palla, invece, dovrete fare la domanda in chat e la risposta che riceverete sarà la stessa data on al pg.
    Per quanto riguarda i giochi da tavolo, ispiratevi a quello che volete: possono essere esistenti o, chiaramente, inventati (che sia finalmente giunto il momento per la sessione di Jumanji degli assistenti?).


    Nella parte nord dei Cortili, lo spazio è aperto per le danze: il pavimento è comunque morbido, il che renderà i movimenti impacciati e più difficili, ma è il pensiero a contare – ed essere lì con le persone giuste. Lì si trovano anche le casse da cui proviene la musica scelta dal vostro comitato che potrete sentire ovunque, ma sarà più forte nei pressi della pista da ballo. La zona è delimitata da cuscini di ogni forma e dimensione su cui potrete riposarvi tra una danza sfrenata e l'altra.
    O calciarli su qualcuno. Non vi giudicheremo.

    OFF: la playlist è collaborativa, significa che ognuno di voi potrà aggiungere una canzone, ma ogni canzone aggiunta dovrà essere giustificata ON gdr con una richiesta al DJ della serata - fate un saluto a Baltino!


    Infine, nella parte sud dei Cortili, troverete un'area più raccolta con quello che sembra e, in effetti, è, un piccolo e rudimentale palco. Ebbene sì, qui potete mettere alla prova le vostre abilità dialettiche e sfidarvi in una gara di barzellette! E, dopo una certa ora, in questa zona la notte si farà più buia, per fare spazio a una maratona di racconti di paura.
    Cosa si vince?
    Un mongolino d'oro

    OFF: on game tanto le barzellette quanto i racconti di paura saranno votati da una giuria popolare, ovvero tutti i presenti nell'area in quel momento. Off, invece, dovrete tirare un dado da 10 per estrarre l'indice di gradimento della vostra performance. Ogni pg può raccontare un massimo di tre barzellette e tre storie di paura; di entrambe, in caso, verrà fatta una media, così che alla fine ognuno abbia un voto da 1 a 10 per le barzellette e per i racconti. In caso di vincitori a parimerito? Eh. Vedremo.



    Edited by ‚soft boy - 1/7/2023, 00:43
     
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    «è un evento canon in cui non possiamo interferire» Non era certa neanche Bennett Meisner a quale si riferisse, con quegli occhi scuri ridotti ad una fessura posati su almeno tre dei suoi ben: il Goblin eccitato per un appuntamento con una Erisha Byrne che di lì a qualche anno si sarebbe riscoperta almeno pan e l’avrebbe abbandonato per Neffi Lovell? La stalker di Dara? Ficus che diventava un bambino grande? C’era molto sul piatto della Corvonero pure senza infilarci l’eterna questione Gali – che confidiamo comunque essere presente, CAPITO BENGALI? - ancora sospesa sulle loro teste come una spada di Damocle, il fatto che di lì a qualche giorno ci sarebbero stati degli esami per i quali aveva procrastinato lo studio fino all’ultimo momento disponibile, e che i loro zaffiri nella clessidra non stessero raggiungendo il primo posto come avrebbe dovuto essere. Il Prom avrebbe dovuto essere una parentesi (di una mezz’oraaAAAAA TI BRUCERAAAI PICCOLA STELLA SENZA CIELOOHH) di quiete e pace nel mezzo del caos, ma sapeva più di giorno del giudizio che di una serata passata a divertirsi con i suoi migliori amici. Rilassò le labbra strizzate fra loro di appena un millimetro, lo spazio necessario perché vi sgusciasse un sospiro. Chiuse le palpebre, cercando di richiamare alla memoria i trenta secondi di video sulla Mindfulness che aveva visto su Netflix prima di annoiarsi a morte; stupitevi pure, ma non funzionò. Schioccò la lingua sul palato, premendo il pugno sinistro sul fianco in attesa che tutti, perfino quel ritardatario cronico («non è ritardo, sono i quindici minuti accademici») di Paris, si presentassero all’entrata con chi di dovere. Lanciò uno sguardo in tralice alla tremante matricolina che le stava applicando lo smalto, obbligatoriamente glitterato, sulla sua mano: non sembrava passarsela bene, ma senza dubbio meglio rispetto a quella cui era toccata la costosa manicure di Mona Benshaw. Un solo errore, e la sua vita sarebbe stata un inferno.
    Ben avrebbe dovuto dispiacersene di più, invece alzò il mento e sorrise alla bionda.
    «chissà se balt è andato nudo davvero» l’unico giustificato al non essere lì con loro, e solo perché in qualità di DJ doveva preparare il set prima che arrivassero gli ospiti. Una conversazione mormorata attorno al falò – un accendino. - sul retro delle serre, aveva mostrato che i ben10 avessero tutti una concezione molto diversa di pigiama. «nudo, e con solo i calzini» un immagine terribile che la costrinse a posare lo sguardo su un punto imprecisato dei cortili di Hogwarts, senza realmente vederne alcun fortino. Voleva bene a Balt.
    (Fine. Meglio non elaborare oltre, di “ma” ce n’erano parecchi ed avrebbero rovinato la dichiarazione d’affetto sincera della Corvonero.) Tendenzialmente, la Meisner dormiva con pigiami spaiati, la parte superiore sempre diversa da quella inferiore, ma non credeva che al ballo di fine anno a qualcuno fottesse qualcosa della coerenza. Era simbolico. Niente pantaloncini della carica dei 101 e maglietta di band che neanche ascoltava.
    Ed ecco perché indossava degli occhiali da sole, ed una vestaglia cremisi incantata perché rimanesse socchiusa, ma non si spostasse mostrando qualunque cosa avesse sotto. Sempre che l’avesse: non sembrava, a giudicare dal lembo di pelle pallido scoperto, ma non credeva che anche quello fossero cazzi di qualcuno. Con i capelli corvini raccolti in parte sulla testa e lasciati poi scivolare ad onde sulle spalle, le labbra di una tinta poco più chiara del borgogna delle vesti, era la perfetta via di mezzo fra un vampiro e Rocco Siffredi nella pubblicità dell’Amica Chips – necessaria, perché gli piacevano il sangue, la patata, ed essere il daddy tm del gruppo. - e non aveva alcun rimpianto. Neanche uno.
    Reclinò il capo sulla spalla. Forse, di aver detto ai ben di dividersi dopo i preparativi e di incontrarsi direttamente all’entrata, un po’ sì: voleva occupare i cuscini più comodi e rubare una ciotola di punch prima che arrivasse il resto della plebe, grazie tante. Offrì anche l’altra mano alla matricola, ed un’occhiata in tralice ai ben presenti. «queste canzoni da boomer le ha sicuramente scelte nelia» & that was it.
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    aspetta i ben all'entrata mentre le danno lo smalto!! qualcuno già c'è, scegliete voi chi #wat oltre a mona obv.
    ricordo ai ben che CI SIAMO PREPARATI INSIEME, poi ci siamo separati, ho bussato alla camera di mona come se non dormissimo insieme e sono andata a prenderla ufficialmente - sì lo scrivo qui perchè non l'ho scritto nel post. fine. ciao amici
     
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    Di desideri non ne aveva molti, ma qualcuno sì. Con il brusio del ballo di fine anno a pochi metri di distanza, fu ad uno specifico a cui si appellò, la testa reclinata all’indietro e lo sguardo bruno sulle stelle appese al soffitto. Il toxic trait (uno dei tanti, avrebbe detto qualcuno: l’invidia era una brutta bestia) di Mood Bigh era credere che se avesse davvero voluto, avrebbe potuto avere tutto. Quelli li chiamava obiettivi, però; il sorriso a lampeggiare sulle labbra del Serpeverde rivolto alla stella che si spense poco più avanti, per quanto raggiungibile e già raggiunto, poteva solo rientrare nella sfera dei desideri. Irrealizzabili per natura; li sapeva riconoscere e scindere.
    La musica non si spense. I compagni continuarono a superarlo per entrare. La ragazza del terzo anno persistette nell’attendere anche l’altra mano su cui mettere lo smalto.
    A quanto pareva, anche quella sera il suo sarebbe rimasto un desiderio e non un obiettivo, e non sarebbero morti tutti. Tragico. Non perché non lo volesse davvero, gli incidenti capitavano in ogni dove, ma non ne aveva bisogno, ed allora non aveva mai sprecato la propria scaletta di priorità per trovarci un posto fra un appunto e l’altro. Un po’, sulle soglie del prom, non potè che rimpiangerlo. Di stelle da spegnere con quei sogni bisbigliati in sospiri, ne aveva almeno una tasca piena. La seconda occhiata intrinseca di significato, quelle dense e che raramente riservava alle persone, la offrì ad un’intera costellazione sopra la propria testa. Quello più derogatory di tutti, perché chi era causa del proprio mal poteva piangere solo se stesso, e Mood lo sapeva. Ci sperò comunque, un inguaribile ottimista, ma quando anche una di quelle stelle si spense ed il Prefetto ruotò lo sguardo al proprio fianco, Lissette Monrique era ancora lì.
    Tragico alla seconda.
    Affidò comunque quei pensieri alla notte, un segreto custodito solo fra loro. Nella peggiore delle ipotesi, ed era già assurdo così, in quell’anno qualcuno poteva aver dedotto che Mood non fosse una brava persona, ma dubitava che perfino il più complottista fra loro potesse arrivare a comprenderne la portata. Come spesso, quand’era circondato da tante persone, l’unico conforto che trovasse fosse ricordarsi che prima o poi sarebbero morti tutti, cenere alla cenere eccetera eccetera. C’era solo una persona al mondo a cui lasciasse intendere il senso dei propri silenzi, ma Check non c’era e Liz poteva fare di quei soffi a fior di labbra quello che preferiva: qualunque opzione scelta dalla concasata sarebbe stata preferibile alla realtà. Le avrebbe volentieri lasciato scegliere la causa del proprio dolore, una gentile concessione a cui, almeno per quella sera, poteva aggiungerne quante preferiva. Era un ragazzo dedicato, il Prefetto; si adattava alle circostanze come l’interno della stanza delle necessità, e la Monrique poteva avere il Mood Bigh che preferiva.
    Tranne quello vero, certo – ed era farle un regalo.
    Piegò le dita per soffiare sullo smalto ancora fresco. Puntellò i polpastrelli sull’asola, strizzando il tessuto per liberare il primo bottone. Aveva valutato di indossare uno slip dress ma l’aveva trovata in conclusione un’idea un po’ banale - sguardo sollevato oltre la quarta parete, ammiccando brevemente – ed aveva optato per l’alternativa più sicura. La camicia non era ancora aperta, ma immaginava di avere tempo da lì alla conclusione della festa per trovare buoni motivi per farlo. Tipo avere qualcosa da fare con le proprie mani che non fosse stringerle alla gola di qualcuno: non era un ragazzo abbastanza violento per quello, e voleva rimanerlo – ma la tentazione c’era, inutile negarlo. Aveva lasciato completa libertà a Liz su tutto il resto, perfino invitandola a fare di lui quello che preferiva, ma l’outfit se l’era tenuto semplice e modesto.
    Forse. Magari sotto la camicia c’era una canotta a rete. Magari aveva un baby doll anche lui. Magari, alla fine, all’abitino di seta aveva ceduto. Non lo saprete certo voi.
    Sorrise a Liz, offrendole un mezzo inchino e porgendole il braccio. «dobbiamo aspettare qualcuno?» oltre alla Morte, ma per quella era ancora lunga.
    Tragico alla terza.
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    anche lui all'entrata, parla solo con liz e le chiede se devono aspettare qualcuno
     
