Votes taken by flawsome

  1. .

    1992

    hand-to-hand

    rebel
    obstacles
    koethe
    Nelia ci aveva provato ad insistere affinché quel particolare compito da svolgere nelle profondità marine venisse affidato a qualcun altro — letteralmente a chiunque altro che non fossero i suoi bambini, un gruppo oramai ridotto all'osso e che le faceva mancare qualche battito ogni volta che imboccava in un aula e la trovava vuota per metà, oppure ogni volta che radunava i più giovani nella sala addestramento del QG e fin troppi mini ribelli non rispondevano al suo appello.
    Era ingiusto; era frustrante, e la faceva incazzare — ma soprattutto, aveva mandato in overdrive tutti i suoi istinti da mamma chioccia, costringendola a vivere in un perenne stato di ansia che le suggeriva potessero sparire altri di loro, in un qualsiasi momento, se solo avesse distolto le attenzioni per più di qualche istante.
    Donne, uomini, maghi o special, adulti o bambini; il Lotus non aveva guardato in faccia nessuno quando era sparito e aveva portato con sé pezzi di cuore e di vita, e ora Nelia non sapeva come rimettere un tappo a quelle emozioni nere e dense che fuoriuscivano da cassetti chiusi a chiave eppure abbastanza danneggiati affinché potessero passarci attraverso timori, paure e il non così irrazionale terrore che potesse succedere ancora. E ancora. Erano usciti da meno di un anno dalla Guerra di Primavera, e non avevano ancora risanato i danni di quell'ultimo conflitto, ed eccoli lì, già a doversi interfacciare con un altro grande cataclisma.
    Il mondo sicuro che aveva promesso a se stessa avrebbe combattuto per costruire, per Bennett e le nuove generazioni, non le era mai sembrato così lontano.
    Aveva insistito; che ci mandassero degli adulti, fino a Takitaki, a risolvere il problema di un mago troppo superbo che si era lasciato prendere la mano. Perché i loro ragazzi?
    Aveva insistito, ma aveva perso; metteremo in atto tutte le misure di sicurezza adatte al caso non le erano sembrate comunque attenuanti, né parole abbastanza rincuoranti, ma non aveva potuto puntare i piedi più di quanto non avesse fatto fino ad ora, perciò non le rimaneva che seguire le direttive e organizzare quell'uscita didattica tenendo a mente di prendere lei tutte le misure di sicurezza adatte.
    Per gli studenti, e per un Eugene Jackson che sembrava pronto a partorire lì su quella barchetta, come una Elsa Pataky agli Oscar qualunque.
    Forse avrebbe dovuto pensarne anche qualcuna per Raph, alla sua prima esperienza con quel genere di lezione, ma fino a quel momento se l'era cavata abbastanza bene — almeno di un problema, Nelia poteva smettere di farsi carico.
    E menomale, perché era molto più presa dal tenere sott'occhio tutti i suoi ben, un'abitudine che di recente era persino peggiorata, e di tanto in tanto a lanciare un'occhiata alla bionda professoressa, per poter pensare anche al Vaughan. Lo ascoltò fare i suoi preamboli e annunciare lo scopo della lezione, dopo aver fornito una descrizione più o meno dettagliata dell'isola sommersa e di ciò che avrebbero trovato una volta scesi sul fondale marino; poi era stata la volta di un Eugene sempee più affaticato, che aveva lasciato andare gli studenti nelle Ostricone Giganti, per il sommo dispiacere di Nelia – che aveva chiaramente sentito un tuffo al cuore nel vedere i ragazzi prendere il mezzo di trasporto e calare oltre la superficie schiumosa dell'oceano – prima di entrare in travaglio.
    Aspetta.
    Cosa?

    Arrivati a quel punto della lezione, Nelia avrebbe dovuto raggiungere i ragazzi nel Centro di Osservazione allestito a Takitaki, per monitorare i progressi e, in caso di esito positivo nella ricerca delld contro maledizioni, guidarli alla successiva fase della lezione (quella più di divertente), insieme a Jade.
    Un veloce sguardo alla aua assistente, però, le confermò quanto sospettato: la special non sarebbe andata da nessuna parte, non con una figlia in arrivo. E Nelia non le avrebbe mai chiesto di farlo.
    Prese perciò tutto il suo equipaggiamento da scuba diving (personale; non era mica una dilettante, Nelia Hatford) e, dopo aver rassicurato gli eubeech che sarebbe tornata subito, si tuffò per raggiungere l'isola sommersa.
    Non era un'ostetrica, ed era sicuramente la prima volta che le capitava di dover far nascere qualcuno, ma a giudicare dalla situazione (ancora gestibile) immaginava di avere abbastanza tempo per scendere, avvisare gli studenti, risalire in superficie e aiutare Euge a mettere al mondo Rude. Ok ok. Ce la poteva fare.
    Una volta raggiunta l'isola, raggruppò tutti gli studenti in una delle stanze (perché il tempo era denaro e non poteva ripetere quel discorso infinite volte) e gli spiegò brevemente la situazione. «ora che avete trovato gli incantesimi per contrastare le maledizioni,» spero – al momento in cui scrivo questo post, nessuno ha ancora postato i propri gruppi quindi chissà, «potete uscire per lanciarli sulle creature e farle tornare al loro stato originario.» breve, concisa, diretta. Fece un gesto allo Skylinski per invitarlo a distribuire le foglie. «con queste potrete muovervi e respirare lì fuori, ma non riuscirete a parlare;» si strinse nelle spalle, non faceva lei le regole, «vi avviso che, una volta libere dalla maledizone, le creature cercheranno di attaccarvi come ringraziamento» infondo, avrebbero dovuto sapere già che takini e creature fossero famose per i loro atteggiamenti aggressivi, «perciò, state in guardia.» e mentre loro masticavano le foglie, o le lasciavano sciogliere sotto la lingua, Nelia rimise in spalla la bombola di ossigeno pronta per ritornare in superficie, non prima di averli lasciati con l'ultima parte di raccomandazioni.
    «avete la possibilità di tentare di farveli amici e guadagnare il loro rispetto, lottando con loro, e addomesticandoli come vuole la cultura di Takitaki. Ma fossi in voi eviterei magie di qualsiasi tipo,» e non era un consiglio, «avete due (giorni) ore di tempo, dopodiché qualcuno arriverà a recuperarvi»
    Promessa (e minaccia).
    Puntò il dito contro ognuno di loro «non potete uccidere le creature» lo agitò un paio di volte a mezz'aria, «non potete rapire le creature» e lo agitò ancora, «non potete usare i vostri compagni come merce di scambio per le creature.» ai takini, gli umani non piacevano molto.
    Tutto il resto, era permesso. Come avrebbe detto il buon William: yolo.
    «buona fortuna a tutti» lei aveva una Rude da far nascere.
    as far as I can remember
    we've been
    migratory animals
    living under
    changing weather
    flawsome


    OFF// ultima parte! Troverete i dettagli sul duello in ciascun topic (aperti nell'aula di corpo a corpo) ma per fare un recap veloce della situazione on fino ad ora:
    – avete studiato le creature e le maledizioni;
    – nelia è scesa per darvi il via libera e barry vi consegna delle foglie grazie alle quali potrete respirare e muovervi tranquillamente in acqua, ma che non vi permettono di parlare (perché vi farà crescere le branchie)
    – una volta usciti dalla stanza, in metagame gli studenti casteranno la contromaledizione trovata, e subito dopo le creature attaccheranno i pg per ringraziarli, e giocare con loro

    Fine? Fine.
  2. .
    obliviontober 2023 oblivion ft. mitologia greca
    settimana 3 // poteri elementali (pt 2)

    m. day,
    lumocinesi
    k. oh,
    ombrocinesi
    s. hamilton,
    acidocinesi
    a. dallaire,
    aerocinesi
    t. limore,
    atmocinesi
    d. linguini,
    cronocinesi
    g. hwang,
    magnetocinesi

    (clicca sull'immagine per ingrandire)
  3. .
    30 y.o - trainer - former hufflepuff - gif
    nelia hatford
    «ok»
    Nelia abbassò lo sguardo, riconoscendo in quella singola sillaba la conclusione di quella chiacchierata. Ok. Deciso, estraneo, diretto. Nelia aveva il sospetto che nella testa dell’ex tassorosso, quella finalità era giunta già molto prima — le aveva fatto comunque la cortesia di rimanere ad ascoltarla. O, per meglio dire, di rimanere fisicamente lì mentre lei continuava con il suo rant, ma la donna dubitava avesse davvero ascoltato qualcosa, specialmente sul finire.
    Strinse le labbra, annuendo tra sé e sé conscia di aver perso una battaglia che non s’era neppure resa conto di aver intrapreso: di far cambiare idea al Knowles, Nelia non ne aveva mai avuto voglia o interesse, ma in quanto ribelle, in quanto donna con qualche anno di esperienza alle spalle, aveva inconsciamente desiderato che anche lui si rendesse conto del potenziale della resistenza se solo avessero avuto i modi e i mezzi per fare davvero qualcosa di concreto che non fosse solo resistere e uccidere per non essere uccisi.
    Con un sospiro, portò le iridi ebano sulla figura del minore studiandolo.
    Era un anarchico, CJ Knowles. Non rientrava negli schemi del governo, ma neppure in quelli della ribellione. Era uno che la giustizia se la cercava – e guadagnava – a modo suo, con le sue mani e con i suoi mezzi. Non era fatto per il lavoro di squadra, e non era fatto per il quieto vivere; era la pietra che creava onde e disturbi nella superficie calma del lago, lo spillo che pungeva sul vivo non per fare reality check, ma solo per il desiderio di spillare sangue fresco; era l’animale selvaggio messo alle strette una volta di troppo e che ora era capace solo di mordere e strappare la carne, senza fare domande o senza sperare in finali diversi. Cosa lo avesse spinto, in primo luogo, ad unirsi a loro, rimaneva un mistero per la donna.
    «se hai finito il tè, io andrei»
    «non ho finito,» gli rispose semplicemente, portando la tazza alle labbra senza bere il té, «ma non ti tratterrò oltre. Ho già detto tutto quello che c’era da dire,» e forse anche troppo, «credo che rimarrò ancora un po’.» Sperava di non aver serrato troppo la stretta intorno al giovane, non era sua intenzione, ma lo leggeva nello sguardo giada del minore che gli ingranaggi fossero all’opera, e che stesse riflettendo su qualcosa.
    No, anzi, che avesse già deciso.
    Così come aveva deciso già da un pezzo che la conversazione fosse terminata.
    Lo osservò muoversi per la stanza, rimanendo ferma al suo posto e in silenzio, spezzandolo solo alla fine, prima che l’altro potesse effettivamente andare via. «cj,» lo chiamò, abbassando le mani e la tazza, ed incrociando le braccia al petto, «hai ragione, sono scelte Tutti ne avevano da compiere, quotidianamente, volente o nolente: solo alcuni erano in grado di sopportare le conseguenze delle decisioni prese. «ognuno ha fatto la sua. prima di entrare, e soprattutto dopo Potevano non essere d’accordo su molte cose, i ribelli, ma li accomunava almeno un’ideale e tanto bastava a tenerli . «io rifletto ogni mattina sulla mia, e non me ne pento.» Tenne lo sguardo sul minore, fregandosene del fatto che l’altro lo stesse o meno sorreggendo; non c’era incertezza nella sua voce, né dolcezza o morbidezza. Erano in guerra, era necessario che ognuno rivedesse le proprie priorità e ne comprendesse l’importanza.
    Non gli disse che avrebbe dovuto rifletterci anche lui, ma non serviva metterlo a voce: avevano capito entrambi, e tanto bastava.
    «grazie della compagnia, comunque. e delle foto di Heroine e Cocaine!»