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    «Lo sentite anche voi?» mantenne lo sguardo davanti a sé, mentre il comitato d'accoglienza controllava il biglietto e iniziava ad applicarle lo smalto alle unghie. In un primo momento non specificò a cosa si stesse riferendo. Se al vociare sempre più intenso, a testimonianza del fatto che la sala stesse continuando a riempirsi per l'inizio del ballo di fine anno. Oppure ad un brano familiare; il suo preferito, magari, quello che avrebbe richiesto a Balt una volta raggiunta la pista da ballo. O, ancora, al peso di quel clima surreale che aveva scandito l'avvicinarsi dell'evento. O a qualcosa di più futile, come un dialogo imbarazzante tra due studenti alle loro spalle. Si limitò a chiudere gli occhi, inclinare il capo all'indietro e restare in silenzio per una manciata di secondi. «chissà se balt è andato nudo davvero. nudo, e con solo i calzini»
    Ben:
    Gol:
    Probabilmente tutti:



    Spostò lo sguardo sull'amica, che aveva iniziato a fissare il vuoto per avviare un processo di forzata rimozione di quell'immagine, e, grata del fatto che almeno Ficus avesse scelto di cambiare le sue abitudini, concentrò tutta la sua attenzione sulle pieghe formatesi sui suoi vestiti – a tal proposito, aveva optato per un comodo ed elegante pigiabito, per sottolineare il suo status di imprenditrice (wannabe). Poi, dopo essersi ripromessa di evitare la parte nord dei cortili per il tempo necessario a cancellare quei pensieri dalla sua mente, riprese il suo discorso. «Dicevo... profumo di opportunità» scandì bene l'ultima parola, si voltò in direzione di Neffi e le sorrise. Senza aggiungere altro, perché quella considerazione si prestava ad un'infinità di conclusioni differenti. Tutte perfettamente valide. Opportunità di divertirsi, ovviamente, e approfittare di quella parentesi di normalità per non pensare alla guerra che si erano lasciati alle spalle soltanto un mese prima. Di creare nuovi ricordi con i suoi migliori amici – con cui aveva passato tutta la fase di preparazione. Di dichiararsi alla propria crush e poi dare (o meno) la colpa al punch che sicuramente era già stato corretto. Di dormire (non lei, figurarsi), alla festa più importante dell'anno, ed essere considerati perfettamente in tema. Di sfogare un po' di rabbia repressa prendendo qualcuno a cuscinate con più violenza del solito. Ma soprattutto, e quello era in cima alle priorità di Benagol, di ✨ fatturare ✨ (cit).
    Aveva già (sotto)pagato un gruppo di studenti del secondo anno (avrebbe preferito dei primini, ancor più economici, ma non si fidava della loro conoscenza del castello) per garantire un servizio puntale a tutti coloro che le avevano chiesto aiuto: nello specifico, i suoi collaboratori avrebbero tenuto d'occhio il diretto interessato e si sarebbero impegnati a riaccompagnarlo al suo dormitorio una volta raggiunto un tasso alcolemico tale da diventare troppo molesto, rischiare di perdere la dignità o intraprendere un viaggio senza ritorno verso la Foresta Nera. Problemi reali per i quali la Payne era ben felice di trovare una soluzione remunerativa. Aveva pensato anche a tutt* que* fidanzat* che avrebbero avuto bisogno di qualcuno che distraesse *l* rispettiv* compagn*, per appartarsi con una terza persona o vivere un prom parallelo con l'amante. Un business discutibile, certo, al quale aveva rinunciato perché non aveva ancora trovato un nome accattivante, né aveva condotto un'adeguata (per una quindicenne) indagine di mercato per capire se valesse davvero la pena investire così il suo tempo – ci avrebbe pensato per l'anno successivo; intanto, si augurò che ognuno restasse fedele alla sua dolce metà. Per quanto riguardava le altre idee che l'evento avrebbe sicuramente ispirato, aveva portato con sé una di quelle piume magiche, da giornalisti, che si sarebbe autonomamente occupata di prendere appunti.
    «Da cosa vuoi iniziare?»
    BENAGOL PAYNE
    NEFFI LOVELL
    I got a feeling
    That tonight's gonna be a good night
    That tonight's gonna be a good night
    (citazioni pregne di significato)
    GIACOMO LINGUINI
    JEAN BONNET
    I Gotta Feeling
    Black Eyed Peas


    Zona: bancone accoglienza
    Si fa mettere lo smalto e parla con Ben/Mona/Neffi
     
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    per neffi lovell non c'era forse frase più azzeccata della tagline del prom, i'll sleep when i'm dead, ché era esattamente come si sentiva. nemmeno la skincare di kaz (o il proprio supplemento di lacrime da terrori notturni) era riuscita a fare il miracolo dell'anno. tuttavia, l'ex corvonero sapeva truccarsi a dovere, e proprio questo era ciò che aveva fatto per darsi una sembianza di normalità. non poteva deludere se stessa, né la bella ragazza con cui il comitato l'aveva accoppiata. insomma, si era data da fare, con quel suo no makeup makeup la cui base reggeva più delle fondamenta di hogwarts, occhiaie scomparse, voglia di crepare pure. almeno all'esterno. l'idea del pigiama party non l'entusiasmava affatto - era una che andava all out, neffi lovell, una che pulled all the stops, il tipo di persona che spendeva con tre o quattro zeri per un abito da sera. quando li aveva, quegli zeri, certo. eppure aveva fatto funzionare anche questo - e in effetti chi avrebbe potuto negare che quell'ensemble funzionasse?, completino di seta designer brand, rosa barbie con gli orli dei pantaloncini inguinali e le spalline del top di un acceso rosso ciliegia, ciabattine del medesimo colore, e capelli sciolti sulle spalle in onde morbide che risaltavano il balayage ritoccato da poco. anche quello era stato un modo - finanziato dalla sorella che tentava di ricucirle la salute mentale come sotto ai ferri - di tornare alla normalità almeno per un istante. era una gentildonna, lei, e infatti era addirittura andata fuori dal dormitorio serpeverde - serpeverde! - a prendere la payne, dazzling smile e tutto.
    arrivata all'ingresso aveva salutato i ben, almeno quelli che conosceva, cercando in tutti i modi di mascherare il proprio disagio nell'essere... beh, non più capo cheerleader. non più corvonero.
    non era l'essere special, il problema, ma era tutto ciò che ne conseguiva. le occhiate torve dei puristi, la perdita dell'eredità e della casa in cui era cresciuta, lo sgretolarsi di tutto ciò che conosceva sotto ai suoi piedi. doveva non pensarci.
    e quindi impiegò la parte iniziale del suo tempo a ringraziare le primine schiavizzate che le stavano mettendo lo smalto, con un sorriso un po' materno sul volto.
    «da dove vuoi iniziare?»
    «io punterei all'alcol».
    s'avvicinò appena perché solo lei la sentisse.
    «se vuoi fatturare è decisamente il posto migliore». cue occhiolino.

    _____________________________

    indovinate chi - traumi e sonno arretrato a parte - non era affatto calmo e rilassato.
    e perché proprio adriana camila regina aguilar?
    eccola, al fianco del suo cavaliere (per davvero!!!!!! oh kaz in persona!!!! non ci poteva credere. ogni tanto si dava i pizzicotti in modo incospicuo per assicurarsi di essere sveglia), in pigiama ma con stile - t-shirt crop dei kiss con un ritaglio a strisce sul davanti, non abbastanza da diventare indecoroso ma comunque visibile, e pantaloncini sportivi dello stesso grigio scuro della maglietta. le ciabatte le rimediò all'ingresso, ché di solito in dormitorio girava coi calzini spaiati e basta, e quelli se li era tenuti perché erano il suo marchio di fabbrica, uno giallo con la faccia di pikachu sulla caviglia e l'altro bianco a righe blu. i capelli erano semi-raccolti, una treccia che scendeva per tutta la loro lunghezza togliendole dalla fronte le ciocche più chiare e mischiandosi a quelle scure fino alla vita, dove sbocciavano delle beach waves che perlopiù erano al loro stato di natura.
    si mise a sedere per farsi mettere lo smalto e già moriva dentro all'idea di averlo uguale a kaz, a cui lanciava occhiate di sottecchi con tutto l'imbarazzo del mondo a cominciare una conversazione semi-seria. attese che gli studenti più piccoli finissero la loro opera d'arte e smollò loro delle caramelle che aveva in una bustina in tasca. «grazie mille!». fece pure teatralmente per ammirarsi le unghie con molta soddisfazione, affiancandosi poi nuovamente a kaz e guardandolo dal basso della propria statura con occhi vagamente (palesemente, però non glielo dite) adoranti.
    «ti... ti va di andare...». scosse la testa. dio rifugio. «ti va di andare a vedere che musica mettono?».
    chissà se in quel frangente era riuscita almeno a chiedergli che musica gli piacesse.
    neffi lovell
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    as you throw me on the rocks,
    for love i left your side
    'cause i believed in love
    and beauty's wiles
    where heaven shone from your eyes
    dre aguilar
    kaz oh
    alright
    pilot speed




    neffi: sorride ai bambini schiavizzati e parla con gol

    dre: fa i complimenti ai bambini schiavizzati! guarda adorante kaz. e riesce addirittura a rivolgergli la parola. assurdo
     
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    I'm gonna shake it like the thunder tonight, oh my
    Dreams up in my head
    How far can I get
    Aveva trascinato Clay (e Jojo? E Neffi? Quindi anche Erisha? Lascerò scegliere a voi – no, Clay no, nessuna voce in capitolo) nel dormitorio delle Tassorosso per prepararsi con le sue compagne di squadra un’ultima volta? Certo che sì. E stava lì, seduto sul divanetto mentre Sana applicava brillantini attorno agli occhi («cosa? Uh? Sì sì, certo, sono gay haha clay vieni qui SMACK» sulla guancia, ciglia a battere languide alla Park) e si era rotto. Evidentemente qualche circuito era andato fuori fase, perché continuava ad iniziare La Frase e la voce cessava di funzionare nel momento esatto in cui Joni Peetzah lo guardava. Si spegneva, Kaz. Le parole incastrate in gola, labbra socchiuse e grandi occhi fissi sulla rossa. Non aveva davvero paura di Joni, ma quel discorso in particolare lo terrorizzava.
    «pensi che...»
    [ranette di Jojo che miagolano in background]
    «credi che….»
    [dylan screeching sulle note di Fireworks]
    «insomma, io...»
    [thor che sbraita e strappa l’elastico per capelli]
    Uh.
    Portò l’indice ed il medio a massaggiare la gola, arcuando le sopracciglia e spostando lo sguardo verso la prima telecamera – alla sua destra – e la seconda – alla sua sinistra – come il meme della scimmietta. No, non c’era alcuna telecamera; sì, quando sollevò lo sguardo sulla Tassorosso, lei lo stava ancora guardando. In attesa, e non troppo paziente. Le sorrise imbarazzato, labbra strette fra loro e guance in fiamme. Manifesting che sotto il blush non si notasse. Era già agitato di suo, ok? E non gli piacevano le ultime volte: suonavano definitive e finali, e l’Oh non era pronto a dire addio. Gli avevano già detto fosse un melodrammatico, che si sarebbero visti anche al di fuori di Hogwarts, ma Kaz sapeva che non sarebbe stata la stessa cosa. Quello restava comunque il tramonto di un’era, ed in qualche modo segnalava anche l’inizio di una nuova vita per l’Ivorbone.
    Con un’eredità da portare avanti.
    Grattò nervosamente la nuca, umettando le labbra con la lingua. Non sapeva neanche più quale, tra i tanti papabili, fosse il motivo a costringere il cuore a battere frenetico nello sterno: l’entusiasmo per il ballo di fine anno? La gioia di essere con i suoi migliori amici al mondo? Essere stato invitato al ballo da Dre? Immaginava che fosse di tutte quelle un po’; preferibile, perfino, perché nel suo cuore era un uomo coraggioso ed indipendente che certamente non si faceva mettere all’angolo da un discorso, e non entrava in una spirale di stress ed ansia da prestazione. KAZ? KAZ! ERA SOPRAVVISSUTO AGLI ALIENI ED ALLA GUERRA! Era un eroe, un paladino, un principe, una guardiana stellare, una leggenda – «hhhhh» Non poteva. Non l’avrebbe fatto.
    Di nuovo.
    Di occasioni non ne rimanevano poi ancora molte, ma in qualche modo avrebbe procrastinato.
    Magari per sempre. In effetti era stata un’idea stupida. Cosa gli era venuto in mente.
    «kaz?»
    «DEVOANDAREAPRENDEREDRECIVEDIAMOLA» Strillato tutto insieme, senza un decimo di fiato fra una parola e l’altra. Si alzò così rapidamente che da giovane vittoriana qual era, ebbe un momento di vertigini e dovette sorreggersi alla spalla della Kane per rimanere in piedi. Sorrise, un pollice sollevato verso le sue ragazze. «SIETEBELLISSIME» una pausa necessaria, mentre calava sulla testa il cappuccio della onesie e frullava verso l’uscita. «MANONQUANTOME» necessario a sentirsi un po’ più se stesso, e meno una bottiglia senza messaggio né destinatario lasciata galleggiare fra le onde.

    «ti... ti va di andare...» Fece rimbalzare lo sguardo dalle stelline allo smalto sulle proprie unghie, sorridendo euforico, per poi spostarlo sulle caramelle lasciate ai portinai ed atterrare infine sulla Aguilera. Che preziosa. Le sorrise, perché in fondo quando non pensava - ed accadeva spesso – tendeva a farsi prendere meno dal panico di quando ragionava sulle cose. Poteva farcela! Poteva tirare fuori tutto il suo rizz! Insomma, l’aveva invitato al ballo ed erano solo conoscenti: doveva mantenere l’immagine.
    Ma quale immagine, Kaz.
    Ecco, quello era uno dei problemi che affliggevano l’Oh, e non aveva una risposta a quella domanda. Non poteva semplicemente andare dalle persone e chiedere ma perché mi hai invitato, mi trovi carino, SCRIVI CANZONI SU DI ME E MI PENSI QUANDO METTI LE CUFFIE? perché quello era il genere di quesito che poteva porre solo ai suoi amici, dando per scontato che sapessero la risposta dovesse essere sì. Quindi… quindi. Dondolò imbarazzato sul posto, tirando leggermente il cappuccio con le scaglie da dinosauro verso il basso. ERA PRONTO! ERA CARICO! ERA «ti va di andare a vedere che musica mettono?» Fece per annuire entusiasta, e poi lo colpì. Tutto insieme, come i treni che la leggenda narrava piacessero tanto a Sheldon Cooper e il Giorgio Nazionale di Rob.
    Ma.
    Loro due da soli?
    Fu automatico per l’Oh immobilizzarsi come un cervo colto dai fanali dell’auto, occhi scuri a spalancarsi. Cioè. Tipo. Loro due e basta? Cioè, sì. C’erano altre persone, ma non… non con loro. Si guardò frenetico attorno, cercando di dare poco nell’occhio (quasi due metri di dinosauro, di certo non avrebbero attirato l’attenzione di nessuno) nel tentare di trovare qualcuno da portare con loro. Neffi …? Clay….? Depark…? JuJoNi? DYLAN WHERE YOU AT. Inspirò ed espirò velocemente, annuendo rapido. «uh. Uh! Musica. Certo. Musica!!» Ma forse preferiva prima una tappa dal punch, che sicuro qualcuno aveva già corretto. Non aveva mai bevuto in vita sua, ma sentiva che quella fosse la sera giusta per iniziare la sua vita da adolescente sregolato. Cioè… c’era il solido rischio che dovessero ballare. E conversare. E SE SI ASPETTAVA CHE LA BACIASSE? EH? KAZ NON AVEVA MAI BACIATO NESSUNO! Non lo negherò, l’idea di chiedere aiuto a Clay in merito l’aveva sfiorato – perché lo amava e si fidava di lui abbastanza da mostrare tutte le sue insicurezze – ma era semplicemente troppo strano. Non avevano neanche l’omoerotismo adatto per quelle scene da romcom, e allora qual era il punto. QUINDI VOLEVA DEL CORAGGIO LIQUIDO! LA LEGGENDA DICEVA FUNZIONASSE! ERA UN RITO DI PASSAGGIO! Offrì il braccio a Dre, ma si sentì immediatamente stupido e le porse solo la mano; poi si sentì a disagio, ed infilò il palmo chiuso nella tasca, dandole solo una spallata fra bro.
    Zero rizz, i repeat, ZERO RIZZ, SEND HELP.
    Rise nervoso per non piangere.
    Ed eccolo scendere nell’abisso della sua mort era: «MUSICA! Lo sai che conosco il dj?? SIAMO TIPO AMICISSIMI!» balt: do i even… know… your name… «SIAMO ANDATI SU UNA NAVE INSIEME E ABBIAMO ESORCIZZATO UN FANTASMA E HA VOMITATO TUTTO IL TEMPO»
    Mood:
    Kaz:
    Mood:
    Kaz:
    Mood:
    *meme di spiderman*
    «fortissimo, haha. Fortissimo. Beh comunque! Musica. Haha! ANDIAMO» e corse verso il Monrique sperando di inciampare in qualche cuscino e morire prima di affrontare le conseguenze di esistere come se stesso.
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    ho dimenticato lo spoiler!!!
    si prepara con clay e le tassine (e JoJo? nerisha? lascio a voi scegliere) e si lancia su Balt. un riassunto efficace