    I took the starts rom my eyes,
    and then I made a map
    And knew that somehow
    I could find

    my way back


    cj: *fa una role con nelia* mh what if dicessi go fuck yoursel alla ribellione
    nelia, che in passato è stata scout per i ribelli: eye mouth eye
  4. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    nelia hatford
    30 | hand-to-hand combat | rebel | trainer | mom friend
    Il fatto che quella conversazione stesse avvenendo davvero e non fosse solo il frutto di un delirio della prof di corpo a corpo aveva dell'eccezionale: ancora non riusciva a credere che il suo migliore amico sposasse Akelei Beaumont. Li conosceva entrambi da una vita e il suo stupore nasceva solo dal fatto che, arrivati a quel punto, Nelia temeva non sarebbe mai successo — e invece Ake era lì per smentire la cosa e spazzare via ogni dubbio della tassorosso.
    Che, ovviamente, era al settimo cielo.
    Prima di essere William Il Capo dei Ribelli e Akelei Il Capo dei Cacciatori, erano Will e Ake, due dei suoi più cari amici; Nelia c'era stata in ogni tappa della loro storia e nessuno era più felice di lei al pensiero che stessero per convolare a nozze. E no, nemmeno gli sposi, tiè. FAN NUMERO UNO.
    Voleva sapere ogni singolo dettaglio, e tutti quelli che Ake non era disposta a condividere li avrebbe estorti con l'insistenza e portando la bionda all'esasperazione, Cornelia style. Voleva saperli tutti, anche quelli che non capiva, tipo i centomila tipi diversi di stili per decorare l'esterno, cosa ne sapeva lei: ai suoi tempi, aveva scelto la cosa più classica e delicata, puntando al cibo piuttosto che alle composizioni floreali che poi sarebbero andate buttate il giorno dopo.
    «che tra i temi c’era il french countryside, un misto tra luxury e rural humbleness. non chiedermi cosa voglia dire, ma posso farti vedere delle foto» Duhhh certo, non doveva nemmeno chiedere! La mano di Nelia era già scattata in avanti, le dita a stringersi e riaprirsi più volte, come ad indicare che fosse impaziente di ricevere il telefono e curiosare nella galleria, come la vecchietta impicciona che era.
    Quando gli occhi si posarono sul display, Nelia si lasciò sfuggire un «wow» di stupore, non tanto per le foto in sé (che doveva ancora scorrere) , quanto più per le cartelle che aveva davanti, suddivise per tema, argomento e catalogo; Akelei stava prendendo quella questione molto sul serio e, sebbene non avesse avuto alcun dubbio a riguardo perché era di Akelei Beaumont che di stava parlando, la Hatford non poteva negare che una parte di lei temeva il fatto che l’amica fosse un po’ troppo restia all’idea del matrimonio per dedicarsi alla sua organizzazione anima e corpo.
    Evidentemente, William Yolo Barrow doveva aver compiuto qualcosa di molto vicino ad un miracolo anche in quello.
    E bravo Billyino, bravo; avrebbe provveduto a fargli i complimenti subito dopo la strigliata di orecchie più che dovuta per non averle nemmeno accennato che avesse l'intenzione di legare Ake a sé finché morte non li avesse separati; un conto era buttare lì un “io me la sposo” qua e la mentre si godevano il silenzio del QG o della sala professori, condividendo un bicchiere di whisky, un altro era farlo davvero, e senza dirle nulla.
    «visto che il matrimonio si terrà fuori, avevo intenzione di usare diverse varietà di fiori»
    Annuì, osservando la foto con attenzione e studiando la composizione indicata, immaginandola inserita negli addobbi del giorno speciale degli akerrow: aveva già la pelle d’oca. E gli occhi a pizzicare per colpa delle lacrime — oh, era una persona sentimentale e romantica, lei!
    «eugene……si è offerto di aiutare»
    Pelle d'oca che divenne brividini di paura a quelle parole. Come avrebbero detto i giovani: «oh boi» posó il telefono sul tavolino, e guardò Akelei con aria confusa
    «e tu hai accettato?» voleva molto bene a Eugene, ma lasciargli le redini dell’organizzazione era davvero una mossa molto azzardata; com'era possibile che Akelei gli avesse dato l'ok? «hai messo qualcuno a supervisionare?» perché dire “a fare da babysitter” sembrava brutto, ma era la verità; chissà quello che avrebbe tirato fuori dal cilindro, il Jackson.
    (Però se gli servivano foto imbarazzanti o aneddoti compromettenti sul futuro sposo, Nelia sarebbe stata ben lieta di aiutare.)
    Meglio cambiare discorso, vah, e parlare Dell'Argomento ™: l'abito.
    «nessuna anteprima, sarà una sorpresa per tutti.» le labbra di Nelia curvarono verso il basso, delusa dalla cosa: ci teneva moltissimo a vedere il vestito di Ake, ma accettava la volontà della cacciatrice. Infondo, avrebbe contribuito a far accrescere le aspettative, la curiosità che sarebbe stata soddisfatta solo il giorno delle nozze.
    «Stavo pensando di commissionarlo a Berenice Hillcox, ha un talento che ho visto da poche persone, e lo sai che di solito non mi spreco con i complimenti» Su quello poteva facilmente convenire con lei: Akelei non era il genere di persona che si lasciava andare ai complimenti, e se riteneva Berenice all'altezza di un compito così importante come disegnare e realizzare l'abito del suo matrimonio, la ragazza doveva proprio avere un talento come pochi altri. Nelia non aveva mai avuto il piacere di incontrarla di persona, ma la conosceva di nome.
    «sì, ma almeno un piccolo spoiler potresti farmelo…» cercò di far leva sul cuore (ma quale) di Ake con degli occhioni grandi e il labruccio tremulo, sapendo già che non avrebbe funzionato; serviva comunque a stuzzicare un po' l'amica, e tanto bastava. «o almeno le scarpe! hai già scelto le scarpe?» le priorità.
    Era davvero bello parlare di cose che non fossero la politica, il mistero o l'eterna lotta ai ribelli — tutti argomenti che costringevano Nelia a mentire oppure omettere dettagli ed informazioni, cosa che non voleva assolutamente fare in quel caso, quando di fronte aveva l'Akelei più inaspettata di tutte, entusiasta all'idea di organizzare ogni dettaglio delle sue nozze, sebbene la stanchezza e il lavoro pesassero come macigni sulle sue spalle. Nelia voleva darle tutto il supporto necessario, senza essere costretta a mentirle.
    Accettò quindi di buon grado anche il discorso “com'è la vita di un professore di Hogwarts”, pur di mantenere la conversazione su argomenti leggeri e facili.
    «eppure lo adori»
    Non nascose il sorriso colpevole, stringendosi nelle spalle: sì, lo adorava. Aveva avuto molta paura di accettare quel posto, temendo che le dicerie e le male voci che ancora insinuavano fosse una ribelle come suo marito potessero rovinare il lavoro o gettare cattiva luce sui suoi insegnamenti; aveva temuto che i genitori rifiutassero di avere una donna come lei responsabile per i loro figli, ma nulla di quello era successo. I suoi colleghi l'avevano spalleggiata e supportata, alleviando un po' di quei timori. Beh, non tutti, ma aveva imparato a rimanere al suo posto e non suscitare troppo i malumori di Anjelika Queen, per evitare di finire (ancora di più) sulla sua lista nera.
    Per il resto, era stato un anno ricco di esperienze fino a quel momento, e sentiva che non era finito lì.
    «ora che mi ci fai pensare, a settembre inizierà anche eli» Poggiò il mento sul dorso della mano, osservando l'amica con occhi pieni di affetto. «come crescono in fretta…» il tempo volava via, bastava battere gli occhi un paio di volte e i bimbi erano già grandi e pronti ad indossare la divisa per la prima volta.
    Quando la mano di Ake scivolò sulla sua, Nelia abbassò anche l'altra per stringere quella dell'amica in entrambe le proprie, annuendo con decisione al «terrai un occhio su di lei, per me?» della ministeriale. «assolutamente.» Ad Eli probabilmente non sarebbero piaciute le silenziose attenzioni di Nelia, capace di scivolare nell'ombra e seguire gli studenti ovunque, ma se ne sarebbe fatta una ragione. L'avrebbe tenuta d'occhio come fosse sangue del suo sangue.
    E a proposito di bestioline tutte sue… «vuoi un'altra notizia sconvolgente? Bennett inizierà il sesto anno, a settembre.» assurdo, un pensiero che Nelia avrebbe volentieri bloccato: sembrava solo ieri che, alla stessa età della cronverno, la fino ad allora unica figlia Meisner, stringeva al petto quel fagottino tutto capelli e occhi scuri e le dava il benvenuto in quel mondo. Erano già passati sedici anni. «invecchiamo sempre di più, eh?» cit.
    Oddio, quel discorso l'aveva triggerata, meglio tornare a parlare del matrimonio, e infatti: «sarà l'evento dell'anno, te lo assicuro. non ho la lista degli invitati sotto mano, ma è sostanziale» «non mi aspetterei nulla di meno, Ake.» altro che Notte degli Oscar Magici o finale di Champions League del Quidditch: quel matrimonio era al pari di un royal wedding, e lo sapevano tutti.
    Anche se.
    Ebbene sì, c'era un piccolo “anche se” al quale Nelia non aveva voluto pensare, ignorando con vigore i sospetti e i timori che le sussurravano insistenti nellw orecchie: la preoccupavano un po’ le ripercussioni nate dal fatto che il capo dei ribelli sposava il Capo dei Cacciatori, ma cercò di non darlo a vedere — purtroppo non a tutti andava a genio quell’unione, in molti erano convinti che la loro relazione fosse tutto un piano di Will per tenere il nemico molto vicino, ma quel matrimonio cambiava tutto quanto. E non tutti erano soddisfatti.
    E Nelia sapeva che Will sapesse.
    O, almeno, doveva immaginarlo; era comunque felice che il collega non avesse lasciato che quei sospetti influenzassero la sua scelta, o gli impedissero di fare ciò che lo avrebbe reso felice.
    «lo sai che mi piace fare le cose in grande stile»
    «non sarebbe il matrimonio di Akelei Beaumont, altrimenti.» alzò il bicchiere, ciò che rimaneva del whisky ad ondeggiare insieme ai cubetti di ghiaccio, e lo allungò in direzione dell'amica, «allora alla vostra, amici miei» le sorrise, in attesa che Ake facesse toccare i bicchieri e brindasse con lei, poi con un sorriso complice (a mascherare un po' l'ansia di quello che l'aspettava), chiese: «ma quindi devo organizzare il tuo addio al nubilato?» oh boi.
    We are the warriors,
    who learned to love the pain
    We come from different places
    but have the same name
  5. .
    30 y.o - trainer - former hufflepuff - gif
    nelia hatford
    «perché no? la resistenza è anche uccidere. Non ne vai fiera?» Soppesò per un attimo la constatazione del Knowles, osservandolo con sguardo impassibile.
    Sapere di star facendo la cosa giusta – e non la più facile – non lo rendeva le sfumature di quel complesso bivio morale meno grigie.
    «credere nella causa, agire sulla base di questa perché è l'unico modo non rende più facile la consapevolezza di aver strappato madri e padri– figli, a qualcun altro. hanno la stessa colpa che abbiamo noi: essere nati in questa società, una che prende tutto e non da in cambio nulla, una che chiude gli occhi e riempie la testa di ideologie false e costruite da qualcuno che vuole solo potere e controllo» osservò CJ da dietro palpebre sottili, con intensità: non serviva che facesse quel particolare discorso con l’altro, ne era ben consapevole, ma Nelia non aveva paura di dimostrare il perché delle sue posizioni, anche quando erano voci fuori dal coro e in disaccordo con l’opinione generale. Era, per certi versi, ancora troppo fiduciosa che le cose potessero prima o poi risolversi nel migliore dei modi; lo sapeva, ma non poteva farci nulla. «se ci fossero altri modi, lo farei e credimi, li ho cercati» la prima volta che aveva strappato una vita, in una rappresaglia, Cornelia aveva avuto l'impressione di aver ormai venduto la propria anima al diavolo: si era sentita vuota, e sporca, e sbagliata — ma l'aveva fatto comunque, e si era ripetuta che fosse stato necessario, che le persone di fronte a lei non avrebbero esitato (e non l'avevano fatto) e che era solo una questione di sopravvivenza, la sua o la loro.
    Non lo rendeva meno facile da mandare giù; poteva doverlo fare, ma il suo dovere non l’avrebbe resa meno umana, non avrebbe strappato via il senso di giustizia né lavato via il senso di colpa, purtroppo.
    L'aveva saputo, sin dal primo momento in cui aveva accettato di rimanere al fianco di William in quella battaglia che le sarebbe costato ben più di quanto fosse disposta a dare, in termini di sacrificio, più che di tempo, ma saperlo e riconoscerlo non era stato necessariamente semplice. Né la Hatford poteva dire di averlo accettato ad occhi chiusi, senza prima provare a fare qualcosa di diverso; non funzionava mai nulla, le sue parole o le sue speranze non salvavano la vita ai colleghi guerriglieri, né risolvevano la questione, ma valeva la pena dire di averci provato; e finché avesse avuto fiato, l’avrebbe fatto. Prima o poi, avrebbero trovato un altro modo.
    Nel frattempo, si sarebbe fatta andare bene quelli attuali, certo, ma non voleva dire che andasse fiera di quello che facevano; lo sopportava, lo rinforzava, lo aveva sposato come unico pensiero cardine e come realtà assoluta, e sapeva che fosse necessario — ma non c'era giorno in cui non si guardasse allo specchio e non riconoscesse il viso di tutte quelle vite che era stata costretta a togliere.
    Nessuno di loro era innocente. Nessuno.
    Non ne era fiera, ma l’avrebbe continuato a fare se significava impedire che le Bennett del mondo dovessero fare lo stesso.
    «te ne vergogni?»
    Sapeva riconoscere la provocazione quando ne sentiva una, perciò non si lasciò coinvolgere dalle parole del Knowles, rimanendo invece in apparenza serena e tranquilla. «mai» credeva in quella causa, credeva nei ribelli e credeva in William Barrow — ma non era nella morte che avrebbe voluto trovare orgoglio o soddisfazione personale. «lo faccio, e continuerò a farlo, perché è quello che bisogna fare, ma non significa che debba necessariamente stare in pace con me stessa, o che non porti ognuna di quelle croci sul cuore.» che lui volesse capirlo o meno, non erano problemi di Nelia. «questo non vuol dire che creda meno nella causa.»
    «e la vendetta dove la mettiamo?» Lo sguardo della donna si fece impercettibilmente più severo, schegge ebano a piantare in quelle verdi del minore, al pensiero che stesse facendo leva su questioni personali per farla abboccare alle sue provocazioni. «farlo solo per vendetta vuol dire non aver capito a fondo la resistenza» iniziavano tutti in quel modo, per un motivo o per un altro, ma una volta dentro scoprivano che fosse molto di più che un mezzo per raggiungere la giustizia personale. «“prima di intraprendere la strada della vendetta, scava due fosse”» citò, con naturalezza e voce bassa, ben lontana dal voler impartire una lezione (di vita, o meno) a CJ, ma con la sola volontà di ricordargli dove l'avrebbe portato la sua “vendetta”.
    Il fatto che lui andasse “particolarmente fiero” dei suoi modi, era la dimostrazione che avessero sbagliato tutto con le nuove generazioni. Si lasciò sfuggire un sospiro, mettendosi finalmente seduta al capo opposto di CJ. «quindi è per questo che ti sei unito? per cercare vendetta? quella avresti potuto inseguirla anche fuori da qui. vuoi sapere la mia opinione?» forse no, e glielo aveva chiesto solo per sfidarla, ma a Nelia piaceva parlare. «quello che facciamo, è la cosa giusta con i mezzi sbagliati; siamo costretti a farlo, e continueremo a farlo finché avremo fiato in corpo e sangue a scorrere nelle vene. lo faremo, perché se non lo facciamo noi non lo farà nessuno, ma “occhio per occhio” lascerà il mondo cieco, CJ.» e in quello, Nelia ci credeva con tutta se stessa. «se ci fossero stati altri modi, stai pur certo che avrei spinto per renderli effettivi. ma non ci sono, perciò—» si strinse nelle spalle, realisticamente parlando la sua visione delle cose era un po’ troppo rosea e romanzata, ma serviva anche quello per tenere la ribellione in check; altrimenti nulla li avrebbe distinti dai mangiamorte. «non me ne vergogno, ma non ne vado nemmeno fiera. vorrei poter non dovere uccidere per ottenere un mondo migliore, fine.» semplice così. «ciò non vuol dire che non continuerò a farlo, per qualcosa in cui credo.» quel punto era bene che lo tenesse in mente, perché dietro lo sguardo dolce e il sorriso morbido c’era una donna che aveva passato metà della sua vita a stringere i denti e portare avanti quella causa, con tutto ciò che le era costato, e il suo “avere una morale” non l’avrebbe resa una ribelle meno valida.