    Edited by pipe dream - 3/7/2023, 18:32
     
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    «minchia, sono catarifrangente» si guardò le gambe con un misto di fascino e terrore, chiedendosi come avesse fatto a farsi convincere all'idea di indossare dei pantaloncini minuscoli prima dell'inizio delle vacanze, e così mostrare al mondo le sue gambe bianche. Forse si sarebbe abbronzato, nei giorni a venire, ma finchè c'erano state le lezioni, i GUFO per cui studiare, il prom da organizzare e l'annuario a cui pensare (arianna: ma magari ci avessimo già pensato), non aveva avuto tempo di prendere il sole e sembrava davvero una sara sr dei poveri, o un palo della luce. L'unica cosa positiva, era che si vedesse il tatuaggio sulle cosce, solitamente nascosto.
    Guardò gli amici, e le loro gambine palline. Per lo meno era in buona compagnia.
    Una volta pronto, diede uno schiaffetto sul sedere a Paris e Ficus, soffiò un bacio a Balt (al cielo, perchè era già andato a preparare la postazione DJ), lanciò un'occhiata ammonitrice a Ictus («niente mini ictus, capito? e ricorda che sono pantaloncini molto aderenti: pensa a balt nudo») e si avviò verso l'uscita della sala comune corvonero.
    Aveva una fanciulla da cui farsi prendere...
    O forse no.
    Guardò l'ora, rendendosi conto di essere in orario, e non continuò il tragitto con gli altri Ben fino ai sotterranei e al dormitorio Serpeverde, deviando piuttosto per andare a quello grifondoro. Ok, aveva detto alla Hilton di andare a prenderlo lei... ma già che c'era!! Magari lei sarebbe stata felice del gesto; lui sarebbe apprezzato se qualcuno che gli piaceva gli avesse fatto una sorpresa simile.
    Si appoggiò al muro in attesa che uscisse, braccia conserte. Indossava degli shorts minuscoli (*boxer) neri con scritto sul sedere "dead inside", un tank top largo dello stesso colore aperto sui lati che lasciava intravedere, oltre al tatuaggio (l'unico non fatto da lui), una canotta a rete («è per la scogliosi» aveva mentito deadpan a chi gli aveva chiesto in che modo c'entrasse col tema), chocker, orecchini e collane perchè si sentiva nudo senza, e per il tema "sleepover" si era legato disordinatamente i capelli, mettendo qua e là pinzette colorate anni 2000, e il punto forte del trucco in viso (sbavato) erano gli adesivi qua e là. Era a tema? A modo suo. Se qualcuno gli avesse detto qualcosa, poteva sempre sfidarlo a portarlo a letto per dimostrargli che era così che dormiva (o faceva altro *wink*).
    Si mise a giocare con l'orecchino a forma di croce attendendo che Nahla si facesse viva, pregando che si fosse vestita carina; lei non gli interessava direttamente, ma gli piaceva quando la gente era gelosa di lui. Voleva che gli altri studenti li vedessero insieme, e pensassero "oh, vorrei essere io" (lui, lei, entrambi) - qualcuno più di altri.
    Della grifa ancora sapeva... poco. Aveva provato a chiedere in giro, ma era troppo nuova perchè la gente ne sapesse qualcosa: faceva Hilton di cognome, perchè da questi era stata adottata, aveva dei bei capelli, forse le piaceva disegnare. Avrebbe dovuto scoprire le cose alla vecchia maniera - parlandole - e ugh, non era sicuro di volerlo fare. Non era un campo in cui eccelleva particolarmente.
    Non ebbe il tempo di iniziare ad annoiarsi, che Nahla spuntò. Non si avvicinò ancora, facendole solo segno di raggiungerlo.
    «ero di strada» si giustificò del perchè fosse lì. Le porse uno scrunchie, indicandosi poi il polso per farle capire il senso. Non si usava mettere il corsage ai prom americani? avrebbe avuto poco senso fatto di fiori a quel ballo, ma l'elastico pareva una buona via di mezzo. Dara ne aveva uno simile, seppur meno voluminoso, a raccogliere i capelli.
    «è un'idea di mia sorella» mentì «ha detto che lei lo avrebbe voluto, da tenere di ricordo»
    Si infilò la mano in tasca e si avviò verso la sala grande, lento perchè nahla lo seguisse. Non le offrì il braccio, ma lei avrebbe potuto farlo, se avesse voluto.
    Le aveva fatto complimenti? Forse! Lo scopriremo al prossimo post, quando sapremo com'è vestita e cose simili.
    Nel tragitto si limitò a spiegarle che avrebbero incontrato di gli amici di Dara nella hall, per entrare tutti insieme, evitando accuratamente di dirle che si sarebbe trovata davanti un plotone d'esecuzione di otto persone (ciao gali ci sei anche tu) e accompagnatori.
    Una volta arrivati, le indicò tutti facendo i nomi, sorridendo senza riuscire a evitarselo perchè amava fottutamente tanto quei casi umani, e poi prendendola per mano la mostrò agli altri - stile Simba sulla rupe dei re, anche se si chiamava «nahla hilton. Forse vi siete visti in classe-...» Con la coda dell'occhio vide un'altra coppia. Distolse in fretta lo sguardo ghignando più del dovuto mentre passava il peso da un piede all'altro.
    «facciamoci mettere lo smalto, prima che i colori più belli siano finiti» spinse la Hilton dai primini da sfruttare, obbligandosi a tenere lo sguardo sulle proprie mani. «sono nel comitato organizzativo. Spero il nostro prom ti piacerà...» «io punterei all'alcol» strinse lo sguardo «...e che qualche deficiente non ce lo faccia finire prima del dovuto.» alzò il tono di voce «Non c'è mica alcol, qui, Lovell» lanciò un'occhiata allusiva. «è una festa per minorenni piena di prof e assistenti» e dire che ai tempi era stata una di quelle che organizzava più festini illegali, come aveva fatto a non farsi mai beccare? forse con la sua magia aveva perso anche la capacità di essere sottile.
    ...che poi se nessuno aveva corretto le bevande, davvero non c'era alcol. Non avevano tutti la fiaschetta personale nascosta addosso?
    Ah no?
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    All'inizio è in sala comune corvonero, poi va ad aspettare nahla davanti quella grifondoro e con lei va all'ingresso a incontrare tutti gli altri ben e accompagnatori - a cui presenta la hilton.
    si fanno dipingere le unghie e parla con neffi.

    Vestito: shorts neri con scritto sul sedere dead inside, tank top aperto sul lato nero (con sotto canottiera a rete), chocker e collane orecchini vari, capelli neri legati (malamente) con pinze colorate varie, truccato scuro (e un po' sbavato da fine serata) con adesivi colorati molto 2000
     
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    «Non c'è mica alcol, qui, Lovell, è una festa per minorenni piena di prof e assistenti Duh, come se gli ultimi non fossero stati studenti prima di loro, e non avessero partecipato alle stesse feste; e come se i (alcuni dei) primi non fossero gli stessi che correggevano il punch.
    Oh Dara, derogatory. Sempre.
    Mona roteò gli occhi verso le stelline che adornavano il soffitto, osservando costellazioni che sapeva esattamente dove trovare, avendo supervisionato alla riproduzione fedele del cielo stellato lei stessa, e poi li riportò con calma e freddezza sulla matricola che stava applicando lo smalto glitterato sulle sue unghie. Non aveva bisogno di commenti, né per lo studente, né per il Ben: nella piega stretta delle labbra e negli zaffiri in grado di trafiggere chiunque c’era tutto quello che Mona avrebbe voluto dire. Aveva promesso a se stessa che sarebbe stata buona, almeno per quella sera: ma infondo la notte era lunga, e la sua pazienza, pur andandoci molto vicino, non era infinita.
    Quando lo studente le liberò finalmente anche la seconda mano, la corvonero osservò con attenzione la manicure e, decisamente poco soddisfatta, fece schioccare la lingua contro il palato. «da sola facevo meglio» e lanciò uno sguardo carico di significato in direzione di Bennett, rimanendo in attesa del suo commento: viecce, te lo stiamo servendo su un piatto d’argento, Sara. Fu proprio verso la compagna che si sporse leggermente, facendole un cenno con il capo in direzione del cortile «andiamo a conquistare uno dei fortini?» possibilmente, uno per due e non per dieci. Oh, ugh, diciotto. C’era davvero un limite alla pazienza della cheerleader, e i suoi amici, con quei pantaloncini che non nascondevano assolutamente nulla alla vista, l’avevano già messa a dura prova.
    Non attese la risposta della mora, ma le offrì un palmo rivolto verso l’alto, affinché lo stringesse nel suo e si lasciasse guidare attraverso la folla di studenti che si stava radunando al centro della sala. «siamo stati bravi,» osservò, guardandosi intorno e prendendo nota di ogni dettaglio e ogni decorazione, come se non le avesse scolpite già nella mente. Con una mezza piroetta, ruotò fino a trovarsi faccia a faccia con la Meinser, e l’afferrò per i lembi della vestaglia cremisi, avvicinandosi a lei con fare cospiratorio. «quella dei fortini era una scusa,» cioè, non proprio, ma non era il vero goal di Mona, «volevo solo— » gesticolò, indicando lo spazio tutto intorno a loro. «abbiamo tutta la sera per stare con gli altri,» per almeno una manciata di minuti, voleva rimanere da sola con Bennett: Rowena solo sapeva quando gli altri Ben sarebbero tornati alla carica, e Mona voleva approfittarne finché poteva. «puch? Andiamo a chiedere ad Enrique Iglesias di cambiare la playlist? Vuoi sfidarmi a Jenga?» contrariamente a pandi, Mona era la regina di quel gioco. Mollò la presa dal pigiama di Ben, ma non si allontanò di molto. «in effetti,» un sorrisetto si aprì sulle labbra truccate, «potremmo davvero andare a testare la comodità dei cuscini...»
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    ingresso/accoglienza: con i ben finché non ci sono tutti #wat
    poi si sposta con bennett nel cortile interno, non distante dall'entrata ma comunque in disparte. se le avete seguite (vi odia) va bene comunque, se volete fare altro trascinatele via, for the sake of it le ho spostate ma acab
    mona indossa un pigiama rosa cipria, una vestaglia trasparente a (non) coprire assolutamente nulla, ha due trecce morbide e un sacco di brillantini su capelli e pelle. e io ho molto sonno
     
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    Ictus non aveva mai davvero pensato di partecipare a un prom. Non che non fosse mai andato a una festa, sia chiaro – a Bodie ne organizzavano di fantastiche dopo la messa, anche se, in quei cinque anni con i suoi Ben, aveva imparato che le feste potevano essere anche molto, molto diverse –, ma questo era diverso. Non solo perché, fino all’anno prima, lui e i suoi amici erano troppo piccoli per parteciparvi.
    Non aveva mai davvero pensato di poterci andare con qualcuno.
    Specie se, questo qualcuno, era la ragazza più dolce, intelligente e meravigliosa del creato. Senza nulla togliere alle sue amiche, certo, che erano, ognuna a suo modo, dolci, intelligenti e meravigliose (sì, persino Mona), ma, appunto, erano le sue amiche, la sua famiglia. Lei era diversa, sotto ogni aspetto. Era tutto ciò che non aveva mai nemmeno osato immaginare, quindi figuriamoci sperare.
    Se prima la sua era semplicemente una cotta assurda e irrealizzabile, in quei mesi in cui aveva cominciato a conoscerla davvero era diventata molto, molto di più. Perché lei stessa era molto, anzi, infinitamente di più.
    Per cui, sì, la sua era ancora una cotta assurda.
    Ma forse, ora, non più così irrealizzabile.
    «niente mini ictus, capito? e ricorda che sono pantaloncini molto aderenti: pensa a balt nudo»
    *meme della scimmia che si guarda intorno.*
    «Be’, Balt è un bel ragazzo.» Era la verità!! «Siete tutti belli??» Altra verità, che sottolineò guardandosi intorno, circondato com’era dai suoi amici che, sì, erano oggettivamente tutti bellissimi. Sorrise orgoglioso e annuì alle parole di Gol: nell’aria c’era davvero profumo di opportunità (e di ormoni adolescenziali probabilmente, anche se la serata non era ancora davvero cominciata).
    E a proposito di persone bellissime, c’era giusto una piccola cosa da fare, prima di ricongiungersi con gli altri Ben davanti all’ingresso dei cortili. Il tragitto verso Different Lodge gli sembrò al contempo interminabile e brevissimo e, una volta arrivato, non poté fare a meno di notare quanto le sue ginocchia tremassero, pallide e in evidenza com’erano. Forse non era stata un’idea poi così geniale farsi convincere da Ficus e Dara a vestirsi tutti uguali, quella sera. Certo, era felicissimo di essere coordinato ai suoi amici, ma, a differenza loro, non era oggettivamente bellissimo. Anzi. Dunque, quell’outfit composto da pantalocini che lasciavano ben poco all’immaginazione (con però scritto, sul fondoschiena, have mercy!!! Un sogno, il Signore era sicuramente felice, proprio come lo era lui!!) e camicia a maniche corte coordinata (che però non aveva avuto il coraggio di tenere slacciata, nonostante Paris gli avesse detto che dovevano fare così) non era esattamente il suo genere, né gli faceva molto onore, ma era uguale a quello dei Ben10 womini ed era rosso. Un colore a caso, naturalmente, non perché fosse il preferito di una certa persona………..
    “Tranquillo, tanto lo sa già che sei un mostrillo. Lo sa benissimo.” Ci mancava solo l’anima!Sara, in effetti. Gemette a bassa voce, spostando il peso da una gamba all’altra nell’attesa. Ancora una volta, un tempo interminabile ma brevissimo, poi lei uscì dal dormitorio. (Anche se non sappiamo ancora quale sarà l’outfit prescelto TM, sicuramente possiamo però dire che) «Sei bellissima.» D’accordo, ormai si era incantato su quel termine, ma era… vero. Era tutto bellissimo. Quella serata, i Ben…
    E ovviamente Erisha.
    «Scusa se non… insomma, volevo… ma non aveva senso e…», si incartò, imbarazzato, e sospirò, chiudendo per un istante gli occhi nel (vano) tentativo di calmarsi. Non era la prima volta che le parlava, anzi. Negli ultimi mesi aveva passato letteralmente ore a farlo. Però non c’era niente da fare: anche solo la vista di lei lo mandava totalmente nel pallone, nel bene e nel male. «Volevo portarti qualcosa. Un fiore, d’accordo. Ma poi ho pensato che… sarebbe stato stupido», riuscì finalmente a spiegare, con una risata timida. «Per cui ho chiesto a una delle anime di aiutarmi e… sai che in vita Linneus era un erborista e botanico bravissimo?» Stava per mettersi a raccontarle di quell’anima, sicuramente molto più simpatica e meno invadente di ghost!Sara, ma fu proprio quest’ultima a ricordargli che prima doveva fare una cosa. «Sì, no, scusa, ecco. Lui mi ha aiutato a fare… questo.» Le porse quello che aveva sì le fattezze di un fiore, un girasole, per la precisione, ma sembrava fatto di una sorta di nebbiolina evanescente e luccicante. «Lo so, è un po’ macabro, ma… è un fiore fantasma??», le spiegò, avvampando. «Se non ti piace non sei obbligata a mettertelo, però! Linneus non si offenderà!!»
    In mezzo a quel fiume di disagio, intanto, avevano raggiunto gli altri Ben10 e, dunque, l’ingresso dei cortili e del prom. Anche se costantemente in preda a ondate di imbarazzo sorrise raggiante ai suoi amici e, insieme a Erisha, si fece mettere lo smalto. «Sei stata brava, non preoccuparti…», disse alla ragazzina che, decisamente terrorizzata, era appena stata cazziata da Mona. C’era da dire, però, che la sua amica aveva ragione: lei era molto più brava a darlo… Ad ogni modo, le canzoni boomer scelte da Nelia, come aveva spiegato Ben, non lo infastidivano così tanto. O meglio, il fatto è che quasi non le sentì, perché, ora come ora (ma anche in ogni altro istante, in effetti), tutto il suo essere era focalizzato su Erisha.
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    Outfit: cursed booty short have mercy (rossi, però) con sopra camicia a maniche corte a righe
    (sempre rossa)
    - Parla con gli altri Ben.
    - Va a prendere Erisha.
    - Regala a Erisha un girasole fantasma (?) da mettere al polso.
    - Si ritrova con gli altri Ben all'ingresso e si fa mettere lo smalto.
    - Entra insieme a Erisha.


    Edited by the goblin. - 9/7/2023, 00:31
     
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    «beh ha accettato, no?» Nahla Hilton teneva fra le dita l’ultima treccia, traguardo di un lungo lavoro durato ore «..tecnicamente, ma credo mi abbia preso per una stalker o qualcosa del genere» lasciò andare la ciocca di capelli oltre le spalle per poi lasciarsi cadere sul materasso della propria stanza «insomma, un po’ lo sono stata. sapevo addirittura chi fossero i suoi amici» poggiò i piedi per terra avvicinandosi al baule, «Tutti conoscono i suoi amici, non ci si dovrebbe stupire» Nahla alzò le spalle, inginocchiandosi e canticchiando complicated di Avril Lavigne, un po’ la colonna sonora della sua vita «si ma… vuoi mettere con una appena arrivata che ti fa un origami e ti chiede di uscire?… troppo basic?» disse mostrandole una maglia da rugby che di solito usava come pigiama, voleva essere carina, non sembrare sciatta, buttò fuori dal baule un po’ di roba prima di ritrovare il suo pigiama con le ciliegine «dici che è troppo… troppo?» disse sollevando la stoffa e mostrandola alla special, non avrebbe avuto troppa pelle scoperta con quella? non fece in tempo a ripensarci che Dre l’aveva travolta dicendole quanto fosse perfetto e quanto le sarebbe stato bene.

    mezz’ora dopo nahla era agghindata di tutto punto,
    pigiama con le ciliegie, orecchini a forma di ciliegia,
    rossetto color ciliegia
    probabilmente se Dre avesse avuto un cappellino a forma di ciliegia l’avrebbe costretta a indossare anche quello.
    Nonostante ciò si era guardata allo specchio e non aveva potuto negare di trovarsi carina, sorvolando sulla quantità enorme di pelle scoperta che la metteva a disagio, aveva indossato le sue converse rosse ed era sgusciata via dalla propria stanza prima che a dre venisse qualche altra idea malsana.
    erano d’accordo che sarebbe dovuta andare lei a raccattarlo fuori la sua sala comune, e invece, se l’era ritrovato dinnanzi alla propria, arrossì leggermente per quel gesto forse galante, poi lo sguardo venne catturato dalle pinzette per i capelli «ti stanno benissimo» sorrise afferrando lo scrunchie e infilandoselo al polso «tua sorella aveva ragione, è molto carino» cosa? lo scrunchie o lui, Nahla? non risponderemo a questa domanda per non sembrare ancor più stalker, e non gli prese nemmeno il braccio, boh cosa ne sapeva magari aveva ancora paura che lo volesse chiudere in uno stanzino, lo seguì nervosa e rigirandosi il regalo del ragazzo fra le dita; quando arrivarono dagli amici di Darae sorrise e salutò tutti, si ammutolì quando la prese per mano per mostrarla agli amici, un «piacere» biascicato fu l’unica parola che riuscì a pronunciare, a quel punto il suo cervello era ad honolulu e non sentì affatto il discorso tra il proprio accompagnatore e Neffi Lovell «che colore, lo smalto?» disse avvicinandosi ai primini e porgendo loro una mano «chissà se si può avere nero»
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    ringrazia darae, si presenta ai suoi amici e va in un brodo di giuggiole quando lui le prende la mano
    ha un pigiama con le ciliegie, abbinato ad orecchini e rossetto, chuck norris bordeaux e treccine del suo colore naturale rifatte da poco
     