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  6. .
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    nelia hatford
    Se era una sfida di ripicche e dispetti, che CJ stava cercando, non l’avrebbe trovata in Nelia; la donna era – ed era stata – troppo diversa dall’ex Tassorosso che le sedeva di fronte per poter abboccare a provocazioni di qualsiasi genere; lei, piuttosto, se le faceva scivolare addosso o le sezionava fino a ridurle in parti più piccole e maneggevoli, più facili da gestire, processare e decifrare; più semplice scivolare tra le parole, infilandosi negli spazi che valeva la pena occupare e capire, e ignorare quelli per cui non c’era esito che non fosse negativo o pessimista.
    Insomma: leggeva fra le righe, Nelia, e poi decideva su quale parte del discorso, su quale sfumatura, concentrarsi.
    A CJ, dunque, rivolse solo un sorriso quando la informò che avrebbe bevuto lo stesso, forse per dispetto o forse per cortesia (la donna era più propensa a credere fosse per il primo motivo) e, quando l’acqua fu calda abbastanza, riempì una tazza e la avvicinò al ragazzo. Una parte di lei avrebbe voluto dirgli che non doveva farlo per forza, ma si rendeva conto che, con i CJ della situazione, sarebbero state solo parole al vento e un invito a farlo comunque. Perciò rimase in silenzio, tenendo quel commento per sé — in barba a tutti quelli che la criticavano, dicendole che ci provasse troppo; Nelia sapeva perfettamente riconoscere i momenti propizi in cui far emergere il suo lato “mom-friend”, e quando invece rimanere al suo posto, vestendo comunque dei panni comodi in cui aveva ormai trovato il proprio equilibrio.
    Avrebbe mentito dicendo che non morisse dalla voglia di sedersi e parlare con CJ, non perché fosse una donna impicciona o curiosa, ma semplicemente perché credeva sinceramente e fermamente che il dialogo, e l’apertura, fosse uno dei pochi modi che c’erano per superare i problemi; voleva che il Knowles sapesse che c’erano altre possibilità, altre vie, che non comprendessero solo la rabbia cieca o i pugni duri.
    Ma sapeva anche che quelli come lui, con un carattere così forte e impermeabile, erano difficili da persuadere o convincere; e lei non era né un’amica, né una psicomaga.
    Il massimo che poteva fare era offrirgli il suo aiuto silenzioso e una tazza di té che CJ non voleva.
    E due chiacchiere vuote ma importanti sui compagni a quattro zampe — almeno con quello non si poteva sbagliare mai.
    Lei gli offrì un piccolo scorcio sul suo passato, parole vere ma vaghe l'esperienza traumatica di perdere sia Dalì che Micio, ma il ragazzo non accolse l’invito, limitandosi a rispondere alla domanda; Nelia poteva accettarlo.
    «ho due bulldog francesi»
    Allungò il collo per osservare meglio le foto che CJ le stava mostrando, di due cani che, sotto molti aspetti, le ricordavano lo stesso Knowles: malconci e ammaccati, denti aguzzi ed espressioni affilate come lame di coltelli. La sua teoria che i cani rispecchiassero sempre i padroni (e anche, molto spesso, il contrario) si era dimostrata vera ancora una volta.
    «cocaine e heroine» Sorrise, alzando lo sguardo scuro sul profilo di CJ; due nomi così da lui che era impossibile non trovarli perfetti. Non gli disse che fossero bellissimi, nonostante lo pensasse davvero, in un modo totalmente non convenzionale: erano dei sopravvissuti, quel tanto era chiaro, e proprio per quello avevano subito conquistato il cuore di una Nelia che, seppur in modo diverso e meno violento, sentiva di poterli comprendere su più livelli.
    Lo sguardo rivolto al giovane si ammorbidì — poteva comprendere persino lui, che CJ volesse accettarlo o meno. Erano solo due risultati diversi di due sofferenze diverse, in tempi diversi; in un mondo migliore, CJ avrebbe avuto il supporto e il sostegno di una famiglia amorevole così come lo aveva avuto Nelia, e la sua vita sarebbe stata diversa. Forse lui non l'avrebbe voluto, ma sperare era un po' il tratto distintivo della professoressa.
    Nelia Hatford combatteva tutti i giorni proprio per quello; voleva cambiare il mondo, per quanto difficile e utopico fosse quel pensiero.
    «ucciderei per loro»
    L’addestratrice pensò che avrebbe ucciso anche per molto meno, ma non lo disse. Si limitò a sorridere morbida, comprensiva. «Non lo metto in dubbio,» aveva inquadrato il tipo, e soprattutto, l’aveva visto in azione. «Non ne vado fiera,» annunciò, portando la tazza alle labbra e soffiando sul liquido ambrato, «ma anche io farei di tutto per coloro che ho a cuore.»
    Non stava cercando espiazione o conforto nel Knowles, né glielo stava riferendo per cercare un punto di contatto o per fargli sentire di essere meno solo, meno sbagliato, meno esagerato — no, nulla di tutto quello. C’era lealtà cieca e incondizionata nello sguardo duro del giovane, nelle sue parole, e nella convinzione con cui aveva espresso quel parere; e Nelia poteva rivedercisi. Magari non nello stesso modo furente e impulsivo, ma ugualmente fiero, e testardo.
    Erano molto diversi, Nelia e CJ, ma solo per il modo in cui avevano scelto di osservare il, e rivolgersi al, mondo.
    «E va bene così.» Tutti avevano un punto di rottura, di non ritorno, superato il quale non c'era verso di tornare indietro e cancellare quanto fatto; per Nelia era la sua famiglia, era Benny ed erano i suoi amici, i ribelli, e tutte le persone che in trent'anni di vita aveva amato incondizionatamente e senza filtri, senza limitazioni. E lo accettava.

    I took the starts rom my eyes,
    and then I made a map
    And knew that somehow
    I could find

    my way back
  7. .
    Ovviamente io stamattina non riuscivo a svegliarmi, e di chi è la colpa lalalalalaaaaaaa
    In realtà sono molto felice, lo sai, e spero davvero tanto che questa sia la volta buona e il rimedio a quei momenti "di scazzo" e difficili di cui abbiamo parlato 💕 e ovviamente, sapere di rivedere quella pulcinetta della mia Rita non fa che aumentare la mia gioia! Non vedo l'ora! 🥰
    Come ti dicevo al telefono, la storia va aggiornata con gli eventi più recenti, riportando i cambiamenti sostanziali che hanno toccato tutto il mondo (magico e non, forse questo non l'avevo specificato ieri ma hai visto che ore erano) ma siamo qui per qualsiasi dubbio o domanda! Prima o poi ti linkerò i miei pg (non ora, sono svaccata sul divano della cucina e cerco la forza di alzarmi per prepararmi e uscire.), e lascerò che sia qualcuno con un account admin ad abilitarti ghghgh che con questo non posso.
    Che altro dire ❤️ non trovo l'invito alla chat di telegram, appena lo recupero te lo giro eeeee niente 🥰 CIAO BABIE BENTORNATA! ❤️ Un bel modo di (concludere il lunedì) iniziare il martedì! 💕💕💕💕
  8. .
    I believe the world is beautiful, only the weak ones are cruel;
    I guess I've known it all along, the truth is you have to be soft to be strong.
    when & where
    27.03.92, Salzburg
    what
    former huffle
    who
    rebel
    Quel pomeriggio non aveva certamente preso la piega che la ribelle si era aspettata, ma in qualche modo si stava rivelando ugualmente piacevole.
    E inaspettato.
    «andiamo, Nelia, mi aspettavo un approccio più pragmatico da parte tua» Onestamente? Anche lei. Solitamente era proprio così che si comportava: era analitica, era pragmatica, come aveva giustamente sottolineato Holden; ma quella proposta aveva tutto il potenziale per diventare un problema e voleva essere certa al mille percento di non prendere decisioni affrettate. «è un’opportunità troppo grande, non è neanche una “scelta difficile”, non capisco perché ci stai pensando così tanto; pensarci una volta avrebbe già significato averci pensato fin troppo» Non poteva negare che il Collins avesse ragione, ma da lì ad ammetterlo? Duh, era una donna matura ma era ancora, e sempre, la solita vecchia Cornelia, sotto gli spessi strati di traumi e responsabilità. «si è ribaltato il mondo?! Holden Collins che fornisce consigli su come prendere una decisione?!» portò una mano al cuore, occhi sbarrati ed espressione sconvolta. «è un mondo nuovo, signore e signori.»
    Ma Nelia lo sapeva. Lo sapeva.
    Era una decisione facile da prenere; una scelta già fatta, in cuor suo. Come poteva rifiutare un’occasione così grande? L’avrebbe rimpianto per tutta la vita.
    Ben se ne sarebbe fatta una ragione, dopotutto: aveva (e avrebbe) avuto professori ben peggiori della sua sorellona, era pur sempre di Hogwarts che si parlava, le cattedre avevano visto susseguirsi personalità di ogni tipo, non necessariamente tutte ottime. Logicamente, sapeva non ci fosse alcuna scelta da compiere; doveva solo prendere piuma e calamaio, rispondere alla lettera di Chow, ringraziarlo dell’opportunità e ammettere di non vedere l’ora che arrivasse settembre per prendere servizio. Fine.
    E allora perché non riusciva a fare una cosa tanto semplice?
    «non vedo quale sia il problema», mh, nemmeno lei in realtà: quindi di cosa stavano parlando? INfatti. «distruggi anche i miei di sogni con i tuoi allenamenti, perché avere pietà di un gruppetto di mocciosi?» anche se non era (del tutto – o così almeno Nelia voleva credere) una battuta, la Hatford rise. Prima di tornare seria e posare il mento sul dorso di una mano, osservando fuori dalla finestra mentre Holden le ricordava che ci fossero cose ben peggiori che potessero ritorcersi contro di loro: lei nel corpo docenti di Hogwarts non era necessariamente fra quelle, ma al contrario, avrebbe potuto rivelarsi una cosa a loro favore.
    Sarà, ma Nelia sospettava che le malelingue non avrebbero tardato a farsi sentire, ritenendola non idonea al ruolo; c’erano ancora persone che la consideravano una terrorista, purtroppo, nonostante il ministero non fosse mai riuscito a trovare nulla che la incriminasse davvero. Era stata brava, negli ultimi anni; accorta ancora più del solito. Avrebbe potuto facilmente continuare su quella riga, anche seduta dietro una cattedra di Hogwarts. E poi si, era un’opportunità troppo grande, per lei.
    Sospirò, finendo quel poco di gelato che era rimasto sul fondo della coppetta, e pulendo poi le dita con un fazzolettino da quello che, sciogliendosi, le aveva impiastricciato le dita. «beh, come te la cavi in trasfigurazioni? so che anche quella cattedra è vacante,» per il momento, «perché non ti proponi lì e vediamo chi tra i due è il professore migliore, mh?» il guizzo divertito, e di sfida, nello sguardo scuro lasciava intravedere anche un barlume di qualcos’altro: forse gratitudine, nei confronti del Collins, per averla messa di fronte alla verità dei fatti a modo suo, ma in una maniera che Nelia non potesse negare. «ma sono il migliore a dare consigli» «questo rimane da vedere, Collins» ma dietro il sorriso di Nelia c'era chiaramente una risposta ora certa.
    Forse, dopotutto, quello di cui aveva avuto bisogno era solo qualcuno che la ascoltasse e le facesse vedere oltre i limiti imposti dai suoi stessi timori; e Holden, parte estranea al processo mentale dell’altra ribelle, si era rivelato utilissimo in quello.
    Ora che sembrava avere un po’ più le idee chiare, riguardo la propria scelta, era il momento di portare la conversazione verso altri lidi; avrebbe preferito qualche informazione utile, Nelia, piuttosto che dei gossip, ma si accontentava di quel che riceveva, pur di cambiare argomento.
    «temo che l'unica cosa che possa dirti è che a quanto pare qualcuno ha usato la Sala per fare cose... sue, piuttosto private ecco, con qualcuno di parecchio rilevante» wow, Holden era così avanti che, in estate, aveva già predetto la “Ptolemy mania”. L’addestratrice, per tutta risposta, inclinò il capo verso la spalla e lo osservò con un sopracciglio inarcato. «non so di cosa tu stia parlando» espressione innocente come se lei e Justin (suo marito, non il Case. ew), in passato, non avessero usato “la Sala” per risolvere i propri problemi — era nata così, la loro relazione, sui tappeti morbidi dove avrebbero dovuto allenarsi anziché sfogare la sexual tension. Ma era passato così tanto tempo, da quegli episodi, che Nelia dubitava Holden parlasse di loro. «ma dimmi di più, ti prego. qualcosa che Will non sappia già, però» sarebbe stato bello andare dal boss, per una volta tanto, e sganciare una bomba di cui l’altro non avesse già saputo tutto; era snervante l’espressione serafica di Barrow, gli occhi azzurri imperscrutabili, e fissi nel vuoto, le labbra piegate in un sorrisetto compiaciuto.
    «alla fine non è stato per niente male sai, il gelato intendo, hai scelto proprio bene» l’espressione si ammorbidì, facendosi meno confusa. «dovresti provare ogni tanto, sai? A scegliere di pancia senza pensarci troppo» eh, il bue che dice cornuto all’asino ecc ecc. Ma! Per spezzare una lancia in favore della ex tassorosso, erano rare le volte in cui si lasciava scoraggiare in quel modo e non decideva in maniera razionale e precisa, quindi poteva permettersi di lanciare frecciatine del genere!
    «per caso te ne intendi anche di guanti di pelle di drago?» «mh, non direi» non le era capitato così spesso di doverne acquistare, in realtà, e l’ultima volta aveva incaricato Cox di comperarne un paio al suo posto. «perché?» «devo... fare un regalo a una persona» ohhh “una persona”, okay okay. «un amico, siamo amici, e insomma volevo fargli questo regalo ma sono un po' indeciso» *gASP* «non mi dire» «per caso hai un altro paio d'ore libere?» Ce le aveva? Ma certo. Ora che la decisione era stata presa non le rimaneva altro se non procrastinare ancora e ancora prima di rispondere alla lettera del Preside di Hogwarts. «puoi portare tu Sherlock se vuoi» Finse di pensarci un po’ su, picchiettando con l’indice sul mento. «sai cosa?» prese entrambe le coppette finite e i fazzolettini sporchi, per gettarli nella spazzatura, Nelia per l’ambiente 2k23, «non posso rifiutare questo invito. Portare Sherlock? Un sogno.»
    Sorrise ad Holden, mano allungata per chiedere che le venisse passato il guinzaglio del corgi, «andiamo?»
    nelia
    Hatford
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    sta volta la chiudiamo davvero zia BACINI GRAZIE
  9. .