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    Paris si scambiò uno sguardo molto intenso con Salem, prima di alzare gli occhi al cielo e sbottare definitivamente «guarda che non sono un alcolista» il che era esattamente quello che un alcolista avrebbe detto, ma vi erano pochi modi di giustificare la fiaschetta che Paris stava riempiendo al momento. Ancora ricordava l’ultima festa scolastica a cui era stato, e quel maledetto punch che era stato corretto con qualsiasi pozione conosciuta all’uomo. No, Paris non ci sarebbe cascato quella volta, preferiva portare le cose da casa e ubriacarsi con dignità. Non che ultimamente gliene rimaneva molta. Il periodo degli esami era stato duro, passava più tempo chiuso in una stanza buia che alla luce del sole, non aveva tempo per farsi la tinta né mangiare, e ormai viveva di Monster e quattro ore di sonno se tutto andava bene. Ormai l’Oki era diventato il suo migliore amico, l’unico elisir di salvezza in quel periodo difficile. Ma il Tipton aveva deciso di fare uno sforzo per il prom, avendo la decenza di colorare le radici bionde dei capelli e coprire le occhiaie che erano divenuti spaventosamente evidenti. Non era bravo a truccarsi, quindi aveva lasciato che le mani del suo ex capitano facessero la loro magia. Le aveva persino lasciato carta libera, il che era risultato in un quantitativo spaventoso di glitter applicato sugli zigomi (si chiamava illuminante, gli dicevano dalla regia) e sulle palpebre. Poi, Erisha aveva aggiunto qualcosa alle sue labbra, un gloss pesca per accentuare il colore delle sue labbra, o qualsiasi cosa avesse detto. Si ammirò allo specchio posto sopra al comodino, decidendo che la ragazza aveva fatto un lavoro decente. Paris non era uno di quei ragazzi con una mascolinità così fragile che bastava un po’ di trucco per farla crollare, quindi era grato dell’aiuto della Byrne a farlo sembrare più umano. Diede un'ultima carezza al mantello di Salem prima di riporre la fiaschetta dentro una tasca magica -non facciamoci domande- e chiudersi la porta della sua stanza alle spalle. Raggiunse i Ben in sala comune e notò con piacere che avevano finito di prepararsi, and thank fuck perché non sopportava essere in ritardo. «Niente mini ictus, capito? e ricorda che sono pantaloncini molto aderenti: pensa a balt nudo» ma cristo, cosa aveva fatto di male nella sua vita «ma perché me l’hai ricordato» cringiò forte, fortissimo, alla memoria del mini Ictus che viveva nei suoi incubi e al ricordo che Dara aveva riportato a galla. Su Balt nudo non poteva dire niente, perché tutto sommato era stato uno spettacolo piacevole «non credo funzioni, sai» qui finisce il suo agire e inizia il suo silenzio kinda thing. Salutò gli altri Ben mentre uscivano dalla sala comune per andare a prendere i loro accompagnatori, mentre lui aspettava Lucrezia Linguini. Cristo, avrebbe avuto molte cose da dire sulla grifondoro, specie dopo l’ultima lezione. Indubbiamente gli faceva un po’ paura, e non capiva la metà delle cose che uscivano dalla sua bocca, ma la sua compagnia era migliore di quella di altri grifondoro. Fast forward al prom o non finisco più. Si voltò verso Lux mentre lasciava che una delle matricole gli pitturasse le unghie di nero, come l’emo che era «menomale che ho portato l’alcol dietro, non mi fido più del punch» lasciò intravedere la fiaschetta che aveva nella tasca dei pantaloni, un incantesimo a nascondere il….eh…la protuberanza scusate non mi viene il termine che l’oggetto creava. «Lo sentite anche voi?» Paris, an intellectual: «la paura nell’aria?» si riferiva alla povera matricola che stava applicando lo smalto a Mona, ovvio. «Dicevo... profumo di opportunità» inclinò il capo, tentando di cogliere il significato dietro alle parole di Gol. Era convinto che avessero due concezioni diverse di opportunità, una che al momento di avvicinava più a quella che Ictus sperava di avere con Erisha. Ew, ma non ci avrebbe pensato. «Non so se essere spaventato o intrigato» intrigato, sicuramente, ma Paris aveva ignorato la sua accompagnatrice fin troppo. Si voltò quindi verso Lux «Dai, entriamo prima che arrivi la calca» e con la calca intendeva i suoi dieci cugini, che non aveva intenzione di incontrare nemmeno morto. Cristo, gliene bastava già una, non aveva bisogno dell’intero clan. Varcarono i confini del cortile interno, e Paris fu ben attento dall’evitare il bancone con cibo e bevande. Preferì invece concentrarsi sul resto, e fu con non poco orgoglio che si trovò ad ammirare il lavoro dei suoi amici «cosa vuoi fare? basta che si beva, poi sono felice» classica attività da sleepover, duh.

    Jean borbottò qualcosa in francese, qualcosa che aveva tutta l’aria di essere una lamentela. Non capiva perché dovesse andare a una festa senza animali, i quali solitamente si rivelano essere la parte più piacevole della serata. Almeno per superare l’ansia sociale, fingersi impegnati mentre le persone facevano cose. Il vero momento della serata in cui Jean poteva brillare era quando ormai erano tutti brilli, e poteva giungere come un avvoltoio dal cielo per rubare pezzi di gossip al povero malcapitato. Non che ci avrebbe fatto qualcosa di utile, era per pura conoscenza personale- ormai aveva le sue teorie con tanto di bacheca che collegava le persone con uno spago rosso. Qualcuno li chiamava shipper, ma lei preferiva definirsi una detective, una studiosa del comportamento umano. Tirò giù l’orlo del crop top che aveva addosso, domandandosi se la shrinkflation avesse colpito persino i capi di vestiario- una volta non erano così corte le canotte. Ma sarebbe sopravvissuta, era pur sempre un pigiama party quello, o almeno il tema che il comitato aveva deciso. E sapete cosa? Fuckin’ finally un tema decente, dove non doveva costringersi in jeans troppo attillati che avrebbero premuto sul suo stomaco per tutta la serata, o scarpe che avrebbero morso il retro della caviglia fino a farlo sanguinare. Non aveva nemmeno esagerato con il trucco, giusto un eyeliner un tocco drammatico, un po’ di bronzer a colpire i suoi lineamenti e del rossetto color prugna. Non che sapesse fare molto meglio, non era il suo campo di competenza. Di solito preferiva impiegare le sue ore a leggere le ultime fan theories o ad insultare qualcuno su Twitter -tipo il coglione che l’aveva acquistato. Volse il capo verso il suo accompagnatore, un ragazzo che conosceva fin troppo bene, la loro passione per i film di fantascienza un qualcosa che li univa. Ed essere francesi, supponeva, qualcuno con cui potesse parlare senza ingarbugliarsi negli stupidi tecnicismi dell’inglese. Jean si fermò all'entrata, aspettando che la coda si smaltisse per potersi far pitturare le unghie «dobbiamo aspettare qualcuno? non so, i tuoi cugini?» non le era sfuggito il modo in cui sembravano tenerlo d'occhio, come se il Linguini fosse un topo e si aspettassero che un falco discendesse dal cielo per portarlo via. Ma supponeva ci fossero famiglie peggiori al mondo, anche se i Linguini erano ugh italiani. «mi piace il pigiama, kinda slay» non che Elisa sappia che pigiama sia, ma se è della Ferrari si merita un complimento di base.
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    PARIS
    - parla con dara, ictus e ficus
    - aspetta che lux lo passi a prendere fuck gender stereotypes
    - parla con lux e gol all'entrata
    - entra con lux alla festa

    indossa una camicia rosa antico lasciata aperta così da mostrare il piercing all'ombelico, poi ha dei booty shorts dello stesso colore con scritto sul sedere it's okay to stare. è truccato con dell'illuminante iridescente sulle palpebre e gli zigomi, e del gloss color pesca sulle labbra.

    JEAN
    - parla con giacomino
    - non morde potete molestarla

    indossa un pigiama con dei dinosauri, ha poi i capelli raccolti in due space buns e un trucco semplice: eyeliner e rossetto.
     
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    Aveva accettato l'invito di Kaz con un sorriso tranquillo, nascondendo al meglio delle proprie possibilità l'emozione e l'eccitazione alla mano tesa del ragazzo. Conosceva le Furie, erano state le prime persone ad accoglierla in Inghilterra grazie a Sana, che si era prodigata da subito perché Jojo non restasse completamente da sola in una nuova nazione (anche se a volte si scordava della sua esistenza; Jojo la perdonava: alla fine per tutta la loro vita l'aveva sempre solo conosciuto come fratellastro dall'altra parte del mondo, non un fratello o una sorella di cui prendersi cura)... ma era diverso se invitarla nella sala tassorosso era Kaz, insieme a Neffi e Erisha, un gesto di amicizia più diretto alla Jojo special che non alla Jojo Park di Sana.
    Si era portata una trousse enorme di trucchi costosi (pronta a offrire aiuto a chi ne aveva bisogno), uno zaino con i vestiti che avrebbe messo la sera, e una volta arrivata si era guardata timidamente in giro nella sala comune, sempre così cozy e carina, ridendo vedendo Ficus andare via - con cui già si era messa d'accordo per vedersi all'ingresso del prom. «switch!» aveva scherzando passandogli accanto, ansiosa di vedersi arrivare al prom il ragazzo con un pigiama enorme, magari a peluches con cappuccio nonostante gli ottanta gradi...