    in the spring I shed my skin
    and it blows away
    with the changing wind
    Per come vedeva le cose Nelia, quello era un duello ad armi pari: poteva anche aver assessato il primo colpo duro e aver intaccato un po’ l’immaginaria barra della salute di Jade, ma la special era rimasta in piedi e continuava a rispondere ad ogni attacco con la giusta strategia.
    Nelia era fiera.
    Sapeva di non aver insegnato nulla di nuovo a Jaden, né al QG né in aula — era la sua assistente, sì, ma era un soldato abile almeno quanto lei, eppure non poteva negare di vedere nei piccoli gesti della Beech un pochino dei suoi insegnamenti. Un po’ come quando beccava Ben a fare il culo a qualche compagno bullo, nel bel mezzo dei corridoi, e si nascondeva dietro una colonna per osservare con orgoglio la sorellina che metteva in pratica i suoi insegnamenti e dava del filo da torcere anche a studenti grosso il doppio di lei.
    «prova a mettermi ko, allora»
    Una provocazione, la sua, che la special colse al volo: perfetto. Un sorriso si allargò sulle labbra dell’addestratrice, quando finirono entrambe a terra e sentì l’altra spingere contro il suo corpo per liberarsi dalla presa. Faceva riflettere, senza ridere, che uno dei pochi posti al mondo che riuscissero a strappare dei sorrisi genuini a Nelia Harford fosse proprio quella sala d’addestramento; diceva molto – se non tutto – di lei. «non limitarti a fare forza con le gambe, usa anche gli addominali» non aveva davvero bisogno dei suoi consigli, ma che capo addestratori sarebbe stata se non li avesse comunque dati? Annuì soddisfatta, sentendo i piedi di Jaden far forza contro il suo ventre. «brava»
    Eeeee qui le dinamiche tra le due mi confondono un po’, ma diciamo che Nelia, per difendersi, prova a schiacciare di più la bionda con il proprio corpo, mettendoci più peso possibile; e come attacco.... Mh, la distrae con la sua ptolemosità? Dai secondo me vale.
    Le rivolse un sorriso, alcune ciocche di capelli a cadere fastidiose intorno al viso. «ti arrendi?» Non era un gioco pulito, lo sapeva bene, ma anche i mangiamorte giocavano sporco, no?


    nelia
    hatford


    30 | rebel | trainer

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon



    (9) DIFESA NELIA: schiaccia il proprio corpo contro quello di jade
    ATTACCO NELIA: la distrae . that's it.
  10. .






    in the spring I shed my skin
    and it blows away
    with the changing wind
    «conta su di me, se servono persone»
    Annuì, Nelia, convinta — perché non avrebbe mai lasciato a casa uno dei loro migliori soldati se le cose si fossero messe male ma... ma. Non poteva negare di avere delle perplessità a riguardo.
    Non su Jaden nello specifico – della special si sarebbe fidata sempre; le avrebbe affidato la sua vita un battaglia, probabilmente, se ce ne fosse stato bisogno.
    Ma la Beech aveva una famiglia. Aveva Eugene, aveva Uran. E quello, Nelia non poteva semplicemente non tenerlo in considerazione.
    Ovvio, non si sarebbe abbassata al livello di certi datori di lavoro che non assumevano impiegati donne per paura rimanessero incinte ed essere lasciati nella merda, ma il loro lavoro non era proprio la stessa cosa: correvano dei rischi ben più grandi. Troppo grandi per non finire col tornare sempre lì col pensiero, a quelle questioni che non potevano essere ignorate.
    E che, Nelianl poteva giurarci, tenevano sveglia la notte anche la collega.
    Non si sarebbe mai sognata di confinarla in panchina, però, o di proteggerla, perché Jaden era una dei migliori ribelli che conoscesse e una di quelli davvero votati alla causa, ma se poteva fare qualcosa per evitare di rendere Uran orfano, e Eugene vedovo, Nelia l'avrebbe fatto.
    «helianta è sempre stata particolare»
    Per usare un eufemismo. «mh mh» Nelia, al contrario, non c'era mai andata particolarmente d'accordo: troppo pochi punti in comune, l'aveva sempre tenuta a debita distanza pur senza perderla mai di vista — come faceva con tutti quelli di cui non si fidava al cento percento. «ma voglio fidarmi di lei. So che sta facendo qualcosa di giusto» «solo il tempo lo dirà» affermò, andando a terra con Jade per accompagnare l'attacco subito ed evitare di farsi trascinare con forza a terra, «vorrei anche io»
    Si stavano ancora allenando, nonostante il catching up, perciò Nelia ne approfittò per cercare di sgusciare dalla presa di Jaden e invertire le loro posizioni, fermandole le braccia sopra la testa e incastrando il busto della special tra le proprie ginocchia. «niente male.» 10pa erano pur sempre 10pa, doveva farle i complimenti, «non che avessi alcun dubbio» passavano un sacco di tempo ad allenarsi insieme, anche in classe, e ormai aveva un'idea ben chiara di cosa fosse in grado di fare la lumocineta.
    Ecco perché Nelia si sarebbe mai sognata di rinunciare davvero a Jaden, in nessuna battaglia. Solo, l'avrebbe avuta al proprio fianco con le dovute precauzioni.
    Era pur sempre una mamma chioccia, la Hatford.


    nelia
    hatford


    30 | rebel | trainer

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon



    (10) DIFESA NELIA: va a terra con jade
    ATTACCO NELIA: si mette cavalcioni su di lei
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    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    nelia hatford
    30 | hand-to-hand combat | rebel | trainer | mom friend
    A colpo d'occhio, Nelia e Akelei non avrebbero potuto essere più diverse: una bionda, una mora; una francese e una quasi tedesca; una mangiamorte e una ribelle. Non tutte le differenze erano palesi, per fortuna, ma tutte suscitavano lo stesso quesito: com'era possibile che fossero così tanto amiche? E sapete la risposta quale era? Proprio quella lì; erano le loro differenze a rendere il rapporto così vero ed indissolubile. Certo, c'erano troppi segreti tra loro che se fossero venuti allo scoperto avrebbero portato a molto di più di un semplice litigio, ma Nelia preferiva non parlarne, stoica e determinata nella sua posizione: avrebbe tenuto gli stessi segreti anche a suo marito Justin, se solo non li avessero già condivisi dal principio.
    Non erano quelle le cose che Nelia rimpiangeva: sapeva di star facendo la cosa giusta, e se ne convinceva ogni volta che incrociava lo sguardo innamorato di Will e riconosceva in lui la stessa determinazione e sicurezza. Non stavano mentendo ad Akelei, non era un segreto personale nei confronti del Capo dei Cacciatori — a voler essere sinceri, lo facevano per lei.
    Per non spezzarle il cuore.
    Di giustificazioni dietro cui nascondersi, Nelia ne aveva moltissime ma non voleva pensarci.
    Non in quel momento.
    «sei sempre la benvenuta come babysitter» sorrise da dietro il bordo del bicchiere, scuotendo appena la testa in una cascata di ciocche scure. «ho già le mani piene» con Ben, e con tutti gli studenti. «ma ne conosco uno o due se vuoi i numeri» uno sarebbe diventato persino la sua anima gemella, pensa!
    E poteva essere una battuta quella della Beaumont, ma sapeva ci fosse un fondo di verità e una fiducia cieca nei suoi confronti che, con ogni probabilità, Nelia non meritava; era quella consapevolezza ad alimentare il senso di colpa della professoressa, pur sapendo di star facendo la cosa giusta, pur non avendo alcun rimpianto o rimorso per le scelte fatte in trent'anni di vita.
    Erano poche le persone con cui Nelia potesse di avere cose in comune, nonostante tutto, e con le quali condividesse memorie ed esperienze che caratterizzavano metà vita — Ake era una di quelle.
    «ah si? spero che almeno ne faccia buon uso» «non ho alcun dubbio a riguardo» avrebbe dovuto forse mostrarsi meno orgogliosa delle tendenze stabby stabby della sorellina, ma non poteva. Nelia metteva la sopravvivenza al primo posto, e Bennett era una delle adolescenti più resilienti (e piena di risorse) che conoscesse.
    (Ed ultimamente ne aveva conosciuti molti, di ragazzini.)
    E oddio sto pensando di nuovo a /I've always wanted to stick something in you/ adesso ma perché PERCHÉ cursed image aiuto
    Menomale che c'era Ake pronta a cambiare argomento.
    «io e will stiamo iniziando ad organizzare il matrimonio» detto così, con la stessa nonchalance con cui la bionda avrebbe commentato il meteo o una notizia del Morsmordre. Nelia piegò il volto di lato, sfiorando la spalla con il mento. «congratulazioni» e un alla buon'ora rimasto taciuto ma ben visibile nello sguardo scuro e brillante della ribelle.
    «stavamo pensando alla provenza, probabilmente fine estate quando fiorisce la lavanda» drizzò la schiena, attenta e incuriosita. «sembra romantico.» cosa che non avrebbe dovuto stupire, si trattava pur sempre di un matrimonio; e Nelia sapeva che Will, per Ake, avrebbe fatto di tutto. Anche andare a sposarsi in Francia.
    L'addestratrice cercò deliberatamente di non pensare al suo giorno romantico; o a Justin, o alla loro promessa di amarsi fino a che morte non li avesse separati.
    L'aveva fatto fin troppo presto.
    Ma loro avevano mantenuto la promessa — Nelia continuava a farlo ancora.
    «mi stavo chiedendo se volessi essere la mia testimone» Solo a quel punto, Nelia tornò a sedere dritta e abbassò il bicchiere, posando entrambi i gomiti sul tavolo. Non le chiese se fosse sicura — Akelei non diceva mai nulla se non ne era sicura al cento percento. Perciò preferì rimanere in silenzio per qualche istante, valutando tutto quello che era implicito nella richiesta mossa dalla francese. Era un compito da onorare nel tempo, con impegno e rispetto; era un onore che Ake le stava facendo, e allo stesso tempo sapeva che era importante per la stessa Beaumont affidare quel ruolo a qualcuno a cui tenesse davvero. Nelia era lusingata che fosse caduta proprio su di lei, quella scelta.
    E, a dispetto di tutto, voleva davvero bene ad Akelei e non poteva non sentirsi onorata da una simile proposta. E anche un po' orgogliosa.
    Si prese il suo tempo per valutare, nonostante nel suo cuore sapesse già la risposta. «con molto piacere» e, nel sorriderle, alzò il bicchiere. «quindi, brindiamo agli akerrow?» Nelia shipper mode on.
    Poi, una domanda più che lecita: «william lo sa?» chiedo
    We are the warriors,
    who learned to love the pain
    We come from different places
    but have the same name
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    30 y.o - trainer - former hufflepuff - gif
    nelia hatford
    Sapete cosa? Sentire un ventenne ammettere così placidamente «ho smesso di aspettare» le faceva stringere il cuore. Sapeva bene di dover concedere a CJ quella schiettezza nata da un passato in cui Nelia non poteva (e non voleva) nemmeno pensare di addentrarsi, fatti suoi che non competevano all’addestratrice; ma avere ancora una conferma del fatto che il mondo in cui vivevano, il mondo per cui lottavano, uccidesse le speranze e le attese e le aspettative dei giovani, le faceva male.
    Era un continuo ricordarle che allora stavano sbagliando qualcosa; non potevano cambiare il passato, era inutile provarci, ma combattevano tutti i giorni per migliorare il futuro.
    Non bastava mai.
    Si soffermò ad osservare il Knowles con quello che, lo sapeva benissimo, Ben avrebbe descritto come un “broncio riflessivo ma calmo: significa che sta pensando a qualcosa” nel proprio manuale su come leggere le microespressioni della Meisner maggiore. Il cipiglio tipico di Nelia, quello che rivolgeva sempre alle cause perse che avrebbe voluto tanto non fossero tali. Non rientrava nelle sue competenze, ma non poteva comunque negare a se stessa che avrebbe voluto poter fare di più per i CJ di quel mondo. Se quello faceva di lei un’ottimista stupida e sognatice, beh, allora chiamatela anche Pollyanna.
    Tuttavia, negli anni aveva imparato a stare al suo posto: e se la Cornelia di un tempo avrebbe pungolato CJ e piggiato ogni tasto per trovare nervi scoperti, pur di fare qualcosa, la Nelia che se ne stava in piedi nella sala riunioni era un’altra. Più pacata, più riservata. Meno impetuosa.
    Strinse le spalle al commento laconico dell’ex concasato, continuando con calma a preparare le tisante. «ho visto di peggio.» un piccolo sorriso piegò l’angolo delle labbra della Hatford. «vivo con un’adolescente» solo tre mesi l’anno, ma bastava, «e sono rimasta chiusa in armeria con kyle, una volta.» il pioniere era un tipo diverso di non compagnia del Knowles, ma a Nelia non importava: era abituata a fronteggiare sfide di ogni tipo.
    Indicò la tazza ancora vuota, poi gli infusi. «vuoi?» Fino a che fosse rimasto seduto, a dondolarsi sulla sedia, Nelia avrebbe continuato a parlare con CJ, a fargli domande e portare avanti una conversazione — anche a senso unico. Si imparava sempre comunque qualcosa dai silenzi degli altri. «devi annoiarti davvero molto. Mai pensato di prendere un cane?» A quel punto, soffiando sulla tazza fumante, alzò lo sguardo scuro fino ad incontrare le iridi giada del minore. «in realtà, sì.» tornò a poggiare i fianchi contro il mobile alle sue spalle, la tazza stretta in entrambe le mani. «ma preferisco di no. ho avuto già un cane, un bellissimo pinscher austriaco di nome Dalì. E un gattino, Micio il sorriso si fece più dolce e più malinconino nel ricordare entrambi gli animali, perduti ormai da anni. «non sopporterei l’idea di affezionarmi di nuovo.» che valeva per gli animali, tanto quanto per il resto dei ribelli.
    Si sentiva incredibilmente sola, nell’appartamento un tempo condiviso con Justin, ma era per quello che esistevano le brandine nelle aule in disuso del castello, o i letti del QG. Se poteva, evitava di tornare a casa: passava il suo tempo divisa tra Hogwarts e la base ribelle. In entrambi i posti aveva tutta la compagnia che le serviva.
    «tu sei più team gatti o team cani?» a dire la verità, lo faceva più team lupi, o qualsiasi altra creatura in grado di affondare i denti nella pelle morbida degli altri e tirare, fino a strappare via brandelli di carne; a suo modo, lo faceva già a parole. Ma era brava a fingere di non notare le cose, e lo era ancora di più a mantenere le conversazioni su argomenti completamente neutrali e disinteressati. Non era lì per fare il terzo grado a CJ Knowles.

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    my way back
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    *piangending* lo faccio........causa forze maggiori.......I must......... chissà se tornerò sui miei passi.....viva i .png.....make icons great again........... I'll be here, waiting........ma nel frattempo............