    Solo che quando poi finalmente si erano incontrati all'ingresso, Ficus non era vestito come si era immaginata.
    «hai... hai un sacco di pelle scoperta» commentò istintivamente, gli occhi a scivolare sul ragazzo mentre il cuore gli batteva in gola e sentiva una fitta in pancia. La camicia dell'altro era allacciata male e qualche bottone era stato lasciato aperto, i pantaloncini erano infinitamente piccoli e anche impegnandosi a non guardarli (o guardare altro), c'erano le cosce nude ad attirare l'attenzione. Arrossì alzando lo sguardo per concentrarsi sul viso, sui capelli arruffati-... e aiuto. Era così carino. Doveva scegliere se concentrarsi sul lato tenero o il fatto che fosse nudo? God i'm not your stronger soldier. Non voleva neanche guardarlo negli occhi, o rischiava di far scattare l'empatia senza farlo apposta e trasmettergli emozioni che decisamente era meglio tenersi per sè.
    Non aveva Balt nudo in testa, ma a qualcosa era necessario pensare ugualmente.
    E dire che Jojo si era impegnata per non vestirsi in maniera troppo osè. Aveva scartato pantaloni (larghi ma) troppo corti, le vestaglie trasparenti, il pizzo e i fiocchi, in favore di qualcosa di più semplice e anonimo. Non si era neanche messa choker, non aveva lasciato la pancia scoperta a far intravedere lingerie carina con un sottotono ben poco innocente. Si era messa un pigiama semplice ma divertente, perchè lei e Ficus erano amici, e non voleva che, nonostante la sua ingenuità, pensasse che stava puntando ad altro, o che lo facessero i suoi amici. Voleva essere a tema con lui e farlo sorridere, per questo l'onesies estivo leggero.
    E poi lui si presentava nudo.
    prese un respiro, le narici ad allargarsi prima di sospirare con un sorriso. Oh Ficus.
    «almeno non avrai caldo! Meglio! Grande! effettivamente fa un po' caldo. Tu non hai caldo? Io ho caldo» agitò la mano davanti al viso. Magari aiutava anche a far andare via il fuoco che aveva in faccia.
    Le servivano giusto due minuti per tranquillizzarsi, ma prima-. ugh. «vuoi una mano a sistemare i bottoni?»
    Sguardo basso si avvicinò, chiudendo al Ben le asole lasciate aperte e mettendo da parte i pensieri su quanto fosse in realtà intimo essere così vicino a chiudergli i bottoni (e quanto avrebbe preferito fare il contrario). Dubitava che Ficus avesse lasciato volontariamente la camicia chiusa male, per mostrare la pancia o il petto al mondo; lui non era così, e Jojo si sentiva già terribilmente in colpa per i suoi pensiero o per il fatto che si stava
    approfittando della sua amicizia andando al prom insieme. Prima o poi avrebbe dovuto dirglielo che ogni volta che gli prendeva la mano, il suo cuore esplodeva.
    O magari no, se lo sarebbe tenuto per sè per sempre, non voleva smettessero di essere amici per una cosa simile.
    E a proposto di amici: ovviamente aveva salutato tutti appena arrivata, presentandosi a chi non conosceva (come Nahla).
    Fece un passo indietro, guardando nuovamente Ficus, questa volta più tranquilla, indirizzando il nervosismo al braccialetto rosa e azzurro al polso, messo piegato a metà a segnalare che potevano usare i pronomi che volevano quella sera (si era messo la parrucca lunga bionda per mera vanità).
    «Ti ho portato un regalo. Due, cioè» tirò fuori dalla borsetta di peluches un paio di calze colorate, e gliele porse. Una aveva delle banane, e l'altra delle fragole; indicando sè mostrò che aveva lei addosso la coppia delle due. Tirò fuori anche un bracciale con dei fiori, questa volta più in dubbio «nei film americani danno sempre i fiori da mettere al polso e nel taschino-» il corsage che gli stava mostrando, si abbinava ai fiori nei capelli e nel taschino di Jojo «qua non si usa ma- mi pareva carino. Se ti va. L'altra volta hai dato fiori a tutti, volevo fossi tu a riceverli» Agitò le mani «Se non ti va tengo tutto in borsa! L'ho portata apposta quindi non farti problemi!»
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    vestito: ha i capelli biondi, non come nella gif, ma mi piaceva la gif col peluches. pigiama così ma è una volpe non uno shiba inu (ed è truccata finta natural ma lo è sempre). il bracciale è una cosa simile. borsetta (tipo quella dello ma è una volpe (?))

    va a prepararsi con le furie (e le special??) dai tassorosso, arriva al prom, saluta i ben (e si presenta a chi non conosce) e parla con ficus!
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    Per una volta non le importava di non essere stata accoppiata con una ragazza. Quello sarebbe stato il suo ultimo prom. Bittersweet. Non sapeva davvero come prenderla quindi ancor prima di prepararsi per andare al prom si era buttata sull'alcool con uno shottino (in compagnia, dormitorio femminile serpeverde?) così da settare la mente in modalità festa. Aveva funzionato alla grande: si era preparata con la sua playlist preferita in sottofondo, ballando e cantando. Non aveva nemmeno avuto problemi a trovare il vestito perfetto per la serata dato che il tema era il pigiama party e lei e la sua infinita collezione di pigiami eleganti non avevano avuto alcuna difficoltà a riguardo se non quella di dover decidere quali dei tanti indossare. La maggior parte dei suoi pigiami comunque erano in rosa o in nero quindi per il colore non aveva avuto molta scelta. Aveva infine optato per un trucco sui toni del viola, un choker in velluto nero e pigiama nero decisamente non troppo corto, che aveva indossato assolutamente senza reggiseno (perchè chi va a letto con il reggiseno? sicuramente non lei) permettendo quindi anche di notare sotto la stoffa, i due piercings che si era fatta ai capezzoli qualche anno addietro. Erano fortunati che essendo in estate non si fosse presentata solo in lingerie con tanto di bustino in pizzo nero e reggicalze. Sicuramente era stata una delle opzioni ma non voleva creare un ambiente not safe for work ed era andata su qualcosa di più decoroso. Arrivata all'ingresso fece un cenno con la mano a Ciruzzo prima di avvicinarsi a lui. «hey partner in crime» ormai erano legati da quel legame indissolubile che era l'essere partner al prom soprattutto quando si partecipava a un pigiama party. Succedevano le peggio cose durante i pigiama party, dovevano essere preparati a tutto e guardarsi la schiena. Trascinò poi Ciruzzo a farsi le unghie per poi proseguire fra le tante meraviglie che quel prom aveva da offrire. «FOGLIA PITTURA CINEMA» (bacio al cielo a eli che ci ha dato le parole) da leggersi come case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale o come COCAINA !! NEFFI !! DI CAPRIO !! ECONOMIA !! a voi la scelta. «elaboro:» come elaborava le foglie. Vabbè facciamolo in tema. «ho portato delle maschere per il viso di aloe vera e dei cetrioli» ma avrebbe preferito usarla a fine serata come skin care «possiamo trovare della pittura o pennarelli per disegnare in faccia ai primi che si addormentano» ma era ancora presto (si sperava). Anche se niente vietava alle persone però di andare alla festa e appisolarsi sul primo cuscino libero. Cinema, infine: «oppure preferisci vedere un film?» cosa che fra le tante non avrebbe puntato, non al prom. «anche se una bella sfida a cuscini in faccia non me la toglie nessuno» e quando altro avrebbe potuto approfittarne dato che la sua clessidra ad Hogwarts era agli sgoccioli? «ma prima beviamo?» Sì, alla fine aveva fatto tutto da sola, come al solito. Aveva proprio bisogno di sfondarsi un po'. E queste due frasi rilette due giorni dopo hanno qualcosa di magico.


    Iris, seduta a gambe incrociate sul letto, cercava di stare ferma e immobile dato che Nahla si era offerta di farle le treccine. La pazienza a dire il vero non era mai stata il suo forte quindi dopo poco, una delle due gambe l'aveva lasciata cadere per terra, poggiandola sul suo skate riposto accanto al letto e aveva iniziato a dondolare il piede. «non ti impegnare troppo, dopo due secondi si saranno già smollate, conoscendomi» e questo perchè correva in giro, saltava ovunque, faceva parkour in ogni luogo a lei disponibile e sicuro non si lanciava con il suo skate fra le scale di Hogwarts o metteva le persone sedute su e le spingeva per il castello manco fossero su un carrello della spesa. Stava cercando di far di tutto per non alzarsi e scorrazzare via, si stava impegnando davvero moltissimo e quando Nahla ebbe finito, le si lanciò addosso, schioccandole un bacio sulla guancia per poi avvicinarsi al suo comodino, prendere uno dei suoi funghetti colti quella mattina e allungarlo alla ragazza. «funghetto?» sorrise malandrina, porgendogliene uno che sicuramente non era innocuo. Nahla lo prese ma senza aver intenzione di provarlo e lo usò più come decorazione per il dormitorio. Un vero spreco, avrebbe voluto dire ma ormai glielo aveva regalato e la ragazza poteva farci quello che voleva. Chissà, magari avrebbe cambiato idea quella sera stessa, non era così impossibile, poteva ancora sperarci. Con skate e ciabatte in mano, il suo kit di sopravvivenza di funghetti riposti nella borsetta a forma di fungo e armata di vans e pigiama abbinato a quello di Clay - in che modo? dio solo lo sa - era uscita dalla Sala Comune, aveva appoggiato lo skate a terra e era sfrecciata via. «FATE LARGO ESCARGOTS» giggling in frenchenglish. The troublemaker is here. Non si fermò a salutare anima viva al grido di "I AM SPEED" sfrecciando incurante di poter prendere sotto qualcuno. Quanto la gasava essere un pericolo vivente per lei e per chi la circondava, adrenalinico. Erano anche fortunati non avesse ancora preso nessun funghetto. «se qualcuno si fa male non pago i danni, io vi ho avvertiti» e in due modi: che stava passando un pericolo pubblico e cioè lei stessa e che lei, i danni, davvero non li avrebbe pagati. Quando finalmente arrivò all'ingresso, si fermò ad un passo dal gruppetto di Clay. Quando aveva letto il nome di Clay sul foglietto era andata subito a cercarlo perchè sì, aveva avuto modo di conoscerlo durante quell'anno ma il prom le aveva dato l'occasione per conoscere meglio, ciarlare e far conoscere il disagio qual era. «CLAY !!» sorrise dandogli un pugnetto amichevole sulla spalla [4 pa di danni] per poi salutare chiunque fosse lì ma sono sicura solo di Kaz, chi altro c'era non lo sapremo mai. «andiamo a farci mettere lo smalto? come stai?» Iris è pronta per i rant, Clay, sfogati pure, abbiamo tutta la serata !! Si guardò un attimo le mani non curate come quelle di altre ragazze lì presenti e alzò le spalle prendendo a braccetto Clay per incamminarsi verso i poveri piccoli schiavetti all'ingresso. «non so cosa si faccia in questi casi... vuoi un funghetto?» chiese facendo un cenno alla borsetta a forma di fungo, o meglio, al suo contenuto.