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    <span class="pv-f">Chloe Rose Robertson </span> Desdemona Benshaw [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=62628701][color=#124072]scheda pg[/color][/URL]
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    gifs31 | rebelhead trainernelia hatford
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    Quando Aloysius aveva fatto il giro del QG e aveva iniziato a radunare ribelli, aveva trovato Nelia in sala pesi.
    La Hatford l’aveva guardato intensamente al «riunione straordinata tra 10 minuti» del Capo Spie. Lui l’aveva guardata di rimando. Nelia aveva continuato a guardarlo — poi aveva sospirato intensamente, passandosi l’asciugamano sulla fronte imperlata di sudore e poi lasciandolo cadere intorno al collo. «Me ne bastano cinque» Perché aveva bisogno di una sigaretta.
    Non era una gran fumatrice, anzi di norma sceglieva di evitare se poteva, ma l’odore acre del fumo e il bruciore nella gola, nei polmoni, servivano a centrarla. A calmarla. Quel giorno sentiva di averne bisogno, in previsione della riunione: se venivano chiamati tutti, di punto in bianco, dal capo all’ultima recluta, di solito era per due motivi: o era successo qualcosa di grosso o non era successo proprio un bel niente. Nelia non sapeva dire quale fosse peggio; l’idea che finalmente le spie ribelli avessero messo mano su informazioni top secret che avrebbero sbloccato la situazione, o la possibilità che si sarebbero trovati a girare ancora intorno alle solite due-tre questioni, senza apparente senso e senza cornice.
    Quando mise finalmente piede nella sala delle riunioni, percepì subito che anche quella volta, si cadeva nel secondo caso. Fece un sospiro, sedendosi accanto a Wren. Il primo di molti.

    1. Il blitz, Heli e Lafayette.
    Gli occhi scuri di Nelia si posarono con attenzione sul ritaglio di Morsmordre che Al aveva fatto girare, come se non ne conoscesse già il contenuto. Purtroppo era familiare a tutti loro, e comunque non ne sapevano nulla. Sembrava essere un po’ il tema ricorrente di quegli ultimi anni. Concordava con il Crane quando sosteneva fosse assurdo che, in tutto quel tempo, nessuno avesse fatto nulla al Ministero: per quanto ne sapevano loro, si stavano mettendo in moto per un altro blitz, un altro colpo a loro spese. Erano le spie di AL a doverglielo dire. La professoressa alzò lo sguardo pesante sull’uomo, cercando di trasmettere il messaggio. Anche sapere su cosa stesse indagando Helianta al tempo, erano informazioni che dovevano recuperare le spie.
    «Io c’ero! Mi sono divertito molto al bliz alla lanterna, c’erano un sacco di posti da esplorare!» Nelia non aveva dubbi riguardo la sincerità di Tristan, così come non dubitava che Will lo trovasse in qualche modo divertente nella sua spontaneità. Quantomeno, era anche una spia utile. Lo osservò un po', la piega impercettibile delle labbra a disegnare un vago sorriso divertito.
    Non commentò sulla lista di indizi trovati dall’uomo — per quello, lo sapeva bene, c’erano gli appunti disordinati di Wren e Will. Osservò infatti il leader richiamare l’altro all’attenti, e ordinargli silenziosamente di cercare subito, tra i mille foglietti volanti, gli appunti per dare un senso a quanto trovato da Horner. Notando che sembrava in difficoltà, Nelia offrì il suo aiuto allo special e insieme misero da parte una quantità ragionevole di post-it da allungare a Will. Il tutto mentre Al continuava a parlare, e Tristan a renderli partecipi di quanto trovato al blitz.
    «L’ultima volta che siamo stati in contatto con lei, ci ha detto su cosa stesse indagando.» Ah, ma pensa. E sarebbe? Città rase al suolo, villaggi distrutti, gente scomparsa: uao, qualcosa che non leggevi affatto sui giornali, di quei periodi, eh. Ma brave, spiette.
    (Oh, che volete. Nelia aveva il ciclo, le era concesso essere petty almeno una volta al mese, non era una santa. Era umana, era fallibile. Il fatto che avesse molti pregi non significava che non avesse molti difetti; la pazienza non era mai stata il suo forte, nonostante avesse imparato con gli anni ad aumentare le sue scorte e perderla con meno facilità.)
    Quando fu il suo turno, osservò le foto da sopra le spalle di Wren — solo perché Al l’aveva chiesto educatamente (mh mh.) «Jeanine Lafayette, esatto.» OK, quindi Helianta e Jeanine lavoravano insieme. Uao, di nuovo, che scoop. Incredibile. Chi l’avrebbe mai detto. «sarebbe da presupporre che il nucleo della Resistenza francese stia indagando questi avvenimenti, come noi.» Ah, stavano indagando? Ma pensa.
    Nelia lanciò un’occhiata di soppiatto ad un Will inespressivo e con la mente chiaramente altrove: chissà se anche lui stava rimpiangendo i tempi in cui cercare un modo per rovesciare il Governo era la loro unica preoccuazione; quando sparizioni, villaggi distrutti non per mano dei Mangiamorte e resurrezioni improvvise non entravano minimante nell’equazione. Quelli erano sempre stati i loro problemi. Tutto il resto? Una spiacevole novità.
    «La Lafayette risulta attualmente “dispersa”:» Perlomeno, nessuno finse di essere dispiaciuto: Lafayette non piaceva a nessuno, in quella stanza.
    «Ma se noi abbiamo riconosciuto la Lafayette con Helianta, non penso che il Ministero questo dettaglio sia sfuggito. Ci sono persone intelligenti lì.» Portò di nuovo lo sguardo su Horner, sollevando appena un sopracciglio. Enfasi sul ?
    Ma, d’altronde, Nelia non aveva dubbi sul fatto che al Ministero avessero già processato e analizzato tutte quelle informazioni, mentre loro stavano ancora cercando di capire dov’erano andate in gita Moonarie e Lafayette.

    2. Colpi di stato e notizie dall’estero.
    Quando Al prese a leggere la lettera di Bennett, Nelia chiuse gli occhi. Un altro ragazzino che aveva deluso; una persona in più che aveva fallito a proteggere.
    Un altro figlio, fratello, cugino, amico, alleato che perdevano.
    Non guardò in direzione di Telly, voleva per lo meno fingere di dargli tempo di processare quella notizia in privato; se lo meritava. Non era mai facile; e di certo non era quello il luogo per farlo, ma lo meritava lo stesso.
    «Report del genere ci sono arrivati anche dall’Ecuador e dalla Nuova Zelanda: stesse modalità, simili testimonianze, numeri identici.» Non aveva mai creduto particolarmente nelle coincidenze, la Hatford; il fatto che si fossero ripetute altrove, stesse modalità e numeri identici non poteva essere un caso. Sapeva molto di sacrificio: non escludeva che qualcuno avesse scelto di allearsi con Seth, o Abbadon, o qualsiasi nome del cazzo avesse, pur di salire al potere.
    Grandioso: Mangiamorte ed esponenti politici di tutto il mondo che scendevano a patti con la variabile più incerta dell’equazione e rimettevano tutto in discussione. Proprio quello di cui avevano bisogno. Certo, non era ancora un loro problema: ma presto o tardi lo sarebbe diventato; quando, e non se, Abbadon avrebbe acquistato abbastanza potere da tornare a farsi vivo e concludere finalmente quello per cui era stato risvegliato da quell’infame del Drago.
    O qualsiasi altro nefasto programma avesse sulla sua personale agenda.
    Nelia non voleva saperlo, e il solo pensiero le faceva già venire il mal di testa. Entità del genere non potevi semplicemente prenderle a calci; non funzionava così.

    3. La Decima, Lamovsky e altre alleanze.
    Nelia aveva notato Ptolemy non appena aveva messo piede nella sala. Difficile non notarlo, come avrebbe poi sottolineato il gasp di Telly, al quale Nelia avrebbe risposto con un sorriso nascosto dietro il palmo della mano, un sorriso complice scambiato con il geocineta accanto sé.
    L’aveva notato, e si era posta delle domande; ma aveva imparato con gli anni che fosse meglio non farle. Non sempre, almeno. Se Ptolemy era lì, sapeva il fatto suo: Will aveva di certo approvato la sua presenza, e la sua testimonianza. Cercò il Capo della Resistenza, dall’altra parte del tavolo, e non si stupì quando notò di non riuscire a leggere alcunché nell’espressione volutamente impassibile del Barrow.
    «negli ultimi mesi mi sono occupato di alcune… ricerche indipendenti. Sappiamo ancora fin troppo poco di ciò che è accaduto nel Norfolk. Ancor meno degli accadimenti dell’anno scorso.» Nelia non aveva mai cercato di capire troppo, non era lei ad avere il pallino della scienza, o della storia. Mai avuto. Era solo grata che Ben non fosse rimasta coinvolta come vittima dell’improvvisa pandemia — aveva le sue priorità, la prof, fatele causa. Quel poco che sapeva del resto lo aveva imparato ascoltando le conversazioni di studenti e di colleghi. Nulla aveva mai avuto senso.
    «ma ci ha portato a lei.»Lei, a quanto pareva, risultava essere una ministeriale che nessuno aveva mai visto prima e che aveva forse un ruolo chiave nella pandemia. O forse no. Come al solito, non avevano nulla di certo.
    La cosa interessante, l'unica cosa interessante, era che la donna fosse stata beccata insieme a Lamovsky. Quella, almeno, era una prova schiacciante: se, ed era un grande se, tal Sabine Decima era l’elfo aiutante di Abbadon (o lo stesso Abbadon sotto mentite spoglie, aveva sentito qualcuno suggerire anche quella follie — ma perché escluderlo, arrivati a quel punto) il fatto che si fosse incontrata con il nuovo preside di Durmstrang era qualcosa da non sottovalutare.
    «e che ci sfugge qualcosa.» Era abbastanza matura da non dirlo ad alta voce, ma la espressione, rivolta direttamente a Ptolemy, era un palese e inconfondibile non mi dire. Facciamo anche più di qualcosa.
    Lasciò perdere la spia, portando l’attenzione su Cherry Benshaw.
    (Aw, big sis Monet alla riscossa.)
    «lamovsky era il braccio destro di vasilov, cosa ci dice che non stia cercando di finire quello che avevano iniziato? non escludo che lui e abbadon abbiano trovato un accordo che benefici entrambi.» Onestamente? Più veniva sottolineata quella possibilità, meno Nelia si sentiva tranquilla. Se il Drago era stato folle nella sua imprevedibilità, il suo successore era preoccupante nella propria, al contrario, prevedibilità. Era finito al potere per una successione non così fortuita di casi, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimanerci. Non potevano escludere nulla.
    E le sparizioni, che Benshaw suggeriva potessero essere imputate anche a Sabine Decima, rimanevano comunque un grande punto interrogativo. Erano tutte collegate tra loro? Oppure, andavano a contribuire a diversi progetti, diversi schemi e disegni? Di quanti altri sacrifici avevano bisogno?
    Erano domande per le quali Nelia non aveva risposto
    E, sembrava, nessun altro ribelle.
    Ancora una votla, l’addestratrice scelse di immagazzinare quelle informazioni in assoluto silenzio.