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    in all te right ways, all my underdogs
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    won't you come on and,
    come on and raise your glass?
    just come on and,
    come on and raise your glass
    IRIS
    CLAY
    Don't Threaten Me with a Good Time
    Panic! at the Disco


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    - si dirige all'ingresso dove si erano dati appuntamento
    - parla con ciruzzo all'entrata
    - si fanno le unghie e entrano


    IRIS
    - parla con nahla in sala comune
    - si dirige all'ingresso dove si era data appuntamento con clay
    - saluta clay e kaz e chiunque sia lì
    - parla con clay mentre si fanno le unghie
     
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    Quell’evento rappresentava un cerchio che si chiudeva, avrebbe finito il suo percorso scolastico a Hogwarts così come lo aveva iniziato: con un prom.
    Ora, vorrei dire che aveva pensato al suo outfit, che aveva già un’idea di come si sarebbe presentato, ma non rispecchierebbe a pieno la verità. Il Grifondoro, infatti, aveva passato tutto il tempo a perfezionare la macchina di Lego per Giacomino, a incantarla affinché potesse andarlo a prendere… per poi passare il resto delle sue giornate a smontarla, pezzo per pezzo, imprecando contro i francesi.
    Poteva accettare tutto, e aveva accettato la roulette russa con cui alla fine erano stati accoppiati, ma non l’oltraggio alla sua famiglia.
    Voi direte: eh, ma Giacomino è mezzo francese! Eppure, questo non cambia il fatto che è più terrone del resto dei cugini, in maniera molto più soft e pacata, contenuta, ma restava sempre il principino di Canosa.
    Le ore prima del prom, dunque, le aveva trascorse con la testa calata nel suo baule, alla ricerca di qualcosa da poter usare per dormire.
    Nudo, purtroppo, non lo avrebbero fatto entrare. Aveva provato a corrompere i professori con burratine e stracciatelle fresche di giornata, ma non avevano sortito l’effetto sperato.
    Prese un lungo, lunghissimo, sorso dalla fiaschetta di limoncello che teneva a portata di mano – aka sul comodino di Giuliano, magari riusciva a farlo pure ubriacare prima di scendere – e guardò il suo riflesso allo specchio, scompigliando un po’ i capelli per ottenere quell’effetto da ho appena alzato la testa dal cuscino. Strinse un po’ le cinghie di pelle che gli fasciavano il corpo – e che mettevano in mostra piercing e tatuaggi - e sistemò gli orli dei boxer affinché rivelassero abbastanza e dissipassero ogni dubbio su chi avesse il culo più bello della scuola. Toccare per credere.
    “Yo!” Sorrise, con un cenno del capo alla Motherfucka, prima di avvicinarsi a lei. Le stava simpatica, trasgressiva e ribelle il giusto, una su cui si poteva contare quando il mood della serata era quello di divertirsi. La fissò per qualche istante, sbattendo piano le palpebre, allungando ancora di più la curva delle sue labbra, cogliendo si fosse già portata avanti con il lavoro.
    “Amo, è meglio che non te lo dico quello che ho portato io.” Le fece l’occhiolino, perché, davvero, non era il momento di rivelare tutte le sue carte, ma sarebbe stato ben contento se Sorta avesse attinto dalle sue scorte per rallegrare il suo post serata.
    “Ti dirò…” portò un dito fresco di manicure – inutile dire che aveva litigato con le matricole su come stavano usando la lima, al punto da minacciarli, togliergli l’attrezzo e finire la manicure da solo mentre chiacchierava con le altre povere vittime, cercando di captare il gossip ancora prima si manifestasse – e si picchettò il mento. “… quanto vuoi menare con i cuscini? Perché qui possiamo fare fronte comune con i miei cugini e contro francesi.” Ci sarebbe stato davvero da divertirsi, soprattutto in infermeria.
    “Beviamo.” Confermò prendendo a braccetto Sorta e dirigendosi verso il tavolo delle bevande.
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    Questo è l’ombelico del mondo:
    è qui che nasce l’energia!
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    da qui che parte ogni nuova via…
    «Boia d’un mand lader.» La maledizione di Lucrezia Linguini aveva colpito per l’ennesima volta. Certo, adesso era una donna seria e impegnata (la prima non proprio, ma la seconda sì!!), però questo non toglieva che gli occhi – e non solo – li avesse ancora. E poi Maddy avrebbe capito. Era Maddy.
    Ma il fatto è che non c’era niente da capire, perché, per l’ennesima volta, a un evento pubblico (???) il fato TM aveva deciso che no, per lei non c’era alcuna patata. «Cioè ma ti pare che con Sorta ci vada tu e non io?», si lamentò in direzione di Ciruzzo che rovistava nel suo baule, a quattro di bastoni sul letto di Lollo con il nocino spedito direttamente da zia Orietta in mano. In effetti, a pensarci bene, condivideva quella triste sorte (ihihihi) con la Motherfucka. «E poi tra tutti i peni muniti con Paride?? Dopo l’ultima lezione c#B00723o che mi odi… Capite??? Odiare ME???», spiegò melodrammatica ai cugini, in fondo consapevole che, probabilmente, nessuno la stava ascoltando. Ciruzzo era ancora triste per la storia della Ferrari-Lego, di Giacomino e del prom, Lollo si stava riprendendo dall’ultima luna piena e Remo era perso nel suo au. Non era nella natura di Lux, però, rimanere imbronciata e depressa molto a lungo. Anzi, in realtà non lo era praticamente mai. Specie se aveva abbastanza alcol in corpo, s’intende. Buttò quindi giù un’altra grande sorsata di nocino, poi si tirò su dal letto. «Vabbè. Gli farò capire che sono una mamma cool.» Cosa? Cosa. «*zia.»

    Così, qualche ora dopo, Lux aspettava Paris davanti al dormitorio dei corvonero. Purtroppo non aveva potuto vestirsi, o meglio, non vestirsi come dormiva, ovvero completamente nuda, quindi aveva deciso di essere Lia e mettersi quei cosi con le catenine che Sara è troppo boomer per ricordare come si chiamano. Mentre aspettava il Tipton, vide sfilare davanti a sé di ogni. Dagli altri Ben, che in fondo la intenerivano, persino quello che sembrava uscito da un incubo, a Neffi Lovell, stella del cielo, che non meritava quello che le era successo. No, non il diventare una special. Il dover vedere la sua migliore amica e probabilmente anima gemella farsela proprio con il suddetto incubo. «Ndemia, cinno?», salutò Tipton, vedendolo finalmente spuntare. In fondo, nonostante tutto, le stava simpatico. E provava come un senso di protezione, nei suoi confronti. Forse stava davvero invecchiando. Forse il suo orologio biologico cominciava a ticchettare. Hhhhh.
    Scacciò quel pensiero e, insieme al corvonero, si avviò all’ingresso dei cortili, dove ritrovò mezza scuola, compresi tutti gli amici di lui. «Awwwwh stradora!! Ma siete tutti coordinati!!» Veramente preziosissimi. Anche perché si vedevano i gioielli di tutti, praticamente. Un incubo, ma comunque un sogno. Salutò i Ben10 e i cugini e tutti quelli che le capitavano a tiro e andò a farsi mettere lo smalto. Nero, ovviamente, duh. Non esistono altri colori di smalto.
    «menomale che ho portato l’alcol dietro, non mi fido più del punch» «Troppo noi amo!!», si illuminò, sorridendo sorpresa e compiaciuta a Paride. Almeno finché non si indicò il pacco. Inarcò un sopracciglio, pronta a riprenderlo per quell’abbordaggio decisamente terribile, ma poi capì che stava parlando in modo letterale. C’era davvero dell’alcol. «Bendessa, mi rendi proprio fiera.» Finse di asciugarsi le lacrime, perdendosi nel suo au – e soprattutto grazie all’alcol che aveva già ingurgitato prima di arrivare – mentre il Tipton parlava con la sua setta. «Dai, entriamo prima che arrivi la calca» Annuì, pensando più che altro al fatto che prima entravano, prima poteva bere, più o meno nascosta in qualche anfratto. «Soccmel che hipsterata, ma chi l’ha pensata? Credevo che gli hipster non esistessero più e fossero solo una fissa dei millennial che si credono ancora giovani… Però è molto carino, eh!!! Slay.» Non voleva essere una critica, la sua!! Anzi!! «cosa vuoi fare? basta che si beva, poi sono felice» «Oh mio dio???» Staccando gli occhi dalle lucine, si voltò a guardare Paris, una mano sulla tetta sinistra, praticamente nuda. «Perché noi non abbiamo parlato prima di alcol??» Davvero, a saperlo!! Tirò quindi fuori – da non si sa bene dove, visto com’era vestita, ma non ci faremo domande – una bottiglia, ancora perfettamente sigillata, gli fece l’occhiolino, la stappò e, come segno di pace, gliela porse perché fosse lui ad aprire le danze. «Lapo non lo deve sapere, ma è buono… anche se è amaretto di Torino», spiegò seria, annuendo alle sue stesse parole.
    Poi, bevendo, cominciò a gironzolare a caso, finché non si trovarono dalla palla stroboscopica magica. Afferrò il bastone, che le ricordava il tubo TM, e si preparò a colpirla. «Pignatta! Pignatta! Ma che cos’è una pignatta???» Se i presenti non avessero colto la cit, si sarebbe offesa mortalmente. «Palla, ma qualcuno scopa al prom??» Era pura e semplice curiosità antropologica, la sua.
    gryffindor
    VII year
    Linguini
    L’ombelico del mondo
    Jovanotti


    Outfit: mutande, copricapezzoli (forse) e sopra una sorta di rete??? Non so come definirla ihihih. Vabbè insomma tipo così.

    - va a prendere paris
    - offre a paris l'amaretto di Lapo e se lo beve anche lei
    - va con paris dalla palla e le chiede se qualcuno scoperà al prom
     
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