    4. L’epidemia, il 1400.
    E rimase ancora in silenzio anche quando fu il turno di Telly a prendere la parola. Ascoltò tutto il suo resonto, del villaggio sommerso dalla valanga e degli scienziati spariti — insieme alle loro ricerche. Classico.
    Iniziò a picchiettare con le unghie sul tavolo, lo sguardo lontano e perso in pensieri chre non Nelia non aveva intenzione di condividere con nessuno, per il momento.
    Non le piaceva parlare senza prima sapere cosa dire; non è più quella ragazza.
    Lasciò che altri prendessero la parola dopo l’elettrocineta, che formulassero le proprie ipotesi e che contribuissero con le loro supposizioni: tutto faceva brodo, e nulla faceva ordine.
    Fu solo quando la giovane Marshall prese parola, tornando ad esaminare quanto avvenuto ad Hogwarts l’anno prima, che Nelia raddrizzò la schiena; non aveva mai smesso di prestare attenzione, ma non voleva dire che non avesse scelto volontariamente di riflettere, a modo suo, su quanto emerso in quella riunione. Fino a quel momento, il suo contributo non era stato necessario, o rilevante.
    Ma al «non ci sono stati morti, che noi ne sappiamo, quindi in che modo potrebbero essere connesse? il ministero ha provato a uccidere un manipolo di studenti e professori per qualche ragione usando Sabina e lei ha fallito? oppure li ha salvati?» fermò l’incessante picchiettare sul tavolo, unico segno che fosse meno calma e composta di quanto lasciasse credere, e portò lo sguardo serie sulla concasata.
    Riflettè un minuto: aveva abbastanza fatti per supportare quanto stava per dire? , e quello bastava per convincerla che valesse la pena, a quel punto, parlare e condividere. Puntellò l’indice contro la superficie liscia del tavolo, poi lo battè due volte, pensierosa.
    «Non il ministero.» Sentì Wren shiftare sulla sedia accanto a lei, ma non lo guardò, gli occhi fissi su uno dei foglietti che dal geocineta si erano sparpagliati fino ad arrivare di fronte sé. Non sapevano chi fosse stato, ma sapevano che non fosse stata opera dei Mangiamorte. «Alcuni colleghi docenti hanno organizzato dei team di ricerca per trovare risposte a quanto accaduto lo scorso anno,» finalmente alzò lo sguardo, cercando i pochi studenti che si erano trovato al QG quel giorno, e che erano presenti alla riunione; non i soli, comunque, ad essere al corrente della cosa.
    Spostò le iridi ebano su William, e continuò. «Parlavano di “storia che si ripete”, di fatti accaduti e poi dimenticati.» Com’è che si diceva? «damnatio memoriae» letterale, in quel caso. «Accennavano a qualcosa nascosto nella foresta che, stando alle loro preliminari ricerche, intorno al 1400 sembrerebbe esser stata la causa di una pandemia identica a quella che ha colpito Hogwarts.» Aveva sentito Guadalupe e Richard parlarne più volte, e si era anche offerta di seguirli nella Foresta Proibita come paio di occhi in più per controllare studenti e volontari che si erano uniti al team. «Da quello che so, non hanno ancora fatto luce su nulla di certo, e il fatto che nei libri non venga mai citato questo particolare capitolo della storia del castello, non aiuta.» Ma faceva sorgere delle domande: cosa poteva mai essere successo di così terribile da meritare di essere cancellato dai libri e dalla memoria collettiva? Cosa nascondeva la Foresta?
    Si strinse nelle spalle, Nelia, incapace di rispondere ai suoi stessi quesiti. «Il Ministero è solo intervenuto per evitare che se ne parlasse troppo.» Contenere i danni, e tutta quella roba lì; quello che faceva di solito. Lanciò un’occhiata significativa ai ricercatori seduti a quel tavolo: c’era molto lavoro da fare, sia per contrastare la censura che veniva applicata quotidianamente dal MInistero, sia per ricostruire una storia con fin troppi buchi.
    A Marjorie, rivolse un’espressione calma. «Immagino che Sabine fosse lì per accertarsi che nessuno riportasse qualcosa che non doveva.» Inizialmente, nelle vesti di ministeriale: ma alla luce di quanto appena emerso, forse era stata mandata lì da qualcun altro. «Su quanto successo, il Ministero,» per una volta, «ne sa tanto quanto noi. Non è stata opera loro
    Che lasciava una domanda non detta, ma chiara per tutti: quindi, di chi?
    Nelia picchiettò il dito una volta, e tornò in silenzio.

    5. Lancaster.
    Guardò Will, ancora e sempre; checché ne pensasse il Barrow, la fede di Nelia in lui non aveva mai vacillato. La sua era, finalmente, una domanda sensata.
    Nelia cercò subito, con lo sguardo, la Matthews — che però si strinse nelle spalle. Avevano tentato, a loro modo, di indagare un po’ anche sul fronte americano, dopo che Willa era andata da lei con una bozza di idea e qualche stralcio di informazione arrivatole da vecchie conoscenze oltreoceano.
    Ne erano comunque uscite a mani vuote, nulla che valesse la pena condividere con la classe.
    Non avevano informazioni utili, per Will, su Lancaster.

    6. Buon compleanno, Niamh.
    Ah, ma quindi davvero?
    All’ennesimo “tanti augurii niamh”, Nelia si voltò in direzione della Barrow e mimò, col labiale, un «auguri?»
    Intanto, un gasp alla sua destra la fece saltare sulla sedia. «NESSUNO MI HA INFORMATO DI DOVER FARE UNA TORTA!?!? Le priorità di Wren.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.


    se pensate sia solo un recap di quanto detto fino ad ora, pensate bene.
    l'unica cosa (non) utile che dice è in risposta a Jo, sulla questione 1400
    rileggo? yes no maybe i dont know can u repeat the question
  15. .






    in the spring I shed my skin
    and it blows away
    with the changing wind
    «niente» ecco cosa si erano detti di Helianta. O meglio: «tutto ma comunque «nulla di concreto.» La cronocineta sembrava esser svanita nel nulla — ma quello già lo sapevano. Forse era meglio quando la si dava per morta; ma Nelia era più realista di così, e ne aveva viste abbastanza da sapere che “morto” non significava sempre risoluzione dei problemi. Aveva visto troppi morti riaffiorare nel momento più inaspettato — e mai quelli che contassero davvero.
    Non parlava nemmeno di tutte quelle povere anime riportate in vita da Abbadon; di quelle, a suo modo, Nelia era grata. Spaventata, certo: ne sapevano troppo poco. Ma era stata contenta di rivedere gli occhioni dolci di Erin e Jess, sentire l’accento straniero di Swing, sapere che ragazzini come Heather, Barrow e Callie potessero avere, dopotutto, un futuro.
    (Nelia voleva credere che fosse così, anche se le incognite dietro quella resurrezione erano ancora tante.)
    Non le piaceva particolarmente tornare su quel discorso; riportava comunque alla memoria cose a cui preferiva non pensare più di quanto non facesse già normalmente. Erano pensieri che la spingevano, poi, a domandarsi se avesse preferito avere un Justin risorto in maniera inspiegabile, al suo fianco, un Justin che non fosse più un ribelle (e, dunque, una mera fotocopia sbiadita di se stesso) o non averlo affatto.
    Non voleva pensarci. Non voleva cercare una risposta nel suo cuore.
    «nessuna traccia» ammise con la collega, mentre la osservava tentare di evitare la sua gamba — non in maniera perfetta, ma Nelia le concesse quella riuscita con un cenno della testa, pronta già a parare il colpo, scartando di lato e cercando di bloccare il braccio con cui Jade aveva sferrato il pugno. Qualora fosse riuscita nel gesto, tenendo il braccio della lumocineta avrebbe tentato di piegarlo dietro la sua schiena, costringendola nello stesso momento ad inginocchiarsi sul materasso. «le sue indagini si sono interrotte all’improvviso,» tra una difesa e un attacco, Nelia cercò di rendere Jade partecipe di quel poco che avevano scoperto. Will era per il “meno sai, meglio è”, ma Nelia aveva bisogno di qualcuno con cui parlare e Jade era abbastanza obiettiva da fornire il giusto punto di vista. «magari ha spostato la sua base operativa prima del blitz.» chissà, magari l’aveva visto nel futuro? Chi poteva dirlo, con i loro poteri. Ma no, in quel caso la Hatford era abbastanza certa che Helianta avrebbe tolto qualsiasi altra prova riconducibile a lei. Il fatto che nulla li avesse portati direttamente ai ribelli, non era comunque motivo di sollievo.
    Sospirò, Nelia. «vorrei più risposte e meno domande. Chiedo troppo?» o, in alternativa, più culi da prendere a calci. Era diventata più paziente della Nelia che quindici anni prima si era unita alla resistenza, ma non era comunque facile non avere nulla contro cui sfogarsi, in momenti come quelli. Voleva dei Mangiamorte da poter combattere, non discorsi su entità metafisiche, sparizioni, e resurrezioni improvvise.


    nelia
    hatford


    30 | rebel | trainer

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon



    (6) DIFESA NELIA: blocca il braccio
    ATTACCO NELIA: lo piega dietro la schiena di Jade per immobilizzarla
27 replies since 19/4/2022
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